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attore, regista e sceneggiatore italiano (1922-2008) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Tano Cimarosa, pseudonimo di Gaetano Cisco[1] (Messina, 1º gennaio 1922 – Messina, 24 maggio 2008), è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.
Fratello dei meno conosciuti attori Michele e Giovanni, dalla natia Sicilia si sposta a Roma, dove nei primi anni cinquanta del XX secolo inizia la carriera di attore, impersonando quasi sempre lo stereotipo del siciliano medio, istintivo e sanguigno, dai ruoli comici a quelli drammatici. La prima sua caratterizzazione di rilievo è quella del mafioso Zecchinetta ne Il giorno della civetta diretto nel 1968 da Damiano Damiani.
In seguito compare accanto ad Alberto Sordi nel ruolo del padre di una numerosa famiglia ne Il medico della mutua (1968), nel ruolo di padre di Ornella Muti ne La moglie più bella del 1969 (il suo personaggio si chiama proprio Gaetano "Tano" Cimarosa, che scelse di utilizzare come proprio pseudonimo), nel ruolo di un emigrato in Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata (1971) e infine nel ruolo di una guardia carceraria in Detenuto in attesa di giudizio (1972). Magistrale è la sua apparizione in Pane e cioccolata (1974) di Franco Brusati, nel tragicomico ruolo dell'emigrato Gigi.
Negli anni settanta tenta anche la carriera registica, realizzando tre film: il thriller-erotico Il vizio ha le calze nere (1975), il poliziottesco No alla violenza (1977) e Uomini di parola (1981), quest'ultimo film sul mondo della mafia girato nella provincia messinese. Successivamente è stata una presenza costante in alcuni film di Giuseppe Tornatore, Nuovo Cinema Paradiso (1988), L'uomo delle stelle (1994), Una pura formalità (1995). Negli ultimi anni è apparso anche in alcuni sceneggiati Rai e Mediaset, tra i quali ricordiamo Don Matteo nel ruolo di zio Carmelo, parente del maresciallo Cecchini (Nino Frassica).
Malato da tempo, e ricoverato in una struttura sanitaria del Lazio, espresse il desiderio di morire a Messina, sua città natale[2]. Cimarosa morì in una casa di riposo comunale il 24 maggio 2008, all'età di 86 anni[3]. Al termine del funerale, che si tenne il 26 maggio nella Chiesa del Carmine di Messina[4] e al quale presero parte Massimo Mollica e Nino Frassica[5][6], come molte altre la bara rimase per lungo tempo presso il deposito del Cimitero monumentale di Messina in attesa di sepoltura.
La tumulazione avvenne nel marzo 2010 presso il Famedio, la zona riservata agli uomini illustri. Tuttavia, la tomba continuò a versare in uno stato di abbandono e priva di lapide. Solamente nel marzo 2017, per interessamento del nipote Salvatore Arimatea e grazie a una donazione, la tomba dell'attore ha ricevuto una lapide decorosa, che riporta il seguente epitaffio: «Strappò sorrisi all’inopia del dopoguerra e a quanti vennero dopo»[7][8]. Nel 2021 la città di Messina gli ha intitolato una via nel Villaggio CEP[9].
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