Lanciano
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Lanciano (AFI: [laŋ̩ˈt͡ʃaːno], Langiànë in dialetto lancianese[6]) è un comune italiano di 33 921 abitanti[2] della provincia di Chieti, in Abruzzo, centro della Val di Sangro e meta di pellegrinaggi grazie al suo miracolo eucaristico.
Lanciano comune | |
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Veduta della Città Vecchia | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | Chieti |
Amministrazione | |
Sindaco | Filippo Paolini (lista civica di centro-destra) dal 18-10-2021[1] |
Territorio | |
Coordinate | 42°13′52.36″N 14°23′25.7″E |
Altitudine | 265 m s.l.m. |
Superficie | 66,94 km² |
Abitanti | 33 921[2] (31-12-2023) |
Densità | 506,74 ab./km² |
Frazioni | Vedi sezione |
Comuni confinanti | Atessa, Castel Frentano, Fossacesia, Frisa, Mozzagrogna, Orsogna, Paglieta, Poggiofiorito, Rocca San Giovanni, San Vito Chietino, Sant'Eusanio del Sangro, Treglio, Santa Maria Imbaro |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 66034 |
Prefisso | 0872 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 069046 |
Cod. catastale | E435 |
Targa | CH |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona D, 1 638 GG[4] |
Nome abitanti | lancianesi |
Patrono | Madonna del Ponte |
Giorno festivo | 16 settembre |
PIL | (nominale) 644,9 mln € (2021)[5] |
PIL procapite | (nominale) 18 885,7 € (2021)[5] |
Cartografia | |
Posizione del comune di Lanciano all'interno della provincia di Chieti | |
Sito istituzionale | |
Città di antica tradizione, fu capoluogo dei Frentani, municipio romano e successivamente capoluogo di distretto durante il Regno delle Due Sicilie, ebbe il titolo di città nel 1212 per volere di Federico II di Svevia. È inoltre insignita di medaglia d'oro al valor militare.
Il territorio del comune di Lanciano si estende per 66 km² nella fascia collinare che dalle pendici della Maiella digrada verso il mare. Esso è composto prevalentemente da colline, ma comprende anche un'importante parte pianeggiante nella val di Sangro. La sua altimetria varia dai 33 m s.l.m., in contrada Serre vicino al fiume Sangro, fino ai 410 m s.l.m., che si raggiungono nella frazione San Nicolino al confine con Castel Frentano. Il centro cittadino è situato a 265 m s.l.m. (rilevati in Piazza del Plebiscito, davanti al Municipio).[7]
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6,2 °C; quella dei mesi più caldi, luglio e agosto, è di +24,2 °C[8].
La neve cade tutti gli anni mediamente 2-3 volte, in qualche caso anche nel tardo autunno o ad inizio primavera; d'estate, specie in luglio ed agosto, non sono infrequenti i giorni di afa.
Le origini di Lanciano affondano nel mito. La tradizione vuole che sia stata fondata nel 1179 a.C. da Solima, profugo troiano approdato in Italia insieme ad Enea, un anno dopo la distruzione della stessa Troia nel 1180 a.C., col nome di Anxanon o Anxia (dal nome di un compagno morto in guerra). Al di là dell'epica, la datazione potrebbe essere verosimile: infatti, alcuni ritrovamenti archeologici dimostrerebbero che il sito di Lanciano è stato abitato con continuità dal XII secolo a.C. Nei dintorni, inoltre, sono state rinvenute tracce di insediamenti neolitici fin dal V millennio a.C.
Secondo le notizie di alcuni storici romani (Varrone, Livio e Plinio il Vecchio), in seguito Anxanon fu capitale del popolo frentano, popolo di stirpe sannitica che occupò l'area costiera tra il Pescara ed il Fortore a partire dal V secolo a.C.. Dopo la sconfitta subita nel 304 a.C. i Frentani divennero foederati dei Romani, status che conservarono fino al termine della guerra sociale, quando ebbero la cittadinanza romana. Fu allora che la città fu ordinata in seno alla Repubblica Romana come municipium. In quest'epoca dovette subire la romanizzazione del nome, da Anxanon in Anxanum.
Fin dall'età antica la città ha dovuto la sua prosperità al commercio, che in epoca romana si svolgeva attraverso le fiere chiamate nundinae. Questa vocazione le deriva da una collocazione "strategica": è a pochi chilometri dal mare ma è in collina, quindi meglio difendibile; inoltre, è vicino ad un'antichissima rotta commerciale che collegava la Puglia all'Italia settentrionale già in età preromana. Questo tracciato, probabilmente legato al tratturo L'Aquila-Foggia per la transumanza delle greggi, in epoca romana divenne una strada (la via Flaminia Adriatica) che partiva da Hostia Aterni (poi Pescara) ed arrivava fino in Puglia passando per Ortona, Anxanum e Histonium (Vasto).
Con il crollo dell'Impero Romano, Lanciano subì saccheggi dai Goti. In seguito, con l'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi, fu conquistata e rasa al suolo (probabilmente nel 571). I nuovi dominatori si insediarono sul colle Erminio, intorno al quale cominciò a ricostituirsi un nucleo abitativo. Da questo trarrà origine il più antico quartiere medioevale: Lancianovecchia. Lanciano dovette poi subire la conquista bizantina nel 610 e, sul finire dell'VIII secolo, quella dei Franchi, i quali l'aggregarono prima al ducato di Spoleto e poi a quello di Benevento.
Nel 1060 fu annessa dai Normanni all'istituendo Regno di Sicilia (che diverrà Regno di Napoli nel 1372) grazie all'occupazione armata di Ugo Malmozzetto, alla guida delle truppe del conte Roberto I di Loritello che la scelse come sede della sua contea[9]. Di fatto, Lanciano seguì le vicende politiche e dinastiche di questo regno fino all'Unità d'Italia. Estinta che fu la dinastia Normanna, vide il susseguirsi delle dominazioni degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi.
Lanciano prosperò grazie al rifiorire delle sue fiere (una in maggio ed una in settembre), tanto da diventare, nel Trecento, il più grande centro abitato d'Abruzzo (6500 abitanti nel 1340).[senza fonte] L'incremento demografico si accompagnò all'espansione urbanistica del centro urbano: tra XI e XII secolo furono edificati gli altri quartieri storici e fu ultimata la nuova cinta muraria, dotata di nove porte (solo una delle quali è sopravvissuta fino ad oggi: Porta San Biagio). La struttura urbana di Lanciano arrivò così ad essere quella tuttora visibile nel centro storico.
La sua importanza come emporio fu riconosciuta conferendole lo status di università demaniale, cioè di città non sottoposta a nessun feudatario, ma amministrata direttamente dal re. Questo privilegio le fu accordato nel 1212 dall'imperatore Federico II di Svevia e fu confermato e reso perpetuo nel 1259 da Manfredi, re di Sicilia. Ad esso si accompagnava l'esenzione delle merci da dazi e dogane ed il diritto di eleggere, oltre agli amministratori ordinari, un magistrato, detto Mastrogiurato, che durante le fiere deteneva i poteri normalmente in mano al Giudice Regio.
Fin dal Medioevo, a Lanciano sorsero molte industrie: in primo luogo, fabbriche di tele finissime e di stoffe di lana e seriche. Nel XV secolo si affermarono molte altre produzioni: le ceramiche, la fabbricazione degli aghi, l'oreficeria e l'industria del ferro, dei bronzi, dei cuoi e delle pelli.[10]
In quest'epoca, una rivalità particolare si instaurò con la vicina città di Ortona, che era il porto preferenziale per l'afflusso delle merci alle fiere, a causa dei dazi che questa città imponeva sulle merci che vi transitavano. Sul finire del XIV secolo Lanciano ottenne dall'Abbazia di San Giovanni in Venere la concessione per costruire un porto a San Vito: ciò fu motivo di nuove guerre con gli ortonesi, composte solo dalla mediazione di San Giovanni da Capestrano nel 1427.
Nel 1441 re Alfonso V d'Aragona ripagò l'appoggio avuto contro gli Angioini, concedendo a Lanciano il diritto di battere moneta mediante l'istituzione di una Zecca. All'apice della sua ricchezza, la città arrivò a possedere più di 40 feudi. Un riconoscimento dell'importanza raggiunta fu l'istituzione, nel 1515, di una diocesi distinta da quella di Chieti, poi elevata ad arcidiocesi nel 1562.
Nel Cinquecento ebbe inizio una fase di declino per l'economia lancianese. Nel 1544 Lanciano perse molti dei suoi feudi a causa del suo sostegno a Francesco I, re di Francia, nella guerra contro l'imperatore Carlo V d'Asburgo. In quegli stessi anni, il regno di Napoli perdeva la sua autonomia, riducendosi ad una pedina di scambio nelle contese tra le grandi potenze europee. A causa della sua posizione di frontiera, l'Abruzzo soffrì particolarmente per queste contese, che videro opposti spagnoli e francesi per tutti il XVI ed il XVII secolo e sfociarono nella guerra aperta tra spagnoli ed austriaci all'inizio del XVIII secolo. Anche Lanciano, nel suo piccolo, risentì di questo quadro ed andò in crisi a causa dell'incapacità amministrativa dei Capitani del Popolo spagnoli e dei forti tributi imposti.
Il momento peggiore fu nel 1640: Lanciano perse i suoi privilegi di città demaniale, fu creata baronia sotto il governo del Marchese del Vasto, e passò di mano tra vari feudatari. Il vassallaggio durò più di un secolo e portò un notevole impoverimento della città, vessata dai nuovi padroni. Nonostante le numerose ribellioni, Lanciano riacquistò la sua libertà solo nel 1778, dopo l'ascesa al trono di Napoli dei Borbone.
Nell'Ottocento la città partecipò attivamente ai moti risorgimentali, a partire dalla Repubblica Partenopea del 1799 fino ad una serie di sollevazioni nel 1848, 1849 e 1853. Nel 1860 votò l'adesione all'Italia unita.
Il campo di internamento di Lanciano fu uno dei numerosi campi per l'internamento civile nell'Italia fascista istituiti in seguito all'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Fu operante dal luglio 1940 al settembre 1943. Vi passarono oltre un centinaio di ebrei stranieri e antifascisti.[11] Dopo l'8 settembre 1943, cominciarono gli arresti e le deportazioni. Almeno 14 tra gli ex-internati del campo perirono nell'Olocausto, ma la gran maggioranza riuscì a sopravvivere.
Una pagina molto importante nella storia di Lanciano fu quella della partecipazione alla Resistenza con la rivolta degli Eroi Ottobrini (5-6 ottobre 1943), che è stata riconosciuta con la medaglia d'oro al valore militare dal presidente Einaudi nel 1952.[12] Lanciano nel corso dell'immediato dopoguerra, insieme ad altre città molto provate quali Ortona, Francavilla al Mare, Pescara e Avezzano, ha avuto una veloce ripresa economica e sociale, divenendo ben presto una delle principali realtà della provincia di Chieti, insieme al capoluogo ed a Vasto. Nel 1970, con l'inaugurazione del complesso industriale "Honda Sevel" della Val di Sangro, Lanciano ha beneficiato molto dello sviluppo industriale.
Nel 2012 l'Ufficio Araldico del Ministero dell'Interno ha approvato una modifica allo stemma di Lanciano, che è ora quello visibile in figura.[13] A seguito di approfondite ricerche da parte degli storici Domenico Maria Del Bello e Massimiliano Carabba Tettamanti, infatti, si è giunti a ricostruire l'aspetto dello stemma cittadino così come avrebbe dovuto essere nel 1464, anno della sua concessione da parte di Alfonso II di Napoli[13] e si blasona:
«d’azzurro, alla lancia da torneo posta in banda, d'oro, con il ferro della punta di acciaio al naturale, attiguo al sole orizzontale destro d'oro, essa lancia accompagnata da due gigli posti nel cantone sinistro del capo e nel cantone destro della punta dello stesso. Ornamenti esteriori da Città.[14]»
Lo stemma è costituito da uno scudo sannita contenente una lancia che punta verso il sole e due gigli dorati su campo azzurro. Se i gigli non pongono problemi di interpretazione, poiché sono facilmente riconducibili alla casa d'Angiò, che detenne il Regno di Napoli tra il XIII ed il XV secolo, più complessa da decifrare è la simbologia della lancia verso il sole: una possibile spiegazione è che possa essere un richiamo alla lancia di Longino, il soldato romano che avrebbe trafitto il costato di Cristo crocefisso per constatarne il decesso, il cui culto è stato presente a Lanciano fin dall'antichità (alcuni ipotizzano la presenza di una chiesa paleocristiana a lui dedicata sul sito del Convento di San Francesco).[15]
Il gonfalone è un drappo troncato di azzurro e di giallo. La bandiera è un drappo di porpora, caricato dallo stemma civico sopra descritto.[14]
Lanciano è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione perché è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare il 4 febbraio 1952 per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.
Nei giorni 5 e 6 ottobre si commemora l'insurrezione della città di Lanciano contro l'occupazione tedesca, avvenuta nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale. Subito dopo l'occupazione nazista, alcuni gruppi di giovani lancianesi presero le armi contro gli invasori e li impegnarono in due giorni di combattimenti. Alla fine dell'insurrezione avevano perso la vita 11 ragazzi. Altri 12 civili furono uccisi nelle rappresaglie dai nazisti, che persero 47 uomini tra ufficiali e militari di truppa. Questo episodio segnò l'inizio della partecipazione attiva di tutta la cittadinanza alla Resistenza, motivo per il quale Lanciano è stata insignita della medaglia d'oro al valore militare dal presidente Einaudi nel 1952 ed è, quindi, tra le Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione.[12]
La parte medievale di Lanciano è suddivisa in quattro quartieri storici, ognuno dei quali ha un proprio stemma ed una propria bandiera: la Lancianovecchia sul Colle Erminio, così denominata perché sorta sopra l'antico abitato romano di Anxanum, la Civitanova e la Sacca sopra Colle Selva, due agglomerati urbani del XII secolo che si sono fusi nei secoli con lo sviluppo sempre maggiore del vecchio ghetto ebraico della Sacca stessa. Infine il quartiere Borgo sopra Colle Pietroso, sviluppatosi come insediamento fortificato a pianta circolare durante il dominio longobardo, che si dotò di autonomia e di una nuova parrocchia, dedicata a Santa Lucia intorno al 1250. In precedenza infatti dipendeva dal monastero di San Legonziano fuori le mura, sopra cui nella metà del Duecento fu eretta la nuova chiesa dei Francescani, oggi Santuario del Miracolo Eucaristico.
Nell'insieme il centro storico di Lanciano si adagia su tre colli, e fino al 1879 circa i due nuclei maggiori di Lancianovecchia e Civitanova erano separati dal fiume Malavalle, attraversabile solo con dei ponti. Dopo le bonifiche e la demolizione parziale delle mura nel corso dell'Ottocento, al posto del fiume sono state realizzati largo Malvò a ridosso del quartiere Borgo e piazza Garibaldi, dove si teneva lo storico mercato. Il rione Lancianovecchia invece sin dall'epoca romana dovette dotarsi di un ponte per raggiungere il Prato delle Fiere, ossia il quartiere della "città nuova" lungo il corso Trento e Trieste; sopra suddetto ponte romano nel Mille circa venne eretto il primo oratorio di Santa Maria del Ponte, notevolmente ampliato nel XVIII secolo fino a diventare la cattedrale.
Il centro storico è stato sapientemente collegato alla città nuova che prese sviluppo dai primi anni del Novecento con i progetti di Filippo Sargiacomo, che prevedevano lo spianamento del colle delle Fiere, con la realizzazione di un corso e dei principali edifici di rappresentanza e degli enti come le Poste, la banca, il tribunale. Dagli anni Venti in poi il corso nuovo (Trento e Trieste) si dotò di bei palazzi in stile eclettico (liberty, neogotico, decò), determinando il definitivo sviluppo della città fino alla villa pubblica dell'area conventuale di Sant'Antonio di Padova.
Il nucleo esisteva già nell'epoca romana, occupa la parte a sud del centro storico, lungo la salita del Colle Pietroso. Il nuovo abitato medievale prese sviluppo durante il governo longobardo, come testimonia la presenza dell'antico convento di San Legonziano (oggi chiesa di San Francesco) e l'antica Porta Sant'Angelo oggi distrutta. Nel XIII secolo venne costruita la chiesa di Santa Lucia sopra il tempio romano di Cerere, e nello stesso periodo anche il convento di Santa Chiara, collegato alle mura mediante Porta Reale. Nel 1480 circa Alfonso V d'Aragona fortificò nuovamente la cerchia muraria, ed oggi è ancora visibile il torrione cilindrico lungo le mura che circondano il convento, con torri, bastioni e un profondo fossato.[17] Nel corso degli anni il quartiere ha perso gran parte dell'aspetto medievale, per via delle numerose costruzioni settecentesche che hanno preso il posto delle abitazioni medievali, visibili solo in alcune caratteristiche particolari, come i vicoli degli angiporti, o in alcune bifore o architravi rinascimentali.
Attraversato al centro da corso Roma e delimitato da piazza Plebiscito, largo del Malvò e via dei Funai, comprende le chiese di San Francesco del Miracolo eucaristico, di Santa Maria del Suffragio (o del Purgatorio), di Santa Lucia e di Santa Chiara con annesso ex convento. Sono presenti inoltre il Palazzo Carabba, Palazzo del Malvò, Palazzo Liberati edifici storici del XVIII secolo. Al quartiere sono legate anche le mura aragonesi del XV secolo e il Torrione Cilindrico, nonché una palazzina del XVII secolo in piazza Pietrosa, costruita come fabbrica di cera, e la medievale Fonte del Borgo.
Fu realizzato sopra il Colle Selva sul lato ovest della città storica, frutto dell'ampliamento del già esistente rione Sacca (XIII secolo). Secondo gli storici il quartiere era il primo ghetto ebraico di Lanciano (il secondo sta a Lancianovecchia nel sobborgo San Lorenzo), realizzato nel 1200 dopo la cacciata di alcune famiglie ebree nel 1191 da Napoli. Nei registri di quegli anni la città frentana contava ben 80 famiglie.
Si sviluppa intorno a via Garibaldi ed ha per confini largo del Malvò e la Salita dei Gradoni, delimitato dall'antico perimetro murario di via Ripe e via Valera-Umberto I; comprende le chiese di Santa Giovina (ex Santa Maria Nuova) e di Santa Maria Maggiore. Si tratta di uno dei quartieri più ricchi e antichi, contenendo anche il Palazzo Arcivescovile con il Museo diocesano di Lanciano, le mura normanne delle Torri Montanare (XI secolo), Palazzo Chiavaro Sabella, Palazzo Berenga, Palazzo Stella, e il ghetto ebraico del sobborgo Sacca. Vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore si trova anche il Palazzo di Federico Spoltore del XVIII secolo.
Si tratta del quartiere più antico, risalente alla ricostruzione sopra la città romana di Anxanum (VIII secolo a.C.) Rappresenta il primo nucleo abitativo della città, vi si trovava il castello del Tonnino, distrutto da un terremoto, e occupato dall'attuale Palazzo Vergilj. Dopo l'evento sismico del 770 circa, la città medievale venne ricostruita sopra l'antica area tardo-bizantina[18], come dimostrano i ritrovamenti del 1992 (materiale d'epoca italico-romana e proto-medievale), specialmente nell'area della scomparsa chiesa di San Giovanni Battista. Lancianovecchia contava cinque parrocchie, molte delle quali antichissime, fondate già dall'VIII secolo sopra antichi templi romani, come la chiesa di San Maurizio, oggi demolita e quella di San Giovanni. Nell'XI secolo venne eretta la chiesa di San Biagio e nei secoli successivi le chiese di San Lorenzo, San Martino e il complesso degli Agostiniani.
Le demolizioni ottocentesche interessarono assai il quartiere, al posto della chiesa di San Martino venne eretto il Palazzo del Capitano, al posto del Palazzo d'Avalos, nel XVIII secolo era stato costruito Palazzo De Crecchio, al posto delle chiese di San Maurizio e San Lorenzo vennero creati degli slarghi. Il bombardamento del 1943 inoltre devastò la chiesa di San Giovanni, che venne abbattuta, meno il campanile a torre.
Era collegato a piazza del Plebiscito mediante il complesso di San Giuseppe con le annesse Scuole Pie, trasformato completamente tra il 1834 e il 1841 nel Teatro Fenaroli (all'epoca Teatro San Francesco, poi San Ferdinando).
La via centrale del quartiere è la Strada dei Frentani, mentre i suoi confini sono definiti da piazza Plebiscito e da via degli Agorai (la parte delle mura a ovest), e via dei Bastioni (la parte delle mura ad est, con collegamento a Porta San Biagio); comprende le chiese di Sant'Agostino, di San Biagio e la Cattedrale della Madonna del Ponte sulla piazza. Tra i palazzi storici vi sono Palazzo del Capitano, Palazzo Fella, Palazzo Vergilj e Palazzo De Crecchio. Rimane, delle mura la porta urbica di San Biagio del XII secolo, mentre il perimetro antico è ancora leggibile percorrendo i camminamenti della circonvallazione. Sulla piazzetta dei Frentani, anticamente occupata dalla chiesa di San Maurizio, si affaccia una singolare casa medievale con botteghe, appartenuta a Nicola De Rubeis (XIV secolo), mentre presso il sobborgo di San Lorenzo si trovano le abitazioni del ghetto ebraico, caratterizzate da vicoli e angiporti.
Il quartiere fu realizzato nel XIII secolo circa per fortificare delle abitazioni costruite da mercanti, dalle famiglie ebree cacciate da Napoli nel 1191, e da popolazioni balcaniche che si stanziarono stabilmente nel sobborgo dal XIV secolo. Inoltre, essendo posto sul declivio del Colle Selva, il quartiere era punto d'importanza per il tratturo che da Lanciano conduceva a Ortona, e già dal XII secolo esisteva una dogana composta dal Ponte Lamaccio, provvisto di due torri, come riportato anche nel disegno dello stemma, per il pagamento dei dazi.
Tagliato al centro dalla parte inferiore di via Garibaldi, è delimitato dalla Salita dei Gradoni e da via Valera; comprende la principale chiesa di San Nicola con la cappella di San Rocco. Nel cuore del ghetto, su strada Cavour, si trova l'ex chiesa cristiana della Madonna degli Angeli, adibita oggi al culto ortodosso. Sotto di esso, presso contrada Sant'Egidio, sorgono la Fontana di Civitanova (XVIII secolo) e la fontana della Conceria, e il Ponte medievale di Lamaccio, che collega il fosso del quartiere al colle Erminio di Lancianovecchia. Il perimetro murario è ancora in parte leggibile lungo il tratto della strada delle Ripe, con angiporti ed archi molto stretti, e case a bastioni, come il grande palazzo che ingloba Porta Noce.
Basilica Cattedrale di Santa Maria del Ponte
La storia dell'edificio sacro è strettamente legata alle fasi costruttive del ponte che lo sorregge. Essa è, infatti, costruita su un ponte a tre archi il Ponte di Diocleziano, in piazza Plebiscito.
Nel 1088, restaurando il Ponte del III sec d.C. dopo un terremoto, si ritrovò un'antica statua della Madonna col Bambino: l'evento, ritenuto miracoloso, portò a ribattezzare questa icona Madonna del Ponte e fu costruita una cappella per custodirla sul ponte stesso, quella di "Santa Maria de Platea", detta anche della Madonna delle Grazie. Verosimilmente, la statua è un'antica icona bizantina, murata in un arco del ponte nell'VIII secolo per sottrarla agli iconoclasti. La crescente devozione popolare portò, sul finire del XIV secolo, a costruire in luogo della cappella una chiesa che coprì interamente il ponte.
Nel 1520 Lanciano fu eretta a diocesi e la sua chiesa fu fatta cattedrale. Quella che possiamo vedere oggi è stata, in realtà, edificata ex-novo tra il 1785 ed il 1788: l'interno della cattedrale fu trasformato su progetto dell'architetto Giovanni Fontana. Le volte, le lunette e la cupola furono dipinte dal pittore napoletano, maestro presso la Reale Accademia, Giacinto Diano. La facciata fu iniziata nel 1800 ed è rimasta incompiuta (1819) nella parte superiore, su progetto di Eugenio Michitelli il quale abbatté la vicina chiesa dell'Annunziata del XIII secolo in quanto ostruiva il passaggio alla popolazione. La basilica è di impianto neoclassico — anche se alcune decorazioni tradiscono residui del gusto rococò — costruita su progetto di Carlo Fantoni, con opere interne di affreschi e tele del napoletano Giacinto Diano (1791-1794); mentre, la Cappella grande del Sacramento è del XVII secolo. L'interno è costituito da una sola navata, circondata da semicolonne corinzie mastodontiche. La volta con gli ovali sono ornate con tre grandi affreschi della volta della navata raffiguranti a sinistra Davide che consegna la pianta del Tempio di Gerusalemme al figlio Salomone, al centro Assuero che eleva sul trono di Persia la giovinetta Ester e a destra Salomone che dedica il tempio a Dio. I tre medaglioni sono racchiusi da cornici dorate, opera dell'artista lombardo Alessandro Terzini[19].
La cupola monumentale è stata restaurata negli anni '60, determinando la perdita di un grande affresco di Giacinto Diano in onore dell'Assunzione. In una nicchia al centro dell'altare maggiore in marmo è situata la statua della Madonna del Ponte[20]. A sinistra della cattedrale, inoltre, sorge la torre campanaria realizzata tra il 1610 ed il 1614. In particolare, con atto del Notar Tiberio de Blasiis del 7 febbraio 1609 i Porcuratori della Santa Casa del Ponte acquistarono da Claudio Santella per il prezzo di 400 ducati una bottega "pro costrucrione et erecrione capanilis". L'esistenza di botteghe artigianali sull'area dove fu eretto il campanile è stata confermata dagli svavi archeologici effettuati nel 1992. Il progetto dell'attuale Torre Campanaria fu redatto dall'architetto lombardo Tommaso Sottardo a seguito del quale l'arcivescovo di Lanciano di quegli anni (1610), Lorenzo Mongiò, pose la prima pietra della costruzione con un cerimoniale di accoglienza. Architettonicamente parlando, la Torre è a pianta quadrata, di 10,50 metri per lato ed è alta 40,10 metri dal sottostante larghetto, mentre dal piano della piazza — dinanzi alla Cattedrale — è alta 36,80 metri.
Lanciano in tutto ha 33 contrade, e quasi ciascuna è provvista di una chiesa. Molte delle quali possiedono una storia molto antica, come le chiese di Santa Giusta, Santa Maria della Libera e Santa Maria dell'Iconicella, frequentata dai pellegrini, dai pastori transumanti, e dove dal 1607 si svolge la celebrazione della Squilla. Le chiese principali sono:
L'architetto Villante, ma anche altri locali, nonché Gino Coppedè, furono attivi nella lottizzazione del viale dei Cappuccini, a sud della città, fuori Porta Santa Chiara in direzione di Marcianese. Questo quartiere oggi, densamente popolato, deve il suo nome all'antico convento dei Cappuccini di San Bartolomeo Apostolo, ancora esistente, nei primi anni del Novecento esistevano solo poche case, i personaggi più illustri della città, tra i quali l'editore Rocco Carabba, che fondò lo stabilimento della casa editrice proprio all'ingresso di questa strada del 1878 (esiste ancora il fabbricato, benché in degrado), che fece edificare dal Coppedè nel 1921 Villa Carabba. Le ville, che rispettano sempre i canoni stilistici decò, liberty e razionalisti, si affacciano sul viale dei Cappuccini, sono villa Spinelli d'Alessandro, villa Pace, villa d'Ovidio Colalè, villa Sorge, villa Carabba-Tozzi-Sargiacomo. In contrada Marcianese si trova villa Paolucci, progettata sempre da Sargiacomo in stile neoclassico, che nel 1943-44 fu il quartier militare tedesco.
Lanciano sin dal XII secolo fu provvista di una cinta muraria, che si andò allargando ed estendendo sino al rifacimento nel 1442-52 da parte di Alfonso I d'Aragona, i cui interventi sono visibili soprattutto nel rinforzo della parte sud-est, tra le Torri Montanare e il torrione cilindrico di Santa Chiara. Le mura cominciarono a divenire inservibili dal XVIII secolo, e nella prima metà dell'Ottocento vennero in gran parte demolite, nel piano di miglioramento urbano della città, per questo delle 9 porte storiche, solo Porta San Biagio rimase in piedi. Le altre vennero tutte distrutte, anche insieme a storiche parrocchie del rione Lanciano Vecchia. Alcune porzioni della cinta muraria sono chiaramente visibili lungo la strada delle Ripe, nel rione Civitanova, con la Porta della Noce inglobata nei palazzi, e i camminamenti di ronda, nei pressi della chiesa di San Nicola, poi nel rione Lancianovecchia, lungo la via degli Agorai, e in via dei Bastioni, con i grandi archi dei camminamenti di ronda adibiti a passaggi, con sopra le abitazioni ricavate dalle torri.
Le porte distrutte oppure in parte modificate sono:
Le due fonte di maggiori interesse storico sono la Fonte del Borgo (XIII secolo), con interessante ordine di mascheroni a tema grottesco, e la Fontana di Civitanova, in elegante stile neoclassico con mattoni a vista. Una fontana monumentale si trovava sino al 1924 in piazza del Plebiscito, sopra cui oggi il Monumento ai caduti, ed era il simbolo della modernità idrica arrivata in città con la costruzione dell'acquedotto.
Reperti risalenti al neolitico e alla prima presenza italico-frentana sono stati ritrovati in contrada Serre-Marcianese negli scavi dei primi anni Novanta, ma la stessa area di Lancianovecchia sul Colle Erminio nel biennio 1992-94, e negli scavi di Piazza Plebiscito per il Giubileo del 2000 hanno riportato alla luce notevoli reperti come capitelli, sculture, monete e utensili domestici, per non parlare delle collezioni delle famiglie nobili che trovarono già vari reperti nei secoli passati. La collezione dei reperti è andata a costituire il Museo civico archeologico, attualmente situato nell'ex convento di Santo Spirito. Benché sia assodato che l'intera area dei quartiere Lancianovecchia-Borgo sorga sopra le antica vestigia romane di Anxanum, con vie e cunicoli sotterranei che arrivano fino al viale dei Cappuccini, oggi non sono stati compiuti scavi intensivi per riportare alla luce altro materiale, ed esiste solo il percorso archeologico che dal Ponte di Diocleziano porta, sotto la piazza del Plebiscito, al convento di San Legonziano nel santuario del Miracolo Eucaristico, provvisto di cartellonistica e pannelli espositivi.
Documenti riferibili all'opera di Gianluca Pollidori e Giacomo Fella, storici vissuti nel XVI-XVII secolo, testimoniano che il cuore pulsante dell'antica Anxanum era il rione medievale dl Colle Erminio (Lancianovecchia), che l'antica curtis era la Piazza del Plebiscito, dove partivano i tratturi e i percorsi per raggiungere il Piano della Fiera (l'area del corso Trento e Trieste), mentre piccoli abitati sorgevano anche nelle zone del rione Borgo, come dimostrano delle catacombe sotterranee, e l'area del rione Civitanova, con il tempio del dio Apollo (vi sorge la chiesa di Santa Maria Maggiore) sul Colle Selva, e con il teatro romano (vi sorge il palazzo arcivescovile).
Abitanti censiti[34]
Al 31 dicembre 2023 gli stranieri residenti erano 1489, pari al 4,51% della popolazione.[35]
A Lanciano hanno sede 19 scuole dell'infanzia (quattro delle quali paritarie), 10 scuole primarie (due delle quali parificate), 4 scuole secondarie di I grado ed 8 scuole secondarie di II grado.
A Lanciano è presente una sede distaccata dell'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio". Nel Palazzo degli Studi sul corso Trento e Trieste, sede del Consorzio Universitario, sono attivi diversi corsi legati alla formazione post universitaria, con la collaborazione dell'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo".[41]
L'arte lancianese si può dividere in architettura, scultura e pittura; sottocategorie che a loro volta, analizzando l'aspetto della cittadina abruzzese, mostrano varie stratificazioni di stili. A un primo sguardo, ciò che caratterizza architettonicamente Lanciano è l'uso della pietra tufacea locale "giallina", per la costruzione di palazzi e chiese. Questo elemento accomuna Lanciano con molti altri centri dell'area Frentana, come Castel Frentano, Paglieta, Rocca San Giovanni, Frisa e Treglio.
Benché abbia subito alcuni danni nei bombardamenti del 1944, Lanciano è una città perfettamente conservata nel suo centro storico, e se oggi si presentano delle mancanze, ciò è dovuto alla mano dell'uomo che ha distrutto edifici nella parte antica, come ad esempio si può ricordare il piano regolatore urbano del sindaco Gerardo Berenga, che con la complicità dell'architetto Michitelli, che realizzò nel 1819 la facciata neoclassica della Cattedrale della Madonna del Ponte, e di Filippo Sargiacomo, i quattro quartieri medievali subirono drastiche modifiche, come l'abbattimento quasi totale delle mura e delle porte di accesso (tra le più rilevanti Porta Civitanova, Porta Sant'Angelo, Porta Diocleziana, Porta San Nicola), lasciando in piedi solo Porta San Biagio; mentre nel rione Lanciano Vecchio a partire dai primi anni '40 dell'800, vennero demolite le chiese di San Martino, San Lorenzo e San Maurizio, considerata la più antica della città dopo quella di San Biagio. Il bombardamento tedesco del 1944 danneggiò irreparabilmente anche la chiesa di San Giovanni della Candelora, che venne demolita, ad accezione del campanile.
Tracce della città romana, che sorgeva sul Colle Erminio (Lanciano Vecchio), sotto le fondamenta delle chiese e dei palazzi della nuova cittadella medievale del XII-XIII secolo, sono visibili soltanto in determinati contesti per mancanza di scavi archeologici programmati, precisamente nel percorso sotterraneo del Ponte di Diocleziano (III sec. d.C.) sotto Piazza del Plebiscito, che portano alle fondamenta dell'ex convento di San Legonziano (V-VIII sec.), sopra cui sorge il Santuario del Miracolo Eucaristico, grazie a cui è possibile conoscere le varie fasi di ricostruzione riedificazione sopra strati romani della città medievale, con la piazzetta del mercato, e del convento dei monaci Basiliani sopra un'antica cisterna del I sec.
Dato che le più antiche tracce del romanico a Lanciano sono andate perse (XI-XII sec), dal tempo dell'era volgare (V-X sec), poiché il Sargiacomo parla dell'antica chiesetta dell'Annunziata in Piazza Plebiscito, distrutta per realizzare il sagrato del Duomo, e di cui si conserva il portale gotico posto all'ingresso del Palazzo arcivescovile, gli unici esemplari che possono condurre a una lettura dello stile architettonico romanico in città sono la chiesa di San Biagio e la porta delle mura poco distante. A considerare la rozzezza esterna della chiesa, pare fosse stata ricostruita più volte, e di interesse si conserva il fianco sinistro con alcuni contrafforti e finestre allungate dello stile cluniacense della metà del XIII secolo, ricorrenti anche nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Il campanile molto robusto appartiene alla metà del Trecento, realizzato insieme ad altre coeve "torri sorelle" (delle chiese di San Francesco, Sant'Agostino, San Giovanni, Santa Maria Maggiore e San Nicola), ed anch'esso è uno degli elementi costituenti più rappresentativi dell'architettura della città. Il maestro che realizzò queste torri usò la pietra locale, scandendo i settori con delle cornici marcapiano a vari motivi, da quelli ad archetti pensili, all'ordine mistilineo zigzagante, mentre nei settori inserì le profonde arcate a sesto acuto, e in alcuni casi le bifore.
Gran parte delle facciate delle chiese storiche di Lanciano si presentano nello stile gotico del XIII-XIV secolo, in particolar modo quelle di Santa Maria Maggiore, Sant'Agostino e Santa Lucia. Queste chiese, già esistenti da almeno un secolo e mezzo prima della completa trasformazione gotica del primo ventennio del Trecento, vennero ristrutturate dapprima alla metà del Duecento seguendo il modello classico dell'ordine cistercense e cluniacense (per l'accomodamento dei portali a sesto acuto, e delle finestre allungate), e successivamente tra il 1317 e il 1319 definitivamente abbellite dal maestro locale Francesco Petrini (o Perrini), come dimostra l'autografo con la data di realizzazione (1317) sulla lunetta del portale principale della chiesa di Santa Maria Maggiore, presso il gruppo della Crocifissione. Petrini lavorò sicuramente in queste tre chiese, come dimostrano le varie corrispondenze, mentre per altri portali minori, come quelli appunto di Santa Lucia, San Nicola e San Francesco d'Assisi, vennero impiegate altre maestranze, l'opera di Petrini risulta assai interessante poiché il maestro reimpiegò in un'unica opera (Santa Maria Maggiore) varie diversificazioni dello stile gotico, attingendo probabilmente anche all'opera del maestro Nicola Mancino (che realizzò i portali della Cattedrale di Ortona e di Santa Maria della Civitella a Chieti).
Dell'arte rinascimentale, per la presenza molto massiccia del barocco di ricostruzione, a Lanciano rimane poco, almeno a livello architettonico, si segnala soltanto l'attività del pittore locale Polidoro da Lanciano, che rappresentò in questo settore dell'arte il tardo Rinascimento, e l'inizio del manierismo abruzzese dell'area Citeriore. Il barocco in città si presentò abbastanza tardi, nei primi anni del Settecento, a causa di una grave crisi economica che colpì la città, insieme alla pestilenza; venne realizzata soltanto una nuova chiesa in centro storico, quella del Purgatorio, mentre le altre medievali vennero riammodernate negli interni.
Particolarmente influente in questo secolo fu l'attività dei maestri lombardi Girolamo Rizza e Carlo Piazzola, che stuccarono quasi tutte le chiese della città, mentre nella seconda metà del secolo veniva avviata definitivamente la fabbrica di Santa Maria del Ponte, con progetto della diocesi di ricostruita daccapo l'antica cappella sopra il ponte. La poderosa torre civica era stata già realizzata nella prima metà del Seicento, progettata nel 1610 da Tommaso Gottardo, mostrando nella distribuzione delle paraste, degli archi e dei capitelli a ordine ionico, molte corrispondenze con la torretta della chiesetta dell'Iconicella, in aperta campagna, tanto da esser considerata una "gemella" della torre dell'orologio della Piazza Plebiscito.
Nella fabbrica del Duomo fu molto attivo il pittore napoletano Giacinto Diano, che realizzò gli affreschi delle tre volte che precedono il transetto con la cupola circolare (anche per la cupola il Diano realizzò L'incoronazione della Vergine in gloria, ma a causa di un cedimento, la cupola venne abbattuta e rifatta daccapo negli anni '60), i quattro santi monumentali delle nicchie, e le cornici a transetto mistilineo con angeli e putti di ciascun altare laterale che avrebbe dovuto accogliere delle tele.
Nell'edilizia civile, nel Sette-Ottocento presero definitivo aspetto i palazzi gentilizi che sorgono sopra le antiche case medievali. Di queste rimane solo un mirabile esempio nelle botteghe medievali di Nicola De Rubeis (1412) in via dei Frentani; le nuove grandi strutture furono il Palazzo Maiella-Vergilj sorto sopra i resti del castello medievale, il Palazzo De Crecchio sopra la Casa d'Avalos, il Palazzo Carabba, il Palazzo De Giorgio, il Palazzo Berenga. Nella metà dell'Ottocento vennero realizztai anche il Palazzo De Giorgio o del Capitano sopra l'area della chiesa di San Martino (oggi Largo Tappia), il Teatro comunale "San Ferdinando" (1834-40) oggi intitolato a Fedele Fenaroli, su progetto di Taddeo Salvini, ricavato dalla trasformazione delle Scuole Pie di San Giuseppe, poi il Municipio sopra le vecchie carceri, mentre con i lavori di smantellamento delle mura e risanamento urbano, la Piazza del Plebiscito veniva trasformata, perdendo una parte dei portici che caratterizzavano le basi dei palazzi con le botteghe.
Una nuova svolta urbana Lanciano l'ebbe tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, con l'inaugurazione nel 1904 del "corso nuovo" (oggi Corso Trento e Trieste), e del nuovo quartiere sopra il piano della Fiera, per permettere alla città vecchia di espandersi. Negli anni '20-'30 quest'area, così come quella del viale Cappuccini, fu interessata dalla realizzazione di varie abitazioni, palazzi di credito e di uffici, e di villini che rappresentarono un momento irripetibile del vivacismo e dello sperimentalismo architettonico liberty-moresco-neoclassico e decò, il cui maggior rappresentante fu l'architetto Donato Villante, che realizzò la maggior parte di queste strutture, di cui si ricordano il Palazzo Paolini-Contento, o dei Portici, il Palazzo De Simone, il Palazzo del Convitto, il vecchio Palazzo della Posta (demolito negli anni '70, coevo di Palazzo De Simone), il Palazzo Martelli Fantini e il Palazzo De Angelis o del Banco di Roma; mentre sul viale Cappuccini, tra le nuove costruzioni, insistono ancora gli eleganti esempi di Villa Carabba, Villa Sorge, Villa Pace, Villa D'Alessandro, Villa Colalè.
La scultura lancianese, insieme alla pittura è principalmente incentrata sull'arte sacra. Dagli esempi più antichi del Medioevo, come le croci astili realizzate da Nicola da Guardiagrele (metà XV sec), a quelli barocchi di paramenti liturgici e le statue lignee vestite, questa ricca collezione è stata raccolta nel Museo Diocesano nel 2002, con molto materiale prelevato dalle chiese della città. Lanciano nel campo pittorico è conosciuta per due cicli di affreschi dell'antichità, uno del XIII secolo con il ciclo delle "storie della Vera Croce", presente nella chiesa di San Nicola, e l'altro del XVI secolo presso una cappella del convento di San Francesco con scene dell'Apocalisse, tratte dai Vangeli apocrifi. Oltre al pittore Polidoro del XVI secolo, Lanciano ha avuto nel Settecento il maestro Domenico Renzetti (1679-1750), che si occupò di tele a carattere sacro, e di scultura (molte sue opere sono conservate nel Museo diocesano), e nel Novecento ebbe Federico Spoltore (1902-1988), pittore eclettico, che dipinse l'interno tutta la sua casa in via Garibaldi, le cosiddette "stanze", con scene e a carattere storico o allegorico.
Nel settore artigiano invece, Lanciano è famosa per la produzione di ceramiche, in dialetto locale "nundìne", attività secolare esistente già dall'epoca dei popoli italici Frentani, e poi proseguita nel Medioevo e nell'era moderna per gli scambi commerciali. Le botteghe artigiane esistono ancora oggi, la maiolica locale è caratterizzata sostanzialmente da sfondi bianchi per i pannelli, con rappresentazioni della città antica o di scene bucoliche, mentre per i vasi e gli utensili da cucina o da ornamento da salotto tutto lo sfondo può essere occupato da dipinti. La pittura sulla maiolica è usata anche per le campanelle di ogni sorta e forma, che sono vendute e messe in mostra nella piazza, durante la tradizionale fiera di Sant'Egidio il 31 di agosto.
Nel 1841 fu inaugurato il teatro dedicato prima a San Francesco, e attualmente a Fedele Fenaroli, musicista locale. Il teatro d'opera è uno dei più antichi della regione, dopo il Marrucino di Chieti e ogni anno propone un calendario vario di opere in prosa, dialettali e memorialistiche, includendo anche spettacoli con attori famosi, tra i quali Giorgio Albertazzi, Orso Maria Guerrini e Lello Arena.
Il teatro si trova all'inizio di via dei Frentani da Piazza Plebiscito, ed è posto sulla destra, attaccato al palazzo comunale, sede di un originario convento dedicato a San Giuseppe con il Collegio degli Scolopi. La facciata, insieme con gli interni, è stata realizzata da Taddeo Salvini di Orsogna (la facciata è del 1840, e l'inaugurazione ci fu nel 1847). I lavori incominciarono nel 1834, dopo la sconsacrazione della chiesa di San Giuseppe, e chiamato "Teatro San Ferdinando", e divenne uno dei principali teatri d'opera d'Abruzzo insieme con il Teatro Marrucino di Chieti e il Teatro dell'Aquila. Gli interni sono stati realizzati con le pitture di Nicola De Arcangelis. Il teatro ha vissuto periodi alterni di fama e di chiusura, come la prima avvenuta nel 1876; fu restaurato varie volte. Il teatro è a pianta quadrangolare irregolare. La facciata è rialzata rispetto al dislivello della salita, decorata in stile post-classico, frutto del restauro dell'era fascista del 1939: l'ingresso è preceduto da quattro colonne doriche, che sorreggono la balaustra centrale, sormontata da cinque finestre sovrastate da placche rettangolari in rilievo con iscrizioni latine presso tre di queste, che ricordano il restauro del 1939 e la data di fondazione; l'architrave del tetto spiovente è triangolare. L'interno è costituito dall'aspetto classico del teatro d'opera all'italiana, a forma di ferro di cavallo, con 44 posti a sedere nei 4 palchi, suddivisi da festoni decorativi in stile tardo-barocco, con elementi vegetali e figure antropomorfe. Il palcoscenico è decorato da un tendone in rosso porpora, con in alto lo stemma civico di Lanciano.
Si ricorda a Lanciano la famiglia di organari dei Sabino[45]; tra questi il massimo esponente fu il madrigalista Ippolito Sabino, ritenuto uno dei migliori rappresentanti di questo movimento in Abruzzo[46] A lui è dedicata l'associazione musicale culturale di Lanciano presso le Torri Montanare, insieme al compositore Francesco Masciangelo; l'associazione si occupa dell conservazione del materiale del Masciangelo, e organizza eventi estivi musicali.
La cucina tipica lancianese ricomprende alcune delle pietanze più diffuse a livello regionale ma presenta anche dei piatti particolari che la contraddistinguono, fra cui:[47]
Il settembre Lancianese è costituito da una serie di tradizioni e di celebrazioni che iniziano dagli ultimi giorni di agosto e si concludono il 16 settembre, giorno della festa patronale della Madonna del Ponte che comprende la rievocazione storica del Mastrogiurato, al termine di una serie di eventi a tema racchiusi nella Settimana Medievale.[48][49]. Infatti, a Lanciano si celebrano molte ricorrenze, geste, rievocazioni, convegni, manifestazioni folcloristiche e sacre, sia nella città che nel territorio extraurbano. In particolare, tra le manifestazioni più importanti del capoluogo si ricordano e commemorano le tradizioni fieristiche lancianese, come quella d'eccellenza chiamata "Fiera Nazionale dell'Agricoltura"; oppure, la rassegna agroalimentare dei prodotti regionali e la "Nundinae" dell'arte sacra e dei mestieri.
Lanciano è caratterizzata da una festività religiosa che ne segna l'avvento: "La Squilla" (in lancianese La squije de Natale) del 23 dicembre che dà avvio alle festività natalizie.
La parte più antica di Lanciano si è sviluppata su tre colli piuttosto erti. Subito a nord di questi si trova la valle del Feltrino, ampia e profonda, che tuttora rappresenta il confine settentrionale dell'abitato. A sud, invece, una stretta vallata (oggi parzialmente interrata) separa il centro storico dall'area pianeggiante, su cui è stato edificata la parte moderna della città nel primo Novecento. Nel secondo dopoguerra la crescita dell'abitato si è mossa verso est (Via del Mare) e verso ovest (Viale Cappuccini), lungo il vecchio tracciato della SS 84 Frentana. Le attuali direttrici di espansione seguono le vie di comunicazione più importanti per l'accesso alla città, la SP ex SS 524 Lanciano Fossacesia (verso Fossacesia), la SP82 (verso San Vito Chietino e la A14) e la SP ex-SS84 (verso l'entroterra e verso il mare).[7]
La parte medievale di Lanciano è suddivisa in quattro quartieri storici, ognuno dei quali ha un proprio stemma ed una propria bandiera. Essi sono:
Il centro urbano di Lanciano è circondato da trentatré contrade, disseminate su tutto il territorio comunale. Esse costituiscono dei veri e propri piccoli insediamenti, ciascuno con le sue tradizioni, una propria chiesa e un nucleo abitativo ben definito. La popolazione complessiva residente nelle contrade è stimata in 12 682 abitanti (dato del 2005). Di queste contrade, si ricordano le ville storiche di Sant'Amato, Sant'Onofrio, Santa Liberata, Marcianese, Villa Stanazzo e Santa Giusta, esistenti sin dal Medioevo, ma accresciutesi di popolazione case coloniche in stile rurale nel XVIII secolo. Le relative parrocchie sono di interesse storico, come la chiesa della Trinità in Villa Andreoli, la chiesa della Madonna degli Angeli a Villa Stanazzo, dove si verificò un miracolo di un'icona della Madonna, e la chiesa di Santa Maria d'Iconicella, la chiesa tratturale del XVII secolo prescelta per la processione natalizia della "Squilla". Altre frazioni, come Marcianese, sono divenute dei veri e proprio quartieri a sé, ben collegati alla città, con molti servizi.
Le contrade di Lanciano da almeno 200 anni sono legate profondamente alla città nel giorno del "Dono" dell'8 settembre, quando sfilano su carri dai luoghi di appartenenza, raggiungendo il centro di Lanciano, per recare i loro prodotti agricoli alla Madonna del Ponte in segno di devozione.
Il commercio ha sempre avuto un ruolo importante nella storia di Lanciano, a partire dalle già citate fiere, che si svolsero regolarmente dal XIII al XVII secolo, sino al periodo del decadimento durante il governo spagnolo. Le fiere riguardavano il commercio di vari prodotti agricoli, ittici, mercanzia varia, poiché la città era un crocevia lungo il grande tratturo che dalla montagna conduceva alla Puglia, mediante la val di Sangro. Nella città esisteva il Piano della Fiera, presso il Corso della Bandiera, con relativa gabella del dazio, e legata questa apertura annuale dei mercati, era il mastrogiurato, di cui dal 1981 è stata proposta una festa rievocativa che dura tutt'oggi.
Tuttora Lanciano è sede di un complesso fieristico di rilevanza nazionale, anche se ben distante dalle tradizionali fiere mercantili dei secoli passati. Si tratta del polo "Lancianofiera", situato in località Re di Coppe, lungo la strada per Fossacesia, che solitamente accoglie grande affluenza per gli eventi di tecnologia oppure dell'annuale fiera dell'Agricoltura. Un'economia industriale imprenditoriale in città iniziò nel tardo Ottocento, quando fuori dalla città vennero realizzate le fornaci di mattoni per la costruzione di case, di cui resistono dei fabbricati abbandonati in contrada Santa Liberata; nel 1912 aperse lo stabilimento tessile Tinari, e una decina d'anni dopo, poco lontano la stazione ferroviaria, nel piano di Sant'Antonio di Padova, il calzificio Torrieri, ancora oggi in piedi e in parte usato, all'epoca era uno dei più importanti della provincia di Chieti per il suo stile all'avanguardia.
Nel 1933 aperse lo stabilimento di Tabacchi presso il viale dei Cappuccini, allargatosi nel 1968, dopo un breve periodo di crisi che implicò anche un ricordato sciopero delle operaie donne, da parte dei cittadini locali; chiuso definitivamente negli anni '80, è stato abbattuto, e oggi vi sorge sopra un complesso residenziale a quattro torrioni, e una recente targa commemorativa con fotografie, apposta sul viale, ne ricorda la storia.
Il secondo periodo industriale di Lanciano è iniziato negli anni '50-'60 con l'apertura dei primi fabbricai nel quartiere dei Cappuccini, al confine col territorio di Marcianese, di cui si ricordano stabilimenti all'ingrosso, e fabbriche varie, come l'Allegrino, la Pozzolini, la Di Donato, l'Ucci, quasi tutte andate in crisi e in conseguente fallimento, nei primi anni '90, per il rinnovamento sempre più globalizzato del mercato regionale ed europeo. Questo periodo può considerarsi quello di chiusura delle principali attività imprenditoriali autonome nella città di Lanciano, ingoiate dal grande mercato internazionale.
Lanciano oggi, è il punto di riferimento commerciale per tutto il suo comprensorio (ingrosso e grande distribuzione organizzata). Infatti il terzo polo industriale della città sorge in località Pagliaroni, a confine coi comuni di Rocca San Giovanni e Treglio, dove si trovano molti stabilimenti di vari prodotti, e industrie.
Negli anni settanta in Val di Sangro, nel comune di Atessa, sono stati costruiti due grandi insediamenti industriali: uno della Honda e uno della Sevel, una joint venture tra Fiat e PSA per la produzione di veicoli commerciali leggeri. Questi stabilimenti hanno portato allo sviluppo di un folto indotto di piccole e medie imprese specializzate, cresciute nel tempo fino a rendere la Val di Sangro la prima realtà industriale dell'Abruzzo. Da ciò sono discese ricadute economiche positive per tutti i comuni del comprensorio.
Non va trascurato il ruolo dei settori tradizionali: l'agricoltura e l'artigianato. La prima si basa sulla coltivazione di ulivi e vigne, da cui deriva una buona produzione di olio e vino (certificata da marchi DOP e DOC). Il secondo sta ritornando in auge soprattutto per quanto riguarda le terrecotte, un settore in cui Lanciano vanta una tradizione secolare, oltreché per la tradizionale produzione di mobili rustici e per l'arte orafa.[50]
Un ruolo fondamentale nello sviluppo economico di Lanciano è stato svolto dal 1961 ad oggi dal Consorzio Autonomo Ente Fiera di Lanciano[51], costituito dal Comune di Lanciano, Provincia di Chieti, Regione Abruzzo, Camera di Commercio di Chieti, Banca Popolare dell'Emilia-Romagna e Consorzio Agrario d'Abruzzo. Nel 1995 il Consorzio, con una specifica legge della Regione Abruzzo è stato dichiarato polo fieristico regionale abruzzese ed ha assunto la denominazione commerciale di Lancianofiera, con cui promuove ogni anno numerose rassegne nell'area espositiva di località Iconicella. La manifestazione più importante è la Fiera Nazionale dell'Agricoltura, giunta nel 2011 alla 50ª edizione, che si svolge ogni anno nel mese di aprile. Sono circa 600 le ditte italiane ed internazionali che partecipano alla rassegna, diventata la principale dell'Italia centromeridionale. Tra le altre fiere vanno ricordate "Ruote e Motori show" sul mondo delle 2 e 4 ruote, "Abitare Oggi" sull'edilizia, arredamento e design, "Agroalimenta" sulle eccellenze agroalimentari italiane. Ad ogni fiera, da sempre, è legato un ricco programma convegnistico sulle tematiche di più stretta attualità che riguardano i settori di riferimento. Nel corso della Fiera dell'Agricoltura, ad esempio, già nei primi anni ottanta si tennero le prime conferenze sull'agricoltura biologica.
Il turismo a Lanciano è prevalentemente religioso e artistico. La meta più frequentata da italiani e stranieri è il miracolo eucaristico di Lanciano situato nel convento di San Francesco d'Assisi, tuttavia il turismo culturale e artistico riguarda anche tutto il centro storico, per la sua integrità architettonica, non essendo stata interessata da devastazioni, distruzioni belliche o manomissioni speculative. Principalmente il centro si riempie di turisti durante le storiche manifestazioni sacre e civili della città, ossia durante la Settimana Santa, durante il Natale, durante la festa patronale della Madonna del Ponte (16 settembre), e durante la fiera del "settembre lancianese", che ha al centro la rievocazione medievale del Mastrogiurato.
Le principali direttrici di collegamento che attraversano il territorio comunale sono l'Autostrada A14 Adriatica, con il relativo casello di Lanciano, la SS 84, la SS 524, la strada provinciale Lanciano-Atessa e la Strada statale 652 di Fondo Valle Sangro, passante per la periferia sud della città.
Lanciano ha una sua stazione ferroviaria sulla Ferrovia Sangritana; un altro l'impianto, denominato San Vito-Lanciano, sorge lungo la ferrovia Adriatica. La linea storica della Sangritana, che arriva fino a Castel di Sangro, è interrotta per ricostruzione dal 2007[52]. La stazione storica di Lanciano, che conserva ancora i caratteri stilistici storici novecenteschi, è stata realizzata tra il 1912 e il 1915, prospettante nella Piazza Camillo dell'Arciprete, all'ingresso del viale della villa pubblica, ed ancora in parte funzionante, ma molto di meno, dopo che dagli anni '90 al 2011 sono state interrotti i traffici delle storiche stazioni presso Guardiagrele, Castelfrentano, Casoli, San Vito Marina ecc. L'area viene usata per i servizi essenziali dei viaggiatori, locale di ristoro, e piazzale di parcheggio delle autolinee urbane ed extraurbane, nei primi anni 2000 è stata realizzata una seconda palazzina più moderna per ospitare gli uffici amministrativi e la biglietteria. Il tracciato dei binari della vecchia stazione tuttavia è ancora ben conservato, e attraversa i quartieri moderni della città di Santo Spirito e dei Cappuccini, sicché sono stati presentati vari progetti per un recupero, anche turistico, per essere usufruiti da una tranvia.
La nuova stazione è stata realizzata nel 2009-2011 in viale Bergamo, sotto il colle della chiesa di Sant'Antonio di Padova, dotata dei servizi essenziali, 2 coppie di binari, alcuni usati per il deposito vagoni, che successivamente si riducono a uno solo, per allacciarsi alla stazione di San Vito Marina, e collegarsi alla tratta della Ferrovia Adriatica Ancona-Lecce, a nord andando verso Pescara, Teramo e San Benedetto del Tronto, a sud verso Vasto e Termoli.
La mobilità all'interno del territorio comunale è assicurata da 11 linee di autobus urbani[53]. Servizi interurbani collegano Lanciano con le principali località abruzzesi e italiane[52][54][55][56][57][58][59][60].
La storia della mobilità sulla strada a Lanciano principia nel 1912, quando iniziarono i lavori della ferrovia Sangritana, termina nel 1915, che collegava San Vito Chietino sull'Adriatico con Ortona (lungo la strada ferrata Ancona-Foggia) con i centri della montagna dell'Alto Sangro, arrivando a Castel di Sangro, per riallacciarsi alla ferrovia Sulmona-Carpinone-Isernia. La ferrovia storica a Lanciano è stata chiusa nei primi anni 2000, con apertura di una seconda stazione sotto il colle di Sant'Antonio di Padova, per la nuova tratta San Vito-Ortona-Pescara ecc., mentre la ferrovia storica viene usata solo sporadicamente. Il piazzale della vecchia stazione viene tut'ora usato come autostazione per gli autobus della linea "Sangritana - TUA", mentre la linea privata DiFonzo Bus usa il Piazzale Memmo o della Pietrosa, nei pressi nel rione Borgo.
Lanciano è gemellata con:
La società di calcio Virtus Lanciano ha militato in Serie B dal 2012[68] al 2016, anno del fallimento[69], per poi essere rifondata come ASD Lanciano Calcio 1920 il 19 giugno 2017. Nella stagione 2024/25 milita nel campionato di Promozione abruzzese. La squadra che attualmente rappresenta la città al livello più alto è il FC Lanciano, che partecipa al campionato di Eccellenza regionale.
La società di calcio a 7 A.S.D. Lanciano Special è una squadra di ragazzi disabili iscritta al campionato FIGC della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale.
Il circolo tennis Lanciano ha militato per 4 anni di fila nel campionato di A2. Ora milita in quello di serie B.
Nel campionato di serie C di pallavolo, sia maschile che femminile, milita il Lanciano All Stars Volley.
Nel campionato C Gold Nazionale milita l'Unibasket Lanciano.
Nel campionato di serie D regionale di pallacanestro milita l'Azzurra Basket Lanciano.[70]
Lanciano è stata più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia di ciclismo:
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