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arcidiocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'arcidiocesi di Chieti-Vasto (in latino Archidioecesis Theatina-Vastensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Abruzzo-Molise. Nel 2021 contava 284.205 battezzati su 312.827 abitanti. È retta dall'arcivescovo Bruno Forte.
Arcidiocesi di Chieti-Vasto Archidioecesis Theatina-Vastensis Chiesa latina | |||
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Regione ecclesiastica | Abruzzo-Molise | ||
Diocesi suffraganee | |||
Lanciano-Ortona | |||
Arcivescovo metropolita | Bruno Forte | ||
Vicario generale | Nicola Del Bianco | ||
Presbiteri | 208, di cui 136 secolari e 72 regolari 1.366 battezzati per presbitero | ||
Religiosi | 86 uomini, 215 donne | ||
Diaconi | 24 permanenti | ||
Abitanti | 312.827 | ||
Battezzati | 284.205 (90,9% del totale) | ||
Stato | Italia | ||
Superficie | 2.539 km² | ||
Parrocchie | 144 (10 vicariati) | ||
Erezione | VI secolo (Chieti) 23 luglio 1853 (Vasto)[1] in plena unione dal 30 settembre 1986 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Giustino | ||
Concattedrale | San Giuseppe | ||
Santi patroni | San Giustino San Michele arcangelo | ||
Indirizzo | Piazza G.G. Valignani, 4 - 66100 Chieti | ||
Sito web | www.diocesichieti.it | ||
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc) | |||
Chiesa cattolica in Italia | |||
Ne sono patroni san Giustino (per Chieti) e san Michele arcangelo (per Vasto); la Beata Vergine dei Miracoli, venerata nel santuario di Casalbordino, ne è la compatrona.
L'arcidiocesi comprende 91 comuni abruzzesi in due distinte province:
Sede arcivescovile è la città di Chieti, dove si trova la cattedrale di San Giustino, in origine dedicata a San Tommaso apostolo. A Vasto ha sede la concattedrale di San Giuseppe. L'arcidiocesi comprende anche due basiliche minori: la basilica santuario del Volto Santo a Manoppello, e il santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino.
Il territorio si estende su 2.539 km² ed è suddiviso in 144 parrocchie raggruppate in 10 zone pastorali o foranie: Atessa, Casoli, Chieti, Chieti Scalo, Fossacesia-Casalbordino, Francavilla al Mare, Gissi, Guardiagrele, Scafa e Vasto.
La provincia ecclesiastica di Chieti-Vasto comprende una sola suffraganea, l'arcidiocesi di Lanciano-Ortona.
L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di due precedenti sedi episcopali: la diocesi di Chieti, storicamente documentata a partire dalla prima metà del IX secolo; e la diocesi di Vasto istituita il 23 luglio 1853.
Incerta e discussa è l'origine della diocesi di Chieti. La tradizione attribuisce la sua fondazione a san Giustino; benché una ecclesia sancti Justini sia documentata fin dall'840, la tradizione che fa di questo santo il protovescovo della diocesi teatina è piuttosto tardiva e risalirebbe solo al XV secolo. La stessa tradizione, non anteriore al XVI secolo, segnala, dopo Giustino, una serie di dodici santi vescovi, molti dei quali completamente ignoti, che la critica agiografica esclude tuttavia dalla cronotassi di Chieti.[3]
Incerta è anche l'attribuzione del vescovo Quinto, che prese parte al concilio romano del 499 indetto da papa Simmaco; secondo l'edizione critica degli atti conciliari, Quinto non era vescovo della ecclesia Theatina, ma della ecclesia Theanensis, ossia di Teano.[4] La tradizione erudita assegna poi alla sede di Chieti il vescovo Barbato, a cui papa Gregorio I avrebbe affidato nel 594 la cura della diocesi di Ortona, allora vacante. Anche questo nome tuttavia sembra essere da escludere dalla cronotassi teatina; infatti la lettera di Gregorio Magno relativa a questo avvenimento non riporta né il nome di Barbato né la sede di Chieti assegnata a questo vescovo.[5]
Secondo Francesco Lanzoni, nessuno dei vescovi riportati dalle cronotassi tradizionali anteriori al IX secolo sono da considerarsi come autentici. Tuttavia lo storico faentino non esclude l'antichità della diocesi, benché nessun nome di vescovo sia noto, probabilmente già esistente prima dell'invasione longobarda. Infatti sostiene che «se non mancava [un vescovo] nel piccolo paese degli Aequi e dei Marsi, quello dei Marruccini non doveva esserne privo. Né è improbabile perciò che la diocesi di Chieti rimonti almeno al IV secolo, come, in generale, le diocesi italiane delle più remote regioni italiane».[6]
I primi vescovi teatini storicamente documentati risalgono solo alla metà del IX secolo. Il primo di questi è Teodorico I, che indisse e presiedette un sinodo a Chieti, celebrato il 12 maggio 840, che mostra la vitalità e l'organizzazione della chiesa teatina in questo periodo e dove si fa menzione di un predecessore del vescovo Teodorico, senza però citarne il nome. Gi atti riportano, oltre all'esistenza di una ecclesia sancti Justini, anche quella ad honorem sancti Thomae, vicino alla quale fu costruito l'episcopio, e che divenne il centro propulsore della diocesi.[7] La cattedrale teatina fu dedicata a San Tommaso Apostolo almeno fino a tutto il XII secolo e solo successivamente venne aggiunto il titolo di San Giustino.[8]
Dopo Teodorico I sono noti i vescovi Lupo, che prese parte al concilio romano dell'844 e presenziò all'incoronazione di Ludovico II fatta da papa Sergio II;[9] e Pietro I, che sottoscrisse tramite l'arcidiacono Orso gli atti del concilio romano di dicembre 853.[10]
A partire da questo periodo, con l'organizzazione di cui la diocesi si dotò nel concilio dell'840, Chieti divenne il principale centro ecclesiastico della regione estendendo la sua giurisdizione anche sui territori di Ortona, documentata come diocesi in epoca tardo-romana, di Vasto e di tutto l'Abruzzo sud-orientale. L'unità del territorio fu messo in crisi dal potere delle grandi abbazie dell'Italia centro-meridionale (innanzitutto Montecassino) che possedevano in zona diversi feudi esenti dalla giurisdizione episcopale.
La bolla di papa Niccolò II del 2 maggio 1059 definì con precisione i confini della diocesi. «Andavano dalla località Tremonti sul Pescara, sotto Popoli, per il Morrone (monte de Ursa), salivano a Coccia, gola angusta fra Sulmona e Palena, e scendevano al fiume Aventino passando fra Lettopalena e Palena per poi salire lungo i monti Pizzi e raggiungere il fiume Sinello; proseguivano quindi fino al monte di Treste, dove nasce il fiume omonimo, e passavano al monte degli Schiavi fino al fiume Trigno; seguendo il Trigno arrivavano al mare e dalla foce del Trigno, lungo la costa adriatica, giungevano alla foce del Pescara per tornare, risalendo il fiume, fino a Tremonti.»[11]
Tra il XII e il XIV secolo, attraverso le donazioni di vari terreni e feudi, all'ufficio di vescovo di Chieti si legarono anche i titoli di barone di Villamagna, Orni, Forcabobolina e Astignano e, più tardi, anche quello di conte di Chieti.
A partire dal XIII secolo fiorirono nella diocesi i grandi ordini mendicanti e, parallelamente, si sviluppò un notevole movimento eremitico il cui più celebre esponente fu Pietro dal Morrone (il futuro papa Celestino V) che a Roccamorice nel 1254 fondò l'eremo di Santo Spirito a Maiella, primo nucleo della congregazione dei monaci Celestini.
Nel corso dei secoli successivi la sede episcopale di Chieti raggiunse un certo prestigio e cominciò ad essere contesa dalle maggiori famiglie del Regno di Napoli. Nel 1505 Giampietro Carafa (poi papa con il nome di Paolo IV) ottenne grazie allo zio Oliviero il governo della diocesi: quando fondò con Gaetano di Thiene l'ordine dei Chierici regolari, diede loro il nome di Teatini dal nome latino della sua diocesi; anche i fondatori di altri due dei nuovi Ordini della Controriforma, Francesco Caracciolo dei Chierici regolari minori e Camillo de Lellis dei Ministri degli infermi, erano originari della diocesi (rispettivamente di Villa Santa Maria e Bucchianico).
Agli inizi del XVI secolo, il 27 giugno[12] 1515, Chieti perse parte del proprio territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Lanciano. Il 1º giugno[13] 1526, con la bolla Super universas di papa Clemente VII, Chieti fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana e le furono assegnate come suffraganee le diocesi di Penne, Atri e la stessa Lanciano. Chieti perse ben presto tutte le sue diocesi suffraganee: prima Penne e Atri, restituite alla soggezione immediata da papa Paolo III con la bolla Inter cetera del 18 luglio 1539; quindi Lanciano, elevata ad arcidiocesi da Pio IV nel 1561[14]; Pio V ripristinò allora la diocesi di Ortona (20 ottobre 1570) e la dichiarò soggetta a Chieti.
Nella seconda metà del XVI secolo gli arcivescovi si impegnarono in prima persona per l'attuazione dei decreti di riforma del concilio di Trento attraverso le visite pastorali, la fondazione del seminario arcivescovile ad opera di Giovanni Oliva nel 1568, e la celebrazione dei sinodi il primo dei quale è quello del 1581 indetto da Cesare Busdrago. Aumentò contestualmente in città e nella diocesi la presenza dei nuovi ordini religiosi, come i carmelitani scalzi, i gesuiti, i cappuccini, i minimi e gli scolopi.
Nel 1624 gli oratoriani di Santa Maria in Vallicella, che avevano in commenda l'abbazia di San Giovanni in Venere, cedettero all'arcivescovo di Chieti la giurisdizione ecclesiastica su alcune parrocchie di questa Chiesa nullius: Fossacesia, Francavilla al Mare, Paglieta, Rocca San Giovanni, Sant'Eusanio del Sangro, San Vito Chietino e Vasto.
Con la riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche operata da papa Pio VII con la bolla De utiliori (27 giugno 1818), alcune Chiese nullius dioecesis del territorio furono soppresse e riunite alla sede arcivescovile di Chieti; tra queste la prelatura di San Martino in Valle di Fara San Martino, la prepositura di San Leucio e le tre abbazie di Santa Maria in Monteplanizio a Lettopalena, di San Clemente a Casauria e dei Santi Vito e Salvo). La stessa bolla soppresse l'unica suffraganea di Chieti, la diocesi di Ortona, che venne unita a quella di Lanciano.
Chieti rimase così priva di suffraganee e, per porre rimedio alla questione, ad istanza di Ferdinando II e del marchese Alfonso d'Avalos, papa Pio IX con la bolla In apostolica omnium ecclesiarum del 1853 dismembrò dall'arcidiocesi di Chieti la città di Vasto e il suo distretto, erigendo una nuova diocesi, che fu affidata in regime di amministrazione perpetua all'arcivescovo di Chieti.
Il 1º luglio 1949, a seguito della riforma territoriale che portò alla nascita della diocesi di Penne-Pescara, Chieti perse le cinque parrocchie del soppresso comune di Castellammare Adriatico situate sulla riva destra del fiume Aterno, che segnava l'antico confine con la diocesi di Penne.[15]
Il 31 luglio 1950, con la lettera apostolica Mirum sane, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine dei Miracoli, venerata nel santuario di Casalbordino in diocesi di Vasto, patrona dell'arcidiocesi.[16]
Nel 1977 l'arcidiocesi di Chieti acquisì le parrocchie dei comuni di Serramonacesca e di Fara Filiorum Petri, e la parrocchia della frazione di Ripacorbaria nel comune di Manoppello, già appartenute all'abbazia territoriale di Montecassino.[17]
Il 2 marzo 1982, con la bolla Fructuosa ecclesiae di papa Giovanni Paolo II, alla provincia ecclesiastica di Chieti furono annesse due nuove suffraganee: Lanciano, che mantenne comunque la dignità arcivescovile, e Ortona, unita aeque principaliter a Lanciano. Il 24 agosto dello stesso anno ebbe fine il regime di amministrazione perpetua e la diocesi di Vasto fu unita aeque principaliter alla sede teatina; contestualmente l'arcivescovo Vincenzo Fagiolo fu nominato anche vescovo di Vasto.[18]
Una comunità cristiana nell'antica città romana di Histonium, l'odierna Vasto, è attestata per la prima volta sul finire del V secolo nell'epistolario di papa Gelasio I (492-496). Il pontefice scriveva al vescovo Celestino, la cui sede episcopale non è indicata, per incaricarlo di promuovere al diaconato il chierico Felicissimo e al presbiterato il diacono Giuliano, entrambi appartenenti alla ecclesia Stoniensium. Queste indicazioni rivelano «l'esistenza nella città di Vasto, nel V secolo, di una comunità cristiana ben organizzata e strutturata… Se Vasto fosse, allo stesso tempo, anche sede episcopale, è questione di controversa interpretazione.»[11]
Gli autori infatti si dividono sull'interpretazione della lettera di papa Gelasio, la quale per alcuni, tra i quali Lanzoni e Kehr, è indizio dell'esistenza di una diocesi, in quel momento vacante; per altri invece non vi sono motivi sufficienti per concludere che Vasto fosse già diocesi nel tardo periodo romano, non essendoci nessun'altra menzione nelle fonti storiche successive e non essendo noto alcun vescovo di questa diocesi.
A partire dal IX secolo la città e il territorio di Vasto risultano appartenere alla diocesi di Chieti. Dall'XI al XVII secolo la città vastese, dal punto di vista spirituale, dipendeva dall'abbazia di San Giovanni in Venere, esente dalla giurisdizione vescovile e immediatamente soggetta alla Santa Sede.
All'inizio dell'Ottocento furono soppresse le due parrocchie cittadine, quelle di Santa Maria Maggiore e di San Pietro, e fu istituita una nuova parrocchia nella chiesa di San Giuseppe, elevata al rango di collegiata.
Ad istanza del re Ferdinando II e del marchese Alfonso d'Avalos, papa Pio IX, con la bolla In apostolica omnium ecclesiarum del 23 luglio 1853, separò dall'arcidiocesi di Chieti la città di Vasto e il suo distretto compreso nel territorio dell'arcidiocesi teatina, l'eresse in vescovato ed eresse la collegiata di San Giuseppe in cattedrale; la nuova diocesi venne affidata in regime di amministrazione perpetua all'arcivescovo di Chieti. Per gli uffici della curia ed il seminario, venne recuperato l'antico collegio dei Chierici Regolari della Madre di Dio.
Oltre a Vasto, la nuova diocesi comprendeva 33 comuni: Archi, Atessa, Bomba, Carpineto Sinello, Carunchio, Casalanguida, Casalbordino, Colledimezzo, Cupello, Dogliola, Fraine, Fresagrandinaria, Furci, Gissi, Guilmi, Lentella, Liscia, Montazzoli, Monteferrante, Monteodorisio, Paglieta, Palmoli, Perano, Pietraferrazzana, Pollutri, Roccaspinalveti, San Buono, San Salvo, Scerni, Torino di Sangro, Tornareccio, Tufillo, Vasto e Villalfonsina.
Dal 17 febbraio 1940 al 26 giugno 1948 la sede di Vasto, che aveva cambiato nome in Istonio, assunse il nome latino di dioecesis Histoniensis.
Il 31 luglio 1950, con la lettera apostolica Imaginem Beatae Mariae, papa Pio XII proclamò la Beata Maria Vergine dei Miracoli, venerata nel santuario di Casalbordino, patrona della diocesi.[19]
Il regime di amministrazione perpetua si mantenne fino al 1982. Il 24 agosto di quell'anno la Congregazione per i Vescovi nominò Vincenzo Fagiolo, già arcivescovo di Chieti, anche vescovo di Vasto, la cui sede fu unita aeque principaliter a quella teatina.[18] Il doppio titolo di arcivescovo di Chieti e vescovo di Vasto fu assunto anche dal successore Antonio Valentini, fino al decreto del 1986.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la piena unione delle due diocesi di Chieti e di Vasto e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto l'attuale denominazione: Arcidiocesi di Chieti-Vasto.
Il 7 ottobre 1989 l'arcivescovo Antonio Valentini, rendendo esecutivo il decreto che stabiliva, insieme alla piena unione delle due diocesi di Chieti e Vasto, la costituzione nella chiesa cattedrale di Chieti dell'unico capitolo cattedrale, stabilì che il capitolo metropolitano fosse composto da 12 sacerdoti e presieduto da un canonico con il titolo di presidente: nelle celebrazioni corali, i canonici indossano l'abito talare nero, il rocchetto e la mozzetta color cremisi.
Il 31 maggio 2010 la parrocchia di Maria Santissima Madre di Dio, in frazione Pretaro (comune di Francavilla al Mare), è stata staccata dall'arcidiocesi di Pescara-Penne e aggregata all'arcidiocesi di Chieti-Vasto.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Il 26 giugno 2004 papa Giovanni Paolo II ha eletto arcivescovo di Chieti-Vasto il teologo napoletano Bruno Forte come successore di Edoardo Menichelli, trasferito alla sede di Ancona-Osimo: monsignor Forte è stato consacrato vescovo nel Duomo di Napoli l'8 settembre 2004 dall'allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger (che l'anno seguente sarebbe stato eletto papa) e ha preso possesso della diocesi il 25 settembre dello stesso anno.
L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 312.827 persone contava 284.205 battezzati, corrispondenti al 90,9% del totale.
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per presbitero | uomini | donne | |||
1949 | 350.000 | 350.000 | 100 | 297 | 207 | 90 | 1.178 | 120 | 425 | 133 | |
1958 | 333.468 | 335.468 | 99,4 | 284 | 190 | 94 | 1.174 | 1 | 142 | 491 | 133 |
1970 | 292.000 | 294.030 | 99,3 | 282 | 180 | 102 | 1.035 | 127 | 578 | 141 | |
1980 | 290.029 | 296.029 | 98,2 | 270 | 171 | 99 | 1.076 | 6 | 122 | 420 | 156 |
1990 | 311.500 | 316.500 | 98,4 | 245 | 158 | 87 | 1.271 | 6 | 113 | 391 | 158 |
1999 | 316.000 | 321.162 | 98,4 | 235 | 159 | 76 | 1.344 | 6 | 87 | 364 | 158 |
2000 | 313.935 | 315.865 | 99,4 | 248 | 167 | 81 | 1.265 | 5 | 96 | 370 | 158 |
2001 | 313.855 | 315.865 | 99,4 | 251 | 166 | 85 | 1.250 | 15 | 107 | 373 | 158 |
2002 | 313.855 | 315.875 | 99,4 | 235 | 155 | 80 | 1.335 | 14 | 93 | 401 | 158 |
2003 | 310.350 | 314.800 | 98,6 | 230 | 151 | 79 | 1.349 | 14 | 92 | 401 | 158 |
2004 | 308.600 | 313.500 | 98,4 | 226 | 146 | 80 | 1.365 | 14 | 96 | 400 | 158 |
2006 | 305.882 | 312.982 | 97,7 | 223 | 148 | 75 | 1.371 | 17 | 93 | 370 | 157 |
2013 | 297.000 | 316.300 | 93,9 | 247 | 145 | 102 | 1.202 | 20 | 115 | 314 | 147 |
2016 | 307.779 | 333.454 | 92,3 | 218 | 136 | 82 | 1.411 | 21 | 95 | 302 | 144 |
2019 | 287.000 | 322.876 | 88,9 | 232 | 142 | 90 | 1.237 | 23 | 103 | 209 | 138 |
2021 | 284.205 | 312.827 | 90,9 | 208 | 136 | 72 | 1.366 | 24 | 86 | 215 | 144 |
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