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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Aversa (AFI: /aˈvɛrsa/[10], Averza in dialetto aversano[11]) è un comune italiano di 49 485 abitanti[4] della provincia di Caserta in Campania.
Fondata dai Normanni nel 1030 e sede dell'antica contea di Aversa, la città è posta al centro di un territorio pianeggiante conosciuto come agro aversano, vasta area rurale dell'antica Terra di Lavoro nota anche come Campania Felix.[12] Il nome della città deriva dal luogo della sua fondazione Sancti Pauli ad Averze. La radice del suo nome richiama quello di Velsu, una delle dodici antiche città etrusche non ancora individuate. Con il passare delle generazioni è stato poi corretto in Verzelus, Versaro e successivamente in Averse.[13]
Dal 1053 è sede vescovile della diocesi di Aversa[14] ed è famosa anche per la produzione della mozzarella di bufala, del vino asprinio e del dolce di pasta lievitata chiamato polacca. Prima dell'avvento del proibizionismo della cannabis, è stata uno dei maggiori centri italiani per la produzione di canapa.[15]
Aversa è un comune del Agro aversano sito nell'area metropolitana di Napoli. La città confina con i comuni di: Casaluce, Carinaro, Cesa, Frignano, Giugliano in Campania (NA), Gricignano d'Aversa, Lusciano, San Marcellino, Sant'Antimo (NA), Teverola e Trentola Ducenta.
Aversa è in piena pianura Campana, situata tra i Regi Lagni e il Lago Patria, al centro di una vasta area pianeggiante di antica vocazione agricola[3][16] ed è caratterizzata da un dislivello che varia dai 64 ai 30 m s.l.m.[3] La morfologia del territorio, unita alla fertilità del terreno e alle antiche e recenti opere di bonifica e di risistemazione del suolo, sono ancora oggi elementi strategici nella costruzione del paesaggio.[17]
Dal punto di vista sismico il territorio comunale si trova, stando alla classificazione della Protezione Civile, in zona 2 (soggetta a sismicità medio-alta).[18]
La zona climatica di Aversa è di fascia C; di conseguenza l'accensione degli impianti termici di cui al D.P.R. n. 412 del 26 agosto 1993 è consentita dal 15 novembre al 31 marzo per un massimo di dieci ore giornaliere.[19]
Il clima di Aversa è di natura mediterranea, con inverni miti ed estati calde. Le medie invernali sono di solito inferiori ai 10 °C; le medie estive sono di 23 °C (con valori massimi che possono toccare i 30 °C). Le precipitazioni si concentrano principalmente tra ottobre e gennaio, subendo significative diminuzioni nel periodo estivo. Di seguito è riportata la tabella riassuntiva dei principali dati meteorologici riferiti al territorio comunale[20]:
Napoli Capodichino | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 12,4 | 13,3 | 15,1 | 17,8 | 22,0 | 26,0 | 28,9 | 29,2 | 26,0 | 21,6 | 16,8 | 13,3 | 13,0 | 18,3 | 28,0 | 21,5 | 20,2 |
T. media (°C) | 8,2 | 9,0 | 10,6 | 13,2 | 17,0 | 20,8 | 23,3 | 23,6 | 20,8 | 16,9 | 12,6 | 9,4 | 8,9 | 13,6 | 22,6 | 16,8 | 15,5 |
T. min. media (°C) | 4,1 | 4,7 | 6,2 | 8,6 | 12,1 | 15,6 | 17,7 | 18,0 | 15,7 | 12,2 | 8,5 | 5,6 | 4,8 | 9,0 | 17,1 | 12,1 | 10,8 |
Precipitazioni (mm) | 102 | 85 | 76 | 70 | 44 | 30 | 22 | 40 | 72 | 114 | 141 | 111 | 298 | 190 | 92 | 327 | 907 |
Prima dell'avvento dei Normanni, nell'XI secolo, la città non esisteva ancora e il territorio era popolato da piccoli raggruppamenti, casali e ville. Quasi al centro di una delle vie romane esisteva il casale Sancti Pauli ad Averze. Di forma pressoché circolare, situato a breve distanza dal corso del Clanio, nell'area compresa tra la via Consolare Campana e la via Atellana, in una posizione di dominio delle principali vie di comunicazione tra il nord e il sud e tra i paesi interni e il mare, solo con l'avvento dei Normanni il piccolo casale cominciò ad avere un assetto ben definito. Con ogni probabilità si trattava di uno stanziamento di tipo religioso, legato alla originaria chiesa di San Paolo.[22]
Aversa fu fondata ufficialmente da Rainulfo Drengot, che nel 1030 ne divenne primo conte su investitura di Sergio IV duca di Napoli e poi confermato, nel 1038, dell'imperatore Corrado II. Dodici furono i conti normanni che ressero le sorti della città di Aversa, che da piccolo borgo, grazie alla politica di asilo incominciata da Rainulfo, divenne una piccola capitale, da dove partirono le conquiste normanne dell'Italia meridionale. Il più importante dei conti fu senza dubbio Riccardo Drengot, l'unico che seppe tener testa a Roberto il Guiscardo. Il conte aversano condusse, nella battaglia contro le truppe pontificie a Civitate del Fortore, in Capitanata nella piana del Fortore, i suoi normanni alla vittoria, imprigionando papa Leone IX. L'astuto Riccardo I però non trattò il pontefice da prigioniero, ma lo scortò a Roma con tutti gli onori. Questo gesto gli valse la conciliazione con la Chiesa, la cancellazione della scomunica e l'investitura di Aversa a Diocesi.[23]
Dopo la dinastia normanna e quella sveva, fu la volta degli Angioini. Nel 1285, con Carlo II d'Angiò e Roberto d'Angiò, la città visse un periodo florido. Gli Angioini scelsero la città come meta per la caccia. Tanto che il castello reale, di cui oggi restano poche tracce nella centralissima via Roma, nei pressi della parrocchia della Madonna di Casaluce, per lunghi periodi ospitava la corte angioina. In particolare la regina Giovanna I, scelse Aversa come sua sede preferita. Ed è proprio nel castello aversano, che si consumò una delle pagine più cruente della storia del XIV secolo. Qui alcuni nobili napoletani capeggiati da Carlo di Durazzo, pretendente al trono di Napoli, forse in congiura con la stessa regina Giovanna I, uccisero, lanciandolo da una finestra con un cappio al collo, il principe consorte dell'angioina, Andrea d'Ungheria.[23]
Il cruento assassinio del giovane principe non rimase impunito. Il fratello, il re Luigi d'Ungheria, con l'esercito scese in Italia, e dopo aver attraversato l'intera penisola, si fermò nel castello di Aversa. Qui tramò la sua vendetta, con Giovanna I che scappò ad Avignone e i nobili, invitati a un pretestuoso banchetto di riconciliazioni, incarcerati e sommariamente processati. Addirittura Carlo di Durazzo fu impiccato dalla stessa finestra del principe ungherese.[23]
Nel 1320 nacque la Real Casa dell'Annunziata,[24] istituto benefico, orfanotrofio e in seguito anche ospedale psichiatrico, che ha segnato la vita e lo sviluppo sociale dell'intera comunità aversana. Numerose furono poi le chiese e i monasteri edificati per volere dei d'Angiò, come la chiesa di San Luigi dei Francesi (oggi dedicata a San Domenico),[25] fatta erigere dal nipote, re Carlo II d'Angiò e la chiesa di San Nicola.[26]
Con gli Aragonesi la città continuò a godere di alcuni privilegi, ma la sua importanza cominciò a declinare a partire dalla discesa di Carlo VIII di Francia, nel 1494, tanto che nel 1503 divenne un centro periferico per lo spopolamento, dovuto all'epidemia di peste.[23]
Nel periodo spagnolo Aversa decadde ulteriormente a causa della peste del 1656. Questo avvenimento causò la perdita di buona parte della popolazione. Il calo demografico e le ristrettezze economiche determinarono un freno dello sviluppo. Durante il primo periodo borbonico Aversa ospitò re Carlo di Borbone, poi Carlo III di Spagna, tra l'aprile e il maggio del 1734, nel Palazzo Ventignano e dove ritornò nel 1738 con la moglie Maria Amalia di Sassonia.[27]
Dopo la breve Repubblica Partenopea, con il ritorno dei Borbone, vi furono due importanti innovazioni: la fine del sistema feudale e la statalizzazione dei beni ecclesiastici. Nella città molti ordini scomparvero e i loro beni passarono allo Stato. Nel 1813 i frati Minori lasciarono il Convento della Maddalena che fu occupato dall'Ospedale Psichiatrico, mentre il Convento di San Lorenzo fu trasformato in Orfanotrofio militare[23].
Gioacchino Murat, re di Napoli, ebbe le chiavi della città di Aversa, dove fondò il Convitto delle Orfanelle di Sant'Agostino e istituì il Banco dei Pegni. Quando ritornò Ferdinando I nel 1815 vi furono malcontenti che portarono a veri e propri moti. Nei tumulti si tentò di imprigionare il vescovo Tommasi che fu poi ucciso nel 1821. I moti culminarono con la cattura di molti carbonari.[23]
Il 1º dicembre 1945, finita la seconda guerra mondiale, fu fucilato ad Aversa il generale della Wehrmacht Anton Dostler, condannato per crimini di guerra, per aver fatto fucilare i soldati alleati prigionieri di guerra. L'esecuzione è stata fotografata e filmata con immagini in bianco e nero.[28] Un evento successivo che ha segnato la storia aversana del XX secolo, è stato il terremoto del 1980, che vide la città come il luogo più lontano dall'epicentro (l'Irpinia) nel quale si siano registrate vittime. Morirono infatti cinque persone nella Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo (Santuario Maria Regina della famiglia) in via Roma.[29] Nell'ottobre del 1990 le venne concesso il titolo di città con decreto del presidente della Repubblica del 10 ottobre 1990[30] ed il mese successivo dello stesso anno fu meta di una delle visite pastorali di Giovanni Paolo II; ospitò poi l'ottava tappa del giro d'Italia 1992 e nello stesso anno divenne città universitaria con l'insediamento delle strutture della Seconda Università degli Studi di Napoli, infine nel 2012 è divenuta sede del tribunale ordinario di "Napoli Nord".
Lo stemma in uso è stato riconosciuto con decreto del Capo del Governo del 18 luglio 1931.[30] Il Comune si identifica con lo stemma: Basilisco in oro su fondo blu con la scritta, fuori campo grafico: Qui sub ingesta iacuit Basiliscus harena, invictum liber protulit ille caput e con il gonfalone attuale[31] costituito da un drappo di azzurro concesso con regio decreto del 26 febbraio 1934.
L'emblema della città di Aversa raffigura un gallo basilisco, con la punta delle ali e la coda a forma di serpente. Perfetta sintesi culturale tra l'origine d'oltralpe dei Normanni fondatori di Aversa (il cui simbolo era appunto il gallo) e la tradizione osca locale che aveva eletto il basilisco, re dei serpenti, a emblema dell'eternità. La traduzione del motto è: "Il Basilisco che giacque sull'arena, libero risollevò il capo invitto". In origine "l'arme" della città era raffigurata dal solo gallo, che non compare per la prima volta nelle terre aversane con la venuta dei galli normanni, difatti era già stato adottato nell'antichità, in particolar modo, nelle monete.[31]
Dopo che Aversa risorse dai danni provocati dalla peste del 1496 che decimò buona parte della popolazione, venne aggiunto al gallo il basilisco, altro simbolo antichissimo della Liburia.[32]
Il centro storico è costituito da numerose chiese da cui deriva il nome di "città dalle cento chiese"[33] con una moltitudine di opere artistiche e architettoniche di proprietà della diocesi.[34]
Nelle chiese aversane sono presenti opere di importanti pittori: Guido da Siena, Angiolillo Arcuccio, Colantonio, Polidoro da Caravaggio, Marco Pino da Siena, Guercino, Pietro da Cortona, Pietro Negroni detto il Giovane Zingaro, Josè de Ribeira detto lo Spagnoletto, Cornelis Smet, Teodoro d'Errico, Massimo Stanzione, Paolo De Matteis, Francesco Solimena,[35] Francesco De Mura.
La cattedrale costituisce il fulcro della vita religiosa della città. È situata nel cuore del borgo antico. La sua costruzione si deve a Riccardo I, che incominciò i lavori nel 1053 e che furono terminati da suo figlio Giordano nel 1090[36]. L'edificio ha subito varie devastazioni e numerosi restauri che ne hanno alterato l'antico aspetto originario. La cupola, in stile arabo-normanno con due ordini sovrapposti di arcatelle cieche, fu costruita nel 1349 e restaurata recentemente, nel 2011. Determinante per l'aspetto attuale del Duomo furono le modifiche apportate a partire dal 1703 per volere del vescovo e cardinale Innico Caracciolo, che affidò i lavori all'architetto romano Carlo Buratti, che ideò l'attuale facciata barocca. L'interno è diviso in tre navate con cappelle laterali ed è arricchito da diversi dipinti come la Vergine e san Bonaventura, di Francesco Solimena.[37]
Situata nei pressi del castello aragonese, la chiesa di Santa Maria a Piazza è la chiesa più antica di Aversa (XI secolo). L'edificio fu eretto in forma romanica, ma a seguito di un terremoto l'impianto originario subì, nel XIV secolo[38], una completa trasformazione secondo i canoni dell'architettura gotica. Anticamente era il luogo di incontro e scambio di mercanzie da parte di gente di provenienza diversa come ebrei, arabi, bizantini e longobardi. La facciata è in tufo a vista con tre portali di forma ogivale. Sulla destra vi è il campanile, anch'esso dell'XI secolo. L'interno è a tre navate, i pilastri e le arcate a tutto sesto della navata centrale sono in tufo a vista. Custodisce affreschi e frammenti della prima scuola giottesca.[39]
La chiesa fu fondata tra il 1230 e il 1235[40], dall'ordine francescano. Di forma romanico - gotica, fu rifatta nel 1645[40] con ornamenti di marmo intarsiati policromi e splendidi altari. Tra il 1830 e il 1839 nella parte che affaccia su via Roma fu costruito un belvedere per permettere alle clarisse in clausura di seguire, non viste, le funzioni rituali delle festività aversane. Del grande convento resta ben poco poiché, nella prima metà del XX secolo, il chiostro grande e parte del Belvedere delle Monache furono espropriati per dare assetto all'attuale piazza Municipio[41]. La chiesa presenta una pianta quadrata con arcate a tutto sesto e volte a scodella con pareti dipinte e custodisce opere di Francesco De Mura, Pietro da Cortona, Guercino e Josè de Ribera detto Spagnoletto. Una porta lignea in cui sono intagliate le figure di S. Francesco e S. Chiara, introduce nell'interno della chiesa, a croce latina, con un'unica navata, sulla quale si aprono tre cappelle per ciascun lato[42].
La chiesa di Sant'Antonio da Padova è situata lungo via Seggio e risale al XIII secolo. Di architettura gotica nel XV secolo fu largamente rimaneggiata. L'interno è a unica navata. Le forme attuali sono emerse dal restauro successivo al sisma del 1980 che ha evidenziato il rosone e le monofore della facciata, e all'interno, la trifora del presbiterio e l'arco trionfale. La facciata si presenta semplice e nobile allo stesso tempo, con le pietre negli angoli che denotano la povertà francescana. All'interno della chiesa è contenuto un eccellente patrimonio pittorico d'epoca rinascimentale e barocca, con opere del grande pittore seicentista Carlo Mercurio[43].
L'antico cenobio benedettino di San Lorenzo ad Septimum fu edificato intorno al X secolo ed era posto sulla via consolare romana a sette miglia da Capua. Con l'avvento dei Normanni, il piccolo cenobio benedettino cominciò a ingrandirsi e a crescere di importanza. Fu soppresso nel 1807 dai francesi. L'interno della chiesa ha tre navate con cappelle laterali. Del periodo normanno rimane il portale in marmo scolpito che adorna l'ingresso della chiesa del XII secolo Nel XV secolo e XVI secolo furono rifatte le absidi in forma quadrata[44]. Famoso anche per il suo chiostro rinascimentale di suggestiva bellezza che ospita il Dipartimento d'Architettura dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli[45].
È situata nei pressi dell'antica Porta San Nicola, oggi andata perduta. Costruita certamente nel 1132 e riedificata successivamente a seguito di un incendio da Carlo I d'Angiò, fratello del re di Francia, molto devoto al santo a cui la chiesa è dedicata, è costituita da tre navate, che negli ultimi restauri sono state riportate all'antico aspetto barocco, con la realizzazione di ricche decorazioni a stucco tipiche di questo stile. Qui è custodita una tavola fiamminga che raffigura l'Annunciazione, inizi del XVII secolo, di Dirk Hendricksz[46].
La prima pietra della chiesa dell'Immacolata Concezione, sede dell'omonima Confraternita, fu posta dal vescovo Giorgio Manzòlo il 20 marzo 1582. Il luogo prescelto per la costruzione era situato in quel tempo a ridosso delle mura cittadine, oggi non più esistenti, a pochi metri da porta San Nicola. In precedenza la Confraternita era ospitata nella chiesa del convento di Santa Maria Maddalena dei frati minori osservanti, poco distante. Celebrata già nell’XI secolo, l’Immacolata Concezione della Vergine Maria divenne dogma solo nel 1854 con la bolla Ineffabilis Deus di papa Pio IX. La pestilenza del 1656 cessò ad Aversa proprio l’8 dicembre di quell’anno: da allora in poi il municipio offrì ogni anno in voto all'Immacolata 60 libbre di ceri.
La facciata tardobarocca è notevole soprattutto per l’andamento della trabeazione del primo ordine, incurvata verso l’alto per far spazio al timpano del portale, spezzato da una nicchia contenente una statua raffigurante l'Immacolata Concezione. L’interno è di piccole dimensioni e presenta un impianto rettangolare a navata unica, con quattro cappelle laterali poco profonde, inframmezzate dai vani contenenti i confessionali. Una volta a calotta ellittica sovrasta il vano del presbiterio, separato dalla navata da un arco trionfale sorretto da pilastri con lesene composite.
La decorazione pittorica fu realizzata a partire dal 1605, anno in cui fu commissionata a Vincenzo Camardella l'Immacolata Concezione posta sull'altare maggiore. La prima cappella a sinistra presenta una tela firmata e datata da Nicola Mercurio nel 1690, raffigurante San Liborio vescovo, protettore dai calcoli renali e biliari. Nella seconda cappella a sinistra troviamo una tela raffigurante San Matteo Evangelista e l'angelo, firmata e datata da Nicola Mercurio nel 1687. Si tratta del rifacimento di un dipinto eseguito molti anni prima da Carlo Mercurio, padre di Nicola. Gli altari delle cappelle del lato destro presentano altre due tele riferibili a Nicola Mercurio: la prima raffigurante San Gorgonio, l’altra Sant'Aniello.
Una ricca decorazione settecentesca in stucco, d’impronta vaccariana, riveste le pareti e incornicia le cone degli altari. L’altare maggiore, in pregiato diaspro di Sicilia, fu realizzato tra il 1739 e il 1742 dal maestro marmoraro napoletano Aniello Gentile secondo il disegno fornito da Carlo Schisano, argentiere della cattedrale di Napoli. Anche gli altari delle cappelle laterali furono eseguiti dal Gentile (1744), mentre la balaustrata dell’altare maggiore è opera del marmoraro Gennaro di Lucca (1795).
Al XVII secolo sono ascrivibili l’organo sulla cantoria, in controfacciata e il soffitto ligneo a cassettoni, nei cui riquadri sono scolpiti i simboli mariani e, al centro, la figura dell'Immacolata Concezione.
La chiesa fu fondata da Carlo I d'Angiò nel 1278 e completata da suo figlio Carlo II d'Angiò e dedicata a San Luigi IX, re dei francesi e diventata poi San Domenico perché i Domenicani vi abitarono fino al 1808. In origine presentava uno schema di grande aula rettangolare fino a quando, nel 1742, l'Ordine Monastico pensò a un radicale restauro, incaricando Filippo Raguzzini, il quale utilizzò, per la facciata il progetto per il concorso di San Giovanni in Laterano in Roma. Il Raguzzini inserì sulla facciata quattro edicole con le statue di Benedetto XIII e Pio V, in quelle superiori e Benedetto XI e Innocenzo V, in quelle inferiori e sulla sommità della facciata è collocata la statua di Luigi IX. La chiesa conservava interessanti opere: ai lati dell'ingresso, due bellissimi medaglioni marmorei con i Santi Pietro e Paolo di cultura merliana; al secondo altare destro, l'Annunciazione, di Francesco De Mura; al terzo, Resurrezione di Gesù, di Francesco Solimena. L'arco voltato a botte dell'abside, su cui poggia un organo transennato del XVII secolo, fu ricostruito in mattoni nel 1847. Nel 1813 il monastero passò ai Minori Osservanti della Maddalena, che vi rimasero fino al 1911[47][48]. La chiesa è stata chiusa dal terremoto del 1980 e riaperta solennemente il 18 ottobre 2019.[49]
Il Complesso dell'Annunziata fu fondato agli inizi del Trecento per volere dei sovrani angioini. Nel 1422 Giovanna II donò all'Annunziata l'ospedale di Sant'Eligio, che consentì l'accorpamento delle due strutture nell'unica istituzione dell'Ave Gratia Plena, gestita da amministratori laici. Il complesso è caratterizzato da una scala monumentale e presenta uno sviluppo planimetrico che è il risultato delle numerose modifiche apportate nel corso di quattro secoli. Tra il 1518 e il 1520 vennero prese importanti iniziative, prime fra tutte la realizzazione del nuovo organo per la chiesa, commissionato a Giovanni Francesco Mormando. Nel 1566 incominciò l'opera di trasformazione della chiesa, con l'inserimento della tribuna e di una sorta di transetto per ridurre l'eccessivo sviluppo longitudinale dell'unica navata.
Nel 1612 furono inserite lungo la navata le cappelle e fu realizzata la nuova sacrestia con il progetto di fra Nuvolo. Nel 1582 si intraprese la costruzione di un nuovo ospedale, riservato alle donne[50]. Nel 1836 fu ricostruita la cupola, dopo il crollo avvenuto in seguito al terremoto del 1826[51]. Nel 1712 incominciò la ricostruzione dell'attuale campanile, a pianta quadrangolare, con basamento in piperno bugnato e due ordini superiori con lesene doriche e ioniche. Nel 1776 Giacomo Gentile completò la struttura con la costruzione dell'arco sormontato dall'orologio, così da collegare la torre campanaria e il complesso. Nel tempo il monumento è diventato il simbolo di Aversa. Il complesso è composto da un cortile dove in fondo vi è la chiesa della Santissima Annunziata preceduta da un pronao composto da quattro colonne di marmo con capitello corinzio[52].
L'interno della chiesa è a croce latina. Al suo interno sono custoditi importanti dipinti, tra i quali la Deposizione di Cristo di Marco dal Pino e l'Adorazione dei pastori di Francesco Solimena. Ha ospitato sino al 1991 l'ospedale civile cittadino[52], dal 1992 invece è sede del Dipartimento di Ingegneria dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli[53].
L'antica parrocchia di Sant'Audeno, dedicata all'omonimo vescovo francese, di origine normanna, si trovava nei pressi del borgo Sant'Andrea, ma attualmente dell'antica chiesa rimane soltanto il portale gotico e il relativo chiostro oggi recuperato e visitabile. La facciata settecentesca (1744) si rifà a un gusto pittoresco e retorico che emula il Raguzzini. Nelle edicole della facciata vi sono le statue in pietra di San Filippo Neri e di San Giacomo, al centro, il bassorilievo dell'Assunzione della Vergine.
L'interno presenta un prezioso soffitto ligneo dorato che conteneva tre tele di Massimo Stanzione; queste, intorno agli anni quaranta, furono sostituite con le attuali che raffigurano: la Madonna col Bambino e santi, il Miracolo della peste di san Francesco Saverio e la Madonna con Bambino e santi di un anonimo seicentesco. Nella cona dell'altare maggiore si trova un dipinto della SS. Trinità con la Vergine e san Filippo Neri, incominciato da Massimo Stanzione e terminato da Andrea Vaccaro, che sovrasta l'altare marmoreo. Ai lati del presbiterio vi sono le statue lignee di San Pietro e di San Paolo, della prima metà del Seicento. Sovrasta le tele la bella e alta cupola (XVII secolo) dai pregevoli stucchi. Quattro altari marmorei settecenteschi decorano le pareti dell'unica navata[54].
La chiesa fu fondata intorno al 1300 e fino ai primi dell'Ottocento era dedicata a Celestino V. In principio era il Castello Angioino di Aversa e la chiesa ne era la Cappella Palatina; successivamente nel 1309 gli Angioini donarono il complesso ai Padri Celestini, i quali ne ebbero la custodia fino alla soppressione dei beni ecclesiastici di Gioacchino Murat. Dopo la scomparsa dei Padri Celestini l'abbazia divenne sede della parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo (fino a quel momento la sede era la chiesa situata di fronte, la "Parrocchiella"). La chiesa attualmente ha poche tracce dello stile gotico originario poiché gli interventi del 1736 ne hanno cambiato completamente l'aspetto. L'esterno presenta due edicole con le statue di San Benedetto e di San Pietro Celestino, un bassorilievo con la Madonna e il Bambino e lo stemma di Pietro da Morrone, fondatore del succitato Ordine dei Padri Celestini.
L'interno, barocco, a una sola navata, è coperto da capriate lignee a vista; la cantoria in stile barocco napoletano con un organo del XVIII secolo decora la controfacciata, vicino dei finestroni romano-gotico. Ai quattro altari minori vi sono opere di interesse artistico: nel primo altare destro, tela con San Benedetto e San Placido (XVIII secolo); sul secondo, Presentazione di Gesù al Tempio, di Carlo Mercurio; di fronte, pala di San Pietro Celestino in vesti papali e attorniato da monaci, opera di Orazio De Garamo realizzata nel 1607; la Trasfigurazione, copia da Fabrizio Santafede. Alle pareti vi sono anche 4 ovali con tele: quelle in prossimità del presbiterio una raffigura San Celestino in vesti da monaco (a destra), l'altra San Benedetto (a sinistra), mentre quelli in prossimità dell'ingresso: una Maria Maddalena, l'altra Maria Egiziaca penitente. Nel presbiterio, invece, un fantastico altare maggiore di marmo, realizzato per i lavori del 1736 e anche un trono, anch'esso marmoreo, della Madonna di Casaluce di inizio Novecento. In questa parrocchia-santuario è custodito, per quattro mesi dell'anno, dal 15 giugno al 15 ottobre, un'immagine della Madonna col Bambino, detta di Casaluce, oggetto di forte devozione popolare e che la tradizione attribuisce alla mano di San Luca[55]. Nel 2006 il vescovo di Aversa Mario Milano elevò questa chiesa a santuario mariano diocesano, dedicandolo a Maria "Regina delle famiglie". Inoltre la Madonna di Casaluce è la patrona della città e della diocesi di Aversa, perciò questa chiesa nei 4 mesi è gremita di fedeli.
Detta Parrocchiella per le sue ridotte dimensioni, fu costruita fuori Porta S. Andrea, nella zona del Mercato del Sabato. Documentata come parrocchia dal 1204, divenne sede della Confraternita del Purgatorio nel 1706 e della Confraternita di San Francesco Saverio nel 1719. Nel 1807 la sede parrocchiale fu trasferita nella vicina chiesa di San Pietro a Maiella, meglio nota come chiesa della Madonna di Casaluce. L’aspetto attuale della Parrocchiella è frutto di rifacimenti settecenteschi. Sulla parete esterna del corpo di fabbrica che si innesta sul lato sinistro della chiesa, un altorilievo in stucco raffigura la Madonna Addolorata tra angeli recanti i simboli della Passione di Cristo, con in basso delle Anime Purganti, secondo l'iconografia della Madonna del Suffragio. All'ingresso, un portale in piperno racchiude due battenti lignei in cui sono intagliate le figure dei Santi titolari della chiesa. L’interno si presenta a navata unica con dagli archi a tutto sesto che delimitano gli altari laterali e da una decorazione in stucco tardo settecentesca. A sinistra dell’ingresso della chiesa, un luogo aggiunto dopo, nel 1760. Si tratta della Cappella della Confraternita del Purgatorio, detta anche dell’Addolorata o della Madonna della Libera. Infatti, all'interno della chiesa si venerano una splendida statua dell'Addolorata e un quadro di pregevole fattura della Madonna della libera.
Il monastero di San Biagio, eretto probabilmente da Aloara, di ordine benedettino, non ha più nulla dell'antico assetto se si esclude la struttura incorporata in quella successiva e il pronao dalla chiesa (XI secolo). La tradizione vuole che il convento sia stato costruito per rinchiudere, o difendere dalle scorrerie, le donne normanne quando i loro uomini si allontanavano dalla città per andare a combattere i nemici. All'esterno della chiesa emergono i bei portali del pronao (XVIII secolo), essi contengono tondi rilievi di San Benedetto e San Mauro. Il Pronao, di sei campate voltate a crociera, immette nel sontuoso interno copioso di notevoli opere. L'interno è a unica navata e presenta, tra i finestroni, diciotto tele centinate, con Storie di san Benedetto, di Pietro De Martino (1701), mentre la controfacciata contiene cinque dipinti del giordanesco Giovanni Battista Lama.[56][57]. Sull'altare maggiore campeggia la pala col Martirio di San Biagio, opera documentata del pittore afragolese Giovan Lorenzo Firello che la dipinse nel 1579-1580. La tavola è inserita in una monumentale cornice in legno, intagliata e dorata, sormontata da un baldacchino, ugualmente in legno dorato e intagliato, ma realizzato nel secolo XVIII[58].
Il complesso fu fondato da Carlo I d'Angiò nel 1269, fuori Porta San Nicola, come ospedale dei lebbrosi. Nel 1420 il convento fu occupato dai minori conventuali. Dieci anni più tardi, nel 1430, l'aversano Jacopo Scaglione fece costruire il chiostro di pietra grigia ampliato poi dal frate Angelo Orabona, arcivescovo di Trani, che vi aggiunse il pozzetto marmoreo centrale, sul quale è apposto lo stemma del casato, e fece affrescare le volte dei portici. I francescani vi risiedettero fino al 1813, mentre il plesso fu trasformato in Casa dei folli del “Regno di Napoli”. Oggi il complesso è inagibile.
Il seminario vescovile di Aversa, istituito nel 1566 in seguito alle prescrizioni del Concilio di Trento, fu costruito per volere del cardinale Caracciolo, vescovo di Aversa, dall'architetto Carlo Buratti, tra il 1711 e il 1715 e inaugurato nel 1725. L'arcivescovo Carmine Cesarano, negli anni trenta, fece apportare alcune innovazioni dirette dall'architetto Lamberto Solimene. Di notevole interesse architettonico, all'interno dell'edificio, il chiostro settecentesco e lo scalone d'onore. Nel grande chiostro rettangolare il rigore semplice dei pilastri del primo ordine, si ravviva nel secondo ordine del più raffinato gioco prospettico degli archi strombati poggianti sul basamento.
Nello scalone, di cui si ignora l'autore, appare l'originale soluzione tecnico-stilistica dei balaustrini inclinati per dare all'insieme un più marcato senso di dinamismo. Il seminario conserva un ricco patrimonio di opere d'arte, provenienti per lo più dalle varie chiese cittadine, tra le quali il trecentesco gruppo marmoreo Madonna col Bambino, da alcuni attribuito allo scultore senese Tino di Camaino, e la tavola del Martirio di San Sebastiano del 1468 di Angiolillo Arcuccio.[59] Oggi è sede dalla Biblioteca Seminariale Paolo VI.[58]
Le edicole votive o "Madonnelle", come popolarmente sono chiamate, anche se non tutte sono di soggetto mariano, presenti in Aversa sono state erette a venerazione di devoti che hanno ricevuto una grazia o un'indulgenza e sono fonti di una tradizione antica. Nel centro storico di Aversa se ne possono contare svariate, di cui non si conosce neppure a quale santo fossero dedicate poiché i dipinti risultano sbiaditi o del tutto scomparsi o dalle quali sono state trafugate le icone. Si contano ben 126 Edicole Votive nella città di Aversa.[62] Molte di esse sono dedicate alla Madonna di Casaluce, alla Madonna dell'arco, alla Madonna Addolorata, non dimenticando l'unica alla Vergine della Consolazione, altre dedicate ai santi, tra cui quelle di san Paolo, san Rocco, sant'Antonio da Padova, sant'Antonio abate, san Francesco d'Assisi, a san Michele, san Nicola.
Il secentesco Palazzo Morano ospita la casa di accoglienza Gratis accepistis della Caritas diocesana; dal 2017 è sede del Centro di Pastorale Universitaria della diocesi di Aversa.
Palazzo Golia, palazzo nobiliare, sito in via Seggio, fu dei baroni Ricciardi Serafino de Conciliis. Edificio di tipo a corte, che emerge per l'equilibrio e l'eleganza delle proporzioni. L'ampio cortile interno, del quale campeggia una leggiadra statua raffigurante la Campania Felix, è sormontato da un giardino pensile che, con le sue piante secolari, prospetta frontalmente l'alto portale d'accesso. Al piano terra di questa dimora gentilizia erano un tempo ubicati i locali destinati alle attività agricole, alle scuderie e alle altre attività di servizio. Di notevole pregio architettonico lo scalone principale in pietra vesuviana che conduce al primo piano dell'abitazione che ospitò Giuseppe Garibaldi alla vigilia dello storico scontro sul Volturno, il 1º ottobre 1860[63].
Palazzo Gaudioso, sito in piazza Federico Santulli, è un edificio del XV secolo di aspetto severo e turrito, insistente su di un'area dell'antico borgo San Nicola, nella sua lunga vita ha subito numerosi rimaneggiamenti, tanto da perdere, in buona parte, la configurazione originaria. Gli interventi degli anni novanta sono quelli che ne hanno maggiormente alterato l'aspetto, proprio per l'aggiunta della torre nell'angolo nord-ovest. L'interno presentava una corte e un giardino, il viridarium, consueta caratteristica topologica dell'edilizia abitativa della città. Il prospetto impianta un solido portale di disegno catalano, realizzato con pietra grigia e bianca. Le cornici degli stipiti del portale, e quelle delle finestre di tipo "inginocchiato", sono finemente lavorate per la presenza di scalanature. Il portale alla sommità si conclude con un arco ribassato e la presenza nella chiave dello stemma gentilizio del casato. L'interno presenta un decoroso aspetto quattrocentesco, con l'ala settentrionale su un doppio ordine di arcate collegate da una comoda e larga scala.[64] Nel marzo 2007 è stata inaugurata la nuova sede della Biblioteca Comunale, intitolata a Gaetano Parente, primo sindaco della città, ubicata nel palazzo[65].
Il Sedile di San Luigi è l'unico monumento medievale del genere che la città conserva. Il seggio di pietra grigia fu concesso alla città dall'Imperatore Enrico VI nel 1195 alle famiglie dei cavalieri aversani[66]. Venne retto dal Monte di Pietà (1599) fino a quando non passò nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Era adibito a luogo di convegno, in precedenza fu utilizzato per amministrare la giustizia. Con l'andare degli anni subì gravissimi danni tanto che nel 1692 fu interamente ristrutturato. La loggia è formata da due campate coperte da volte e archi a tutto sesto. Lo spazio è recintato da un muretto e da un artistico cancello in ferro eseguito nel 1913 dagli alunni dell'Istituto Artistico di San Lorenzo.[67]
Il primitivo nucleo urbano fu cinto da soli fossati e terrapieni, senza alcuna struttura fortificata[68]. Nella nuova realtà urbana la chiesa assume un ruolo e una posizione centrale, non solo come simbolo religioso, ma anche luogo di incontro della comunità. Il nucleo originario di Aversa era caratterizzato dalla polarità della cattedrale e del palazzo, entrambi in posizione centrale perché posti l'uno accanto all'altro[69].
La successiva crescita della città è riassunta nell'impegno a ridefinire i due poli di maggiore interesse, la cattedrale e il castello. Ad Aversa solo dopo l'unificazione per opera di Ruggero II di Sicilia nel 1135 venne programmata la costruzione di più idonee strutture di difesa[70]. Il rapporto conflittuale con i locali, delusi dalla perdita di autonomia, suggerì la costruzione di un nuovo castello al di fuori delle mura per controllare ogni accenno di insurrezione al potere centrale[71].
Lungo la nuova cinta muraria furono poste cinque porte, quattro in corrispondenza delle arterie di traffico regionale, Santa Maria, San Giovanni, San Nicola e Sant'Andrea e in ultimo Portanova che consentiva il collegamento diretto con i casali meridionali[72]. In epoca federiciana non venne realizzato alcun ampliamento. Gli Svevi si impegnarono in lavori di notevole entità per adeguare il castello ai nuovi compiti difensivi[73]. Gli Angioini diedero un contributo determinante alla crescita di Aversa con l'ampliamento del tracciato murario deciso nel 1382[74]. Durante la dominazione Aragonese non si registrano significativi ampliamenti delle mura. Venne eretta la Porta Castello, in occasione della costruzione del nuovo castello, nella seconda metà del '400[75]. Agli inizi dell''800 ebbe inizio l'abbattimento della cinta muraria e delle porte, che erano viste come un impedimento, una presenza conflittuale con gli ideali di modernità e di igienità[76].
Sin dalle origini Aversa fu dotata di castelli fortificati. Rainulfo se ne fece costruire uno quando fondò la città, di cui però non rimangono tracce.
Fu costruito intorno al 1300 per volere dei re della casa Sveva e fu sede della casa d'Angiò. Era situato nell'attuale chiesa dei SS. Filippo e Giacomo (chiesa di Casaluce), che era la cappella del castello. Era composto da quattro torri merlate. Fu dimora di Carlo I d'Angiò. Il castello divenne famoso per la morte di Andrea d'Ungheria, che fu impiccato la notte del 17 ottobre 1345. Fu ceduta ai Padri Celestini nel 1364. Nel 1807, fu ridotto ad abitazione ed è così rimasto fino a oggi, trasformato negli anni tanto da perdere le tracce dell'antico castello.
Il maestoso Castello di Ruggero II (o Aragonese), dotato di spesse mura quadrate, che dall'alto delle sue quattro torri domina la zona circostante. Sorto nei pressi della chiesa di Santa Maria a Piazza, nell'area dei Patibulum, come limite settentrionale della terza cerchia di mura, è di forma quadrata, con torri merlate agli angoli e orientato, secondo un'antica ripartizione, sui quattro angoli del Mondo.
Fu dimora e rifugio di svariati principi, regine famose, regnanti e semplici capitani di ventura, tra cui si ricordano Giovanna d'Angiò, la regina di Napoli tristemente nota per il suo carattere volubile e sensuale e Giacomo Attendolo, padre del più conosciuto Francesco Sforza.
Nel XVIII secolo, per le alterne fortune e l'incuria umana quest'imponente opera architettonica era quasi completamente rovinata, tanto è vero che nel 1750 Carlo III di Borbone (che volle anche la Reggia di Caserta), ne affidò il restauro al suo principale architetto, Luigi Vanvitelli, per farne un Quartiere di Cavalleria (anche oggi, con l'espressione "Quartiere", si indica tale zona della città)[77].
Sul finire del XIX secolo il castello era nuovamente in rovina; solo nel 1931 ritornò alla ribalta per iniziativa e intraprendenza del noto frenologo aversano "Filippo Saporito" (di cui portava il nome), che, dopo averlo fatto restaurare, lo adibì a casa di cura e custodia per imputati condannati parzialmente in quanto affetti da forme di malattia mentale, divenendo così un carcere giudiziario (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) tra i più famosi d'Italia. È stato sede della "Scuola di Formazione e Aggiornamento dell'Amministrazione Penitenziaria", inaugurata il 16 marzo 2002, fino al 2014, attualmente è sede del tribunale di Napoli nord, che ha preso il posto della scuola.[78]
Porta San Giovanni costituisce, assieme ai resti di Porta San Nicola, l'unico esempio rimanente delle antiche porte che cingevano la città di Aversa. È situata nella omonima via. Un tempo vi si trovava il Borgo dei pescatori che accoglieva i pescatori del Lago Patria, soggetti al monastero di San Lorenzo[79].
L'opera fu realizzata da Francesco Jerace nel 1929. Di gusto tardo-neoclassico, si ispira a modelli canoviani. Il monumento, che raffigura il maestro appoggiato alla transenna, era completato da un genietto alato sul podio, non più esistente, ispiratore allegorico della musica scherzosa del maestro[80]. È collocata in piazza Mazzini, nello spazio antistante la stazione ferroviaria[81].
Situato al centro di piazza Municipio di fronte al Municipio, su un'aiuola quadrangolare e costituito da un basamento di pietra. Fu realizzato da Francesco Jerace nel 1936, ed è dedicato ai caduti della prima guerra mondiale. È un'opera di grande perizia tecnica e assume, così com'è collocata, un grande effetto scenografico. La composizione richiama gusti del verismo francese della prima metà dell'800[80]. È collocata in piazza Municipio.
Si erge in piazza Principe Amedeo all'interno della Villa Comunale. Opera raffigurante l'insigne deputato aversano, fu realizzato nel 1907 da Francesco Jerace. Il monumento è costituito da un'articolata base a forma di piramide, che comprende la statua allegorica della Campania, su cui poggia un'alta colonna il cui capitello regge il busto di Rosano. Alla base vi è la scritta A Pietro Rosano/La Campania/MCMVII. Si tratta di un'opera tardo-ottocentesca di buon effetto compositivo[82].
Il Parco "Salvino Arturo Pozzi" è il principale polmone verde della città, collocato nella zona nord. È dedicato all'omonimo personaggio politico, sindaco dal 1952 al 1956, e ha una superficie di circa 70 000 m², è caratterizzato da percorsi per jogging, attrezzi in legno per stretching e da un bocciodromo. Il parco è caratterizzato da una pregiata flora, costituita da cedri del Libano, pini mediterranei e araucarie. Il parco è stato un ospedale militare dal 1935 per prestare assistenza ai soldati impegnati nelle operazioni militari in Africa orientale. Successivamente viene destinato all'assistenza dei profughi del dopoguerra, provenienti, da Grecia, Egeo, Venezia Giulia, Veneto, Istria, Egitto, Somalia, Eritrea ed Etiopia. Nel 1990, a seguito del viaggio ad Aversa del Pontefice Giovanni Paolo II, il Parco diventerà finalmente un giardino pubblico, ristrutturato ultimamente nel 2016 con l'installazione di campi da calcio, basket e di una buvette.[83]
Il parco "Antonio Balsamo" è situato nella zona sud della città, è composto da un'area giochi per bambini, due locali coperti, un campo di bocce scoperto e un anfiteatro da 200 posti, ubicato nella zona verde, per spettacoli all'aperto.[84]
Il parco "Ninì Grassia" è situato nei pressi della Stazione Ferroviaria di Aversa, nei pressi del confine col comune di Gricignano di Aversa. È stato inaugurato nel dicembre 2012 ed è composto da un'area verde e un'area coperta per la socializzazione.[85]
La Villa Comunale di Aversa è un'area verde nel cuore della città: si trova alle spalle della Casa Comunale ed è costituita da una cassa armonica, ubicata al centro dell'area. All'interno della villa comunale si trova il monumento a Pietro Rosano, realizzato nel 1907 da Francesco Jerace e un parco giochi per bambini.[86]
L'area gioco Paul Harris è situata nella piazza omonima in zona Aversa Sud nei pressi dell'ippodromo e del palazzetto dello sport. L'area è suddivisa in due zone arredate con giostrine per bambini, separate da uno spazio arredato con panchine. Altalena, scivolo, cavalli a molle е dondoli sistemati su una apposita pavimentazione realizzata con lastre antiurto offrono intrattenimento per bambini.
Dati relativi al comune di Aversa fino al 15º censimento generale del 2011.
Abitanti censiti[87]
Aversa è il secondo comune più popoloso della provincia di Caserta,[88] e il primo dell'Agro aversano per popolazione e primo per densità della provincia.[89]
I dati ISTAT[90] al 1º gennaio 2016 rilevano una popolazione straniera residente pari a 2 963 persone, rappresentante il 5,6% della popolazione residente ad Aversa. Le comunità maggiormente rappresentate sono le seguenti:
Oltre alla lingua italiana, ad Aversa si parla il napoletano, un idioma romanzo derivato dal latino. Esso viene parlato generalmente con tono di voce basso e pronuncia a bassa voce, tipica di chi vive nell'entroterra campano.[91]
Aversa dall'XI secolo è una delle sedi vescovili suburbicarie della Chiesa cattolica, arcidiocesi suffraganea a quella di Napoli (Vedi diocesi di Aversa).
Ad Aversa hanno sede poi tutti gli uffici della Curia vescovile, ubicata presso al chiesa di Santa Maria a Piazza. In città sono presenti 15 parrocchie tutte appartenenti alla Forania di Aversa.[92]
Un movimento particolarmente sviluppato ad Aversa, e nell'Agro aversano, è quello dei Testimoni di Geova. La comunità conta oltre 1 500 aderenti.[93] Ad Aversa è presente anche una Chiesa Cristiana Evangelica Nuova Pentecoste, appartenente alla Federazione delle Chiese Pentecostali d'Italia.[94] Le altre minoranze religiose, incluse quelle degli immigrati, non dispongono di luoghi di culto.
Ad Aversa hanno sede numerosi istituti religiosi:
Aversa è una città caratterizzata da una moltitudine di tradizioni, principalmente religiose. Un importante evento è quello legato alle celebrazioni della Madonna di Casaluce (patrona della città e diocesi di Aversa), dal nome del vicino comune in cui è conservata per otto mesi l'anno. L'immagine della madre di Dio, che secondo la tradizione è opera del pennello di San Luca, venne da Gerusalemme a Carlo d'Angiò nel 1277 e fu da questi collocata, insieme con due idrie nelle quali Gesù avrebbe operato alle nozze di Cana il miracolo della conversione dell'acqua in vino, nel Castello Angioino di Aversa, situato fuori le mura della città, nel borgo detto del Mercato vecchio, ove si trova l'attuale Santuario di Maria SS. di Casaluce Regina della Famiglia. Sistemata in seguito nel castello di Casaluce, mutato in sacro chiostro da Raimondo del Balzo, la sacra immagine fu da allora detta di Casaluce e sotto questo titolo viene onorata da oltre otto secoli. A giugno con la consegna dell'icona (15 giugno ore 18:00) inizia la tradizionale Peregrinatio Mariae: la Madonna per una settimana percorre le strade della città, dove è accolta dal popolo devoto che prepara le strade in suo onore. È un momento di grazia per tutte le famiglie aversane, infatti nel santuario aversano, Maria ha il titolo di "Regina della famiglia". Durante la II settimana di settembre, invece, sono programmati i festeggiamenti con appuntamenti liturgici (come le celebrazioni solenni e la processione) e eventi ludici. Durante l'arco dei festeggiamenti nelle strade del centro vengono allestite le tradizionali luminarie, principale caratteristica di una festa patronale nel sud Italia, le serate sono allietate da esibizioni canore e spettacoli vari di festa, di cultura, di fuochi pirotecnici, i quali insieme al suono festoso delle campane del santuario allietano i giorni di festa. Il 15 ottobre, l'Icona viene accompagnata solennemente in processione al confine Aversa-Casaluce in Borgo San Lorenzo. Viene consegnata alla città casalucese alle 12:30 dove resta fino al 15 giugno dell'anno seguente.[95]
Tra gli altri avvenimenti di natura ludico-religiosa e rassegne prettamente folcloristiche che si svolgono durante l'anno coinvolgendo la popolazione locale ci sono:[96]
Nella città sono presenti vari uffici di amministrazioni civili, come:
È presente anche un presidio ospedaliero, l'unica in tutto l'agro aversano, ovvero l'ospedale civile San Giuseppe Moscati.[106] L'ospedale psichiatrico giudiziario Filippo Saporito[107] ha invece cessato la sua attività nel 2015.
Aversa dispone di quattro biblioteche:
Hanno sede ad Aversa numerose scuole di ogni ordine e grado, di cui 31 dell'infanzia, 23 primarie e 6 secondarie di primo grado.[112]
La città ospita molti istituti di istruzione secondaria superiore:
Dal 1990 Aversa ospita una delle sedi dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
Il museo diocesano è ospitato nel Deambulatorio del duomo di Aversa. Costituito nel 1995, conserva il patrimonio artistico liturgico della cattedrale. Il museo contiene argenti sacri del Seicento e del Settecento di importanti botteghe napoletane - tra cui quella dei Guarriniello - diversi documenti di epoca normanna, la Madonna con il Gonfalone - tela datata e firmata da Francesco Solimena e considerata un "exemplum" del pittore di Canale di Serino - nonché alcune tavole della seconda metà del Quattrocento di Angiolillo Arcuccio, tra cui il celebre Martirio di San Sebastiano del 1480-1485 circa. Inoltre è presente l'importante lastra marmorea dell'XI secolo San Giorgio e il drago, tra le poche sculture preromaniche presenti nell'Italia meridionale.[113] Da segnalare anche il civico museo di storia militare[114]
Il Teatro Domenico Cimarosa deve il suo nome al musicista aversano Domenico Cimarosa ed è situato in vicolo del Teatro. Nato nel 1889 come teatro in legno nell'attuale piazza Principe Amedeo. Nel 1924, Giuseppe Romano lo fece edificare in tufo e cemento armato nell'attuale sede. La facciata presenta due ordini di finestre, di cui il superiore ad arco moresco, che adornano un bassorilievo simile al monumento a Domenico Cimarosa posto nella piazza antistante la stazione ferroviaria di Francesco Jerace, con stemmi e simboli musicali. In stile liberty, ha la forma di ferro di cavallo ed è sormontato da una cupola circolare affrescata da Arnaldo De Lisio negli anni venti con allegorie inneggianti agli insigni musicisti aversani, Domenico Cimarosa e Niccolò Jommelli e decorazioni di Antonio Giametta. Dal 1927 sino agli anni settanta viene gestito da Emilia Della Valle, madre dell'attuale proprietario. Negli anni settanta e ottanta divenne famoso come a cinema a luci rosse. Successivamente viene acquisito da Renato Virgilio che lo ha restaurato. La struttura funge anche da cinema, offre rappresentazioni teatrali e musicali, ospita convegni politici e iniziative socio-culturali.
Altra struttura è il Cinema Vittoria, utilizzato anche come sala cinematografica.
Dal 1999, si tiene ogni due anni il concorso flautistico internazionale "Domenico Cimarosa", premio Rotary Terra Normanna, nella prima decade di dicembre. Presidenti di giuria, tra gli altri, sono stati il compositore argentino, con nazionalità italiana, già premio Oscar Luis Bacalov, il compositore Stelvio Cipriani e il flautista francese Maxence Larrieu. Nell'edizione tenutasi nel 2011 hanno partecipato 101 giovani musicisti provenienti da 46 nazioni, in rappresentanza di tutti i continenti[115]. Nell'ultima edizione, tenutasi dal 2 al 4 dicembre 2015, ha vinto, dopo dieci anni dall'ultima vittoria (nel 2005 vinse Paolo Taballione), un italiano: Carmineluigi Amabile. Seconda classificata da Taiwan, la flautista Chia Wen-Ou, terza la polacca Marianna Zolnacz. Dal 2004, si tiene il Concorso nazionale per sole cantautrici "Bianca d'Aponte", presso il Teatro "Domenico Cimarosa" dal 22 al 23 ottobre.[116] Dal 2010 si è tenuto il Premio Domenico Cimarosa, che ha premiato quanti nel mondo hanno interpretato le musiche e le opere del grande compositore del 700. Tra questi vogliamo ricordare Roberto de Simone, Alberto Zedda, Maria Grazia Schiavo, Carmine Monaco, Bruno de Simone, Rosanna Savoia. Aversa vanta anche una grande tradizione in campo jazzistico per essere stato sede, dal 1981, del Jazz Club Lennie Tristano, intitolato al pianista caposcuola del cool jazz la cui famiglia era originaria di Aversa, uno dei più noti jazz club d'Europa e che in oltre trenta anni di attività aveva portato in città numerosi grandi jazzistiqq, in oltre trecento concerti.
Nel 1976 fu girata ad Aversa parte del film Pasqualino Settebellezze, diretto da Lina Wertmüller e interpretato da Giancarlo Giannini, che ai Premi Oscar del 1977 ricevette 4 nomination.
La cucina aversana deriva dalla cucina napoletana con variazioni che le danno un'impronta tipicamente agricola. È una cucina sbrigativa e senza complicate manipolazioni, ma saporita e gustosa nello stesso tempo per la semplicità e naturalezza dei suoi ingredienti. Non mancano però piatti di maggiore impegno. Tra gli antipasti si possono collocare la Pizza di scarola, "l'insalata di fagioli", le "mulignane a fungetiello", il Tortano e il Casatiello. Tra i primi piatti abbondano le paste asciutte con condimenti tra i più diversi e nuovi. I Maccheroni sono senza dubbio il piatto forte della cucina aversana. I modi di cucinarli sono molti: si va dai "maccarune case e pepe" a i "maccarune aglio e uoglio". Molto gustato è un piatto tipico aversano lo "scarpariello" (bucatini al sugo piccante). Tra i primi piatti vi sono i minestroni di verdura o la pasta preparata con gli ortaggi. La carne è il piatto più importante delle cucine e si presta ad un'infinità di preparazioni: la polpetta o il polpettone, le braciole al sugo, la carne alla pizzaiola, il soffritto di maiale, gli "stentenielli" (interiora di agnello o capretto). Tradizione ancora in auge vuole che il giorno del Santo Patrono San Paolo si consumino polpette di carne e lasagne fatte in casa. L'ingrediente per eccellenza per la cucina aversana è sicuramente la mozzarella. Nelle bevande molto famoso è il vino Asprinio D.O.C.. Nella pasticceria il dolce tipico aversano è la polacca.
I formaggi aversani sono per lo più di origine bovina, data la diffusione dell'allevamento delle bufale da latte. Tra i formaggi freschi il più rinomato è la mozzarella di bufala campana, di produzione cittadina. Altri formaggi sono la ricotta e la provola affumicata.
Aversa ha sempre avuto una tradizione di grandi pasticcieri. I dolci tipici sono la polacca e la pietra di San Girolamo. La prima, disponibile in due formati - torta (la "torta polacca") e monoporzione, è fatta di pasta lievitata (nel cui impasto è aggiunta fecola di patate), crema pasticcera e amarene. La seconda è una sorta di croccante fatto con mandorle tostate, zucchero e cioccolato creato dalle suore dell'ex convento di San Girolamo. "Il Santo eremita, non potendosi rifiutare di dare il nome ad un dolce, pretese che avesse la consistenza e la forma della pietra sulla quale scriveva la Vulgata, per mitigare gli eccessi di gola dei consumatori."
Nel territorio di Aversa è possibile produrre il vino Asprinio D.O.C., estremamente secco e asciutto.
L'abitato di Aversa rivela nella sua struttura urbanistica due differenti fasi di sviluppo:
Il primo tracciato è ancora oggi riconoscibile nell'anello stradale composto da via S. Domenico, via Sellitto, via Domenico Cirillo, via S. Nicola, via S. Marta, successivamente ampliato per comprendere anche i borghi di nuova formazione. Questa seconda cerchia muraria, che si snodava lungo via S. Maria La Neve, via S. Francesco di Paola, via S. Andrea, via Domenico Cimarosa, via Golia e via Rainulfo Drengot, continuò a rispettare la struttura radiocentrica dell'originario schema urbanistico, congiungendosi al centro politico e religioso della città, con tracciati stradali radiali. Durante il periodo angioino furono ampliate le mura cittadine (1382) e l'apertura (1303) di una nuova importantissima arteria, la via Nuova (le attuali via Saporito e via Roma), che, favorendo lo sviluppo verso sud, conferirà un nuovo aspetto alla città, avviando la dissoluzione dello schema radiale medioevale. Tra il XVI secolo e il XVII secolo la realizzazione del quartiere Lemitone, secondo uno schema quadrilatero con strade che si incrociano ad angolo retto, tagliate da una diagonale (via Orabona), assestò il definitivo colpo di grazia al vecchio impianto urbano. Il Lemitone, il cui perimetro è rappresentato da via Magenta, via Roma, via Belvedere e via Costantinopoli, ripete lo schema dei Quartieri Spagnoli di Napoli, fatti realizzare oltre mezzo secolo prima dal viceré spagnolo don Pedro de Toledo. Tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento altre consistenti modifiche furono apportate alla struttura della città, dall'apertura di nuove arterie stradali e dall'abbattimento di molti edifici conventuali e civili in abbandono. Tra le più significative, la realizzazione di Piazza Marconi (1928) e Piazza Municipio (1937), che sorgeranno rispettivamente nell'area degli ex-conventi di S. Girolamo e S. Francesco d'Assisi ed il sistema vie (Mazzini-Diaz-Garibaldi) e piazze (Mazzini-Vittorio Emanuele-Municipio) che collega la stazione ferroviaria con Piazza Municipio.[120]
In epoca medievale la città contava sei rioni: S. Croce, S. Girolamo, S. Antonio, S. Andrea, S. Maria a Piazza e S. Nicola, che con il borgo fuori le mura di S. Lorenzo ed altri sette sobborghi, formavano tanti piccoli universi cittadini.[121]
La città di Aversa è geograficamente molto estesa, non solo demograficamente. Il popolo aversano ha considerato le varie zone della città come rioni e quartieri. Ecco i principali:
Ponte Mezzotta è una frazione presente nella città di Aversa. Si trova a sud-est ed è poco estesa. Ospita molti edifici moderni. È presente anche la località Borgo San Lorenzo condivisa con il comune di Casaluce, che si differenzia dall'omonimo quartiere essendo fuori dalle mura aversane, è nota per l'Abbazia di San Lorenzo fuori le mura risalente all'anno 1000.
Le campagne aversane hanno accolto generosamente popolazioni diverse, dedite prevalentemente all'agricoltura che ha costituito, nel tempo, la base dell'economia dell'intera zona. Prodotti diversi, dalle granaglie alla frutta rappresentano un sostentamento per migliaia di famiglie. A partire dai prodotti ortofrutticoli, come le pesche, l'uva asprinio e le mele annurche.
Dal colore rosso-violaceo e dalla polpa tenera zuccherino-acidula, sono mele molto gustose e richieste, prodotte da alberi di medio fusto, i cui filari ben allineati possono essere visti, oltre che nel territorio aversano, anche in quelli dei vicini centri di Giugliano, Qualiano e della Valle di Maddaloni. Sono frutti che si conservano a lungo, a temperatura ambiente, e che possono essere trovati in tutte le stagioni dell'anno, tranne che per il periodo estivo.
Aversa, nel panorama provinciale e regionale è un importante polo produttivo con un'ASI (agglomerato ASI Aversa nord) esteso su una superficie di 650 000 m², che coinvolge anche i comuni di Carinaro, Gricignano e Teverola, territorio in cui coesistono i distretti del tessile e calzaturiero, delle produzioni tecnologiche, affiancate dalla filiera lattiero casearia e dalle colture ortofrutticole. Il polo produttivo aversano è legato attraverso il distretto industriale (tessile, abbigliamento e conciario) di Grumo Nevano. Esso interessa 13 comuni della provincia di Caserta e 7 della città metropolitana di Napoli, con 1187 dipendenti al 2008.
In città aveva sede la Texas Instruments Incorporated, chiusa nel dicembre del 1998.
Aversa fa parte del distretto campano della calzatura che si concentra in massima parte nell'area aversana-grumese e nella cosiddetta "cittadella aversana" o polo calzaturiero di Teverola. Nel dopoguerra al sistema di aziende già collaudato nel settore tessile-abbigliamento si affiancarono i primi calzaturifici a conduzione familiare-artigianale, fonte di straordinaria creatività e manualità. Oggi nel Distretto aversano, che raggruppa circa 500 aziende e oltre 3000 addetti, si producono calzature da uomo e da donna di qualità media e medio-fine. Le imprese lavorano soprattutto per conto terzi, ma alcune esportano anche all'estero con un proprio marchio.[122] Altri settori artigianali sono la lavorazione del ferro battuto e della falegnameria.
La vicinanza della città di Aversa con Napoli e Caserta rappresenta da una parte un'opportunità per l'affluenza turistica, ma d'altra parte può risultare penalizzante. Aversa possiede notevoli potenzialità turistiche, che sono state incentivate negli ultimi anni, come alcune iniziative e alcuni progetti, come Aversa Città d'Arte[123] e Estate ad Aversa,[124] tendono a promuovere il settore turistico.
La città è servita dalla Strada provinciale 335 dei Ponti della Valle (ex SS 265) che collega la SS 87 (ex strada statale 87 Sannitica NC) alla Strada statale 162 NC Asse Mediano, alla quale si accede tramite 2 svincoli:
Inoltre è collegata dalla Strada Statale 162 NC Asse Mediano con lo svincolo Aversa-Melito che si collega con l'Autostrada A1 con lo svincolo Acerra-Afragola.
Altre strade degna di nota sono il tracciato storico della SS 7 bis, che attraversa Aversa da nord (provenendo da Capua) a sud in direzione Melito di Napoli (viale della Libertà e via John Fitzgerald Kennedy) e la Strada Provinciale 17 Aversa-Villa Literno, che collega Aversa con Villa Literno in direzione ovest.
Le strade provinciali che attraversano il territorio comunale sono:[125][126]
Fra il 1882 e il 1959 Aversa era collegata col capoluogo di regione grazie alla tranvia Napoli-Aversa/Giugliano, realizzata ad opera della Société Anonyme des Tramways Provinciaux[127] che nel 1912 inaugurò altresì la Tranvia Aversa-Albanova, a sua volta soppressa nel 1962[128].
La stazione ferroviaria di Aversa, situata in piazza Giuseppe Mazzini, è una delle stazione più importanti della Roma-Napoli (via Formia) e Napoli-Foggia. Le due stazioni cittadine denominate Aversa Centro e Aversa Ippodromo che sorgono lungo la ferrovia Napoli-Giugliano-Aversa detta anche linea arcobaleno, gestita dall'Ente Autonomo Volturno[129] e costruita in sostituzione della cosiddetta ferrovia Alifana bassa, soppressa nel 1976, la quale serviva Aversa con una stazione omonima e una fermata nei pressi dell'ippodromo.[130]
Il comune era servito da filobus e autobus che svolgono servizi di linea urbani e suburbani a cura della ex CTP.[131]
Dal 2022 è attraversato da bus pubblici AIR Campania (che esercita alcune linee ex CTP).
Il comune di Aversa fa parte dell'organizzazione sovracomunale regione agraria n.8 - Piano campano settentrionale.[132]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
21 novembre 1994 | 14 dicembre 1998 | Raffaele Ferrara | Alleanza dei Progressisti |
Sindaco | [133] |
14 dicembre 1998 | 3 agosto 2001 | Gennaro Golia | DS | Sindaco | [133] |
4 agosto 2001 | 27 maggio 2002 | Giuseppe Urbano | - | commissario | [133] |
28 maggio 2002 | 29 maggio 2007 | Domenico Ciaramella | FI | Sindaco | [133] |
29 maggio 2007 | 8 maggio 2012 | Domenico Ciaramella | FI-PdL | Sindaco | [133] |
9 maggio 2012 | 4 settembre 2015 | Giuseppe Sagliocco | PdL | Sindaco | [133] |
5 settembre 2015 | 20 giugno 2016 | Mario Rosario Ruffo | - | commissario | [133] |
21 giugno 2016 | 15 febbraio 2019 | Domenico De Cristofaro (detto Enrico) |
Lista civica "Forza Aversa" (CDX) |
Sindaco | [133] |
6 febbraio 2019 | 12 giugno 2019 | Michele Lastella | - | commissario | [133] |
13 giugno 2019 | 17 ottobre 2023 | Alfonso Golia | PD | Sindaco | [133] |
18 ottobre 2023 | 19 giugno 2024 | Gerardina Basilicata | - | commissario | [133] |
20 giugno 2024 | in carica | Francesco Matacena | Lista civica "Aversa Moderata" |
Sindaco | [133] |
La principale squadra calcistica cittadina è storicamente la Real Agro Aversa, fondata nel 1925, Che milita nel campionato di Eccellenza Campania. Gioca nello Stadio Augusto Bisceglia di Aversa. La seconda squadra calcistica cittadina è la società dilettantistica Aversa Football Club, che disputa il campionato di Prima Categoria Girone A in Campania nella stagione 2021-2022, Gioca nello Stadio Comunale di Lusciano.
La rappresentativa cittadina di calcio a 5, la Futsal Aversa che disputa il campionato di Serie D- Girone C calcio a 5.
La città di Aversa ha una forte tradizione di pallavolo e sono presenti diverse squadre: la New Volley Libertas, Volleyball Aversa e Normanni Aversa. La prima squadra cittadina, la Virtus Aversa, milita nel campionato di serie A2.
Nella città di Aversa c'è una squadra di basket, la A.S.D Roosters Aversa che al momento è sospesa.[138]
Nell'atletica leggera il comune di Aversa è rappresentato da Arca Atletica Aversa, fondata nel 1969 che organizza la Straversana.[139]
È presente l'associazione Arcieri Normanni, di tiro con l'arco, fondata nel 1985, insignita nel 2003 della stella d'oro al merito sportivo per i titoli italiani conseguiti.[140]
La Accadueo s.r.l è l'unica realtà sportiva di nuoto ad Aversa.
Nel 1992 si è conclusa ad Aversa l'ottava tappa del Giro d'Italia, vinta da Mario Cipollini. Nel 2000 la seconda tappa della Tirreno-Adriatico, partita da Sorrento si è conclusa in città con la vittoria di Ján Svorada.[141]
Nel 2003 ha inoltre ospitato al PalaJacazzi alcune gare del campionato europeo di calcio a 5.
Dal 3 all'11 luglio 2019 il PalaJacazzi ha ospitato le gare di pallacanestro per la XXX Universiade di Napoli 2019.
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