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club calcistico italiano di Padova Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Calcio Padova[5], meglio noto come Padova, è una società calcistica italiana con sede nella città di Padova. Milita in Serie C.
Calcio Padova Calcio | |
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Biancoscudati, Euganei, Patavini | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Bianco, rosso |
Simboli | Gattamelata |
Inno | Ma quando torno a Padova Mannaz[1] |
Dati societari | |
Città | Padova |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie C |
Fondazione | 1910 |
Rifondazione | 2014 |
Proprietario | J4A Holdings II S.à r.l. (71%)[2][3] Francesco Peghin (25%)[4] |
Presidente | Francesco Peghin[4] |
Allenatore | Matteo Andreoletti |
Stadio | Euganeo (32 420 posti) |
Sito web | www.padovacalcio.it |
Palmarès | |
Trofei nazionali | 2 Coppe Italia Serie C/Lega Pro 1 Supercoppa di Serie C |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
Il sodalizio attuale è nato il 24 luglio 2014 come Biancoscudati Padova dopo la non iscrizione ai campionati della precedente Associazione Calcio Padova fondata nel 1910, della cui tradizione calcistica cittadina si fa portatore.
Fra i migliori risultati della formazione veneta figurano il terzo posto nel campionato di Serie A 1957-1958, la finale di Coppa Italia 1966-1967, la vittoria della Coppa Italia Semiprofessionisti 1979-1980 e della Coppa Italia Serie C 2021-2022 oltreché le finali di Coppa Rappan 1962-1963 e della Coppa Anglo-Italiana 1983; in ambito giovanile, il successo nel Campionato Primavera 1965-1966 riservato ai cadetti. Occupa il 22º posto nella tradizione sportiva dei club che hanno giocato in A e il 29º posto nella classifica perpetua, vantando 16 presenze nella massima serie italiana da quando esiste il girone unico, l'ultima nel 1996.
La classica maglia della formazione padovana è bianca con dettagli rossi; sul petto reca lo scudo cittadino, una croce rossa su sfondo bianco, da cui il soprannome di biancoscudati dei suoi giocatori.
«È costituita col nome di Associazione del Calcio Padova una società avente lo scopo di incrementare la pratica e la diffusione del Gioco del Calcio in particolare e degli altri sport atletici in genere col fine della educazione fisica della gioventù.»
L'Associazione Calcio Padova viene fondata il 29 gennaio 1910 nella sede della Rari Nantes Patavium, in piazzetta delle Garzerie, e sceglie subito il bianco e il rosso come propri colori sociali. Dopo l'approvazione dello Statuto, i cinquanta soci eleggono il direttivo. Presidente è nominato il barone Giorgio Treves de'Bonfili, vicepresidente il marchese Giuseppe Corradi. Il 20 febbraio la formazione biancoscudata esordisce in amichevole contro l'Hellas Verona e pareggia a reti bianche al campo “Giovan Battista Belzoni”, l'odierno Walter Petron.
Nella stagione 1912-1913 il Padova partecipa al campionato veneto con Petrarca e Udinese, ma perde l'ultima decisiva partita a Udine (5-0 il 18 maggio) e deve rinviare le aspirazioni di promozione all'annata successiva, quando vince il campionato veneto-emiliano di Promozione e passa alla Prima Categoria dell'Italia Settentrionale, la massima serie dell'epoca. La stagione di esordio in Prima Categoria si risolve con il quarto posto nel girone eliminatorio alle spalle di Vicenza, Hellas Verona e Venezia.[6] Silvio Appiani, non ancora ventenne, mette a segno 17 reti in 14 partite. Il 20 ottobre 1915 il giovane soldato volontario Appiani muore sul Carso. Il 19 ottobre 1924 viene inaugurato lo stadio di via Carducci che ancora porta il suo nome.
Nella stagione 1919-1920 gioca come difensore anche il capitano dei bersaglieri Rino Corso Fougier che volava nella 87ª Squadriglia Aeroplani.
Nell'immediato primo dopoguerra, il Padova si trasformò in una delle migliori squadre del Veneto, qualificandosi regolarmente alle semifinali dell'Alta Italia, nelle quali non brillò mai particolarmente, concludendo sempre nelle ultime posizioni. Nel 1921-22 fu tra le secessioniste che si staccarono dalla FIGC fondando una federazione e un campionato indipendenti (CCI): il Padova concluse al 5º posto nel girone B di Prima Divisione CCI, qualificandosi senza problemi al torneo successivo di massima serie nonostante la riconciliazione tra FIGC e secessioniste e conseguente riduzione dei quadri. Nella stagione 1922-23 il Padova riuscì nell'impresa di vincere il girone C di Prima Divisione qualificandosi al girone a tre di semifinale per lo scudetto con Genoa e Pro Vercelli, nel quale terminò però solo terza. Nella stagione 1923-24 disputò un altro ottimo torneo sfiorando l'accesso alla finale con un 2º posto nel girone A[7]. Negli anni successivi il Padova riuscì sempre a salvarsi rimanendo in massima serie (che da Prima Divisione cambiò prima denominazione in Divisione Nazionale nel 1926 e poi nel 1929 in Serie A). Nel 1928-29, con un 8º posto nel girone A di Divisione Nazionale, riuscì a qualificarsi, seppur in extremis, al primo campionato di Serie A a girone unico. La stagione del debutto in A fu tuttavia infausta per i padovani: terminando il torneo al penultimo posto[8], retrocesse per la prima volta in Serie B. Dal 1919 al 1930 la squadra ebbe un centravanti prolifico, Giovanni Monti, autore di 57 reti (più 2 in Coppa Italia)[9]. Monti era un pilota e aveva anche combattuto nella prima guerra mondiale; pochi mesi dopo il suo ritiro da calciatore, nel luglio del 1931, precipitò con un idrovolante nel Lago di Garda perdendo la vita[10].
Nell'estate del 1931, con il Padova in Serie B, diventa presidente l'ingegner Ferruccio Hellmann, che contribuisce all'acquisto di importanti calciatori. L'attaccante Gastone Prendato va alla Fiorentina ma arrivano alcuni giovani di grande avvenire fra i quali Annibale Frossi o Alfredo Foni, che diventerà terzino nella Juventus nonché uno dei grandi del calcio del quinquennio (campione olimpico 1936 e del mondo nel 1938). Il posto di Prendato viene preso da Mario Perazzolo che con le sue 17 reti porta la squadra verso il secondo posto che vale la promozione in Serie A, dove la squadra rimarrà per due campionati prima di tornare in Serie B. Dopo una breve parentesi in Serie C, nel 1937 il Padova riconquista la serie cadetta contemporaneamente all'arrivo alla presidenza di Bruno Pollazzi. Diventa presidente nell'estate del 1937 e la squadra ottiene un ottimo quarto posto a soli 3 punti dalla vetta.
Nell'estate successiva giunge in biancoscudato Gino Cappello, attaccante diciottenne poi al Bologna, che si presenta alla prima stagione segnando dieci gol mentre al suo secondo campionato con i biancoscudati metterà in rete 29 gol in 28 partite. Nel campionato di Serie B 1940-1941, concluso col quinto posto, viene ingaggiato Nereo Rocco, mezzala ventottenne che ha già vestito la maglia della nazionale e quella di club importanti come Triestina e Napoli e in seguito allenatore sempre del Padova.
Dopo la guerra la squadra sfiora la promozione in massima serie nella stagione 1946-1947, concludendo al secondo posto nel girone B dei cadetti alle spalle della Lucchese, e centra l'obiettivo l'anno seguente, arrivando al primo posto al termine del campionato. In quella stagione i due centravanti Adcock e Giancarlo Vitali (rispettivamente 17 e 18 centri) guidano un attacco che chiude con un bottino di 71 reti. La prima stagione in serie A si conclude con un buon dodicesimo posto finale; degno di nota è il pareggio per 4-4 in casa contro il Grande Torino[11], due mesi prima della tragedia di Superga. Anche la stagione successiva, alla guida del tecnico ungherese Béla Guttmann e poi di Pietro Serantoni, il Padova si salva senza affanni concludendo il campionato a metà classifica.
Nell'estate del 1951 la dirigenza si sforza di modificare profondamente i connotati della squadra e a novembre, sotto la spinta di una classifica preoccupante, si corre ancora ai ripari ingaggiando il norvegese Knut Andersen[12]. Ciononostante, la squadra alla fine retrocede.
Nel campionato 1953-1954 la squadra stenta e il presidente Pollazzi decide di sostituire il tecnico Rava con un allenatore che è appena stato esonerato dalla Triestina e sta meditando di lasciare il calcio per dedicarsi all'azienda di famiglia. È Nereo Rocco, che traghetta i biancoscudati verso la salvezza. Il paròn viene riconfermato anche per la stagione successiva, che vede il dominio del Lanerossi Vicenza, ma il Padova lotta alla grande e nell'ultimo turno supera il Legnano e conquista col secondo posto un'insperata promozione. La città è in festa; Rocco ha ottenuto il meglio dai suoi e ha riportato il Padova in Serie A.
Nel 1955-1956, dopo un avvio disastroso (1-2 dalla Lazio all'Appiani, 0-1 dalla Fiorentina in trasferta e un pesante 1-5 dal Milan ancora in casa), il Padova si afferma come la sorpresa del torneo. È iniziata la cosiddetta "era Rocco". La squadra punta le proprie possibilità su un dispositivo difensivo potenziato: una casa solida, ama dire il tecnico triestino, comincia dalle fondamenta. Il suo catenaccio diventa una vera filosofia calcistica, capace di influenzare tutto il calcio italiano, e la piccola provinciale biancoscudata si piazza addirittura ottava. Nel campionato 1956-1957 la squadra ottiene la salvezza, terminando il torneo all'undicesimo posto, ma il vero exploit è quello del torneo 1957-1958, chiuso dai patavini al terzo posto della graduatoria – miglior risultato di sempre in massima divisione – grazie a una formazione composta da Pin, Blason, Scagnellato, Pison, Azzini, Moro, Hamrin, Rosa, Brighenti, Mari (talvolta sostituito da Chiumento) e Boscolo. Nel corso della stagione lo stadio Appiani è un fortino quasi inespugnabile: cadono, tra le altre, Fiorentina, Milan, Napoli, Roma, Lazio, Torino e Bologna, per un totale di 13 vittorie a fronte di una sola sconfitta[13]. .
Il 1958-59 vede il Padova privato di Hamrin, che prende la via di Firenze, ma Rocco costruisce un altro capolavoro guidando la squadra al settimo posto in campionato e portando la coppia d'attacco Brighenti-Mariani in Nazionale per un'amichevole a Wembley con l'Inghilterra (2-2 proprio con gol della coppia patavina[14]). Il Padova è ormai acquartierato nelle zone nobili della classifica e l'Appiani (violato solo da Milan e Juventus) è un campo che fa paura a tutti. Ma il sogno termina l'estate del 1961 quando, dopo aver resistito più di una volta, il paròn cede alle sirene di un grande club: lo chiama il Milan di Gipo Viani e l'appuntamento con gli obiettivi di vertice, nazionali e internazionali, non può più essere rimandato. Rocco se ne va e con lui il pezzo più glorioso della storia della società biancoscudata.
Gli anni 1960 si rivelano avari di soddisfazioni calcistiche. Nel 1961-62, orfano di Rocco e alle prese con una rosa da rinnovare, il Padova retrocede in B dopo sei anni nella massima serie. Dal 1962 la squadra disputa sette stagioni consecutive in seconda serie, sfiorando la promozione in serie A soltanto nella stagione 1963-64, sotto la guida dell'argentino Oscar Montez.
Nel 1961 il Padova prende parte alla terza edizione della "Coppa dell'Amicizia" italo-francese nella selezione rappresentante l'Italia composta anche da SPAL, L.R. Vicenza, Atalanta, Milan, Venezia, Prato, Mantova, Como e Genoa. Gli italiani batterono la selezione francese per 22 punti a 18[15].
L'anno seguente la squadra partecipa alla Coppa Piano Karl Rappan, torneo ufficiale tra le Nazioni della Mitteleuropa[16]. In questa edizione i biancoscudati vincono il loro girone battendo il Dorogi Bányász SE, l'FC La Chaux-de-Fonds e lo Spartak Plzen. Ai quarti di finale superano 7-1 all'Appiani gli jugoslavi dell'OFK Belgrado dopo la sconfitta esterna per 4-3 all'andata; vincono entrambe le gare di semifinale con gli ungheresi del Pécs con un 4-3 in casa e 3-0 esterno. La finale del 3 aprile 1963 in casa a Padova viene però persa contro i cecoslovacchi dello Slovnaft Bratislava per 1-0.
Nella stagione di serie B 1963-64 la squadra resta a lungo nelle posizioni di vertice, classificandosi al 4º posto al termine della stagione e vedendo sfumare la promozione in serie A per un solo punto alle spalle del Foggia & Incedit[17].
È nell'anno 1967, invece, una delle migliori prestazioni di sempre nella storia del club biancoscudato, all'epoca allenato da Humberto Rosa e relegato in Serie B. Dopo aver sconfitto ai quarti di finale il Napoli per 2-1 e in semifinale l'Inter per 3-2, il Padova gioca la finale di Coppa Italia allo Stadio Olimpico di Roma contro il Milan di Trapattoni e Rivera, perdendola per 1-0[18].
Nel 1968-69, invece, dopo aver ceduto i pezzi migliori della rosa (tra cui il bomber Paolo Morelli) a causa di una precaria situazione economica, il Padova chiude la stagione all'ultimo posto in classifica e viene retrocesso in Serie C.
Per tutti gli anni 1970 la squadra naviga in terza serie, senza alcun risultato di rilievo. Il miglior piazzamento è il terzo posto della stagione 1970-71, impreziosito dalle 19 reti del capocannoniere della serie C Flaviano Zandoli ma inutile ai fini della promozione. Nel corso del decennio né l'avvicendarsi in panchina di allenatori-bandiera come Elvio Matè, Humberto Rosa e Mario Perazzolo, né la presenza per due stagioni (dal 1975 al 1977) di un giocatore di classe come Ezio Vendrame riescono a far risalire il Padova tra i cadetti. Il pubblico cala attestandosi a una media di tremila presenze nelle gare in casa[19] e la società passa più volte di mano. Il decennio si conclude con la retrocessione in Serie C2 nella stagione 1978-79 durante la proprietà di Giussy Farina e la presidenza Pastorello: si tratta del punto più basso della storia del club.
La prima stagione in C2 si conclude con l'amaro epilogo della sconfitta ai tiri di rigore con il Trento nello spareggio promozione di Verona, davanti a ben ventimila tifosi biancoscudati[20]. L'anno seguente la squadra allenata da Mario Caciagli centra il ritorno in serie C1 dominando il proprio girone[21] e si aggiudica la Coppa Italia Semiprofessionisti battendo nella doppia finale la Salernitana. Al termine della stagione 1982-83, alla guida di Bruno Giorgi e trascinato dalle reti di Cina Pezzato, il Padova conclude al secondo posto alle spalle della Triestina e riesce infine a fare ritorno in serie B[22], categoria lasciata nel 1969.
Nel 1983 il Padova perde la finale della Coppa Anglo-Italiana col Cosenza. In una tre giorni disputata tra il 23 e il 25 aprile a Cosenza, i biancoscudati si impongono in semifinale per 4-2 contro il Chelmsford. Nella finale del 25 aprile i padroni di casa si assicurano il titolo battendo il Padova di Bruno Giorgi per 2-0. Il Padova partecipa alla competizione anche nel 1993-94 affrontando Portsmouth, West Bromwich Albion, Stoke City e Southend United.
Una vicenda di illecito sportivo (Caso Padova) fa precipitare nuovamente la squadra in terza serie. Questa volta, però, il purgatorio ha breve durata: dopo una stagione anonima chiusa al settimo posto, nell'estate del 1986 il nuovo presidente Marino Puggina chiama mister Adriano Buffoni sulla panchina biancoscudata e costruisce una squadra che punta alla promozione, con gli innesti degli attaccanti Stefano Mariani, Mauro Gibellini e dell'ala Alessandro Bianchi. Dopo un inizio sprint (cinque vittorie nelle prime cinque partite), il Padova scivola al secondo posto, ma dai primi di dicembre (vittoria con il Monza in casa) ad aprile la squadra inanella una serie di risultati utili che la riporta a duellare per la vetta con il Piacenza. Lo scontro diretto avviene il 18 aprile all'Appiani e si conclude con la vittoria per 2-1 dei piacentini, che a fine stagione vinceranno il campionato. Il Padova riesce a respingere gli assalti finali della Reggiana terza in classifica e chiude al secondo posto, l'ultimo valido per il ritorno in Serie B[23].
Seguono tre stagioni tra i cadetti che si concludono in posizioni di metà classifica. Si segnala anche l'arrivo, nel 1987, del centrocampista Damiano Longhi, al quinto posto assoluto di presenze con i biancoscudati, e nell'autunno del 1989 dell'attaccante Giuseppe Galderisi, che giocherà a Padova per sette stagioni mettendo a segno 50 reti[24].
Nel corso della stagione 1990-91, alla guida di Mario Colautti, il Padova sfiora il ritorno in massima serie, concludendo al quinto posto a un punto dall'Ascoli: fatale, per una squadra che vede protagonisti futuri punti fermi della Nazionale italiana quali Angelo Di Livio, Antonio Benarrivo e Demetrio Albertini, è la sconfitta per 2-1 contro la Lucchese all'ultima giornata[25]. La stagione successiva riesce, sempre all'ultima giornata, a conquistare il punto decisivo che consente di ottenere la salvezza (1-1 a Pescara), senza rientrare nel gruppo di squadre con 35 punti coinvolte nella classifica avulsa.
Anche nella stagione 1992-93, con in panchina Mauro Sandreani e la presenza in rosa del giovanissimo attaccante Alessandro Del Piero, cresciuto negli Allievi della società, la promozione svanisce di un soffio. Durante il girone di ritorno i veneti compiono una rincorsa che riesce a far raggiungere alla terzultima giornata il quarto posto, dopo aver battuto 2-0 il già retrocesso Taranto, e agganciando il Lecce (fermato in casa sul pari dalla SPAL) e l'Ascoli (1-1 ad Andria), mentre il Piacenza allunga; la domenica successiva avviene la beffa: i biancoscudati pareggiano 1-1 a Lucca, mentre i salentini espugnano per 3-2 il Dall'Ara (spedendo il Bologna in C1) e si riportano a un punto di vantaggio insieme all'Ascoli, che supera agevolmente il Cesena (3-0). Unico spiraglio viene dal pareggio casalingo degli emiliani, fermati 0-0 in casa dalla Fidelis Andria. All'ultima giornata, nello scontro diretto dell'Appiani, i marchigiani vengono sconfitti per 3-2, ma le contemporanee vittorie del Lecce sulla Lucchese (2-1) e del Piacenza a Cosenza (1-0), vanificano tutto[26].
Per il ritorno dei biancoscudati in Serie A occorre attendere il campionato 1993-94. Al termine della stagione, sotto la presidenza del commendator Marino Puggina, uno spareggio vinto 2-1 contro il Cesena il 15 giugno sul neutro di Cremona[27] permette alla squadra veneta di risalire in massima serie dopo trentadue anni di assenza.
Il Padova resiste due stagioni tra le grandi della Serie A, guidato dal nuovo presidente Sergio Giordani e dal tecnico Mauro Sandreani. Le gare in casa si disputano nel nuovo stadio Euganeo, inaugurato nel settembre 1994. Dopo un campionato caratterizzato da risultati importanti contro le "grandi" (vittorie in casa con Milan, Inter e un prestigioso successo al Delle Alpi di Torino ai danni della Juventus[28]) ma modesti contro le piccole, il Padova si salva grazie allo spareggio con il Genoa, giocato a Firenze e deciso ai tiri di rigore. Tra i giocatori di quell'anno c'è il difensore statunitense Alexi Lalas[29]: anche grazie alla sua altezza (191 cm) la difesa subisce pochissimi goal di testa. Nel 1996 la squadra non riesce a bissare l'impresa, nonostante la prolifica coppia gol Goran Vlaović-Nicola Amoruso, e retrocede in Serie B.
La società passa in mano all'imprenditore brianzolo Cesare Viganò che affida la panchina a Giuseppe Materazzi, ma nonostante una ricca campagna acquisti (arrivano, tra gli altri, Walter Zenga, Massimiliano Allegri e Cristiano Lucarelli), la squadra chiude ad un deludente 11º posto in Serie B. L'anno seguente si conclude ancora peggio, quando il Padova termina la stagione al 19º posto ed è retrocesso in Serie C1.
Per i biancoscudati la discesa sembra inarrestabile: alla prima stagione in Serie C1 la squadra allenata da Adriano Fedele perde lo spareggio play-out contro il Lecco e retrocede in quarta serie[30]. In soli quattro anni di presidenza Viganò il Padova è riuscito a precipitare dalla Serie A alla C2.
Nel gennaio 2000 la società viene ceduta ad Alberto Mazzocco, e nel 2001 la squadra, guidata da Franco Varrella e trascinata da Felice Centofanti, vince il campionato e risale in C1[31]. Nella stagione 2002-2003, guidata da Pierluigi Frosio, sfiora invece la promozione in Serie B perdendo con l'Albinoleffe in semifinale di play-off. Il 18 ottobre del 2004 il cavalier Marcello Cestaro diventa ufficialmente presidente della Società[32]. I biancoscudati sfiorano i play-off con Renzo Ulivieri nel 2004-05, ma al termine della stagione il tecnico toscano si dimette[33] e la squadra passa sotto la direzione di Maurizio Pellegrino. Nella stagione 2006-07 i patavini non partono benissimo per poi riprendersi nel girone di ritorno con l'arrivo alla guida di Andrea Mandorlini, subentrato a Maurizio Pellegrino. La squadra, però, conclude la stagione al settimo posto, ancora una volta fuori dalla zona play-off.
Il 18 marzo 2008 Ezio Rossi viene esonerato a causa degli scarsi risultati. Viene chiamato il tecnico della Berretti, Carlo Sabatini. A fine stagione 2007-08 il Padova si classifica sesto a un solo punto dal Foggia e dai play-off pur avendo il miglior attacco di tutta la Serie C1 con 58 gol realizzati[34].
Nella stagione 2008-09 il Padova gioca il suo undicesimo campionato di Lega Pro (ex Serie C) – di cui 9 in Prima Divisione (l'ottavo consecutivo in Prima Divisione dalla stagione 2001-2002) e 2 in Seconda Divisione – e prende parte insieme ad altre squadre di Lega Pro e Serie D alla Coppa Italia con le squadre di Serie A e B (come nell'edizione 2005-06).
Il 12 gennaio 2009, dopo il pareggio per 0-0 contro il Legnano seguito da una contestazione dei tifosi nel fine partita, la società decide per l'esonero del direttore sportivo Mauro Meluso e dell'allenatore Carlo Sabatini. Al loro posto vengono chiamati Doriano Tosi (nuovo direttore sportivo) e Attilio Tesser (nuovo allenatore). Tuttavia il 22 febbraio dopo aver raccolto solo 4 punti in 5 partite, Tesser viene esonerato. Al suo posto viene richiamato Carlo Sabatini[35]. Il ritorno di Sabatini sembra risvegliare la squadra, che da quel momento ricomincia a risalire la china. Un filotto di cinque vittorie consecutive permette ai biancoscudati di raggiungere i play-off di Prima Divisione al quarto posto in classifica finale.
Il 17 maggio il Padova affronta nella semifinale play-off il Ravenna, pareggiando 1-1 all'Euganeo e vincendo per 2-1 fuori casa con i gol di Pătraşcu e Falsini. Nella finale d'andata arriva il pareggio interno per 0-0 contro la Pro Patria, dove i veneti sbagliano anche un rigore con Rabito. Alla fine della gara di ritorno, grazie alla vittoria per 2-1 con doppietta di Antonio Di Nardo, il Padova torna in Serie B dopo undici anni di assenza[36].
La squadra inizia bene la sua avventura nel campionato cadetto, rimanendo imbattuta fino all'ottava giornata, quando perde per 1-2 a Crotone, e dopo nove giornate è al 2º posto, in zona play-off, insieme al Cesena, altra rivelazione del torneo. In seguito arrivano le prime sconfitte, che progressivamente fanno scivolare il Padova in zona play-out. L'8 febbraio 2010, in seguito alla sconfitta con il Piacenza per 1-0 (undicesima sconfitta), viene esonerato il tecnico Carlo Sabatini[37]. Il 9 febbraio il suo posto viene preso da Nello Di Costanzo[38]. Dopo due mesi Sabatini torna alla guida della squadra. Il 30 maggio 2010 dopo la vittoria per 2-1 in casa contro il Brescia il Padova si trova a disputare i play-out contro la Triestina in due sfide che si tengono il 4 giugno e il 12 giugno. La gara di andata giocata in casa termina senza reti e dunque occorre una vittoria per salvarsi: il 12 giugno i biancoscudati restano in Serie B grazie a un secco 3-0, con le reti di Vantaggiato, Cuffa e Bonaventura[39].
Nella stagione 2010-2011 dopo il cambio di allenatore e con un nuovo direttore sportivo, il Padova parte bene trascinato dalla coppia d'attacco Succi-Vantaggiato e dal trequartista Davide Di Gennaro che, grazie ai punti ottenuti soprattutto in casa, portano la squadra a ridosso della zona play-off. Tuttavia i numerosi infortuni occorsi durante la stagione fanno ripiombare la squadra nella zona di centro classifica. Il 15 marzo 2011 dopo la sconfitta nel derby contro il Cittadella l'allenatore Alessandro Calori viene esonerato[40]. Lo stesso giorno la guida della squadra viene affidata al tecnico della Primavera, Alessandro Dal Canto, che al suo debutto in panchina il 19 marzo vince per (2-0) contro il Pescara. Nell'ultimo turno di campionato del 29 maggio la squadra di Dal Canto, trascinata nella fase finale del torneo da Stephan El Shaarawy, batte il Torino 2-0 in trasferta e conquista così un posto nei play-off. Dal 15 marzo al 29 maggio la squadra non ha mai perso. Alle semifinali dei play-off, il Padova supera il Varese con una vittoria in casa per 1-0 seguita da un pareggio per 3-3 fuori casa. La finale per la Serie A vede il Padova affrontare il Novara. Dopo un pareggio per 0-0 in casa, il 12 giugno la squadra veneta perde la finale di ritorno per 2-0[41], vedendo così svanire il sogno di un ritorno in massima serie.
La stagione 2011-2012 inizia con la conferma del duo Foschi-Dal Canto. Dopo una buona partenza (nelle prime sette giornate conquista 17 punti su 21), nel corso della stagione la squadra ha un continuo calo, che la fa uscire dalle posizioni di vertice per concludere al settimo posto.
Il quarto campionato di fila in serie cadetta inizia con Fabrizio Salvatori come direttore sportivo[42] e Fulvio Pea in panchina[43]. Anche la squadra è fortemente rinnovata, con l'innesto di diversi giovani e la riduzione complessiva del budget di mercato. Con il coinvolgimento nello scandalo scommesse del 2011 della società, riconosciuta colpevole di responsabilità oggettiva per le violazioni di un suo tesserato, la squadra deve iniziare la stagione con 2 punti di penalità,[44] provvedimento revocato durante la stagione. Il 17 dicembre, a seguito della sconfitta casalinga per 1-3 contro la capolista Sassuolo, Fulvio Pea viene esonerato e al suo posto subentra Franco Colomba. Il 20 marzo 2013, dopo la sconfitta per 3-0 subita in trasferta contro il Bari, Franco Colomba viene sollevato dall'incarico e rientra Fulvio Pea[45], che traghetta la formazione biancoscudata a una tranquilla salvezza.
La stagione 2013-2014 inizia con la vendita del club da parte di Cestaro a Diego Penocchio, proprietario del gruppo Ormis e reduce da una negativa esperienza al Parma con relativi strascichi giudiziari.[46] Il nuovo presidente conferisce un nuovo assetto alla società nominando Andrea Valentini amministratore delegato, Alessio Secco direttore sportivo e Dario Marcolin allenatore. Dopo un avvio di campionato in cui i biancoscudati hanno collezionato un solo punto in sei partite, il 28 settembre l'allenatore Marcolin è sollevato dall'incarico.[47] Al suo posto subentra Bortolo Mutti. Il 29 dicembre, il Padova chiude il girone di andata terzultimo con quattro vittorie, sei pareggi, dieci sconfitte, 16 gol segnati e 27 subiti all'attivo. Il 2014 si apre con la cessione del restante 52% del pacchetto azionario da parte di Cestaro a Diego Penocchio, che diventa così proprietario unico della S.p.A. biancoscudata.[48][49] Il 2 febbraio, dopo aver collezionato un solo punto nelle ultime cinque partite, l'allenatore Bortolo Mutti è sollevato dall'incarico.[50] Al suo posto subentra Michele Serena.[51] Il 25 maggio 2014, la sconfitta per 2-0 a Siena sancisce, con una giornata di anticipo, la matematica retrocessione del Padova in Lega Pro, dopo cinque consecutivi campionati in Serie B[52]. Ma il peggio deve ancora venire.
La stagione 2014-2015 del Padova si apre con la presentazione della domanda di iscrizione al campionato di Lega Pro, incompleta.[53] Il 15 luglio 2014, a causa della mancata presentazione del ricorso alla Covisoc, il Padova non viene iscritto al campionato di Lega Pro. Successivamente la proprietà comunica in un primo momento che il Calcio Padova proseguirà l'attività sportiva concentrandosi sul settore giovanile[54] e in un secondo momento che la squadra ha ufficialmente e formalmente richiesto l'ammissione al campionato di Serie D.[55] Nei giorni successivi la domanda non viene accolta in seguito alle indicazioni ricevute dalla FIGC da parte del sindaco di Padova Massimo Bitonci su quale debba essere la squadra autorizzata a chiedere l'ammissione in Serie D.[56]
A seguito dell'esclusione del Calcio Padova dai campionati nazionali, il 24 luglio 2014 viene iscritta al girone C della Serie D la nuova Società Sportiva Dilettantistica Biancoscudati Padova, nata per dare continuità sportiva alla storica società cittadina. Il sodalizio, fondato dagli imprenditori padovani Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto, debutta ufficialmente, sotto la guida tecnica di Carmine Parlato, il 24 agosto nella sfida di Coppa Italia Serie D contro la Castellana, vinta 2-0. Il 19 aprile 2015, in virtù del successo 2-1 sul campo del Legnago, la squadra veneta raggiunge la matematica promozione in Lega Pro. Chiude il campionato a 85 punti e 27 vittorie, andando a battere il record precedente di successi (21 vittorie nella stagione 1947-1948).
Il 6 luglio 2015, in vista del ritorno tra i professionisti, la società assume nuovamente la denominazione "Calcio Padova".[5] L'avvio del campionato di Lega Pro - girone A comincia con il Padova tra le prime in classifica, ma una serie di risultati negativi portano a fine novembre 2015 all'esonero di mister Parlato[57], avvicendato in panchina da Giuseppe Pillon. Nonostante un buon girone di ritorno la squadra conclude la stagione al quinto posto, fuori dalla qualificazione ai play-off.
La stagione 2016-2017 inizia con la nomina del nuovo direttore sportivo, Giorgio Zamuner;[58] per la panchina viene invece ingaggiato Oscar Brevi.[59] La squadra si piazza quarta in campionato, qualificandosi per i play-off, dove viene eliminata al primo turno a causa della sconfitta interna contro l'AlbinoLeffe (1-3). A seguito della prematura eliminazione ai play-off la società conferma il direttore sportivo, ma solleva dall'incarico l'allenatore: per il nuovo campionato viene ingaggiato Pierpaolo Bisoli. È modificato anche l'assetto societario e la presidenza passa da Giuseppe Bergamin a Roberto Bonetto.
La stagione 2017-2018 culmina con la vittoria del girone B della Serie C, conseguita il 23 aprile 2018 in seguito al successo dell'AlbinoLeffe sulla Reggiana. Il Padova ritorna così in Serie B dopo quattro anni di assenza e chiude la stagione aggiudicandosi anche la Supercoppa di Serie C, ottenuta battendo il Livorno in casa e il Lecce al Via del Mare.[60]
La stagione 2018-2019, in serie cadetta, si rivela per il Padova più complicata: dopo aver ottenuto una sola vittoria nelle prime undici giornate, Bisoli è esonerato per lasciare il posto a Claudio Foscarini.[61] Dopo la diciottesima giornata, mancati i risultati sperati dal cambio di allenatore, Foscarini è esonerato e l'incarico ridato a Bisoli[62], ma dopo la ventinovesima giornata la società esonera nuovamente Bisoli per ingaggiare Matteo Centurioni[63], che tuttavia non riesce ad evitare la retrocessione, sancita dall'aritmetica alla penultima giornata.
Per la successiva stagione in Serie C la società punta su Salvatore Sullo, che viene esonerato dopo venti giornate, con la squadra al quinto posto. Il successore, Andrea Mandorlini, guida i suoi al quinto posto finale, prima dell'eliminazione agli ottavi di finale dei play-off contro la Juventus U23.
Nella stagione 2020-2021 la promozione diretta viene solo sfiorata: il Padova di Mandorlini chiude il campionato a pari merito con il Perugia nel girone B, ma soccombendo per via della peggiore differenza reti negli scontri diretti. Il secondo posto vale comunque ai patavini l'accesso ai play-off, dove la squadra si spinge sino all'atto conclusivo contro l'Alessandria, dopo aver eliminato in precedenza il Renate ai quarti e l'Avellino in semifinale. Nella doppia finale contro i piemontesi, la gara di andata all'Euganeo termina 0-0; lo stesso punteggio permane dopo i tempi regolamentari e supplementari nella sfida di ritorno al Moccagatta, il che obbliga le squadre ai tiri di rigore, che vedono il Padova perdente per 4-5, lasciando all'Alessandria la promozione in Serie B.
La stagione 2021-2022 inizia con l'arrivo dell'allenatore Massimo Pavanel, mister della Feralpisalò nella stagione precedente.[64] La squadra, allestita nuovamente con un organico di rilievo per la categoria, si propone ai vertici del girone A e va a punti più dell'anno precedente; a farle da contraltare si propone però Südtirol, che all'11ª giornata diventa capolista e ai due terzi di stagione riesce a staccare i biancoscudati (che perdono punti in particolare contro squadre di medio-bassa classifica) fino a un massimo di 10 lunghezze. Nel mese di febbraio la società decide di procedere a un netto rimpasto dell'organigramma, esonerando sia Pavanel che il direttore sportivo Sean Sogliano, sostituiti rispettivamente da Massimo Oddo e Massimiliano Mirabelli. La mossa rivitalizza il Padova, che riesce a vincere di misura (sempre contro il Südtirol) la Coppa Italia Serie C e, complici due sconfitte e un pareggio patiti dagli altoatesini, riduce il distacco in classifica a sole due lunghezze. Il sorpasso però non si concretizza, poiché i biancoscudati pareggiano per 0-0 lo scontro diretto della penultima giornata e perdono per 1-2 l'ultimo turno contro la Virtus Verona, dovendo pertanto disputare i play-off come secondi classificati. Qui i biancoscudati eliminano in sequenza Juventus U23 (0-1 all'andata in Piemonte; 0-1 dei bianconeri all'Euganeo che qualifica il Padova per via del miglior piazzamento nella regular season) e Catanzaro (0-0 in Calabria; 2-1 all'Euganeo), approdando alla doppia finale contro il Palermo, perdendo tuttavia entrambe le gare per 1-0 e rimanendo così in Serie C.
La stagione 2022-2023 inizia con l'arrivo in pachina di Bruno Caneo dopo che Oddo e il Padova decidono di comune accordo di non proseguire più assieme. Dopo un'ottima partenza sia sul piano del gioco che sul piano dei risultati la squadra subisce un'involuzione. l'11 dicembre 2022 Bruno Caneo viene esonerato e sostituito il giorno successivo da Vincenzo Torrente. Sotto la guida di Torrente la squadra si classifica al quinto posto accedendo così ai playoff. Passa il primo turno battendo la Pergolettese 1-0 ma esce al secondo turno perdendo in casa contro la Virtus Verona.
La stagione 2023-2024 inizia con l'entrata in società come socio e come nuovo presidente di Francesco Peghin, la conferma di Torrente alla guida della squadra e la compagine biancoscudata inserita nel girone A della Lega Pro.[65][66] La squadra viene ringiovanita maggiormente con alcuni innesti di esperienza. La stagione si apre con un pareggio 1-1 in casa del Mantova, che si rivelerà poi la rivale in campionato.[67] Già dalla giornata successiva arriva la prima vittoria, in casa contro il Legnago per 2-0, alla quale seguono altre quattro vittorie consecutive che portano la squadra in cima alla classifica.[68] Inizia poi un periodo di calo, con i biancoscudati che cadono in una serie di pareggi, senza mai perdere, che permette comunque di mantenere una distanza minima sul Mantova, prima in campionato, che però infligge ai patavini la prima sconfitta stagionale con un sonoro 5-0.[69] In Coppa Italia Serie C il cammino inizia con le vittorie nei Turni Preliminari contro Legnago (2-4) e Giana Erminio (3-0).[70][71] Agli ottavi di finale, viene sconfitto il Lumezzane per 2-0 e nei quarti arriva la vittoria di misura contro il Pontedera.[72][73] In semifinale, i biancoscudati riescono a ribaltare la sconfitta dell'andata contro la Lucchese grazie ad un 2-0 davanti al proprio pubblico.[74] In finale arriva la vittoria in casa nella gara d'andata contro il Catania per 2-1, ma nella gara di ritorno i siciliani ribaltano il risultato della gara d'andata vincendo per 4-2 dopo i tempi supplementari e vincendo la Coppa.[75] All'indomani del pareggio con il Lumezzane, viene sollevato dall'incarico Vincenzo Torrente a sole tre giornate dalla fine, con il ritorno sulla panchina dei biancoscudati di Massimo Oddo.[76] Il campionato si chiude con la vittoria sulla Triestina per 3-2 a quota 77 punti, soli tre in meno del Mantova campione.[77] Nei Play-Off, i biancoscudati affrontano i rivali del L.R. Vicenza, che però si impongono sia nella gara d'andata, per 2-0, giocata al Menti sia nella gara di ritorno per 1-0.[78][79]
La stagione 2024-2025 inizia con l'annuncio del 35enne Matteo Andreoletti come nuovo allenatore.[80]
Cronistoria del Calcio Padova | ||||
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Nella storia della società padovana, due sono state le colorazioni principali della maglia del club: il nero e il bianco, utilizzato nelle prime partite, ed il rosso e bianco tuttora in uso. La classica maglia della formazione patavina è bianca con dettagli rossi; sul petto reca lo scudo cittadino, una croce rossa su sfondo bianco, da cui il soprannome di Biancoscudati dei suoi giocatori.
Lo stemma storico del Padova consiste in uno scudo partito: il campo sinistro è occupato da una croce rossa su sfondo bianco (mutuata dal blasone araldico cittadino), mentre il lato destro è monocromo rosso e ospita il richiamo alla denominazione societaria (variamente declinata nel corso degli anni in "Calcio Padova 1910", "A.C.P.", "Padova"), scritta a caratteri stampatelli bianchi oppure in rosso su un apposito rettangolo bianco. Significativa variante fu quella adottata dal "Biancoscudati Padova", la cui denominazione occupava anche il braccio trasversale della croce.
Dalla fine degli anni 1980, in coincidenza con l'inizio della presidenza di Marino Puggina, fino ai primi anni 2000, tale scudo fu sostituito da una variante di forma più squadrata: il campo sinistro manteneva la croce civica, mentre il destro riportava il disegno stilizzato del monumento equestre al Gattamelata, con l'aggiunta di un pallone al di sotto dello zoccolo del cavallo.
Con l'arrivo di Alberto Mazzocco alla presidenza il Padova indisse, mediante le pagine del Mattino di Padova, un sondaggio d'opinione tra i propri tifosi circa lo stemma da adottare: il risultato fu in favore del ripristino dello scudo originario.
Nella stagione 2009-2010, anno del centenario, lo scudo viene inscritto in una corona circolare rossa recante nella parte alta le date "1910-2010" e nella parte bassa la scritta "Calcio Padova", il tutto in caratteri corsivi cancellereschi. L'uso di tale soluzione è proseguito anche nell'annata successiva, giacché la società aveva deciso di adottarla in pianta stabile, eliminando soltanto il riferimento al centenario[84]; la decisione non ha tuttavia incontrato l'approvazione di parte della tifoseria[85], che nella stagione 2011-2012 ha chiesto e ottenuto la riadozione dello storico scudo bi-partito[86]. Dopo il fallimento del 2014, non potendo inizialmente usare la sigla ACP, la società subentrante Biancoscudati Padova (poi Calcio Padova) ha modificato lo scudetto inserendovi dapprima la ragione sociale temporanea, quindi il solo toponimo cittadino; nel 2018, a seguito degli accordi coi liquidatori del vecchio club, lo stemma originario è stato ripristinato, solo adottando un più spesso carattere tipografico per l'epigrafe.
La mascotte del Padova è la famosa gallina padovana, che proprio come il Padova ha i colori bianco e rosso.
Il Padova, durante la sua storia, ha giocato le partite interne di campionato su quattro diversi campi. Il primo fu il "Campo di Via Belzoni" (oggi "Walter Petron") dove il 29 gennaio 1910 il Padova giocò la sua prima partita in assoluto contro il Verona.
Il secondo fu il "Campo Giovanni Monti" (ex stadio comunale) intitolato al giocatore Giovanni Monti e costruito al interno dell'omonimo velodromo inaugurato il 12 febbraio 1916 con la partita Padova-Verona finita (4-0). Il Padova vi giocherà fino al campionato 1922-1923.
Il 19 ottobre 1924 adiacente al vecchio campo da gioco venne inaugurato il terzo stadio del Padova, l'Appiani, dedicato al ex giocatore del Padova Silvio Appiani. In questo stadio, una sorta di "catino" nel centro della città[87], la squadra giocò dal 1924 al 24 maggio 1994.
Nel 1994 infine viene inaugurato il quarto e, al momento, ultimo stadio di Padova, l'Euganeo, costruito per il ritorno in Serie A, che nei suoi primi anni di utilizzo era privo della curva Sud riservata ai tifosi locali (fu terminata nel 1999). Tale impianto, concepito per uso polisportivo, ha fin da subito suscitato critiche da parte della tifoseria e degli addetti ai lavori per la sua dispersiva sovrabbondanza strutturale e la scarsa funzionalità, con particolare riguardo per la notevole distanza delle tribune dal terreno di gioco, la scomodità degli spalti e la difficile accessibilità dal centro cittadino. L'Euganeo è stato peraltro teatro della repentina retrocessione del club, nell'arco di cinque anni, dalla Serie A alla Serie C2.
Dal 1991 al 2014 il Padova e le squadre giovanili si sono allenate al "Centro Sportivo Euganeo" situato a Teolo ai piedi dei Colli Euganei in frazione Bresseo. Dal 2014 si allena al Centro Sportivo Memo Geremia di Padova, struttura di proprietà del Petrarca Rugby, e allo Stadio Silvio Appiani.
Dal sito web ufficiale della società.[88]
Cronologia degli sponsor ufficiali
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Elenco delle sponsorizzazioni attive nel sito ufficiale societario [91]. La società biancoscudata si dimostra in grado di attirare sponsor locali, nazionali e internazionali approfittando del nutrito numero di tifosi e del blasone societario. [92]
Il Padova in collaborazione con lo sponsor della Scuola Calcio Bernardinello Engineering, sostiene il progetto "Stanza dei Sogni", promosso dalla Fondazione Salus Pueri che sostiene la Pediatria di Padova.[93]
Il settore giovanile del Padova è formato da squadre che giocano nei campionati Berretti, Allievi Nazionali e Elite, Giovanissimi Nazionali e Regionali, Esordienti Regionali, Provinciali e a 9 e Pulcini a 7.
Nel 1965-1966 la squadra Primavera, il cui campionato all'epoca si disputava diviso tra squadre di Serie A e squadre di Serie B, vince il massimo trofeo nazionale.
Il Padova, assieme al Monza, è stato protagonista del primo anticipo televisivo in assoluto nella storia del calcio italiano, disputato il 28 agosto 1993 alle 20:30 e valevole per la prima giornata del campionato di Serie B.[94]
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
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1º | Prima Categoria | 2 | 1919-1920 | 1920-1921 | 26 |
Prima Divisione | 5 | 1921-1922 | 1925-1926 | ||
Divisione Nazionale | 3 | 1926-1927 | 1928-1929 | ||
Serie A | 16 | 1929-1930 | 1995-1996 | ||
2º | Serie B | 38 | 1930-1931 | 2018-2019 | 39 |
Serie B-C Alta Italia | 1 | 1945-1946 | |||
3º | Serie C | 19 | 1935-1936 | 2024-2025 | 34 |
Serie C1 | 14 | 1978-1979 | 2008-2009 | ||
4º | Serie C2 | 4 | 1979-1980 | 2000-2001 | 5 |
Serie D | 1 | 2014-2015 |
Il Padova ha partecipato a 101 campionati nazionali della FIGC a partire dal debutto dopo la conclusione della prima guerra mondiale. In precedenza ha disputato sei tornei del Comitato Regionale Veneto.
Di seguito le statistiche e i principali record relativi ai campionati di Serie A disputati dai patavini:
Record di presenze
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Record di reti
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Il primo club ufficiale al seguito del Padova, "La Rumorosa", nacque nel 1930 presso il bar Missaglia, in centro città. Al 1979 risale invece la fondazione del primo gruppo di ultras, il "Magico Padova", per opera di Francesco Zambolin (a tutti i tifosi padovani noto come "Sivori").[97] Tale club, nel frattempo progressivamente strutturatosi, nel 1981 venne ribattezzato i "Leoni della Nord".[97] In seguito vennero fondati gli "ACP 1910 - Ultras Padova", la "Juventude PD" ed il "Fronte Opposto", questi ultimi schierati politicamente ad estrema destra.
In passato sono esistiti molti altri gruppi, tra i quali lo storico gruppo degli "HAG - Hell's Angels Ghetto", che per vari motivi oggi non esistono più o si sono fusi dando vita ad altri gruppi.
Il Padova ha potuto vantare al seguito un gruppo composto esclusivamente da militanti donne, le "Galline Padovane".[98]
I primi esempi di amicizia si hanno tra il 1977 e il 1979 con il L.R. Vicenza, all'epoca militante in Serie A:[97] alcuni supporter del Padova (non ancora però effettivamente legati a qualche gruppo organizzato) erano soliti recarsi allo stadio Romeo Menti per assistere alle partite della massima serie in compagnia dei tifosi del Lanerossi, con i quali avevano instaurato dei buoni rapporti.[97] Tuttavia il 6 maggio 1979, in occasione della sfida che opponeva i padroni di casa Berici alla Juventus, alcuni sostenitori patavini si unirono in curva ospiti al tifo bianconero;[97] i tifosi vicentini, per ripicca, la stagione successiva si presentarono allo stadio Silvio Appiani a fianco dei supporter del Venezia,[97] sicché da qui in avanti l'amicizia si trasformò in un'aspra rivalità che, nel corso degli anni, vide anche reciproci furti di striscioni.[99]
Il 17 gennaio 1982 nacque il sodalizio tra i "Leoni della Nord" e i tifosi del Modena.[97] Questo rapporto, tuttavia, non resistette a lungo, poiché nel 1984 il Padova si gemellò con il Bologna, acerrimo rivale dei canarini. In risposta i modenesi si schierarono con i veneziani.[97]
In quegli stessi anni poi, alcuni ultras biancoscudati si recarono varie volte allo stadio Marcantonio Bentegodi di Verona per assistere alle partite di Serie A dell'Hellas.[97] Ne nacque presto un'amicizia (tuttavia mai trasformatasi in gemellaggio ufficiale) favorita dall'odio sportivo verso la squadra vicentina e anche dal comune sentire politico di molti esponenti delle due curve, vicino a posizioni di estrema destra.[97] Il 31 dicembre 1984 tuttavia, in seguito ad un'amichevole giocatasi all'Appiani che vide i biancoscudati prevalere sugli scaligeri per 5-0, scoppiò una grossa rissa tra le due tifoserie, originata dai cori di scherno rivolti dai supporters biancoscudati ai tifosi veronesi.[97]
Nel 1984, in nome della comune rivalità con il Lanerossi, i tifosi del Padova si gemellarono con la tifoseria del Bologna.[97] Sul finire degli anni 1980, però, in entrambe le curve avvenne un notevole cambio generazionale.[97] Per questi motivi l'amicizia iniziò a scricchiolare sempre di più sino alla stagione 1991-1992, quando il sodalizio di comune accordo non venne più rinnovato.[97]
I tifosi del Palermo sono gli unici gemellati con quelli del Padova; questo gemellaggio nasce nella stagione 1983-1984 ed ha resistito a tutti i ricambi generazionali delle due tifoserie.[100]
Tutto nacque nei primi anni 1980, quando cinque tifosi della curva nord dell'Appiani si recarono in vacanza al mare, in Sicilia, dove conobbero alcuni ultras della squadra rosanero, membri dei "Commandos Aquile".[97] Memori di questo incontro estivo, in occasione di Padova-Palermo il 20 novembre 1983, le due tifoserie strinsero un'amicizia che venne “ripescata” dai giovani di Piazza Cavour nella stagione 1991-1992, quando le due squadre tornarono ad affrontarsi dopo sette stagioni, durante le quali il rapporto si era un po' affievolito.[97] In quell'anno però, complice il ritorno del Palermo in Serie B, i tifosi biancoscudati ricominciarono a coltivare l'amicizia con i rosanero, accomunati dalle medesime posizioni politiche: l'8 dicembre 1991 nasce dunque ufficialmente il secondo e vero gemellaggio della storia patavina.[97]
Altri rapporti di amicizia non ufficiali ci sono poi con le tifoserie della Torres, del Varese e del Piacenza. In passato ha avuto rapporti di amicizia con le tifoserie della Civitanovese, negli anni 1970, e del Campobasso, negli anni 1980.[100]
Rosa aggiornata al 1º settembre 2024.[101]
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Dal sito web ufficiale della società.
Nel 1930 Ferruccio Hellmann, presidente dell'Associazione Calcio Padova, cambia denominazione sociale in Associazione Fascista Calcio Padova. Proprio in questo periodo, il Padova divenne una società polisportiva, con squadre iscritte ai campionati nazionali di calcio, rugby a 15 e atletica. Allenatore della sezione rugby fu Renzo Maffioli mentre il responsabile della sezione fu Alessandro Pacchioni. La formazione di rugby vince la Coppa Federale nel 1933. Nella stagione 1933-1934 milita in massima serie. Con l'abbandono di Hellmann, la sezione rugby del Calcio Padova tramonta definitivamente nel 1935 dopo una seconda stagione in massima serie chiusa mestamente a 0 punti.[102]
Il 3 giugno 2015 dalla collaborazione tra Padova e S.S.D. Vertigo, nasce l'S.S.D. Calcio Padova C5.[103] Successivamente viene costituita anche una società di calcio femminile del Padova, ovvero il Calcio Padova Femminile, grazie alla collaborazione con lo Zensky-Padova Femminile.[104]
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