Ceva
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Ceva (Seva in piemontese[4]) è un comune italiano di 5 841 abitanti della provincia di Cuneo[5] in Piemonte.
Ceva comune | |
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Vista di Ceva dalla località Poggi | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Provincia | Cuneo |
Amministrazione | |
Sindaco | Fabio Mottinelli (lista civica) dal 09-06-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 44°23′N 8°02′E |
Altitudine | 386,65 m s.l.m. |
Superficie | 43,17 km² |
Abitanti | 5 841[1] (31-3-2024) |
Densità | 135,3 ab./km² |
Frazioni | Malpotremo, Mollere, Poggi San Siro, Poggi Santo Spirito. |
Comuni confinanti | Battifollo, Castellino Tanaro, Lesegno, Mombasiglio, Nucetto, Paroldo, Perlo, Priero, Roascio, Sale delle Langhe, Sale San Giovanni, Scagnello |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 12073 |
Prefisso | 0174 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 004066 |
Cod. catastale | C589 |
Targa | CN |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 781 GG[3] |
Nome abitanti | cebani |
Patrono | SS. Madonna del Rosario |
Giorno festivo | 7 ottobre |
Cartografia | |
Territorio di Ceva nella provincia di Cuneo | |
Sito istituzionale | |
La città è ad un'altitudine di 386,65 m s.l.m.[6] e si sviluppa per 42,96 km² su un territorio prevalentemente collinare.
Il centro storico è situato in una sorta di conca naturale, circondata da colline costituite prevalentemente da marna ed altri sedimenti di origine alluvionale. Altre aree, specialmente negli ultimi decenni, hanno iniziato a svilupparsi in zone caratterizzate da piane alluvionali.
Ceva è attraversata dal fiume Tanaro, che nel suo territorio riceve il torrente Cevetta (suo affluente di destra), che a sua volta capta le acque del torrente Bovina.
La Classificazione sismica di Ceva è 4[7] (bassa possibilità di danni sismici).
Ceva è classificata nella zona climatica E[8] ed ha un fabbisogno termico di 2781[8] Gradi giorno. La normativa attuale limita l'accensione degli impianti di riscaldamento a 14 ore giornaliere dal 15 ottobre al 15 aprile.[9]
La stazione meteorologica dell'Aeronautica Militare e dell'OMM più vicina al comune di Ceva si trova a Mondovì[10], mentre ve n'è una di ARPA Piemonte anche nel più vicino comune di Saliceto.[11]
Non esiste un'etimologia certa del toponimo Ceva, ma varie ipotesi promulgate da diversi autori. Una delle più accreditate è avanzata da Padre Arcangelo Ferro, autore di Ceva e la sua zona, il quale indica una tribù di Liguri di nome Çabates o Cebates che, proveniente dalla Provenza, intorno al 2000 a.C. avrebbe fondato (o dato il nome) alla località che oggi chiamiamo Ceva, con il nome di Ceba.
Altri autori sostengono che il termine Ceba derivi da una particolare razza bovina autoctona della zona in tempi antichi, oppure dalla voce pre-indoeuropea kaiva-i-s, con significato originale di recinto, accampamento, luogo abitato, divenuto successivamente borgo, città, capoluogo.
Ultima ipotesi, indicata nel cosiddetto Manoscritto di Don Parola, identifica nel cognome del console romano Junius Brutus Scaeva l'origine del termine Ceva. Questo console, assieme a Quintus Fabius Gurges, pare fosse stato incaricato nel 292 a.C. dalla Repubblica romana di fondare una colonia per arginare le possibili incursioni dei Galli transalpini.
In ogni caso, l'antico toponimo Ceba è rimasto nel nome della popolazione cittadina, i cebani. (Nome preceduto da cevani, sostituito da quello attuale durante il periodo fascista per rimarcare la romanità della popolazione).
Fra la fine del III millennio a.C. e l'inizio del II millennio a.C. le popolazioni iberico-liguri provenienti dalla vicina Provenza penetrarono nel nord Italia, stanziandosi e fondando innumerevoli villaggi ed insediamenti.
Durante la dominazione romana, Ceva era ascritta alla tribù Publilia. Il suo riconoscimento come municipio è dibattuto siccome viene indicato solo nel testo del Ferro[12] e non in altri autori.
Durante il travagliato periodo delle invasioni barbariche Ceva, come tutta la regione circostante, fu soggetta a scorrerie, saccheggi e spopolamento, tanto da far definire in alcuni documenti la zona come Deserta Langarum: landa, regione deserta.
Nel medioevo Ceva conobbe un nuovo periodo di prosperità. Divenne capitale di un marchesato aleramico, fondato da Anselmo II, figlio di Bonifacio del Vasto ed originato dalla suddivisione di un dominio più vasto fra i vari figli dello stesso Bonifacio. Il marchesato ebbe i momenti più floridi nel corso del XII secolo, acquistando grande influenza e prestigio presso le corti regionali italiane[12]. Il marchesato di Ceva parteggiò per i ghibellini, ma passò talvolta alla fazione opposta.
In questo periodo venne coniata moneta cebana, venendo istituita la zecca nell'antico palazzo municipale, vennero costruiti raffinati palazzi nobiliari, edifici pubblici ed anche un carcere cittadino, sul quale verrà, nel XIX secolo, costruito il teatro civico. Venne anche cinta da mura difensive (alcuni resti sono ancora ben visibili) e vennero costruite otto porte di accesso.[12] Il centro urbano venne a crearsi con una regolare disposizione di vie perpendicolari fra loro, pianta che si riflette ancora oggi nella morfologia delle vie cittadine.
Dopo una devastante guerra per il potere sul marchesato fra Guglielmo IV e suo fratello Giorgio II "Nano", Ceva nel 1296 passò sotto la signoria di Asti (con il marchese Giorgio II come faudatario), perdendo per sempre la sua indipendenza. Dopo Asti, Ceva passò sotto le signorie dei marchesi del Monferrato, dei Visconti di Milano, dei duchi di Orleans ed infine, nel 1535, dei Savoia[12]. Con l'arrivo dei Savoia ebbe anche termine la dinastia aleramica dei marchesi, venendo essa sostituita da quella dei Pallavicino. Di questa famiglia fu capostipite Giulio Cesare Pallavicino, primo ad essere nominato governatore di Ceva e ottenere il titolo di marchese, che trasmise alla sua discendenza. Oltre ai Pallavicino furono feudatari di questo castello i Bassi, i Blengini, i Derossi, i Filippone, i Morozzo di Magliano, i Massimini, i Mochia, gli Orta-Gagliardi, i Vaschi e i della Chiesa d’Isasca.[13]
Carlo Emanuele II, con decreto del 1651, nominò Ceva capoluogo di una provincia composta da quarantuno comuni; nel 1773 venne insignita del titolo di città.[14]
Pietro Giannone, dal dicembre 1738 al 1744, fu tenuto prigioniero nella fortezza della città, dove scrisse alcuni dei suoi componimenti più famosi.
Durante la campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte Ceva rischiò di essere teatro di battaglie: vi era, sulla rocca che sovrasta la città, un'importante fortificazione (la cui prima edificazione risale al XVI secolo) dotata di artiglierie che, stando alle cronache dell'epoca, costituiva una spina nel fianco nella strategia napoleonica. Si prevedeva che la fortezza dovesse essere assediata e che la città dovesse subirne le conseguenze, ma la rapida avanzata francese da meridione fece sì che il forte venisse abbandonato dalla sua guarnigione, nel tentativo di ricongiungersi con il resto delle armate piemontesi ed austriache (Battaglia di Ceva). Nel 1800 il forte venne raso al suolo per ordine diretto di Napoleone.[15]
Durante il XIX secolo, Ceva divenne un importante snodo ferroviario sulla linea diretta tra Torino e Savona. V'è la biforcazione per l'Alta Val Tanaro (il progetto era di arrivare nella Liguria di ponente), ma la linea si fermò ad Ormea. Questo sistema ferroviario, le permise di dotarsi di un discreto apparato industriale. Notevole sviluppo ebbe, l'industria tessile, con l'allevamento del baco da seta e la relativa produzione di filati. Ad oggi non resta nulla di quelle produzioni, a parte il toponimo filatoio rimasto a designare il quartiere ove un tempo si trovavano le officine dedite a questo genere di produzione.
Durante la seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre, Ceva fu sede di un comando tedesco, che in associazione con i fascisti della repubblica di Salò, rastrellò vari cittadini cebani, costringendoli ai lavori forzati in Austria e Germania. La presenza di quel comando nazista portò ad alcuni bombardamenti tattici da parte delle aviazioni britannica e statunitense. Episodio notevole fu l'attacco della presunta sede del comando germanico, che secondo le informazioni in mano agli Alleati si trovava in una chiesa a pianta circolare sovrastata da una cupola. L'attacco aereo colpì la chiesa di San Bernardino, che effettivamente presentava una pianta simile. La sede del comando però si trovava nella cappella adiacente al Castello Rosso, antica dimora dei marchesi, così l'edificio rimase intatto.
Nel novembre 1994 la città subì ingenti danni a causa dello straripamento del fiume Tanaro e dei suoi affluenti. Vennero superati i tre metri di piena.
Lo stemma di Ceva è uno scudo fasciato di sei pezzi d'oro e di nero, timbrato da una corona da marchese e circondato da palme.
Le armi della città sono le stesse che il marchese Guglielmo I (della dinastia aleramica del ramo di Savona) adottò quando, nel 1170 divise il territorio di Ceva da quello di Clavesana (del quale il fratello Bonifacio divenne primo marchese)[16].
Le palme simboleggiano i numerosi assedi subiti dalla città: nel 1260 da parte di Carlo d'Angiò, nel 1352 dai Visconti di Milano, nel 1415 da Amedeo VIII di Savoia, nel 1796 e nel 1800 da parte delle truppe di Napoleone Bonaparte[16].
Il gonfalone di Ceva riporta lo stemma cittadino circondato da fronde dorate, sovrastato dalla dicitura "Città di Ceva" su un drappo a fondo blu[16].
Il comune ha titolo di città grazie ad un decreto di re Carlo Emanuele III di Savoia[14].
Abitanti censiti[27]
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Ceva sono 967[28], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[29]:
La Biblioteca civica Aloysius Bertrand si trova nell'antica sede della società operaia di Ceva, il cui palazzo del 1862 è stato riadattato allo scopo. Vi sono ospitati 15 000 volumi ed un archivio storico a disposizione dei suoi utenti[30]. Presso la biblioteca è inoltre ospitato il museo storico città di Ceva, le cui sale espongono diversi cimeli, documenti e reperti di Giuseppe Galliano, nonché documentazione ed altri reperti risalenti al Risorgimento fino alla seconda guerra mondiale[31].
È inoltre presente un salone utilizzato spesso per presentazioni di libri, conferenze ed esposizioni artistiche.
Nonostante Ceva sia una città piuttosto piccola, vi si possono trovare istituti di formazione di vario tipo, che spaziano dalla scuola per l'infanzia fino alla secondaria superiore, quest'ultima con vari indirizzi di studio (geometri, ragionieri e liceo scientifico)[32]. Dal 1953 è inoltre attivo un centro di formazione professionale[33].
Oltre ai normali istituti di formazione, a Ceva hanno sede anche il Civico Istituto Musicale "Carlo Marenco" i cui corsi, prima gestiti dal CFP[34] a partire dall'anno formativo 2012/2013 sono curati dalla Fondazione Fossano Musica[35] ed il centro di formazione forestale "Giuseppe Galliano", dei Carabinieri Forestali.
Tra le peculiarità culinarie della zona vi sono i cosiddetti cevesi al rhum, non dissimili ai dolci diffusi in buona parte del Piemonte, le carni bovine di particolare qualità, i prodotti dell'alimentazione povera d'un tempo (come patate e castagne), i formaggi[36][37] e la frittata cebana,[38] al cui panino nel 2014 è stata riconosciuta la denominazione comunale (De.Co.) di Ceva.[39]
I principali eventi che la città offre sono i seguenti:
La città è suddivisa nei seguenti rioni:
Le seguenti aree invece si trovano nel circondario della città:
La città amministra quattro frazioni: Mollere, Malpotremo (un tempo comune autonomo, nel 1928 accorpato a Ceva[44]), Poggi Santo Spirito e Poggi San Siro[45]. Esistono inoltre altre località all'interno del territorio comunale, talvolta erroneamente indicate come frazioni, quali Infermiera, Pratolungo ed altre[46].
Situata a circa quattro chilometri a sud del capoluogo, è suddivisa in alcune borgate; Borbo la principale, poi Santa Margherita, Vizzo, Mazzarelli, Marogna, Ratti. Conta poco più di un centinaio di residenti. Nella borgata principale si trova la Chiesa Parrocchiale dei SS. Spirito e Antonio che dà il nome al centro.
La frazione, di cui si hanno notizie fin dal XVI secolo, ai primi del novecento arrivò a ospitare circa 500 abitanti, e poteva contare su scuola materna ed elementare.
Le principali attività sul territorio, collinare, sono legate all'agricoltura, alla silvicoltura e all'allevamento.
La città presenta un'economia mista, seppur con una secolare tradizione agricola. Da decenni presenta attività industriali di rilievo, e sta sviluppando il settore turistico.
A Ceva ha sede dal 1879 il Banco Azzoaglio, istituto bancario a conduzione familiare operativo essenzialmente tra Liguria e basso Piemonte[47].
Risultano occupati 2 862 individui, pari al 49,96% del numero complessivo di abitanti del comune[48], suddivisi fra:
Tipologia | Numero | Occupati | Percentuale |
---|---|---|---|
Industrie | 181 | 832 | 29,07% |
Servizi | 205 | 467 | 16,32% |
Amministrazione | 50 | 754 | 26,35% |
Altro | 190 | 809 | 28,27% |
La città presenta nel suo territorio colline coltivate prevalentemente a vite, frumento, mais ed in minima parte da noccioleti. Parte del territorio è coltivato per produrre mangimi per allevamento.
Attualmente consiste in piccole aziende, con un'ampia gamma di produzioni, dai ricambi per auto all'industria dolciaria, passando per il tessile e le calzature. Le nuove strutture sono concentrate soprattutto nelle zone di San Bernardino e Piana Mondovì.
Ceva ha la denominazione di Comune turistico da alcuni anni[49].
Ceva è collegata ai comuni limitrofi dalle strade provinciali 32 e 430, mentre comunica con le città di Imperia, Ormea e Mondovì attraverso la statale 28[50].
Ceva è collegata con la Liguria ed il resto del Piemonte tramite la linea Torino-Fossano-Savona[51]. Da Ceva parte inoltre la linea ferroviaria Ceva-Ormea[52].
Negli anni del dopoguerra venne varato un piano di realizzazione di grandi infrastrutture pubbliche, tra queste il 5 giugno 1956 venne istituita la società Ceva-Savona S.p.A.. Si diede vita ad un tratto autostradale, compreso nei 500 km di autostrade italiane del tempo, che doveva collegare efficacemente la Liguria al Piemonte. Venne così costruita la primitiva (e tristemente nota per la sua pericolosità) autostrada a tre corsie, con quella centrale per il sorpasso alternato. Il tratto terminava a qualche chilometro dalla città con un casello provvisorio.
Dal 1961 venne costruito il tratto Ceva-Fossano e nel 1970 venne raggiunta Torino.
Nel 1965 la città venne dotata di un nuovo casello autostradale, presso il nascente quartiere commerciale ed industriale di San Bernardino. Questo è utilizzato ancora oggi e serve l'intera valle Tanaro.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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7 novembre 1985 | 5 ottobre 1987 | Piero Carlotto | Lista civica | Sindaco | |
4 novembre 1987 | 23 aprile 1990 | Giuseppe Bottero | Lista civica | Sindaco | |
23 aprile 1990 | 24 aprile 1995 | Giovanni Taramasso | Partito Repubblicano Italiano | Sindaco | |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Alfredo Vizio | Centro | Sindaco | |
14 giugno 1999 | 8 giugno 2004 | Alfredo Vizio | Indipendente | Sindaco | |
14 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Davide Alciati | Lista civica | Sindaco | |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Alfredo Vizio | Lista civica | Sindaco | |
26 maggio 2014 | 26 maggio 2019 | Alfredo Vizio | Lista civica | Sindaco | |
26 maggio 2019 | 9 giugno 2024 | Vincenzo Bezzone | Lista civica | Sindaco | |
9 giugno 2024 | in carica | Fabio Mottinelli | Lista civica | Sindaco |
Dati del Ministero dell'Interno[53].
Ceva ha fatto parte della comunità montana Alto Tanaro Cebano Monregalese[55], fino all'estinzione dell'ente avvenuta nel 2017[56]. Oggi fa parte dell'Unione montana di comuni delle Valli Mongia e Cevetta-Langa Cebana-Alta Valle Bormida[57].
La città presenta parecchie strutture sportive pubbliche e private:
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