Messina
comune italiano, capoluogo dell'omonima città metropolitana in Sicilia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Messina (AFI: [mesˈsiːna] ; Missina in siciliano[5]) è un comune italiano di 217 202 abitanti[1] capoluogo dell'omonima città metropolitana in Sicilia. È il terzo comune siciliano per abitanti dopo il capoluogo Palermo e Catania, nonché il tredicesimo comune italiano per popolazione e la terza città non capoluogo di regione più popolosa d'Italia. Sorge nei pressi dell'estrema punta nordorientale della Sicilia (Capo Peloro) sullo stretto che ne porta il nome. Il suo porto, da millenni uno dei principali crocevia commerciali del Mediterraneo e solo in epoca contemporanea divenuto scalo dei traghetti per il continente, è il primo[6] in Italia per numero di passeggeri in transito.[7] La sede universitaria di Messina è importante e storica: la "Studiorum Universitas" fu fondata nel 1548 da sant'Ignazio di Loyola[8].
Fondata dai Siculi con il nome di Zancle nel 757 a.c., che nella loro lingua significava falce, venne ripopolata da coloni greci venendo rinominata Messana. Fu un'importante città romana e poi greco-bizantina, ma nell'843 venne completamente distrutta dagli arabi. Quasi abbandonata durante il periodo islamico, risorse in età normanna e raggiunse l'apice della sua grandezza fra il tardo Medioevo e la metà del XVII secolo, quando contendeva a Palermo il ruolo di capitale del Regno di Sicilia. Messa a ferro e fuoco nel 1678 dopo una storica rivolta antispagnola che comportò l'annientamento della sua classe dirigente, venne gravemente danneggiata da un terremoto nel 1783. Fu assediata durante la rivoluzione siciliana del 1848 contro Ferdinando II di Borbone, subendo gravi danni. Nel 1908 un altro disastroso terremoto distrusse la città quasi per intero, provocando la morte di circa metà della popolazione. Ricostruita a partire dal 1912,[9] spesso in stile Liberty, la città moderna si presenta con una maglia ordinata e regolare di vie ampie e rettilinee in direzione nord-sud. Essendo un obiettivo strategico, la città dello stretto fu pesantemente bombardata dagli alleati nel 1943 durante lo sbarco in Sicilia, venendo colpita da circa 6500 tonnellate di esplosivo in circa 2800 bombardamenti aerei e 4 bombardamenti navali. Tale evento fece guadagnare alla città la medaglia d'oro al valor militare. Durante i bombardamenti, essendo stata Messina ricostruita dopo il terremoto del 1908 con criteri antisismici, molti palazzi rimasero incredibilmente stabili nonostante le quantità di esplosivo alle quali erano stati esposti, e, a causa di ciò, gli aviatori britannici e statunitensi notarono dall'alto la città deserta ma ancora straordinariamente integra e la soprannominarono Ghost City (città fantasma).[10]
Situata nell'angolo nord est della Sicilia, sulla sponda occidentale dello stretto di Messina (Mar Ionio)— altitudine 3 metri s.l.m.[11]— si estende per 213,75 km² di superficie comunale. La sua estensione sulla costa (56 km dalla costa di Giampilieri a sud a quella di Orto Liuzzo a nord), che ne fa la città più "lunga" e più marittima d'Italia[12].
Il comune si situa a 96 km da Catania[13] e 223 km da Palermo[14], stretta tra le coste ionica e tirrenica e i monti Peloritani, si affaccia con il suo grande porto naturale, militare e commerciale, chiuso dalla penisoletta a forma di falce di San Raineri, di fronte a Villa San Giovanni e poco più a nord rispetto a Reggio Calabria. Capo Peloro, nella zona nord della città, è invece dirimpettaio di Scilla. In queste acque è localizzato il mito di Scilla e Cariddi[15], i cui gorghi sono paragonati alla pena delle anime dell'inferno che girano in tondo e si urtano in eterno ("qui la gente riddi").
«Come fa l'onda là sovra Cariddi, / che si frange con quella in cui s'intoppa, / così convien che qui la gente riddi.»
Un'epoca del Neogene, frazione del Miocene superiore, periodo noto come quello in cui il Mediterraneo aumentò la sua salinità in seguito alla chiusura dello Stretto di Gibilterra, prende il nome di Messiniano dal ritrovamento a Messina delle sue rocce caratteristiche, le evaporiti[16];
Dal livello del mare, all'interno dello stesso comune, è possibile salire sino a 1 127 metri s.l.m.[11], tramite i colli che sovrastano la città, al monte Dinnammare, dal latino "bimaris", due mari. Da qui la vista spazia sui due mari della città, lo lonio, sullo stretto di Messina e il Tirreno. Ad est, è possibile vedere l'intera città di Messina, mentre al di là del mare la Calabria dal suo punto più meridionale sino a Capo Vaticano, in provincia di Vibo Valentia. A sud, è nettamente visibile l'imponente vista dell'Etna. A nord ovest, le isole Eolie e la costa tirrenica con Capo Milazzo, Capo Tindari e Capo Calavà di Gioiosa Marea[11].
La città si sviluppa prevalentemente in senso longitudinale lungo la costa dello stretto senza soluzione di continuità da Giampilieri Marina a Capo Peloro per 32 km[17] nella fascia jonica. La fascia tirrenica, di 24 km,[17] si estende da Capo Peloro a Ponte Gallo. L'area urbana centrale, che può essere racchiusa tra i torrenti Annunziata e San Filippo, oggi coperti dal piano stradale, è lunga circa 12 km, con scarsa propensione verso ovest dovuta ai contrafforti collinari dei Peloritani, che impediscono lo sviluppo di un ampio reticolato urbano geometrico in tale direzione. L'estrema vicinanza dei monti conferisce alla parte occidentale della città una certa pendenza, superata con scalinate e attraversata dalla panoramica circonvallazione situata a monte. Sono presenti verso l'interno, numerose "intrusioni urbane", in corrispondenza delle brevi pianure dei torrenti, che tendono a inglobare come quartieri alcuni dei più antichi casali del territorio cittadino, i cosiddetti "Villaggi", attualmente 48[18].
Messina è situata al centro di una zona agricola, con una consistente produzione di agrumi[19], tra cui il limone, l'arancio, il mandarino e il mandarancio o clementina, frutta, ortaggi, del vino D.O.C. Faro[20] e, dal 2016, della birra (DOC 15 e Birra dello Stretto)[21]. Dal 1548 la città è sede universitaria[8], dell'Arcidiocesi Protometropolitana di Messina - Lipari - Santa Lucia del Mela e dell'Archimandritato del Santissimo Salvatore e di un'antica Fiera Internazionale di Messina conclusa nel 2013[22]. Il porto era sede di un antico Arsenale militare ed è tuttora sede dei cantieri navali Rodriquez, ora Intermarine, e Palumbo[23].
Secondo la classificazione dei climi di Köppen, la città fa parte della fascia climatica Csa, un clima caldo e molto secco in estate e mite e piovoso nel semestre invernale. Detto anche clima mediterraneo, con escursioni termiche decisamente contenute in ogni stagione.
L'inverno, breve, presenta rari episodi di freddo che in sparuti casi può portare anche la neve nell'entroterra della città. L'ultimo episodio nevoso si è verificato il 7 gennaio 2017[24], preceduto dall'evento del 31 dicembre 2014[25] e prima ancora da quello del 30 gennaio 1999[26].
L'estate, calda, grazie alle brezze marine non è particolarmente afosa. Infatti il valore medio di umidità tende a essere più basso durante le ore più calde della giornata[27]. Inoltre la presenza del mare tende a contenere i valori massimi di temperatura; soltanto in presenza di venti meridionali (durante le maggiori ondate di calore) si raggiungono i 40 °C, e in questi casi i tassi di umidità sono molto alti giungendo ad oltre l'80%.
Le precipitazioni sono consistenti; infatti Messina è tra i comuni medio-grandi isolani, la città costiera più piovosa della Sicilia. Una media pluviometrica annuale di 846,9 mm[27] pone la città dello stretto oltre le medie italiane. Le precipitazioni sono concentrate prevalentemente tra l'autunno e l'inverno ma nella stagione estiva non mancano alcuni temporali. Le abbondanti piogge messinesi derivano da diversi fattori e in particolare ai rilievi relativamente alti prossimi alla zona su cui sorge la città, in Sicilia i Nebrodi orientali e i Peloritani, in Calabria l'Aspromonte, rilievi che provocano frequenti fenomeni da stau e alla presenza di due mari, lo Ionio e il Tirreno, che creano frequenti condizioni favorevoli alle precipitazioni.
MESSINA (1909-2017)[27] | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 14,4 | 14,7 | 16,1 | 18,3 | 22,5 | 26,8 | 30,0 | 30,5 | 27,5 | 23,2 | 18,8 | 15,8 | 15,0 | 19,0 | 29,1 | 23,2 | 21,6 |
T. min. media (°C) | 10,1 | 9,8 | 10,9 | 12,5 | 16,4 | 20,4 | 23,4 | 24,2 | 21,5 | 17,8 | 14,1 | 11,6 | 10,5 | 13,3 | 22,7 | 17,8 | 16,1 |
T. max. assoluta (°C) | 24,6 (1979) | 25,8 (1979) | 32,0 (2001) | 29,6 (2008) | 33,6 (2006) | 43,4 (2007) | 43,6 (1998) | 41,8 (2006) | 40,5 (1924) | 36,4 (1999) | 29,2 (2004) | 26,6 (2010) | 26,6 | 33,6 | 43,6 | 40,5 | 43,6 |
T. min. assoluta (°C) | 0,2 (1962) | −0,1 (1929) | −0,2 (1949) | 4,3 (1935) | 7,5 (1954) | 12,4 (2006) | 15,3 (1926) | 14,4 (1929) | 12,5 (1926) | 7,5 (1930) | 5,1 (1925) | 0,8 (2014) | −0,1 | −0,2 | 12,4 | 5,1 | −0,2 |
Giorni di calura (Tmax ≥ 30 °C) | 0 | 0 | 0 | 0 | 3 | 12 | 16 | 20 | 10 | 0 | 0 | 0 | 0 | 3 | 48 | 10 | 61 |
Giorni di gelo (Tmin ≤ 0 °C) | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Precipitazioni (mm) | 102,9 | 100,2 | 83,4 | 68,3 | 33,8 | 12,7 | 20,0 | 25,6 | 63,9 | 113,7 | 119,5 | 102,9 | 306,0 | 185,5 | 58,3 | 297,1 | 846,9 |
Giorni di pioggia | 11 | 10 | 9 | 9 | 4 | 2 | 2 | 3 | 6 | 9 | 11 | 11 | 32 | 22 | 7 | 26 | 87 |
Giorni di nebbia | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 |
Umidità relativa media (%) | 73 | 71 | 69 | 68 | 67 | 64 | 64 | 66 | 69 | 71 | 74 | 73 | 72,3 | 68 | 64,7 | 71,3 | 69,1 |
Infine Messina, dall'età bizantina a oggi.
«Messana nobilis Siciliae caput»
«Messina, nobile capitale della Sicilia»
Abitata fin da tempi molto remoti dai Sicani e poi dai Siculi che la nominarono Zancle, Messina fu rifondata dopo il 750 a.C. da coloni Cumani e da Calcidesi, anno di fondazione della stessa Cuma; tuttavia non mancano studiosi, anche contemporanei, che si affidano alla cronologia, non del tutto affidabile, avanzata da Eusebio di Cesarea, il quale ne suggerisce l'erezione nel 757 a.C.[29] Sulla base di questa discussa fondazione risulterebbe antecedente alla apoikia, colonia greca, di Naxos e pertanto sarebbe, contrariamente a quanto asserito dalla pluralità delle fonti antiche, la prima in Sicilia. Fondata con il nome di Zancle, dal greco Ζὰγκλης, che riprende un termine siculo che significa "falce", perché la penisola di San Raineri, porto naturale della città, somiglia a una falce. Assunse il nome di Messene[30] quando Anassilao di Reggio, intorno al 491 a.C., la conquista ai danni dei Milesii, dei Samii, e dall'esercito di Ippocrate di Gela[30], e la ripopola con, tra gli altri, elementi provenienti dalla Messenia. Già dai primi anni del V secolo a.C. entrò a fare parte dell'Arcontato di Sicilia, entità statale monarchica istituita dal Tiranno siracusano Dionisio I, unificando tutte le poleis siceliote della Sicilia centro-orientale e della Calabria meridionale, sotto l'egemonia di Siracusa, che diventò un vero e proprio regno siceliota nel 304 a.C. con Agatocle. Nella seconda metà del III secolo a.C., Messina venne occupata dai Mamertini, mercenari che avevano combattutto per Re Agatocle[31]. I Romani la conquistarono nel 264 a.C. e nel 241 a.C. la ribattezzarono Messana, dopo la vittoria nella prima guerra punica[32] e dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente fu prima in possesso dei Bizantini che la ribattezzarono Messina[33], dagli Arabi che la conquistarono nell'843 d.C.[34] Nel 1061 venne conquistata dai Normanni, con l'aiuto di Ruggero I d'Altavilla[35].
Con la nascita, nel 1130, del Regno di Sicilia, durante le Dinastie degli Altavilla, degli Svevi, degli Angiò e degli Aragona-Sicilia[36][37], Messina raggiunse grande prosperità, divenendo capitale del Regno di Sicilia assieme a Palermo. La città, col suo fiorente porto fu anche legata alla lega anseatica[38]. Dal porto di Messina sono partite due importantissime spedizioni militari: per la terza crociata (1189-1192)[39] e per la battaglia di Lepanto (1571) guidata da Don Giovanni D'Austria.[40] Nel 1674 si ribellò alla Spagna; nella repressione che ne seguì la città perse ogni forma d'autonomia, senato compreso. Nel XVII secolo, con una popolazione di oltre 120 000 abitanti, Messina fu tra le dieci più grandi città d'Europa.[41] Fu colpita da un grave terremoto nel 1783. Entrò a far parte del Regno d'Italia dopo la spedizione dei Mille garibaldina del 1860. Il ministro Giuseppe Natoli riportò Messina ai fasti del passato, appena eletto deputato di Messina al neocostituito Parlamento siciliano fece approvare una mozione, il 31 marzo 1848, per restituire a Messina il porto franco soppresso sessant'anni prima dai Borboni; la proposta fu approvata all'unanimità[42]. Il biologo russo Il'ja Il'ič Mečnikov scoprì la fagocitosi in città nel 1882.[43] Nel 1908 la città subì un altro terribile terremoto e in seguito, fu devastata dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dal 1º al 3 giugno 1955 si tenne in città la cosiddetta "Conferenza di Messina", alla base del trattato di Roma e della moderna Unione europea.
Con "terremoto della Calabria meridionale del 1783" (anche denominato terremoto di Reggio e Messina del 1783) si designa un'intensa sequenza sismica che colpì l'area dello stretto di Messina e la Calabria meridionale, culminando con 5 forti scosse, superiori a Mw 5,9, tra il 5 febbraio e il 28 marzo 1783. Fu la più grande catastrofe che colpì il Mezzogiorno nel XVIII secolo. Oltre a causare danni immensi radendo al suolo le città di Reggio e Messina e provocando maremoti, il terremoto ebbe effetti duraturi sia a livello politico (l'istituzione della cassa sacra e il primo regolamento antisismico d'Europa), sia a livello economico e sociale. L'unica zona della Sicilia ad essere colpita dal terremoto fu Messina, dove restò in piedi solo la Cittadella, e morirono circa 650 persone[senza fonte]. Riporta una relazione del tempo:
«Molti furono i feriti, molti tratti dalle rovine, ma nella confusione e disordine niente può dirsi di più sicuro se non se essere stato un vero prodigio per coloro che scamparono la morte. Ecco brevemente descritta l'infausta tragedia accaduta in Messina, la destruzione delli cui Edificii supera il valore di cinque milioni, e la devastazione, e perdita de' Mobili, Mercanzie, Ori, Argenti e Danari fu un grave Oggetto di spavento, e di considerazione»
Goethe a quattro anni di distanza dall'evento durante il suo Viaggio in Italia giunge a Messina raccontando di una città ancora in rovina con gli abitanti costretti a vivere nelle baracche site nella parte settentrionale della città.
«I 30.000 superstiti erano rimasti senzatetto; la maggior parte delle case essendo crollate, e le mura lesionate delle rimanenti non offrendo un rifugio sicuro, si costruì in gran fretta, su una vasta prateria a settentrione, una città di baracche.»
Il terremoto di Messina è considerato uno degli eventi più catastrofici del XX secolo. L'evento si verificò alle ore 05:21 del 28 dicembre 1908 e in 37 secondi danneggiò gravemente la città causando migliaia di vittime. Nella nuvola di polvere che oscurò il cielo, sotto una pioggia torrenziale e al buio, i sopravvissuti, colti di sorpresa, non riuscirono a rendersi conto immediatamente dell'accaduto. Alcuni si diressero verso il mare, altri rimasero nei pressi delle loro abitazioni, nel tentativo di portare soccorso a familiari e amici. Qui furono colti dalle esplosioni e dagli incendi causati dal gas che si sprigionò dalle tubature interrotte. Gli incendi si estesero, mandando in fiamme case, edifici e palazzi ubicati nelle vicinanze della costa.
Ai danni provocati dalle scosse sismiche e a quello degli incendi si aggiunsero quelli causati da un fortissimo maremoto. Esso si riversò sulle zone costiere di tutto lo stretto di Messina con ondate devastanti stimate, in base alle località, tra i 6 m e i 12 m di altezza. Provocò molte vittime fra coloro che si erano ammassati sulla riva del mare. Nel loro ritirarsi, le onde risucchiarono barche, cadaveri e feriti. Alcune navi alla fonda furono danneggiate, altre riuscirono a mantenere gli ormeggi entrando in collisione l'una con l'altra ma subendo danni limitati. Il villaggio del Faro situato a pochi chilometri da Messina andò quasi integralmente distrutto. La forza delle onde spazzò via le case situate nelle vicinanze della spiaggia anche in altre zone. Le località più duramente colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Briga e Paradiso, Sant'Alessio e le altre località fino a Riposto sulle coste siciliane.
Gravissimo fu il numero delle vittime: Messina, che all'epoca contava circa 140 000 abitanti, ne perse circa 70 000[44]. Al tragico terremoto del 1908 è legata una pagina significativa dell'amicizia fra la città e il popolo russo. I primi soccorritori giunti a Messina, infatti, furono proprio i marinai della flotta imperiale russa, che si trovava nel porto di Augusta per delle esercitazioni.[45]
Il 6 gennaio 1975, 11 marzo 1978, 15 aprile 1978 e il 13 dicembre 1990 ci sono state altre scosse.[46]
Il pomeriggio del 1º ottobre 2009 la città di Messina in particolare nella frazione di Giampilieri, assieme al comune limitrofo di Scaletta Zanclea, è stata colpita da una terribile alluvione dalle conseguenze drammatiche: centinaia di edifici gravemente danneggiati o distrutti, danni importanti alle infrastrutture (strade, ponti, ferrovie) e un pesante tributo di vite umane: 37 morti, quasi 102 feriti e 6 dispersi.
Lo stemma e il gonfalone della città di Messina hanno conformazione indicata nel decreto di riconoscimento del 1º maggio 1942 e adeguato al successivo decreto legislativo luogotenenziale 26 ottobre 1944, n. 313. Lo stemma della città di Messina è araldicamente così descritto: "Scudo a testa di cavallo, di rosso alla croce d'oro, circondato da due tralci di vite al naturale fruttati d'oro, timbrato dalla corona di città"[47].
La città di Messina ha ricevuto per la sua storia ben tre medaglie d'oro e una onorificenza straniera (Montenegro):
Nel corso dei secoli, diversi eventi distruttivi, sia per opera umana sia naturali, hanno devastato la città, che oggi presenta un aspetto moderno, frutto soprattutto delle ultime ricostruzioni dopo il terremoto del 1908 e i bombardamenti dal 1940 al 1943[44]. Molte delle opere d'arte e degli edifici realizzati nei secoli sono andati perduti, ma la città conserva ancora esempi monumentali di assoluta rilevanza.
Altre chiese sono state distrutte dal terremoto del 1908:
Alcuni palazzi cittadini
Molti palazzi sono stati distrutti dai terremoti del 1783, del 1908 e dai bombardamenti del 1943:
Davanti al Porto di Messina, dal 1589, è stata realizzata una grande palazzata, visibile all'arrivo in città dal mare. È stata distrutta dal terremoto del 1783, ricostruita e distrutta dal terremoto del 1908, ricostruita e oggi presente solo in parte:
Della Palazzata di Samonà sono oggi presenti:
Necessita di lavori per essere dato alla pubblica fruizione il Pilone di Torre Faro.
Alcune fontane cittadine
Il cimitero monumentale è, dal punto di vista artistico, il secondo maggior cimitero d'Italia dopo quello di Genova.[97]
Castello del Santissimo Salvatore
Fu fatto edificare da Carlo V nel 1540 circa, sul braccio estremo della falce portuale, nel luogo in cui un tempo esisteva l'antica sede dell'Archimandritato del Santissimo Salvatore. Sulla torre "Campana", posta all'estremità, si trova una stele di 60 metri di altezza, che sostiene una grande statua benedicente della Madonna della Lettera in bronzo dorato (alta 6 metri), opera di Tore Edmondo Calabrò. La stele fu illuminata per la prima volta nel 1934 da papa Pio XI, che azionò dal Vaticano un radiocomando di Guglielmo Marconi; essa appare a chi giunge dal mare e in atto benedicente verso la prospiciente città.
È una delle fortificazioni di pregio di Messina, progettato dal Antonio Ferramolino da Bergamo, regio ingegnere militare, nel 1540 e costruito in posizione dominante, a Montepiselli, nell'ambito del progetto di costruzione di nuove possenti mura e fortificazioni per la città di Messina, voluto da Carlo V, che resero la piazzaforte la più munita del bacino del Mediterraneo. Prese il nome dal viceré dell'epoca don Ferrante I Gonzaga.
Imponente costruzione militare a pianta stellare (5 baluardi), situata all'imboccatura della falce del porto. Fu costruita dal 1678 al 1681 dagli spagnoli, per controllare la città dopo la rivolta del 1674. Essa è nota per i lunghissimi bombardamenti compiuti sulla città durante l'Assedio di Messina del 1848, quando la città insorse contro il dominio borbonico e fu semidistrutta dal fuoco delle artiglierie dell'esercito del regno delle Due Sicilie nel corso della repressione. Gran parte di essa è in stato di abbandono.
Forti Umbertini[98]
I Forti detti Umbertini sono così chiamati perché costruiti durante il regno di Umberto I di Savoia per la difesa dello Stretto. Sono 22 in tutto (13 sulla costa siciliana e 9 sulla costa calabra) e in genere sono posizionati su alture.
Altre strutture
Esistono poi villette molto più piccole:
Necessitano di lavori per essere dati alla pubblica fruizione due importanti aree della città:
La popolazione cittadina ha raggiunto un massimo di 260 118 abitanti nel 1981, dopo di che è diminuita al ritmo di 1 000 abitanti l'anno. Il primo motivo del fenomeno è la cronica crisi occupazionale, il secondo il trasferimento verso i comuni limitrofi. Il censimento del 1911 registrò una drastica contrazione per il terremoto del 1908. Le vittime furono in realtà molto più numerose di quanto appaia da una semplice sottrazione tra i dati di quel censimento e quello precedente, perché la città, quasi interamente spopolata, fu ripopolata da abitanti di altre zone della Sicilia e della Calabria, attratti dalla ricostruzione e dai larghi vuoti apertisi negli impieghi pubblici e nel commercio. Le famiglie messinesi che abitavano la città da prima del 1908 sono oggi pochissime.[117] Popolazione storica (migliaia)[118]
Abitanti censiti[119]
Secondo le statistiche ISTAT[120] al 31 dicembre 2022 la popolazione straniera residente a Messina era di 11 080 persone, pari al 5,1% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate erano:[120][121]
Secondo la tradizione cattolica, San Paolo, nel corso delle sue peregrinazioni per il Mediterraneo alla volta di Roma per diffondere la Buona Novella, sarebbe approdato nell'anno 41 d. C. a Messina, città già allora molto fiorente dal punto di vista economico grazie al suo porto.[122]
Qui egli, predicando la dottrina cristiana, avrebbe infiammato subito i cuori di molti messinesi e, tra essi, dei Senatori cittadini del tempo, i quali, saputo dall'Apostolo delle Genti dell'esistenza, a Gerusalemme, della Madre del Signore, decisero subito di recarvisi per chiedere la sua benedizione sulla Città.[122]
La Madonna scrisse di suo pugno e consegnò agli ambasciatori messinesi una Lettera, in cui Ella benediceva la Città e i suoi abitanti e si costituiva sua perpetua Protettrice. L'8 settembre del 42 d.C. la nave recò gli ambasciatori nella città dello Stretto con la Lettera di Maria, che la stessa Celeste mittente aveva arrotolato e legato con alcuni dei suoi capelli. Tale missiva risulterebbe essere conservata presso i Musei Vaticani a Roma. Secondo una leggenda, Maria avrebbe scelto di essere la patrona dei messinesi e non il contrario. Questa tradizione ha contribuito molto a radicare nella città il culto mariano.[122]
«Vos et ipsam Civitatem benedicimus»
«Benediciamo voi e la vostra Città»
Da allora Messina per i cattolici divenne città mariana per eccellenza, vantando come credenziale l'essere stata scelta "direttamente dalla sua Patrona". Tale scelta sarebbe attestata da un'affermazione di Flavio Lucio Destro, del II secolo. Nel Duomo è custodita la reliquia del capello della Madonna, che viene portata in processione su un artistico vascelluzzo d'argento il giorno del Corpus Domini. Si racconta che a seguito di una pestilenza la popolazione di Palmi era ridotta notevolmente e il Senato Messinese decise di portare parte della Ciocca dei Capelli in processione a Palmi, quando arrivarono alle porte della cittadina calabrese la peste finì immediatamente. Per riconoscenza la domenica dopo il 15 agosto viene replicata a Palmi la processione della Vara (assunzione in cielo di Maria).[122]
I cattolici celebrano la festa della Madonna della Lettera il 3 giugno, con una partecipata processione del fercolo d'argento cesellato con la statuetta argentea della Madonna, modellata da Lio Gangeri nel 1902 e la reliquia del Capello di Maria contenuta in un prezioso ostensorio (la Lettera è andata perduta in uno dei tanti incendi che devastarono il Duomo nel corso della sua travagliata storia).
La città di Messina ospita molte minoranze religiose: i pentecostali sono i più numerosi, ci sono anche testimoni di Geova, mormoni, valdesi e una forte concentrazione islamica per via delle forti immigrazioni.[122]
La festa del Venerdì Santo si snoda per le principali vie della città la processione delle Barette (Varette), risalente al 1610[123] e composta da undici gruppi statuari raffiguranti episodi della Passione di Cristo. Tale processione si è svolta a più riprese da più di 150 anni e deve il nome di Barette al fatto che nelle prime edizioni vi era solo il simulacro della Madonna Addolorata e un fercolo con il Cristo morto e cinque barette rappresentanti i misteri. Tra le ultime interruzioni quella durata qualche anno per il terremoto del 1908 e il periodo della seconda guerra mondiale. Nel corso degli anni si sono via via aggiunti altri simulacri fino a essere i ventuno odierni. Le barette rimangono custodite nell'Oratorio della Pace che ha un portale risalente al periodo preterremoto.
Il giorno della festa del Corpus Domini, dalla Cattedrale si snoda una lunga processione preceduta da fedeli cattolici incappucciati detti "Babaluci" e da tutte le associazioni, congregazioni e arciconfraternite religiose della città. Assieme all'ostensorio con il SS. Sacramento, portato sotto un ricco baldacchino in seta dall'Arcivescovo, viene portato a spalla il "Vascelluzzo" (piccolo vascello), fercolo in argento cesellato adornato di piccoli drappi rossi e spighe di grano. L'opera è un ex voto fatto dai messinesi in segno di ringraziamento verso la Madonna della Lettera che, secondo la leggenda, in occasione di varie carestie, fece giungere nel porto della città alcuni vascelli carichi di grano. Il Vascelluzzo viene conservato presso la Chiesa dei Marinai ed è esposto dietro un vetro di sicurezza oltre a due pesanti grate di ferro sovraesposte. La mattina del Corpus Domini viene portato a spalla da 16 persone, con un'andatura tale da far sembrare che il Vascelluzzo navighi nel mare, ed entra nel Duomo allo scoccare del mezzogiorno. Una volta arrivato all'altare maggiore viene posta al centro del vascelluzzo la reliquia della Ciocca di capelli della Madonna. Alla sera dopo la S. Messa il Vascelluzzo privo della reliquia viene riportato in processione alla Chiesa dei Marinai dove viene accolto con lo sparo dei fuochi d'artificio.[124]
La festa cattolica più importante è, però, quella che si svolge a ferragosto di ogni anno: viene portata in processione da migliaia di fedeli, vestiti di bianco e blu e a piedi scalzi, un'antica macchina votiva: la Vara, raffigurante le fasi dell'Assunzione della Vergine Maria al cielo. La Vara, alta circa 13 metri e mezzo, poggia su grandi scivoli metallici e presenta numerose figurazioni in materiali diversi di angeli, le due grandi sfere rotanti del Sole e della Luna e, in cima, la statua del Cristo che, con una mano, sorregge Maria, in atto di portarla all'Empireo; i fedeli la trascinano tirando le lunghe gomene (230 m ciascuna, spessore 5 cm) che vi sono attaccate alla base lungo il selciato precedentemente bagnato del corso Garibaldi, da piazza Castronovo a via I settembre e poi da via I settembre, arteria storica della città, fino a Piazza Duomo, dove la processione si conclude a sera. Dalle 23:00 un grande spettacolo pirotecnico, visibile da tutto lo Stretto, chiude la giornata di festa.
La Vara è una macchina trionfale, costruita per la prima volta nel 1535, in onore dell'imperatore Carlo V, in quell'anno in visita a Messina. Una importante testimonianza cinematografica della processione della Vara la si ha nel film Made in Italy, un film italiano a episodi del 1965 diretto da Nanni Loy. Si racconta che nel giugno del 1575 scoppiò a Messina una epidemia di peste che durò circa trent'anni procurando la morte di oltre 40 000 persone, dopo la battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) e in breve tempo si propagò anche a Reggio Calabria e nelle altre coste della Calabria. I cittadini di Palmi accolsero quanti fuggirono dalla città peloritana e inoltre, tramite i suoi marinai, mandarono aiuti tramite generi di vitto e olio. Superata la calamità, la città di Messina in segno di riconoscenza verso la cittadina calabrese, con delibera del Senato cittadino volle donare alle autorità ecclesiali di Palmi, in segno di ringraziamento per gli aiuti prestati, uno dei presunti capelli della Madonna che furono portati nella città siciliana nel 42 d.C. unitamente a una lettera di benedizione e di protezione attribuita alla madre di Cristo.[125]
Nei giorni precedenti il 15 agosto, le vie della città sono percorse dalla processione festante dei due Giganti e del Cammello, assieme a numerosi gruppi folkloristici. In particolare, le due colossali statue a cavallo raffigurano i leggendari fondatori della città, la messinese Mata e il moro Grifone (detti "u giganti e a gigantissa").
Le statue derivano dai giganti processionali dell'antica tradizione catalana, ancora oggi presenti in molte zone della Catalogna e usati in occasione di varie festività, come Tarragona per la festa di Santa Tecla, o durante la fiesta Mayor de Reus che si svolge il giorno di San Pietro Reus. Il contatto con la dominazione catalana fece pervenire la tradizione dei giganti processionali che si è diffusa anche in Sicilia e oggi è legata al culto della Vergine Maria, come nel caso dei giganti Mata e Grifone della festa della Assunta a Messina e dei giganti Kronos e Mytia della festa della Madonna della luce di Mistretta, mentre il Cammello ricorda l'ingresso trionfale a Messina, all'inizio della conquista della Sicilia sottratta agli Arabi, del normanno Conte Ruggero I d'Altavilla, che secondo la tradizione avvenne proprio a dorso di cammello. [126][127]
Messina è sede di:
Direzione Investigativa Antimafia , in via D' Arrigo[131]
Caserma "Nicola Calipari "della Polizia di Stato[132]
Licei Classici
Licei Linguistici
Licei Musicali e Coreutici
Licei Artistici
Licei delle Scienze Umane
Licei Scientifici
Istituti Tecnici del settore Tecnologico
Istituti Tecnici del settore Economico
Istituti Professionali del settore Servizi
Istituti Professionali del settore Industria e Artigianato
Istituti Professionali (nuovi indirizzi)
Messina ha fornito l'ambientazione di due opere teatrali di Shakespeare, Molto rumore per nulla e Il racconto d'inverno. Nell'agosto 2011 il consiglio comunale di Messina ha deliberato di concedere la cittadinanza onoraria post-mortem a William Shakespeare, i cui natali, secondo alcune ipotesi, sarebbero avvenuti proprio a Messina[141].
Nel romanzo fantascientifico I condannati di Messina dello scrittore statunitense Ben Bova, la città peloritana è la sede del governo mondiale.
L'Università di Messina, fondata nel 1548 da S. Ignazio di Loyola come "primum ac prototypum collegium Societatis Jesu", ovvero primo Collegio al mondo della Società di Gesù, conta oggi circa 52 000 iscritti ed è la terza università siciliana per numero di studenti (Palermo e Catania contano circa 62 000 iscritti). L'attività didattica è divisa in 11 facoltà, che offrono oltre 110 corsi di laurea.
Nella città metropolitana ha sede nei comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Patti e Taormina.[147]
Il Museo Regionale di Messina (ribattezzato MuMe), già "Museo Nazionale", passato alla Regione Siciliana in applicazione dell'autonomia isolana, fu concepito dopo il 1908 nei locali di un'antica filanda di seta, nella spianata di San Salvatore dei Greci (all'incrocio tra viale della Libertà e viale Annunziata) per accogliere quanto di artistico era stato possibile recuperare dalle macerie della città.
Le sezioni museali sono organizzate in modo da offrire, attraverso le testimonianze artistiche, un quadro cronologico della ricca storia culturale di Messina attraverso i secoli. Ospita, tra le opere più importanti, quelle dei numerosissimi artisti messinesi, Girolamo Alibrandi e poi Il Polittico di San Gregorio e un'altra tavoletta bifronte di Antonello da Messina e due tele di Michelangelo Merisi da Caravaggio, la Resurrezione di Lazzaro e l'Adorazione dei Pastori, opere di Alonso Rodriguez, Mattia Preti, Guercino, Onofrio Gabriello, Mario Minniti, Antonino Barbalonga Alberti, Colijn de Coter, Giovan Battista Quagliata, Matthias Stomer, Domenico Marolì.
Il Museo ospita inoltre una ricca mostra permanente degli argenti messinesi, a testimonianza delle straordinarie capacità artistiche degli argentieri messinesi. Dal 2010 è in corso il trasferimento nei moderni locali del nuovo Museo, adiacenti ai vecchi.
Il Museo della Cultura e Musica popolare dei Peloritani, inaugurato nel 1996 nella frazione "Gesso" della zona Nord della città. È aperto ogni domenica, oppure durante la settimana su prenotazione. Unico nel suo genere in Sicilia, basa l'allestimento museale sul criterio della multidisciplinarità: video, ipertesti, ascolto digitale, animazione con suonatori e cantori della tradizione, supporti letterari, fotografici, iconici, didascalici e didattici. Custodisce tutti gli strumenti musicali della tradizione peloritana, tra cui le zampogne (ciarameddi in dialetto), i flauti in canna (friscaletti), tamburi e tamburelli, scacciapensieri, conchiglie e una ricca documentazione fotografica.
Raccoglie in una mostra permanente manoscritti, documenti, fotografie, pubblicazioni, onorificenze provenienti dall'Archivio Quasimodo, acquisito dalla città metropolitana di Messina. La mostra, finalizzata a esaltare gli aspetti fondamentali della vita e delle opere di Salvatore Quasimodo (che visse gran parte della sua vita nella città dello Stretto), si articola in nove sezioni dove sono esposte alcune opere significative del poeta ma anche del traduttore, del critico d'arte, del critico teatrale e perfino del librettista di opere musicali. A corredo dell'importante patrimonio artistico vi sono numerose fotografie, autografi e illustrazioni. Si trova all'interno dei locali della Galleria provinciale d'arte moderna e contemporanea di via XXIV maggio.
Aperta nel 1998, si trova presso la sede della città metropolitana di Messina (con ingresso da via XXIV maggio) la Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea nella quale sono esposte opere di noti artisti come Renato Guttuso, Giuseppe Migneco, Felice Casorati, Lucio Fontana, Giò Pomodoro, Max Liebermann, Franco Angeli, Agostino Bonalumi, Mimmo Rotella, Corrado Cagli, Giuseppe Santomaso, Toti Scialoja, Howard Hodkin, Mario Mafai, Alighiero Boetti, Felice Canonico, Giuseppe Mazzullo, Carlo Morganti, Jonathan Togo, Mario Calandri, Victor Pasmore, Concetto Pozzati.
Allestito nei locali della chiesa di San Giovanni di Malta, nella via omonima, storica sede dell'ordine dei Cavalieri di Malta, custodisce numerosi esempi di arte sacra negli ambiti soprattutto dell'argenteria e dell'oreficeria (campi in cui Messina fu tra le principali città d'Italia in passato) e dei paramenti liturgici in seta, riccamente ricamati[153]. All'interno vi sono le tombe di San Placido, San Martino e Francesco Maurolico, con relativi affreschi, e il crocifisso che parlò a Sant'Annibale Di Francia.
Il Tesoro del Duomo di Messina, custodito ed esposto nel corpo aggiunto sulla fiancata Sud del tempio, è una ricchissima raccolta di preziosi oggetti di culto appartenuti alla Cattedrale sin dal Medioevo, in massima parte argenteria opera della rinomata scuola orafa messinese. Il pezzo più prezioso del Tesoro è la cosiddetta "Manta d'oro", preziosissimo rivestimento del quadro della Madonna della Lettera nelle grandi feste, tutta d'oro finemente cesellato con motivi floreali e geometrici; è opera dell'orafo fiorentino Innocenzo Mangani, che la eseguì nel 1668. Il Tesoro custodisce inoltre una ricchissima collezione di paramenti e oggetti sacri; anche qui spiccano i lavori di orafi e argentieri messinesi.
Realizzato nei pressi del Santuario-Basilica di S. Antonio di Padova, nell'annesso Istituto dei Padri Rogazionisti, è stato realizzato su progetto dell'architetto Livio Lucà Trombetta e inaugurato nel 2000 da mons. Ignazio Cannavò, Arcivescovo emerito di Messina. Il museo riproduce, in scala 1:2, il quartiere "Avignone", il più malfamato della Messina preterremoto, luogo d'azione del messinese Sant'Annibale Maria Di Francia, canonizzato nel 2004. Il Museo custodisce anche oggetti provenienti dal quartiere, tutti i ricordi e le vesti del Santo. Si trova all'incrocio tra la via Santa Cecilia e la via Cesare Battisti.
Sito sul lato settentrionale della centrale "villa Mazzini", fu costruito verso la fine degli anni cinquanta dall'Istituto talassografico del CNR di Messina. L'acquario, successivamente passato alla proprietà comunale, oggi ospita in 22 vasche mediterranee e 8 acquari che riproducono ambienti acquatici del mondo circa 100 specie ittiche. Vi è annesso un museo della fauna marina. Nasce da un'idea, del 1868, del naturalista tedesco Anton Dohrn per osservare e studiare la fauna dello Stretto. L'acquario di Messina, unica struttura di tal genere in Sicilia, fa parte, insieme a Milano, Napoli, Livorno e Trieste, del ristretto gruppo di Acquari storici d'Italia. Al suo interno vi sono presenti specie endemiche dello Stretto di Messina, uniche al mondo.
Il museo zoologico "Cambria", di pertinenza del Dipartimento di Biologia animale ed ecologia marina della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Ateneo messinese, è sito nei locali del dipartimento nel polo universitario di contrada Sperone, nella zona Nord della città. Di notevole interesse naturalistico, conserva ricche collezioni di vertebrati, insetti e molluschi, con particolare riferimento alla fauna dello Stretto di Messina.
Dati di osservazione sismologia e rilevazione meteorologica, consultazione biblioteca. Si trova in via Osservatorio.
Fondato nel 1638, è uno dei tre orti botanici siciliani. Si trova all'incrocio tra la circonvallazione e la via Pietro Castelli.
Il Museo storico della fortificazione permanente dello Stretto di Messina, fondato nel 2003 con il patrocinio del Comune di Messina e dell'UNESCO, è ospitato nei locali del Forte Cavalli uno dei tanti costruiti su entrambe le sponde dello Stretto intorno al 1890 per difendere il braccio di mare da una paventata invasione francese. Il percorso espositivo, partendo dagli studi balistici del generale Giovanni Cavalli, inventore della rigatura dei cannoni, racconta la storia della difesa dello Stretto dal periodo post-unitario alla seconda Guerra Mondiale mediante tavole iconografiche e oggetti appartenenti alla struttura. Il forte custodisce anche il più grande cannone italiano della seconda guerra mondiale (16 tonnellate per 10 metri di lunghezza), donato dal Ministero della Difesa e dichiarato Monumento ai Caduti di tutte le Guerre.
Sono esposti centinaia di Pupi e manoscritti di fine '800 inizio Novecento, teste e tele di Vasta e Marino, una serie di attrezzi atti alla costruzione dei "pupi", scenografie, foto degli spettacoli. Teatro "Rosario Gargano" c/o Istituto "Angelo Pajno" di Messina, a Gravitelli.
Museo Messina nel 900[161]
Antiquarium comunale, situato a Palazzo Zanca[162]
Museo d' arte contemporanea Horcynus Orca (MACHO)[163]
Museo delle armi antiche di Messina[164]
Quotidiani
Messina, città del mito e tragico scenario del terremoto del 1908 che rase al suolo la città, è una delle più «gettonate» città del cinema siciliane.
I primissimi filmati girati a Messina risalgono alla fine dell'Ottocento e sono stati girati da un operatore della casa Lumière:
Il terribile cataclisma del 1908 colpì la fantasia di scrittori e registi:
Dopo il terremoto, vengono girati a Messina alcuni film a soggetto e storici:
Lorenzo Perosi ha dedicato alla città di Messina la sua Suite n.4 per ricordare la più grande catastrofe naturale - i 37 secondi più lunghi - che la storia europea ricordi in tempi storici[senza fonte]. La composizione sinfonica è stata eseguita in prima assoluta nella stessa città nel 2019, sotto la direzione del M° Giuseppe Ratti[175].
Le specialità della cucina messinese sono i piatti a base di pesce e frutti di mare: pesce spada, pesce stocco, cozze, costardelle, neonata e tonno. A base di carne, le braciole (taglio unico e diverso dal resto d'Italia) e il falsomagro. Dolci tipici messinesi sono: la pignolata glassata, il bianco e nero, i cannoli di ricotta con la variante al cioccolato, la cassata siciliana. Tipici anche la focaccia messinese (scarola riccia, acciughe dissalate pepe nero e formaggio tuma), il pane alla disgraziata[177][178] i rustici (arancini, i pidoni, mozzarelle in carrozza e sfoglie) e la granita, dai gusti vari (fragola, limone, mandorla, gelsi, cioccolato, pistacchio e, molto apprezzata, la granita al caffè con panna) accompagnata dalla tradizionale brioscia. I piatti della tradizione legati alle varie ricorrenze liturgiche sono: i pidoni (una specie di calzoni ripieni di scarola bianca riccia, acciughe sotto sale e scamorza venivano preparati il giorno dell'annunciazione il 25 marzo, ma anche in molte altre occasioni per esempio il giorno di san Giuseppe, il lunedì di Pasqua, il giorno dell'immacolata, la vigilia di natale, il giorno di santo Stefano). U ciusceddu (piatto a base di carne bovina tritata, ossa di vitello, ricotta fresca, uova, pangrattato formaggio maiorchino, pomodori, cipolla sedano e prezzemolo), era d'uso prepararlo il giorno di Pasqua e la pasta 'ncaciata (gli ingredienti per la preparazione sono: carne bovina, un pollo novello, fegatini, carne magra bovina tritata, uova, salame sant'Angelo di Brolo, scamorza, formaggio pecorino stagionato, pangrattato, melanzane, salsa di pomodoro, cipolla, pasta del tipo corta liscia, prezzemolo, basilico, strutto, sale e pepe nero macinato). Questo piatto tipico era consuetudine preparalo il 15 agosto festa dell'Assunta una festa molto sentita nella città di Messina dove viene portata in processione la Vara, una maestosa macchina votiva di forma piramidale, alta circa 14 metri e dal peso di circa 8 tonnellate.
Presso il quartiere fieristico si è svolta fino al 2012 la grande campionaria internazionale (ogni anno, dal 1º al 15 agosto) e numerose altre manifestazioni fieristiche di settore nel corso dell'anno.
La Fiera di Messina è la più antica del mondo fu fondata il 2 aprile 1296 da Federico II d'Aragona il quale consentì che i messinesi, per quindici giorni l'anno, aprissero una fiera sgravata dagli obblighi tributari.
Con l'ultima campionaria nel 2012 si è conclusa la fiera che a più ripresa ha avuto più di settecento anni di vita. Il complesso fieristico è stato definitivamente chiuso e demolito al suo posto sorgerà il prosieguo della passeggiata a mare[180]
Il territorio del comune di Messina è suddiviso in sei circoscrizioni[181].
L'area metropolitana di Messina, ad oggi ancora inattuata, è stata istituita nel 1986 dalla Regione Siciliana e delimitata con un decreto del 1995. Essa includerebbe 51 comuni su una superficie di 1135 km² e sarebbe caratterizzata da una ininterrotta conurbazione costiera nastriforme di 150 km compresa tra Furnari sul Tirreno e il fiume Alcantara sullo Jonio, passando per Milazzo, Barcellona Pozzo di Gotto, Lipari, Taormina e Giardini Naxos.
Particolarmente rilevante in passato, quando annoverava pregiatissime produzioni derivate come la seta e i derivati agrumari, ancor oggi l'agricoltura riveste un ruolo importante nell'economia messinese.
Le attività agricole e d'allevamento sono ancor oggi praticate nelle campagne dei villaggi del Comune di Messina. Tra le produzioni agricole, spiccano:
Diffuso è anche l'allevamento di vari tipi di animali da carne rossa in particolare di ovini, di cui è tradizione in città mangiarne le carni cotte in forno a legna, ma soprattutto di bovini le cui interiora vengono arrostite sulla brace e vendute anche per strada, piatto che in dialetto messinese vengono chiamate: taiuni, virina e paddi i boi[185]. Il latte fresco, viene utilizzato per la produzione di:
Il settore secondario non è particolarmente sviluppato in città, dove è (ed era) imperniato sulle industrie di medie dimensioni, in diverse sedi:
Un capitolo a parte è invece il settore della cantieristica navale, vivo e presente nella zona falcata del porto cittadino, sede dei cantieri navali Rodriquez (ora Intermarine) e dei cantieri navali Palumbo
Il terziario è, storicamente, il "settore trainante" dell'economia cittadina. Ciò è dovuto in parte alla presenza del porto, che in passato era un importante scalo d'esportazione per i prodotti locali (vino, seta, e su tutto, i derivati agrumari)[190] e ancora oggi è un importante scalo merci (in particolare, materie prime e materie lavorate da/per le industrie di trasformazione del territorio).
Il settore turistico si è sviluppato negli ultimi anni[non chiaro] con la presenza annuale in città dei croceristi, risollevando Messina da una grave crisi nel settore dovuta alla vicinanza dei grandi poli di attrazione di Taormina e delle Isole Eolie (che fanno della città metropolitana la seconda più visitata del Mezzogiorno dopo Napoli e la prima in Sicilia)[senza fonte]. Nel 2017 sono stati 367 269[7] i croceristi sbarcati al porto della città.
Con le dovute distinzioni tra turisti e non turisti, le statistiche danno il settore turistico in netta crescita rispetto agli anni passati[non chiaro], soprattutto per quanto riguarda le presenze di turisti stranieri, grazie alle attrattive artistiche (centro storico e monumenti, Museo Regionale con le opere di Antonello e Caravaggio) e naturalistiche (Capo Peloro, laghi di Ganzirri, monti Peloritani).[191].
Particolarmente vivo il settore balneare, in particolare per le coste della zona nord, intorno a Capo Peloro (il punto più vicino alla costa calabrese, in cui sorge il faro), che si affacciano sul Mar Ionio (e dunque sullo Stretto) e sul Mar Tirreno.
La tangenziale autostradale di Messina è parte della A20 Messina-Palermo[192] che attraversa il territorio urbano da sud alla zona centro-nord. Ci sono 7 svincoli: Messina sud Tremestieri, Messina San Filippo, Messina Gazzi, Messina Centro, Messina Boccetta, Messina Giostra-Annunziata, Messina nord Villafranca. La città è servita anche dalla Autostrada A18 Messina-Catania.
La città di Messina è collegata, via ferrovia, con il capoluogo di regione, Palermo e con Catania e Siracusa. Le stazioni ferroviarie principali della città sono:
Dal 2010, sulla tratta Messina-Giampilieri della ferrovia Messina-Siracusa, è attivo un servizio ferroviario suburbano definito Metroferrovia di Messina. Il servizio, gestito da Rete ferroviaria italiana, interessa 10 stazioni su 15 km interamente elettrificati e a doppio binario; le stazioni e le fermate servono i quartieri e le frazioni litoranee della città di Messina.
Dal 1º maggio 2021, in seguito a un accordo tra Trenitalia e ATM (l'azienda di trasporto urbano di Messina) è stato istituito il biglietto unico e la nuova tariffa metropolitana[193].
Messina, sede di Autorità portuale, possiede il più grande porto naturale attrezzato della Sicilia. Messina è collegata al continente con servizi di traghetti e aliscafi sia per Villa San Giovanni (24 ore al giorno, 7 giorni la settimana) sia per Reggio Calabria. I collegamenti con Villa San Giovanni permettono il trasporto dei convogli ferroviari.[6] A Messina fanno capo servizi Ro-Ro denominati commercialmente "autostrada del mare".
Il porto di Messina è il decimo in Italia (dopo Civitavecchia, Venezia, Napoli, Livorno, Savona, Genova, Bari e Palermo, La Spezia) per attività crocieristica[7] e il primo porto italiano per trasporto di passeggeri[6], nonché tra i primi d'Italia per estensione;
Dal 2006 la città è dotata di un secondo porto, costituito da due invasature per le navi traghetto che trasportano camion verso la Calabria. Il nuovo porto sorge nella periferia meridionale, nel sobborgo di Tremestieri, ed è agevolmente raggiungibile grazie al collegamento con lo svincolo Messina Sud - Tremestieri della tangenziale di Messina. Il nuovo porto mira ad assorbire la gran parte del traffico gommato pesante in attraversamento liberandone il centro cittadino. Il progetto di ampliamento, finanziato e appaltato da molti anni non è ancora concluso[194].
La città dispone di una rete di autoservizi urbani gestiti dalla società ATM[195]. La città dal 3 aprile 2003 è servita per circa 7,7 chilometri dello sviluppo longitudinale del centro urbano da una linea tranviaria. Il servizio tram è integrato dal parcheggio a raso Annunziata al capolinea nord e dal parcheggio a raso Gazzi Zir al capolinea sud.[196]
Dal 1917 al 1951 era presente una rete di tranvie urbane realizzata a partire dall'elettrificazione delle due linee tranviarie a vapore Messina-Giampilieri e Messina-Barcellona.[197]
A seguito del turno elettorale del 12 giugno 2022, viene eletto sindaco di Messina Federico Basile, proclamato il successivo 16 giugno.
Messina ospita i consolati di Danimarca, Germania, Islanda, Norvegia, Federazione Russa e Spagna[198].
Il comune di Messina fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.5 (Montagna litoranea di Messina)[204].
Negli ultimi anni si è sviluppato un interesse crescente per le maratone al punto che ora sono presenti due importanti appuntamenti in città. La Messina Marathon[207] che si disputa nella seconda metà di aprile che si disputa lungo il percorso della riviera nord; e la maratonina di mezzagosto che si disputa in notturna nel circuito ricavato nelle strade del centro.[208]
Messina è stata sede della cosiddetta "Grande Partenza" del Giro d'Italia nell'edizione del 1930, con il via ufficiale della corsa dal viale Garibaldi alla volta di Catania, dove si concluse la prima tappa con la vittoria di Michele Mara.[209] Inoltre, la città è stata sede di partenza di tappa in cinque occasioni e sede di arrivo di tappa per nove volte:[209]
L'ACI Messina organizzava annualmente il Rally Internazionale di Messina, valido per il campionato nazionale. La corsa automobilistica si snodava su percorsi interamente asfaltati, per un totale di oltre 500 km, su strade del comune e della città metropolitana. Altre gare automobilistiche che si sono svolte nell'ambito comunale sono state lo slalom Kalonerò nella strada che sale al villaggio di San Placido Calonerò[210], e lo slalom dei Colli Sarrizzo che ricalca la storica Coppa San Rizzo (o Sarrizzo)[211]. L'ultima gara di auto la "Ronde dei Peloritani"[212] svolta fino al 2013, su un'unica "prova speciale", ripetuta più volte, era ricavata lungo le strade dei Colli Peloritani appunto, ma non ha avuto lo stesso successo dei rally organizzati negli ottanta e novanta. Rimangono però gli appassionati che partecipano attivamente ai rally come equipaggi nelle gare che si svolgono in tutta la Sicilia. Sono rimaste come gare automobilistiche lo slalom di Salice dal 2017 e poi una sola prova speciale del Rally del Tirreno che parte sempre dalla frazione di Salice e percorrendo le strade dei colli San Rizzo giunge fino alla frazione di Gesso.
A Messina vengono svolte diverse regate veliche più o meno importanti tra cui sono stati organizzati per esempio nel 1982 i campionati mondiali di windsurf[213]. I circoli nautici messinesi, tra cui il Circolo Tennis e Vela Messina[214], Lega Navale Messina[215] e la Motonautica Peloritana[216] assicurano durante tutto l'anno delle basi d'appoggio per poter praticare lo sport della vela.
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