San Salvo
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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San Salvo (Sàndë Sàlvë in abruzzese) è un comune italiano di 19 827 abitanti[1] della provincia di Chieti in Abruzzo, situato in prossimità della costa adriatica.
San Salvo comune | |
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Corso Umberto I | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Emanuela De Nicolis (ind.) dal 28-6-2022 |
Territorio | |
Coordinate | 42°02′43.87″N 14°43′53.48″E |
Altitudine | 100 m s.l.m. |
Superficie | 19,7 km² |
Abitanti | 19 827[1] (30-4-2024) |
Densità | 1 006,45 ab./km² |
Frazioni | San Salvo Marina |
Comuni confinanti | Cupello, Montenero di Bisaccia (CB), Vasto |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66050 |
Prefisso | 0873 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069083 |
Cod. catastale | I148 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona C, 1 385 GG[3] |
Nome abitanti | salvanesi |
Patrono | san Vitale |
Giorno festivo | 28 aprile |
PIL | (nominale) 317,3 mln € (2021)[4] |
PIL procapite | (nominale) 16 336,7 € (2021)[4] |
Cartografia | |
Posizione del comune di San Salvo all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
Il comune di San Salvo è delimitato a Nord dal vallone di Buonanotte e a Est dal Mare Adriatico. Confina con i comuni di Cupello, Vasto e Montenero di Bisaccia. La città sorge in una zona collinare a 128 m s.l.m. La sua costa si estende per 3 km di arenile.
Il monastero di San Salvo potrebbe aver preso il nome dal monaco benedettino Salvius. Nato in Campania intorno all'871, fu rettore dell'abbazia di San Clemente a Casauria e morì intorno al 920 in odore di santità.[senza fonte]
Il nome attuale proviene dai primi documenti che citano il monasterium Sancti Salvi, in riferimento all'antica abbazia posta presso il Trigno, da cui si sviluppò l'abitato del "Quadrilatero", ossia il centro storico. Benché nel XVII secolo l'abbazia cadde in degrado, e venne rinominata parrocchia di San Giuseppe, il toponimo storico del feudo di San Salvo permanette sino ad oggi.
La zona di San Salvo è abitata fin dalla Preistoria, come provano alcuni rinvenimenti effettuati nella zona del Trigno e in piazza San Vitale. Di età Romana sono invece alcune pavimentazioni con mosaici e marmi, sepolture di varie epoche e i resti di un acquedotto. La cittadina di allora era molto più estesa dell'abitato medioevale che in parte sopravvive e si sviluppò fra l'XI e il XII secolo grazie all'influenza dell'Ordine dei Benedettini.[5] L'attuale Corso Garibaldi pare ricalcare il tracciato del decumano romano.
Nel II millennio a.C. l'affermarsi della cultura appenninica e i primi rapporti con il mondo miceneo, impressero un certo dinamismo alla vita locale, che si accentuò soprattutto con l'arrivo degli Italici nel VII secolo a.C. I Frentani popolarono queste zone, tra Histonium e Larino, di cui si hanno tracce in necropoli rinvenute nel contado, e le aree archeologiche presso lo stesso Quadrilatero, con corredi funebri, vasellame, cinture, oggetti domestici, che testimoniano le varie fasi evolutive di queste sepolture, dall'era arcaica sino alla fase ellenistica nel III secolo a.C. San Salvo tuttavia non era sviluppato come un nucleo abitativo vero e proprio, a differenza della vicina Histonium, nel II secolo venne conquistata da Roma, e si ha la prima testimonianza scritta da Plinio il Vecchio, che parla di un certo villaggio di Cluvia oltre il fiume Trigno. In effetti delle ville romane sono state rinvenute nella zona, ma non teatri, fori, complessi ternali o templi.
La rinascita di San Salvo avviene con la fondazione del cenobio cistercense di San Salvo del Trigno, tra il IX secolo e l'XI secolo, sopra l'abitato romano di Cluvia. Il cenobio benedettino, in seguito andrà in possesso dei monaci cistercensi dal XIII secolo. La zona all'epoca era possedimento dell'abbazia di Montecassino e di quella di San Vincenzo al Volturno, mentre l'area archeologica dell'antica Cluvia nel quartiere San Rocco, era di proprietà del monastero di Sant'Angelo in Salavento. Il monastero di San Salvo acquisì importanza, come rilevato dal Chronicon Sancti Stephani in Rivomaris (un altro cenobio assai antico dell'VIII secolo presso Casalbordino) nel XII secolo, attorno a cui venne edificato un abitato medievale, l'antica San Salvo.
Le bolle pontificie di papa Alessandro III, che venne a Vasto nel 1173 per concederla in feudo all'abbazia di San Giovanni in Venere e di papa Innocenzo III (1208) confermano l'esistenza di questo monastero, e si registra una donazione dal Conte Roberto di Loretello al vescovo di Chieti Ranulfo nel 1095. L'abbazia del Trigno è stata modificata nei secoli a seguire, tanto che dell'aspetto originario oggi non rimane nulla, se non resti nella cripta e nelle pareti laterali del sottosuolo. Sino al 1961 resisteva il vecchio campanile a torre dalla pianta irregolare, che fu abbattuto per problemi statici, e ricostruito in posizione non originale, dato che stava dietro la chiesa, e fu collocato accanto alla facciata
Nel 1204 l'abbazia entrò nel possesso del monastero di Santa Maria della Carità in Casanova, per volere dell'abate Dionisio, nella diocesi di Penne, entrando di fatto nel governo dei Cistercensi. L'acquisizione della grancia di San Salvo, nel 1210 e del Castello Manno, in contrada Bufalara, permise ai cistercensi di assicurarsi in breve la dotazione fondiaria di buona parte della pianura alla sinistra del basso Trigno. Nel 1355-56 sotto l'autorizzazione di papa Alessandro IV, si poté costruire un ospedale dei pellegrini nella grancia presso il Castello Manno, sicché nacque la nuova abbazia di San Vito del Trigno, a distanza dall'abbazia di San Salvo, stando sempre sotto la giurisdizione dell'abbazia di Casanova nella provincia diocesana pennese. L'abbazia andò a costituire la catena delle cinque abbazie cistercensi abruzzesi: l'abbazia di Santa Maria Arabona di Manoppello (1208), l'abbazia di Santa Maria della Vittoria a Scurcola Marsicana (1274) voluta da Carlo I d'Angiò per la vittoria a Tagliacozzo contro Corradino di Svevia, l'abbazia di Santo Spirito d'Ocre nel 1248 e appunto l'abbazia di Casanova, la prima ad essere stata fondata.
Nella metà del XV secolo i pontefici romani riunirono le due giurisdizioni di San Salvo e San Vito, che cominciarono a perdere potere e prestigio, sino a diventare parte dell'abbazia di San Clemente a Casauria. Mentre il monastero del Trigno iniziava a spopolarsi di monaci e a cadere in decadenza, venendo saccheggiato anche dai turchi nel 1566, la chiesa di San Salvo diveniva sempre di più la sede parrocchiale della comunità, sino ad essere riconsacrata a San Giuseppe nel XVI secolo. La presenza costante dei monaci fece sì che il villaggio di San Salvo si formasse a schema quadrato, con una cinta muraria non particolarmente fortificata, ma che svolgesse semplicemente da recinto divisorio, un caso del tutto unico in Abruzzo, che da una parte tuttavia ritardò di molto lo sviluppo economico e demografico, che iniziò ad avvenire solo dalla fine del XVIII secolo.
Il 1º agosto 1566 San Salvo venne saccheggiata dai turchi dopo Vasto, la cittadina bruciata, mentre lungo la costa si compiva la realizzazione del sistema fortificato di torri di guardia, voluto da Carlo V d'Asburgo, una volta entrato nel Rrgno di Napoli. A San Salvo venne eretta, presso la costa, la Torre del Trigno, che comunicava con la torre di Punta Penna a Vasto, e con la torre del Sinello.
Si andarono creando lentamente nuovi quartieri, verso la piana di San Rocco, verso l'antica strada romana del Corso Garibaldi, sino a che San Salvo dopo il 1861 venne eletto municipio, accrescendo il prestigio demografico, ma con un tipo di economica prettamente precario, incentrato sul latifondo e sul lavoro nei campi per la maggior parte della popolazione.
Nella Seconda guerra mondiale, per San Salvo passava la "linea Barbara", tracciata dalla Wehrmacht a difesa della penisola parallelamente alla linea Gustav. La valle del Trigno fu teatro di scontri tra tedeschi e truppe alleate a cavallo di ottobre e novembre del 1943. La battaglia si svolse dal 23 al 25 ottobre 1943, con la vittoria dell'armata di Bernard Law Montgomery contro i nazisti, che furono costretti a ripiegare in Molise, risalendo il Trigno, oppure sul Sangro, fortificando la linea difensiva successiva.
Il paese ha conosciuto, nella seconda metà del Novecento, una consistente crescita economica e demografica dovuta all'insediamento di alcune importanti industrie sul territorio (S.I.V. e Magneti Marelli) ed allo sviluppo del turismo balneare nella frazione costiera di San Salvo Marina.
«Stemma d'azzurro, a sette spighe d'oro, disposte in ventaglio, legate da un nastro di rosso, uscenti da una botte d'argento. Ornamenti esteriori da Comune.»
Le spighe di grano – la "messe futura" della simbologia cristiana – costituivano l'emblema dell'abbazia di San Vito e divennero, con l'aggiunta della botte, simbolo del Comune.[7][8] Il gonfalone municipale è un drappo partito di giallo e di rosso.
Nel marzo 2007 il comune è stato insignito del titolo di Città dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano.
Il centro storico di San Salvo si è sviluppato nel XIV-XV secolo attorno all'area dell'antica abbazia di San Salvo del Trigno. Oggi, a causa dei danni della guerra mondiale e dei rifacimenti e ampliamenti del boom economico, è un po' difficile leggere l'antico impianto del centro, che ha risentito in parte della speculazione edilizia, come il caso dell'abbattimento di Porta da Terra, unico elemento superstite delle mura, successivamente ricostruita, ma in forme moderne. Il toponimo "Quadrilatero" sta ad indicare l'antico circuito murario che difendeva l'area dell'abbazia, e poi del centro storico sansalvese, che ha il suo fulcro in Piazza San Vitale, con la chiesa parrocchiale di San Giuseppe.
Il "quadrilatero" è delimitato da Corso Umberto I con l'accesso a Porta da Terra, via Martiri d'Ungheria, via Orientale e via della Fontana. Oltre alla chiesa principale, l'accesso alla porta da Terra, demolita nel 1968 e rifatta nel 1997, in origine era costituito da un conglomerato di case costruite sopra le mura a scarpa, di cui è ben visibile il tratto di via Fontana, con fornice incorniciato a tutto sesto. La costruzione attuale mantiene il fornice, solo che è stata realizzata in laterizio, con un sovrastante orologio civico. Oltre alla chiesa, all'interno della piazza si trovano gli storici palazzi Fabrizio, Cilli, Napolitani e Russo.
Risalendo a destra di via Fontana all'incrocio col Corso Umberto I, ci si trova davanti all'antico decumano romano del villaggio, ossia il Corso Garibaldi, lungo cui si trovano i palazzi Sabatini e De Vito, e la vecchia chiesa di San Nicola. Oltre il Corso Umberto I, oltre Piazza Papa Giovanni XXIII, si trova via Roma, la quale crea una biforcazione, il cui spazio interno assume la forma triangolare di un giardino pubblico, con il Monumento ai Caduti, poi la Fonte Nuova e la chiesetta settecentesca di San Rocco.
Di grande importanza fu l'esistenza del cenobio cistercense di San Salvo del Trigno, tra il IX secolo e l'XI secolo, sopra l'abitato romano di Cluvia. Il cenobio benedettino, in seguito andrà in possesso dei monaci cistercensi dal XIII secolo. La zona all'epoca era possedimento dell'abbazia di Montecassino e di quella di San Vincenzo al Volturno, mentre l'area archeologica dell'antica Cluvia nel quartiere San Rocco, era di proprietà del monastero di Sant'Angelo in Salavento. Il monastero di San Salvo acquisì importanza, come rilevato dal Chronicon Sancti Stephani in Rivomaris (un altro cenobio assai antico dell'VIII secolo presso Casalbordino) nel XII secolo, attorno a cui venne edificato un abitato medievale, l'antica San Salvo.
Le bolle pontificie di papa Alessandro III, che venne a Vasto nel 1173 per concederla in feudo all'abbazia di San Giovanni in Venere e di papa Innocenzo III (1208) confermano l'esistenza di questo monastero, e si registra una donazione dal Conte Roberto di Loretello al vescovo di Chieti Ranulfo nel 1095. L'abbazia del Trigno è stata modificata nei secoli a seguire, tanto che dell'aspetto originario oggi non rimane nulla, se non resti nella cripta e nelle pareti laterali del sottosuolo. Sino al 1961 resisteva il vecchio campanile a torre dalla pianta irregolare, che fu abbattuto per problemi statici, e ricostruito in posizione non originale, dato che stava dietro la chiesa, e fu collocato accanto alla facciata.
Nel 1204 l'abbazia entrò nel possesso del monastero di Santa Maria della Carità in Casanova, per volere dell'abate Dionisio, nella diocesi di Penne, entrando di fatto nel governo dei Cistercensi. L'acquisizione della grancia di San Salvo, nel 1210 e del Castello Manno, in contrada Bufalara, permise ai cistercensi di assicurarsi in breve la dotazione fondiaria di buona parte della pianura alla sinistra del basso Trigno. Nel 1355-56 sotto l'autorizzazione di papa Alessandro IV, si poté costruire un ospedale dei pellegrini nella grancia presso il Castello Manno, sicché nacque la nuova abbazia di San Vito del Trigno, a distanza dall'abbazia di San Salvo, stando sempre sotto la giurisdizione dell'abbazia di Casanova nella provincia diocesana pennese. L'Abbazia andò a costituire la catena delle 5 abbazie cistercensi abruzzesi: l'abbazia di Santa Maria Arabona di Manoppello (1208), l'abbazia di Santa Maria della Vittoria a Scurcola Marsicana (1274) voluta da Carlo I d'Angiò per la vittoria a Tagliacozzo contro Corradino di Svevia, l'abbazia di Santo Spirito d'Ocre nel 1248 e appunto l'abbazia di Casanova, la prima ad essere stata fondata.
La chiesa di San Vito del Trigno si trova nella contrada omonima sansalvese, presso la stazione Marina, e si ammirano alcuni ruderi, resti di fondazioni e sepolture monastiche. La pianta degli edifici monastici ricalcava lo schema delle abbazie cistercensi, con la chiesa a nord, a coperta dei venti, e il chiostro col monastero a sud. L'abbazia oltre a costituire il centro amministrativo del feudo, entrò nei beni fondiari di diverse località d'Abruzzo e della Capitanata di Foggia, acquistando i monasteri di San Vito a Forca di Penne, e Brittoli, San Vito di Capestrano, Santa Maria di Catignano a Bussi, e San Vito e Giorgio sulla Pescara, San Martino in Valle a Fara S.M., Santo Stefano in Lucana di Tornareccio, San Martino di Paglieta. I monaci cistercensi bonificarono alcune zone paludose del Trigno con dei canali, realizzarono un innovativo sistema agricolo con le grance, come testimoniato dalle bolle pontificie del 1270 e del 1370, che confermano la ricchezza del cenobio.
Non si esclude che l'antico stile dell'abbazia doveva ricalcare quello dei cenobi di Santa Maria d'Arabona e Santo Spirito d'Ocre, ancora oggi visibili, nello stile gotico borgognone cluniacense.
Dopo il 1370 per l'abbazia di Casanova, così come per le altre d'Abruzzo, iniziò la crisi perché in seguito alla peste del 1348, si aggiunsero l'assenza della protezione pontificia, l'aggressività dei signori feudatari, e la conseguente diminuzione dei monaci, gravati anche dai saccheggi dei briganti e dei pirati che compivano scorrerie sulle coste. Nel 1445 l'abbazia divenne vacante, risultava commenda di Colantonio Valignani, vescovo di Chieti. Mentre quest'abbazia decadeva, l'altro monastero di San Salvo del Trigno, dentro le mura del Quadrilatero, cresceva di prestigio, sicché gli abati divennero "commendari" di San Salvo, come citato nel 1498 da papa Pio III. I commendari si susseguirono, spostando la sede in San Salvo, e furono quasi tutti vescovi di Chieti, in qualche maniera imparentati con i cardinali e i pontefici di Roma. Per tre secoli, sino al XVIII, le famiglie Piccolomini e Carafa si avvicendarono nella commenda di San Salvo, sino a quando l'abbazia entrò nella dispensa di San Bonaventura e di Santa Maria della Pietà di Roma.
Quando nella metà del XVII secolo la famiglia dei D'Avalos, stanziata nel Vasto, iniziò a prendere in possesso l'antico territorio feudale di San Salvo, per i monaci la crisi fu irreversibile, soprattutto quando gran parte del territorio fu comprato da don Cesare Michelangelo d'Avalos, Marchese del Vasto, sancendo di fatto un'egemonia dinastica in tutto il territorio del Trigno e del Sinello, spartendoselo poi con amici e vassalli. Mentre l'abbazia di San Vito cadeva sempre più in rovina, sino a quasi comparire, mentre i locali dell'ex monastero venivano usati dai contadini o riutilizzati per abitazioni e depositi e magazzini, l'abbazia d San Salvo del Trigno nel XVII secolo subì una radicale trasformazione, venendo eletta a parrocchia arcipretale di San Giuseppe. Cura se ne fece il cardinale e abate commendatario della Badia di San Salvo Pier Luigi Carafa, che trasformò la chiesa, il campanile, e il palazzo dei commendari, ricavato dall'ex monastero. Nel 1776 si arrivò alla stipulazione presso Napoli del contratto di enfiteusi perpetua, in cui l'Università di San Salvo diveniva municipalità, entrando in amministrazione dei feudi dell'ex abbazia, senza dover più rispondere a un feudatario o a un commendario.
Area protetta di circa 60 ettari, si trova sul Lungomare Cristoforo Colombo in San Salvo Marina. Al suo interno sono stati ricostituiti tutti gli ambienti tipici della costa sabbiosa medioadriatica.
San Salvo è il cosiddetto ultimo comune della costa. Attraverso la Strada statale 16, da Marina di Vasto si giunge alla Marina di San Salvo, attraversando la Riserva naturale regionale, e subito dopo la stazione ferroviaria sansalvese, il Giardino Botanico Mediterraneo, che precede l'abitato residenziale della Marina vero e proprio.
Abitanti censiti[12]
Al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera era di 1 686 persone, pari all'8,73% della popolazione.[13]
Il 28 aprile si festeggia il santo patrono San Vitale e circa due settimane prima c'è la tradizione delle "sagnitelle" (un tipo di pasta offerta ai cittadini) in cui carri e cavalli sfilano per le strade della città e portano la farina da benedire.
L'economia, basata sull'agricoltura (pescheti, uliveti e vigneti), l'allevamento e l'artigianato, ha trovato il suo coronamento nella fase di intenso sviluppo dell'ultimo quarantennio. Gli insediamenti industriali S.I.V. (acquisita dall'inglese Pilkington nel 1993, a sua volta acquisita dalla giapponese NSG nel 2006) e Magneti Marelli (acquisita dalla Denso del gruppo Toyota), in parallelo alla crescita del commercio, del turismo e dei servizi, hanno prodotto un intenso processo di urbanizzazione che ha portato San Salvo a divenire, in termini proporzionali, la cittadina a più intenso accrescimento demografico dell'intero Abruzzo. Nel 1987, su segnalazione del Censis, è stata insignita del titolo "uno dei 100 comuni della piccola grande Italia".
Giovanni Paolo II si recò in visita il 19 marzo 1983, in occasione della festa di San Giuseppe nella giornata dedicata al lavoro, i fedeli abruzzesi nel piazzale della Magneti Marelli per poi fermarsi a pranzo con i lavoratori della S.I.V.
San Salvo è "Bandiera Blu d'Europa 2021, riconoscimento avuto per la venticinquesima volta e da 24 anni consecutivi.
San Salvo è meta turistica per il patrimonio storico del centro e soprattutto per il mare, che fa parte della costa dei Trabocchi, caratterizzata da macchine antiche da pesca in legno.
Il comune è attraversato nella zona di San Salvo Marina dalla strada statale 16 Adriatica e dall'autostrada A14 tramite lo svincolo Vasto Sud - Montenero di Bisaccia - San Salvo, distante circa cinque chilometri dal centro città e sito nel comune di Montenero di Bisaccia.
Il comune è servito anche dalla strada statale 650 di Fondo Valle Trigno, una strada a scorrimento veloce che collega la costa adriatica con l'interno delle regioni Abruzzo e Molise.
San Salvo è attraversata dalla Ferrovia Adriatica con la presenza di una Stazione unitaria con Vasto:
Nel comune operano tre aziende di trasporto pubblico locale su gomma:
San Salvo è stata Città di Partenza della 7ª tappa del Giro d'Italia 2013 San Salvo-Pescara e della 9ª tappa del Giro d'Italia 2020 San Salvo-Roccaraso.
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