Pizzighettone
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Pizzighettone (Pisighitòn in dialetto pizzighettonese) è un comune italiano di 6 235 abitanti[2] della provincia di Cremona in Lombardia.
Pizzighettone comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Cremona |
Amministrazione | |
Sindaco | Luca Moggi[1] (Lista civica) dal 5-6-2016 (2º mandato dal 4-10-2021) |
Territorio | |
Coordinate | 45°11′N 9°47′E |
Altitudine | 46 m s.l.m. |
Superficie | 32,06 km² |
Abitanti | 6 235[2] (30-4-2023) |
Densità | 194,48 ab./km² |
Frazioni | Ferie, Regona, Roggione |
Comuni confinanti | Cappella Cantone, Castelgerundo (LO), Cornovecchio (LO), Crotta d'Adda, Formigara, Grumello Cremonese ed Uniti, Maleo (LO), San Bassano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 26026 |
Prefisso | 0372 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 019076 |
Cod. catastale | G721 |
Targa | CR |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 545 GG[4] |
Nome abitanti | pizzighettonesi |
Patrono | san Bassiano (Pizzighettone);
san Rocco (Gera); san Patrizio (Regona); Beata Vergine del Roggione (Roggione) |
Giorno festivo | 19 gennaio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Pizzighettone nella provincia di Cremona | |
Sito istituzionale | |
Pizzighettone è situato nella Pianura Padana centrale, lungo il fiume Adda, pochi chilometri a Nord dalla confluenza nel Po. Il territorio è pianeggiante, per gran parte compreso nella vallata golenale dell'Adda. Lo stesso centro storico è attraversato dal fiume, che lo divide in due parti distinte: l'abitato principale di Pizzighettone sulla riva est e la borgata di Gera su quella ovest. Pizzighettone è anche lambito dal Serio Morto: un colatore residuo di un paleoalveo del fiume Serio, che sino al basso Medioevo terminava il proprio corso a Pizzighettone. La vegetazione locale è quella tipica della bassa pianura, con larga presenza di pioppo, robinia, salice e sambuco. In aree circoscritte, soprattutto presso le rive o le lanche del fiume Adda, esistono ancora lacerti delle originarie foreste planiziali: fra queste, il Bosco del Mares, dove si rintracciano esemplari di farnia, ontano e rovere. Tuttavia, gran parte del territorio è destinato all'agricoltura. Le aree agricole sono divise in vasti appezzamenti e sono attraversate da numerose rogge e cavi. Data la grande disponibilità d'acqua e la fertilità del suolo si coltivano soprattutto mais e foraggio per gli allevamenti, e in misura minore grano.
La storia degli insediamenti nel territorio di Pizzighettone è profondamente legata al fiume Adda. La presenza di un guado determinò sin dall'antichità preromana la sua rilevanza per il controllo della regione. Si risale ai Celti (III secolo a.C.) con l'antica piazzaforte di Acerrae, che sorgeva in vicinanza del fiume Adda. In epoca romana Acerrae divenne una stazione di transito (statio) della diramazione secondaria della via Mediolanum-Placentia che si staccava da Laus Pompeia (Lodi Vecchio) e che raggiungeva Cremona[5] Durante il Basso Medioevo, nel XII secolo, il comune di Cremona fondò l'attuale Pizzighettone, realizzando un castrum sulla sponda orientale del fiume Adda, lungo la strada che dal capoluogo cremonese conduceva verso Pavia e Lodi-Milano.
Divenne nel XII secolo proprietà della chiesa di Milano. Passò poi nelle mani di importanti famiglie lombarde; insieme a Basiasco, Corno Giovine, Cornovecchio, Meleti Maleo e Maccastorna costituì il territorio su cui la famiglia Vincemala (Vismara) esercitò il Mero e Misto. Nel 1322, Galeazzo I Visconti inviò una flotta contro Pizzighettone per distruggere il ponte sull'Adda, ma venne respinto dagli abitanti[6].
Pizzighettone divenne un importante caposaldo fortificato, a più riprese ampliato e potenziato sotto i vari potentati che si succedettero durante i secoli: le signorie cremonesi (Ugolino Cavalcabò, Cabrino Fondulo), milanesi (Vismara, Visconti, Sforza), la Repubblica di Venezia, i sovrani di Francia, gli Asburgo di Spagna e d'Austria, i Borbone, i Savoia, Napoleone Bonaparte. Le sue strutture fortilizie rimasero attive per scopi difensivi sino al 1866, fin oltre l'Unità d'Italia. Ancora oggi esistono ben conservate le antiche difese cittadine: una possente cerchia muraria sulla sponda sinistra del fiume e una vasta serie di difese bastionate sulla destra dell'Adda. Accanto a questi, edifici antichi come la chiesa parrocchiale di San Bassiano Vescovo (1158) e il Palazzo Comunale (secolo XV).
Da segnalare che nel 1525 fu tenuto prigioniero nella Rocca di Pizzighettone - oggi semidistrutta - il Re di Francia Francesco I di Valois: catturato dalle truppe asburgiche dopo la sconfitta subita a Mirabello di Pavia venne incarcerato nella torre detta del Guado, giunta integra ai giorni nostri.
Lo stemma è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 30 dicembre 1928.[7]
«Troncato d'azzurro e d'argento, al grifo senz'ali dell'uno all'altro, linguato ed armato di rosso. Motto: "PICE LEON". Lo scudo sarà fregiato di ornamenti da Comune.[8]»
Il gonfalone, concesso con regio decreto del 3 agosto 1928, è un drappo troncato di azzurro e di bianco.
Un'originalità della cerchia muraria, lato nord, di Pizzighettone sono le prigioni, aperte nel 1785 all'interno delle casematte. Fu il primo vero Ergastolo della Lombardia (all'epoca Ergastolo aveva il significato dell'attuale carcere giudiziario) che passerà attraverso varie trasformazioni, in base alla situazione sociale e politica di un determinato periodo, in ergastolo militare, reclusorio politico e civile. Successivamente all'Unità d'Italia l'ex Ergastolo fu trasformato nel 1920 in un Reclusorio Militare, succursale di Gaeta, divenendo il carcere più duro d'Italia, perché gli ambienti erano rimasti ancora quelli settecenteschi: cameroni umidi, privi di servizi igienici, dove convivevano anche trenta persone. "Ti mando a Pizzighettone" era la minaccia più temuta dai militari. Tre casematte sul lato est, vennero adibite a celle di isolamento. Lì i detenuti, rinchiusi in celle singole di due metri per uno di dimensioni, dovevano adattarsi alla poca luce che filtrava, distesi su tavolacci di legno, con un buiolo sul pavimento che serviva per i bisogni fisici. Ciò di sorprendente è che sui muri interni delle celle sono rimaste le scritte incise dai detenuti, come: sono innocente - o mamma tornerò- ho trascorso in questa cella 100 giorni. Scritte, con scopo rieducativo come "l'amore è forza, l'odio è ruggine" capeggiano in alto sulla parete di controfacciata di ognuna delle tre casematte. Alcuni graffiti che riportavano il nome del recluso, hanno poi permesso di ricostruire la triste vicenda di chi l'aveva fatto. Ne è un esempio il nome di Salvatore Esposito, che assieme ad altri 400 reclusi militari, il 18 settembre 1943 fu deportato nei campi di concentramento tedeschi, non facendone più ritorno, come la maggior parte dei suoi compagni. È sotto la Repubblica Sociale che il carcere divenne prigione per renitenti e disertori scambiati fortunatamente per tali, quando in realtà alcuni di loro erano partigiani. Il carcere militare, una volta chiuso, fu riaperto nel 1946 come carcere giudiziario, succursale di San Vittore, per ospitarvi i criminali più pericolosi di cui si ricorda Gino Rossetti detto Lo Zoppo, Ezio Barbieri e i componenti delle loro bande. Inoltre vennero richiusi anche numerosi fascisti, fra cui l'ultimo federale di Milano, Vincenzo Costa. Chiuso il carcere giudiziario nel 1954, fu aperto nel 1956 il carcere minorile, chiamato Villa dei Gerani, con sistemi rieducativi innovativi che però non ebbero effetto su un allora sedicenne, Renato Vallanzasca. Per la Villa dei Gerani furono ristrutturate antiche palazzine e costruiti nuovi edifici sulla Piazza d'Armi (palestra, laboratori, uffici, ...). Il reclusorio fu chiuso nel 1977 e negli anni successivi si procedette alla demolizione degli edifici costruiti sulla Piazza d'Armi. La parte espositiva del museo delle prigioni è stata ricavata nella terza casamatta ed è suddivisa in tre sezioni: l'ergastolo nel periodo austriaco-risorgimentale, il campo di prigionia per gli austroungarici nella prima guerra mondiale - il carcere militare e il carcere giudiziario del secondo dopoguerra. Nelle vetrine sono stati esposti oltre ai reperti recuperati sul territorio, anche una serie di armi utilizzate dalle guardie militari carcerarie.
Il Novecento, il “secolo breve”, come è stato definito, ha segnato una profonda evoluzione sociale. In cent'anni siamo passati dai ritmi lenti dell'agricoltura alla frenesia della vita moderna. Il Gruppo Volontari Mura ha voluto documentare e raccontare attraverso l'esposizione di arnesi, fotografie la vita del borgo murato nel secolo scorso, guidando il visitatore alla scoperta del significato delle arti e dei mestieri del passato. L'esposizione iniziata nel 1997, ordinata in quattro sezioni, una per casamatta, offre uno spaccato di Pizzighettone e dei suoi mestieri artigianali attraverso l’esposizione di più di tremila oggetti e arnesi di lavoro: L'uomo ed il fiume - L'uomo e la campagna - L'uomo e la trasformazione delle materie - L'uomo e la vita quotidiana.[9]
Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre si svolge una manifestazione enogastronomica, organizzata dal 1993 dal Gruppo Volontari Mura, durante la quale è proposta la degustazione del piatto Fasulìn de l'öc cun le cùdeghe, piatto tradizionale della commemorazione dei defunti tipico della zona fra Lodi e Cremona, a base di fagioli dall'occhio e cotiche di maiale in umido, servito in scodelle fumanti e accompagnato da pane fresco e vino novello. In questa manifestazione vengono proposti anche molti altri prodotti tipici, tra cui i salumi locali ed il formaggio Grana Padano della "latteria Pizzighettone", affettato direttamente dalla forma in scaglie sottilissime: tale modo di servire il formaggio, nel territorio cremonese e lodigiano, è chiamato raspadüra.
Abitanti censiti[10]
Al 31 dicembre 2015 gli stranieri residenti nel comune di Pizzighettone sono 519[11].
Il territorio comunale[12] comprende, oltre al capoluogo, le frazioni di Ferie[13], Regona e Roggione.
Nel 1926 a Pizzighettone aprì l'attività l'ENKA, una società italo-olandese, specializzata nella produzione della seta artificiale. Chiusa nel 1931, la fabbrica fu aperta con nuovi macchinari come STAR da Pirelli nel 1938 e avviata la produzione del rayon. Nel 1942 la fabbrica assunse il nome di Pirelli. Oggi è sede dello stabilimento industriale Sicrem (acquisito dal gruppo thailandese Indorama Ventures Ltd) ove si producono filati speciali, utilizzati anche per i pneumatici della Formula 1. Dal 1938 inoltre, è attiva la Latteria Pizzighettonese specializzata nella produzione di Grana Padano e Provolone Pizzighettone. Il paese ha ottenuto il riconoscimento Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.[14]
Il territorio comunale di Pizzighettone è attraversato dalla strada strada provinciale SP ex SS 234, già statale «Codognese», che collega Cremona con Pavia. Circa 500 m a sud di Pizzighettone la strada attraversa il fiume Adda sul ponte «Salvo D'Acquisto». Il ponte pedonale sull'Adda è crollato il 30 ottobre 2018 in seguito a una straordinaria piena del fiume che ha trasportato detriti e tronchi che hanno travolto la struttura, distruggendola improvvisamente.[15]
Pizzighettone è servito da due stazioni ferroviarie, Pizzighettone e Ponte d'Adda, poste entrambe lungo la linea Pavia – Cremona. Lo scalo principale è Ponte d'Adda, situata immediatamente accanto al ponte con il quale la ferrovia attraversa l'Adda (dal quale prende il nome, in quanto, curiosamente, non esistono località chiamate Ponte d'Adda), dove effettuano fermata tutti i convogli passeggeri, compresi quelli della tratta Mantova-Milano. La stazione di Pizzighettone è posta ad ovest del fiume, presso la borgata di Gera, e vi fermano meno treni rispetto a Ponte d'Adda.
La principale squadra di calcio della città è stata l'Associazione Sportiva Pizzighettone. Scioltasi nel 2012, ha militato per diversi anni in Serie C1 e Serie C2.
Dal maggio 1996 alla primavera del 1997 vi sono stati tre set cinematografici allestiti presso Pizzighettone. Nel 1996 vi è stato ambientato interamente il film Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica, diretto da Lina Wertmüller. Nello stesso anno 1996 vengono utilizzati alcuni interni ed esterni della cerchia muraria e delle antiche carceri per alcune scene dello sceneggiato della Rai in 6 puntate Il conto Montecristo, diretto da Ugo Gregoretti. Nel 1997 l'ingresso del Rivellino di Porta Cremona Vecchia viene utilizzato per una scena del film Il violino rosso diretto da François Girard, uscito l'anno successivo.
A Pizzighettone è stata girata una parte di Chiamami col tuo nome, film del 2017 diretto da Luca Guadagnino vincitore di un Premio Oscar. È stata utilizzata, per le riprese, la stazione di Pizzighettone, che nel film rappresenta la stazione di Clusone, comune della provincia di Bergamo che in realtà non è dotato di stazioni ferroviarie dal 1967, anno in cui fu chiusa la ferrovia della Valle Seriana. Sono stati aggiunti in post-produzione elementi come le montagne in lontananza per rendere il camuffamento più verosimile.
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