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presbitero membro del capitolo di una chiesa cattedrale o di una collegiata Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un canonico, nella Chiesa cattolica e nelle Chiese della Comunione Anglicana, è un chierico membro del capitolo di una chiesa cattedrale, concattedrale o collegiata.
La parola deriva dal greco antico κανονικός (trasl. kanonikós) "conforme alla regola, regolare"[1], che a sua volta deriva da κανών (trasl. kanṓn) "regola"[2].
Varie congregazioni religiose portano il nome di canonici regolari, come i Canonici Regolari del Santissimo Salvatore Lateranense. Si tratta di forme di vita comune del clero, sviluppatesi all'inizio del II millennio, che per lo più vivono sotto la regola di sant'Agostino, con voti solenni di povertà, obbedienza e castità.
Nei primi quattro-cinque secoli di storia della Chiesa i canonici erano gli ecclesiastici iscritti nell'apposito registro (il kanṓn in greco, appunto) conservato presso ogni chiesa vescovile. I canonici si distinguevano per l'appartenenza al clero diocesano, e quindi per la diretta dipendenza dal vescovo.
Nei secoli successivi, il termine passò ad indicare i chierici che assistevano il vescovo nella sua azione pastorale. Essi vivevano insieme a lui in vescovado e seguivano una regola comune o canone.[3] I canonici si distinsero, così, dagli appartenenti alle istituzioni monastiche, come i Benedettini, o agli ordini mendicanti, come i domenicani e i francescani. La parrocchia, quale parte della diocesi affidata alla cura di un singolo sacerdote, nacque solo alla fine del X secolo. Per tutti i secoli precedenti la maggior parte dei sacerdoti diocesani visse in prossimità della cattedrale vescovile o delle chiese più importanti, mentre le aree rurali potevano ospitare delle pievi.
Generalmente i canonici di una cattedrale, concattedrale o collegiata hanno l'obbligo di recitare insieme la liturgia delle ore, o per lo meno alcune delle sue parti più importanti. Essi sono riuniti in capitoli, che possiedono spesso beni con i quali provvedono al mantenimento dei loro canonici.
I cappellani del Sovrano Militare Ordine di Malta e i sacerdoti cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro sono canonici onorari di tali rispettivi Ordini e hanno diritto al titolo onorifico di "canonico" e "monsignore", oltre all'abito di coro da canonico, che include il rocchetto e la mozzetta (nera con bordi viola o violacea per l'Ordine di Malta e bianca con la croce rossa potenziata per l'Ordine del Santo Sepolcro).
Un discorso a parte valeva per i canonici di San Pietro in Vaticano, carica concessa perfino ai futuri imperatori del Sacro Romano Impero, oltre che agli ecclesiastici.
Quando i canonici recitano l'Ufficio divino insieme o partecipano ad altre funzioni liturgiche indossano l'abito corale. Elemento proprio dell'abito corale dei canonici è la mozzetta nera o grigia con occhielli, bottoni, bordi e fodera violacei. L'uso della mozzetta paonazza con occhielli, bottoni, bordi e fodera cremisi è consentito solamente ai canonici vescovi a meno di speciali concessioni a specifici capitoli.[4]
Per canonico in origine si intendeva una persona la quale possiede una prebenda o rendita, assegnata per l’adempimento del divino servigio[5]. Nel rito romano tradizionalmente i canonici si distinguono in secolari e regolari. Tra i secolari un’ulteriore distinzione avviene secondo l’afferenza al capitolo di una cattedrale o di una collegiata. Coloro che non sono ancora ascritti canonicamente ad un capitolo vengono detti domicellari (domicellares).
Materia di studio di tali dignità ecclesiastiche e temporali e delle attribuzioni onorifiche a esse congiunte è l’assiografia. Vi sono infatti numerose suddivisioni[6], molte delle quali oggi non più sussistenti dato il mutare della geografia ecclesiastica. Si distinguono infatti a seconda della diversa dignità, munus, rendita[7]. Altre tipologie invece esistono tutt’oggi e sono di seguito elencate:
Nella Chiesa, in Londra, vi erano dei canonici minori o piccioli, che officiavano, per i maggiori. Vi furono inoltre dei canonici di povertà, canonici terziari (che ricevevano un terzo della prebenda), e addirittura canonici ad succurrendum, che erano cioè fatti canonici in articulo mortis, per partecipare della elezione del capitolo[9].
Infine vi sono i canonici laici od onorari. Detto anche protocanonici, essi sono quelli fra i laici che sono stati ammessi per onore e rispetto. Tali furono i Conti d'Anjou nella Chiesa di San Martino di Tours, i Re di Francia, di Sant’Ilario in Poitiers, l'Imperatore del Sacro Romano Impero, canonico di San Pietro in Vaticano. Più recentemente il Presidente della Repubblica Francese (come successore politico dei Re di Francia e Navarra) e il Re di Spagna sono rispettivamente protocanonico dell'Arcibasilica Papale di San Giovanni in Laterano e protocanonico della Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore.
La tradizione del rito ambrosiano presenta delle diversificazioni specifiche per i canonici appartenenti al clero di una cattedrale, di una basilica o di una chiesa prepositurale. Essi si distinguono innanzitutto in:
Essi inoltre, al proprio interno, hanno una suddivisione basata sulle loro funzioni:
Essi sono a loro volta divisi per tipologia:
All'interno di quelli effettivi, vi sono delle dignità che restano all'attivo:
Altre dignità sono state abolite nel corso del Novecento:
I penitenzieri, a loro volta, si dividono in:
I mansionari (o mensionari), inoltre, godevano di un beneficio minore, senza essere però ritenuti membri costitutivi di un capitolo. Essi erano presenti anche al di fuori dell'Arcidiocesi di Milano, come ad esempio nel capitolo della Collegiata di Catania.
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