Terni
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia in Umbria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
comune italiano, capoluogo dell'omonima provincia in Umbria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Terni è un comune italiano di 106 434 abitanti[1], capoluogo dell'omonima provincia in Umbria.
Terni comune | |
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Da sinistra, in senso antiorario: panorama della conca ternana da sud; Sala di Fetonte, Palazzo Spada; Duomo di Terni; Reliquie di San Valentino, presso la Basilica; Piazza Tacito, fontana e Palazzo del Governo; Cascata delle Marmore.
Al centro: Anfiteatro Fausto | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Provincia | Terni |
Amministrazione | |
Sindaco | Stefano Bandecchi (AP) dal 29-5-2023 |
Territorio | |
Coordinate | 42°34′N 12°39′E |
Altitudine | 130 m s.l.m. |
Superficie | 212,43 km² |
Abitanti | 106 434[1] (31-10-2024) |
Densità | 501,03 ab./km² |
Frazioni | Vedi elenco |
Comuni confinanti | Acquasparta, Arrone, Colli sul Velino (RI), Labro (RI), Montecastrilli, Montefranco, Narni, Rieti (RI), San Gemini, Spoleto (PG), Stroncone |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 05100 |
Prefisso | 0744 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 055032 |
Cod. catastale | L117 |
Targa | TR |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 650 GG[3] |
Nome abitanti | ternani |
Patrono | san Valentino[4] |
Giorno festivo | 14 febbraio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Terni all'interno della provincia omonima | |
Sito istituzionale | |
L'area della conca ternana risulta interessata da insediamenti stabili già in età protostorica, come è testimoniato dalla necropoli delle Acciaierie, utilizzata a partire dall'ultima fase dell'Età del Bronzo finale fino a tutta la fase iniziale della prima Età del Ferro da una comunità cospicua, riconducibile alla facies protostorica detta Cultura di Terni.
L'abitato pertinente alla necropoli era posto nella fascia collinare e pedemontana a nord dell'attuale città, probabilmente nella zona della Civitella, mentre solo in età più tarda (VII sec. a.C.) si avrà la nascita di un vero e proprio centro protourbano nell'area posta alla confluenza tra fiume Nera e torrente Serra. I dati archeologici sembrano confermare, quindi, la tradizionale data di fondazione della città, collocata al 672 a.C. in base ad un'iscrizione del 32 d.C. (Corpus Inscriptionum Latinarum XI, 4170) . Le genti preromane che abitavano tali insediamenti nelle fonti latine sono chiamate Nahartes (da cui il nome della città, Interamna Nahartium, ossia dei Naharti), etnonimo che accomuna tutte le popolazioni umbre che vivevano lungo il corso del fiume Nahar (il Naia) in fondo alla valle.
Città ad elevato tasso di sviluppo industriale sin dal medioevo, quando era un ricco e combattivo libero Comune con decine e decine di mulini ad acqua, nel XIX secolo vide crescere la sua potenzialità industriale nella seconda rivoluzione industriale, tanto da essere soprannominata "La Città d'Acciaio" e la "Manchester italiana".[5] Ospita le famose Acciaierie fondate nel 1884 e dal 1875 un'importante Fabbrica d'Armi, tuttora attiva, oltre ad impianti idroelettrici e opifici specializzati nei settori tessile e chimico. Prima città industriale in Italia dopo quelle del famoso Triangolo, ha subìto pesantissimi bombardamenti nel corso della seconda guerra mondiale da parte degli Alleati.
Nel XXI secolo, Terni conserva soprattutto una struttura moderna, sorta con le ricostruzioni post-belliche. Nonostante ciò, sono ancora rintracciabili nella città rinvenimenti archeologici dell'età del ferro, monumenti romani, medievali e barocchi.[6] Alle zone urbane moderne si alternano paesaggi verdi (in primis la cascata delle Marmore, il Lago di Piediluco e la campagna ternana), e anche nel circondario numerose sono ancora le testimonianze di resti romani (Carsulae), medievali, rinascimentali e barocchi.
Una tradizione tarda, rifacendosi a un passo dell'Historia Augusta, attribuisce alla città umbra i natali del celeberrimo storico Publio Cornelio Tacito, al quale è intitolata una delle principali piazze cittadine e un monumento.
Terni è anche nota come “città degli innamorati” poiché presso l'omonima basilica sono custodite le spoglie di San Valentino che fu vescovo della città.
Terni sorge sulle rive del fiume Nera e del fiume Serra, in una vasta e fertile conca circondata dall'Appennino umbro-marchigiano e dal Subappennino laziale. È situata al centro della penisola italica e dista 80 chilometri da Perugia, 90 da L'Aquila e 100 da Roma.
Il territorio comunale è ampio (212,43 km²), e si estende intorno alla città di Terni, (conca ternana) fino alla Valnerina Ternana ad est e alle Terre Arnolfe a nord/nord-ovest. La densità abitativa è abbastanza elevata, per la notevole presenza di aree verdi sparse nel territorio comunale. Il territorio si è formato a causa dell'erosione dovuta al mare presente durante la preistoria. Anche per questo elemento il sottosuolo è sabbioso e quindi riduce la possibile devastazione dei terremoti che spesso si scatenano nelle zone appenniniche.
Il territorio comunale ha un dislivello di 1.017 m s.l.m.: si passa infatti dai 104 di Vocabolo Pantano, ai 1.121 del Monte Torre Maggiore ed è composto per il 52,6% da montagna, per il 31,6% da collina, per il 13,4% da pianura e per il 2,4% da laghi.
I fiumi presenti nel territorio sono il Nera, il Serra, il Tescino, l'Aia e il canale di Recentino. Le Cascate delle Marmore sono formate dal fiume Velino che compie interamente il suo corso attraversando la provincia di Rieti e il suo capoluogo, gettandosi poi nel fiume Nera.
Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Terni appartiene alla fascia Csa, ossia al clima mediterraneo. La città gode di un clima mite e confortevole nei periodi primaverili ed autunnali.
Le stagioni più piovose sono la primavera e l'autunno, prevalentemente nei mesi di novembre e aprile. L'autunno tende inoltre a essere più caldo della primavera a causa del lento rilascio del calore assorbito dal suolo nel corso dei mesi estivi.
Per la loro posizione in una piana alluvionale intermontana, sia la città che i centri limitrofi sono soggetti a forti escursioni termiche annue: cosicché l'estate è estremamente calda, umida, poco ventilata e perciò afosa, condizione che espone il territorio a forte rischio di siccità. Viceversa, gli inverni sono freddi e piovosi, con notevoli picchi rigidi e intervallati fenomeni nevosi di una certa consistenza.
In generale, il clima è moderatamente ventilato, poiché i venti tendono a diminuire d'intensità incontrando le alture circostanti. Pertanto, in assenza di vento, è frequente che la nebbia, talvolta molto fitta, ricopra la conca per buona parte della giornata, soprattutto durante la stagione fredda, con elevati valori di umidità dell'aria.
TERNI | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 10,2 | 12,6 | 16,1 | 19,7 | 24,6 | 28,9 | 32,7 | 32,2 | 27,9 | 21,8 | 15,3 | 10,8 | 11,2 | 20,1 | 31,3 | 21,7 | 21,1 |
T. min. media (°C) | 2,4 | 3,5 | 5,6 | 8,1 | 11,9 | 15,7 | 18,3 | 18,3 | 15,5 | 10,8 | 6,6 | 3,5 | 3,1 | 8,5 | 17,4 | 11,0 | 10,0 |
Precipitazioni (mm) | 66 | 68 | 63 | 65 | 69 | 60 | 26 | 57 | 83 | 102 | 110 | 83 | 217 | 197 | 143 | 295 | 852 |
Giorni di pioggia | 8 | 8 | 8 | 8 | 8 | 7 | 4 | 5 | 6 | 7 | 9 | 8 | 24 | 24 | 16 | 22 | 86 |
Eliofania assoluta (ore al giorno) | 3,3 | 4,2 | 4,8 | 5,5 | 6,9 | 7,9 | 9,4 | 8,8 | 7,1 | 5,6 | 3,8 | 3,0 | 3,5 | 5,7 | 8,7 | 5,5 | 5,9 |
Vento (direzione-m/s) | E 3,3 | E 3,3 | SW 3,1 | SW 3,2 | SW 3,2 | SW 3,2 | SW 3,3 | SW 3,2 | SW 2,9 | E 3,1 | E 3,1 | E 3,3 | 3,3 | 3,2 | 3,2 | 3,0 | 3,2 |
La città, posta in una pianura alluvionale tra il fiume Nera e il torrente Serra, vide il suo territorio abitato già nel neolitico nell'età del rame, nell'età del bronzo e del ferro, come testimoniano numerosi rinvenimenti. L'età del Bronzo medio (XVI–XIII secolo a.C.) fu segnata da un'attività pastorale, di tipo transumante, contraddistinta da insediamenti in capanne e grotte. Questa attività di tipo caseario è testimoniata dai vari manufatti ceramici, ad essa connessi, rinvenuti presso Titignano, Avigliano Umbro e Narni.[senza fonte]
Con gli inizi dell'età del Ferro (X secolo a.C.), il territorio accrebbe la propria importanza, come attestato dalla grande necropoli delle Acciaierie. In questo periodo si affermò un modello di insediamento stabile ed organizzato, supporto fondamentale per lo sviluppo della cultura ternana, una delle più importanti dell'Italia protostorica. La Necropoli dei Naharki di Terni che fu scoperta nel 1884 è la più grande dell'Europa meridionale: 2500 tombe.[senza fonte]
Le fonti classiche non citano quando Terni (in latino Interamna Nahars o semplicemente Interamna) entrò a far parte delle strutture amministrative romane. Nel 290 a.C., o poco dopo, Manio Curio Dentato promosse la costruzione della Via Curia (di cui non resta traccia), collegando Terni a Rieti[7] e realizzò il taglio del costone delle Marmore, per facilitare il deflusso delle acque del Velino nel Nera;[8] è, quindi, probabile che già all'epoca Interamna fosse romanizzata. Dopo la Guerra sociale, Interamna divenne municipium.[9] Con la sistemazione amministrativa dell'Italia, Interamna fu iscritta alla tribù Clustumina e fu inclusa nella Regio VI Umbria.[10] Si colloca nel periodo fra la fine del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C. la strutturazione definitiva della Terni romana. In questo periodo furono edificati templi, il teatro, due terme e l'anfiteatro.[11]
Durante l'Impero fu teatro di alcuni avvenimenti significativi: la resa delle ultime truppe di Vitellio alle legioni di Vespasiano nel 69,[12] l'attribuzione, da parte del Senato, dellìauctoritas imperiale a L. Settimio Severo nel 193[13] e l'uccisione, nel 253, nelle campagne vicine, dell'imperatore Treboniano Gallo e di suo figlio G. Vibio Volusiano, mentre si apprestavano a combattere contro le legioni dell'usurpatore M. Emilio Emiliano.[14]
Nel 273, a 97 anni, per mano del soldato romano Furius Placidus, agli ordini dell'imperatore Aureliano venne martirizzato il primo vescovo interamnate san Valentino[senza fonte]. Egli fu consacrato vescovo di Terni nel 197, a soli 21 anni. Egli è il patrono della città di Terni e degli epilettici. Non sappiamo con certezza la sua origine, se fosse ternano o romano, fatto certo e sicuro che egli fu il vescovo di Terni per tutta la sua vita, sin dalla sua ordinazione. La tradizione orale e storiografica ternana antica lo vuole originario di Terni.
Nel 275 d.C., a seguito dell'assassinio di Aureliano, un ternano divenne imperatore di Roma: prima il Senato e poi l’esercito decisero che il successore dovesse essere Marco Claudio Tacito, che fu richiamato dalla sua casa interamnate e incoronato:
«Nella bontà, nella clemenza, nella giustizia, nell’equità, nella prudenza, nelle liberalità e nell’altre virtù a’ Principi convenevoli, superò molti dei suoi migliori predecessori...»[15].
Egli punì i responsabili della morte di Aureliano, riordinò la rete stradale, si rivolse contro gli Eruli e i Goti che saccheggiavano i territori dell'Asia Minore; dopo averli battuti, affidò la continuazione dell'impresa al suo fratellastro Marco Annio Floriano, suo prefetto del pretorio. Nonostante l’età si impegnò nella guerra contro i persiani che Aureliano aveva avviato. La chiuse vittorioso, ma fu l’ultima soddisfazione per lui. Aveva già la ragguardevole età di 75 anni, Marco Claudio, dopo aver ricoperto importanti cariche pubbliche (fu anche Console) si ritirò a vita privata ritornando nella sua casa natia di Interamna. Una casa che, come le altre dei Tacito, si trovava secondo gli studi e le ricerche dello storico ternano Francesco Angeloni, in quella che oggi è via Manassei: i Manassei (una delle nobili famiglia ternane più importanti nel Medioevo e Rinascimento) avrebbero appunto costruito il loro palazzo, sulla preesistente casa di Tacito. Morì nel 276, circa un anno dopo la sua nomina ad imperatore, forse a causa di febbri contratte nell'affrontare il viaggio di ritorno. Tuttavia le testimonianze degli storici latini sono insufficienti rispetto a quest'ultimo particolare. Si sa solo che a succedergli fu il fratellastro Annio Floriano. Secondo la Historia Augusta a Marco Claudio Tacito, Marco Annio Floriano e a Gaio Cornelio Tacito (loro avo), era dedicata una tomba detta: Tre Monumenti, che sorgeva nella zona di porta Spoletina, prima delle invasioni barbariche.
La diffusione del Cristianesimo è attestata dall'area cimiteriale, databile al IV secolo, sorta su una necropoli pagana. Il luogo principale di culto dedicato inizialmente a S. Maria Assunta, fu costruito probabilmente all'interno delle mura cittadine, nel luogo dove ora sorge la cattedrale.[16]
Dopo la Guerra Gotica, durante la quale è probabile che anche Interamna sia stata, prima occupata dagli Ostrogoti, poi ripresa dai Bizantini,[17] la conquista più significativa fu quella longobarda, avvenuta ad opera dei Duchi di Spoleto alla fine del VI secolo e compiuta già al tempo di Autari.
Nel 1174 le soldataglie del vescovo Cristiano di Magonza presero e distrussero la città con l'accusa di non pagare le presunte gabelle dovute all'imperatore[18].
Alla fine del 1100 e agli inizi del 1200 Terni aveva una magistratura composta da due consoli e un Parlamento, e al momento in cui riebbe la diocesi (1218), ebbe anche un Podestà e un Capitano del Popolo. Nel 1240 Terni fu premiata da Federico II con l'aquila nera in campo oro nel proprio gonfalone cittadino: «per la fedeltà e la gagliardia dei suoi uomini» e comandata da un'antica, solida e orgogliosa aristocrazia di origine germanica, la famiglia Castelli in primis, discendente dalla stirpe di un principe franco di Terni, ma anche quella dei Camporeali, dei Cittadini. Nel 1260 partecipò vittoriosamente alla battaglia di Montaperti al fianco dei Ghibellini Senesi contro la Guelfa Firenze. Nel 1294, il Comune si dotò di una nuova carica, i "quattro di credenza" o difensori del Popolo e, nel 1307, dei Priori. Terni entrò a far parte del potere temporale dei papi (e di conseguenza allo Stato Ponticio), in maniera definitiva, solo nel 1564, dopo il tragico evento della Strage dei Banderari.
Agli inizi del Quattrocento, Terni aveva tra i sei e i settemila abitanti, 300 torri cittadine e una cinta muraria completa e in fase di miglioramento per le artiglierie. Era una città di medie dimensioni, più grande di Narni, urbanisticamente parlando, e poco più grande di Spoleto. Era una città-stato molto sviluppata e ricca grazie alla spinta di fiorenti commerci e di una crescente attività manifatturiera. A parte un piccolo censo alla chiesa e a un governatore pontificio come Andrea Tomacelli nel primo decennio del secolo, la cui rocca di controllo venne sistematicamente abbattuta più volte dai ternani stessi, nella seconda metà del secolo i governatori di Roma si vedranno costretti spesso a risiedere altrove, la città era libera politicamente e militarmente dal papato. La sua ricchezza nel XV secolo era favorita dalla sua presenza accanto ai fiumi Nera e Serra, con una serie di corsi d’acqua minori, le cosiddette forme, che attivavano un numero cospicuo di: mulini, ramiere e cartiere. Gran parte dell’attività del governo cittadino era riservata a questioni di natura idrologica (Marmore, fiumi e canali cittadini). Di pari passo la città pullulava sempre più di una borghesia mercantile (Banderari) assai industriosa e che pareggiava in fasto e ricchezza la sua controparte: i nobili. A capo della macchina comunale ternana stavano sei Priori (in carica mensile), con ampi poteri politici e amministrativi. Gli organi legislativi e consultivi erano: il Consiglio di Credenza (o di Cerna), composto, oltre che dai Priori, dai Ventiquattro del popolo (tanti per borgo, o rione, che erano sei: Fabri, Castello, Rigoni, Aultrini, Disotto, Amingoni), che portando ognuno una bandiera furono detti Banderari; e ventiquattro Boni viri (su base censuaria e imbussolati). Grande personaggio ternano di questo secolo fu il Padre Barnaba Manassei, beato francescano di nobile lignaggio, inventore dei Monti di Pietà nel mondo contro l'usura ebraica[19].
La storia cinquecentesca del comune si caratterizzerà ancora di più per la fecondità di ottimi e illustri uomini: condottieri (i fratelli Alessandro e Lucantonio Tomassoni e altri numerosi capitani, Ludovico Aminale, uno dei tredici soldati di ventura italiani che parteciparono alla Disfida di Barletta), grandi mecenati come il conte Michelangelo Spada (coppiere, cameriere segreto di Papa Giulio III, segretario apostolico, cavaliere di San Pietro, di Loreto e di San Paolo e conservatore capitolino[20]), poeti avventurieri (Orazio Nucula, cavaliere di San Pietro, diplomatico, dotto letterato e anch'egli intimo amico di Papa Giulio III) e affermati scrittori come Ercole Barbarasa (eccelso latinista e traduttore del Convivio di Platone e delle Antichità di Roma - di Bartolomeo Marliani - in lingua volgare).
La politica militare della città, soprattutto dall'inizio del XVI secolo, si orienterà in maniera qualificata ed esperta, nell'arte della guerra, e continuerà nel solco delle tradizionali campagne militari contro le rivali: Narni, Spoleto e Rieti. Terni, con l'aiuto di spagnoli, tedeschi e colonnesi, riuscirà a porre fine, in maniera irreversibile, alla secolare politica aggressiva di Narni, devastandola e ponendola sotto saccheggio, tale evento passerà alla storia come il famoso sacco di Narni (del 1527), da cui peraltro i narnesi non si ripresero più nei secoli a venire. Tuttavia già dalla seconda metà del XV secolo, Terni, aveva sviluppato un esercito in grado di muovere offensive o resistenti difese, era già annoverata tra la rosa delle prime città dell'Umbria per importanza, prestigio e soprattutto ricchezza, pur mantenendo uno dei contadi più piccoli dell'Umbria, aveva un'economia assai sviluppata e ricca, ma soprattutto un'estensione urbanistica importante. Era una città mercantile e assai industriosa come ci riporta l'Angeloni, il Passavanti, il Silvestri e le Antiche Riformanze del Comune. La sua attività manifatturiera e la sua posizione, posta lungo la Via Flaminia, la rendeva meta costante di andirivieni per chi si dirigeva a Roma, o da Roma andava nel nord. La città, pur limitata nei suoi possedimenti, si era circondata di numerose rocche difensive, all'avanguardia, per quanto concerne l'edilizia e la difesa del contado. Fra queste fortezze fortemente presidiate si annoverano: Rocca Sant'Angelo, Colleluna, Rocca di San Giovanni a Piedimonte, Rocca di Casale Rinaccio, Papigno, Rocca di Fava, la Rocca di Monte di Valle presso Miranda, Rocchetta, Miranda stessa (dal 1453) e Acquapalombo.
«Terni (sin dall'inizio del XVI secolo n.d.r.) si dotò di una consistente artiglieria a suo presidio. La rinascita ternana non si avvalse solo della difesa dei cannoni, ma di un'armata permanente di soldati e vide nascere capitani e avventurieri di professione, magari in ritardo sull'epoca di Braccio da Montone e di Gattamelata, ma che parteciparono alle guerre fra l'Impero e la Francia e alle spedizioni contro i corsari di Solimano»
Francesco Sansovino, insigne storico romano, ci dice che la città possedeva poco meno di un centinaio di mulini (dei quali alcuni, del 1500, ancora si possono ammirare diroccati e abbandonati nella campagna, vicino alle strade o nei sobborghi di Terni), una gloriosa città umbra, la cui caratteristica era la bellicosità e la prestanza alle armi dei suoi abitanti, primi in Italia come combattenti e armigeri[22]. Alla città di Terni e al suo consiglio cittadino si rivolgeranno con rispetto e ammirazione, non solo papi, ma anche principi come Cosimo I de' Medici, Filippo II di Spagna, Francesco d'Este, Pierluigi Farnese e tanti altri. Nel 1564, dopo la Strage dei Banderari, Terni diventa di dominio assoluto dello Stato Pontificio.
Il seicento sarà un'epoca di pace e dominio papale, in cui molti edifici cittadini fra chiese e palazzi nobiliari rinnoveranno la loro struttura esteriore e interna. Celebri personaggi di questo secolo furono soprattutto commediografi di levatura nazionale, famosi soprattutto nel centro nord e a Venezia, come: Paolo Rossi, Rubino Orlandi e Francesco Angeloni. Quest'ultimo non fu solo commediografo, ma anche insigne umanista, storico e antiquario. Nel campo delle scienze vi fu Anastasio De Filiis (astronomo e uno dei soci fondatori dell'Accademia dei Lincei). Non mancarono neanche personaggi nell'ambito della santità: Madre Maria Eletta di Gesù, al secolo Caterina Tramazzoli, Serva di Dio. Numerose furono le testimonianze che si diffusero in merito alla sua santità in Nord Europa. A 24 anni, ancora giovane gli venne affidato l'incarico di dirigere la fondazione di un Carmelo a Vienna. Dopo quattordici anni, l'imperatore Ferdinando III d'Asburgo, che la teneva in gran stima e ammirazione, gli chiese di fondarne un altro a Praga, era tenuta in gran stima anche da papa Alessandro VII, il quale ebbe a dire così della Madre:
«Questa lucerna, un giorno, sarà posta sopra il candeliere della Chiesa di Dio»
Numerosi sono i manoscritti dedicati alla sua vita e alle sue opere, sia in lingua italiana che tedesca. Tre anni dopo la morte e la sepoltura, le consorelle ottennero il permesso di riesumare il corpo che venne trovato incorrotto. Ora è venerato nella chiesa del Carmelo, in cima al Castello di Praga. Un altro personaggio degno di memoria di questo secolo fu il padre francescano Lattanzio Mazzancolli, beato sacerdote dell'ordine minore, facente parte di una delle storiche famiglie nobili più antiche e importanti di Terni, a cui vengono accreditati numerosi miracoli[23].
Il "quieto vivere valligiano" di questa medio-grande comunità umbra fu bruscamente interrotto il 16 febbraio 1797, quando il generale Louis Alexandre Berthier da Spoleto dettò le condizioni di resa all'Armata Francese. Nel marzo dello stesso anno, Terni fu dichiarato municipio cantonale urbano appartenente al Dipartimento del Clitunno, con capoluogo Spoleto.[24] Al ritorno di Terni al Papa seguì un periodo di relativo benessere: nel 1842 fu ammodernata la ferriera, nel 1846 fu inaugurato un moderno cotonificio, arrivò la ferrovia Pio Centrale che la collegava a Roma e ad Ancona.[25]
Il 20 settembre 1860 i bersaglieri piemontesi del colonnello Brignone entrarono a Terni attraverso la Porta Spoletina. Il Plebiscito che seguì e formalizzò l'annessione al Regno d'Italia vide 1 solo voto contrario a fronte di 3.461 voti favorevoli.[26] Il primo sindaco post-unitario fu eletto il 1º dicembre 1860. Illustri personaggi ternani di questo secolo furono: Paolano Manassei, nobile ternano, storico, politico e imprenditore, Pietro Antonio Magalotti, dottore in legge e fine letterato, Sante Possenti, nobile ternano e governatore pontificio, dal quale nacque San Gabriele dell'Addolorata, il musicista Giulio Briccialdi, grande compositore e miglior virtuoso flautista italiano del suo secolo, stretto amico e compagno di lavoro di Giuseppe Verdi e l'imprenditore Virgilio Alterocca (che fu anche insegnante, editore, politico e benefattore) che introdusse sulla scena italiana la cartolina illustrata[27].
Dopo l'annessione al Regno d'Italia, la volontà del Ministero della Guerra, del Commissario per l'Umbria Gioacchino Napoleone Pepoli e degli amministratori locali di fare di Terni un centro industriale e militare portò all'edificazione della Fabbrica d'Armi nel 1875[28] e alla"'Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni", nel 1881, su iniziativa di un imprenditore belga, Cassian Bon, che aveva rilevato una fonderia locale specializzata nella fusione di tubi e di Vincenzo Stefano Breda, titolare della Società Veneta per le Imprese e le Costruzioni Pubbliche; l'obiettivo dell'impresa era quello di produrre corazze per le navi da guerra.[29]
Nel 1884 il romano Angelo Sinigaglia acquistò ed ammodernò la ferriera;[30] nel 1885 il genovese Alessandro Centurini iniziò la costruzione di un lanificio e jutificio;[31] nel 1890 il torinese Antonio Bosco costruì uno stabilimento per la produzione di attrezzi agricoli;[32] nel 1896 si costituì la Società Italiana del Carburo di Calcio, Acetilene ed altri Gas, che gestiva non solo stabilimenti per la produzione del carburo di calcio ma anche centrali idroelettriche.[33] Terni fu la quarta città italiana, in ordine di tempo, ad avere l'illuminazione pubblica ad elettricità. Nel 1901, dopo le leggi Pelloux, fu ricostituita la Camera del Lavoro, mentre il 26 dicembre del 1904 venne fondata a Terni la Federazione Giovanile Repubblicana d'Italia.[34]
Durante la prima guerra mondiale la Società degli Alti Forni e Fonderie di Terni aumentò notevolmente la produzione, oltre che delle corazze per le navi da battaglia, anche di componenti dei cannoni e dei proiettili, almeno fino all'apertura degli stabilimenti Ansaldo di Genova.[35] La Fabbrica d'Armi produceva armi di vario tipo, fra le quali il fucile Carcano Mod. 91 che equipaggiò l'esercito italiano per molti anni: durante il primo conflitto mondiale raggiunse la produzione di duemila fucili al giorno.[36] All'inizio del 1917 nasceva la Sezione Difesa di Terni con 3 Farman 14 e 3 piloti e dal 6 settembre 1918 diventa 306ª Squadriglia.
Nel 1927 fu istituita la provincia di Terni[37] e il territorio comunale fu ampliato con l'aggregazione dei comuni limitrofi di Cesi, Collescipoli, Collestatte, Stroncone, Papigno, Marmore, Piediluco e Torre Orsina.[38] Decisivi in questo senso i buoni rapporti che il podestà della città, Elia Rossi Passavanti, aveva con il governo fascista.
Nodo industriale di primaria importanza, Terni fu oggetto di oltre cento bombardamenti da parte degli Alleati durante la loro campagna di guerra in Italia: l'11 agosto del 1943 un bombardamento aereo, senza che l'UNPA facesse in tempo a lanciare l'allarme, provocò un numero elevatissimo di vittime[39], quasi tutte civili, e la distruzione di numerosi edifici della città vecchia. Gli inglesi del generale Alexander entrarono in città il 13 giugno del 1944.[40] In riconoscimento delle vittime civili e delle distruzioni subite a causa dei bombardamenti Terni è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valore Civile[41] e, per la sua attività partigiana, della Croce di Guerra al Valor Militare[42]. Dal 1944 al 1946 la città ha ospitato tre campi di internamento per prigionieri fascisti, gestiti dagli anglo-americani: il Civil Internee Camp di Piazzale Donegani, il campo R707 "Recalcitrant Camp" di Strada dei Laghetti e il centro detentivo ricavato dai capannoni della Società Prodotti Esplodenti Autarchici (SPEA) a Narni Scalo.
Subito dopo l'arresto di Mussolini il 25 luglio 1943 gli operai delle fabbriche organizzarono i primi nuclei di resistenza a Terni. Nel febbraio 1944 nacque dalla banda Spartaco Lavagnini, la Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci" che riunì diversi gruppi ribelli partigiani, fu la prima formazione garibaldina attiva nel centro Italia. Alfredo Filipponi, dirigente comunista di Terni, partigiano con il nome di battaglia Pasquale, fu commissario politico e poi comandante militare, Gildo Bartolucci vice comandante[43]. La Brigata Garibaldi "Antonio Gramsci" era composta dai battaglioni Spartaco Lavagnini, Giovanni Manni, Morbidoni, Calcagnetti, Tito 1 e Tito 2 tra l'autunno 1943 e la primavera 1944 insieme a formazioni ribelli e bande autonome, Liberarono vasti territori dall'occupante nazifascita, dichiarando la Repubblica, riuscirono a controllare diversi comuni del centro Italia, dagli Appennini alla valle del Tevere. Gli stessi territori, furono bersaglio di brutali restrellamenti nazifascisti che causarono la morte di civili e la distruzione di beni materiali. Il cuore operaio e popolare della città di Terni fu fulcro di tali attivita' di resistenza.
Le dismissioni belliche risultarono deleterie per l'acciaio ternano: fra il 1947 e il 1952 furono licenziati quattromila e settecento lavoratori.[44] Tuttavia, la capacità produttiva e le competenze delle maestranze sopravvissute alla guerra permisero di recuperare tutto il sistema idroelettrico e di installare una linea diretta con Genova per l'alimentazione del nuovo stabilimento siderurgico dell'Ilva di Cornigliano. Nel 1962, con l'istituzione dell'Enel, tutte le fonti energetiche della società ternana furono nazionalizzate. Seguì, a breve, lo scorporo delle altre attività: l'elettrochimico di Nera Montoro fu ceduto all'Anic, nel 1967 lo stabilimento di Papigno passò all'Eni; le attività siderurgiche furono incorporate nella Finsider.[45]
Seguirono numerose chiusure di stabilimenti industriali e riconversioni, che durarono dagli anni cinquanta agli anni ottanta. Dai primi anni novanta non si sono fermati i lavori di ristrutturazione dell'impianto urbano del centro cittadino, imperniato sui "tre centri storici" del Quartiere Clai come centro della città romana, del Quartiere Duomo come centro della città medioevale e dell'asse Piazza Europa-Piazza della Repubblica-Corso Tacito come centro della città moderna[46].
La città, nel secondo dopoguerra, ha avuto una forte espansione ben oltre i villaggi operai d'inizio secolo, sviluppandosi su quattro assi a raggiera intorno al nucleo centrale e ponendo al nuovo piano regolatore Ridolfi (e sue successive varianti) il problema della vivibilità delle periferie e del loro collegamento con il resto della città.[47] La viabilità ha dovuto superare l'antico schema dell'unico asse preferenziale della Flaminia, contestualizzando i progetti in un ambito interregionale, come la direttrice Rieti-Terni-Civitavecchia, la SS 3 bis, tutte essenziali per le industrie del ternano.
La leggenda legata alla città di Terni e al suo stemma narra che molti anni fa, la presenza nel territorio di un terribile drago chiamato Tiro o Thyrus provocava paura e apprensione tra la cittadinanza, e che neanche i più coraggiosi, chiamati dal Consiglio degli Anziani, osavano avventurarsi in quei territori e nessuno riusciva a risolvere la questione. Quando il Consiglio era sul punto di rinunciare alla battaglia, si fece avanti un giovane ternano della nobile famiglia dei Cittadini: si dice che indossasse una lucente armatura e che sfoderasse tutta la sua fierezza e la sua voglia di sfidare l'orribile drago: "Vado io a fare una visita a quel mostro. Cosa ne dite?", sembra che disse presentandosi agli Anziani, i quali accettarono e lo benedissero augurandogli ogni fortuna.
Il coraggioso sorprese il mostro addormentato e la cosa sembrava facilitare il suo ardito compito. Ma mentre stava per colpirlo con la sua lancia, il drago si alzò e gli balzò contro. Da qui ne seguì una spaventosa battaglia, durante la quale la bestia aveva la meglio. Ma un certo punto, il bagliore di un raggio di sole riflesso nell'armatura accecò il drago: fu l'occasione giusta, il giovane scagliò la sua lancia e trafisse a morte il mostro. Tutti i cittadini si riunirono immediatamente sul luogo del combattimento per vedere con i propri occhi quello che era accaduto. Seguirono giorni di festa per celebrare il giovane, che fu premiato con dei terreni che un tempo erano di appartenenza del mostro.
Lo stemma e il gonfalone sono stati riconosciuti con decreto del Capo del Governo del 4 maggio 1936.[49] Il drago della leggenda, che aveva per nome Thyrus (o Tiro, italianizzato), è riportato sullo stemma della città:
«Di rosso, al Tiro alato di verde, squamato, linguato e coronato d'oro, rampante a destra. Motto: TIRVS ET AMNIS DEDERVNT SIGNA TERAMNIS. [Capo del Littorio]. Ornamenti esteriori da Città.»
Sul gonfalone, costituito da un drappo di rosso[49], campeggia la scritta Thyrus et amnis dederunt signa Teramnis, che significa: "il Tiro e il fiume hanno dato le insegne a Terni".
Con decreto dell'allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi il 13 gennaio 1960 venne conferita la Medaglia d'argento al valor civile alla Città di Terni per i 108 bombardamenti subiti e per il contributo offerto alla lotta per la liberazione. L'onorificenza venne consegnata dall'allora prefetto Ferro al sindaco Ottaviani durante un consiglio comunale straordinario che vide la presenza delle massime autorità e di numerosi cittadini[50]:
Terni è inoltre tra le città decorate al valor militare per la Guerra di Liberazione, insignita della croce di guerra al valor militare per i sacrifici della sua popolazione e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale[51]:
La struttura è moderna, in cemento con infissi in metallo. Il complesso è costituito dai due edifici principali, chiesa e convento, con campanile e cortile aperto utilizzato sia come passaggio pedonale che come anfiteatro esterno. La chiesa è concepita come spazio polifunzionale con due parti principali, quella festiva ad anfiteatro e quella feriale classica. Nella parte grande un maxischermo avvolto ed un proiettore cinematografico consentono lo svolgimento di appuntamenti culturali. Nell'altare della chiesa sono deposte le reliquie riconosciute di San Francesco d'Assisi, san Giovanni Paolo II e san Valentino, chiuse col suggello del vescovo Giuseppe Piemontese nella messa di Consacrazione della chiesa tenutasi solo nel 2015, a distanza di trent'anni dall'inaugurazione del convento."Nel progetto, la scelta iniziale vuole proporre uno scambio di servizi tra la comunità ecclesiale e la comunità urbana: nella chiesa anche funzioni profane legate alla vita giornaliera della comunità, nello spazio civile anche funzioni religiose" (arch. Franco Maroni, estratto dalla Relazione di presentazione del progetto).
A partire dalla seconda metà del XIX secolo, con l'espansione della grande industria, la città raddoppiò i propri abitanti, passando da trentamila a circa sessantamila. La presenza degli operai nel tessuto sociale cittadino era enorme all'inizio del XX secolo: il 70% della popolazione residente. Dopo la seconda guerra mondiale, la seconda ondata di immigrazione interna fece raggiungere i centomila abitanti all'inizio degli anni sessanta, inducendo a pensare che Terni avrebbe raggiunto i duecentomila entro il 2000. Con la crisi della siderurgia degli anni settanta e ottanta, il numero degli abitanti si è invece stabilizzato sugli odierni 110.000, soprattutto per l'apporto dell'immigrazione dall'estero che è aumentata in modo esponenziale a partire dagli anni novanta.
L'andamento demografico della città di Terni ha attraversato diverse fasi nel secondo dopoguerra. In particolare, a partire dalla fine degli anni cinquanta troviamo:
Il saldo demografico, tranne che nel 1961 e 1967, si mantenne costantemente superiore alle mille unità e generò un tasso medio annuo di crescita attorno al 13 per mille. Elementi portanti dell'esplosione demografica furono innanzitutto gli elevati valori della natalità (fenomeno del “baby boom”) con il relativo tasso che oscillava fra il 12,7 ed il 16,2 per mille, raggiungendo quest'ultimo valore, (massimo storico non più registrato) in corrispondenza del 1965 con 1645 nati. Più uniforme l'andamento della mortalità il quale, nonostante qualche oscillazione, procedeva secondo una tendenza di lieve ma costante crescita, muovendosi in un intervallo di valori compresi tra il 7,9 e 9,8 per mille. In valore assoluto, furono più gli anni nei quali si registrò un numero di morti inferiore a 1000 che non quelli con valori superiori. Non meno sostenuto risultò il livello dei movimenti migratori: sull'onda non ancora esaurita della favorevole congiuntura degli anni dello sviluppo economico (1951-1963), alimentati da massicci trasferimenti verso il nord Italia e dai processi di urbanizzazione, i flussi migratori dimostrarono di avere considerevole vitalità e consistenza.
Sebbene caratterizzato da valori positivi tanto del saldo demografico quanto dei differenziali del movimento naturale (ad eccezione del 1979) e migratorio, lo sviluppo della popolazione segnalò un cambio di marcia nei suoi ritmi espansivi con l'inizio di una decelerazione che ridusse notevolmente la velocità di crescita. A determinare questo rallentamento contribuì in primo luogo il progressivo venir meno dell'apporto fino ad allora fornito allo sviluppo del movimento naturale, la cui costante riduzione in termini di saldo giunse per la prima volta a mostrare nel 1979 un valore negativo. È conseguenza di ciò il costante attenuarsi dei livelli di natalità (9,1 per mille) contrapposti a valori lievemente crescenti della mortalità (9,7 per mille) Anche i movimenti migratori diedero il loro apporto, sebbene in tono minore, al rallentamento della crescita della popolazione: meno consistenti rispetto al passato, soprattutto quelli in entrata, i flussi dimostrano una accentuata tendenza ad avvicinare i propri valori così da produrre differenziali sempre più ridotti.
In termini assoluti la consistenza della popolazione scende da 113.108 a 111.162 unità, caduta che corrisponde ad un tasso medio annuo dell'1,35 per mille. Il differenziale del movimento naturale, a partire dal 1979, diventa definitivamente negativo e determinato in ciò dal persistente prevalere dei decessi sulle nascite. I 785 nati (7,1 per mille) rapportati coi 1084 morti (9,7 per mille) nel corso del 1986, sostanziano assai eloquentemente il divario crescente in seno alla componente naturale della popolazione; se tuttavia la negatività crescente del saldo naturale non si riflette per intero sul saldo demografico, ciò è dovuto al solo fatto che almeno in questo periodo l'effetto delle determinazioni biologiche viene in parte controbilanciato dai differenziali dei movimenti migratori, limitati ma ancora positivi.
La popolazione scende fino alle 108.138 unità nel 1992 e i movimenti migratori esauriscono la loro funzione di contrappeso degli esiti negativi della componente biologica.
Un anno a sé stante è il 1994, in quanto è stata fatta una sanatoria che ha caratterizzato il saldo migratorio di 1129 unità e ha permesso un saldo demografico in attivo di 634 unità; è proprio in questi anni che si riscontra il maggior divario fra tassi di natalità (media del 6,9 per mille) e tassi di mortalità (media dell'11,3 per mille).
L'agglomerato urbano è rappresentato dalla Conca ternana, dalla Valnerina Ternana, dalla Provincia di Rieti e dalla città di Spoleto (PG), per il quale esiste un "Accordo di pianificazione",[61] raggiunge i 372.782 abitanti.
Abitanti censiti[62]
La popolazione straniera residente al 31 dicembre 2023 è di 13 243 abitanti e rappresenta il 12,37% della popolazione totale,[63] in aumento rispetto ad un anno prima.
I gruppi nazionali più numerosi (più di 500) sono:
Il dialetto tradizionale ternano fa parte del gruppo dei dialetti mediani propriamente detti (in opposizione ai dialetti "perimediani" più prossimi alla Toscana). Alcune delle caratteristiche più notabili:
Nonostante sia di tipo mediano e non perimediano, il dialetto ternano, soprattutto nei più giovani, ha avuto molte influenze del dialetto romanesco, ma conserva comunque molti elementi tipici della zona; infatti, curiosamente, per chi proviene da altre regioni, tale parlata viene sempre confusa con quella della capitale.
Biblioteca
Biblioteca Comunale[70]
Già nel 1974 l’Università degli Studi di Perugia ha reso Terni sede di alcuni corsi universitari, che successivamente, nel 1997, sono stati organizzati nel Polo Scientifico Didattico di Terni, sempre sotto la giurisdizione dell'Università di Perugia. Attualmente sono presenti i corsi di laurea in Economia e direzione aziendale, in Ottica e optometria, in Ingegneria industriale, in Ingegneria dei materiali e dei processi sostenibili, in Medicina e chirurgia, in Infermieristica, in Scienze per l'investigazione e la sicurezza ed in Scienze socio-antropologiche per l'integrazione e la sicurezza sociale.
Dal 2018 è attiva una sede dell'Università Telematica "Pegaso"[71].
The Space[75]
Cityplex politeama Lucioli[76]
Alla fine degli anni novanta, Roberto Benigni decise di girare nei dintorni della città, e più precisamente presso la vecchia zona industriale dismessa di Papigno, il suo film La vita è bella, vincitore di tre premi Oscar: i capannoni abbandonati della vecchia fabbrica della calciocianamide si adattavano perfettamente all'ambientazione delle vicende del film in un campo di concentramento nazista (anche il film Pinocchio fu completamente girato negli studi di Papigno). In conseguenza di questo episodio, e dell'esistenza del CentroMultiMediale (CMM) - struttura produttiva ora dismessa per totale inutilizzo, che ospita teatri di posa dove sono state occasionalmente girate scene sia di lungometraggi che cortometraggi, si parlò tra il 1997 e il 1998 di fare dell'impianto industriale una sorta di città del cinema (pubblicizzata all'epoca come "Papignolliwood"). Il progetto è stato realizzato solo in parte e senza una reale bonifica dell'area, pesantemente inquinata. Gli studi di Papigno, che sulla carta vantano teatri di posa tra i più grandi in Europa, una piscina con oblò per le riprese e un teatro di posa, fornito di un enorme blue screen, destinato alla ripresa di scene a cui dovranno essere aggiunti effetti speciali, sono stati utilizzati solo in modo sporadico e occasionale. Recentemente, grazie a un patto stipulato con il comune di Terni, gli studi di Papigno sono passati sotto la gestione di Cinecittà che nonostante la promessa di svolgervi almeno 150 giorni di lavoro annui, li ha di fatto adibiti al ruolo di magazzino, svolgendovi solo occasionalmente (pochi giorni negli anni) qualche attività lavorativa.
Diversi film, sceneggiati televisivi, spot pubblicitari e videoclip musicali sono stati ambientati nella zona. Tra questi, Acciaio di Walter Ruttmann (1933), La caduta degli dei di Luchino Visconti (1969), Inferno di Dario Argento (1980), Intervista di Federico Fellini (1987) e La ragazza di Bube di Luigi Comencini (1963).
Nel 1999, presso l'ospedale cittadino Santa Maria, ebbero luogo le riprese della fiction Titanus-Rai L'amore oltre la vita con Monica Guerritore e Adriano Pappalardo. La stessa Rai, al termine delle riprese, regalò all'ospedale una statua in gesso di Santa Maria utilizzata nello sceneggiato e oggi posta all'interno della cappella dell'ospedale con tanto di targhetta attestante la donazione.
Nel 2001 fu completamente ambientata a Terni la fiction Sei forte maestro.
Negli studios di Papigno è stato girato La terza madre di Dario Argento.
Inoltre, proprio nel CMM, nella primavera del 2004 fu realizzata la prima edizione del reality show Music Farm.
Nel 2007 è stato girato il film Lezioni di cioccolato con Luca Argentero e Violante Placido.
Il 29 novembre 2007, presso gli studi di Papigno si è svolto lo spettacolo di Roberto Benigni Quinto dell'Inferno, basato sulla Divina Commedia di Dante.
Nel 2008 è stato interamente girato a Terni il film Alice per la regia del ternano Oreste Crisostomi, distribuito da Medusa Film nel 2010.
Nel gennaio 2011 cominciano le attività della Funfactory Entertainment che produrranno al CentroMultiMediale svariati Format, Sitcom, una Fiction e un Film.[77][78]
Nel 2012 sono state fatte alcune riprese per la miniserie La vita che corre andata in onda su Rai 1.
Nel 2016 vi sono state effettuate parte delle riprese del film Tv In arte Nino; altre riprese sono state effettuate anche a Carsulae, Narni, Amelia e Avigliano Umbro. Il film è incentrato sulla vita di Nino Manfredi prima di ottenere il successo con Canzonissima, l'attore ciociaro è interpretato da Elio Germano, mentre la regia è del figlio di Manfredi, Luca. Il film è andato in onda il 25 settembre 2017.
C'è l'Istituto Superiore di Studi musicali "G. Briccialdi" situato sui tre piani di un prestigioso edificio rinascimentale al centro storico della città il Palazzo Giocosi Mariani.
Teatro Verdi[79]
Teatro Secci[80]
Ascanio Celestini, nello spettacolo teatrale Fabbrica, cita Terni e la vita operaia delle Acciaierie, inoltre fa riferimento agli episodi della morte di Luigi Trastulli durante le proteste contro l'adesione dell'Italia alla NATO e della marcia contro i licenziamenti per la riduzione del personale dell'Acciaieria avvenuta nei primi anni '50.
Sempre l'autore romano, insieme alla cantautrice ternana Lucilla Galeazzi, a Marco Gatti e alla Fisiorchestra, inscenarono, per la stagione 2002/03 del Teatro Stabile dell'Umbria, lo spettacolo "Sirena dei Mantici".
L'esibizione ricostruiva le storie degli operai della Terni intrecciate con la vita dei cittadini e delle cittadine ternane dal sorgere dell'industria sino al secondo dopoguerra, raccontando le esperienze dei movimenti operai ternani.
Terni è una città che, pur risentendo notevolmente l'influenza dei piatti tipici della vicinissima Valnerina (soprattutto per quanto riguarda legumi, salumi, olio, funghi e tartufi), è riuscita nel tempo a caratterizzarsi per alcune prelibatezze autoctone. I ternani sono sempre stati degli ottimi consumatori di carne (di ogni genere, ma di maiale soprattutto). Questo grazie anche alla zona geografica, storicamente abbontandante, sin dall'antichità, di querceti di varie specie e di allevatori di maiali. La razza suina tipica del territorio ternano è l'antico Maiale Cinturino, utilizzato fino al tardo 1800; dopo l'industrializzazione e con l'avvento del grande Maiale Rosa dello Yorkshire (inglese) nel mercato italiano, preferito per la sua mole e per la maggiore quantita di carne, ne è stato quasi del tutto abbandonato l'allevamento.
Per quanto riguarda la pizza, i ternani continuano a prediligere quella al taglio rispetto a quella al piatto, sebbene alcune pizzerie (al taglio) storiche del centro cittadino abbiano chiuso l'attività negli ultimi anni. Tuttavia un paio di storiche tradizioni di panettieri e pizzettari di pruduzione artigianale sopravvivono allo scorrere del tempo e delle mode, continuando ad alimentare fama e curiosità culinaria dalle città limitrofe e lontane; per quanto riguarda lo streetfood di Terni alcuni tipi di pizza particolari danno lustro, tipicità e unicità alla cucina ternana: la Pizza Grassa de Elio e le Ciambelle Grasse de Colasanti .
La stragrande maggioranza dei paesini e castelli nei dintorni di Terni organizza ogni anno, periodi estivi e autunnali di sagre, tanto che, ormai si parla di vero e proprio circuito gastronomico del comprensorio. Ecco un elenco di piatti tipicamente ternani e di piatti abitualmente consumati dalle famiglie di Terni:
Il Pane Sciapo di Terni
Primi piatti
Secondi piatti
La pasticceria
Il primo laboratorio di pasticceria di Terni sorse ad opera di Spartaco Pazzaglia nel 1913. Egli fu l’antesignano di maestri della pasticceria che producono ancora squisiti dolci, tanto che è ancora usuale che in molti giungano a Terni da Roma e da altre città, per gustare la bontà di questa dolce cucina artigianale. L'innovazione di Pazzaglia fu di prendere l'antica ricetta, risalente al Rinascimento (secolo XVI), del panpepato ternano e metterci il cioccolato, invece che solo il miele; questa miglioria lo rese famoso.
Gli alcolici
La città è stata suddivisa in 9 circoscrizioni comprendenti più quartieri e frazioni fino al 2009, quando, anche a seguito della legge finanziaria del 2008, è stata avviata una riforma che ne ha ridotto il numero a 3[82][83]. La seguente ripartizione territoriale è stata pertanto in vigore dal 2009 fino al 2014, quando la legge 42/2010 ha soppresso le circoscrizioni per i comuni con una popolazione inferiore ai 250.000 abitanti[84]:
Circoscrizione | Superficie | Residenti | Distretti-Quartieri |
---|---|---|---|
I Est | 118,23 km² | 29.257 | Quartieri: Centro Storico (parte est), Achille Grandi, Bovio, Campofregoso-Brin, Casali di Papigno, Cervara, Ex Ferrovieri, Pentima, Rosaro, San Carlo, Sant'Agnese, Toano, Trevi, Tuillo, Volghe-Prisciano. Frazioni: Collestatte, Collestatte Piano, Larviano, Marmore, Miranda, Papigno, Piediluco, San Liberatore, Torreorsina, Valserra (Rocca San Zenone, Collelicino, Castagna, Romita, Appeccano, Poggio Lavarino, Cecalocco, Battiferro, Acquapalombo, Colle Giacone, Giuncano, Polenaco, Pracchia, Porzano). |
II Nord | 60,72 km² | 39.605 | Quartieri: Centro Storico (parte ovest), Campitello, Cardeto-Uffici Finanziari, Campomaggiore, Cinque Strade, Colle Dell'Oro, Collerolletta, Dalmazia-San Martino, Fiori, Fonderia, Gabelletta, Maratta, Palma, Piedimonte, Pozzo Saraceno, Rivo. Frazioni: Cesi |
III Sud | 32,95 km² | 44.551 | Quartieri: Campomicciolo, Cesure, Cospea, Giardino, Italia, Le Grazie, Matteotti, Perticara-San Rocco, Polymer-Campomaggio, Sabbione-Pantano, San Lucio (Ex Shanghai), San Giovanni, San Valentino, Staino, Valenza, Vallecaprina-Boccaporco. Frazioni: Collescipoli |
Acquapalombo, Appecano, Battiferro, Cecalocco, Cesi, Collegiacone, Colle Sant'Angelo, Collescipoli, Collestatte, Giuncano, La Castagna, Larviano, Marmore, Miranda, Papigno, Piediluco, Poggio Lavarino, Polenaco, Porzano, Pracchia, Rocca San Zenone, San Liberatore, Titurano, Torreorsina, San Carlo.[85]
Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento la città conobbe un importante processo di industrializzazione con la creazione di numerose fabbriche. Questo processo di industrializzazione e un parallelo sviluppo economico-imprenditoriale hanno portato la città a diventare un importante polo siderurgico, metallurgico e chimico dell'economia italiana.
Sotto la spinta politica del PNF "la Terni", come erano più brevemente chiamate le acciaierie, finanziò, soprattutto negli anni trenta, la costruzione di alloggi per gli operai, fino ad interi quartieri.[86] La concessione dello sfruttamento dell'intero sistema idrico Nera-Velino e le notevoli commesse militari spinsero la 'Terni' ad essere uno dei maggiori gruppi industriali italiani: entrata nell'IRI nel 1933, oltre a sfornare acciaio, produceva in un anno circa un miliardo di kilowattora di energia elettrica dalle centrali del sistema dei fiumi Salto e Turano nel Lazio, e del Vomano in Abruzzo; produceva in esclusiva, negli stabilimenti chimici di Nera Montoro, l'ammoniaca secondo il processo Casale,[87]. Nel 1922 assorbì la Società Italiana del Carburo di Calcio[88] che produceva carburo di calcio e composti azotati nel nuovo stabilimento di Papigno.[89] Nel 1927 la 'Società Umbra Prodotti chimici', modificatasi poi in 'Viscosa Umbra', iniziò la produzione di solfuro di carbonio.[90] Nel 1939 fu costruito lo stabilimento della 'Società Anonima Industria Gomma Sintetica' (SAIGS), su iniziativa dell'IRI e della Pirelli, per la sintesi del butadiene dal carburo di calcio.[91]
Nel secondo dopoguerra, il nuovo Centro Ricerche della fabbrica chimica della Polymer iniziava a studiare le fibre poliestere e acrilica, protette dal segreto durante la guerra e delle quali pertanto ben poco si conosceva. Il Centro Ricerche studiava, inoltre, la fibra clorovinilica di cui iniziava a la produzione industriale. Oggetto di ricerca era il processo di produzione del polimero clorovinilico (PVC). In questo centro lavorava nel 1954 Giulio Natta, quando riuscì a mettere a punto i catalizzatori per la polimerizzazione stereochimica selettiva delle alfa-olefine: nove anni dopo, nel 1963, Natta fu insignito del Premio Nobel per la chimica, unico finora in Italia.
Il fucile Carcano, modello 91/38 matricola C2766, con il quale Lee Oswald avrebbe assassinato il presidente Usa John Fitzgerald Kennedy, fu costruito nel 1940 nella Regia fabbrica d'Armi di Terni.
Nel 1992 alle acciaierie di Terni fu sequestrata la culatta del famoso "super cannone" commissionato da Saddam Hussein.
Oggi l'economia cittadina è ancora imperniata sull'acciaieria, che dalla fine degli anni novanta è totalmente in mano della multinazionale tedesca ThyssenKrupp. Dopo le dure trattative del 2004 e 2005, terminate con la chiusura del reparto di produzione dell'acciaio magnetico, unico sito in Italia, il trend sembra essere positivo, con nuovi investimenti della proprietà specialmente nella produzione dell'inossidabile.
Inoltre la città si sta sempre più specializzando nel settore terziario, grazie alla posizione geografica che ne fa una cerniera tra l'Umbria, Roma e il Centro Italia; e della ricerca, grazie allo sviluppo universitario e al costituendo Centro di ricerca per le cellule staminali, progetto curato dallo scienziato Angelo Vescovi, e dal centro di ricerca per le Nanotecnologie. In tutto il territorio sono presenti 17 multinazionali, operanti soprattutto nei settori della chimica e della tecnologia.
Al 2015, il totale delle imprese presenti nel territorio ammonta a 10.590, di cui: il 39% è rappresentato da commercio e trasporti, il 25,3% dai servizi, il 12,3% dalle costruzioni ed il 9,1% dall'industria e produzione energetica.[92]
Nel comune di Terni è presente una centrale idroelettrica (Galleto), controllata da Enel Green Power che produce 530 MW. Due sono le centrali termoelettriche, entrambe controllate da Edison S.p.A.. Nell'ambito delle energie rinnovabili si annovera TerniEnergia (installazione di impianti fotovoltaici, parchi eolici) e Genera (progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici, a biomasse e parchi eolici).
Per la sua posizione strategica, Terni è collegata a tutte le maggiori città del centro Italia con tempi di percorrenza piuttosto brevi. Il sistema viario di Terni è composto da:
La Stazione di Terni, situata sulla ferrovia Roma-Ancona, è servita da treni regionali e a lunga percorrenza, ed è interessata anche da alcuni treni merci, soprattutto in relazione alla presenza degli stabilimenti siderurgici e chimici raccordati. La stazione funge altresì da capolinea di due linee secondarie, a binario unico e trazione diesel, entrambe gestite da Rete Ferroviaria Italiana (RFI) e servite dai treni regionali di Busitalia-Sita Nord:
I trasporti urbani e interurbani di Terni vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da Busitalia-Sita Nord.
Fra il 1901 ed il 1933 fu attiva a Terni una linea tranviaria urbana che collegava la stazione Dante e la centrale piazza Tacito fino a raggiungere piazza Vittorio Emanuele, poi piazza della Repubblica. Una diramazione di tale linea conduceva presso le Acciaierie di Terni, dove sorgeva anche il deposito della società esercente, la STET. Quest'ultima esercì anche, fino al 1960, la tranvia Terni-Ferentillo, una linea extraurbana costruita prevalentemente per il trasporto delle merci lungo la Valnerina.
La città dispone dell'aviosuperficie Alvaro Leonardi (ICAO: LIAA), presso la zona di Maratta, per piccoli aerei, adibita a scuola di volo nonché a servizio delle forze di sicurezza e protezione civile e alla pratica del paracadutismo.
Dal 1946 al 1993, Terni è stata guidata da sindaci del PCI, del PRI e del PSI. Con l'introduzione dell'elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini avvenuta nel 1993 è stata eletta la prima giunta di centrodestra, guidata dal forzista Gianfranco Ciaurro. Dal 1999 al 2018 si sono poi succedute altre giunte di centrosinistra e centrodestra.
Nel 2018 si è insediata un’amministrazione di centrodestra a trazione leghista e sostenuta dai principali partiti di centrodestra. Con l’elezioni amministrative del 2023 viene eletto Stefano Bandecchi, che con Alternativa Popolare, sconfigge il centrodestra e il centrosinistra.
La sede del comune è a palazzo Spada. In precedenza era presso il palazzo comunale di piazza della Repubblica, dove dal 2004 è stata trasferita la bibliomediateca comunale.
Terni ha ospitato otto volte l'arrivo di tappa del Giro d'Italia (1926, 1940, 1951, 1957, 1976, 1978, 1987, 1995) ed una volta (nel 2023) è stata partenza di tappa.
La città vanta inoltre lo svolgimento della prima maratona internazionale della regione, la Maratona di San Valentino[93], organizzata dal gruppo dell'Amatori Podistica Terni.[94]
La città è stata ufficialmente proclamata Città europea dello Sport per l'anno 2021 dall'ACES (Associazione delle Capitali Europee dello Sport). Nello stesso anno il riconoscimento è stato conferito ad altre città italiane come Potenza, Rieti e Siena[95].
A Terni vi sono diverse società sportive che gareggiano, anche con risultati eccellenti[96][97][98], nei livelli nazionali e internazionali delle rispettive discipline, tra le quali:
I più importanti impianti sportivi della città di Terni sono:[106]
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