È considerato uno dei più grandi scultori contemporanei italiani[1], molto noto ed apprezzato anche all'estero. È fratello maggiore di Giorgio "Giò" Pomodoro, anch'egli scultore.
È famoso soprattutto per le particolari sfere di bronzo, il materiale che predilige per le sue opere, che si scompongono, si "rompono" e si aprono davanti allo spettatore, che è portato alla ricerca e alla scoperta del meccanismo interno, in un contrasto tra la levigatezza perfetta della forma e la complessità nascosta dell'interno.
Pomodoro studia da geometra[2] per poi dedicarsi, quasi subito dopo, alla scultura, per la quale sviluppa a poco a poco, all'inizio degli anni cinquanta, un'enorme passione[3]. Lentamente il suo linguaggio caratteristico, informale, si va evolvendo adattandosi di volta in volta alle caratteristiche del materiale usato: prima l'oro e l'argento, per dei monili, poi il ferro, il legno, il cemento e il bronzo, che diverrà la sua materia base per opere di piccole dimensioni e per le sculture monumentali che lo hanno reso celebre[3].
Nel 1961 e 1962 prende parte, con Lucio Fontana e altri artisti, al gruppo informale "Continuità"[5], grazie al quale raffina un proprio stile, esprimendo la sua arte nell'equilibrio tra le geometrie esterne e i meccanismi interni delle sue opere monumentali, più adatte alle sue capacità espressive di quelle di dimensioni ridotte, che non gli permettono di indagare all'interno del soggetto rappresentato.
Pomodoro ha anche insegnato, per un breve periodo, nei dipartimenti d'arte di diverse università[6]statunitensi, tra le quali risultano quella di Stanford, quella della California, quella di Berkeley ed il "Mills College[3]. Dirige il "Centro TAM" (Trattamento Artistico dei Metalli) per la formazione dei giovani, istituito in collaborazione con il Comune di Pietrarubbia nel Montefeltro, dove ha passato gran parte della sua infanzia, dal '90[7].
Stile
Arnaldo Pomodoro al lavoro in una foto artistica di Paolo Monti del 1975
«Tutto è stato mercificato. La gente con i soldi vuole comprare l'arte mentre l'arte non si compra»
Nella sua arte domina un rigoroso "spirito geometrico", per cui ogni forma tende all'essenzialità volumetrica della sfera, del cubo, del cilindro, del cono, del parallelepipedo e di altri solidi euclidei perfetti, nettamente tagliati, le cui ripetizioni in schiere o segmenti, rettilinei o circolari, sono paragonabili alla successione delle note in una composizione musicale, o ad ingranaggi di macchinari nascosti all'interno dei massicci contenitori, resi parzialmente visibili dalle spaccature e dai tagli che rompono le superfici levigate esterne[8].
La coerenza nell'associazione delle strutture interne alla monumentalità esteriore delle opere di grandi dimensioni dà vita all'opera di Pomodoro[5].
Lo spazio esterno non esiste: tutto si svolge all'interno del manufatto, nelle "viscere" racchiuse dalle pareti lisce e lucenti, da nitidi volumi, perfettamente delineati[9].
L'autorevolezza e l'importanza di un artista derivano non soltanto dalla sincerità che gli regge la mano, ma anche da significato innovativo che riesce a conferire a uno o più elementi del suo discorso: sarebbe a dire dall'originalità che questi vengono ad assumere nel contesto espressivo[10]. Nel caso di Arnaldo Pomodoro la scultura si porta dentro un'aspirazione e un destino di libertà. Fin dagli esordi le sue opere, i primi rilievi, celebrano una creatività di artigianato spontaneo e fantastico che rivela una gioia e una forza vitali, intrise, però, di una sacralità arcaica. L'alfabeto d'impronta cuneiforme all'origine della poetica espressiva di Pomodoro si concretizza in una dimensione in cui lo spazio del vissuto e la memoria si mescolano. Il segno plastico di Pomodoro è componente di un linguaggio che ha in sé potenzialità indefinite e indefinibili, che vuole prescindere dalle cose così come appaiono per giungere a una profondità che a volte è poco oltre l'immediato e che riassume e concentra in sé tutta l'essenza della realtà. Il fare artistico diventa creazione, creazione come in Klee di "forme e spazi" che vengono prodotti in "proporzioni scelte" con ricchezza d'invenzione secondo una minuscola e preziosa tessitura in sintonia con il ritmo interno delle proprie pulsioni. L'artista dunque, come un demiurgoplatonico, ha la facoltà di "generare" il reale e di farlo in forme nuove, in forme che vanno oltre l'ovvietà dell'apparente e del conosciuto per raggiungere nuovi accenti di poesia e di vita.[11]
Altre opere
Le opere di Pomodoro sparse per il mondo non si esauriscono con quelle della precedente elencazione.
La vera perla dei lucidi, atrio della sede di Milano di Rank Xerox, via Andrea Costa 17. Foto di Paolo Monti con autografo del 1965.Colonna del viaggiatore, 1962. Spoleto.
L'opera La Colonna del viaggiatore del 1962, realizzata per la mostra curata da Giovanni Carandente a SpoletoSculture in città, segna il passaggio di Pomodoro alla scultura volumetrica. È la prima opera di grande mole realizzata dallo scultore. Conclusa la mostra, l'opera venne generosamente donata alla città di Spoleto.
Nel 1991, la sua opera Disco Solare è stata collocata davanti al Palazzo della Gioventù di Mosca, come dono all'Unione Sovietica del governo italiano nel periodo di disgelo post-guerra fredda. L'anno seguente, 1992, un'altra opera di grandi dimensioni, Papyrus, è stata collocata a Darmstadt, in Germania, nei giardini del nuovo Palazzo delle Poste e Telecomunicazioni.
Nel 1993 il Centro Biotecnologie Avanzate di Genova ha commissionato a Pomodoro un'opera bronzea monumentale rappresentante le fonti della ricerca, lavoro collocato al centro di una grande fontana[12].
Nel 1995 ha realizzato una scultura in memoria del grande regista scomparso Federico Fellini, su commissione del Comune di Rimini e sempre nel 1995 ha realizzato a Terni la Lancia di Luce, un imponente obelisco in acciaio, cromo e rame, che simboleggia l'evoluzione tecnologica moderna della città e delle sue celebri acciaierie.
Sono presenti sue opere (l'altare e la croce sopra di esso) nella chiesa di Sant'Anna di Sciara (Sicilia) realizzate nel 1986, opere realizzate successivamente in altri materiali anche nella chiesa di Padre Pio e La grande sfera bronzea, presente nel piazzale del lungomare di Pesaro.
Nel dicembre 2007 l'opera Cuneo con frecce è stata realizzata e posizionata a Torino, davanti alla sede centrale della SMAT, in occasione del centenario dell'azienda.
Tra il 1977 e il 1991 l’autore ha donato con atto pubblico un ricco gruppo di opere alle collezioni dello CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione (archivio e centro di ricerca dell'Università degli Studi di Parma), composto da 33 sculture (21 delle quali adornano i corridoi e l'aula magna del Palazzo dell'Università degli Studi di Parma), 47 opere su carta e 23 gioielli e medaglie[13]. Questo fondo è pubblico e interamente consultabile.
La scultura bronzea sul lungomare di PesaroOpera Il cuneo con frecce a Torino, davanti alla sede uffici SMAT
Novecento, 2000-2002, bronzo, Roma, piazzale Pier Luigi Nervi
Punto dello spazio, 2003
Porte della luna e del sole, 2003-2004
Rilievo III, 2009
Continuum X, 2010
Progressione e stasi, studio, 2011
Disco, 2011
Sfera, 2013
Progetti architettonici
Progetto per il nuovo cimitero di Urbino, 1973
Tenda fortilizio, 1975-1980
Porta d'Europa, 1978-79
Piramide della mente, 1986
Lunghe tracce concentriche, 1986
Papyrus per Darmstadt, studio, 1988-1989
Punta d'oro, studio, 1992
In memoria di Giovanni Falcone, studio, 1992
Porta dei Re del Duomo di Cefalù studio II, 1997-1998
The Site of Silence, 1999
Il luogo della freccia, 2005
Progetti scenici
Pomodoro, nella sua lunga e prestigiosa carriera, si è dedicato anche alla scenografia teatrale, realizzando gli allestimenti per grandi spettacoli, tra i quali: