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forza di polizia e forza armata italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Arma dei Carabinieri (dapprima Corpo dei Carabinieri Reali e poi Arma dei Carabinieri Reali)[5] è un corpo militare della Repubblica Italiana, con competenze di polizia generale, contemporaneamente parte delle forze armate italiane e delle forze di polizia italiane. Dal 2000 è stata resa forza armata autonoma, nell'ambito del Ministero della difesa; in precedenza era invece parte dell'Esercito italiano quale prima Arma del medesimo, per l'espletamento di compiti militari e di polizia civile e militare, con duplice dipendenza dai dicasteri della Difesa e dell'Interno.
È alle dipendenze gerarchiche del Ministero della difesa, con dipendenza funzionale dal Ministero dell'interno, dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ed anche dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e dal Ministero della cultura.
Ha compiti di polizia militare sulle altre tre forze armate[6] in patria ed all'estero, ed è parte della forza di gendarmeria europea; di conseguenza svolge sia compiti militari di difesa della nazione sia in patria che all'estero, sia compiti di corpo militare di polizia generale per la Pubblica sicurezza.[7] Al suo vertice vi è un Comandante generale con il grado di Generale di corpo d'armata con incarichi speciali.
Durante la Restaurazione, Vittorio Emanuele I di Savoia, al rientro a Torino, dopo un periodo passato in sostanziale esilio a Cagliari poiché il territorio continentale del Regno di Sardegna era stato occupato dalle truppe di Napoleone Bonaparte, all'inizio del XIX secolo emanò la legge reale "regie patenti" del 13 luglio 1814[8] con la quale fu istituito il Corpo dei Carabinieri Reali, unità militare con compiti di polizia.[9]
Da un punto di vista militare, si trattava di un corpo di fanteria leggera (con una componente di cavalleria), e dunque più elitario rispetto ad un corpo di fanteria di linea; il primo personale arruolato fu, infatti, selezionato nell'eccellenza dei reparti piemontesi, perciò venne considerato un corpo d'élite. Il loro primo generale fu Giuseppe Thaon di Revel, chiamato a ricoprire la più alta carica del corpo il 13 agosto 1814. Il 25 giugno 1833, con decreto del re Carlo Alberto di Savoia, vennero adottati i colori del pennacchio (lo scarlatto e il turchino).[10]
Durante il Risorgimento furono impegnati su diversi fronti[11] e dopo il compimento dell'unità d'Italia i Carabinieri Reali diventarono "Arma" del Regio Esercito con regio decreto 24 gennaio 1861,[12] al pari delle altre armi come fanteria, artiglieria, cavalleria, continuando a essere riconosciuti come primi (com'era nell'Armata Sarda) anche nel Regio Esercito dell'Italia unita.[13]
Le principali battaglie cui prese parte il corpo prima delle guerre mondiali, sono:
Nel 1909 i Carabinieri reali inviarono in missione in Cile due Marescialli Maggiori quali istruttori e consulenti del Cuerpo de Carabineros del Ejercito, costituito nel 1903 con reparti di cavalleria ed aventi funzione di gendarmeria, ispirandosi proprio ai carabinieri italiani. I due furono inquadrati nel Corpo quali sottotenenti per due anni e rivestirono anche un ruolo ispettivo.
Nella prima guerra mondiale l'Arma dei Carabinieri fu impiegata principalmente nel ruolo di polizia militare, in particolare di repressione delle diserzioni e dei comportamenti imputabili a codardia (spesso eseguivano le condanne a morte per fucilazione). Prima delle offensive pianificate un'aliquota di carabinieri veniva talvolta schierata nelle trincee col compito di obbligare eventuali riottosi ad andare all'assalto, e di sparare a chi si ritirava di propria iniziativa. Furono infiltrati anche nei reparti delle altre Armi dell'Esercito per scoprire eventuali elementi sediziosi, spie, sabotatori. Si distinsero però anche in combattimento nella battaglia del Podgora, 19 luglio 1915. Per il contributo nel primo conflitto mondiale la Bandiera dell'Arma fu insignita della prima medaglia d'oro al valor militare. Furono impegnati nelle varie fasi del colonialismo italiano e, nella guerra d'Etiopia, parteciparono alla seconda battaglia dell'Ogaden gli zaptié (àscari carabinieri), a partire dalla primavera del 1936.
Nella seconda guerra mondiale i carabinieri si distinsero nelle seguenti battaglie:
Dopo l'armistizio di Cassibile, diversi reparti si unirono alla resistenza italiana e presero parte alla guerra di liberazione.
Celebre il vicebrigadiere Salvo D'Acquisto, che il 23 settembre del 1943 a Torre di Palidoro, vicino a Roma, per salvare dalla rappresaglia 22 civili, si autoaccusò della morte di due militari germanici e fu fucilato dai tedeschi. Sono da ricordare anche i Martiri di Fiesole, ovvero i tre militari dell'Arma Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti, che si consegnarono ai tedeschi per evitare la fucilazione di dieci civili per rappresaglia contro l'appoggio dato da personale dell'Arma alla Resistenza fiorentina.
Con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana gli appartenenti all'Arma furono accorpati d'autorità, insieme ad aliquote della ex MVSN, alla Guardia Nazionale Repubblicana, a cui il ministro Pavolini ottenne di porre come contraltare la sua milizia personale, le Brigate Nere. Tuttavia complessivamente circa 2 700 carabinieri disattesero le disposizioni delle forze militari nazifasciste e subirono la deportazione a vario titolo.
Dodici carabinieri figurano, inoltre, tra le vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Altri furono tra i martiri delle foibe ad opera dei Titini.
Altri ancora furono uccisi dai partigiani italiani.
Nel 1962 succedendo al generale Renato De Francesco, divenne comandante generale dell'Arma il generale Giovanni De Lorenzo che sarebbe stato uno dei più conosciuti fra tutti i pari ruolo, contrassegnando, nel bene o nel male, un periodo della storia dell'Arma e dell'Italia per il supposto tentativo di golpe denominato Piano Solo, con cui - nelle presunte intenzioni dei golpisti - l'Arma dei Carabinieri avrebbe dovuto instaurare un regime militare in Italia nel 1964 (con l'arresto e la deportazione nel poligono militare di Capo Marrargiu, in Sardegna, di 731 persone ritenute «pericolose per l'ordine pubblico»).[14] Furono anche anni di rinnovamento tecnologico, come per altri settori dello stato. Ad esempio, grazie a più moderni apparati radio, sviluppati da aziende italiane quali Prod-El, Ducati, Ote, e altre, nacquero le moderne centrali operative, che ricevono chiamate telefoniche dalla cittadinanza e le smistano alle pattuglie sul territorio.[senza fonte]
Per la repressione del terrorismo politico, l'Arma rinnovò la propria struttura organizzativa: nel 1974 nacque il nucleo speciale antiterrorismo, e nel 1978 il reparto d'élite Gruppo di intervento speciale (GIS), . Nel 1990, per un più adeguato contrasto alla criminalità organizzata, fu creato il Raggruppamento operativo speciale (ROS), che contribuì alla cattura di vari capi mafiosi.
Attraverso l'art. 1 della legge delega 31 marzo 2000, n. 78[15] e con l'emanazione del D. Lgs. 5 ottobre 2000, n. 297 i Carabinieri, da prima Arma dell'Esercito Italiano vennero elevati ad una "collocazione autonoma nell'ambito del Ministero della difesa, con il rango di forza armata, e forza militare di polizia a competenza generale". Ciò consenti la partecipazione alle missioni militari italiane all'estero, con funzioni non più esclusivamente di polizia militare (art.5).
Così nel 2001 fu costituita la 2ª Brigata mobile carabinieri, unità militare dell'Arma con "propensione all'impiego estero" e nel 2004 il Gruppo di intervento speciale entrò a far parte delle forze speciali italiane.
Il ruolo di Forza Armata consentì all'Arma d'avere come comandante generale un ufficiale generale proveniente dai propri ranghi, il primo dei quali fu nel 2004 il generale di corpo d'armata Luciano Gottardo. In precedenza il comandante generale dell'Arma era scelto da ufficiali generali provenienti dall'Esercito ed in possesso di particolari requisiti.
Nonostante il nuovo rango, secondo i principi stabiliti dalla legge 18 febbraio 1997, n. 25 sui vertici militari, ancora in vigore, non è concesso ad un ufficiale generale dei Carabinieri di ricoprire la carica di capo di stato maggiore della difesa che può essere assunta solo da un ufficiale generale dell'Esercito, della Marina Militare o dell'Aeronautica Militare.[16]
Nell'ottobre 2016, nell'ambito della razionalizzazione e ottimizzazione dei bilanci delle forze di polizia, con l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato, avvenuto ufficialmente il 1º gennaio 2017 (sono stati esclusi i Corpi Forestali Regionali delle 5 Regioni a statuto speciale) nacque il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare alle dipendenze del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.[17]
In compenso alla fine del 2016, sempre nell'ottica della razionalizzazione, la Guardia di Finanza assorbì il Servizio navale dell'Arma dei Carabinieri, il Servizio nautico dell'ex Corpo Forestale dello Stato e le squadre nautiche della Polizia, "fatto salvo il mantenimento delle unità navali impiegate nella laguna di Venezia, nelle acque interne e nelle isole minori"
In realtà nel 2019 oltre a risultare ancora attive varie unità nautiche dell'Arma anche in ambito di mare aperto, quali la motovedetta preposta ai collegamenti dei Carabinieri Forestali con l'area protetta dell'Isola di Montecristo,[18] e varie altre, l'Arma aveva pure avviato nuovi acquisti di naviglio.[19][20] Ciò aveva determinato polemiche da parte dei quadri della Polizia di Stato, che aveva invece ottemperato subito ai nuovi dettami.
Sempre nel 2016 furono istituite le aliquote di primo intervento,[21] dette API, inquadrate nei Nuclei Radiomobili (NORM) dei singoli Comandi di reparto territoriale di ogni grande città, per fronteggiare eventuali episodi di terrorismo con modus operandi simile a quello degli Attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Le "API", similarmente alle Squadre operative di supporto, hanno il compito di prevenire o contenere atti di terrorismo in attesa dell'intervento del Gruppo Intervento Speciale o reparti speciali di altre forze di polizia.
L'Arma è articolata in organizzazione centrale, addestrativa, territoriale, mobile, speciale e foresto-ambientale, reparti per esigenze specifiche.[22]
Con a capo il Comando delle Scuole dell'Arma, dipendono:
Operano, inoltre, con dipendenza dai rispettivi vice comandanti di Legione:
Il Comando unità mobili e specializzate "Palidoro" è posto al vertice di questa organizzazione dalla quale dipendono:
Istituita il 1º gennaio 2017, al vertice vi è posto il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dal quale dipendono:[23]
Sono operativi, altresì, comandi che svolgono compiti di polizia militare e di sicurezza in favore di:
Ai sensi del D. Lgs. 5 ottobre 2000, n. 297,[25] l'Arma ha una duplice natura: di forza armata[26] e di forza di polizia. Per le due funzioni dipende, rispettivamente, dal capo di stato maggiore della difesa[27] e dal Ministero dell'interno.[28] È quindi un Corpo militare di polizia (gendarmeria) a competenza generale ed in servizio permanente di pubblica sicurezza, dipendente dal comandante generale e dal capo di stato maggiore della difesa. In ragione della sua peculiare connotazione di forza di polizia ad ordinamento militare e competenza generale, le sono affidati numerosi compiti.[29] I compiti e le competenze, oltre che dal D.Lgs di riordino, sono affermati dal codice dell'ordinamento militare:[30]
Contribuisce inoltre ai servizi di polizia stradale sulla viabilità ordinaria oltre che nel servizio di frontiera lungo i confini terrestri.
Missioni più significative nelle quali l'Arma ha impiegato le sue truppe:[33]
Prima del 2005 il reclutamento del personale per il ruolo di base (appuntati e carabinieri) avveniva tramite concorso pubblico aperto sia al personale civile sia ai militari del Corpo. Era anche possibile l'arruolamento previo superamento di concorso per allievo carabiniere ausiliario, quest'ultimo riservato ai cittadini di sesso maschile chiamati al servizio militare di leva in Italia.[34] Dopo l'emanazione della legge 23 agosto 2004, n. 226, che ha sospeso l'operatività del servizio militare di leva in Italia a partire dal 2005 il reclutamento avviene con concorso pubblico riservato ai soggetti già appartenenti ai ranghi delle forze armate italiane, o che abbiano comunque prestato un periodo di ferma presso le forze armate italiane, anche se in alcuni casi è previsto l'arruolamento diretto di civili. Per i nati entro il 1985 (incluso), è inoltre necessario essere in regola con gli obblighi di leva (il che presuppone aver svolto il servizio militare obbligatorio). Il Decreto del Ministero della difesa 22 aprile 1999 n. 188[35] prevede dei limiti di età particolari per l'arruolamento nell'Arma dei Carabinieri.[36] In applicazione della legge 20 ottobre 1999 n. 380, dall'anno 2000 possono esser arruolate anche le donne, senza alcuna distinzione per gradi e ruoli. L'unica distinzione che viene fatta è nella valutazione delle prove di efficienza fisica, con tabelle meno rigide e punteggi meno esigenti rispetto a quelli maschili.[37] La disciplina è oggi contenuta nel d.lgs. 15 marzo 2010, n. 66 che prevede anche delle riserve di posti nei casi tassativamente indicati dalla legge.[38] Dal 1º gennaio 2016, i concorsi per le forze dell'ordine, tra cui l'Arma dei Carabinieri sono stati aperti ai civili, purché siano in possesso dei requisiti richiesti e di condotta incensurabile e rispettino i limiti di età, rimane comunque una riserva di posti per i VFP1 e VFP4.
Le prove concorsuali oggi sono tenute nel Centro nazionale di selezione e reclutamento sito nella caserma "Salvo D'Acquisto", a Roma.[39] A seconda del ruolo, i vincitori vengono inviati nelle varie strutture dedicate all'addestramento; per quanto riguarda gli ispettori e gli ufficiali il reclutamento avviene attraverso concorsi pubblici aperti sia ai civili sia ai militari, oppure attraverso concorsi interni aperti esclusivamente ai militari in possesso di determinati requisiti.[40]
Fin dalla sua fondazione ai sottufficiali e carabinieri erano imposte delle limitazioni relative alla possibilità di contrarre matrimonio; ad esempio, nell'immediato secondo dopoguerra, il decreto legislativo luogotenenziale 29 marzo 1946, n. 155 limitava i sottufficiali a contrarre matrimonio solo dopo aver ultimato 9 anni di servizio ed aver compiuto il ventottesimo anno di età. Per appuntati e carabinieri vi erano limitazioni più strette e la condizione comune era quella di aver ultimato la terza rafferma triennale. La legge 6 aprile 1956, n. 185 prevedeva per i marescialli la possibilità di contrarre matrimonio senza limite di età; per brigadieri, vice brigadieri, appuntati e carabinieri, al compimento dei trent'anni di età. La legge 1º febbraio 1989, n. 53 disponeva che i carabinieri ed i brigadieri potessero contrarre matrimonio dopo aver compiuto quattro anni di servizio, avendo compiuto il venticinquesimo anno di età.[41] Le citate disposizioni sono state poi abolite nel marzo 2010 con l'emanazione del codice dell'ordinamento militare.
I ruoli sono 4 mentre i gradi sono 21:
Nel 2011 l'Arma contava una forza organica di 114 778 unità così ripartite:[44] 3 797 ufficiali; 29 531 ispettori; 20 000 sovrintendenti; 61 450 appuntati e carabinieri. A dette unità sono da aggiungere 2 896 unità in forza extra-organica ripartiti nei vari ruoli[45] e 1 042 allievi[46] per un totale di 118 716 carabinieri. Nel 2012 è stato possibile arruolare e sostituire solo il 20% del personale cessato dal servizio per pensionamento. Nel 2013 il comandante generale dell'Arma, Generale Leonardo Gallitelli, ha affermato che, a fronte di circa 118 000 operatori previsti, l'Arma contava soltanto 105 472 unità, con un ammanco di circa 12 000 uomini: 4 000 appuntati e carabinieri, 6 000 brigadieri, 2 000 marescialli e 200 ufficiali.[47][48][49] Nel 2015 l'Arma dei Carabinieri contava un totale di 103 659 unità. Dal 1º gennaio 2017 si aggiunge il personale transitato dal disciolto Corpo Forestale dello Stato.[1]
L'uniforme ordinaria è di colore nero sia nella versione invernale sia estiva (esse si differenziano solo per la qualità del tessuto): si compone di una giacca a un petto con quattro bottoni argentati sormontati dalla fiamma indossata sopra una camicia bianca con cravatta nera. Gli ufficiali hanno alamari a foglie d'acanto composti da palma, branca e nappo sui baveri (il rimanente personale ha gli alamari tradizionali dell'Arma in metallo fissati con clip o in filo d'argento). Gli ufficiali, i luogotenenti e i marescialli maggiori non portano la banda rossa verticale sul lato dei pantaloni.
Il colore adottato dall'uniforme è variato sul nero solo verso la fine degli anni novanta. Sino a settembre 1987, il colore dell'uniforme estiva era il cachi (familiarmente noto come "coloniale") e prevedeva la cravatta, anch'essa cachi. La cravatta fu abolita nell'Uniforme Ordinaria Estiva dall'estate 1984 consentendo la camicia aperta al primo bottone. Per un breve periodo, dal 1990 sino al 1998-1999, l'uniforme estiva è stata di colore blu turchino (il modello blu e quello nero hanno convissuto per qualche tempo, nell'attesa che fosse completata l'acquisizione delle uniformi nere che costituiscono la dotazione vigente).
L'uniforme di servizio estiva si compone di una camicia di colore celeste, sulla quale vengono applicati i gradi tubolari e pantaloni neri; anch'essa sino alla fine degli anni ottanta era di color cachi. Tra il 1990 e 1999, per le ragioni prima ricordate, i calzoni furono blu turchino.
I marescialli, con l'eccezione dei luogotenenti, e i brigadieri capo nei servizi armati indossano il Sam Browne chiamato anche cinturone con spallaccio (ove viene appesa una fondina chiusa in cuoio per la pistola), mentre il restante personale indossa la tradizionale bandoliera e porta la pistola in una specifica fondina da fianco. Gli ufficiali e gli ispettori (non in servizio armato) portano l'arma d'ordinanza sotto la falda della giacca, se invece sono in servizio armato portano anch'essi il Sam Browne.
Sin dalla fondazione del Corpo, i carabinieri portano sul bavero della giubba gli alamari anziché l'ordinaria mostrina di tutti gli altri militari italiani (con l'unica altra eccezione per i Granatieri di Sardegna): si tratta di una delle differenze che nel tempo questa uniforme ha sempre avuto rispetto alle altre (fra le prime, il colore celeste del colletto e dei paramani, la fodera rossa della giubba, i bottoni in argento bombati).
Il copricapo (il berretto) è rigido con fregio dell'Arma (metallico per appuntati, carabinieri e allievi, ricamato in tessuto argentato per i brigadieri, dorato per gli ispettori e gli ufficiali mentre per i generali il fregio è l'aquila dello stato maggiore con monogramma R.I. al centro, argento per i generali di brigata e di divisione, oro per i generali di corpo d'armata). Gli ufficiali comandanti di reparto portano il fregio ricamato in oro bordato di rosso. Ogni berretto è nero e riporta un soggolo fermato da due bottoni bombati, il soggolo è nero per carabinieri, appuntati, brigadieri e allievi; per i brigadieri capo il soggolo è anch'esso nero ma con l'aggiunta di un galloncino argento screziato di nero. Il soggolo diventa argentato screziato di nero al centro dal grado di maresciallo a quello di maresciallo capo con il numero di galloncini che aumenta con l'aumentare del grado. Per i marescialli maggiori il soggolo è argento bordato di rosso con tre galloncini argento screziati di nero; per il grado apicale dei sottufficiali, ovvero il luogotenente, il soggolo è argento bordato di rosso con quattro galloncini anch'essi argento bordati di rosso. Per gli ufficiali inferiori il soggolo e i galloncini sono interamente in argento senza screziature, per gli ufficiali superiori il soggolo diventa in doppio cordoncino intrecciato sempre argentato con galloncini argentati. Per gli ufficiali generali infine il soggolo diventa una treccia argentata con galloncini argentati. Per i generali con incarichi speciali (vice-comandante e comandante generale dell'Arma, che portano stellette bordate in rosso sulla spalline) i galloncini sono argentati bordati in rosso.
Il fregio dei carabinieri è una granata sormontata da una fiamma con tredici punte,[50] piegata dal vento con monogramma R.I., anch'essa un segno di vicinanza con i granatieri (che hanno uguale granata ma con la fiamma ritta).
La grande uniforme speciale (GUS) è costituita dal tradizionale copricapo dell'Arma dei Carabinieri, una marsina (con code) con spalline metalliche con frange, cordelline ed eventuali decorazioni, sciarpa blu e sciabola per gli ufficiali, solo sciabola (o fucile da assalto AR 70/90) per il rimanente personale, bandoliera con giberna, pantaloni con bande; pantalone corto con doppia banda e stivali per i reparti ippomontati, camicia bianca con colletto diritto inamidato, guanti in filo bianco, stivaletti neri (con fascette metalliche di sperone per i soli ufficiali) e, se necessario, mantello di panno nero.
Il copricapo della grande uniforme speciale, detto "lucerna", si distingue per il notissimo pennacchio rosso e blu (gli ufficiali indossano invece la feluca detto anche "cento piume" rosso-blu). I militari appartenenti alla Banda musicale dell'Arma dei Carabinieri e alle fanfare dei battaglioni indossano, invece, un pennacchio bianco e rosso.
L'uniforme operativa (o da ordine pubblico) è di colore blu: si compone di basco, giubba e pantaloni, fazzoletto da collo blu con profilatura rossa, guanti in pelle nera, stivaletti anfibi neri operativi. Per i seguenti reparti operativi è previsto un completo mimetico:
Le uniformi femminili si distinguono da quelle maschili per le abbottonature, la foggia delle giacche, la gonna (utilizzata raramente e per lo più nei c.d. servizi di carattere interno) e per il berretto di particolare foggia.
Il sistema di comunicazione radio a partire dai primi anni '80 ha iniziato ad usare la banda UHF, più comunemente chiamata: gamma 400. L'azienda toscana O.T.E. di Firenze "Officine Toscane Elettromeccaniche", creata da un gruppo di radioamatori, fu scelta per le tecnologie che era in grado di produrre dato che aveva già progettato apparecchiature per uso militare.
L’Arma dei Carabinieri utilizza per le comunicazioni operative una rete radiomobile analogica in gamma 400 MHz, le cui comunicazioni possono essere instaurate secondo 3 modalità:
- Diretta: la stazione radio di centrale operativa comunica direttamente con i terminali portatili / veicolari nel raggio di copertura radio
- Ripetuta: la comunicazione tra la stazione radio di centrale operativa e terminali radio portatili / veicolari si instaura per il tramite di un ponte ripetitore, per estendere la copertura radio originaria
- Semplice: la trasmissione tra stazione radio di centrale operativa e apparati radio portatili / veicolari avviene in simplex su singola frequenza per la trasmissione / ricezione
Ancora in uso oggi in molte città era molto innovativo e permetteva una comunicazione capillare con l'ausilio di ponti radio e di selettive con lo standard ZVEI. Selettive che permettevano anche un radiocontrollo su dispositivi remoti; accensione e spegnimento ponti radio, cambio ponte radio, autoascolto dell'autoradio in caso di emergenza e molte altre. A causa del terrorismo ci fu inoltre l'esigenza di aumentare la segretezza delle comunicazioni e l'azienda TELSY di Torino, specializzata in sistemi di sicurezza in campo delle telecomunicazioni, venne scelta per creare delle schede in grado di criptare le comunicazioni radio. Ogni apparato radio venne dotato di questa tecnologia. Attualmente in molte città si sta lentamente abbandonando tale sistema radio per utilizzare la più moderna tecnologia digitale TETRA, che oltre alla sicurezza e segretezza delle comunicazioni permette una interconnessione con altre centrali radio, di linee telefoniche e di sistemi internet per l'accesso a banche dati, il tutto in piena mobilità.
L'armamento in dotazione viene suddiviso in individuale (in dotazione singola, ad ogni militare) e di reparto (in dotazione all'unità ed utilizzato durante i servizi d'istituto).
L'armamento di reparto viene a sua volta diviso in armamento ordinario (in dotazione a tutti i reparti) e armamento speciale (in dotazione solo a quelli specializzati).
L'armamento individuale è composto da:[51]
L'armamento ordinario è composto da:[51]
L'armamento speciale comprende:[51]
L'armamento in sperimentazione comprende:
Con l'accorpamento del Corpo Forestale dello Stato all'Arma dei Carabinieri, avvenuto il 1º gennaio 2017, il parco auto ha visto aggiungersi anche gli automezzi del disciolto corpo che, in ottica di spending review, hanno mantenuto la stessa tradizionale colorazione verde, pur modificando la dicitura Corpo Forestale dello Stato in Carabinieri. Gli automezzi di nuova immatricolazione avranno invece regolarmente la livrea dei Carabinieri.[76]
Fino al 2000 le targhe utilizzate erano le stesse utilizzate dall'Esercito Italiano, poiché l'Arma era parte integrante dell'Esercito quindi era EI AA 000. Nel 2000 l'Arma ottenne una targa propria a seguito dell'elevazione al rango di forza armata simile a quella utilizzata in precedenza senza "EI" sostituita da "CC" ("Carabinieri")[77] CC AA 000.
Gli automezzi acquisiti dall'accorpamento di buona parte del disciolto Corpo Forestale dello Stato sono stati reimmatricolati con la classica targa con la sigla CC dell'Arma.
Le unità navali in dotazione all'arma erano assegnate ai comandi provinciali ed ai comandi di compagnia e venivano classificate, sulla base delle loro caratteristiche tecniche, in:[78]
Accanto a queste unità vi sono le motovedette Classe S che operano a supporto dei reparti subacquei.
Il comandante generale assume il grado di Generale di corpo d'armata con incarichi speciali.
L'Arma è rappresentata da:
Quello attualmente in uso venne concesso, e in parte modificato, il 21 maggio 2002 con l'elevazione dei carabinieri a rango di forza armata.
È uno scudo italiano di forma mistilinea rosso inquartato da una croce diminuita d'argento con al capo sfondo azzurro. Il rosso a significare l'ardire e il coraggio e il sacrificio; l'azzurro simboleggia il valore, la fedeltà e la patria, nonché il colore simbolo di Casa Savoia. Nel I e IV quadrante inquartato una mano destra recisa d'argento, impugnante un serpente verde, con la testa e la coda rivolta alla destra dello scudo, allumato e linguato di nero. Il serpente simboleggia la cautela e il buon governo. Nel II e III quadrante inquartato invece una granata d'oro infiammata. La granata è anche l'unico simbolo raffigurato sulle divise (sul cappello e sul braccio) ed è da sempre simbolo di ordini militari moderni; infatti, venne applicata per la prima volta come simbolo dai nobili Brugioni che avevano, ottenendo per questo il titolo, comandato l'artiglieria nella vittoria di Alfonso I d'Este contro le truppe papali. Al capo si trova un leone passante, e quindi illeopardito, d'oro, lampassato di rosso, allumato e armato d'argento e sostenuto dalla linea di partizione. Il leone indica la determinazione del buon governo. Sullo sfondo del leone il tronco di rovere d'argento con i rami doppiamente decussati con otto ghiande color oro. Il rovere significa glorie militari, decorazioni conseguite, antichità, costante rinverdimento, merito riconosciuto e animo forte e spirito guerriero. Sotto lo scudo su lista svolazzante color azzurro scuro il motto, creato dal capitano Cenisio Fusi, a caratteri maiuscolo in lettere lapidarie romane colore oro spento: "nei secoli fedele". L'intero scudo è timbrato da una corona color oro. La corona è turrita merlata alla guelfa, murata di nero, formata da cerchio rosso interno, con due cordoni di muro sostenenti otto torri di cui cinque visibili.[81]
Nell'ufficio del generale comandante della "legione allievi carabinieri" è custodita la Bandiera di guerra dell'Arma, e sono esposti tutti i brevetti delle onorificenze e decorazioni concesse al suo più importante vessillo.
La Bandiera di guerra dell'Arma dei Carabinieri fu consegnata, nel corso di una storica cerimonia alla presenza delle più alte cariche dello Stato, il 14 marzo del 1894, dal Re Umberto I all'allora comandante della legione, colonnello Eugenio Romando Scotti. E da allora il vessillo continua a essere custodito nell'ufficio del comandante della legione.[82]
La marcia di ordinanza dell'Arma dei Carabinieri è intitolata La Fedelissima e fu composta nel 1929 dal direttore della Banda dell'Arma, il maestro Luigi Cirenei.[83] L'esecuzione avviene generalmente in occasione della Festa dell'Arma dei Carabinieri, del concerto in onore del santo patrono (la Virgo Fidelis, il 21 novembre), della parata militare del 2 giugno (Festa della Repubblica), e dei giuramenti. L'esecuzione avviene anche quando ufficiali generali dell'Arma passano in rassegna reparti schierati. Così come tutte le marce d'ordinanza (e l'inno nazionale) anche La Fedelissima è spesso il brano conclusivo dei concerti della Banda musicale del Corpo. Prima della sua adozione il Corpo veniva rappresentato da un'altra marcia d'ordinanza scritta dal maestro Luigi Cajoli che fu il direttore della disciolta Banda della Legione allievi carabinieri.
Il motto dell'Arma dei Carabinieri è Nei secoli fedele.[84] Venne creato nel 1914, per il primo centenario dell'Arma, e concesso come motto araldico ai carabinieri da Vittorio Emanuele III il 10 novembre 1933, in applicazione della legge 24 marzo 1932, n. 293, che riguarda i motti araldici per l'Esercito Italiano. Contrariamente a quanto si crede, non fu Gabriele D'Annunzio a coniarlo, ma il capitano Cenisio Fusi.[85] Il motto sostituì il precedente, Usi obbedir tacendo e tacendo morir (versi tratti dal poema La Rassegna di Novara di Costantino Nigra), sebbene si sia dovuto attendere molto tempo dopo la fine della seconda guerra mondiale perché il nuovo motto riscuotesse sufficiente diffusione.[86]
Il Museo storico dell'Arma dei Carabinieri è situato in piazza del Risorgimento 46 a Roma, nel quartiere Prati, a pochi passi dal Vaticano.
Istituito il 3 dicembre 1925, con Regio Decreto n. 2495, quale «[…] depositario privilegiato dei cimeli, documenti e ricordi che testimoniano l'azione svolta dall'Arma in pace e in guerra [..]»,[87] il Museo venne inaugurato ufficialmente il 6 giugno 1937 nella palazzina di piazza del Risorgimento che fino ad allora aveva ospitato la Scuola allievi ufficiali dei Carabinieri.[88] La visita al Museo si sviluppa attraverso un percorso in ordine cronologico e tematico che, iniziando dalla fondazione nel 1814 dell'antico Corpo dei Carabinieri Reali, e protraendosi sino alla guerra di Resistenza e di Liberazione, abbraccia nella storia d’Italia due secoli di vita.
Il Museo storico dell'Arma dei Carabinieri è aperto con ingresso gratuito tutti i giorni della settimana dalle ore 09:00 alle ore 13:00, ad esclusione del lunedì e delle seguenti festività: 1º gennaio, 6 gennaio, Pasqua e lunedì dell'Angelo, 1º maggio, 29 giugno (SS. Pietro e Paolo), 15 agosto, 1º novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre.[89]
La data del 5 giugno è stata assunta come festa dell'Arma dei Carabinieri, in celebrazione del 5 giugno 1920, data in cui la Bandiera dell'Arma fu insignita della prima Medaglia d'oro al Valor Militare per la partecipazione dei Carabinieri alla prima guerra mondiale. La motivazione che ha accompagnato la medaglia è la seguente: "Rinnovellò le sue più fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi d'Italia". La festa viene celebrata a Roma con il carosello storico, rievocazione delle battaglie più importanti a cui l'Arma ha partecipato.[90]
La patrona dell'Arma dei Carabinieri è la Virgo Fidelis, appellativo cattolico di Maria, madre di Gesù, scelta come patrona dell'Arma dei Carabinieri l'11 novembre 1949, data della promulgazione di un apposito Breve apostolico da parte di papa Pio XII.[91] La ricorrenza della Patrona è stata fissata dallo stesso Papa Pio XII per il 21 novembre, giorno in cui cade la Presentazione della Beata Vergine Maria e la ricorrenza della battaglia di Culqualber. Dall'ottobre del 2015 vi è dedicato un Santuario diocesano nella chiesa di San Giovanni Battista a Incisa Scapaccino (Asti), nella frazione storica di Borgo Villa, il primo in Italia dedicato alla patrona dei carabinieri, destinato a diventare meta di pellegrinaggio per tutti i devoti e i militari della penisola.[92]
Preghiera alla Virgo Fidelis, o "preghiera del carabiniere", viene recitata nelle cerimonie militari solenni che riguardano l'Arma o i suoi appartenenti. Fu scritta dallo stesso arcivescovo, Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, che nel 1949, come ordinario militare, sollecitò la scelta della Virgo Fidelis come patrona.[93]
Testo: "Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra, noi Carabinieri d'Italia, a Te eleviamo reverente il pensiero, fiduciosa la preghiera e fervido il cuore! Tu che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice con il titolo di "Virgo Fidelis". Tu accogli ogni nostro proposito di bene e fanne vigore e luce per la Patria nostra. Tu accompagna la nostra vigilanza, Tu consiglia il nostro dire, Tu anima la nostra azione, Tu sostenta il nostro sacrificio, Tu infiamma la devozione nostra! E da un capo all'altro d'Italia suscita in ognuno di noi l'entusiasmo di testimoniare, con la fedeltà fino alla morte l'amore a Dio e ai fratelli italiani. E così sia!"
Inno alla Virgo Fidelis, fu composto dal professor Mario Scotti per quanto attiene al testo mentre la musica e lo spartito sono del maestro Domenico Fantini.[94]
Testo: "In una luce fulgida di fiamma, com'ali bianche nell'azzurro ciel, al tuo trono corrusco, o dolce Mamma, sale il palpito del figlio tuo fedel, che in silenzio preparò il suo cuore ed in silenzio veglia l'avvenir su lui rivolgi gli occhi tuoi d'amore rendi nobile e lieve il suo soffrir. (ritornello): Tu sei Regina dell'eterna corte perché salisti il monte del dolor: il cuore mio non fermerà la morte perché ha giurato fede al tricolor. (2ª strofa): Se di baleni il simbolo d'argento sulla mia fronte ai raggi guizzerà, e la Bandiera a raffiche di vento nel tripudio di luci ondeggerà, allor più ardente delle tue legioni un grido solo a Te si leverà, o nostra stella, che nel ciel risuoni giuramento d'amore e fedeltà. (Ritornello)
L'Arma dal 2000 ha delle proprie onorificenze (decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 297):
Medaglie concesse alla Bandiera dell'Arma dei Carabinieri dal 1814 al 2022:[95]
6 Croci di Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia (di cui 1 già dell'Ordine militare di Savoia)
3 Medaglie d'oro al valor militare
5 Medaglie d'argento al valor militare
4 Medaglie di bronzo al valor militare
2 Croci di guerra al valor militare
3 Medaglie d'oro al valore dell'Esercito
11 Medaglie d'oro al valor civile
1 Medaglia d'argento al valor civile
5 Medaglie d'oro al merito civile
1 Attestato con medaglia di bronzo dorata di eccellenza di I classe di pubblica benemerenza del Dipartimento della Protezione civile
7 Medaglie d'oro al merito della sanità pubblica
5 Diplomi di medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte
2 Diplomi di benemerenza ambientale con medaglia d'oro
1 Medaglia d'oro di benemerenza per il terremoto calabro-siculo (1908)
Nella storia dell'Arma dei Carabinieri numerosi militari sono stati insigniti di medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani per le loro azioni, tra cui: Salvo D'Acquisto, morto a 23 anni per salvare la vita a 22 persone durante un rastrellamento delle truppe tedesche nel corso della seconda guerra mondiale e decorato con medaglia d'oro al valor militare; Giovanni Frignani, Manfredi Talamo, Ugo De Carolis, Raffaele Aversa, Genserico Fontana, Romeo Rodriguez Pereira, Francesco Pepicelli, Candido Manca, Gerardo Sergi, Augusto Renzini, Gaetano Forte e Calcedonio Giordano, vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine e decorati con medaglia d'oro al valor militare; Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti (detti i martiri di Fiesole), uccisi dai tedeschi in cambio della vita di 10 persone e decorati con medaglia d'oro al valor militare; Carlo Alberto dalla Chiesa, vittima della strage di via Carini ad opera della mafia e decorato con medaglia d'oro al valor civile.
L'Arma promuove tra i militari l'attività sportiva a ogni livello, il mantenimento dell'efficienza fisica e partecipa alle principali competizioni italiane e internazionali con i propri atleti.[96] Gli sport sono coordinati dal Centro Sportivo Carabinieri costituito dalle Sezioni sportive di:[97]
Dal 1964 al 2018 gli atleti dell'Arma hanno raggiunto, nelle varie competizioni sportive, importanti risultati agonistici:[98]
Per tradizione i carabinieri costituiscono storicamente un importante modello comportamentale all'interno della cultura italiana e godono di un grande rispetto e affetto largamente diffusi tra la popolazione.[99] Ne è prova l'annuale Rapporto Italia dell'Eurispes che vede l'Arma come l'istituzione più amata dagli italiani.[100] Negli ultimi decenni, i carabinieri sono coinvolti come protagonisti di numerose barzellette, mentre un secolo fa, la prima apparizione dei carabinieri in un romanzo, nel Pinocchio di Carlo Collodi, aveva rappresentato uno scandalo[senza fonte] (essendo la prima opera letteraria "leggera" in cui venissero rappresentati).
Rai Radio e la Banda dell’Arma dei Carabinieri hanno inaugurato il 17 dicembre 2021 una collaborazione musicale partendo con un concerto evento in onda in diretta su Rai Radio Tutta Italiana e Rai GrParlamento e in seguito saranno disponibili una serie di contenuti podcast direttamente su Rai Play Sound.[102]
L'Arma, in buona parte tramite l'Ente editoriale per l'Arma dei carabinieri costituito nel 1975, cura la redazione e la pubblicazione di riviste e libri (oltre sessanta volumi) legati all'Istituzione nei suoi vari aspetti e nel corso degli anni ha pubblicato cartoline, francobolli, schede telefoniche, monete e cofanetti musicali.[103] Pubblicazioni:
In caso di emergenza, per contattare i Carabinieri è sufficiente comporre su qualsiasi apparecchio telefonico il numero 112 (senza alcun costo), tranne nelle regioni in cui è attivo il Numero unico di Emergenza.[111]
Nel 2010 l'Arma ha pubblicato su iTunes una propria applicazione per iOS, iCarabinieri,[112] con cui è possibile localizzare le stazioni carabinieri più vicine alla propria posizione GPS, avere informazioni sugli indirizzi e i numeri telefonici, trovare l'itinerario più breve per una stazione selezionata. L'applicazione si avvale delle mappe di Google Maps.[113] Nel 2012 è seguita la versione per Android.[114]
Nelle regioni italiane a statuto speciale che beneficiano di un regime di bilinguismo, la denominazione Carabinieri è stata resa:
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