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pittore e poeta italiano (1914-1998) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Toti Scialoja, all'anagrafe Antonio Scialoja (Roma, 16 dicembre 1914 – Roma, 1º marzo 1998), è stato un pittore e poeta italiano. Dopo un periodo espressionista, si è orientato verso un linguaggio pittorico astratto-concreto con una forte carica materica. Parte rilevante della sua attività è stata dedicata al teatro, per cui ha collaborato con scrittori, musicisti, registi e coreografi d'avanguardia[1][2]. Dal 1961 ha iniziato un'attività originale di poeta, dedicata in parte ai bambini, creando nonsense e limerick e illustrando le sue stesse poesie[3]. È stato docente e direttore dell'Accademia di belle arti di Roma, dove ebbe come allievi molti artisti contemporanei, quali Mario Ceroli, Pino Pascali, Gian Carlo Riccardi, Jannis Kounellis e Carlo Battaglia, che spesso lo hanno ricordato come un importante ispiratore del loro percorso artistico[4].
Dopo aver abbandonato gli studi giuridici, dal 1937 inizia a dedicarsi alla pittura[1]. Nel 1939 un suo disegno viene segnalato dalla giuria della Quadriennale di Roma e nel 1940 realizza la sua prima personale a Genova[5].
Successivamente, si dedica anche al teatro; nel 1943 il suo allestimento de L'opera dello straccione di John Gay viene proibita dalle autorità fasciste[1].
Durante la guerra e prima di partecipare alla Resistenza espone a Roma con Giulio Turcato e Emilio Vedova.Nel 1945 si sposa con Titina Maselli. Poi è stato sposato fine alla fine della vita con Gabriella Drudi.
Sono tuttavia gli anni cinquanta che vedono (analogamente a quanto accaduto ad Emilio Scanavino) una definitiva svolta della sua arte, che, abbandonati i modi espressionisti e cubisti delle origini, trova definitivamente la sua strada nell'astrattismo informale.
Nel 1945 si sposa con la pittrice Titina Maselli.
Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1950, 1952 e 1954.
Fra il 1955 e il 1965 viaggia e soggiorna in America e a Parigi, espone alla Galleria Viviano a Manhattan raggiungendo fama e notorietà internazionale ed entrando in contatto con gli altri protagonisti dell'espressionismo astratto, stringendo amicizia con, fra gli altri, Mark Rothko, Willem de Kooning e Robert Motherwell.
Partecipa ancora nel 1964 alla Biennale di Venezia e nel 1966 realizza una personale alla Galleria Marlborough. Nel 1961 inizia a scrivere delle lettere illustrate al nipote James; saranno i primi esperimenti di una vocazione poetica che lo porterà a pubblicare tre libri di poesia nonsense (da lui stesso illustrati): Amato topino caro (Bompiani, 1971), Una vespa! che spavento (Einaudi, 1975), Ghiro ghiro tonto (Stampatori, 1979). Tra i primi estimatori della sua attività poetica troviamo Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Antonio Porta, Alberto Arbasino, Giovanni Raboni. Scialoja porterà avanti la sua vocazione poetica in parallelo alla pittura fino ai suoi ultimi giorni di vita.[6] Si sposato due volte, prima con Titina Maselli poi con Gabriella Drudi-
Nel corso degli anni settanta Scialoja attraverserà una lunga fase di pausa e riflessione pittorica (cui corrisponde invece un'espansione e una grande vitalità a livello poetico, con la pubblicazione di La Stanza la Stizza l'astuzia, prima raccolta di poesia diretta ad un pubblico esclusivamente adulto), per riprendere con incredibile vigoria ed ispirazione dal 1982 sino alla morte. Pare che questa nuova illuminazione sia stata dovuta alla visione da parte dell'artista dei dipinti di Goya al Prado; infatti Scialoja dipinge nel 1983 un notevole San Isidro da Goya.
Ritorna con grande successo infatti alla Biennale nel 1984 con una sala personale. In quest'ultima fase della sua vita si collocano le sue opere considerate di più felice realizzazione. Nel 1991 gli viene dedicata una grande antologica alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma e una mostra dei suoi disegni per bambini[7], già presentata a Bologna nella Galleria d'Arte Moderna, viene aperta nelle sale del Palazzo delle Esposizioni.
Nel 1994 ha ricevuto il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante per il lavoro Rapide e lente amnesie (Marsilio).[8]
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