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fibra di cotone si ricava dalla bambagia che avvolge i semi delle piante del genere Gossypium Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il cotone è una fibra tessile, ricavata dalla bambagia che avvolge i semi delle piante del genere Gossypium.
La sua tessitura ha origine nella preistoria: frammenti di tessuto di cotone risalenti al V millennio a.C. sono stati rinvenuti nella civiltà della valle dell'Indo.
Sebbene sia quindi coltivato fin dall'antichità selezionandosi in varietà più produttive, è stata l'invenzione nel 1793 della sgranatrice di cotone a macchina a ridurne i costi di produzione, portandolo all'uso diffuso. Ad oggi è il tessuto in fibra naturale più utilizzato nell'abbigliamento.
Il cotone viene coltivato in molti Paesi in Asia, Africa e America, particolarmente pregiato quello egiziano e quello peruviano. Viene importato in Italia in fiocco, filato, tinto, trasformato in loco o riesportato. Negli ultimi anni sono comunque sorte delle piantagioni sul Tavoliere delle Puglie, più specificatamente nell'agro di San Severo.
Esistono molte specie vegetali che producono cotone, però solo quattro vengono coltivate commercialmente:
I maggiori produttori di cotone nel 2018[2] | |
---|---|
Paese | Produzione (tonnellate) |
Cina | 17.711.962 |
India | 14.657.000 |
Stati Uniti | 11.429.937 |
Brasile | 4.956.044 |
Pakistan | 4.828.439 |
Turchia | 2.570.000 |
Australia | 2.500.000 |
Uzbekistan | 2.293.039 |
Grecia | 837.432 |
Argentina | 813.692 |
Il cotone si otteneva in passato mediante lavorazione con strumenti di legno o a mano. Dopo aver preso la capsula del cotone dalla pianta omonima si ricavava un "gomitolo" di filamenti che veniva trattato e lavorato prima di essere inviato alle industrie tessili.
Il cotone era già presente prima del secondo millennio a.C. in India ed anche in Perù, ed era ampiamente noto agli Aztechi in America. Le prime testimonianze dell'esistenza di questa fibra risalgono a cinquemila anni fa e sono state trovate in Pakistan e a Tehuacán in Messico, ma tracce più recenti le abbiamo anche nei geroglifici egiziani e nelle cronache di Erodoto (V secolo a.C.).
Nel IV secolo a.C. Alessandro Magno aveva fatto di Alessandria il più importante centro di smistamento verso l'Europa del cotone indiano di pregiatissima qualità. Con la conquista della Spagna da parte degli Arabi vennero introdotte anche in Europa le tecniche di filatura e tessitura, oltre alla coltivazione del cotone che però si interruppe agli inizi del Seicento a seguito della cacciata dei Mori. A quel punto fu il Portogallo che si prese lo scettro di importatore principale del nobile cotone indiano.
Tra il XVIII e il XIX secolo, con la rivoluzione industriale la produzione di tessuti e filati si concentrò nel Regno Unito. Da lì le tecnologie di coltivazione e di lavorazione si diffusero rapidamente verso le Americhe. Il cotone divenne un'importante fonte di reddito negli Stati Uniti, specialmente negli Stati del Sud, dove era coltivato da manodopera schiavile, spesso tratta in maniera coatta dall'Africa. Con l'elezione del presidente Lincoln, primo presidente repubblicano degli USA, sostenitore della causa dell'abolizione della schiavitù, la questione della produzione cotonifera tramite manodopera schiavile giunse al centro del dibattito politico, sfociando poi nella Guerra di secessione Americana, che vinta dagli Stati del Nord porterà all'abolizione della schiavitù.
l'Inghilterra grazie alle invenzioni di Richard Arkwright e Edmund Cartwright aveva dominato nel mondo il cosiddetto oro bianco, come veniva chiamato il cotone in «un documento dei tempi di Nabucondonosor . (...) Il Lancashire diventa il centro tessile della Terra. L'Inghilterra impedisce con tutti i mezzi che l'America, la più importante produttrice di cotone, si appropri delle invenzioni di Arkwright e Cartwright. Essa appoggia in tutti i modi gli Stati del Sud, cioè gli stati produttori di cotone, contro il Nord».[4]
Secondo i dati al 2005 del ministero dell'Agricoltura statunitense[5], i maggiori produttori di cotone sono: Cina (5,7 milioni di tonnellate), Stati Uniti d'America (5,2), Pakistan (2,1), Uzbekistan (1,2) e Brasile (1). Gli altri paesi ne producono ciascuno meno di un milione di tonnellate. Gli USA producono molto più di quello che consumano: producono 5,2 milioni di tonnellate, ma ne consumano 1,3. La Cina è all'estremo opposto: produce 5,7 milioni di tonnellate, ma ne consuma 9,8 e le sue importazioni (4,2) sono quasi la metà del totale mondiale (9,5). L'Europa produce e importa relativamente poco cotone. I principali produttori sono la Grecia (0,43 milioni di tonnellate), la Spagna (0,11) e la Bulgaria (solo 2.177 tonnellate). L'Italia è il principale importatore dopo la Russia, con 147.000 tonnellate (il Bangladesh ne importa 446.000, la Corea del Sud 228.600). A partire dal 2002 si è aperta una vertenza internazionale sul cotone. Il Brasile ha contestato presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio il sostegno accordato dal Governo degli Stati Uniti ai produttori nazionali. Nel 2004 l'OMC ha "raccomandato" agli Stati Uniti:
Il Cotton è il contratto futures con cui si scambia il cotone sui mercati finanziari ed è regolamentato dallo standard internazionale della Intercontinental Exchange (ICE).[senza fonte]
Il prezzo del cotone è influenzato dai seguenti fattori:[7][8]
Cotone | |
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Tessuto seersucker a strisce verdi e bianche Esempio di etichettatura di manutenzione di un capo in cotone | |
Codice di riciclaggio | |
#60 TEX |
I tessuti di cotone sono ampiamente utilizzati sia nel campo dell'abbigliamento che in quello dell'arredamento.
Con il termine tessuto di cotone generalmente si intende indicare non solo tessuti fatti a telaio ma anche magline e jersey.
In aggiunta all'industria tessile, il cotone viene utilizzato anche nella fabbricazione di reti da pesca, tende, esplosivi (ad esempio la nitrocellulosa) e delle banconote in euro[9]
I capi di cotone bianco si lavano preferibilmente a 60° (in caso di necessità per motivi igienici si può arrivare a 90°, i tessuti colorati a temperature più basse). Il cotone può essere lavato a mano o in lavatrice senza particolari problemi in quanto allo stato umido migliora la sua resistenza; occorre evitare l'asciugatura alla luce diretta del sole perché indebolisce e ingiallisce la fibra.
Il filato delle fibre di cotone viene ottenuto attraverso la loro filatura.
La lavorazione, nel primo dopoguerra, prevedeva il passaggio nel torcitoio, macchina simile al filatoio ma sprovvista della parte stiro, che conferisce al filo svolto dalla rocca la torsione richiesta e confeziona il prodotto su un fuso. Il prodotto finale, confezionato, veniva poi regolarizzato e controllato attraverso la gasatrice, nella quale il passaggio del filo su una fiammella eliminava la peluria in eccesso e rendeva il filo più lucido. Se le ditte committenti necessitavano di matasse, si utilizzava l'aspatrice, se invece volevano il filo confezionato in rocche, si utilizzava la roccatrice.
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