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club calcistico italiano di Milano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Associazione Calcio Milan, meglio nota come AC Milan,[5] o semplicemente Milan (AFI: /ˈmilan/[6]), è una società calcistica italiana con sede nella città di Milano. Milita nella Serie A, massima serie del campionato italiano di calcio.
AC Milan Calcio | |
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I Rossoneri, Il Diavolo,[1] I Casciavìt[2] | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Rosso, nero |
Simboli | Diavolo |
Inno | #Rossoneri Emis Killa e Saturnino[3] |
Dati societari | |
Città | Milano |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1899 |
Proprietario | RedBird Capital Partners |
Presidente | Paolo Scaroni |
Allenatore | Paulo Fonseca |
Stadio | Giuseppe Meazza (75 817[4] posti) |
Sito web | www.acmilan.com |
Palmarès | |
Scudetti | 19 |
Titoli nazionali | 2 campionati di Serie B |
Trofei nazionali | 5 Coppe Italia 7 Supercoppe italiane |
Trofei internazionali | 7 Coppe dei Campioni/Champions League 2 Coppe delle Coppe 5 Supercoppe UEFA 3 Coppe Intercontinentali 1 Coppe del mondo per club 1 Coppe Mitropa 2 Coppe Latine |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
Fondato nel 1899 da un gruppo di inglesi e italiani,[7] è uno dei club più antichi d'Italia, nonché uno dei più blasonati al mondo e con maggior tradizione sportiva. Indossa una divisa a strisce verticali di colore rosso e nero, da cui il soprannome di rossoneri; i colori furono scelti da Herbert Kilpin, fondatore del club, per rappresentare il fuoco dei diavoli milanisti e la paura degli avversari nell'affrontarli.[8] Per derivazione tra i simboli del club c'è la figura del diavolo, da cui l'altro soprannome del club, il Diavolo. Dal 1926 disputa le partite interne nello stadio San Siro, costruito dall'allora presidente del Milan Piero Pirelli.
A livello internazionale è la terza squadra al mondo, seconda in Europa e prima in Italia per numero di titoli ufficiali vinti: 18 (a pari merito con il Boca Juniors e l'Independiente e alle spalle di Real Madrid e Al-Ahly, rispettivamente a quota 32 e 26).[9][10][11][N 1] Nella bacheca del club figurano: 7 Coppe dei Campioni/UEFA Champions League, 2 Coppe delle Coppe, 5 Supercoppe europee, 3 Coppe Intercontinentali (record) e una Coppa del mondo per club FIFA. In tutte queste competizioni, per numero di trofei vinti, il Milan detiene il record a livello italiano, l'ultimo dei quali condiviso con l'Inter.[12] In Coppa dei Campioni/UEFA Champions League è la seconda squadra in Europa e prima in Italia per numero di vittorie (7) e finali disputate (11, a pari merito con il Bayern Monaco) ed è stata la prima squadra italiana a vincere il trofeo nel 1963.
A livello nazionale nella bacheca del club figurano 31 titoli ufficiali: 19 scudetti, 5 Coppe Italia e 7 Supercoppe italiane.[12][N 2] Complessivamente il club si è aggiudicato 49 trofei ufficiali, 31 nazionali e 18 internazionali, che la rendono la seconda società calcistica più titolata in Italia dopo la Juventus (71 trofei ufficiali). Gioca in Serie A pressoché stabilmente dalla prima annata del moderno campionato italiano, la stagione 1929-1930: da allora, infatti, ha partecipato a quasi tutti i campionati di Serie A a girone unico, saltandone due.
Numerosi calciatori sono stati premiati durante la militanza nel club con i massimi riconoscimenti individuali quali il Pallone d'oro (8) e il FIFA World Player (3), entrambi record a livello italiano condivisi con la Juventus. Nel 1995 e nel 2003 fu nominata Squadra mondiale dell'anno dall'IFFHS e nel 2009 si piazzò al quarto posto nella classifica stilata sempre dall'IFFHS dei migliori club europei del XX secolo.[13] La squadra può contare su un sostegno numeroso sia a livello nazionale che internazionale, che ne fanno il club italiano con più tifosi al mondo.[14]
«Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari![8]»
Il Milan Football & Cricket Club nacque grazie all'iniziativa di un gruppo di inglesi e italiani, riuniti all'Hotel du Nord et des Anglais, tra i quali Alfred Edwards, il primo presidente, Edward Nathan Berra, il vicepresidente e capitano della squadra di cricket, il segretario Samuel Richard Davies, e fra i soci fondatori David Allison (capitano della squadra), Daniele Angeloni, Giannino Camperio, Antonio Dubini, Guido Valerio e Herbert Kilpin.[15] La data di fondazione, che il club stesso fissa tradizionalmente al 16 dicembre 1899,[7] non è certa, in quanto non indicata sull'atto costitutivo della società: ricerche storiografiche indicano come giorno più probabile il 13 dicembre.[16][17][18][19]
Il 15 gennaio 1900 il club fu affiliato alla FIF, Federazione Italiana del Football e il 15 aprile, nelle semifinali del campionato 1900, la squadra esordì con una sconfitta per 3-0 contro il Torinese. Il 27 maggio dello stesso anno vinse la Medaglia del Re grazie al 2-0 ottenuto contro la Juventus.[20]
L'anno seguente il Milan si laureò campione d'Italia, interrompendo la serie di vittorie consecutive del Genoa, sconfitto in finale per 3-0. Per il bis occorse aspettare il 1906, quando ad essere battuta fu la Juventus che rifiutò di disputare la ripetizione della gara di spareggio sul campo dell'US Milanese, non condividendo la decisione della FIF sulla scelta della sede della partita.[21] Nel 1907 arrivò il terzo successo, grazie al primo posto nel girone finale a cui parteciparono Torino e Andrea Doria.
Nonostante i successi, nel 1908 un gruppo di soci, in disaccordo sull'interruzione del tesseramento dei giocatori stranieri, lasciò i rossoneri per fondare un nuovo sodalizio, il Football Club Internazionale Milano.[23] Dopo la separazione il Milan sfiorò per due volte consecutive l'accesso alla finale nazionale, nel 1910-1911 e nel 1911-1912, piazzandosi alle spalle della Pro Vercelli nel girone nordoccidentale, mentre nel 1916 i rossoneri misero in bacheca la Coppa Federale, torneo di guerra che sostituiva il campionato italiano di calcio e ne adottava la medesima formula, ma che non fu mai riconosciuto dalla FIGC come tradizionale titolo di campione d'Italia. Nelle stagioni seguenti la squadra vinse due volte i campionati regionali, ma non riuscì a ottenere successi nelle fasi nazionali.
Nel marzo 1919 la denominazione fu mutata in Milan Football Club[24] e nel 1926 venne inaugurato lo stadio San Siro, fatto costruire dal presidente Piero Pirelli e che, fino al 1947, ospitò solo il Milan, dato che l'Inter avrebbe giocato all'Arena Civica.[25][26] Nel periodo interbellico i diavoli ottennero solo piazzamenti di metà classifica non andando mai oltre il terzo posto, ottenuto nelle stagioni 1937-1938 e 1940-1941. Le stelle dell'epoca furono Aldo Boffi e Giuseppe Santagostino.
Nel 1936 la società assunse la denominazione Milan Associazione Sportiva,[24] mutata nel febbraio 1939,[27] quando le autorità fasciste imposero l'italianizzazione del nome in Associazione Calcio Milano.[24] Nell'immediato dopoguerra, mutata ancora la denominazione in Associazione Calcio Milan,[28] la squadra rossonera ripartì col quarto posto del 1946-1947 e col simbolico titolo di campione d'inverno la stagione successiva.[29]
Il quarto scudetto arrivò nel 1950-1951, dopo 44 anni di attesa,[N 3] insieme alla prestigiosa Coppa Latina 1951, vinta battendo in finale i francesi del Lille per 5-0, grazie ai gol del celebre trio svedese Gre-No-Li e alle parate di Lorenzo Buffon, sotto la guida tecnica dell'ungherese Lajos Czeizler. Negli anni seguenti si unirono alla squadra altri campioni come Juan Alberto Schiaffino, Osvaldo Bagnoli, Luigi Radice e Cesare Maldini che, capitanati da Nils Liedholm, furono fra i protagonisti delle vittorie nella Coppa Latina 1956, conquistata ai danni dell'Athletic Bilbao, e di altri 3 campionati (1954-1955, 1956-1957 e 1958-1959). Nel 1958 il Milan raggiunse la sua prima finale di Coppa dei Campioni, perdendo però per 3-2 ai supplementari contro il grande Real Madrid,[30] vincitore delle prime cinque edizioni del trofeo.
Nel 1961-62 il Milan vinse il suo ottavo titolo con Nereo Rocco in panchina, il capocannoniere José Altafini in attacco e un giovane Gianni Rivera in campo. Cambiata, all'inizio della stagione seguente, la denominazione in Milan Associazione Calcio,[31] il club ottenne il primo successo nella massima competizione continentale trionfando per 2-1, grazie a una doppietta di Altafini, nella finale di Wembley contro il Benfica[30] e Cesare Maldini fu il primo capitano di una squadra italiana a sollevare la Coppa dei Campioni.[32] Il 16 novembre 1963 i rossoneri, con Giuseppe Viani in panchina dopo il passaggio di Rocco al Torino, persero però per 1-0 in maniera piuttosto controversa lo spareggio della Coppa Intercontinentale giocato allo Stadio Maracanã contro il Santos di Pelé.[33] Questa fu l'ultima stagione sotto la presidenza di Andrea Rizzoli, che si dimise dopo nove anni in cui vinse 4 scudetti, una Coppa Latina, una Coppa dei Campioni ed edificò il centro sportivo di Milanello.[34]
Dopo alcune stagioni opache, che videro come unico successo la Coppa Italia 1966-1967, il ritorno in panchina di Rocco portò, nel 1967-1968, a vincere il nono scudetto e la Coppa delle Coppe 1967-1968, messa in bacheca battendo al De Kuip di Rotterdam l'Amburgo grazie ad una doppietta di Kurt Hamrin.[35] Nel campionato successivo il Milan giunse secondo a pari punti con il Cagliari, alle spalle della Fiorentina, ma vinse la sua seconda Coppa dei Campioni battendo per 4-1 nella finale di Madrid l'Ajax di Rinus Michels.[30] In quell'anno il Milan si aggiudicò la Coppa Intercontinentale, in virtù del successo nella doppia finale contro gli argentini dell'Estudiantes (3-0; 1-2).[36] A questi allori di squadra si aggiunse anche la vittoria di Rivera nel Pallone d'oro 1969, primo italiano a riuscirvi.[37]
Gli anni settanta si aprirono con tre secondi posti consecutivi in campionato, due dei quali ottenuti dopo aver subito brucianti rimonte da parte di Inter (1970-1971) e Juventus (1972-1973). In particolare nel 1972-1973 i rossoneri persero un campionato che sembrava già vinto a causa di un'amara sconfitta nella "Fatal Verona".[38] I secondi posti in campionato furono però compensati dalla vittoria di due Coppe Italia consecutive (1971-1972 e 1972-1973) e dalla seconda Coppa delle Coppe.
Dopo alcune stagioni non esaltanti, l'arrivo di Nils Liedholm in panchina e il 4º posto nel torneo 1977-1978, stagione di debutto di Franco Baresi, prelusero alla vittoria del decimo titolo nel 1978-1979. La squadra, guidata in campo da Gianni Rivera, alla sua ultima stagione da calciatore, vinse la concorrenza dell'ostico Perugia di Ilario Castagner, che concluse il campionato imbattuto (prima squadra a riuscirvi nella Serie A a girone unico) e si assicurò l'agognato "scudetto della stella".[39]
Gli anni ottanta si aprirono con la prima retrocessione in Serie B e la radiazione del presidente rossonero Felice Colombo a seguito dello scandalo del Totonero.[40] Il pronto ritorno nella massima serie vincendo il campionato di Serie B 1980-1981 fu seguito da una stagione fallimentare che vide i rossoneri retrocedere nuovamente, questa volta sul campo, chiudendo il torneo al terz'ultimo posto della classifica con 24 punti in 30 giornate.[41] Il ritorno in A fu ancora una volta immediato ma il Milan, dopo alcune stagioni di transizione, che il 20 gennaio 1985 videro l'esordio a Udine del sedicenne Paolo Maldini,[42] dovette affrontare una grave crisi societaria. La società, fortemente indebitata e a rischio fallimento, fu rilevata il 20 febbraio 1986 dall'imprenditore milanese Silvio Berlusconi, che ne ripianò il deficit economico.[43]
La successiva campagna acquisti fu all'altezza del blasone rossonero: arrivarono Roberto Donadoni, Dario Bonetti, Giuseppe Galderisi, Daniele Massaro e Giovanni Galli[44] e dopo una stagione di assestamento, che vide l'esonero di Liedholm e il quinto posto finale, l'anno successivo il Milan scelse di puntare sul giovane tecnico Arrigo Sacchi e ingaggiò i due fuoriclasse olandesi Marco van Basten e Ruud Gullit, pallone d'oro 1987. Sacchi, dopo un inizio difficile, guidò la squadra alla rimonta sul Napoli sino alla vittoria finale. Tale successo fu il preludio a un triennio d'oro in cui i rossoneri si aggiudicarono due Coppe dei Campioni (1989, 1990), due Supercoppe europee (1989, 1990), due Coppe Intercontinentali (1989, 1990) e la Supercoppa italiana 1988.[45] Il Milan di Sacchi, ispirato al calcio totale, è considerata dalla UEFA una delle più forti squadre di club di sempre[46].
La serie di successi internazionali del Milan di Sacchi si interruppe il 20 marzo 1991 nella "notte di Marsiglia", quando Adriano Galliani, durante il ritorno del quarto di finale di Coppa dei Campioni giocato contro l'Olympique Marsiglia, fece ritirare la squadra, in svantaggio per 1-0, per lo spegnimento di uno dei riflettori dello stadio.[47] La scelta di non tornare in campo anche dopo il ripristino dell'illuminazione portò alla sconfitta a tavolino per 3-0 e alla squalifica per un anno dalle coppe europee.[48][49] Si chiuse così il ciclo di Sacchi che a fine stagione lasciò la panchina a Fabio Capello per diventare commissario tecnico della nazionale italiana.
Escluso dalle competizioni europee, il Milan si concentrò sul campionato 1991-1992, vinto senza subire sconfitte,[50][51] impresa eguagliata dalla Juventus nell'annata 2011-2012.[52] L'anno seguente il Milan si aggiudicò il secondo scudetto di fila (stabilendo il record assoluto di partite consecutive senza sconfitta, 58, considerando i primi cinque campionati europei[53]) e la Supercoppa italiana 1993 e tornò da protagonista nel palcoscenico europeo, arrivando a disputare la finale di UEFA Champions League[30], dove fu nuovamente sconfitto di misura dall'Olympique Marsiglia.
Subentrati al Marsiglia, squalificato a seguito del caso Valenciennes-Olympique Marsiglia,[54] i rossoneri persero ambedue le gare che assegnavano la Supercoppa UEFA 1993 (per 2-1 complessivo contro il Parma) e la Coppa Intercontinentale 1993 (per 3-2 contro il San Paolo). L'annata 1993-94 fu invece memorabile, impreziosita dal double scudetto-UEFA Champions League, coppa vinta in finale per 4-0 contro il Barça allenato da Johan Cruijff malgrado le assenze di Franco Baresi e Alessandro Costacurta per squalifica; si aggiudicò, poi, la Supercoppa italiana 1994 e la Supercoppa UEFA 1994, ma fu sconfitto per 2-0 nella Coppa Intercontinentale 1994 dagli argentini del Vélez Sarsfield[55] e per 1-0 nella finale di UEFA Champions League 1994-1995, raggiunta per il terzo anno consecutivo, dal giovane Ajax del tecnico Louis van Gaal.[30] Al termine della stagione 1995-96, conclusa con la vittoria del quarto scudetto in cinque anni, Capello lasciò la panchina all'uruguaiano Óscar Tabárez.
Nei due anni seguenti il Milan, che passò nel dicembre 1996 da Tabárez al rientrante Sacchi e, nell'estate 1997, da questi al rientrante Capello, visse la fine di un ciclo, segnata da una crisi di risultati e piazzamenti molto deludenti in campionato. Nel 1998 riuscì, tuttavia, a raggiungere dopo otto anni la finale di Coppa Italia, dove fu sconfitto dalla Lazio. L'ingaggio del tecnico Alberto Zaccheroni, che guidò i rossoneri alla vittoria del sedicesimo scudetto nel 1998-1999, parve preludere ad un nuovo ciclo di successi, ma la squadra non ottenne risultati di rilievo e passò nel 2001 nelle mani di Cesare Maldini, prima dell'arrivo in panchina dell'ex calciatore rossonero Carlo Ancelotti, che, approdato nella stagione 2001-2002, inaugurò un nuovo ciclo vincente. Sotto la sua guida, dopo la semifinale di Coppa UEFA 2001-2002, nel 2003 tornò in bacheca la UEFA Champions League, che mancava da nove anni e fu vinta battendo ai tiri di rigore, nella finale all'Old Trafford di Manchester, i rivali della Juventus. Tre giorni dopo, contro la Roma, la squadra si aggiudicò l'unica Coppa Italia dell'era Berlusconi, la quinta della storia rossonera. Nella stagione 2003-2004, in cui la società mutò la denominazione in Associazione Calcio Milan,[56] la bacheca si arricchì con il diciassettesimo scudetto e la quarta Supercoppa europea, vinta allo Stadio Louis II di Monte Carlo battendo per 1-0 il Porto di José Mourinho, mentre i rossoneri persero, sempre ai rigori, sia la Supercoppa italiana 2003 contro la Juventus che la Coppa Intercontinentale 2003 contro gli argentini del Boca Juniors.
Nel 2004-2005 la squadra fu artefice di un'altra stagione ad alti livelli, aperta con la vittoria della Supercoppa italiana 2004 e chiusa con il secondo posto in campionato e la sconfitta-beffa nella finale di UEFA Champions League contro il Liverpool, che nel secondo tempo rimontò in soli sei minuti dallo 0-3 e vinse la coppa ai rigori.[57] Nel 2005-2006 i rossoneri si fermarono in semifinale in UEFA Champions League e conclusero il campionato al secondo posto. Nell'estate seguente il club fu coinvolto nello "scandalo Calciopoli" e subì una penalizzazione di 30 punti che lo relegò al terzo posto e un'ulteriore penalizzazione di 8 punti da scontare nel campionato successivo.[58]
Nel 2006-2007 il Milan giunse nuovamente in finale di UEFA Champions League (l'undicesima della propria storia), vinta per la settima volta[59] con la doppietta di Inzaghi ancora contro gli inglesi del Liverpool. Kaká, che vinse poi il Pallone d'oro 2007, fu il capocannoniere della manifestazione con 10 gol.[60] Nel 2007-2008 il Milan si aggiudicò anche la sua quinta Supercoppa europea e la sua prima Coppa del mondo per club, ultimi successi del ciclo Ancelotti, che al termine della stagione 2008-2009, segnata anche dal ritiro di Paolo Maldini, lasciò il testimone all'ex calciatore e dirigente Leonardo,[61][62] alla sua prima esperienza da allenatore, ma rimasto in carica per una sola stagione.[63]
Nell'estate del 2010 arrivò sulla panchina rossonera Massimiliano Allegri, che guidò il Milan alla vittoria del campionato italiano nella stagione 2010-2011, quando il Milan, trascinato dai gol del neoacquisto Zlatan Ibrahimović, vinse il diciottesimo scudetto.[64] Nel 2011 il Milan mise in bacheca anche la sua sesta Supercoppa italiana, battendo a Pechino l'Inter per 2-1.[65] Durante la gestione di Allegri giunsero un secondo posto in Serie A nel 2012 e un terzo posto nel 2013. Nel gennaio 2014 Allegri fu sollevato dall'incarico e sostituito con Clarence Seedorf.
Nel triennio successivo alla guida dei rossoneri si avvicendarono Clarence Seedorf, Filippo Inzaghi, Siniša Mihajlović e Cristian Brocchi, ma la squadra visse un periodo di declino. Nel dicembre 2016, sotto la guida di Vincenzo Montella, i rossoneri si aggiudicarono per la settima volta la Supercoppa italiana, ultimo trofeo della presidenza Berlusconi.[66] Il 13 aprile 2017 fu ufficializzata la cessione della società all'imprenditore cinese Li Yonghong,[67] nuovo presidente del club,[68] ma, dopo poco più di un anno, si verificò un nuovo ribaltone societario: il 21 luglio 2018 il fondo d'investimento statunitense Elliott subentrò all'inadempiente Li Yonghong, nominando Paolo Scaroni nuovo presidente del club rossonero.[69] Dopo aver conseguito la qualificazione all'Europa League per il terzo anno di fila nel campionato 2018-2019, il Milan fu successivamente escluso (di comune accordo con l'UEFA)[70] dalla competizione per aver violato le norme del fair play finanziario.[71] Passata nel 2019 sotto la guida di Stefano Pioli, la squadra, giunta seconda nel campionato 2020-2021, si aggiudicò il diciannovesimo scudetto nel 2021-2022[72] e raggiunse le semifinali della UEFA Champions League nel 2022-2023.
Cronistoria essenziale dell'Associazione Calcio Milan |
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La maglia del centenario, simile a quella usata all'inizio del XX secolo |
Durante tutta la sua storia il Milan ha avuto come colori distintivi il rosso e il nero. Tali colori furono scelti, come disse Kilpin, per rappresentare il fuoco dei diavoli milanisti (rosso) e la paura degli avversari nell'affrontarli (nero).[8]
I giocatori indossano una maglia a strisce rosse e nere, motivo per il quale fu dato loro il soprannome di rossoneri, pantaloncini bianchi e calzettoni neri. La divisa di trasferta è solitamente con colore di fondo bianco; con tale divisa il Milan ha vinto 6 finali su 8 di Coppa dei Campioni/Champions League, avendo perso solo contro l'Ajax nel 1994-1995 e contro il Liverpool nel 2004-2005 mentre ha vinto solo una finale su 3 con la maglia rossonera.[74] La terza maglia, invece, è stata prevalentemente nera, ma anche gialla, azzurra, rossa o argentata[75] e persino verde.[76]
Per diversi anni il logo del Milan fu semplicemente la bandiera di Milano. Un altro soprannome che deriva dai colori della società è Il Diavolo e di conseguenza come logo della società fu usata anche l'immagine di un diavolo rosso stilizzato alla destra di una stella, riconoscimento della vittoria di 10 scudetti. Lo stemma riporta i colori sociali rosso e nero a sinistra e la bandiera del Comune di Milano (una croce rossa su sfondo bianco) sulla destra, con la sigla ACM sopra e l'anno della fondazione (1899) sotto.
Dal 2015 il rapper Emis Killa e il bassista Saturnino sono gli interpreti dell'inno ufficiale del Milan, #Rossoneri, lanciato in occasione del 116-esimo compleanno del club[3] in sostituzione di Milan, Milan, scritto dal cantautore Tony Renis, tifoso rossonero, e da Massimo Guantini, con piccoli contributi nel testo da parte del patron Silvio Berlusconi.[77] In precedenza, nel 1984 un altro musicista di fede rossonera, Enzo Jannacci, aveva scritto e interpretato per la squadra meneghina l'inno Mi-mi-la-lan.[78] Da ricordare anche il Canto Rossonero, inno non ufficiale prodotto nel 1986 da alcuni membri del tifo organizzato milanista in compartecipazione con Umberto Smaila, il quale si occupò della parte musicale e vocale.[79]
Dal 16 febbraio 2006 la mascotte ufficiale del Milan, disegnata dalla Warner Bros., è Milanello, un diavolo rosso con la divisa rossonera e un pallone da calcio, il cui nome omaggia peraltro quello del centro sportivo del club.[80] In precedenza, negli anni novanta tale ruolo era affidato a Dudy, versione milanista di Five, storica mascotte della rete televisiva Canale 5; dagli anni ottanta, sia la squadra che l'emittente sono infatti di proprietà di Silvio Berlusconi, e "Dudy" era il soprannome del suo secondogenito, Pier Silvio Berlusconi.[81]
Nei primi anni dopo la sua nascita il Milan giocò le partite casalinghe in diversi campi. Dall'aprile 1900 al febbraio 1902 al Campo Trotter in piazza Doria (dove successivamente sorse la stazione Centrale di Milano), dal marzo 1903 al febbraio 1905 al Campo Acquabella in corso Indipendenza, inaugurato il 15 marzo 1903 con l'amichevole Milan-Genoa 0-0, dal gennaio 1906 al marzo 1914 al Campo Milan di Porta Monforte (poi Campo di Via Fratelli Bronzetti, dopo il cambio dell'ingresso da via Sottocorno a via Fratelli Bronzetti), dal novembre 1914 al marzo 1919 al Velodromo Sempione, dall'ottobre al novembre 1919 al Campo Pirelli (in zona Bicocca), dal novembre 1919 al dicembre 1919 in vari campi milanesi in attesa della costruzione del nuovo stadio, e dal febbraio 1920 al luglio 1926 al campo di Viale Lombardia. Il Milan giocò saltuariamente anche all'Arena Civica, campo in seguito diventato dell'Ambrosiana-Inter, nel 1900, dal 1908 al 1914, dall'ottobre 1941 al giugno 1945 e infine dal 1946 al 1947.[82]
Nel dicembre 1925 iniziò, a spese di Piero Pirelli, allora presidente rossonero, la costruzione dello stadio di San Siro, così chiamato dal nome del quartiere di Milano in cui sorgeva. Il nuovo impianto fu ufficialmente inaugurato il 19 settembre dell'anno seguente con una partita tra Milan e Inter, vincitrice per 6-3.[25][83] Da quel momento il Milan vi gioca, tranne poche eccezioni, le partite interne: San Siro era infatti raggiungibile con difficoltà dai tifosi per via della penuria di energia elettrica, necessaria a far funzionare i tram che portavano i tifosi allo stadio[84]. Nell'aprile 1935 il comune di Milano acquisì la proprietà dello stadio di San Siro[85] che, dalla stagione 1947-48, divenne anche l'impianto casalingo dei nerazzurri.[25] Nel 1980 lo stadio, che ha una capienza di 75 923 posti,[4] fu intitolato a Giuseppe Meazza, ex calciatore di entrambe le società milanesi nonché della Nazionale italiana di calcio.[25][83]
Negli ultimi anni il Milan ha valutato l'ipotesi di costruire un nuovo stadio di proprietà. Il progetto, iniziato verso la fine del 2014 e sviluppato dalla Arup, società che ha realizzato l'Allianz Arena e lo Stadio Olimpico di Pechino, si sarebbe dovuto realizzare proprio a fianco di Casa Milan al Portello.[86] Nel luglio 2015 il Milan si è aggiudicato il bando della Fondazione di Fiera Milano relativo ai padiglioni 1 e 2 di Fieramilanocity, al posto dei quali sarebbe dovuto sorgere il nuovo stadio, ma a causa dell'impossibilità di praticare analisi e carotaggi preventivi dei terreni e di una lievitazione dei costi di bonifica fino a 35 milioni di euro, il progetto è stato abbandonato.[87]
Il campo di allenamento del Milan è il centro sportivo di Milanello, situato in provincia di Varese tra i comuni di Carnago, Cassano Magnago e Cairate.[34] Inaugurato nel 1963 per volere dell'allora presidente Rizzoli, è il primo centro italiano completamente dedicato alla preparazione atletica di una squadra di calcio.[88] È immerso in un'oasi verde di 160000 m² che comprende anche una pineta e un laghetto. Dispone di 6 campi da calcio regolamentari, un campetto in erba sintetica, un campetto coperto con fondo sintetico e un campetto in erba circondato da un muro sormontato da una recinzione, denominato "gabbia", dentro il quale ci si può allenare a migliorare velocità di esecuzione e reattività.[34]
Il centro sportivo, che ospita i giocatori durante i ritiri, conta anche palestre, stanze mediche, la sala stampa, gli studi di Milan TV e una foresteria allo scopo di ospitare anche le squadre giovanili del Milan. Accanto alla palestra vi è una sala piscine utilizzata per il recupero di giocatori infortunati.[34]
A partire dal 2002, a Milanello è presente anche il centro medico specializzato MilanLab: un laboratorio che, attraverso l’analisi di dati e parametri fisici individuali atti alla creazione di specifici allenamenti personalizzati, mira a prevenire gli infortuni dei giocatori.[89]
L'Associazione Calcio Milan, fondata nel 1899 come associazione con il nome Milan Foot-Ball and Cricket Club, è attualmente una società per azioni, costituita il 27 luglio 1960[90] e avente sede legale in via Aldo Rossi 8 a Milano.[90] La società, iscritta alla Camera di Commercio di Milano-Monza e Brianza-Lodi,[90] risulta avere, al 2023, 364 dipendenti e un capitale sociale di 113 443 200 €.[90]
Il club è controllato, dal 31 agosto 2022,[91] per il 99,93% dalla società olandese ACM Bidco B.V., riconducibile al 100% alla società statunitense di gestione degli investimenti RedBird Capital Partners di Gerry Cardinale. Rimane un vincolo di pegno sulle quote del Milan alla precedente proprietà, la società lussemburghese Rossoneri Sport Investment Luxembourg S.à r.l., riconducibile al fondo d'investimento statunitense Elliott Management Corporation. Il rimanente capitale azionario dello 0,07%% è detenuto dall'Associazione Piccoli Azionisti del Milan.
L'Associazione Calcio Milan è inoltre la holding capogruppo del "Gruppo AC Milan S.p.A.",[92] della quale fanno parte le seguenti controllate e collegate: Milan Entertainment S.r.l. (controllata al 100%),[92] che si occupa di servizi gestionali tra cui quelli commerciali, marketing e vendite; Milan Real Estate S.p.A (controllata al 100%),[92] che si occupa di gestione delle proprietà immobiliari (Milanello e il Centro sportivo Vismara); AC Milan (Shanghai) Sports Development Co. Ltd. (controllata al 100%),[92] società cinese che si occupa dello sviluppo delle attività commerciali a marchio Milan nel mercato asiatico; Fondazione Milan - Onlus (controllata al 100%),[92] che si occupa dei diritti fondamentali della persona, di diffondere la cultura e la pratica dell’attività sportiva; M-I Stadio S.r.l. (collegata al 50% con l'Inter),[92] che si occupa di gestione tecnica e commerciale dello stadio Giuseppe Meazza di Milano; Casa Milan S.r.l. (partecipata all'0,01%),[92] che si occupa della gestione dell'edificio di Milano, sito in zona Portello, che ospita la sede del club; European Super League Company S.L. (al 31 dicembre 2022 partecipata al 9,09%),[92] società spagnola che si occupa del progetto "Superlega europea".
Al 2023, in base a quanto emerge dal Deloitte Football Money League 2023, rapporto stilato dalla società di revisione e consulenza aziendale statunitense Deloitte Touche Tohmatsu, il Milan risulta essere il terzo club italiano e sedicesimo a livello mondiale in termini di fatturato (264,9 milioni di euro);[93] inoltre, è stato inserito al secondo posto in Italia e al quattordicesimo posto in ambito internazionale, in questo caso in termini di valore societario, nella classifica 2023 stilata dalla rivista statunitense Forbes (1 404 milioni di euro);[94] infine, il terzo posto in ambito nazionale e quindicesimo in quello internazionale sono attribuiti al brand Milan, secondo il report della società di consulenza globale per la valutazione dei marchi, l'inglese Brand Finance, che nel 2023 lo valuta in 358 milioni di euro e un Rating AAA-.[95]
Il club è membro ordinario dell'European Club Association (ECA),[96] organismo privato che rappresenta le società calcistiche a livello europeo e riconosciuto dall'UEFA, sorto nel 2008 in sostituzione della G-14, organizzazione non riconosciuta dalla confederazione europea, nonché del Forum dei club europei, unità operativa della stessa UEFA, di cui il Milan era, per entrambe, fondatore nonché socio permanente.
Dal sito ufficiale della società.[97]
L'Associazione Calcio Milan S.p.A. controlla il 100% di Milan Entertainment S.r.l., di Milan Real Estate S.p.A. e di Fondazione Milan - Onlus; possiede inoltre il 50% di M-I Stadio S.r.l.[98]
Attraverso la onlus Fondazione Milan, presieduta da Paolo Scaroni,[99] fin dal 2003 il club è impegnato nel sociale, avviando e sostenendo dei progetti che si ripropongono di combattere le situazioni di disagio giovanile attraverso la pratica dello sport.[100] Dalla sua nascita la fondazione ha realizzato, in Italia e all'estero, oltre 100 progetti e raccolto oltre 10 milioni di euro.[101]
Il settore giovanile del Milan è formato da sedici squadre, undici maschili (Primavera, Under 18, Allievi Nazionali U17, Allievi Nazionali U16, Giovanissimi Nazionali U15, Giovanissimi Regionali U14, Giovanissimi Regionali B U13, Esordienti A U12, Esordienti B U11, Pulcini U10, Pulcini U9, Primi Calci U8) e cinque femminili (Allieve Nazionali U17, Giovanissime U15, Esordienti U13, Esordienti U11, Pulcine U10).[102][103] Il progetto Scuola Calcio Milan si rivolge anche alla formazione degli allenatori delle società affiliate, per assicurare il miglioramento delle attività volte alla crescita dei giovani.[104] Ad esso si affiancano i Milan Junior Camp, scuole estive in ambito nazionale e internazionale, in cui si coniuga la vacanza con l'attività sportiva, con la possibilità di partecipare anche a corsi di lingua inglese.[105] Le attività delle squadre del settore giovanile si svolgono al centro sportivo Vismara (51.000 m²)[106][107] nel quartiere Gratosoglio di Milano, mentre la Primavera si allena con la prima squadra a Milanello.[34]
Nel corso degli anni il sistema giovanile è stato inoltre responsabile della formazione di alcuni dei più importanti giocatori rossoneri della storia, tra i quali spiccano i primi tre calciatori per numero di presenze con la maglia del Milan, ovvero Paolo Maldini, Franco Baresi e Alessandro Costacurta.[108]
Il 27 giugno 2024, il club rossonero ha annunciato l'istituzione ufficiale della propria seconda squadra, il Milan Futuro, avendo ottenuto dal Consiglio Federale della FIGC l'approvazione della richiesta di iscrizione al campionato di Serie C a partire dalla stagione 2024-2025.[109][110]
Nel settore cinematografico, tra le pellicole dedicate alla squadra rossonera ci sono Gli eroi della domenica (1953) del regista Mario Camerini, che racconta dell'incontro di calcio tra i rossoneri e una pericolante e di un tentativo di corruzione; nel film compaiono, oltre all'allenatore Lajos Czeizler, molti dei giocatori del Milan dell'epoca, Lorenzo Buffon, Carlo Annovazzi e l'intero Gre-No-Li. Del 1959 è l'Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, sequel de I soliti ignoti, in cui un gruppo di balordi romani si reca a Milano fingendosi al seguito della squadra giallorossa, ma con l'intento di compiere una rapina al furgone del Totocalcio. Memorabile la scena in cui Gassman, interrogato nel commissariato, recita a memoria la cronaca della partita per suffragare il proprio alibi.
Ci sono poi un film del 1982 di Enrico Vanzina, Eccezzziunale... veramente, in cui Diego Abatantuono interpreta, in tre distinti episodi, rispettivamente un tifoso milanista, Donato Cavallo il "ras della Fossa", uno interista e uno juventino, e il suo sequel del 2006, Eccezzziunale veramente - Capitolo secondo... me, sempre diretto da Vanzina. Nel 1989 Massimo Boldi, in Fratelli d'Italia, interpreta uno sfegatato supporter milanista costretto a un avventuroso viaggio in auto assieme a due pericolosi ultras giallorossi, Romolo e Remo, appena usciti di prigione, interpretati da Angelo Bernabucci e Maurizio Mattioli. Gli stessi attori, con ruoli analoghi, compaiono poi in Tifosi, film a episodi del 1999.
In ambito musicale, il popolare cantautore Adriano Celentano ha citato il Milan nel brano del 1968 Eravamo in 100.000, «Io dell'Inter, lei del Milan». Nel 1979 Lucio Dalla omaggiava nel brano Milano il successo nella Coppa dei Campioni del 1963, «Poi Milan e Benfica, Milano che fatica» mentre il grande tifoso rossonero Enzo Jannacci ricordava, nel brano del 1974 Vincenzina e la fabbrica, stagioni sottotono con «zero a zero anche ieri 'sto Milan qui, 'sto Rivera che ormai non mi segna più». Ricordiamo anche l'attore Umberto Smaila, che ha scritto e interpretato nel 1987 l'inno degli Ultras del Milan Canto Rossonero e Laura Pausini, reinterprete di Milan, Milan, che ha duettato con Ancelotti a San Siro per celebrare la vittoria nella Champions League del 2007.
Ampia è la popolarità del Milan nei social network: all'11 gennaio 2016 risulta seguito da 24,7 milioni di fan su Facebook, da 3,1 milioni su Twitter e 1,9 su Instagram, collocandosi al primo posto nella graduatoria italiana e all'ottavo in quella mondiale;[93] il club vanta inoltre circa 300 000 iscritti al canale YouTube e oltre 5 milioni di tifosi su Google+.[111]
Il 16 dicembre 1999, in occasione del centenario della fondazione del club, è nato Milan Channel, un canale televisivo a pagamento che trasmette ininterrottamente notizie ed eventi incentrati sul "mondo Milan". È il primo canale tematico italiano interamente dedicato ad una squadra di calcio. Il 1º luglio 2016 il canale assume la nuova denominazione di Milan TV rinnovando grafiche e logo. Tematiche analoghe vengono diffuse anche attraverso MilanTime, la Web TV ufficiale della squadra rossonera, che trasmette in streaming tramite il sito ufficiale del club. Più in generale, la distribuzione di contenuti avviene attraverso una piattaforma integrata di un ambiente unico, comprendente social, web e mobile, avviata nel 2010 col progetto Milan Media Factory. Tra le emittenti radio ci sono Radio Italia, radio ufficiale del club,[112] e la radio sportiva Radio MilanInter, le cui trasmissioni sono dedicate a entrambe le compagini milanesi.
In campo editoriale Forza Milan! è stata per oltre mezzo secolo la rivista ufficiale della squadra, fondata nel 1963 dal giornalista Gino Sansoni ed edita da Panini. Dedicata interamente alle vicende del club, sotto la direzione di Gigi Vesigna raggiunse la tiratura di 130 000 copie mensili.[113]
Sono 60 gli allenatori che dal 1899 hanno assunto la guida tecnica del club. Il primo allenatore, nonché capitano e fondatore del club, fu Herbert Kilpin, che rimase alla guida della squadra fino al 1906, mentre il primo allenatore professionista[N 4] ingaggiato nel 1922, fu l'austriaco Ferdi Oppenheim,[114] che fu anche il primo allenatore straniero della storia rossonera: rimase alla guida della società per due stagioni.
L'allenatore rossonero più vincente e longevo è stato Nereo Rocco, detto il Paròn, in carica per 4 periodi diversi per un totale di 459 panchine[115] in 13 stagioni (9 complete e altre 4 solo per alcune partite).[116] Sotto la sua gestione il Milan vinse 10 titoli: 2 scudetti, 3 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni (prima compagine italiana a diventare Campione d'Europa[117]), 2 Coppe delle Coppe e una Coppa Intercontinentale.
Un altro tecnico che ha segnato la storia rossonera è stato Arrigo Sacchi. Nel biennio 1989-90 il Mago di Fusignano condusse il Milan alla conquista di 2 Coppe dei campioni, di 2 Coppe Intercontinentali e di 2 Supercoppe UEFA. A livello nazionale conquistò inoltre lo scudetto 1987-1988 e la Supercoppa italiana 1988. Secondo la UEFA, la squadra di quel biennio rientra tra le più forti di tutti i tempi.[118][119]
A Sacchi subentrò nel 1991 Fabio Capello, ex calciatore rossonero, in precedenza tecnico delle giovanili ed anche della prima squadra nelle ultime cinque giornate della stagione 1986-1987. In 5 stagioni il Milan vinse 4 scudetti (3 dei quali consecutivi), 1 Champions League, 3 Supercoppe italiane e una europea, per 9 trofei complessivi[55]. Quel Milan, soprannominato degli "invincibili", stabilì inoltre il record di 58 risultati utili consecutivi in Serie A.[120]
Da ricordare, infine, Carlo Ancelotti: allenatore dal 2001 al 2009, è il secondo tecnico col maggior numero di partite sulla panchina del Diavolo, 420,[121] e l'unico rossonero ad aver vinto con il Milan 2 Champions League in campo e altrettante in panchina. Sotto la sua guida la squadra vinse 8 trofei: 1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana, 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA e 1 Coppa del mondo per club.[122]
In più di 100 anni di storia societaria, alla guida del Milan si sono avvicendati 23 presidenti. Il primo presidente della società rossonera fu Alfred Edwards, uno dei soci fondatori del club. Dal 21 luglio 2018 la carica è ricoperta da Paolo Scaroni.[123]
Il massimo dirigente più longevo nella storia del club è stato Silvio Berlusconi, proprietario del Milan per 31 anni, dal 20 febbraio 1986 al 13 aprile 2017, e presidente per 20 anni. La carica è rimasta formalmente vacante dal 21 dicembre 2004 al 15 giugno 2006 e dall'8 maggio 2008 al 29 marzo 2012, per le dimissioni di Berlusconi a seguito dell'approvazione di una legge disciplinante i conflitti d'interesse nel periodo in cui è stato presidente del Consiglio dei ministri, e dal 29 marzo 2012 al 13 aprile 2017, quando ha ricoperto la carica di presidente onorario.[124]
Berlusconi è anche il patron più vincente per trofei: sotto la sua gestione il Milan si è laureato 8 volte campione d'Italia, 5 volte campione d'Europa e ha conquistato 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del mondo per club; ha inoltre vinto 7 Supercoppe italiane, 5 europee nonché una Coppa Italia, per un totale di 29 trofei ufficiali in 31 anni (26 dei quali durante i 20 anni di presidenza).
Di seguito l'elenco dei 100 calciatori inseriti nella Hall of Fame sul sito ufficiale del Milan.[125]
Di seguito l'elenco dei 45 capitani rossoneri[N 5] con le stagioni in cui hanno portato la fascia:[82]
All'8 novembre 2024 sono 111 i calciatori del Milan ad aver ricevuto la convocazione nella Nazionale maggiore italiana durante la loro militanza milanista, 106 dei quali hanno effettivamente collezionato almeno una presenza in campo. Solo la Juventus con 152 convocazioni e l'Inter con 119 hanno fornito un numero maggiore di giocatori candidati a indossare la maglia azzurra. Il maggior numero di presenze è di Paolo Maldini (126), mentre il primato delle reti va a Gianni Rivera (14).[126]
I primi rossoneri a vestire la maglia della Nazionale italiana furono Aldo Cevenini e Pietro Lana, che scesero in campo nella partita di debutto degli azzurri del 15 maggio 1910 giocata all'Arena Civica di Milano contro la Francia. L'incontro terminò 6-2 per l'Italia e Lana fu l'autore della prima rete della storia della Nazionale italiana di calcio nonché della prima tripletta in azzurro.[127]
Sono otto i giocatori italiani laureatisi campioni del mondo di calcio durante il periodo di militanza nel Milan:
Sono invece sei i calciatori italiani militanti nel Milan vittoriosi nel campionato europeo di calcio: nel 1968 Angelo Anquilletti, Giovanni Lodetti, Pierino Prati, Gianni Rivera e Roberto Rosato; nel 2021 Gianluigi Donnarumma.
Altri due calciatori rossoneri non italiani hanno conquistato la coppa del mondo con le rispettive nazionali: il francese Marcel Desailly (Francia 1998) e il brasiliano Roque Júnior (Corea del Sud-Giappone 2002). Gli olandesi Marco van Basten e Ruud Gullit si sono imposti nel campionato europeo di calcio di Germania Ovest 1988, i francesi Theo Hernández e Mike Maignan hanno vinto la UEFA Nations League nel 2021 mentre gli statunitensi Sergiño Dest nel 2023, Christian Pulisic e Yunus Musah nel 2024, hanno vinto la CONCACAF Nations League.
Hanno invece vinto la FIFA Confederations Cup i brasiliani Leonardo nel 1997, Dida e Kaká nel 2005, ancora Kakà e Pato nel 2009, la Copa América il brasiliano Paquetà nel 2019, la Coppa d'Africa il senegalese Ballo-Touré nel 2022 ed infine ha vinto un Oro Olimpico l'argentino Fabricio Coloccini nel 2004.
I 91 campionati di Serie A disputati ne fanno la quarta squadra per numero di partecipazioni, preceduta dall'Inter, presente in tutti i 93 campionati, dalla Juventus e dalla Roma, presenti in 92 campionati su 93. I rossoneri hanno vinto il campionato per 19 volte, in 16 casi si sono classificati secondi e in 16 terzi; nelle 114 edizioni della massima serie del campionato italiano disputate dalla fondazione del club, la società è arrivata dunque sul podio 51 volte.
Nel corso delle partite ufficiali disputate, la miglior vittoria in casa del Milan è il 13-0 contro l'Audax Modena (Prima Categoria 1914-1915), mentre in trasferta è il 10-0 contro l'Ausonia Pro Gorla (Prima Categoria 1919-1920). La peggiore sconfitta interna, invece, è lo 0-8 subito contro il Bologna (Prima Divisione 1922-1923), mentre fuori casa per tre volte il Milan ha perso con sei reti di scarto: un 2-8 contro la Juventus (Divisione Nazionale 1926-1927) e due 0-6, uno sempre contro la Juventus nella Prima Divisione 1925-1926 e l'altro contro l'Ajax nella Supercoppa UEFA 1973.[128]
A livello nazionale i rossoneri detengono vari record: la più lunga serie di gare senza sconfitte nel campionato di Serie A (58 partite, dal 26 maggio 1991, Parma-Milan 0-0 al 14 marzo 1993, Milan-Lazio 2-2)[129], compreso l'intero campionato 1991-1992 concluso senza subire nessuna sconfitta (prima squadra a riuscirci nell'era del girone unico,[50] eguagliata dalla Juventus nel 2011-2012),[52] la più lunga serie di gare esterne senza sconfitte in Serie A (38 partite);[129] la più larga vittoria in trasferta in Serie A (Genoa-Milan 0-8 nel 1954-1955, a pari merito con Venezia-Padova 0-8 del campionato 1949-1950).[130] Inoltre, detengono il record assoluto di partite consecutive senza sconfitta (58) nei cinque principali campionati europei (dal 26 maggio 1991 al 14 marzo 1993).[53] Nella stagione 2020-2021 ha stabilito il record di partite vinte in trasferta (16) in un singolo campionato.[131]
A livello di coppe nazionali, il Milan ha disputato 12 finali di Coppa Italia (con 5 vittorie)[132] e 12 finali di Supercoppa italiana (con 7 vittorie),[133] per un totale di 24 finali, collocandosi al terzo posto, dietro la Juventus prima con 38 finali e l'Inter seconda con 27 finali (sono esclusi dal conteggio i gironi finali a punti di Coppa Italia). In ambito internazionale, il Milan si colloca al quinto posto nella classifica dei club plurivincitori: nelle 32 finali internazionali disputate[134] i rossoneri hanno conquistato 20 trofei[N 1] (7 Coppe dei Campioni/Champions League, 2 Coppe delle Coppe, 2 Coppe Latine, 5 Supercoppe europee, 3 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa del mondo per club FIFA),[12] a pari merito con l'Independiente[9] e alle spalle di Real Madrid (34 titoli), Al-Ahly (26), Barcellona e Boca Juniors (22 titoli a testa).[10][11]
In Europa l'avversario affrontato in più occasioni è il Barcellona (19 incontri)[135] seguito dal Real Madrid (17 incontri)[136] e dall'Ajax (14 incontri).[137] I rossoneri hanno vinto una sola volta al Camp Nou, mentre il Barcellona tre volte a San Siro;[135] i madrileni non si sono mai imposti a San Siro, mentre i rossoneri hanno vinto due volte al Bernabéu.[136]
Un sondaggio del 2007 a cura della rivista sportiva World Soccer ha inoltre piazzato il Milan guidato da Arrigo Sacchi al quarto posto nella speciale classifica di squadre più forti della storia del calcio, prima tra le squadre di club, dov'è preceduta solo da tre nazionali di calcio (Brasile 1970, Olanda 1974 e Ungheria 1954).[138]
A livello individuale, il giocatore con il maggior numero di presenze in rossonero è Paolo Maldini, con 902 partite disputate in 25 stagioni dal 1984 al 2009. Seguono Franco Baresi (719 presenze, 20 stagioni), Alessandro Costacurta (663 presenze, 21 stagioni), Gianni Rivera (658 presenze, 19 stagioni) e Mauro Tassotti (583 presenze, 17 stagioni). Il capocannoniere di tutti i tempi è invece lo svedese Gunnar Nordahl con 221 gol segnati in 8 stagioni. Alle sue spalle Andrij Ševčenko (175 gol in 8 stagioni), Gianni Rivera (164 in 19 stagioni), José Altafini (161 in 7 stagioni) e Aldo Boffi (136 in 9 stagioni).[128]
Il Milan è l'unica squadra ad aver piazzato per due volte tre suoi giocatori ai primi tre posti nella classifica del Pallone d'oro: nel 1988, quando furono premiati nell'ordine Marco van Basten, Ruud Gullit e Frank Rijkaard,[N 8] e nel 1989, che vide trionfare van Basten, Baresi e Rijkaard. Detiene inoltre il primato per il numero di calciatori vincitori della classifica marcatori della Serie A a girone unico (17 volte).[129] Venticinque personalità affiliate al Milan sono membri della Hall of Fame del calcio italiano: Roberto Baggio, Paolo Maldini, Franco Baresi, Andrea Pirlo (categoria Giocatore italiano), Massimiliano Allegri, Giovanni Trapattoni, Arrigo Sacchi, Fabio Capello, e Carlo Ancelotti (categoria Allenatore italiano), Gianni Rivera e Paolo Rossi (categoria Veterano italiano), Silvio Berlusconi e Adriano Galliani (categoria Dirigente italiano), Marco van Basten, Ronaldo e Ruud Gullit (categoria Giocatore straniero), Luigi Radice, Giuseppe Viani, Giovanni Mauro, Giuseppe Meazza, Vittorio Pozzo, Ferruccio Valcareggi, Nereo Rocco, Nils Liedholm e Cesare Maldini (categoria Riconoscimenti alla memoria).[139][140]
Secondo un sondaggio d'opinione della società Demos & Pi, effettuato nel settembre 2016, il Milan risulta al secondo posto per numero di sostenitori in Italia, dopo la Juventus e alla pari dell'Inter, col 14% di preferenze del campione esaminato,[141] mentre a livello europeo risultava, in base a uno studio pubblicato nel 2010 dalla società tedesca Sport+Markt, la settima squadra per numero di tifosi, prima delle italiane con 18,4 milioni di sostenitori, ma lontana dai 57,8 milioni di sostenitori del Barcellona.[142]
Il tipico tifoso del Milan per lunghi decenni del XX secolo apparteneva alla classe popolare e operaia, per questo i tifosi rivali dell'Inter li chiamavano casciavìt (appellativo ormai desueto, usato fino agli anni ottanta), che in milanese significa cacciaviti, proprio per indicare l'origine proletaria di larga parte dei tifosi rossoneri.[143] A loro volta i tifosi milanisti chiamavano i cugini nerazzurri baùscia, termine milanese che significa gradasso, essendo allora la tifoseria nerazzurra composta perlopiù dalle classi medie e altolocate.[143]
Negli anni sessanta si stabilirono in vari settori della curva sud dello stadio San Siro i primi nuclei del tifo organizzato rossonero, fra cui la Fossa dei Leoni, il gruppo ultras più antico del calcio italiano,[144] nato a Milano nel 1968 e scioltosi nel 2005 a seguito di aspri dissidi con altri gruppi ultrà rossoneri,[145] le Brigate Rossonere, fondate nel 1975[146] e il Commandos Tigre, poi confluiti tutti nel gruppo Curva Sud Milano.[147] Politicamente gli ultras del Milan, che nelle partite casalinghe occupano la Curva Sud, non hanno mai espresso una preferenza marcata,[147] anche se tradizionalmente venivano associati alla sinistra, fino in tempi più recenti quando, sotto la presidenza di Silvio Berlusconi, sono stati avvicinati alla destra.[148]
I tifosi dei Brescia[149], Reggina[150], Olympique Lione[151] e Siviglia sono gli unici gemellati con quelli del Milan; quest'ultimo è nato durante la finale di Supercoppa UEFA 2007, disputata 3 giorni dopo la morte del giocatore sivigliano Antonio Puerta.[152] Per ricordarlo i giocatori di entrambe le squadre hanno indossato una maglia che, sotto il proprio numero, riportava il suo nome e in tribuna vi erano numerosi striscioni dedicati al difensore, inoltre, durante l'intervallo, 2 ultras del Milan hanno portato sotto la curva del Siviglia uno striscione recante la scritta "Onore a Puerta",[153] con i tifosi spagnoli che hanno ringraziato quelli rossoneri con il coro "Milan, Milan".[152]
Precedentemente vi furono anche gemellaggi con Bologna[154], Como, venuto meno dopo la discesa della squadra lariana nelle categorie inferiori[155], Napoli, interrotto quando il Milan vinse la Serie A 1987-1988 proprio battendo in casa i partenopei,[156] e Roma (dovuto alle comuni simpatie politiche delle tifoserie), deterioratosi nel 1987 a seguito di incidenti con conseguente sconfitta a tavolino e squalifica del campo di San Siro seguiti, 2 anni dopo, dalla morte del tifoso romanista Antonio De Falchi.[157][158]
La più grande rivale del Milan è l'altra compagine meneghina, l'Inter, il cui derby è detto della Madonnina per la relativa statua posta in cima al Duomo; anche con la Juventus, nonostante alcuni accordi passati stipulati a livello di società,[159] vi è da sempre una rivalità molto accesa,[160] essendo le squadre italiane più titolate.[12][161] Le due squadre hanno pure disputato una finale di Champions League, il 28 maggio 2003 all'Old Trafford, vinta ai rigori dai rossoneri per 3-2.
Quella col Genoa è una rivalità nata agli albori del campionato, nelle sfide per la conquista dei primi scudetti, ravvivatasi nella stagione 1981-82, quando i rossoblu conquistarono la salvezza a Napoli a pochi minuti dal termine del campionato proprio ai danni dei rossoneri[162] e acuitasi infine nel 1995 per l'uccisione di Vincenzo Spagnolo, tifoso genoano, da parte di un tifoso milanista.[157]
Vi sono anche rivalità minori con altri club, più o meno accese a seconda dei periodi: il Verona, contro cui il Milan perse due scudetti a vantaggio di Juventus e Napoli (la Fatal Verona)[38], la Lazio, gemellata con l'Inter, che perse uno scudetto nel 1999 dopo la rimonta rossonera,[163] l'Atalanta, rivale storica del Brescia, la Fiorentina, la Sampdoria e il Cagliari.[155]
Rosa e numerazione aggiornate al 30 agosto 2024.[164]
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Aggiornato al 25 luglio 2024.[165]
Dal 1986 al 1994, il Milan fece parte di una società polisportiva del gruppo Fininvest, la Polisportiva Milan, fondata dall'allora presidente Silvio Berlusconi, che racchiudeva al suo interno rappresentative milanesi di diversi sport, tra cui baseball, hockey su ghiaccio, pallavolo e rugby.[166] Tutte le compagini della polisportiva raggiunsero risultati di rilievo, conseguendo titoli sia a livello nazionale che europeo nelle rispettive discipline. La polisportiva si sciolse nel 1994 a causa degli scarsi introiti commerciali generati dalla maggior parte delle società (con la sola eccezione dello stesso Milan) a fronte degli elevati investimenti economici compiuti per porle in essere e necessari per mantenerle attive.
Il Milan partecipò a tre edizioni della Superleague Formula, dal 2008 al 2010. Questa competizione automobilistica prevedeva la partecipazione di team professionisti sponsorizzati da squadre di calcio di livello internazionale. I rossoneri supportarono il team olandese Scuderia Playteam nella prima stagione, poi Azerti Motorsport nel 2009 e l'Atech Grand Prix nel 2010. La squadra conquistò diverse vittorie e pole position, e giunse terza nella classifica finale del campionato 2008 con alla guida Robert Doornbos, già pilota della Minardi e della Red Bull nel Campionato del Mondo di Formula 1. Nello stesso anno, Doornbos ottenne la prima vittoria della sua squadra al circuito del Nürburgring, in Germania.
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