Lodi
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia in Lombardia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Lodi (IPA: [ˈlɔːdi][5], ; Lòd in dialetto lodigiano[6]) è un comune italiano di 45 270 abitanti[2], capoluogo della provincia omonima in Lombardia[7].
Lodi comune | |
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Piazza della Vittoria | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Lodi |
Amministrazione | |
Sindaco | Andrea Furegato (PD) dal 15-6-2022[1] |
Territorio | |
Coordinate | 45°19′N 9°30′E |
Altitudine | 87 m s.l.m. |
Superficie | 41,38 km² |
Abitanti | 45 270[2] (31-7-2024) |
Densità | 1 094,01 ab./km² |
Frazioni | Fontana, Olmo, Riolo, San Grato |
Comuni confinanti | Boffalora d'Adda, Cornegliano Laudense, Corte Palasio, Dovera (CR), Lodi Vecchio, Montanaso Lombardo, Pieve Fissiraga, San Martino in Strada, Tavazzano con Villavesco |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 26900 |
Prefisso | 0371 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 098031 |
Cod. catastale | E648 |
Targa | LO |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 592 GG[4] |
Nome abitanti | lodigiani o laudensi |
Patrono | san Bassiano |
Giorno festivo | 19 gennaio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Lodi nell'omonima provincia | |
Sito istituzionale | |
La città fu fondata il 3 agosto 1158 da Federico Barbarossa[8], in seguito alla distruzione dell'antico borgo di Laus Pompeia, già municipium romano, sede vescovile e libero comune[9]. Durante il Rinascimento conobbe un periodo di grande splendore artistico e culturale, dopo aver ospitato nel 1454 la firma dello storico trattato fra gli Stati preunitari italiani noto come pace di Lodi[10].
Nel XXI secolo, la città è un importante centro industriale nei settori della cosmesi, dell'artigianato e della produzione lattiero-casearia[11]. È inoltre il punto di riferimento di un territorio prevalentemente votato all'agricoltura e all'allevamento: in virtù di tale peculiarità, Lodi è stata scelta come sede della facoltà di medicina veterinaria dell'Università degli Studi di Milano[12] nonché del Parco Tecnologico Padano[13], uno degli istituti di ricerca più qualificati a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari[14][15].
Sono sviluppate anche le attività legate al settore terziario e al turismo: Lodi si annovera fra le città d'arte della Pianura Padana e offre quale spunto principale la presenza di alcuni importanti monumenti, tra cui il Duomo, il Tempio Civico dell'Incoronata, la chiesa di San Francesco, la chiesa di Sant'Agnese e palazzo Mozzanica[11][16].
Il territorio di Lodi, esteso per 41,38 km²[17], è situato nella parte centro-meridionale della Lombardia, nella fascia nota come «bassa pianura». Il nucleo più antico della città sorge sul colle Eghezzone, un'altura di forma approssimativamente trapezoidale[18] ubicata sulla riva destra del fiume Adda; il resto del centro abitato si trova in parte su un terrazzo morfologico creato dall'opera di erosione del fiume, e in parte nell'area golenale. Il territorio del comune risulta compreso tra i 65 e gli 87 m sul livello del mare[17].
Il territorio comunale è attraversato dall'Adda e da numerosi altri corsi d'acqua, tra cui il canale della Muzza (che ne segna il confine a ovest), la roggia Bertonica e la roggia Molina (il cui tratto urbano è oggi quasi del tutto sotterraneo)[19].
In epoca medievale la città era lambita dal lago Gerundo[20]: il territorio era in gran parte paludoso e insalubre, ma grazie alle opere di ingegneria idraulica e al lavoro dei monaci cistercensi e benedettini[21] fu bonificato e trasformato in una delle regioni più fertili d'Europa[22]. L'attività agricola è favorita anche dalle abbondanti acque irrigue delle numerose risorgive presenti[23].
Dal punto di vista litologico, il suolo è formato dai depositi glaciali e fluviali[24] che riempirono la Pianura Padana tra il Pleistocene superiore e l'Olocene, durante l'ultima glaciazione. I litotipi presenti sono diversi e distribuiti in modo irregolare; generalmente sono piuttosto ricchi di matrice[24]. I terreni sono in prevalenza sabbiosi e sabbioso-limosi[24].
Il pericolo sismico risulta esiguo e distribuito in modo uniforme sul territorio: il comune è stato infatti classificato dal Dipartimento della Protezione Civile come «zona 3» («sismicità bassa»)[25].
Il clima del territorio lodigiano, analogamente al resto della Val Padana, presenta peculiarità riconducibili all'area continentale, in particolare al sottotipo Cfa della classificazione di Köppen-Geiger (clima temperato caldo-umido con estate molto calda): le estati sono roventi e caratterizzate dal fenomeno dell'afa (in base ai dati relativi al periodo di riferimento 1961-1990, la temperatura massima media della stagione estiva si attesta a +29,7 °C[26]); invece gli inverni sono spesso freddi (la temperatura minima media è pari a −0,8 °C[26]) e sono diffuse le nevicate, raramente di grossa portata[27]. Fenomeno molto frequente durante il semestre invernale è la nebbia, che talvolta può persistere per giorni a causa dell'assenza di venti sinottici a livello del suolo[28]. L'autunno e la primavera sono le stagioni in cui si registrano le maggiori precipitazioni[29].
La classificazione climatica dei comuni italiani[30] colloca Lodi nella «zona E» con 2 592 GG[17].
Lodi lega le sue origini alla distruzione di Laus Pompeia, antico villaggio dei Celti Boi[31] e in seguito municipium romano[32], ribattezzato nell'89 a.C. in onore del console Gneo Pompeo Strabone. Essendo situata sulla confluenza delle strade che da Placentia (Piacenza) e da Acerrae (Pizzighettone) portavano a Mediolanum (Milano), e nel punto di incrocio con la strada che da Ticinum (Pavia) proseguiva fino a Brixia (Brescia), Laus era un nodo di primaria importanza e divenne un fiorente borgo commerciale e agricolo[33]. Dopo essere passata sotto il controllo dei Longobardi (VI-VIII secolo[34]) e successivamente dei Franchi (VIII-IX secolo[35]), il 24 maggio 1111 Laus Pompeia fu rasa al suolo dai milanesi in seguito a un periodo di assedio[36]. Gli accordi di pace prevedevano il divieto di ricostruire gli edifici distrutti[36].
Quasi cinquant'anni dopo, il 3 agosto 1158, la città fu rifondata dall'imperatore Federico Barbarossa non sulle rovine di Laus Pompeia (dove oggi sorge Lodi Vecchio) ma lungo le rive dell'Adda, per consentirle una posizione di maggior controllo sul territorio[37]. Il sovrano accordò a Lodi straordinari privilegi, malgrado i quali la città crebbe con difficoltà[38]: nel 1167 fu obbligata dai milanesi ad aderire alla Lega Lombarda[39] e a partecipare alla battaglia di Legnano del 1176[40].
Nel XIII secolo Lodi continuò a svilupparsi grazie alla protezione di Federico II[41]. A partire dal 1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti, Fissiraga e Vignati, finché nel XIV secolo il Contado di Lodi divenne dipendente dal Ducato di Milano, inizialmente sotto i Visconti che fecero costruire il maestoso castello di Porta Regale (1355-1370)[42] e in seguito sotto gli Sforza che, con Francesco, ampliarono e consolidarono il sistema difensivo mediante la costruzione di due fortificazioni ai capi del ponte sull'Adda[43].
In età rinascimentale si svolsero a Lodi importanti avvenimenti storici: nel 1413 l'antipapa Giovanni XXIII e l'imperatore Sigismondo convocarono dal Duomo di Lodi il Concilio di Costanza[44], che avrebbe poi risolto lo Scisma d'Occidente. Il 9 aprile 1454, gli Stati preunitari italiani firmarono la pace di Lodi[45], che garantì quarant'anni di stabilità politica[46]. Questo segnò anche uno dei periodi più felici della storia lodigiana dal punto di vista culturale, in particolare sotto il vescovato di Carlo Pallavicino[10].
Nelle età successive Lodi cadde sotto il dominio spagnolo[47], austriaco[48] e francese[49]. Questo corrispose a un periodo di declino e di rallentamento della crescita demografica, soprattutto in epoca spagnola, quando la città fu ridotta a una vera e propria fortezza[50]. Il 10 maggio 1796, Napoleone Bonaparte sconfisse gli austriaci nella celebre battaglia del ponte di Lodi, aprendosi la strada per la conquista di Milano[51].
Nella seconda metà dell'Ottocento, la città cominciò a espandersi all'esterno delle antiche mura medievali, soprattutto in seguito all'apertura della linea ferroviaria Milano-Piacenza nel 1861 e all'insediamento delle prime industrie (tra cui la Polenghi Lombardo nel 1870)[52]. Verso la fine del secolo ebbero luogo i primi scontri sociali tra i nascenti partiti di massa[53].
I lodigiani ricoprirono un ruolo importante durante la Resistenza: le azioni del Comitato di Liberazione Nazionale, costituito in città nell'ottobre 1943, si concentrarono nel corso del 1944 culminando con l'attentato mortale a un gerarca fascista[54]. La rappresaglia fu durissima ed entro la fine dell'anno vennero fucilati undici partigiani presso il poligono di tiro a segno[55]. Lodi fu liberata dal CLN il 27 aprile 1945: quando giunsero gli Alleati da Piacenza, trovarono la città completamente libera[56][57].
La blasonatura dello stemma comunale è così descritta[58]:
«D'oro alla croce piana di rosso. Ornamenti esteriori di città[59].»
Sulle origini dell'emblema vi è molta incertezza: alcuni storici sostengono che risalga all'epoca della prima crociata (1095), sebbene non esista alcuna fonte che attesti la partecipazione della città all'impresa. La maggior parte degli studiosi individua invece un'origine imperiale, in quanto la croce d'oro in campo rosso deriva dal vessillo di Costantino[60]; i colori sarebbero poi stati invertiti[61]. Secondo tale interpretazione, il vessillo cittadino sarebbe stato creato ancor prima della crociata, per dichiarare la fedeltà della città alla causa ghibellina e per distinguere le milizie lodigiane durante le azioni di guerra[61].
Il gonfalone del comune riproduce sul fronte l'iconografia araldica dello stemma e sul retro due scene: la prima è dedicata al patrono san Bassiano, mentre la seconda rappresenta il Barbarossa nell'atto di consegnare ai notabili di Lodi le insegne della nuova città.
Il comune di Lodi si fregia del titolo di città ereditato da Laus Pompeia, antico municipium romano[32]; tale status venne formalmente riconosciuto il 3 dicembre 1158 da un diploma imperiale emesso da Federico Barbarossa[58] e confermato dalla Imperial Regia Patente del 24 aprile 1815[62].
Abitanti censiti[146]
Come molti altri centri dell'Italia settentrionale, nel XXI secolo Lodi è diventata una città multietnica con una presenza significativa di cittadini provenienti dall'estero: risultano infatti residenti nel territorio comunale 6 291 stranieri[147], che rappresentano il 14,1%[148][A 2] della popolazione totale. Le dieci comunità più numerose sono le seguenti[147][A 2]:
Il 19 gennaio di ogni anno si svolge la festa patronale di san Bassiano[149][150]. Le celebrazioni religiose si aprono la sera precedente in Cattedrale, dove ha luogo la veglia diocesana presieduta dal vescovo[151]. La giornata festiva propriamente detta ha invece inizio la mattina del 19 gennaio, con il corteo delle autorità civiche da palazzo Broletto al Duomo, accompagnate da figuranti in costume medievale; nella cripta, dove sono custodite le spoglie del santo, vengono pronunciati i discorsi ufficiali del sindaco e del vescovo[150][152].
Dopo la messa solenne, sotto i portici di palazzo Broletto ha luogo la distribuzione gratuita di «büšèca» (la trippa cucinata alla lombarda con pancetta, verdure e fagioli), tè caldo e vin brulé; contemporaneamente, nell'arco di tutta la giornata, in piazza della Vittoria si tiene la tradizionale fiera di san Bassiano[152][153]. Nel pomeriggio, dopo la celebrazione dei vespri, si svolge infine la cerimonia di consegna delle onorificenze civiche e del premio «Il Fanfullino della riconoscenza», attribuito ai lodigiani che si distinguono nei campi dell'impegno sociale e della promozione culturale o scientifica[149][152].
Lodi è una delle città del nord Italia in cui santa Lucia è venerata come portatrice di doni[154]: secondo la tradizione, nei giorni antecedenti la ricorrenza del 13 dicembre, i bambini elencano i regali desiderati in una lettera che dev'essere poi inserita nell'urna collocata per l'occasione in Duomo, ai piedi della statua della santa[155]. I preparativi per la festa hanno inizio in uno dei primi pomeriggi del mese, quando in città si svolge la «veglia di santa Lucia», una manifestazione riservata ai bambini della scuola primaria e dell'infanzia[156]. Inoltre, dall'8 dicembre[A 3] alla mezzanotte del 12 dicembre, in piazza della Vittoria si tiene l'antica fiera di santa Lucia, con bancarelle per la vendita di giocattoli, dolciumi e articoli di artigianato[154][157][158].
Il mercato ambulante del centro storico è una delle tradizioni popolari più antiche e significative della città[128]. Al sabato e alla domenica si svolge nell'omonima piazza, mentre al martedì e al giovedì ha luogo in piazza della Vittoria[129]. È costituito da un numero di banchi variabile tra 75 e 78[159]; presso quelli specializzati in generi alimentari è possibile trovare i prodotti tipici della cucina locale[128].
Dal 1986 ha luogo ogni anno il «Palio dei rioni»[160], una rievocazione storica che consiste in una serie di sfide fra gli antichi quartieri della città. La giornata del Palio inizia nella Cattedrale, con una messa solenne presieduta dal vescovo; in seguito alla sfilata in costume tradizionale, si svolge la «gara degli anelli», durante la quale un fantino monta su un cavallo di legno e ferro[161] e, spinto da due atleti, deve cercare di infilare con la sua lancia quattro anelli posti sul perimetro del quadrilatero di piazza della Vittoria, nel minor tempo possibile[160]. La manifestazione prosegue con la «cursa dei cavài»[A 4], nella quale i concorrenti devono far percorrere tre giri della piazza al cavallo montato dal fantino, cercando di arrivare per primi al traguardo posizionato davanti al sagrato del Duomo[160]. Il rione proclamato vincitore in base alla classifica delle varie prove riceve «el bastón de san Bassan»[A 5] dalle mani del sindaco della città. Talvolta la graduatoria finale è determinata anche dall'esito di alcune competizioni che si svolgono sul fiume Adda durante l'estate, tra cui un concorso per barche allegoriche, una gara di canoa e una di «biciclette fluviali»[162]. Il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo ha attribuito al Palio di Lodi il titolo di «patrimonio d'Italia per la tradizione»[163], un riconoscimento volto a valorizzare le manifestazioni folcloristiche di maggior rilievo a livello nazionale[164].
La seguente tabella riporta le posizioni occupate dal comune di Lodi nella graduatoria pubblicata ogni anno da Legambiente nell'ambito del rapporto «Ecosistema urbano» sulla qualità ambientale delle città capoluogo di provincia. Fra la 18ª e la 20ª edizione della ricerca, i comuni sono stati valutati separatamente a seconda della popolazione; Lodi è stata collocata nel gruppo delle «città piccole»[165].
Anno | Posizione | Anno | Posizione | Anno | Posizione | Anno | Posizione |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1994 | 19ª[166] | 1995 | 41ª (−22)[167] | 1996 | 67ª (−26)[168] | 1997 | 13ª (+54)[169] |
1998 | 5ª (+8)[170] | 1999 | 36ª (−31)[171] | 2000 | 13ª (+23)[172] | 2001 | 24ª (−11)[173] |
2002 | 21ª (+3)[174] | 2003 | 17ª (+4)[175] | 2004 | 60ª (−43)[176] | 2005 | 33ª (+27)[177] |
2006 | 61ª (−29)[178] | 2007 | 61ª (=)[179] | 2008 | 51ª (+10)[180] | 2009 | 60ª (−9)[181] |
2010 | 43ª (+17)[182] | 2011 | 9ª[183][A 6] | 2012 | 9ª (=)[184] | 2013 | 19ª (−10)[185] |
2014 | 47ª[186][A 6] | 2015 | 61ª (−14)[187] | 2016 | 65ª (−4)[188] | 2017 | 20ª (+45)[189] |
2018 | 35ª (−15)[190] | 2019 | 27ª (+8)[191] | 2020 | 25ª (+2)[192] | 2021 | 31ª (−6)[193] |
2022 | 35ª (−4)[194] | 2023 | 26ª (+9)[195] | 2024 | 2025 |
La Biblioteca comunale Laudense ha antiche origini e fu aperta al pubblico nel 1792: la sua sezione storica custodisce circa 11 000 volumi tra incunaboli, cinquecentine, codici miniati e manoscritti, oltre a preziose stampe e carte geografiche[196][197]. Il fondo moderno è invece costituito da più di 135 000 volumi[198].
Dal 2005 è attivo a Lodi un polo scientifico-universitario, composto dal Parco Tecnologico Padano e da alcune strutture dell'Università degli Studi di Milano[199].
Il Parco Tecnologico Padano è uno dei più importanti centri di ricerca a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari[14][200][201].
Il polo dell'Università degli Studi di Milano comprende la sede della facoltà di medicina veterinaria, progettata dall'architetto giapponese Kengo Kuma, accanto alla quale si trovano un centro zootecnico didattico-sperimentale[202] e un ospedale veterinario costituito da strutture didattiche e cliniche per equini, bovini, suini, ovini, caprini e animali da compagnia[203]. Ha inoltre sede in città il Centro di Ricerca per le Produzioni Foraggere e Lattiero-Casearie, nato dall'accorpamento dell'Istituto Sperimentale per le Colture Foraggere – retto dal 1948 al 1976 dall'illustre agronomo Giovanni Haussmann[204] – con l'Istituto Sperimentale Lattiero-Caseario e l'Istituto Sperimentale per la Zootecnia dei Bovini da Latte[205].
A Lodi è operativa anche una sede distaccata dell'Università degli Studi della Repubblica di San Marino[206].
Nel territorio comunale sono presenti 17 scuole dell'infanzia, 12 scuole primarie, 6 scuole secondarie di primo grado, 9 scuole secondarie di secondo grado e 4 centri di formazione professionale[207].
A Lodi hanno sede alcuni importanti musei, tra cui il Museo civico[208], la Collezione anatomica Paolo Gorini[209], il Museo di scienze naturali[210], il Museo del tesoro del tempio dell'Incoronata[211], il Museo diocesano di arte sacra[212] e il Museo della stampa e stampa d'arte[213].
Si trovano in città la redazione del quotidiano locale il Cittadino[214] e una sede distaccata dell'emittente televisiva Telepace[215].
Lodi è rinomata per la sua produzione di ceramica artistica[216]. Attestata sin dal XV secolo, l'attività conobbe una decisa espansione tra il Settecento – con le fabbriche Coppellotti, Rossetti e Ferretti – e l'Ottocento, grazie ai Dossena. Fra i principali soggetti – riprodotti in monocromia turchina e in policromia – figurano paesaggi con rovine, nature morte, motivi floreali, scenette popolari e cineserie. La produzione contemporanea di ceramica artistica lodigiana «Vecchia Lodi» si concentra sulla rivisitazione dei modelli stilistici della manifattura Ferretti[217]. Lodi è annoverata fra le «Città della Ceramica – Ceramica Artistica Tradizionale»[218], marchio di cui si fregiano i numerosi laboratori artigiani[219].
Negli anni cinquanta del Novecento la città fu sede di due competizioni di pittura: il premio «Città di Lodi» (1950) e il concorso «Lodi e il mondo del latte» (1956), indetti rispettivamente in occasione della seconda e della quinta Fiera del Latte[220].
La gastronomia lodigiana è prevalentemente caratterizzata dai prodotti caseari. Il più rinomato tra i formaggi locali è il Grana Padano DOP[221]. Parallelalmente viene prodotta un'altra versione di formaggio grana denominata Tipico Lodigiano PAT[222], che deriva direttamente dalla lavorazione tradizionale del Granone Lodigiano, ormai scomparso; questo antico prodotto, considerato il «capostipite» di tutti i formaggi grana, presentava peculiarità particolari: il suo colore era giallo, in quanto alla pasta veniva aggiunto dello zafferano; inoltre, non venendo pressato, durante la stagionatura espelleva siero, formando la caratteristica «lacrima»[223][224]. Le forme di grana giovani vengono tagliate a metà e raschiate con un apposito attrezzo: mediante questa tecnica si ottengono delle sfoglie sottilissime, note come raspadüra[223]. Altri formaggi tipicamente lodigiani sono il mascarpone PAT[222] e il pannerone PAT[222], entrambi preparati con la panna. Frittate, zuppe e insaccati di maiale rappresentano le altre specialità; esistono anche numerosi dolci tipici, quali la Tortionata PAT[222], gli Amaretti Fanfullini e gli Gnam-gnam[225].
Il «Festival dei sette peccati capitali», promosso dal comune, si è articolato in sette edizioni che hanno avuto luogo nella primavera di ogni anno dal 2003 al 2009, richiamando oltre 20 000 presenze per ognuno degli episodi[226]. Ciascuna delle sette edizioni è stata caratterizzata da eventi culturali, dibattiti, mostre e laboratori dedicati a uno dei sette vizi capitali della tradizione filosofica occidentale[226][227]. Negli anni successivi, la rassegna è stata sostituita dai festival «Comportamenti umani» (2010-2015) e «Generare futuro» (2016-2017)[228].
A partire dal 2010 si svolge ogni autunno in città il «Festival della fotografia etica», una delle esposizioni di fotografia documentaria più rilevanti su scala internazionale[229].
Nei primi secoli di vita della città, lo sviluppo urbanistico procedette lentamente[230]: il corpo di fabbrica della Cattedrale, la cui costruzione fu intrapresa tra il 1158 e il 1160, venne completato oltre cento anni dopo, se si escludono i rimaneggiamenti successivi; alla fine del XII secolo sorse la chiesa di San Lorenzo, mentre San Francesco e il primo nucleo di palazzo Broletto risalgono agli ultimi decenni del Duecento[230]. Il secolo seguente ha lasciato in eredità il palazzo Vistarini, il Castello e la chiesa di Sant'Agnese[230]. Nel tardo Quattrocento, ricordato come il periodo di massimo splendore della città[10], sorsero numerosi nuovi edifici, tra cui il palazzo Mozzanica, l'Ospedale Maggiore e il Tempio Civico dell'Incoronata[230]; nella stessa epoca fu consolidato il sistema di fortificazioni difensive[43] che risaliva agli inizi del Duecento[120]. Tra Cinquecento e primo Settecento, infine, videro la luce il complesso di San Cristoforo e il palazzo Modignani[230].
L'aspetto attuale del centro storico, tuttavia, si deve prevalentemente alle opere compiute tra Settecento e Ottocento, che alterarono la struttura urbanistica originaria dell'antico nucleo medievale di Lodi[231]. Durante l'epoca austriaca, in particolare, grazie alla ripresa economica si registrò un forte sviluppo edilizio[231] che trasformò il volto della città nel segno dell'architettura tardo-barocca: vennero edificate le nuove chiese di Santa Maria del Sole[232], Santa Maria Maddalena[93] e San Filippo[86], mentre il palazzo Vescovile fu interamente ristrutturato[87]. Numerosi monasteri ed edifici religiosi minori vennero sconsacrati e in alcuni casi demoliti per fare spazio a nuove abitazioni private; le vie principali, inoltre, furono allargate mediante la rimozione dei paracarri e l'abbattimento dei portici[231]. Risale al medesimo periodo l'apertura dei primi due cimiteri suburbani di Riolo e di San Fereolo[117]. Si procedette anche alla demolizione dei baluardi costruiti durante la dominazione spagnola del Seicento; al loro posto venne disegnata una strada di circonvallazione lunga 3700 m, che raccordava tutte le porte della città, impiegate da secoli come barriere daziarie[233]. Nel 1835, il segmento meridionale della circonvallazione fu trasformato in "passeggio pubblico"[137].
A metà dell'Ottocento, l'abitato di Lodi era ancora interamente racchiuso entro le mura medievali[234]; all'esterno del perimetro della città murata, oltre a numerosi cascinali[A 7], si trovavano alcuni borghi (San Grato, San Fereolo e San Bernardo), posti in corrispondenza degli incroci stradali tra la viabilità regionale e quella locale, a una distanza variabile tra i 2 e i 5 km dal centro cittadino[235]. Questo articolato assetto urbanistico venne modificato nel 1861 dall'apertura della linea ferroviaria Milano-Bologna, che toccava Lodi lambendo la parte meridionale del nucleo abitato: la strada ferrata, infatti, rappresentò l'ostacolo principale quando, nei decenni successivi, la città cominciò con lentezza a espandersi nelle aree limitrofe all'anello di circonvallazione delle mura[236].
Tra il 1864 e gli inizi del Novecento vennero realizzati numerosi interventi urbanistici: dei due cimiteri di Riolo e San Fereolo, venne ampliato il primo mentre l'altro fu dismesso; nel 1886 fu intrapresa inoltre la costruzione del Cimitero Monumentale (più noto come "Maggiore")[237]. Per quanto riguarda la rete stradale, le opere più importanti furono l'edificazione del nuovo ponte sull'Adda in muratura[117], la riqualificazione della zona di piazza della Vittoria[238], l'ampliamento di piazza Ospitale e la costruzione di un asse viario tra la stazione ferroviaria e il centro storico, con l'apertura di viale Dante e di piazza Castello[239]. A livello di infrastrutture, nel 1880 furono inaugurate quattro tranvie extraurbane a vapore: la Milano-Lodi, la Lodi-Treviglio-Bergamo, la Lodi-Sant'Angelo e la Lodi-Crema-Soncino[239]. Nel medesimo periodo, ebbe luogo un rapido processo di urbanizzazione del quadrilatero compreso tra il pubblico passeggio e la ferrovia: ad alcuni insediamenti produttivi, si aggiunse nel 1904 il primo lotto di abitazioni popolari[240]. Contemporaneamente, ancora più a sud, sorsero i primi grandi complessi industriali: il Linificio Canapificio Nazionale in zona San Fereolo e le Officine Meccaniche Lodigiane presso la località Camolina[241].
Dopo una fase di moderata crescita tra gli anni venti e la seconda guerra mondiale[242], a partire dal 1955 lo sviluppo della città si fece sempre più rapido e cominciò a interessare entrambe le sponde dell'Adda[117]: vennero creati nuovi quartieri, tra cui quello delle «case Fanfani» (a ovest del centro storico) e il «villaggio Oliva» (a sud-ovest), entrambi realizzati nell'ambito del piano INA-Casa[243]. Tra gli anni settanta e i duemila, oltre al compimento di un sistema di strade tangenziali, ebbe luogo la dismissione di gran parte del patrimonio edilizio industriale, riconvertito in nuove aree residenziali[244].
L'agricoltura e l'allevamento sono di fondamentale importanza per Lodi e per il suo territorio fin dal Medioevo[252]. A testimonianza di quanto il settore primario sia tuttora significativo, i dati[A 8] riferiscono di 1 786 aziende nel territorio della provincia che producono soprattutto mais (47% della superficie agricola utilizzata) e foraggi (24% della SAU)[253]. Per quanto riguarda il territorio comunale, sono attive invece 84 aziende e la superficie agricola utile è costituita da 2 130 ettari, dei quali il 48% coltivati a mais; sono presenti inoltre 5 495 capi bovini e 23 362 capi suini[254].
Per garantire e promuovere le eccellenze del settore, oltre che tutelare l'ambiente, il benessere degli animali e la salute dei consumatori, nel 2004 fu fondato il comitato del marchio «Lodigiano Terra Buona»[255][256].
I primi stabilimenti industriali nati a Lodi erano legati alla trasformazione dei prodotti del settore primario: il Lanificio Varesi (1868), la Polenghi Lombardo che fu la prima azienda in Italia a trattare a ciclo completo il latte (1870), le Officine Sordi che costruivano macchine per il settore lattiero-caseario (1881), il Linificio Canapificio Nazionale (1909)[252]. Fra le altre industrie presenti in città, particolarmente sviluppato era il settore meccanico: erano attive per esempio le Officine Meccaniche Lodigiane (1908), le Officine Meccaniche Folli-Gay (1922), le Officine Curioni (1925) e le Officine Elettromeccaniche Adda (1926)[252]. Queste ultime negli anni ottanta furono acquistate dalla multinazionale ABB[257], che nel 1994 vi trasferì il proprio centro mondiale per la costruzione di trasformatori, di interruttori per l'alta tensione e di sottostazioni elettriche[257]; nel 2016 l'impresa contava circa 230 dipendenti[258].
Nel 1944 si cominciò a estrarre il gas metano dai pozzi della vicina Caviaga e a sperimentarne le applicazioni nel locale centro studi dell'Agip. Il cane a sei zampe, logo della compagnia, sarebbe ispirato al fantastico drago Tarantasio che avrebbe infestato il lago Gerundo: quando fu scoperto il metano in quelle zone, infatti, si immaginò che l'animale, un tempo guardiano delle paludi e poi scomparso sotto terra dopo la loro bonifica, fosse riapparso in forma di gas[259]. Lodi fu la prima città in Italia a servirsi del metano per usi domestici e industriali[260]. Sempre nell'ambito dell'industria petrolchimica, dal 1963 ha sede a Lodi la Itelyum, che si occupa di riciclaggio di oli lubrificanti usati attraverso un processo di ri-raffinazione[261]. Nel 2007 il fatturato è stato di 100 milioni di euro e l'azienda impiegava 170 dipendenti[262].
Al confine del territorio municipale di Lodi, in un'area di competenza dei comuni di Montanaso Lombardo e Tavazzano con Villavesco, sorge una grande centrale termoelettrica di proprietà della EPH, alimentata a gas naturale[263]. La centrale, con una potenza installata di 1740 MW[264], è una delle più importanti d'Italia e nel 2019 contava 73 dipendenti[263][265]. Il primo nucleo, realizzato nel 1952 nell'ambito del Piano Marshall[266][267], fu inaugurato da Enrico Mattei e dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi; gli impianti attuali sono stati attivati in diversi scaglioni tra il 2002 e il 2010[264]. La centrale preleva l'acqua di raffreddamento dal canale Muzza, dal canale Belgiardino e dal fiume Adda[264].
Al giorno d'oggi le industrie più sviluppate sono quella casearia (il Lodigiano è una delle 14 aree in cui è concentrata la produzione del Grana Padano[221]) e quella artigianale, in particolare nei settori della ceramica e della cosmesi (L'Erbolario[268]).
Fra le più importanti imprese dell'ambito dei servizi si annovera Zucchetti, che opera nel settore software e hardware; con circa 7 000 dipendenti – di cui 1 300 solo a Lodi – e un fatturato di oltre un miliardo di euro, è uno dei leader italiani nel campo dell'informatica[269].
Lodi ha inoltre una notevole attività bancaria: la Banca Popolare di Lodi, fondata dall'attivista Tiziano Zalli nel 1864, è stata la prima banca popolare sorta in Italia[270]; dal 2007 fa parte del gruppo Banco Popolare (poi diventato Banco BPM), terzo polo bancario a livello nazionale[271][272].
Nel 1997, Lodi fu una delle prime città a essere cablata con la fibra ottica nell'ambito del progetto Socrate di Telecom Italia, finalizzato a creare una rete per la TV via cavo e per la trasmissione di dati[273].
Agli inizi del XXI secolo, prima della grande recessione, la città beneficiò di una notevole crescita economica grazie al rifiorire delle attività commerciali, all'ampliamento del sistema di strade tangenziali e allo sviluppo di tecnologie per l'ambiente (in virtù della discreta frazione di rifiuti riciclabili prodotti dai lodigiani[274] e della tecnologia del teleriscaldamento[275]).
Lodi ha fatto parte del circuito delle città d'arte della Pianura Padana dal 1999 al 2018, anno di scioglimento dell'ente[16][276]. A partire dagli anni duemila il turismo ha rappresentato un settore in forte espansione sul territorio: nel 2006, per esempio, sono stati registrati 137 000 arrivi, con un incremento del 116% rispetto a tre anni prima[277].
Oltre al turismo culturale, particolarmente importante è quello naturalistico, in virtù anche dell'efficiente rete ciclabile che dal capoluogo si diparte in tutto il territorio[278]. Il turismo enogastronomico si concentra soprattutto nei mesi compresi fra ottobre e dicembre, durante i quali – a partire dal 1988 – si svolge la «rassegna gastronomica del Lodigiano»[279][280].
Lodi è un nodo stradale di importanza regionale: la città è servita dalla strada statale 9 Via Emilia e da numerose strade provinciali, tra cui la ex SS 235 Pavia-Brescia e la ex SS 472 Treviglio-Lodi. Le strade convergenti sulla città sono raccordate dalle tangenziali Sud ed Est, che formano un semianello (interrotto nel settore nord-ovest) con caratteristiche di superstrada[19].
Nelle vicinanze transita inoltre l'Autostrada del Sole; l'uscita «Lodi», posta nel territorio comunale di Pieve Fissiraga, si trova 6 km a sud-ovest della città.
La stazione di Lodi è posta sulla ferrovia Milano-Bologna ed è servita principalmente da treni suburbani, regionali (Milano-Piacenza) e regionali veloci (Milano-Bologna e Milano-Mantova), svolti da Trenord e da TPER, nonché da alcune relazioni a lunga percorrenza operate da Trenitalia. Il traffico è prevalentemente pendolare verso il capoluogo lombardo; la stazione serve un ampio bacino d'utenza costituito da viaggiatori provenienti anche dai paesi limitrofi e dal Cremasco[281].
Fra il 1880 e i primi decenni del Novecento, Lodi fu al centro di una vasta rete di tranvie extraurbane che comprendeva le linee Milano-Lodi, Lodi-Treviglio-Bergamo, Lodi-Sant'Angelo e Lodi-Crema-Soncino, permettendo di collegare la città con i principali capoluoghi della Lombardia[239].
La città è dotata di una rete urbana di autobus gestita dalla società STAR Mobility, che fornisce il servizio attraverso le corse di sette linee[282].
La compagnia STAR[A 9], che ha sede a Lodi dal 1922[283], adempie anche alla gestione di numerose linee interurbane e ai collegamenti con i principali centri abitati della regione[284].
La storia amministrativa del Comune di Lodi dall'istituzione della Repubblica Italiana a oggi può essere suddivisa in due fasi: per i primi trent'anni si sono succeduti esclusivamente sindaci della Democrazia Cristiana, mentre dal 1975 in avanti la città è stata amministrata prevalentemente da esponenti di sinistra o di centro-sinistra[285][286].
Il comune fa parte del consorzio di gestione del Parco Adda Sud, la cui sede si trova a Lodi[134][288].
Nel 1877 furono annessi al territorio municipale i comuni suburbani di Chiosi Uniti con Bottedo e Chiosi d'Adda Vigadore[289]. Il termine «chiosi», di origine dialettale, indicava le terre agricole circostanti la città di Lodi[290], analogamente ai più noti Corpi Santi intorno a Milano.
Lo sport a Lodi si articola in numerose attività[291]. Società e atleti lodigiani hanno conseguito titoli a livello italiano e internazionale.
La disciplina sportiva più seguita è per tradizione l'hockey su pista[292]. La principale squadra della città, l'Amatori Lodi, ha conquistato quattro scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa di Lega, una Coppa delle Coppe e una Coppa CERS[293]. L'attività maggiormente praticata resta tuttavia il calcio[291]; la società lodigiana A.S. Fanfulla fu protagonista nel campionato di Serie B tra gli anni trenta e gli anni cinquanta, aggiudicandosi poi nel 1984 una Coppa Italia Serie C[294].
In città sono in funzione molti impianti sportivi, tra cui lo Stadio Dossenina e il PalaCastellotti[291].
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