Bucchianico
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Bucchiànico[5] (Vicchiènëchë in dialetto locale) è un comune italiano di 4 953 abitanti[2] della provincia di Chieti in Abruzzo.
Bucchianico comune | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Renzo Di Lizio (lista civica) dal 9-6-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 42°18′15.7″N 14°10′50.02″E |
Altitudine | 330[1] m s.l.m. |
Superficie | 38,08 km² |
Abitanti | 4 953[2] (31-12-2022) |
Densità | 130,07 ab./km² |
Frazioni | Annunziata, Cervinelli, Colle Sant'Antonio, Feudo, Pozzo Nuovo, Pubblicone, Santa Maria Casoria, Fonte Pietra, Colle Cucco, Colle Marcone. |
Comuni confinanti | Casacanditella, Casalincontrada, Chieti, Fara Filiorum Petri, Ripa Teatina, Roccamontepiano, Vacri, Villamagna |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66011 |
Prefisso | 0871 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069008 |
Cod. catastale | B238 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona D, 1 753 GG[4] |
Nome abitanti | bucchianichesi |
Patrono | papa Urbano, papa e martire san Camillo de Lellis sant'Aldemaro di Capua |
Giorno festivo | 15 luglio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Bucchianico all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
La località, sita a pochi chilometri dal capoluogo Chieti, è posta su un colle, tra le valli del fiume Alento e Bucchianico Foro. Il suo territorio, in prevalenza collinare, è segnato da diverse formazioni di calanchi. Il clima è di tipo temperato-collinare, con temperature invernali sui 6 °C ed estive intorno ai 23,5 °C e precipitazioni relativamente abbondanti che si aggirano sui 1000 mm e che si concentrano soprattutto nel tardo autunno.[senza fonte]
Il territorio di Bucchianico, data la vicinanza con la pre-romana città di Teate, era già abitato con terreni in parte disboscati e utilizzati per coltivazioni, e ciò in ragione del fatto che il distretto Marrucino svolse per secoli la funzione di vastissimo e ricco agro di Teate, che divenne municipium, con propri magistrati e governo ma sotto il controllo di Roma, cui pagherà un tributo. Nelle località Santa Maria Casoria, Pubbliconi, Pian di Maro e sulla collina stessa del paese sono stati trovati degli stanziamenti rurali romani, e la collina del castello ospitava verosimilmente un santuario dedicato ad Ercole: tutto questo perché la naturale direttrice di espansione di Teate non poteva che essere l'ovest, per cui molte gentes teatine promossero attività agricole nell'agro di Bucchianico, e di alcune di esse c'è pervenuta traccia, come gli Asinii, gli Aufidii, i Nevii, i Sulpicii, i Vettii, i Lutii, i Mucii, che ebbero proprietà nell'agro a meridione di Teate e a buon diritto possono considerarsi come colonizzatrici del posto e in un certo senso progenitrici della stirpe locale (ne sarebbero una "spia" gli attuali cognomi bucchianichesi, nonché chietini, Sulpizio, Di Luzio, Di Muzio, Vezio, ecc.). In particolare sono documentati i possedimenti degli Aufidi nella zona di Casoria, i cui sepolcreti furono rinvenuti nel 1836 e una lapide funeraria venne citata dal Mommsen. Durante i secoli dell'Impero l'utilizzazione di ampia parte dell'attuale terra di Bucchianico s'estese di molto e si consolidò nel tempo, e forse la prima terra massicciamente colonizzata fu quella del versante sinistro dell'Alento, e poi Casoria, Frontino, Piana, in cui sono stati raccolti reperti databili a quell'epoca. Se però l'agro fu precocemente abitato, la collina rimase certamente vuota, perché coperta di boschi, priva d'acqua e soggetta a tutti i venti, e l'unico motivo che potesse privilegiare il suo inurbamento, cioè il bisogno di sicurezza fu, fino alla caduta dell'impero, inesistente.
La decadenza dell'impero s'avvertì in provincia in maniera molto meno marcata della Capitale, per cui a Teate e dintorni seguitò la vita di sempre, finché un tragico incidente si verificò nel 410, quando un improvviso cruento assalto dei Visigoti mise a ferro e fuoco Teate: le campagne, in cui case ville e villani erano ormai alla mercé di qualsiasi assalitore, furono abbandonate, perché i loro abitanti conversero su Teate, mentre la parte di essi che non riuscì o non volle essere ricoverata rimase dispersa sul territorio, creando progressivamente delle agglomerazioni da cui ebbero origine centri ancora esistenti, quali, nelle vicinanze, Ripa Teatina, Villamagna, Tollo, Manoppello, Scafa, ecc. Agli Ostrogoti succederanno i Goti, che nel 535 furono sconfitti dal bizantino Belisario, e il dominio Bizantino in Abruzzo durò poco, sostituito da quello Longobardo, ma lasciò tracce significative, tra tutte la "prammatica sanzione" giustinianea, che delegò molti poteri ai vescovi locali e rimase in vigore fino all'arrivo dei Normanni, nell'XI secolo. In tutti questi anni è da escludere una vera e propria colonizzazione della collina, e forse i primi “vici” sorsero nei luoghi ove nacquero le prime chiese: Santa Maria di Bassano, San Giovanni, Sant'Ilario cui si affiancheranno i relativi castelli, che continuavano a far capo all'ormai denominabile Chieti, che coi Longobardi dopo il 600, fu promossa a sede di “gastaldia”, da cui dipenderà buona parte dell'Abruzzo citeriore.
A questo punto potrebbe aprirsi una pagina significativa, forse basilare, per una vera e propria nascita di Bucchianico: attorno all'880 un attacco dei Saraceni fu portato addirittura su Teate, e sembra essere sicuramente dell'anno successivo quella che distrusse l'abbazia benedettina di Santo Stefano di Rivomare e la contigua città portuale di Buca, poco a nord di Vasto: di tale avvenimento ci dà notizia il "Chronicon" di Santo Stefano redatto da Rolando monaco. Di Buca, città frentana probabilmente sorta nei pressi di Punta Penna, parlarono molti scrittori d'epoca, come Plinio, Strabone e Pomponio Mela, ed è dunque probabile che, a seguito dell'attacco saraceno dell'881, fu abbandonata dai suoi abitanti, che in cerca di fortuna altrove s'indirizzarono verso zone sicure dell'interno possibilmente disabitate, per non suscitare risentimenti o astio nella popolazione residente e per mantenere una maggiore unità etnica. Tali considerazioni inducono allora a pensare che, proprio perché ancora disabitata, la collina di Bucchianico fosse colonizzata da questi profughi bucani, che probabilmente ricevettero il placet del vescovo teatino, dato che il primo insediamento sulla collina rimase sottoposto de jure alla curia vescovile di Chieti. A favore di questa tesi milita anche l'episodio del terremoto nel Molise del 1456, che distrusse completamente il paese di Ururi, assegnato 9 anni dopo dal vescovo di Larino ad un gruppo di albanesi in fuga dalla loro patria occupata dai Turchi. A favore della tesi dell'immigrazione bucana s'è espresso lo scrittore locale De Leonardis, il cui commentatore e critico Ernesto Jezzi assunse un atteggiamento possibilista: ciò senza contare, ma da sola la prova varrebbe poco, la trasformazione sequenziale Buca, Bucano, Bucclano, Bucanico, Bucchianico. Una prova indiretta, ma di peso non indifferente, che milita a favore di un'immigrazione iniziale, è che il numero degli abitanti di Bucchianico è stato sempre assai superiore del doppio o del triplo di quello dei centri vicini, v'è stata cioè censita una quantità di fuochi decisamente elevata che potrebbe trovare una plausibile giustificazione solo con apporti umani esterni. Quando il primo nucleo s'impiantò sulla collina forse fu semplicemente chiamato "villaggio" ed espresso nella lingua ormai presente da 200 anni, il longobardo, per cui il villaggio fu detto "Fara" o "faricciola" (piccola Fara), e prova potrebbe essere che il terziere più antico di Bucchianico ha conservato il nome antico di Farciola: il nome Bucanico o Bucclano entrò nell'uso molto più tardi, al tempo dei Normanni, perché fino ad allora l'appellativo corrente fu “Fara di San Silvestro”, dal nome della chiesa principale del borgo.
Nel Medioevo risulta nominato come Bullanicum o Bullanico di cui il suffisso -anicum indicava una proprietà prediale verosimilmente da Bucco, forse il nome di un patrizio romano che possedeva il territorio.[6] Tuttavia la prima menzione è da ricercarsi nell'876 nel Memoratorium dell'abate casauriene Giovanni di Berardo quando cita le chiese di sant'Eleuterio e di san Paolo come possedimenti dell'abbazia di San Liberatore a Maiella come in pertinentia de Boclanico. Del resto dopo questa nomina nulla si sa sull'origine del nucleo abitato di Bucchianico, tuttavia tra il 979 ed il 1016 sul versante sud-orientale del crinale del colle dell'abitato l'iniziale aggregato rurale venne trasformato in oppidum trasformandosi in un aggregato urbano provvisto di mura.[7]
Alla fine dell'anno 1000 esisteva sul crinale della collina una traccia viaria che conduceva al versante nord-orientale della collina, e su essa sorgerà il corso principale, e al colomo, detto "pizculum" o "pizzo", s'andava formando una via che ancora oggi prende il nome di Pizzoli. Nel 1034 sant'Aldemaro di Capua fondò il monastero di Santa Maria Maggiore e Sant'Urbano, monastero posto sotto il feudo del monastero di San Liberatore a Maiella (monastero anch'esso fondato dallo stesso santo)[6][7], tuttavia, già nel 1033 esisteva nel centro abitato una confraternita di San Giacomo della chiesa dei Santi Angelo e Salvatore sita sul luogo dell'attuale caserma dei carabinieri. Pochi anni dopo il diploma di papa Niccolò, del 1059, le terre del comitato teatino furono conquistate dai Normanni, che, oltre a restituire o ristabilire i beni ecclesiastici, modificarono radicalmente l'amministrazione, che da troppo tempo era adagiata su antiche consuetudini: con i Normanni Teate diverrà importante e con essa Bucchianico, che rimase legata alla prima ma divenne autonoma, complementare e con pari dignità, e infatti entrambe divennero di pubblico demanio, come pure insieme ad esse molte città di cui i Normanni s'impadroniranno procedendo verso il Tronto: Vasto, Atessa, Lanciano, Guardiagrele, Ortona, Villamagna, Francavilla al Mare, Pescara, Città Sant'Angelo, Penne, Teramo: alla fine del XII secolo Chieti toccherà i 10 000 abitanti, come pure Lanciano e Ortona, Bucchianico ne farà circa 4000, divenendo la quarta città dell'Abruzzo Citeriore, e a seguire vi furono Pescara con 3500, Guardiagrele con 3000, Francavilla con 2000, Villamagna con 1000, Ripa Teatina con 500, mentre altri centri vicini (Casalincontrada, Roccamontepiano, Serramonacesca e Vacri) erano appena in via di evoluzione da villaggio a paese. Bucchianico in quel periodo contò circa 15 chiese nel centro e altrettante nell'agro, nonché vari castelli, come quelli di Bassano, Mirabello, Sant'Ilario e San Giovanni. Nel 1076, dopo l'invasione normanna, il paese fu feudo di Roberto di Loritello, che nel 1095 dette il castello in giurisdizione al vescovo teatino Rainolfo[8]. In questo periodo si vennero a creare due nuclei: il 1º corrispondente alla zona del Monastero di Santa Maria Maggiore e Sant'Urbano detta "Castellare" ed il 2º corrispondente al Castello e alla zona detta Farciola. La chiesa di San Michele Arcangelo venne costruita nel 1087.[6] Tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo fu scelto di erigere un nuovo palazzo per l'università, come luogo fu scelto la piazza principale detta la "Platea Magna". la realizzazione del "Ridotto", la sala per le riunioni col popolo, completò la polifunzionalità dell'edificio: botteghe (piano terra e portico), religiosa (chiesa di san Michele al 1º piano) e politica (aula al 1º piano accanto alla chiesa).[7] Nel XIII secolo gli ordini dei frati e monache mendicanti fondarono i conventi di Santa Maria delle Clarisse, Santissima Trinità dei Minori Conventuali, Di Santo Spirito dei Celestini e di Santa Maria Casoria dei Carmelitani. La fondazione di questi conventi portò ricchezza al paese fino a tutto il secolo successivo.[6] Nello stesso secolo la politica contro il feudalesimo di Federico II di Svevia e Carlo I d'Angiò promulgò l'ampliamento dei centri urbani a discapito dei centri rurali, facendo così in modo che i due nuclei di Bucchianico vennero fusi in uno che si tese a svilupparsi lungo la strada che costeggiava il crinale raggiungendo man mano l'attuale conformazione urbana.[7] Tra il XIII ed il XIV secolo, per volontà degli Svevi ed Angioini si venne ad instaurare una organizzazione politico-istituzionale di stampo comunale. Si venne ad erigere così la cinta muraria a difesa della città. In questo periodo, il paese era diviso nei Terzieri di Pizzoli, di Mezzo e di Castellara.[6][7] Il paese era retto da un Giudice regio che veniva eletto, insieme al consiglio dell'Universitatis il 25 agosto. Gli abitanti di Bucchianico si riunivano nel consiglio comunale nella loggia comunale detta Pubblico Ridotto. Altri membri del comune erano il Mastrogiurato addetto all'ordine pubblico ed i Gracieri controllori dei prezzi sul mercato.[6]
Nel 1423 Braccio da Montone è a Bucchianico per frenare l'avanzata di Muzio Attendolo Sforza, quest'ultimo al servizio degli Angioini.[9] Bucchianico, essendo rimasta fedele alla regina Giovanna II nella guerra tra Angioini e Durazzeschi (nel 1438 nei pressi vi fu un assedio da Alfonso d'Aragona), ebbe come premio la "demanialità perpetua" come attesta un diploma del re Renato d'Angiò del 14 ottobre 1438[7][9] (avvenimento ricordato da una targa del 1938 nel chiostro comunale). Bucchianico con la sua resistenza avrà salvato Chieti e si guadagnerà la fama di "città forte e fedele".[9] L'ascesa degli Aragonesi al trono fece decadere il privilegio della demanialità,[7][9] difatti gli spagnoli, nel 1456, concedettero il paese a Mariano d'Alagno/a, come Marchesato di Buccanica, fratello di Ugo Gran Cancelliere del regno, successivamente il paese fu donato a Francesco De Riccardis e, in seguito, fu di Chieti. Nel 1463 fu del condottiero Jacopo Piccinino. Nel 1473 fu della regina Giovanna che tenne il paese fino al 1504. Nel 1507 re Ferdinando il Cattolico donò il paese a Bartolomeo d'Alviano.[9] Nel 1518 il paese fu acquistato da Marino Caracciolo di Santobuono per 8000 ducati che la tennero a titolo di marchesato fino agli inizi del XIX secolo.[7][9] Il palazzo marchesale risale con ogni probabilità all'epoca di Giovanni Antonio II, tra il 1543 ed il 1584.[7] Alla fine del XVI secolo si sviluppò il commercio dei panni di lino e di seta e nella piazza vi erano almeno tre aromaterie (sorta di farmacie-spezierie). Nel XVIII secolo molti borghesi, acquisendo titoli nobiliari, cominciarono a costruire i loro palazzi con relativi frantoi e magazzini, per immagazzinare i prodotti che, dai porti di Francavilla al Mare ed Ortona, sarebbero giunti fino a Venezia e alla costa dalmata[9] gestione degli affari economici del paese prima affidata solamente alla Curia Marchinale[7].
Nel 1550 vi fu la nascita di Camillo de Lellis, che dopo una gioventù dissipata come soldato di ventura, ebbe una profonda conversione, iniziando una vita caritatevole in varie località d'Italia e d'Europa, fondando a Roma nel 1582 l'Ordine dei Ministri degli Infermi: il marchese Caracciolo gli cedette poi, di fronte al convento francescano, un suo terreno ove insistevano alcuni antichi fabbricati e le due chiese di Santa Croce e San Cristoforo, di cui quest'ultima fu demolita dallo stesso Camillo per poter realizzare il convento, mentre l'altra fu solo restaurata, divenendo la chiesa dei Crociferi col titolo di san Carlo Borromeo: essa e il convento però non saranno ultimati quando il 14 luglio del 1614, Camillo morì a Roma, e solo nel 1764, dopo vent'anni dalla santificazione, tale chiesa cambiò il titolo in quello di San Camillo. La sua facciata è dei primi del Novecento, e la cripta dell'immediato dopoguerra, mentre il convento, attaccato al lato sinistro, è un felice esempio di architettura religiosa del Seicento: come gli altri anche questo convento non scamperà alla chiusura di Napoleone nel 1809, durata dieci anni, ma già nel 1866 con le leggi dell'esproprio, esso e la chiesa passarono al comune, e solo più tardi, con una particolare disposizione di legge, l'Ordine tornerà padrone di tutto il complesso, ora costituente il Santuario del fondatore dei Ministri degli infermi.
Nel corso di questi secoli Bucchianico perse l'importanza e il fasto dei tempi passati, non farà più storia, la subirà, ma non allentò i legami con Chieti, con la quale, malgrado beghe territoriali, riuscirà a spartirsi i confini, e manterrà una considerazione e un affetto reciproci, al punto che le due città continueranno ad avere in comune usi, costumi e persino santi protettori.
Nel XIX secolo Bucchianico era capoluogo del circondario, di cui i comuni assoggettati erano Casalincontrada, Fara Filiorum Petri, Casacanditella, Semivicoli, Vacri, Turrimarchi ed Ari. Fu sede di una pretura, soppressa nel 1891.[9] Dopo l'Unità d'Italia il paese si spopolò per via dell'emigrazione,[7][9] specialmente verso le Americhe.
Nei primi anni della seconda guerra mondiale, tra il 1940 e 1943, Bucchianico fu uno dei comuni dell'Abruzzo ad essere designato dalle autorità fasciste come luogo di internamento civile per profughi ebrei stranieri presenti in Italia.[10] Dopo l'8 settembre 1943, nonostante la presenza di truppe tedesche nella zona, solo uno degli 8 ex-internati fu arrestato e condotto alla morte a Auschwitz.[11] Gli altri riuscirono a sfuggire alla cattura, fino a raggiungere le località già liberate dell'Italia meridionale.
Nel dopoguerra continuò il fenomeno dell'emigrazione fino agli anni settanta, dopodiché c'è stata un'inversione di tendenza che ha parzialmente limitato il calo della popolazione.[9]
Lo stemma del comune di Bucchianico è stato riconosciuto con decreto del Capo del governo del 26 dicembre 1932[12] (Bollettino della Consulta Araldica n° 43, p. 73).[13][14]
«D'azzurro, al leone al naturale, allumato e linguato di rosso. Ornamenti esteriori da Comune»
Il gonfalone comunale è stato concesso con decreto del presidente della Repubblica del 24 maggio 2005.[15]
«Drappo di giallo con la bordatura di azzurro, riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma comunale con l'iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune.»
Abitanti censiti[19]
Si trova in un locale storico su via San Camillo de Lellis, ossia presso un frantoio conservatosi nell'aspetto originale. Il museo nacque con il desiderio di aprire le porte ai visitatori interessati alla realizzazione dell'olio d'oliva, con una documentazione storica riguardo alle vicende del frantoio bucchianichese, sulla famiglia che lo ebbe in proprietà, sull'analisi dei manufatti antichi del frantoio stesso, e sulle tecniche antiche della realizzazione dell'olio, nel panorama generale italiano.
Tra le attività economiche più tradizionali, diffuse e rinomate vi sono quelle artigianali, come la tessitura finalizzata alla realizzazione di prodotti tradizionali di lino e di cotone.[21]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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23 aprile 1995 | 12 giugno 2004 | Carlo Luciano Tracanna | Partito Popolare Italiano poi Cristiani Democratici Uniti | Sindaco | [22][23] |
13 giugno 2004 | 25 maggio 2014 | Mario Antonio Di Paolo | Lista Civica Il colle | Sindaco | [24][25] |
26 maggio 2014 | 25 maggio 2019 | Gianluca De Leonardis | Lista Civica SiAmo Bucchianico | Sindaco | [26] |
26 maggio 2019 | 9 giugno 2024 | Carlo Luciano Tracanna | Lista Civica Uniti per crescere | Sindaco | [27] |
9 giugno 2024 | in carica | Renzo Di Lizio | Lista Civica Gruppo civico Bucchianico avanti | Sindaco | [28] |
La principale squadra di calcio della città è l'A.S.D. Bucchianico Calcio che milita nel girone B abruzzese di Promozione. I colori sociali sono: il rosso e l'azzurro.
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