2 gennaio: il Primo Ministro del Sudan, Abdalla Hamdok, si dimette dal suo incarico, dopo essere stato sottoposto agli arresti domiciliari in un colpo di Stato militare l'anno precedente ed essere nuovamente tornato al potere con un accordo con questi ultimi, tra numerose proteste da parte della popolazione[3].
5 gennaio: in Kazakistan viene dichiarato lo stato di emergenza a livello nazionale in risposta alle proteste iniziate il 2 gennaio precedente. Il primo ministro Asqar Mamın si dimette, mentre il presidente Qasym-Jomart Toqaev rimuove l'ex presidente Nursultan Nazarbaev, ampiamente considerato il vero potere del Paese, dalla sua carica di presidente del Consiglio di sicurezza del Kazakistan.[4]
a seguito di numerose proteste, il Primo Ministro del Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa e il suo intero governo rassegnano le proprie dimissioni. Tre giorni dopo Ranil Wickremesinghe diventa il nuovo Capo del Governo.[24][25]
16 settembre: viene uccisa in Iran Mahsa Amini, per aver infranto la legge islamica sul velo. L'evento scatena una serie di proteste, la cui violenta repressione da parte delle autorità causa oltre 200 vittime, centinaia di feriti e oltre 1 500 arresti.
7 dicembre: il Congresso del Perù rimuove il presidente Pedro Castillo dall'incarico e lo arresta dopo aver tentato di sciogliere il congresso in un tentativo di colpo di stato. Gli succede la vicepresidente Dina Boluarte, prima donna a ricoprire il ruolo di presidente nella storia del Paese, la quale, subito dopo l'insediamento, deve affrontare le violentissime proteste popolari scoppiate fra i sostenitori del Presidente ed i suoi oppositori, che vedono occupazioni, vandalismi e guerriglie urbane all'ordine del giorno. Viene per questo decretato, per la prima volta nel paese, lo stato di emergenza nazionale per un mese.
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