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roccia utilizzata nell'edilizia e nella scultura Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il marmo è una roccia metamorfica composta per oltre il 50% di carbonati (calcite e/o aragonite e/o dolomite).[1] Il vocabolo marmo deriva dal greco antico μάρμαρον (mármaron) o μάρμαρος (mármaros), con il significato di "pietra splendente", a sua volta derivato dal verbo μαρμαίρω (marmàirō), che significa "splendere, brillare".[2][3]
Marmo | |
---|---|
Categoria | Roccia metamorfica |
Facies | Scisti blu |
Protolito | calcari, dolomie |
Minerali principali | calcite, aragonite, dolomite |
Tessitura | massiccia |
Foliazione | assente |
Colore | vario, bianco negli esemplari puri |
Utilizzo | edilizia, scultura |
Affioramento | Italia (Alpi, Appennini) |
Si tratta di una roccia calcarea che per effetto di metamorfismo dinamico o di contatto, ha assunto una struttura costituita da cristalli o granuli le cui dimensioni sono comprese tra 0,2 e 5 mm in base della composizione chimica e della sua genesi, che in alcuni casi risultano compenetranti.[4] L'azione combinata della temperatura e la pressione, durante la trasformazione della roccia sedimentaria in marmo, porta alla progressiva obliterazione delle strutture e tessiture originariamente presenti nella roccia, con la conseguente distruzione di qualsiasi fossile, stratificazione o altra struttura sedimentaria presenti nella roccia originaria.
In sezione sottile il marmo appare formato da un aggregato cristallino di piccoli individui di calcite a contorni indistinti e uniti senza alcuna orientazione e senza spazî vuoti, i quali mostrano nettamente la geminazione polisintetica secondo un romboedro inverso ottuso, dovuta alla compressione. Contiene spesso minerali accessori autigeni, nei marmi di contatto si possono trovare granati, vesuvianite, scapolite, feldspati, titanite, spinello, magnetite, mentre in quelli che si formano per metamorfismo regionale si possono trovare quarzo, orneblenda, miche, talco, clorite, ematite, rutilo o grafite. Spesso è presente la silice, mentre raramente vengono trovati fosfati, nitrati e tracce di terre rare.[5]
Se costituiti prevalentemente da carbonato di calcio con carbonato di magnesio (>95%) risulta di colore bianco. Il tipo e la quantità d'impurità presenti determinano una variazione di colore:[5]
Il Marble Institute of America riconosce i seguenti colori:[6]
Il Marble Institute of America utilizza il cosiddetto Marble Soundness Classification System che suddivide i marmi in 4 categorie principali:[6]
Cave di marmo si possono trovare in: Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Filippine, Francia, Germania, Grecia, Guatemala, Honduras, Irlanda, Israele, Italia, Jugoslavia, Marocco, Messico, Norvegia, Pakistan, Perù, Portogallo, Puerto Rico, Spagna, Stati Uniti, Taiwan, Turchia e Venezuela.[6]
Il basso indice di rifrazione della calcite, che permette alla luce di "penetrare" nella superficie della pietra prima di essere riflessa, dà a questo materiale (e soprattutto ai marmi bianchi) una speciale luminosità, che lo ha reso particolarmente apprezzato per la scultura. Si ricordi, a titolo di esempio, che l'artista e scultore Michelangelo Buonarroti prediligeva il "marmo bianco" di Carrara per le sue opere.
Per marmo lastronato si intende una lastra di marmo "povero" completamente placcata (rivestita) con lastre (spesse circa 5 millimetri) di uno o più marmi pregiati. I marmi lastronati venivano utilizzati, ad esempio, come piani per i mobili per alte committenze. Con questa tecnica i marmisti di un tempo ottenevano piani in marmo pregiatissimi risparmiando notevolmente sull'impiego di marmi notoriamente costosissimi.
I marmi non colorati sono una fonte di carbonato di calcio puro, che viene utilizzata in un'ampia varietà di industrie. La polvere di marmo è un componente di coloranti e vernici, di dentifrici e di materie plastiche. Viene utilizzata anche nell'industria cartaria in affiancamento al caolino.
La classificazione prevede come parametro le caratteristiche del territorio che ospita la cava, dando vita a due tipologie predominanti, cave di pianura e di monte. Si definiscono cave di pianura quelle in cui tutte le lavorazioni vengono effettuate ad una quota inferiore al livello di campagna. Questa caratteristica implica un problema dovuto alle eventuali acque sotterranee che, infiltrandosi al di sotto della falda freatica, rendono umidi i cantieri; diventano quindi necessarie centrali di pompaggio e sistemi di canali per il loro allontanamento, rimedio decisamente costoso.[7]
Le cave aperte a quote collinari o montagnose si definiscono cave di monte e anche queste comportano un problema, la difficoltà del loro raggiungimento infatti richiede la costruzione di strade spesso lunghe e costose a causa del territorio generalmente accidentato. Capita che il costo elevato di tale opera non sia sostenibile da una singola attività di estrazione, si rende quindi necessario organizzare la cava come un bacino di estrazione dove accederanno più imprese. In alcune realtà dove l'economia dovuta all'estrazione del marmo è molto importante, come ad esempio nella provincia di Massa Carrara, le spese dovute alla costruzione di strade d'accesso alle cave vengono finanziate dalla pubblica amministrazione.[8]
Il marmo di Yule, molto simile per aspetto al marmo di Carrara (ma poco adatto alla realizzazione di statue) viene estratto dal fianco di una montagna in Colorado alla quota di circa 2.800 m s.l.m., tra le maggiori rispetto a tutti i tipi di marmo.[9]
L'impatto ambientale e paesaggistico delle cave di marmo è talvolta oggetto di controversie, ad esempio nel bacino delle Alpi Apuane, da dove si estrae il pregiato marmo di Carrara[10][11][12][13][14][15][16].[17]
L'operazione principale che avviene nelle cave è l'estrazione; quest'ultima ha subito un'evoluzione dovuta principalmente alla scoperta di nuovi materiali in grado di incidere con maggiore efficacia e precisione il marmo. Quando l'uomo ancora non conosceva i metalli duri costruiva utensili di pietra, con cui era in grado di lavorare prevalentemente rocce tenere ma anche i più duri graniti. Successivamente, l'uomo conobbe e utilizzò il ferro per la costruzione di utensili che servivano ad incidere la roccia seguendo delle tecniche precise. Venivano applicate nelle venature del marmo (spesso sfruttando fratture naturali ed anfratti) leve di metallo e cunei di legno. Questi ultimi venivano imbevuti d'acqua in modo da gonfiarsi aumentando il loro volume e la relativa pressione sul blocco da staccare. Questa tecnica è stata del tutto superata con l'avvento della polvere da sparo. Negli ultimi cento anni il progresso tecnico ha portato un notevole sviluppo delle tecniche di taglio con conseguente incremento della produzione. Molto diffusa è stata la tecnica di taglio mediante l'utilizzo del filo elicoidale che sfruttava, quale materiale tagliente, sabbia quarzosa aggiunta all'acqua. Successivamente il carburo di silicio ha sostituito la sabbia e negli ultimi vent'anni il filo diamantato e le segatrici a catena hanno sostituito integralmente le tecnologie precedenti.
Il marmo, dopo l'estrazione dalle cave per mezzo di seghe "diamantate", oppure utilizzando la tecnologia dell'acqua pressurizzata, può essere lavorato a forma di lastre piane. Queste variano da uno spessore minimo di 1 cm, fino ad uno spessore massimo di circa 30 cm: lastre con spessore inferiore al centimetro risulterebbero eccessivamente fragili, scarsamente resistenti a sforzi di flessione e taglio, mentre spessori superiori consentono alla lastra di superare le fasi di lavorazione e trasporto evitando fessurazioni o rotture del materiale.
Una lastra con spessore superiore a trenta centimetri prende il nome di "massello". Le lastre e i masselli vengono lavorati con i centri di taglio. Le lastre di marmo vengono impiegate come finitura, ad esempio per rivestire pavimentazioni e talvolta pareti. Trattandosi di un materiale poroso tende ad assorbire sostanze oleose, ecco perché talvolta viene sottoposto a trattamenti protettivi specifici. Il costo di una lastra varia a seconda del pregio del marmo, della provenienza e del tipo di lavorazione adottata, oltre che, ovviamente delle dimensioni geometriche.
Le principali tecniche di lavorazione di superfici marmoree sono:
Ormai tutte queste macchine prevedono anche sistemi di carico e scarico sui piani di rulli, progettati per rendere sicuro il posizionamento di pezzi fragili come le lastre, il cui danneggiamento causerebbe una perdita di profitto.
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