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corpo di polizia italiano (1822-2016) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Corpo forestale dello Stato (in sigla C.F.S.) è stato un corpo di polizia ad ordinamento civile (militare dal 1926 al 1948) della Repubblica italiana, dipendente dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, specializzata nella difesa del patrimonio agro-forestale. Traendo origine dall'Amministrazione forestale regia del Regno di Sardegna, fondata nel 1822, il corpo era specializzato nella difesa del patrimonio agro-forestale italiano, nella tutela dell'ambiente e del paesaggio e nel controllo sulla sicurezza della filiera agroalimentare. Concorreva all'espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica, nonché al controllo del territorio, con particolare riferimento alle aree rurali e montane.[1][2]
Nel dicembre 2016 il governo Renzi sancì l'assorbimento del Corpo nell'Arma dei Carabinieri, forza armata con funzioni di polizia, cui furono devolute funzioni, risorse e personale. Sempre in base al citato atto normativo e successivi atti applicativi, specifiche aliquote di personale e risorse strumentali furono devolute anche ad altre amministrazioni (Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Polizia di Stato, Guardia di finanza, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) in funzione delle relative specializzazioni[3].
Pertanto è cessato il 31 dicembre 2016 e dal 1º gennaio 2017 gran parte di competenze e personale sono stati trasferiti nel neocostituito Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri. Il personale ammontava il 1º gennaio 2017 a 7563 unità,[4] dislocato su tutto il territorio nazionale. Nelle quattro regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e Bolzano continuano a operare i rispettivi Corpi forestali regionali e provinciali (vedasi infra).
Il Corpo forestale dello Stato trae le sue origini dall'Amministrazione forestale per la custodia e la tutela dei boschi del Regno di Sardegna, istituita con le regie patenti di re Carlo Felice di Savoia del 15 ottobre 1822. Quindi, con le regie patenti del 15 dicembre 1833, Carlo Alberto di Savoia diede nuovo impulso all'Amministrazione forestale piemontese e ne stabilì la riorganizzazione su base territoriale, con suddivisione dei Regi Stati di terra-ferma in ventuno circondari (composti di una o più province), a loro volta distinti in distretti, corrispondenti normalmente ai mandamenti.
Ogni circondario era curato da un ispettore, ogni distretto aveva un capo guardia. Il numero delle guardie era stabilito in base alla natura, all'estensione e situazione dei boschi. Nel Regno di Sardegna, il corpo di vigilanza dei boschi era destinato essenzialmente a garantire la conservazione e il miglioramento del patrimonio forestale, oltre che a effettuare il taglio e la successiva vendita dei prodotti legnosi.
A seguito della proclamazione del Regno d'Italia, nel 1861, iniziò la progressiva riorganizzazione delle amministrazioni degli stati pre-unitari, che vennero assorbiti in un'unica amministrazione forestale.
Nel Regno d'Italia la prima legge forestale venne approvata nel 1877 (legge 20 giugno 1877, n. 3917)[5][6], che stabiliva importanti vincoli sul territorio e poneva per la prima volta il problema di dare un migliore assetto al territorio per contrastare i fenomeni del dissesto idrogeologico. Con il regio decreto 20 dicembre 1877, n. 4239, si stabiliva il ruolo organico del personale dell'Amministrazione forestale dello Stato[7].
Il principale impulso alla difesa del patrimonio forestale italiano fu, però, ottenuto solo a partire dal 1910, quando con la legge Luzzatti (legge 2 giugno 1910, n.277) venne istituito il "Corpo reale delle foreste", nell'ambito del Ministero dell'agricoltura, ma con proprio organico.
Il progetto di riforma, curato dall'eminente statista Luigi Luzzatti, che negli anni precedenti aveva dato impulso anche alla nascita della scuola forestale di Vallombrosa, vicino a Firenze, poneva al centro l'importanza dell'allargamento del demanio forestale, basato su importanti foreste sottratte ai tagli indiscriminati e alla distruzione (Anela, Bono, Bottidda, Bultei, Boscolungo, Cadibona, Camaldoli, Cansiglio, Cecina, Ficuzza, Follonica, Fontana, Gallipoli-Cognato, Montedimezzo, Penna, Lame, Pineta di Ravenna, S. Gerbone, Settefratelli, Sila, Somadida, Taburno, Umbra-Iacotenente e Vallombrosa) che verranno nel corso degli anni arricchite con l'acquisto di nuovi fondi. La gestione di tali importanti aree venne affidata all'Azienda di Stato per le foreste demaniali che per un lungo periodo è stato il braccio tecnico-operativo dell'amministrazione forestale italiana. Il progetto di riforma ideato dal Luzzatti prevedeva anche un incremento del personale forestale che nel quinquennio 1911-1915 avrebbe raggiunto le 3 500 unità, assorbendo al proprio interno anche il personale di custodia delle province.
Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, le attività silvicolturali subirono un forte arresto e il personale forestale venne mobilitato nelle file del Regio Esercito. I forestali combatterono su tutti i fronti, distinguendosi in numerosi fatti d'arme (alla fine della guerra si conteranno 71 caduti). Negli anni del conflitto, all'amministrazione forestale venne dato il compito di provvedere all'approvvigionamento del legname alle forze combattenti e del carbone per usi bellici e civili. Ciò comportò tagli molto significativi nelle foreste demaniali, che subirono un forte depauperamento per venire incontro alle richieste dello stato maggiore. Alla fine della guerra, l'Italia avrebbe ottenuto anche nuovi boschi nei territori annessi e il Corpo reale delle foreste svolse un'importante opera di ricostituzione dei boschi danneggiati, in particolare nella zona dell'Altopiano di Asiago, teatro di feroci scontri e distruzioni.
Dopo l'avvento al governo del fascismo, il Corpo reale delle foreste venne soppresso nel 1926 e costituita la Milizia nazionale forestale.
Durante il ventennio, l'Amministrazione forestale conobbe un significativo aumento dell'organico e continuò a svolgere i propri principali compiti: selvicoltura, gestione dei boschi, controllo della caccia, rimboschimenti, lotta agli incendi boschivi, tutela delle aree protette, realizzazione di opere per la difesa idrogeologica (briglie, sistemazione dell'alveo dei fiumi, manufatti) e per la fissazione delle dune in numerose aree del Paese (in particolare in Sicilia, Sardegna e Toscana). Il regime puntò molto sull'aspetto produttivo dei boschi al fine di sopperire alla carenza di materie prime e, in quegli anni, l'attenzione della selvicoltura fu orientata anche all'introduzione di nuove specie forestali a rapido accrescimento, destinate alla produzione della carta, di materiale da costruzione o per le finalità protettive dei versanti montani e dei terreni agricoli. Dipendeva gerarchicamente dalla MVSN e amministrativamente dal ministero dell'agricoltura e foreste.
A Firenze aveva sede, a Villa Favorita, L'accademia Forestale, dove studiavano i futuri Ufficiali della Milizia Nazionale Forestale.
Nella RSI fu costituita nel 1944 la "Guardia nazionale repubblicana della montagna e delle foreste". Nel maggio 1945 il Comando alleato ricostituì la Milizia forestale.
Nel secondo dopoguerra, con il decreto legislativo 12 marzo 1948, n. 804, la Milizia nazionale forestale venne abolita e ricostituita con la denominazione di Corpo forestale dello Stato.
Il nuovo Corpo era composto da personale tecnico con funzioni di polizia (oltre a aiutanti forestali e archivisti, applicati ed alunni d'ordine forestali); la norma in particolare precisava che: «Il personale del Corpo forestale dello Stato è, a tutti gli effetti, personale civile dello Stato ed è soggetto alle disposizioni del relativo stato giuridico»[8].
Con la legge 121 del 1981 recante il Nuovo ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza” venne sancito l'inserimento del Corpo tra le cinque forze di polizia dello Stato[9] e divenne una delle tre forze di polizia ad ordinamento civile (con Polizia di Stato e Polizia penitenziaria).
Con la legge 6 febbraio 2004, n. 36 il Corpo venne dotato di un nuovo ordinamento, divenendo «forza di polizia dello Stato ad ordinamento civile, specializzata nella difesa del patrimonio agro-forestale italiano e nella tutela dell'ambiente, del paesaggio e dell'ecosistema [...] concorre nell'espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica, ai sensi della legge 1º aprile 1981, n. 121, nonché nel controllo del territorio, con particolare riferimento alle aree rurali e montane. Il Corpo forestale dello Stato svolge attività di polizia giudiziaria e vigila sul rispetto della normativa nazionale e internazionale concernente la salvaguardia delle risorse agroambientali, forestali e paesaggistiche e la tutela del patrimonio naturalistico nazionale, nonché la sicurezza agroalimentare, prevenendo e reprimendo i reati connessi. È altresì struttura operativa nazionale di protezione civile».
Il 4 agosto 2015 il parlamento italiano approvò il cosiddetto "ddl Madia" sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche[10] che prevedeva all'art. 8 l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato in un'altra forza di polizia[11]. La norma prevedeva inoltre che la definizione del riordino delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente, del territorio e del mare, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare fosse demandata ad appositi decreti delegati.
Un decreto legislativo attuativo approvato preliminarmente dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2016[12] sancì che il Corpo fosse riorganizzato come "Comando per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare", all'interno dell'Arma dei Carabinieri; nacquero così nell'Arma i "Ruoli forestali", mentre fu deciso il trasferimento di 750 agenti dell'ex Forestale ad altre forze di polizia. Il nuovo Comando resta alle dipendenze funzionali del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali[13]. Nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco confluirono invece gli agenti specializzati nel servizio antincendio. Al detto decreto legislativo il 3 marzo fu reso il previsto parere obbligatorio da parte della Conferenza delle Regioni[14]; il 12 maggio espresse parere favorevole il Consiglio di Stato[15] e il 13 luglio pervenne inoltre l'avallo delle commissioni riunite del Senato[16].
Tra le conseguenze, fu osservato che l'assorbimento del personale nell'Arma dei Carabinieri comportava, tra l'altro, il passaggio dei dipendenti dallo status di polizia civile a quello di militari. Questo, in fase di approvazione suscitò reazioni dei sindacati generali[17] e di categoria, che paventavano la possibilità di una pioggia di ricorsi[18] poi concretizzatesi. Il capo della polizia Franco Gabrielli, espresse la sua perplessità sull'opportunità dell'iniziativa, preferendo il mantenimento delle diversità[18], mentre favorevolmente si espressero il dirigente generale del Corpo forestale dello Stato[19] e i comandanti generali dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette[20] e della Guardia di Finanza Giorgio Toschi[21].
Approvato definitivamente dal consiglio dei ministri nella seduta del 28 luglio 2016[22], il decreto legislativo n.177/2016 entrò in vigore il 13 settembre 2016 con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale[23].
Entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale, l'Art. 12 del decreto prevedeva che il capo del Corpo forestale dello Stato individuasse le amministrazioni di destinazione di tutto il personale del Corpo, sulla base di specifici criteri legati alle funzioni attribuite. La fase transitoria si è conclusa il 1º gennaio 2017.
Sempre l'Art.12 ha previsto le modalità di trasferimento del personale e di alcuni interi reparti:
Dei 7.781 Forestali in servizio nel 2016, 7.177 sono stati assorbiti dai Carabinieri, 390 dall'organico dei Vigili del fuoco, 126 dalla Polizia di Stato e 41 dalla Guardia di Finanza.[24]
Dopo la soppressione, conclusasi il 31 dicembre 2016, il 17 ottobre 2017 con una cerimonia presso la Scuola Forestale Carabinieri di Cittaducale (RI) alla presenza del Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, è stata ritirata la pluridecorata bandiera del Corpo forestale dello Stato; divenuta un cimelio, è custodita a Cittaducale presso il Museo storico della Scuola Forestale.
Erano stati sollevati dei dubbi sulla costituzionalità della soppressione del Corpo Forestale dello Stato, ma un pronunciamento della Corte costituzionale del 16 aprile 2019 ha dichiarato legittima la soppressione del Corpo.[25]
Nel giugno 2020 la prima sezione della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) avrebbe "invitato il Governo italiano a tentare una regolamentazione amichevole con due ex appartenenti del Corpo forestale dello Stato che hanno impugnato la soppressione del Corpo forestale dello Stato e il suo assorbimento nell’Arma dei carabinieri"[26]. L'Avvocatura dello Stato ha liquidato la vicenda offrendo a nome del Governo la somma complessiva di 2 mila euro.
Nella XVIII legislatura (2018-2022) erano state presentate tre proposte di legge per la ricostituzione del Corpo, a firma del Movimento 5 Stelle, del gruppo misto e di Fratelli d'Italia.[27]
Era il vertice del Corpo, con sede in Roma.
Dall'ispettorato dipendevano 15 divisioni, ognuna delle quali aveva dei compiti specifici all'interno del Corpo così come sotto riportato:
L'"Ufficio per la Biodiversità" operava Presso l'Ispettorato generale, alle dirette dipendenze del Capo del Corpo. Da questo Ufficio dipendevano 28 Uffici territoriali per la Biodiversità ai quali era demandata la gestione delle 130 Riserve naturali del Corpo forestale dello Stato precedentemente gestite dall'ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (A.S.F.D.). Da esso dipendevano anche i tre Centri nazionali per la Biodiversità forestale, dislocati a Peri (VR), Bosco Fontana (MN) e Pieve S.Stefano (AR).
A livello regionale si trovavano i 15 comandi regionali (solo nelle regioni a statuto ordinario) con lo scopo di raccordo tra le strutture territoriali periferiche e l'Ispettorato generale, nonché di amministrazione generale a livello di gestione delle risorse finanziarie, umane e strumentali.
A livello provinciale si trovavano i comandi provinciali. Oltre agli uffici che si occupavano dell'amministrazione della struttura e di quelle territoriali dipendenti, vi erano gli uffici del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale (NIPAF) che si occupavano prioritariamente di tutte le indagini di polizia giudiziaria in ambito ambientale, sia di iniziativa sia delegate dall'Autorità giudiziaria. Nei comandi provinciali si trovavano talvolta anche i nuclei agroalimentari che operavano principalmente nel settore di repressione delle frodi e del controllo della filiera agroalimentare e collaborano con i NIPAF per le indagini di polizia. Presenti anche i presidi dei Servizi di certificazione Cites che si occupavano della certificazione di tutte le forniture di pelli, animali e piante esotiche per l'import o l'export delle stesse.
Al pari delle altre forze di polizia, erano state istituite in varie Procure della Repubblica aliquote di polizia giudiziaria con personale del Corpo forestale dello Stato.
I Comandi di stazione forestali dipendevano gerarchicamente dal Comando provinciale competente. I Comandi di stazione si occupavano di molteplici e svariate attività (polizia, protezione civile, controllo del territorio e altre attività di competenza del Corpo come la tutela boschiva, flora e fauna). I Coordinamenti territoriali per l'ambiente (CTA) operavano all'interno dei parchi nazionali occupandosi del monitoraggio, della salvaguardia dell'ambiente e della prevenzione dei reati all'interno delle circoscrizioni territoriali ricomprese negli Enti parco.
Le carriere del personale del Corpo forestale dello Stato erano normate dalle seguenti disposizioni principali:
Il personale che prestava servizio presso il Corpo era suddiviso in tre Ruoli:
I Ruoli direttivo e dirigenti era sovra ordinato agli altri ruoli del Corpo forestale dello Stato. Funzionalmente erano considerabili anche come personale in divisa in quanto storicamente assegnatari delle funzioni di ufficiali di polizia giudiziaria e di sostituti ufficiali di pubblica sicurezza.
In base alla progressione di carriera (di qualifica e di ruolo) e all'anzianità (nella qualifica e/o ruolo o di servizio) ricoprivano compiti via via di maggiore responsabilità. Erano altresì titolari delle funzioni di polizia giudiziaria (agenti di polizia giudiziaria per il personale del ruolo agenti/assistenti; ufficiali di polizia giudiziaria per il personale degli altri due ruoli) e di agenti di pubblica sicurezza.
Anche in detto ruolo, in base alla progressione di carriera e all'anzianità, il personale ricopriva compiti via via di maggiore responsabilità. Erano altresì titolari delle funzioni di polizia giudiziaria (agenti di polizia giudiziaria/ufficiali di polizia giudiziaria). La legge prevedeva inoltre la possibilità e le modalità di assegnazioni della qualifica di agente di pubblica sicurezza per determinate qualifiche ed esigenze.
Data la finalità di risposta ad esigenze specialistiche dell'Amministrazione, all'interno dei ruoli e delle qualifiche erano individuati diversi profili professionali:
Non facevano parte del corpo i cosiddetti "operai forestali", OTI e OTD, lavoratori assunti dal Ministero, per svolgere mansioni di manutenzione dei boschi e delle riserve naturali, sotto il coordinamento del Corpo.
Il personale era selezionato tramite concorso pubblico, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Dopo l'emanazione della legge 23 agosto 2004, n. 226 potevano partecipare ai concorsi banditi dal Corpo forestale dello Stato i cittadini italiani, di entrambi i sessi e di età non superiore a 30 anni, che stavano svolgendo o avevano già svolto un periodo di ferma presso le forze armate italiane. Per l'arruolamento occorreva possedere i requisiti precisati nel bando di concorso.
Per la preparazione e per la formazione continua del proprio personale, il Corpo si avvaleva della Scuola del Corpo Forestale dello Stato con sede centrale a Cittaducale (RI), fin dalla sua fondazione nel 1905, a cui fu affiancata nel 1962 una seconda scuola con sede a Sabaudia. Furono, inoltre, aggiunte le sezioni staccate di San Nazario (VI), Mongiana (VV), Marsiliana (GR), Ceva (CN), Antrodoco (RI) e Rieti.
Il Corpo forestale dello Stato originariamente aveva un ruolo di salvaguardia delle aree boschive, tuttavia acquisì nel corso della sua storia molteplici funzioni anche al di fuori di tale ambito. Successivamente, i suoi numerosi e variegati compiti istituzionali ricaddero in un più ampio contesto di difesa dell'ambiente e del territorio, della salute umana, di tutela degli animali, della flora e del patrimonio paesaggistico, di controllo sulle produzioni agro-alimentari, di conservazione della biodiversità e delle aree protette terrestri e marine.
Molteplici sono state le indagini di rilievo svolte del personale del Corpo forestale dello Stato, tra le tante ricordiamo quelle forse più emblematiche perché oggetto di risalto mediatico o che ha coinvolto commissioni parlamentari, svolte dal generale Guido Conti e dal Colonello Guido Martini ovvero la più grande discarica d'Europa di Bussi sul Tirino (PE) e quella svolta sulle c.d. "navi dei veleni" per il traffico di sostanze radioattive e lo smaltimenti di rifiuti speciali tossico-nocivi nel Sahara delle quali, alcune, affondate nel Mediterraneo.
Il personale del Corpo aveva funzioni di Polizia Giudiziaria, ai sensi dell'Art. 57 del Codice di procedura penale, e di Pubblica Sicurezza, ai sensi dell'Art. 16 della Legge 121/81, per cui svolgeva attività di prevenzione e repressione dei reati e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica in concorso con la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia penitenziaria. Insieme a queste forze di polizia, inoltre, era al servizio della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), occupandosi in particolare del contrasto delle cosiddette ecomafie, ossia attività poste in essere dalla criminalità organizzata che arrecano danno all'ambiente (traffico illecito di rifiuti, abusivismo edilizio, ecc.).
Di esclusiva competenza del Corpo forestale dello Stato erano:
In collaborazione con le altre forze di polizia nazionali e locali, inoltre, si occupava del controllo sull'attività venatoria, sulla pesca e sulla sicurezza della filiera agro-alimentare, intervenendo sui fenomeni di bracconaggio, di contraffazione ed adulterazione degli alimenti, di maltrattamento ed uccisione di animali.
Nell'ambito della Protezione civile e del soccorso pubblico, il Corpo forestale dello Stato interveniva nei casi di calamità naturali (terremoti, alluvioni) e soprattutto svolgeva un ruolo centrale, oltre che ad un'eccellente opera di prevenzione, nelle operazioni di estinzione degli incendi boschivi, fenomeni molto diffusi in Italia e negli altri stati del Mediterraneo. Infatti, anche in sinergia con il Centro operativo aereo unificato (COAU) o con la Sala Operativa Unificata Permanente regionale operava, anche d'iniziativa, per lo spegnimento degli incendi a terra con proprio personale e con i propri mezzi aerei e con l'ausilio del personale della Protezione Civile e in stretta collaborazione con i Vigili del Fuoco.
Infine, il Corpo forestale dello Stato era dotato di personale tecnico deputato ad attività di studio e di ricerca scientifica, di monitoraggio dell'ambiente e delle sue risorse, che ha permesso di sviluppare svariati progetti in collaborazione con altri enti di ricerca nazionali ed internazionali quali, ad esempio, i progetti comunitari LIFE per la salvaguardia dei siti Natura 2000, o per la reintroduzione di specie come l'orso bruno in area alpina ed appenninica, o ancora per lo studio di riserve naturali quali il Bosco Fontana e Bosco della Mesola. Tale personale, inoltre, era impegnato in progetti di educazione ambientale e formazione della popolazione.
Nelle regioni a statuto speciale le funzioni del Corpo forestale dello Stato sono sostituite dai Corpi forestali regionali (o provinciali per le due province autonome del Trentino Alto-Adige). Le competenze sono simili tra loro ma questi Corpi svolgono anche funzioni tecnico-gestionali, non proprie del Corpo forestale dello Stato. Inoltre le funzioni di Polizia giudiziaria degli appartenenti ai Corpi forestali regionali e provinciali sono limitate alla regione o la provincia di appartenenza (come in tutte le polizie locali), mentre quelle degli appartenenti al Corpo forestale dello Stato erano valide sull'intero territorio nazionale. Differenti sono inoltre le norme di assunzione, essendo i concorsi pubblici dei corpi locali di carattere regionale o provinciale, mentre per il Corpo forestale dello Stato erano a livello nazionale.
Di seguito i Corpi forestali nelle regioni e province autonome:
Questi corpi forestali sono rimasti attivi anche dopo la riforma Madia (decreto legislativo n.177/2016).
Piaggio P180 Avanti che era utilizzato per voli di trasferimento istituzionali e per il trasporto del personale dei nuclei del CFS.
Gli elicotteri in dotazione erano di diversi tipi: l'Agusta-Bell AB 412 (18), il Breda Nardi NH500 C e D (12), tre elicotteri AW 109N e quattro Sikorsky S-64F[29].
Molteplici sono state le autovetture impiegate dal CFS durante il corso della sua storia: nel periodo postbellico vennero utilizzati vari mezzi, sia stradali che fuoristrada. Si andava così dalle varie vetture di produzione ordinaria nazionale (Fiat Topolino, 1100 ecc.) alle jeep residuate del conflitto. In seguito la dotazione si è arricchita soprattutto nel settore fuoristrada con la Fiat Campagnola, sia nel modello AR51 che nel successivo AR76, sia in versione Hard Top che telonata. Risultano essere state immatricolate anche delle Alfa Romeo Matta, tra queste anche nella versione civile (AR 52). Gli anni 70 ed ancor più gli anni ottanta hanno rappresentato il passaggio definitivo dalle moto alle auto nelle articolazioni operative del Corpo. Per l'impiego normale si è così assistito all'utilizzo di mezzi quali le FIAT 500, 126, 127, 128, 131, Uno, Regata, Ritmo, Croma ecc., fino a giungere alle FIAT Punto, Panda 4x4, Stilo, Sedici, ecc. attualmente in dotazione. Tra i mezzi fuoristrada, le Campagnola sono state sostituite dal Land Rover Defender in dotazione fino allo scioglimento, oltre a Subaru Forester (per l'impiego nei NIPAF) e Nissan Terrano. Per compiti particolari erano inoltre in servizio furgoni, pullman, pulmini ed autocarri di vari modelli, comprese alcune versioni antincendio, come il jeppone Iveco 40.10 e l'autobotte Iveco 80.17 Baribbi.
La livrea dei mezzi, che fino agli anni novanta era il classico verde militare, mentre poi fu costituita dai due colori istituzionali del Corpo (verde e bianco), con loghi e scritte.
Nel corso della sua storia il CFS ha utilizzato diversi tipi di motociclette: la Guzzi Airone 250 (anni 50 - 70), la Guzzi Falcone 500 (anni 50 - 70), la Guzzi Stornello 125 (anni 60 - 80), la Guzzi Stornello 160 (anni 60 - 80) e la Morini 350 (anni 70). A partire dal 2007 vennero messi a disposizione, in via sperimentale, alcuni esemplari di Ducati Multistrada 1100, utilizzate per la sorveglianza nei grandi parchi urbani.
L'armamento in dotazione al Corpo Forestale dello Stato si divideva in due categorie:
Il Corpo forestale dello Stato era rappresentato da:
Lo stemma araldico utilizzato in ultimo dal Corpo forestale dello Stato fu concesso con decreto del Presidente della Repubblica nel 2007, sostituendo in questo modo quello precedente del 1997.
Lo stemma è così descritto:
"Di azzurro, all'aquila in profilo con il volo spiegato e alzato, la zampa sinistra poggiata sul tronco d'albero, reciso, sradicato, munito di due fronde, una a destra, l'altra a sinistra, la zampa destra poggiata a mezza altezza sulla fronda posta a destra, il tutto d'oro; al capo di verde, caricato da tre ghiande di quercia d'oro, gambute e fogliate di due, dello stesso, esso capo sostenuto dal filetto d'oro. Lo scudo è sormontato dalla corona turrita d'oro, murata di nero, formata dal cerchio con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri quadrate (cinque visibili), di due palchi, chiuse di nero, finestrate dello stesso nel palco superiore, ogni palco merlato alla guelfa di tre, esse torri riunite da cortine di muro, ogni cortina merlata alla guelfa di tre. Sotto lo scudo, su lista svolazzante d'oro, il motto, in lettere maiuscole di nero, PRO NATURA OPUS ET VIGILANTIA".
Il simbolo del corpo, l'aquila, è raffigurata mentre protegge una quercia danneggiata ma ancora viva e simboleggia l'attività principale del corpo ossia la protezione della natura. Il capo di colore verde e con delle ghiande simboleggia: il vigore la cortesia e l'impegno. La corona presenta otto torri, di cui cinque visibili, con doppio palco, simboleggiano l'osservazione.
L'uniforme del Corpo forestale dello Stato era grigioverde, simile a quella precedentemente in uso alla Guardia di Finanza. A seconda del servizio erano previsti diversi tipi di uniforme:
Completavano l'uniforme la fondina in pelle nera (uniforme ordinaria) per la pistola in dotazione, il cinturone in cordura (servizi di ordine pubblico ed operativi) o in cuoio nero (servizi d'onore e rappresentanza).
Il personale dei ruoli dei commissari e dei dirigenti del Corpo forestale dello Stato era inquadrato secondo la seguente struttura gerarchica (in ordine crescente di qualifica):
Il personale del Corpo forestale dello Stato che espletava prioritariamente funzioni di polizia (cosiddetto personale in divisa) era inquadrato secondo la seguente struttura gerarchica (in ordine crescente di qualifica e di ruolo):
Il personale del Corpo forestale dello Stato che svolgeva attività tecnico-scientifica, tecnico-strumentale ed amministrativa (in ordine crescente di qualifica e di ruolo):
Il Corpo forestale dello Stato era dotato di un proprio numero per le emergenze, il 1515.
Al servizio erano inoltrate tutte le segnalazioni di reati o emergenze che sono di competenza del CFS, come incendi boschivi, abusivismo edilizio, richiesta di soccorso. Il numero era attivo 24 ore su 24 ed era collegato con la Centrale operativa nazionale di Roma e alle 15 sale operative regionali.
Tra le varie attività svolte dal Corpo forestale dello Stato erano presenti anche:
Il patrono del Corpo forestale dello Stato era San Giovanni Gualberto, la cui memoria ricorre il 12 luglio.
Per i Forestali la scelta del Santo patrono ricadde su San Giovanni Gualberto poiché, come ricordato nella proclamazione ufficiale del 1951, egli: vivendo assiduo alla preghiera e all'esercizio della penitenza in una solitaria e silenziosa foresta dell'Appennino toscano, molto si dedicò insieme ai suoi monaci alla coltura dei boschi[30].
La Bandiera del Corpo forestale dello Stato (e precedenti corpi) è decorata delle seguenti onorificenze:
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