Risalente al medioevo, si è costituito in villaggio nel 1024 intorno al Castello Caracciolo[6], tuttavia le prime notizie che si hanno su Tocco risalgono alla prima metà dell'800[7]. In età antica, nelle vicinanze dell'attuale centro abitato, era presente un insediamento pre-romano di probabile origine peligna chiamato Interpromium[5][8].
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Geografia fisica
Territorio
Il comune è situato alle falde del monte Morrone, ad un'altitudine di 356 m s.l.m.[9] nell'Area Casauriense della Val Pescara ed il suo territori è attraversato dal fiume Pescara, sul quale è situata una centrale idroelettrica, e del torrente Arolle. Ad est, al confine col territorio del comune di Popoli Terme, vi sono le Gole di Tremonti. Nel territorio comunale è presente parte del Monte Rotondo.
L'altitudine minima raggiunta dal territorio comunale è di 170 m s.l.m. mentre la massima è di 1725 m s.l.m.[9]
Dopo la Proclamazione del Regno d'Italia del 1861 si presentò il problema di dover dare una denominazione al Comune di Tocco per distinguerlo da un omonimo comune in Provincia di Benevento[11][12][13]. In una seduta del consiglio comunale del 26 novembre 1862 se ne discusse e furono varate proposte dai consiglieri. Furono proposti come nome "Tocco di Abruzzo" approvato da 6 voti contro 1 e "Tocco Tremonti"; alla fine la scelta per la decisione sul nuovo nome fu affidata al prefetto che stabilì il nome di "Tocco Casauria"[5][14] per «tradizioni storiche del famoso e vicino tempio di Casauria»[5].
Tocco da Casauria lega le sue origini ad un insediamento italico ritenuto dagli storici di probabile origine peligna[8], un pagus chiamato Interpromium, il quale era situato nell'attuale territorio comunale di Tocco sul fondovalle della Val Pescara dove passava la Via Tiburtina Valeria nei pressi del pianoro con l'attuale chiesa della Madonna degli Angeli[15][16]. Si ritiene che la sua scomparsa fu causata da calamità naturali come terremoti o alluvioni[8], tuttavia la zona dell'antico insediamento fu continuata ad essere abitata fino al primo medioevo[15].
La fonte medioevale più importante che riporta vicende su Tocco è Chronicon Casauriense redatto dai monaci dell'Abbazia di San Clemente a Casauria[17]. Il Chronicon cita Tocco per la prima volta nell'872 come curtis sotto la giurisdizione dell'Abbazia di San Clemente[18] e questo insediamento nel IX secolo iniziò ad acquisire sempre più rilevanza rispetto agli insediamenti di fondovalle[19]. La nascita del paese di Tocco è legata al processo di incastellamento con cui signori locali ed ecclesiastici cercavano di ottenere maggiore potere e controllo dei territori, il territorio di Tocco in particolare fu oggetto di contese tra signori rurali di origine germanica e la vicina Abbazia di San Clemente a Casauria[20].
Questa contesa iniziò nella prima metà del X secolo quando il potere dell'Abbazia fu indebolito dal fatto che venne distrutta da un'incursione saracena e franco chiamato Lupo, figlio di un ufficiale dell'imperatore Ottone III di Sassonia, ne approfittò per iniziare a usurpargli dei territori nella zona di Tocco[21]. Questa contesa tra l'Abbazia, Lupo e i suoi discendenti, che causò anche uno scontro armato nel 1019, andò avanti per decenni e si risolse con una vittoria de facto per i discendenti del franco[22][23]. Dal XIII secolo si andò sviluppando in muratura il centro urbano intorno ai due edifici più importanti dell'insediamento, la chiesa di Sant'Eustachio Martire e il castello[24]. In quel periodo il controllo di Tocco passò a Matteo Matteo de Plexiaco, signore di Manoppello e Pescosansonesco[25].
In seguito all'Unità, Tocco dovette risolvere il suo caso di omonimia con un comune in Campania cambiando nome da "Tocco" a "Tocco da Casauria", e dovette risolvere anche un contenzioso col Comune di Salle in merito al possesso di una zona di territorio, lo "Stazzo di Carnevale", tra i due Comuni[39]. Nel 1863 a Tocco iniziò l'estrazione di petrolio con un sistema a perforazione meccanica (primo caso in Italia)[40][41][42][43] e nel 1870 fu completata la costruzione del Palazzo Toro che fu utilizzato per la produzione del Centerbe[44][45][46][47].
Durante il fascismo vi furono la realizzazione di importanti opere pubbliche come la costruzione del primo edificio scolastico del paese[48] ed il restauro di diverse chiese ed aree pubbliche, il paese si andò particolarmente sviluppando nella zona di Via Roma[49]. Durante la seconda guerra mondiale Tocco, trovandosi a nord della Linea Gustav, fu occupato dai tedeschi[nota 3] e subì due bombardamenti da parte dagli Alleati, una volta nella sua centrale idroelettrica lungo il fiume Pescara ed una volta nel centro abitato[50]. I tedeschi si ritirarono da Tocco il 9 giugno 1944[51] ed il giorno dopo le forze alleate entrarono in paese[52].
Nel dopoguerra il centro abitato di Tocco subì importanti cambiamenti soprattutto nel 1960 quando furono abbattute varie case storiche sulla salita di Porta del Borgo verso il Colle[53], nella stessa zona fu abbattuta anche la fontana con l'obelisco dedicato a Giordano Bruno[54], furono inoltre demoliti edifici religiosi: la chiesa vicina alla chiesa di Sant'Eustachio[53] la chiesa di Santa Liberata nell'attuale Via Santa Liberata[54].
Simboli
Stemma comunale antico (1600)
Stemma comunale attualmente in uso
La città ha come segno distintivo uno stemma araldico raffigurante una torre sormontata da una stella, sul lato sinistro della torre vi è la lettera T, a destra la lettera O.
Lo stemma civico attuale si ispira a quello antico, la cui raffigurazione più vecchia ad oggi pervenuta è quella posta sul portale della chiesa della Madonna delle Grazie; esso risale al secolo XVII (più precisamente tra gli anni 1600 - 1610), è scolpito in pietra bianca e la sua grandezza è 79x50 cm[55][56].
Situata in Via Rovetone, è dedicata San Rocco di Montpellier e risale al 1610[57][58]. L'edificio è stato costruito in tufo con pianta rettangolare ad aula[57]. Le facciate anteriore e destra sono intonacate e dipinte in bianco, mentre le altre sono in tufo scoperto. L'interno è costituito da una volta a botte[57].
Chiesa di San DomenicoSituata in via San Domenico e affacciata su via Ramai, fu costruita inizialmente nel 1317 dedicata a San Francesco insieme ad un convento e gestita dai francescani[62]. Successivamente fu chiusa nel 1653 per poi venire distrutta dal terremoto del 1706. Il terremoto distrusse anche la chiesa in cui risiedevano domenicani e loro decisero però di ricostruire quella chiesa di San Francesco per stabilirvisi e dedicarla a san Domenico[63]. La struttura è a croce latina con una sola navata centrale e con atrio, transetto (con una cupola al centro), crociera e coro.Sono presenti sagrestia, una cappella ed una stanza oggi adibita a museo. L'originaria struttura trecentesca era adiacente ad un convento non più esistente e conserva ancora diversi elementi dell'originaria struttura medioevale.
È situata sull'odierna Via Madonna degli Angeli, vicino al bivio tra la Strada statale 5 Via Tiburtina Valeria e la strada e Torre de' Passeri[64]. La struttura è a muro portante ed all'interno è a pianta rettangolare con impianto ad aula[65][66]. La data 1677 è scolpita sopra l'architrave in pietra antistante la porta di entrata e potrebbe indicare la data di fondazione o di restauro della chiesa[67].
Inizialmente costruita come oratorio fuori dalle mura del paese per ospitare i domenicani[72], fu poi convertito in chiesa fra la seconda metà del '400 e gli inizi del '500[73]; Risale tra XV e XVI secolo[73][74]. All'esterno la chiesa è principalmente di colore giallo, con alcuni elementi bianchi. Dispone di un piccolo campanile con una sola cella campanaria. La facciata principale è composta da un portale (con architrave e rosone) che risale al 1605[56]. Vi sono anche 2 lesene bianche. Sull'architrave sono presenti tre stemmi ovaliformi del XVII secolo[56][75][76][77] uno dei quali è la più antica rappresentazione dello stemma comunale di Tocco[77].
Situato lungo Corso Garibaldi[82], fu fatto erigere intorno alla metà dell'Ottocento e completato nel 1870 come abitazione per la famiglia Toro e fabbrica per produrre il liquore centerbe[83]; è tuttora proprietà della famiglia Toro[82]. Durante il terremoto dell'Aquila del 2009 il palazzo è rimasto danneggiato[84] oggi completamente restaurato. L'edificio è a pianta rettangolare ed è composto da due piani[82]. Le sale furono affrescate dal pittore toccolano Francesco Paolo Michetti in stile ottocentesco napoletano[85][86].
La casa natale di Francesco Paolo Michetti fu l'abitazione del pittore toccolano da bambino[87], è stata successivamente trasformata in museo nel 1954[88]. L'edificio in stile liberty, risalente XIX secolo, è composto da tre piani, con finestre e portale rivestiti in pietra bianca[89].
È un castello d'origine medievale situato nel centro storico[90][91]. Fatto erigere fra il 1000 ed il 1100 fu danneggiato dal terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456[92]. Venne ricostruito in stile rinascimentale[93] l'anno seguente come residenza nobiliare e prese il nome di "Palazzo Ducale"[92]. L'edificio venne nuovamente distrutto durante il terremoto della Maiella del 1706[92][93] e ricostruito l'anno seguente[92]. Il castello è composto da quattro corpi di fabbrica collegati a quattro torrioni quadrati agli angoli dell'edificio che delimitano un cortile centrale. La parte superiore dell'edificio è invece composta da pietre marroni. La costruzione ha un basamento a scarpa che arriva a circa metà altezza dell'edificio, dove un redondone separa la scarpa dalla parte superiore. Lungo il basamento sono presenti delle feritoie, mentre nella parte superiore delle mura si trovano delle finestre rettangolari contornate da cornici decorate. Il torrione meridionale presenta dei merli ghibellini. La facciata di sud-est ospita il portale d'ingresso, caratterizzato da un arco a sesto acuto sorretto da capitelli di stile rinascimentale. Alla sinistra del portale d'ingresso si trova una rampa di scale, mentre alla destra c'è un piano inclinato dedicato alle carrozze[92].
Il monumento è una statua in bronzo su base in travertino realizzata da Torquato Tamagnini[94][95] posta davanti a Largo Enrico Berlinguer. Eretto in onore dei caduti toccolani nella prima guerra mondiale, risale al 1923. Dall'ottobre 1960 è dedicato anche ai caduti toccolani dalle guerre italiane combattute dal 1935 al 1945[96][97]
Nel paese è presente un impianto di produzione di energia eolica. Nel solo 2009 il surplus di produzione di energetica prodotta ha comportato un guadagno per le casse comunali di circa 170.000 € permettendo la rimozione di alcune imposte locali[98]. Questa politica ambientale è stata oggetto di un articolo da parte del New York Times[99]. Nel 2018 è stato aggiunto un quinto aerogeneratore. La produzione totale è di 4 MW (800kW per aerogeneratore)[100][101].
Torre dell'orologio
Situata all'angolo tra via Oriolo e via della Corte, ha pianta quadrata e risale al basso medioevo[102][103], ma l'orologio è stato aggiunto nell'Ottocento[104]. La costruzione conserva la parte sommitale, con le merlature alla ghibellina di coronamento; sul prospetto meridionale presenta una piccola apertura a finestra, sul prospetto occidentale vi è solo l'ingresso ad arco. L'orologio è tuttora funzionante ed è provvisto di campane[105] che scandiscono le ore e i quarti d'ora.
Porta della Croce
Situata in Via Cavour è l'unica porta superstite delle mura medievali[104]. Ha un arco a sesto acuto incluso in una cornice di pietra in ciottoli di fiume non lavorati. L'arco è sovrastato da una cornice marcapiano e da un timpano dall'andamento curvilineo, che si innalza nel punto centrale, che è un rifacimento del XVIII secolo.
Gli stranieri censiti nel territorio comunale il 31 dicembre 2023 erano 149.[110] La comunità più numerosa era quella proveniente dalla Macedonia del Nord con 93 cittadini residenti.[111]
Tocco fa parte dell'area linguistica abruzzese e più precisamente nell'area dov'è parlato il dialetto chietino (più precisamente il chietino occidentale) che abbraccia la fascia di territorio che va da Popoli Terme e la gola di Tremonti a sud del fiume Pescara fino al fiume Alento. Il dialetto toccolano presenta influenze del dialetto peligno e caratteri propri che lo distinguono da altri sotto dialetti e gerghi di paesi limitrofi[112].
Il dialetto toccolano, data la posizione geografica del centro, potrebbe essere definito una parlata di transizione tra quelle peligne e quelle dell'entroterra pescarese. Molto evidenti sono soprattutto i frangimenti vocalici e la metafonia "napoletana" anche da -o, fenomeni tipici dell'area peligna e riscontrabili anche ad es. a Popoli Terme e Pratola Peligna: tuttavia essi sono in uso ormai solo presso gli anziani, in quanto le generazioni più giovani hanno subito un sensibile influsso da parte delle zone dell'area metropolitana Pescara-Chieti.
Sul territorio comunale sono presenti alcune industrie tra cui la distilleria Toro, situata lungo la strada statale 5, che produce alcolici tra cui il centerbe, liquore tipico di Tocco[120][121].