Vasto
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vasto[6] (anche Il Vasto[7], Lu Uàšte in dialetto vastese[8]) è un comune italiano di 40 815 abitanti[1] della provincia di Chieti in Abruzzo.
Vasto comune | |
---|---|
Veduta del centro storico e di piazza Rossetti dalla torre di Santa Maria Maggiore | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Francesco Menna (Partito Democratico) dal 19-6-2016 (2º mandato dal 19-10-2021) |
Territorio | |
Coordinate | 42°06′41.72″N 14°42′29.59″E |
Altitudine | 144 m s.l.m. |
Superficie | 71,35 km² |
Abitanti | 40 815[1] (31-5-2024) |
Densità | 572,04 ab./km² |
Frazioni | Difenza, Incoronata, Lebba, Montevecchio, Pagliarelli, Piana di Marco, Pozzitello, Punta Penna, San Biagio, Codalfa, San Lorenzo, San Nicola, Sant'Antonio Abate, San Tommaso, Vasto Marina, Vignola, Casarza, Villa De Nardis, Zimarino |
Comuni confinanti | Casalbordino, Cupello, Monteodorisio, Pollutri, San Salvo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66054 |
Prefisso | 0873 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069099 |
Cod. catastale | E372 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 451 GG[3] |
Nome abitanti | vastesi |
Patrono | san Michele Arcangelo |
Giorno festivo | 29 settembre |
PIL | (nominale) 760,3 mln € (2021)[4] |
PIL procapite | (nominale) 18 805,4 € (2021)[4] |
Soprannome | Atene degli Abruzzi[5] |
Motto | (LA) Vastum Olim Histonium Romanum Municipium "Vasto, antica Histonium, municipio romano" |
Cartografia | |
Posizione del comune di Vasto all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
Ha origine nel XII secolo a.C. in cui le prime popolazioni greche, illiriche e frentane si stanziarono in quello che poi diventerà nel 91 a.C. il Municipio romano di Histonium, importante borgo marinaro e porto[9] dell'Adriatico fino alla sua distruzione da parte dei Longobardi nel Medioevo.
Ricostruita come roccaforte durante la signoria dei Caldora, fu coinvolta dagli eventi bellici della conquista aragonese del regno di Napoli. In questo contesto storico venne infeudata dapprima ai Guevara e successivamente ai D'Avalos. Come il resto del regno, passò sotto il controllo della corona spagnola agli inizi del XVI secolo. La cittadina acquistò una certa importanza a partire dal XVII secolo, quando Innico III d'Avalos ne fece il centro dei possedimenti della famiglia D'Avalos. Con il passaggio del regno di Napoli sotto la sovranità austriaca in seguito alla guerra di successione spagnola si ebbe l'elevazione della cittadina al rango di Città nel 1710 per concessione di Carlo III a Cesare Michelangelo d'Avalos.[10] Alla fine del XVIII secolo la città vide la proclamazione della Repubblica Vastese parallelamente alla nascita della Repubblica Napoletana.
Il nome in greco antico era Ἱστόνιον,[11] (Histónion) per indicare il promontorio sopra il mare dove si trova la città. Venne romanizzato poi in Histōnium quando divenne municipio romano.
La denominazione attuale di "Vasto" deriva dal termine longobardo "gasto" o "guasto" (gastaldato), suddivisione del territorio durante la dominazione longobarda (iniziata nell'ultimo quarto del VI secolo). La città medievale infatti sorse con il Guasto d'Aimone di Dordona, che fondò due città (guasti), ovvero "Guasto d'Aymone" e "Guasto Gisone", uniti in un solo nucleo nel XIV secolo.
In base al dialetto locale che esclude la "b" e la "g", riducendo la pronuncia con la sostitutiva "v", il nome è diventato quello che conosciamo.
Il nome Vasto è maschile e storicamente vuole un articolo (Il Vasto), al pari di pochi altri nomi di città nel mondo come Il Cairo e Il Pireo.
Sebbene l'uso dell'articolo si sia fatto infrequente, esso è corretto, rimane obbligatorio nelle espressioni storiche e giustifica la forma "Città del Vasto".[12]
Il comune di Vasto è delimitato a nord dal fiume Sinello (confine con Casalbordino), a sud dal torrente Buonanotte (confine naturale con San Salvo), a ovest dai confini con i comuni di Cupello, Pollutri e Monteodorisio e a est dal Mare Adriatico.
Con una superficie di 71,35 km² è il terzo comune per estensione territoriale della provincia (27º a livello regionale).
Il centro cittadino, la parte più antica della municipalità, sorge su un promontorio a 144 m s.l.m. e distante in linea d'aria dal mare meno di 1 km. Questa caratteristica permette alla città di godere di un belvedere sulla maggior parte dei 20 km di costa (di cui 7 composti da arenile e 13 da scogliera), di cui fa parte il golfo di Vasto, unica insenatura costiera del Mare Adriatico tra il golfo di Ancona a nord e quello di Manfredonia a sud.
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a 7,1 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di 24,9 °C.[13]
In base alla media trentennale di riferimento (1961-1990), la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a 7,7 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di 24,6 °C.[14]
La leggenda vuole che la città fosse stata fondata dall'eroe greco Diomede durante il suo peregrinare in Italia, parallelamente alle altre città frentane della Costa dei Trabocchi intorno al 1179 a.C.[15]
Le prime notizie ufficiali, tuttavia, si hanno dal geografo Strabone, da Plinio il Vecchio e da Tito Livio. Altre ricostruzioni storiche sulle origini della città si hanno da Muzio Febonio, il quale parla di colonie marse presso lo scalo portuale di Punta d'Erce, e successivamente da Luigi Marchesani, che scrisse la storia monumentale della città (1838).
Vasto nacque non proprio come città, ma come un insieme di piccoli villaggi sulla costa adriatica, come dimostrano i ritrovamenti di Punta Aderci, Buca e Punta Penna. Tali villaggi furono abitati sino al XVI secolo, e successivamente per sconvolgimenti naturali (frane e incursioni) caddero in distruzione, mentre con l'arrivo degli Italici osco-umbri, dal VII secolo circa veniva creata la cittadella vera e propria di Histonion (che tuttavia non aveva un impianto vero e proprio, e veniva descritta, all'epoca augustea, come un "covo di pirati"), romanizzata poi in Histonium dopo la conquista dell'88 a.C., dato che anche la città partecipò alla lega Italica durante la guerra sociale contro Roma.
Durante il dominio romano, Histonium fu il secondo principale porto della popolazione Frentana, dopo Ortona: si hanno testimonianze di consoli e importanti figure che furono al seguito di Augusto nelle campagne di conquista, nonché si ricorda ancora oggi la figura del poeta decorato d'alloro Lucio Valerio Pudente, di cui però si è perduta l'opera.
I ritrovamenti già scoperti nella metà dell'Ottocento, descritti dal Marchesani, testimoniano l'antico impianto urbano di Histonium, sopra cui oggi sorge il quartiere del Guasto d'Aimone (dal nome del signore franco feudatario, che la conquistò e la ricostruì nel IX secolo); tale impianto era scandito in assi ortogonali, oggi occupati dalle vie attuali di Corso Dante, Corso Plebiscito, via Laccetti, via San Francesco, via Anelli, via Barbarotta, Corso Palizzi, via San Pietro, sono stati ritrovati numerosi fondaci romani ad opus reticulatum sopra cui sorgono le case attuali, verso nord invece, lungo il viale Incoronata, si trovava la necropoli, e l'acquedotto del Murello, che convogliava le acque da nord fino alla Piazza Rossetti (dove si trovava l'anfiteatro) e alla via Adriatica (anticamente strada delle Lame, dove si trovano, presso la chiesa di Sant'Antonio, le terme romane), mentre il secondo "delle Luci", conduceva le acque da sud, partendo da contrada Sant'Antonio abate, fino a Largo Santa Chiara, dove si trovano delle cisterne sotterranee.
Histonium, come gli altri centri abruzzesi, inclusa da Augusto nella Regio IV del Sannio, dal V secolo d.C. fu saccheggiata diverse volte dai Barbari, e infine occupata dai Franchi di Aimone di Dodona, che la distrusse nei primi anni dell'800 d.C., all'epoca della distruzione di Chieti da parte di Pipino il Breve. La città romana venne rifatta sopra le antiche rovine, mentre sopra uno sperone collinare posto più a sud, dietro l'anfiteatro, veniva costruito il nuovo quartiere del Guasto Gisone. Il toponimo "Guasto" comparve nei documenti intorno al VI-VII secolo, quando i Longobardi crearono un gastaldato in città, ossia una proto-provincia per l'amministrazione cittadina e territoriale.
Oltre al Guasto Gisone (oggi rione di Santa Maria Maggiore), venne eretto il primo fortilizio militare posto nella piana cerniera tra le due città, che nel XV secolo diventerà il noto castello Caldoresco.
Le due città continuarono ad essere amministrate da due sindaci sino al 1385, quando durante il regno dei Durazzo a Napoli, i due "Guasti" divennero una sola università. Nel 1269 Carlo I d'Angiò infeudò Vasto a Tommaso Fasanella suo cadetto; durante il governo di suo figlio Carlo II, si hanno le prime notizie del Palazzo d'Avalos, costruito lungo via Corsea, che divideva i due rioni storici di Aimone e Gisone. Dal periodo angioino fino a quello caldoresco, Vasto rimase nel regio demanio, venendo esentata dal pagamento delle tasse; nel 1366 Vasto entrò coi feudi nel potere di Maria d'Angiò.
Nel 1427 Vasto entrò nei vasti domini del capitano Jacopo Caldora, appena uscito vittorioso dalla guerra dell'Aquila contro Braccio da Montone (1424), ultimo atto di una serie di guerre di successione della corona napoletana durante il regno di Giovanna II d'Angiò contro il pretendente Alfonso V d'Aragona. Il Caldora fece di Vasto la sua speciale residenza, rifacendo completamente il castello fortificato, che oggi porta il suo nome. Il feudo passò poi al figlio Antonio, che però lo perse insieme a tutti gli altri possedimenti abruzzesi nel 1442, in seguito alla sconfitta patita nella battaglia di Sessano. Per un breve periodo (fino al 1444) la città di Vasto tornò dunque al demanio regio.
Se Vasto durante il Medioevo fu un valido presidio militare del Regno di Napoli, lo divenne ancora di più con l'avvento della Corona d'Aragona, che fece erigere un altro castello presso la piana di San Michele. La città abruzzese venne concessa alla famiglia dei Guevara nella persona di Innico de Guevara nel 1444, ricadendo nel demanio regio nel 1462, alla morte di Innico de Guevara. Dopo la vittoria nella battaglia di Troia il sovrano Ferdinando I di Napoli poté concentrare le sue forze per debellare le ultime forze a lui ostili rimaste nel regno di Napoli. Tra le forze ribelli vi era Antonio Caldora, schieratosi con Giovanni II d'Angiò nella guerra per il controllo del regno, il quale aveva occupato Vasto nel 1464. Dopo un assedio di tre mesi alcuni esponenti del patriziato vastese complottarono con gli aragonesi per consegnare ad essi il Caldora e aprire le porte della città. L'azione ebbe esito positivo e Ferrante ricompensò l'azione con la conferma dei privilegi concessi da Alfonso V, in particolare lo status di universitas nel regio demanio. Pochi anni dopo, nel 1471, Vasto venne tuttavia nuovamente infeudata ad un Guevara, ovvero il figlio primogenito di Innico, Pietro. Ritornò nuovamente nel demanio regio nel 1486 quando Pietro venne dichiarato decaduto dai suoi titoli in quanto ribelle, avendo partecipato alla congiura dei baroni. Sotto Ferdinando II di Napoli Vasto venne infeudata nel 1496 a Rodrigo d'Avalos (figlio di Innico I d'Avalos, conte di Monteodorisio, e di Antonella d'Aquino), il quale era tuttavia morto prima di poterne prendere possesso[16]. Il fratello minore di questi, Innico II d'Avalos, fu quindi investito del titolo di marchese del Vasto da Federico I di Napoli nell'agosto del 1497. L'università del Vasto tuttavia vantava la perpetua demanialità e si oppose al nuovo signore. Solamente l'intervento diretto del re due anni dopo, che concesse un indulto e alcuni capitoli favorevoli, sbloccò definitivamente la situazione[17].
Nel 1566 la città fu attaccata e furono dati alle fiamme numerosi edifici , chiese e conventi , dai turchi dell'impero ottomano[18]
I d'Avalos rimasero signori feudali di Vasto sino ai primi anni dell'800, ovvero sino alla promulgazione delle leggi eversive della feudalità nel 1806 da parte del Regno di Napoli, retto all'epoca da Giuseppe Bonaparte. Dopo la morte di Innico II, il marchesato del Vasto passò al figlio di questi, il celebre militare Alfonso III d'Avalos. Ad Alfonso seguirono il figlio, Francesco Ferdinando d'Avalos (che avrebbe ricoperto le cariche di governatore nel Ducato di Milano e Viceré di Sicilia) e il nipote Alfonso Felice d'Avalos, celebre condottiero. Con la morte di quest'ultimo senza eredi maschi, il titolo di marchese del Vasto passò a un ramo collaterale della famiglia, facente capo a Innico III d'Avalos, il quale lo acquisì in seguito al matrimonio con Isabella d'Avalos d'Aquino d'Aragona, figlia primogenita di Alfonso Felice. Tale ramo della famiglia resse il marchesato di Vasto sino alla morte del più noto dei suoi esponenti, Cesare Michelangelo d'Avalos, avvenuta nel 1729. Con la morte di Cesare Michelangelo il marchesato di Vasto passa al ramo pugliese dei d'Avalos, il quale si estinguerà con Alfonso d'Avalos (noto principalmente per suo lascito al museo di Capodimonte di Napoli noto come Collezione d'Avalos).
Durante il periodo della signoria dei d'Avalos la sede del potere fu il palazzo D'Avalos, posto a fianco della chiesa di Sant'Agostino (oggi il Duomo). Venne attuato ad opera dei d'Avalos, in particolare a partire da Innico III, il primo esponente della famiglia a risiedere stabilmente nella cittadina abruzzese, un vasto programma di miglioramento urbano, culturale, politico ed economico, che vide i suoi frutti soprattutto durante la ricostruzione della città. Vasto era stata interessata nell'estate del 1566, insieme ad altre località della costa adriatica, da una devastante scorreria ottomana condotta dall'ammiraglio Piyale Paşa. Vasto venne saccheggiata ed incendiata e, ad eccezione del castello Caldoresco, le principali strutture tra cui la chiesa di Santa Maria Maggiore, San Pietro, Sant'Agostino, ed il palazzo d'Avalos vennero gravemente danneggiate.
Tra le opere di maggior rilievo portate a compimento dai d'Avalos ci sono l'istituzione della Confraternita del Carmine dei Padri Lucchesi come istituto religioso di educandato per giovani, avente sede nell'attuale chiesa di Santa Maria del Carmine (realizzata nel 1638 con finanziamento di don Diego I d'Avalos) con annesso palazzo collegiale (oggi seconda sede vescovile della diocesi), la costruzione della chiesa dei Padri Paolotti o dell'Addolorata, il miglioramento delle mura delle Lame.
Fiorirono anche le arti, come la musica e la poesia, il personaggio di maggior spicco nato a Vasto fu il compositore di musica sacra "Lupacchino" del Vasto.
I d'Avalos si adoperarono anche per portare in città alcune reliquie di gran pregio, come la "Sacra Spina" della corona che cinse il capo di Cristo, conservata a Santa Maria Maggiore, donata da Filippo II di Spagna a don Francesco Ferdinando d'Avalos, suo delegato presso il Concilio di Trento (1545-1563), e il corpo di San Teodoro, che fu il primo patrono di Vasto, prima di essere sostituito dall'Arcangelo Michele nel 1837.
Un ulteriore forte impulso volto ad abbellire e conferire prestigio a Vasto si ebbe con Cesare Michelangelo d'Avalos, il quale cercò, di ritorno dal suo esilio viennese nel 1713, di trasformare la cittadina abruzzese, centro dei suoi domini, in una piccola ma sfarzosa corte.
Andando più avanti, nel 1799 la città venne occupata dalle truppe francesi del generale Louis Lemoine. In seguito a tale rivolgimento salì al potere la fazione dei cosiddetti "municipalisti" (costituita perlopiù da elementi del notabilato locale di orientamento liberale e filo-francese) e venne piantato l'albero della libertà in Piazza, cui seguì il 6 gennaio la proclamazione della repubblica Vastese. Il breve periodo di questo nuovo sistema amministrativo ispirato ai principi liberali francesi, fu caratterizzato da episodi tutt'altro che positivi, con un governo provvisorio sempre sul rischio di essere sciolto e in enormi difficoltà economiche a causa delle requisizioni francesi, episodi di anarchia e violenza popolare, e di delitti e furti contro i notabili locali.
Ben presto, il 19 maggio, le truppe sanfediste del generale Giuseppe Pronio, favorito nell'Abruzzo dallo stesso re Ferdinando IV, sbaragliarono le forze francesi, ripristinando l'antico governo e perseguitando i liberali, sottoponendoli ad esazioni e violenze arbitrarie.
Nel primo Ottocento, fiorì a Vasto la figura del poeta Gabriele Rossetti, uno dei primi "dantisti" della critica letteraria; egli, rimasto colpito dalle vicende della repubblica Vastese, fu educato negli studi classici, e ben presto, durante le vicende che coinvolsero tutto il Paese, ossia i moti del 1820-21, anche il Rossetti partecipò a sollevare il popolo con delle sue poesie, che gli costarono l'esilio a Londra. In questo periodo a Vasto sorsero movimenti carbonari, che vennero sciolti e perseguitati dalla polizia borbonica. Nel 1819 venne inaugurato il "Real Teatro Borbonico San Ferdinando" (oggi Teatro Rossetti) alla presenza del sovrano di Napoli; esso fu ricavato da ciò che rimaneva del trecentesco monastero di Santo Spirito dei Celestini. La città del Vasto fu coinvolta anche nei moti rivoluzionari del 1848, e infine nel 1860 fu una della prime dell'Abruzzo a istituire un plebiscito popolare per l'annessione della città al nuovo Regno d'Italia.
Nuovo respiro all'arte locale fu dato dai pittori locali Gabriele Smargiassi e dai fratelli Palizzi: Filippo Palizzi (1818-1899), Giuseppe Palizzi (1812-1888) e Francesco Paolo Palizzi (1825-1871), i quali interpretarono personalmente lo stile del verismo pittorico, con rappresentazioni naturali, scene contadine, mitologiche e storiche, dei quali l'opera maggiore è Dopo il Diluvio di Filippo (1863), dipinto in onore della proclamazione del Regno, dedicato a re Vittorio Emanuele II.
La città iniziò a beneficiare dei frutti dell'annessione, come la creazione di una rete ferroviaria per i trasporti, l'ammodernamento delle strade, migliorie al porto di Punta Penna, e alla costruzione del villaggio sottostante della Marina. Miglioramenti ci furono anche durante il primo Novecento, soprattutto durante l'epoca del fascismo. La Piazza Rossetti ad esempio venne rifatta completamente, con un monumento commemorativo al poeta vastese, soprannominato il "Tirteo d'Italia", e la realizzazione di un nuovo struscio cittadino, ossia il Corso Italia.
Durante la prima guerra mondiale furono 232 i cittadini vastesi caduti in battaglia[19].
Dal 1938 al 1944 la città, seguendo precisi schemi fascisti del ripristinare gli antichi toponimi romani, cambiò il suo nome in "Istonio".
Le vicende della seconda guerra mondiale interessarono Vasto con l'istituzione di un campo di prigionia di ebrei e dissidenti politici presso la Marina, nel Villino Marchesani, che sarebbero stati poi trasferiti nei relativi campi abruzzesi della Caserma Rebeggiani a Chieti, o a Fonte d'Amore a Sulmona. Il territorio di Vasto rientrava nella Linea Barbara[20]e nella Linea Gustav[21].Le vicende strettamente belliche si protrassero nel vastese dal 22 al 28 ottobre causando la morte di trenta civili[22], in quanto le truppe britanniche di Bernard Law Montgomery si scontrarono con i panzer e i mortai tedeschi disseminati nella valle del Trigno, che divide l'Abruzzo dal Molise di Termoli e Montenero di Bisaccia. I tedeschi avevano occupato intanto la città dall'8 settembre, e nella ritirata, distrussero alcune case lungo il Corso Garibaldi, e cannoneggiarono il faro di Punta Penna, affinché non fosse usato a scopi militari per gli alleati. In novembre Montgomery poté fare il suo ingresso trionfale a Vasto appena liberata, ponendo il suo quartier generale a Villa Marchesani, e tornerà in città il 30 del mese per un concerto al teatro Rossetti. Era a Vasto il comando dell’8ª Armata britannica agli ordini del generale Montgomery, che aveva il suo aeroporto a Vasto Marina[23]
Negli anni '60 iniziò per Vasto il boom economico vero e proprio, incentrato sull'industrializzazione e il turismo balneare, anche se non si può tralasciare la parentesi della grave frana del 22 febbraio 1956[24], che interessò il centro storico, nella parte del muro delle Lame, dove si trovavano la chiesa di San Pietro e il Palazzo Marchesani o della Posta. A causa di numerose piogge, e del sistema di scolo delle acque antiquato, l'acqua erose il terreno tufaceo, inghiottendo una consistente porzione del quartiere storico, e danneggiando l'abside della chiesa di San Pietro (risalente all'XI secolo), comportandone dunque l'inevitabile abbattimento, con l'eccezione del prezioso portale gotico. Non meno importanti furono le frane del 1960 e 1970 che distrussero cinque case coloniche e un vilino[25]
Come detto, la città si sviluppò mediante nuovi quartieri residenziali a nord, presso l'area del convento dell'Incoronata, a sud in contrada Sant'Antonio, a nord-est (il rione San Giovanni Bosco), ad ovest (il rione San Paolo), e soprattutto nella Marina, sviluppo che consacrò Vasto tra le principali città produttive e competitive della provincia di Chieti, e poi della stessa regione Abruzzo.
Dallo Statuto comunale si ricava la descrizione dello stemma e del sigillo[26]
«campo levigato ellittico quadripartito da diametri dell'ellissi, ove a destra del risguardatore il colore aureo in alto e l'argenteo in basso rifulgono, mentre opposto sito tengono i due metalli a sinistra. Inoltre è modellato sul descritto stemma il comunal sigillo, circondato dalla legenda Vastum olim Histonium Romanum Municipium.»
Il gonfalone è un drappo partito di bianco e di rosso[27]; mentre la bandiera è un drappo partito di rosso e di bianco, caricato dallo stemma comunale sulla banda bianca[28]
Il centro storico di Vasto si compone dell'antico rione romano di Histonium, ossia "Guasto d'Aymone" (ovvero "Città di Aymone di Dordona", primo conte della città voluto da Pipino il Breve) e "Guasto Gisone", parte medioevale normanna del centro, che vennero poi riunificati in una sola città nel 1385.
Il rione di "Guasto d'Aymone" è delimitato dall'area del Muro delle Lame, Corso de Parma, la porzione del Corso Garibaldi con la mole del Castello Caldoresco, il Corso Plebiscito, via Crispi, via Roma e di nuovo il ricongiungimento a via Adriatica, presso la chiesa di Sant'Antonio di Padova.
Gli studiosi hanno rilevato come questo rione rispecchi quasi completamente l'antico cardo e decumano della città romana, insieme agli assi delle varie vie interne.
Il cardo principale è Corso Palizzi, mentre il decumano Corso Dante, e i principali monumenti sono la chiesa di San Pietro (di cui oggi resta la facciata dopo la frana del 1956), la chiesa di Sant'Antonio, in origine complesso di San Francesco d'Assisi, dove sono state rinvenute le terme di Vasto, la chiesa dell'Annunziata, la chiesa del Carmine, il Palazzo Genova Rulli, la Porta Nuova (unica rimasta, nel rione), il Teatro Rossetti (costruito sopra il Monastero di Santo Spirito), il Palazzo d'Avalos e la Cattedrale di San Giuseppe, che si trova insieme al Palazzo Marchesale a confluenza dei due rioni storici, con spartiacque Piazza del Popolo.
Il rione di "Guasto Gisone", fondato nel IX secolo, comprende la cinta muraria che da Piazza Rossetti, mediante Torre di Bassano (XV secolo), cinge tutta l'area perimetrale circolare, fino alla passeggiata di Loggia Amblingh.
La porta di accesso, dopo la demolizione di Porta Castello, è Porta Catena: il quartiere è tipicamente medievale, composto da strette vie, case addossate le une alle altre, che circondano la corposa mole della chiesa di Santa Maria Maggiore.
Tra gli edifici più famosi ci sono la Casa di Giuseppe Amblingh, il muro del Giardino Napoletano di Palazzo d'Avalos e la casa natale di Gabriele Rossetti.
Esistono molte strutture religiose, perlopiù presenti nel centro storico. Le più antiche ed importanti della città sono:
Il comune di Vasto e soprattutto il suo centro storico è caratterizzato da una moltitudine di edifici storici la cui costruzione e stile spazia dal XV al XX secolo.[31]
Il Palazzo si trova nei pressi della villa comunale, realizzato nel 1522 da Dario d'Antonello, che lo dedicò a Maria d'Aragona, marchesa della città. Il palazzo era costituito da più corpi, organizzati a formare tre corti differenti, oltre a neviere (poi abbattuto per la costruzione dello stadio), e una chiesa (la cappella di Costantinopoli). Dell'antico complesso esisteva una vista prospettica in un dipinto di Elia Di Giacomo Leone (1860). Costruito con fondi depositati nel 1522 da un ufficiale francese di Lautrech diretto a sud al mastrogiurato Dario D'Antonello, Fu acquistato dai Figliozzi di Guglionesi poi Nel 1615 passa aim proprietà a Giovan Carlo di Pompeo Bassano che costituì un enfiteusi (cioè affitto con vincolo di miglioramento) al Marchese Cesare Michelangelo d'Avalos, che lo trasformò in dimora principesca, e lo arricchì di oggetti d'arte. Alla morte del marchese, l'edificio cadde in abbandono.[32] la proprietà passò in eredità prima ad Antonio Tiberi , poi fu venduta il 7 giugno 1820 a Giuseppantonio Rulli . Agli inizi dell'Ottocento il complesso, risulta composto da 21 vani al piano terra e 14 ai piani superiori, con una torre e la chiesetta Madonna di Costantinopoli.Passato in eredità alla figlia Giacinta Rulli sposata Sabelli che lo rivendette. Il complesso , riscattato dall'enfiteusi nel 1877 dalla duchessa Maria Teresa Cestari zia di Ortensia D'Avalos la quale, senza eredi, lo donò segretamente alla nipote Ortensia, moglie di Giovanni Quarto di Belgioioso, il quale affiderà il complesso ad un amministratore: Avveduto Bartoli Avveduti. Nel 1897 quest'ultimo qui ebbe una figlia, Maria Antonietta Bartoli Avveduti in arte Elena Sangro, che divenne diva del cinema muto, compagna di Gabriele D'Annunzio. Nel 1922 il complesso venne venduto a Umberto Mariani e a sua moglie Giulia Zaccagnini,ricchissimi emigrati di ritorno dall'America, che lo modificarono aggiungendo nuovi corpi. Gli spazi oggi utilizzati come sale espositive e centro culturale sono gli stessi nei quali negli anni '50 stavano i laboratori della lavorazione dei tabacchi. Sono stati denominati "Scuderie di Palazzo Aragona", in onore del Duca di Belgioioso, noto appassionato di cavalli, e in memoria dell'antico impiego del luogo della stazione della posta. Qui vi è una mostra che ricorda la cerimonia del Toson d'Oro del 1723.
Questo palazzo ospitò anche la sede dell'osservatorio meteorologico di Vasto dal 1892 al 1898 (con la direzione del dott. Alfonso Travaglini). Fonte: Alfredo Polsoni "Ricerche sui principali elementi del clima di Vasto", tipografia Zaccagnini e Lattanzio 1914.
Il palazzo è stato costruito da Giacomo Caldora, come attesta il primo documento che parla di questo palazzo: è un documento del 1427 che stabilisce un risarcimento dello stesso Giacomo Caldora a dei frati, per poi essere in seguito proprietà dei d'Avalos, che non lo utilizzarono mai come residenza.
Durante l'invasione turca fu messo a ferro e fuoco da Piyale Pascià a causa dell'assenza dei proprietari.
Il Palazzo consta di cortile e giardino, di cui il giardino è stato recentemente restaurato, e due livelli con tratti neoclassici sulle finestre. Poco o nulla rimane del suo aspetto originario, così come dell'antico teatro al suo interno.[33]
Attualmente è sede museale archeologica, del costume e della pinacoteca. La sezione archeologica ospita statue femminili, teste di Afrodite, Eros, Zeus e Sileno, oltre una serie di statuine bronzee, tutte raffiguranti la figura di Eracle. La Pinacoteca contiene un settore dedicato alla pittura contemporanea ed in particolare a quella dell'800, in cui si possono ammirare opere di Filippo Palizzi, Valerio Laccetti, Francesco Paolo Michetti, tutti artisti abruzzesi e Giulio Aristide Sartorio.[34]
La sua costruzione avvenne grazie ad Innico III d'Avalos, che si era insediato in città insieme alla cugina Isabella d'Avalos, nella spianata a nord del centro abitato, in prossimità del torrente Lebba e della sua valle, conclusa tra il 1615 (fabbricato principale) e il 1621.
Il Palazzo ha pianta quadrata, fortificata agli spigoli da quattro baluardi, un cortile spazioso, ampie sale, semicircondata da un recinto anch’esso protetto agli spigoli da bastioni e comprensivo di una serie di fabbriche adibite a locali di servizio. Arredato con eleganza, il Palazzo fu frequentemente abitato sia dal suo fondatore, che dai suoi figli, Ferrante e Diego.
Il 20 giugno 1711 venne saccheggiato dai turchi e il 25 febbraio 1713 divenne proprietà del nipote di Innico, Don Cesare Michelangelo d'Avalos, in ritorno a Vasto dopo 12 anni di esilio politico. Questo dominio segnò il periodo di maggior splendore nella storia del Palazzo che, restaurato ed abbellito, ospitò molti personaggi del Regno che si fermavano nella città, come il Connestabile Fabrizio Colonna, che venne a Vasto per ricevere il collare dell’Ordine del Toson d'oro e fu ospite per tre volte nel Palazzo.
Con la morte del Marchese nel 1729, il Palazzo cadde nell’abbandono più totale, diventando luogo malsano e solitario, intorno alla quale la fantasia popolare intrecciò storie paurose di diavoli e streghe. Da qui, probabilmente anche la nascita del nome di "Palazzo dei Cento Diavoli", perché secondo la leggenda in una notte spuntarono i tredici comignoli, oltre alle storie nate intorno alla famosa "Grotta della Carnaria" dove volontà popolare voleva abitasse un diavolo, ed al tunnel che probabilmente la collegava al Palazzo.
Luigi Anelli, nel suo volume “Origine di alcuni modi di dire popolari nel dialetto vastese”, ricordava il detto “Va' a chiamà’ lu duiàvele a la grotte di la Carnarejje” ("Vai a chiamare il diavolo alla grotta della Carnaria"), come consiglio dato a chi ha la volontà di diventare ricco.
Nel 1835 la tenuta fu acquistata da Giuseppe Antonio Rulli, il quale provvide a restaurare il Palazzo, a ristabilire i coloni e bonificare le paludi della zona, e grazie alla munificenza del barone Luigi Genova, morto all’età di novantadue anni, il Palazzo divenne sede dell’Orfanotrofio per orfanelle, e rimase aperto fino agli anni 1980, per poi ricadere ancora nell'abbandono in cui vige.
Costruito nel 1576 si affaccia su Via Adriatica, appartenente al mercante genovese Domenico Nibio (Domenico Niggio) dove esercitava l'attività di commerciante fino alla sua morte nel 1593. Nel XVIII secolo venne adibito a caserma militare denominata "Quartiere", per poi essere acquistata dalla famiglia Cardone e divenire successivamente sede bibliotecaria e archivio comunale nel dopoguerra.
Secondo quanto riferiscono le cronache, l'edificio, nel suo periodo militare, fu dove venne composto Scura maje, canto popolare abruzzese.
Sito in Via Anelli nel quartiere di Porta Nuova. Originariamente struttura ospedaliera (1430), poi convento domenicano (1523) che verrà devastato dalle incursioni delle navi saracene nel 1566. Ristrutturato dai D'Avalos nel 1588, fu poi confiscato dal governo napoleonico nel 1809 e acquistato nel 1814 da Luigi Rulli di Salcito. Nel 1828 dal matrimonio tra la famiglia Rulli e Genova ebbe inizio del ramo della famiglia che da allora sarà chiamato Genova-Rulli e che diverrà intestatario del Palazzo (ora di proprietà della Curia). Il palazzo fu ristrutturato intorno al 1862 da convento a casa gentilizia dal famoso architetto locale di scuola napoletana Nicola Maria Pietrocola con originali soluzioni. È adiacente e connesso alla chiesa di Santa Filomena. Al suo interno è racchiuso un classico esempio di hortus conclusus medievale di circa 800 m².
Costruito nel ventesimo secolo dall'ex sindaco Florindo Ritucci Chinni in stile neogotico veneziano, si affaccia su Piazza Lucio Valerio Pudente a pochi metri dal Duomo di Vasto. Il palazzo è sovrapposto a un'antica costruzione medievale, offrendo un particolare effetto scenico alla veneziana: al primo piano centrale si aprono tre finestre bifore arcate con davanzale decorato. Al secondo un balcone a colonnine al centro con trifora, e ai lati due finestre bifore, a sesto acuto. Il marcapiano è decorato con elementi floreali, al terzo livello il palazzo ha un loggiato aereo con 13 finestre arcate, segnato dal marcapiano ornato. Nelle facciata laterale a destra si aprono due finestre bifore arcate con davanzale ornato, al secondo piano una balconata a colonnine su cui apre una trifora ad arco e un occhio incorniciato. Sul piano strada si apre il portone centrale, decorato da cornice a sesto acuto e quattro aperture sul bugnato semplice.
Risalenti al Ventennio e maggiormente presenti tra Via De Amicis, Via Asmara e Via Vittorio Veneto, nel rione di Corso Nuova Italia. Comprendono:
Fanno eccezione Palazzo Florio, sito in Piazza Diomede e Palazzo Miscione, in Via Leopardi.
Erano siti nella Villa Santoro (ex Villa Marchesani) in Via A. Marchesani e nell'albergo Ricci (Ex Villa Ricci) in Corso Zara entrambi a Vasto Marina.[37]
I campi di concentramento di Vasto Marina risalgono all'11 giugno 1940 e su richiesta delle autorità militari ne fu chiesta la chiusura per prevenire atti di spionaggio nell'agosto 1943, ma nell'armistizio dell'8 settembre 1943 era ancora funzionante per alcuni prigionieri slavi, comunque dovette funzionare fino alla fine del mese.[37]
Il direttore, fino al 16 agosto del 1943, era Giuseppe Prezioso, sostituito in seguito dal vice commissario aggiunto di polizia di stato Giuseppe Geraci (ambedue poi ricercati dalla Jugoslavia per crimini insieme a Fabiano Pisticci). Come sorveglianti vi furono 12 carabinieri e come assistente sanitario vi fu Nicola D'Agostino. Furono occupati 181 posti su una capienza preventivata di 170 persone, tuttavia, su una precedente nota del 27 aprile 1940 viene affermato che la capienza stimata sia di 480 persone.[37]
I vari prigionieri nel campo erano antifascisti ed italiani ritenuti pericolosi. Da luglio ad ottobre del 1940 fu confinato Giuseppe Scalarini, a cui nel gennaio 2012 la città ha dedicato un'importante mostra alla Pinacoteca di Palazzo d'Avalos. Tuttavia non mancano gli ebrei o persone di origine ebraica come il dottor Herman Datyner, ebreo di nazionalità polacca, che fu trasferito in questa prigione da Casoli. In seguito vi furono trasferiti anche vari slavi.[37]
Mauro Venegoni ed Angelo Pampuri sono stati trasferiti nella colonia delle Tremiti nel gennaio 1941 per atti sovversivi scoperti dal direttore tramite una segnalazione di alcuni internati. Rodolfo Pellicella detto Leonin, operaio antifascista fu trasferito a Ventotene per aver rivolto delle parole, con un tono di voce, accompagnate da una gesticolazione, rivolte a dei carabinieri ritenute canzonatorie. Dopo la Caduta del fascismo (25 luglio 1943) il Ministero dell'Interno, per mancanza di posti liberi in altri campi di concentramento, fa trasferire i prigionieri ritenuti più pericolosi fino alla chiusura avvenuta nel settembre successivo.[37]
Anfiteatro
costruito nel 1970 sul tetto del palazzo che ospita l'Agenzia per la Promozione Culturale di Vasto , fu progettato dall'architetto Paolo Portoghesi che ne disconobbe in seguito la paternità.[38][39]
Il Castello Caldoresco è sito su un promontorio che domina la costa. È arricchito da bastioni agli angoli. La parte originaria risale al XIV-XV secolo con trasformazioni attuate nel 1439 da Giacomo Caldora forse nella parte esterna. Nel XV secolo il precedente palazzo venne trasformato in castello dai d'Avalos. Altre trasformazioni sono state fatte da Cesare Michelangelo d'Avalos nel XVIII secolo.[40] La pianta quadrata possiede quattro bastioni angolari a mandorla (oggi uno è mancante), e una torre circolare maggiore di avvistamento ricca di merli, e una torre laterale più piccola, trasformata nel Settecento. I bastioni sono a torri lanceolate, da un basso corpo privo di aperture su basamento a scarpa, con cornice intermedia, e archeggiatura ogivale.
Anticamente la città era circondata da mura fortificate, che presero la conformazione definitiva nel tra il 1439 e il 1493 per volere del capitano Jacopo Caldora e di suo figlio Antonio. Abbracciava i due rioni storici del Guasto d'Aymone, costruito sopra la preesistente città romana di Histonium, e di Guasto Gisone, di fondazione prettamente medievale (XI secolo), separati dalla piana del castello medievale. Le mura, benché oggi in gran parte demolite o inglobate nelle case, furono ricostruite con Jacopo Caldora, quando i due quartieri erano stati uniti da Carlo II d'Angiò in un solo nucleo: vennero realizzate le mura di cinta lungo il perimetro della loggia Amblingh, via delle Lame, via Roma, Corso Plebiscito e la via che costeggia l'area dell'antico anfiteatro, ossia Piazza Rossetti, fino al largo dove sorgeva il convento di Santa Chiara.
Benché gran parte delle mura siano state demolite nell'Ottocento, l'ingresso alla città era dato da delle porte di accesso, due delle quali ancora conservatesi. Del sistema difensivo murario facevano parte il Castello Caldoresco e le varie torri di controllo, come Torre di Bassano, Torre Diomede e Torre Santo Spirito. Nel 1588 le porte della città erano quattro, anche se successivamente furono aperti vari passaggi sul perimetro della città.
Le porte erano quattro: Porta Castello - Porta Palazzo - Porta Catena - Porta Nuova. Oggi restano solo due, di cui si parla. Porta Palazzo era un ingresso minore, scomparso già nel XVIII secolo, posta presso il Palazzo d'Avalos nella zona di Piazza del Popolo.
Nel 1950 la porta fu decorata con un oculo in maiolica raffigurante San Pietro, opera di Michele Provicoli.
Bunker II Guerra Mondiale
si trova a Punta Penna[47]
Fornaci
Sono presenti tre fornaci di inizio 1900 , rappresentano l'industria laterizia a Vasto Marina : Spataro Mariani e Bottari, Sansificio, Petrini Storto e Tenaglia[48].
Faro di Punta Penna
costruito nel 1906 e ricostruito nel 1945 dopo la distruzione durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale[49]
Abitanti censiti[62]
Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera era di 2.601 persone, pari al 6,52% della popolazione.[63]
La rievocazione storica fa rivivere gli splendori ed i fasti che furono di Casa d'Avalos, feudatari del Vasto, e si proietta idealmente all'epoca in cui la residenza dei principi divenne centro di attrazione per l'Italia e l'Europa, perché vi convennero principi, nobili ed alti prelati.
La storia racconta, che con Dispaccio dell'Imperatore Carlo VI d'Asburgo, Don Cesare Michelangelo d'Avalos, Marchese del Vasto, venne incaricato di conferire il collare del Toson d'Oro al Connestabile del Regno, il Principe romano Fabrizio Colonna, come riconoscimento per i servigi che la famiglia romana rese alla Corte di Napoli e validissimo elemento per la diffusione del Cattolicesimo in Europa (visti i legami di parentela che intercorrevano tra lo zio cardinale Carlo Colonna e il nipote Fabrizio).
"Il principe Colonna giunse a Vasto con un corteo di 186 cavalli riccamente bardati. All'arrivo fu accolto dagli spari e salve dei 57 pezzi di artiglieria del castello, dalle campane suonate a festa e da scoppi di mortaretti. La mattina seguente la cerimonia di consegna si svolse a palazzo D'Avalos: il principe inginocchiato giurò fedeltà all'imperatore e ricevette dal marchese le insegne. La cerimonia fu seguita dal canto di un Te Deum e da spari a salve delle artiglierie del castello e dei fucili e dal festosi scampanii. Dalle finestre del palazzo vennero gettati al popolo vari generi commestibili e dalla fontana davanti alla chiesa di San Giuseppe, venne fatto uscire vino bianco e rosso. Seguirono giochi e fuochi d'artificio e musica, mentre alla finestre del palazzo ardevano torce".
Sotto lo sguardo attento del Maestro di Cerimonia, il marchese Giovan Battista Castiglioni (nominato Segretario Regio) avviene la solenne cerimonia del Rito secondo un antico cerimoniale.
La cerimonia si tenne il 24 ottobre 1723 e i festeggiamenti si protrassero fino al 2 novembre. Ogni estate nel centro storico della cittadina abruzzese si svolge la rievocazione storica dell'evento: vi partecipano circa 250 figuranti che indossano costumi appositamente confezionati in base alla moda del XVIII secolo, interpretando principi, dame di corte, nobili e prelati, cavallerizzi e popolani, convenuti a piedi o su carrozze trainate da cavalli, in corteo, lungo le strade della città imbandierata con i simboli delle casate dei D'Avalos e dei Colonna.
È presente il museo delle scuderie di Palazzo Aragona[70]. Oltre al Museo civico archeologico e alla Pinacoteca comunale, ospitati nel Palazzo d'Avalos, sono presente il Museo del costume antico[71] e la Galleria di arte contemporanea Mediterranea[72]. Fanno parte del complesso "Musei Civici", che contengono anche la sezione archeologica di Histonium.
Vasto nel XIX secolo, ma anche prima è stata considerata la Atene degli Abruzzi per un'improvvisa fioritura culturale che ha portato la città al risalto nazionale. Al livello letterario ci sono il poeta Gabriele Rossetti, allievo del poeta e incisore Nicola Tiberi, annoverato tra i preromantici, e soprannominato il "Tirteo d'Italia", emigrato in Inghilterra per motivi politici, padre dei famosi William e Dante Gabriel Rossetti, pittore londinese preraffaellita. Poi lo storico Luigi Marchesani, che nel 1838 pubblicò un monumentale volume sulle antichità di Vasto, dalle origini italiche fino al '700. Tra i poeti dialettali si distinse Giuseppe Perrozzi, mentre nel campo della musica si distinsero i madrigalisti del XVI secolo, compositori di musica da camera, come Lupacchino da Vasto e Giovan Battista Petrilli. Nel campo pittorico si distinsero, soprattutto nel periodo risorgimentale, Gabriele Smargiassi e Filippo Palizzi, i quali si specializzarono nel verismo e nel naturalismo, dipingendo paesaggi agricoli abruzzesi e napoletani, ma anche scene d'importanza storica, come gli episodi della battaglia del Volturno, opera di Palizzi, e l'entrata di Garibaldi a Napoli.
Altri pittori, di fama più ristretta, sono stati Filandro Lattanzio, attivo nella metà del Novecento, il quale restaurò alcune chiese della città con i suoi quadri, e Cesare Giuliani, il quale lo stesso lavorò nelle chiese della città, realizzato opere d'arte sacra.
Il teatro principale di Vasto è il Teatro "Gabriele Rossetti", situato al limite del centro storico, nella zona di Porta Nuova. Il teatro fu edificato nel 1819 sopra il vecchio monastero di Santo Spirito, su progetto di Taddeo Salvini. I lavori, interrotti, vennero ultimato nel 1830, con solenne inaugurazione del teatro il 15 settembre 1832 alla presenza del Re Ferdinando II delle Due Sicilie. Presso il sipario fu raffigurato il poeta romano istoniese Lucio Valerio Pudente, incoronato a Roma con l'alloro. Nel 1841 il Real Teatro Borbonico richiese opere di manutenzione, e l'intervento fu affidato a Nicola Maria Pietrocola, le parti in legno sono frutto dell'abilità del pluripremiato ebanista locale Pasquale Monacelli. Nel settembre 1909 furono definitivamente conclusi i lavori all'edificio (eseguiti dall'ingegnere Filippo Laccetti), che si mostra come un tipico teatro d'opera all'italiana, con la facciata neoclassica.
La principale compagnia teatrale vastese è "U Battellucce", che si occupa di commedia.
Sono inoltre presenti il Teatro Politeama Ruzzi[73] e il Teatro Madonna dell'asilo[74]
È presente il multisala la Città del Cinema[75]
Il comune di Vasto geograficamente si divide nel nucleo storico, nel quartiere Sant'Antonio a sud, la villa comunale e lo Stadio Aragona, il Quartiere Sant'Onofrio-Cimitero, il Quartiere Salesiani-Ospedale, e il Quartiere Incoronata.
Il quartiere dell'Ospedale e dei Salesiani sta a nord, comprendente l'area di San Paolo Apostolo e del vecchio convento di Santa Lucia, e mediante il Corso Mazzini si collega fino alla periferia del quartiere dell'Incoronata, dove si trova l'omonimo convento e il polo ospedaliero "San Pio da Pietrelcina". Questo quartiere è molto popoloso, dove risiedono le principali attività della città, i poli scolastici e gli uffici amministrativi vari, inclusa la Procura della Repubblica.
Il quartiere di Sant'Onofrio-Cimitero è destinato principalmente ai poli scolastici superiori e ai campi per le attività sportive, poiché il quartiere si congiunge con la zona Sant'Antonio-Piano Aragona, dove si trova lo stadio della città.
A sud-est si trova la Marina, sviluppatasi lungo la costa. La parte più antica è la zona di Viale Dalmazia, dove si trovano Villa Marchesani e la chiesa di Stella Maris; successivamente il Lungomare Cordella si è espanso sino ai confini con San Salvo.
La zona di Punta Penna, a nord-ovest, è compresa in un complesso industriale metalmeccanico che comunica direttamente con il porto.
Difenza, Incoronata, Lebba, Montevecchio, Pagliarelli, Piana di Marco, Pozzitello, Punta Penna, San Biagio, Codalfa, San Lorenzo, San Nicola, Sant'Antonio Abate, San Tommaso, Vasto Marina, Vignola, Casarza, Villa De Nardis, Zimarino.
L'elemento maggiormente significativo dell'economia locale è il turismo balneare e naturalistico (il mare di Vasto ha ottenuto nel 2021 la 21° Bandiera Blu d'Europa, di cui 19 consecutive), con la presenza di 320 000 visitatori circa ogni estate.
Nella parte più a nord del comune si trova l'Aqualand[76] del Vasto, inaugurato nel 1995, all'epoca come il primo e il più grande parco acquatico del sud Italia.[senza fonte]
Sul lungomare di Vasto sono già in funzione alcuni chilometri di pista ciclabile. Il tratto realizzato fa parte della costruenda Ciclovia Adriatica, che nelle previsioni, andrà a collegare l'intera costa adriatica con benefici sulla mobilità sostenibile locale, sul turismo e il cicloturismo.
Fino agli anni 1960 l'economia del Vastese era basata essenzialmente su agricoltura, commercio e pesca, e soggetta ad alto tasso di emigrazione. Enrico Mattei, che frequentò la Regia Scuola Tecnica a Vasto, contribuì al riscatto del comprensorio da presidente dell'Eni, che, assieme all'IRI decise di creare nel 1962 la Società Italiana Vetro (SIV, ora Pilkington), sfruttando il metano rinvenuto nella zona di Cupello che conferì a Mattei la cittadinanza onoraria nella seduta di Consiglio Comunale del 2 ottobre 1961.
Fu costituito il CO.A.S.I.V. - Consorzio per l'Area di Sviluppo Industriale del Vastese per "favorire lo sviluppo economico e il sorgere di nuove iniziative industriali"; e fu anche avviato l'Istituto Tecnico Industriale di Vasto per la formazione dei giovani. Il Consorzio Industriale predispose un piano di sviluppo che prevedeva la creazione di agglomerati industriali a Punta Penna, San Salvo, Val Sinello, Vallata del Trigno.
Si faceva leva sul fatto che c'erano i finanziamenti per il Mezzogiorno, la disponibilità di manodopera e buone vie di comunicazione (autostrada, ferrovia, porto).
Nel giro di pochi anni attorno alla SIV, che inizialmente dava lavoro a 3500 persone, sorsero tante piccole aziende. Ma il grande impulso venne nel 1972 con l'insediamento della Magneti Marelli (ora Denso), che con i suoi 2000 posti di lavoro determinò il definitivo decollo della zona.
Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e attive vi sono quelle artigianali, come la lavorazione della ceramica e l'arte dei vetrai[77]oltre quelle di ebanisteria e sartoriale ( le cui maestranze hanno fatto fortuna e dato lustro alla città specialmente negli Stati Uniti.
Trabocchi
Si tratta di palafitte infisse sulla area costiera ,usate per la pesca, particolarmente utili in inverno. oggi sono stati riconvertiti in ristoranti e locali[61]
Il comune è attraversato dalla strada statale 16 Adriatica e dall'autostrada A14 con due caselli:
Ambedue gli svincoli, distanti 17 chilometri, sono siti in comuni differenti, rispettivamente Casalbordino e Montenero di Bisaccia (quest'ultimo è parte del Molise).
Vasto è attraversato dalla ferrovia Adriatica con due fermate:
Fino a marzo 2005 era attiva anche la stazione omonima, intermedia tra le due, ora convertita in un parcheggio per auto da circa 700 posti e interessata dal progetto di realizzazione della ciclovia Adriatica.
Porto
Era già in uso al tempo dei Romani , è stato ricostruito nel 1945 dopo il bombardamento dei tedeschi[78]
Il trasporto pubblico locale urbano e suburbano su gomma è gestito dall'azienda SAT (Società Autoservizi Tessitore).
La prima squadra di calcio della città è la Vastese Calcio 1902 (attualmente militante in Serie D), vincitrice tra le varie gestioni di due campionati di Serie D (1968-1969, 2008-2009) e due di Interregionale (1984-1985, 1989-1990), oltre allo Scudetto Dilettanti ed al record di maggiori vittorie consecutive in Serie D (10) nel campionato 2008-2009. Disputa le partite interne nello Stadio Aragona. La seconda squadra di calcio vastese è la "Bacigalupo" Vasto Marina, militante in promozione
Il Futsal Vasto 2016 è la prima squadra di calcio a 5 della città, militante nel campionato di Serie C1.
La Generazione Vincente Vasto Basket, il cui presidente è Giancarlo Spadaccini, è la principale squadra di basket della città, affiliata alla FIP dal 1971. Attualmente militante in Serie C Gold, raggiunse il suo apice con il campionato nazionale di serie B 2014-2015.
La Madogas San Gabriele Vasto è la prima squadra cittadina di pallavolo femminile, iscritta al campionato di Serie C femminile
L'A.S.D. Vastese Beach Soccer è una società sportiva di beach soccer che milita nella serie A organizzato dalla Lega Nazionale Dilettanti. Ha vinto il campionato italiano nel 2001.
Vasto ha ospitato nel 2005, 2006 e 2008 la Coppa Italia beach soccer e nel 2007 è stata tappa del campionato italiano di beach soccer. Lo stadio è situato sul lungomare Duca degli Abruzzi a Vasto Marina.
Vasto è tappa del campionato italiano di beach volley[88][89]
Vasto è stata negli anni la città di arrivo delle seguenti tappe del Giro d'Italia:
Anno | Tappa | Partenza | km | Vincitore di tappa | Maglia rosa |
---|---|---|---|---|---|
1959 | 9ª | Napoli | 206 | Gastone Nencini | Charly Gaul |
1983 | 5ª | Terni | 269 | Eduardo Chozas | Silvano Contini |
1988 | 3ª | Ascoli Piceno | 184 | Stephan Joho | Jean-François Bernard |
1998 | 9ª | Foggia | 169 | Glenn Magnusson | Alex Zülle |
2000 | 6ª | Peschici | 160 | Dmitrij Konyšev | Matteo Tosatto |
È stata inoltre sede di partenza delle seguenti tappe del Giro d'Italia:
Anno | Tappa | Arrivo | km | Vincitore di tappa | Maglia rosa |
---|---|---|---|---|---|
1959 | 10ª | Teramo | 148 | Rino Benedetti | Charly Gaul |
1983 | 6ª | Campitello Matese | 145 | Alberto Fernández | Silvano Contini |
1988 | 4ª-1ª | Rodi Garganico | 123 | Massimo Podenzana | Massimo Podenzana |
1998 | 10ª | Macerata | 212 | Mario Cipollini | Alex Zülle |
2000 | 7ª | Teramo | 182 | David McKenzie | Matteo Tosatto |
2008 | 7ª | Pescocostanzo | 180 | Gabriele Bosisio | Giovanni Visconti |
2019 | 7ª | L'Aquila | 185 | Pello Bilbao | Valerio Conti |
2023 | 3ª | Melfi | 216 | Michael Matthews | Remco Evenepoel |
È stata inoltre traguardo volante delle seguenti tappe del Giro d'Italia:
Anno | Tappa | Partenza | km | Vincitore di tappa | Maglia rosa |
---|---|---|---|---|---|
2017 | 9ª | Montenero di Bisaccia > Blockhaus | 149 | Nairo Quintana | Nairo Quintana |
2021 | 7ª | Notaresco > Termoli | 181 | Caleb Ewan | Attila Valter |
La "A.S.D. Pallamano Vasto" è la squadra di pallamano locale, che partecipa al campionato Under 15, nel girone Abruzzo-Marche. Il terreno di gioco è la Palestra "L. D'Adamo" (ex Salesiani) di Vasto.
L’H2O Histonium Vasto è la squadra di pallanuoto locale. Nel 2022 partecipa al campionato regionale Lazio-Abruzzo-Molise.
Le squadre rappresentative di questo sport sono l'ASD Rugby Vasto (nata nel 2011 e di nuovo attiva dal 2017 dopo 2 anni di stop) e l'interregionale Tetras Rugby, società comprendente anche un settore femminile.
La Promo Tennis Vasto , milita nel campionato D2[92]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.