Provincia di Novara
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La provincia di Novara (provincia ëd Noara in piemontese, pruvincia da Nuara o pruincia ‘d Nuara in dialetto novarese e in lombardo) è una provincia italiana del Piemonte di 364 046 abitanti[1] con capoluogo la città di Novara.
Provincia di Novara provincia | |
---|---|
Palazzo Natta, sede della Provincia. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Amministrazione | |
Capoluogo | Novara |
Presidente | Federico Binatti (FdI) dal 31-10-2018 |
Territorio | |
Coordinate del capoluogo | 45°27′N 8°37′E |
Superficie | 1 340,28 km² |
Abitanti | 364 046[1] (31-12-2023) |
Densità | 271,62 ab./km² |
Comuni | 87 comuni |
Province confinanti | Varese, Città metropolitana di Milano, Pavia, Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 28100, 28010-28079 |
Prefisso | 0161, 0163, 0321, 0322, 0323, 0331 |
Fuso orario | UTC+1 |
ISO 3166-2 | IT-NO |
Codice ISTAT | 003 |
Targa | NO |
PIL procapite | (nominale) 24341 € [2] |
Cartografia | |
Posizione della provincia di Novara all'interno del Piemonte. | |
Sito istituzionale | |
È la settima provincia della regione per estensione e la quarta per popolazione. Confina a nord con la provincia del Verbano-Cusio-Ossola, nata per scorporo da Novara nel 1992, a ovest con la provincia di Vercelli anch'essa nata per scorporo da Novara nel 1927, ad est con la Lombardia, confinando con la città metropolitana di Milano e con la provincia di Varese ed a sud con la provincia di Pavia. La provincia di Novara è inoltre membro della Regio Insubrica.
La provincia di Novara si estende fra i fiumi Sesia e Ticino, che delimitano, rispettivamente, il confine occidentale e quello orientale della provincia. A nord e a sud non esistono precisi limiti geografici, pertanto le linee di confine tagliano il territorio seguendo le demarcazioni comunali.
Geograficamente la provincia appartiene ad un più ampio comprensorio che si estende da nord alle alpi (Val Sesia e VCO) a sud sino al fiume Po, comprendente l'intera Lomellina (politicamente in Lombardia). Questo territorio, con confini geografici precisi, corrisponde quasi alla diocesi di Novara e al territorio dove vengono parlati i dialetti del così detto macro-gruppo dei dialetti novaresi.
Il territorio della provincia può essere suddiviso, da sud a nord, in tre diverse zone altimetriche:
La pianura del Basso Novarese è solcata dal fiume Sesia e dai torrenti Agogna, Terdoppio, Arbogna, Neralo, Sparso e il Marcova novarese; inoltre sono numerosissimi i canali artificiali che percorrono la zona. I principali sono il canale Cavour e il Canale Quintino Sella, oltre che i cavi Dassi, Panizzina e Cattedrale, che danno origine ad altri canaletti, più piccoli, importantissimi per trasportare l'acqua nelle risaie e, un tempo, per azionare i mulini (ormai quasi tutti dismessi o sostituiti dalle grandi traverse fluviali). Il Canale Regina Elena, invece, scorre nel medio novarese, ma porta acqua anche nella bassa provincia, tramite i diramatori. Esso trae origine dal Ticino, altro fiume importante ed emissario del Lago Maggiore.
Una zona "anormale" del Basso Novarese è, invece, il paesaggio a sud di Novara: la cosiddetta Valle dell'Arbogna, antico terrazzo fluvioglaciale, le cui collinette sono coltivate sempre a riso.
Il territorio posto immediatamente a est del Sesia, presenta la morfologia di tutto il Basso Novarese ma con differenti e uniche caratteristiche dovute alle non poco frequenti inondazioni del fiume e ai numerosi spostamenti d'alveo del fiume stesso, il cui corso ha delimitato anomale variazioni territoriali.
Possiamo perciò dire che tale territorio aveva un aspetto molto differente da quello attuale. Tenendo conto dei suddetti spostamenti possiamo ipotizzare che il Sesia abbia lasciato svariati paleoalvei, successivamente utilizzati per far scorrere corsi d'acqua artificiali come la roggia Busca o la roggia Bolgora.
Una decina di chilometri a nord di Novara il paesaggio inizia a mutare e la vasta pianura risicola scompare progressivamente per lasciare il posto a modesti rilievi collinari ricoperti di boschi, prati, vigneti e coltivazioni cerealicole asciutte, prevalentemente di mais. Non si tratta però di un territorio collinare omogeneo bensì costituito da pianalti allungati con direzione prevalente nord-sud, alternati a zone pianeggianti dove scorrono i principali corsi d'acqua. Da ovest ad est si possono distinguere tre pianalti delimitati dai fiumi Sesia, Agogna, Terdoppio e Ticino. Questi residui morenici sono stati formati dell'avanzamento e ritiro delle lingue glaciali provenienti dalla Valsesia e dall'Ossola (attraverso il Cusio ed il Verbano) durante il pleistocene e dalla successiva erosione fluviale.
Il settore compreso tra la Sesia e l'Agogna, ulteriormente solcato all'interno dal torrente Strona, inizia tra Romagnano Sesia e Borgomanero, terminando presso la frazione Proh di Briona e presenta un dislivello medio di 20 metri rispetto alla pianura circostante. Quest'area offre un terreno particolarmente favorevole alla coltivazione della vite.
Il secondo ed il terzo pianalto hanno origine tra Borgomanero e Comignago e terminano l'uno presso la frazione Castelletto di Momo e l'altro presso la frazione Cavagliano di Bellinzago Novarese. Il terrazzo morenico presente più a sud, tra Novara e Vespolate, potrebbe essere la continuazione di quest'ultimo.
Al di sopra della linea Romagnano Sesia-Borgomanero, allo sbocco della Valsesia, si eleva il gruppo del monte monte Fenera mentre nell'area settentrionale della provincia si trovano il Lago Maggiore ed il Lago d'Orta; tra i due laghi si erge il massiccio collinare-montuoso del Mergozzolo che culmina con la cima del Mottarone (1491 m), al confine con la provincia del VCO.
L'altitudine provinciale varia dai 98 m s.l.m. della sponda del fiume Ticino nel comune di Cerano a circa 1400 m s.l.m.[3], poco al di sotto della vetta del Mottarone, nel comune di Armeno.
La provincia di Novara comprende la porzione meridionale della sponda occidentale del Lago Maggiore, da Castelletto Ticino fino a Lesa, e la quasi totalità del lago d'Orta, ad eccezione della punta settentrionale.
I principali corsi d'acqua sono:
Attraversa la provincia anche una fitta rete di canali artificiali sfruttati per l'irrigazione delle coltivazioni di riso, tra i quali i principali sono il Canale Cavour, il Canale Quintino Sella, il diramatore Alto Novarese, il canale Regina Elena e la Roggia Mora (tutti in gestione all'ente Est Sesia) che si suddividono poi in una rete capillare di canali sempre più piccoli. Il territorio provinciale si presenta quindi molto ricco di acque superficiali, risorsa fondamentale per l'agricoltura.
Situata nell'estremo oriente piemontese, venne abitata dai Liguri già da alcuni millenni prima di Cristo e successivamente dai Celti (IV secolo a.C.), che nella pianura fondarono il centro di Aria. La tribù gallica stanziatasi nell'attuale Novarese fu quella dei Vertamocori che secondo Plinio il Vecchio furono i fondatori di Novara, anche se attuali scoperte indichino che il centro più importante fosse situato più a Nord.
Nel 196 a.C. giunsero i Romani che conquistarono la regione, accampandosi ad Aria, e rinominandola in Novaria. Circa 150 anni dopo, Giulio Cesare concesse al piccolo centro il titolo di municipium, unico vero insediamento della zona.
Già dal II secolo a.C. era attivo sul Passo del Sempione un sentiero romano che conduceva alla Civitas Vallensium, ossia al Canton Vallese. Raggiunto dal Cristianesimo tra i secoli IV e V, dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il territorio dell'attuale provincia (comprensivo del Verbano-Cusio-Ossola) fu occupato prima dagli Ostrogoti e poi dai Longobardi, inframezzati dalla riconquista romana dell'Italia. Nel 774 Carlo Magno conquistò il regno longobardo e nel 776, dopo la rivolta del duca del Friuli Rotgaudo, lo suddivise in comitati. In ogni caso, nel territorio dell'attuale provincia il potere vescovile rimase marcato e relativamente regolare attraverso i secoli, ed esteso fino ai lembi estremi della Val d'Ossola (Val Formazza e Val Divedro). Nel 1291 il conte di Castello vendette Sempione e Gondo al vescovo di Sìon Boniface de Challant.
La storia del territorio, comunque, rimane strettamente legata a quella delle nobili famiglie che vi si insediarono anche in tempi molto antichi ed influenzarono la vita economica, politica, religiosa ed sociale, in particolare:
Successivamente, intorno al XV secolo, i contrasti interni al capoluogo portarono l'intero territorio, ad eccezione della "Riviera di San Giulio", a scivolare in possesso della famiglia Visconti di Milano e successivamente in mano agli Sforza, periodo al quale buona parte del Novarese deve il ceppo insubrico-lombardo (e non piemontese) della sua lingua.
A questo punto il Novarese seguì le sorti delle regioni circostanti, subendo il dominio spagnolo durato alcuni secoli (e al quale si deve il nome di alcuni centri quali Cavaglio San Donnino o Cavaglio d'Agogna) finché, all'inizio del XVIII secolo, queste terre vennero conquistate dai Savoia con Vittorio Amedeo II, e tali rimasero durante la dominazione napoleonica, fino all'unificazione del Regno d'Italia.
Il dominio napoleonico portò in Italia un'organizzazione statale molto gerarchizzata, dopo la Restaurazione Casa Savoia pertanto cercò di adeguarvisi istituendo province più grandi sul suo territorio (in somiglianza dei dipartimenti francesi), con a capo un governatore (nel 1860 ribattezzato prefetto): il ministro che per primo vi diede attuazione fu Urbano Rattazzi, che nel 1859 suddivise il Piemonte in 4 province: Torino, Alessandria, Cuneo e Novara.
La provincia di Novara così definita, occupava allora un territorio vastissimo, ed era suddivisa fra i circondari di Biella, Domodossola, Novara, Pallanza, Varallo e Vercelli, quindi comprendeva per intero i territori delle odierne province di Vercelli, Biella e Verbano-Cusio-Ossola.
L'alessandrino ministro che ne disegnò la circoscrizione tenne poco in considerazione il marcato orgoglio di Vercelli, da tempo abituata ad essere capoluogo di provincia e che ora soggiaceva a Novara. Le proteste della città s'intensificarono finché Benito Mussolini, nel 1927, ne separò il territorio[5].
Nel 1929 la provincia di Novara ricevette il comune di Campello Monti, già parte della provincia di Vercelli[6].
Il territorio ora appariva estremamente simmetrico, perlomeno orizzontalmente, configurandosi con la zona pianeggiante, collinare e alpina, orbitante sul capoluogo Novara, per topografia stradale, ma soprattutto per dialetto, tradizione e cultura; l'unico inconveniente era che alcune zone nell'estremo nord della provincia (quali la Val Formazza, la Val Divedro o la Val Cannobina) distavano oltre 100 km dal capoluogo ed erano difficilmente raggiungibili.
Nel 1976 fu istituito il circondario autonomo del Verbano-Cusio-Ossola, con sedi a Domodossola, Omegna e Verbania; questo tuttavia ad alcuni non parve sufficiente e si giunse nel 1992 all'istituzione della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, fatto che ridusse la provincia di Novara alle dimensioni attuali. Benché amministrativamente separato, il Verbano-Cusio-Ossola continua ad orbitare su Novara, che rimane l'unica città del Piemonte orientale di considerevoli dimensioni (oltre al legame culturale e linguistico fra le due terre). La separazione tuttavia consentì a Palazzo Natta (sede della Provincia di Novara) di raffinare la gestione del territorio e migliorarne il governo, essendo diventato oramai piccolo e sostanzialmente pianeggiante o collinare.
Lo stemma attuale è stato concesso insieme al gonfalone con regio decreto del 5 settembre 1929.[7]
«Di rosso, all'aquila al volo spiegato, coronata di tre stellette e accompagnata nel cantone sinistro della punta dalla lettera gotica N, il tutto d'oro.»
Il disegno è ripreso dall'antico sigillo del comune medievale, databile intorno al 1300. Lo scudo è timbrato dalla corona di Provincia, ma di solito non è ornato dal serto di foglie.
Dal 1890 circa, al 1927, venne utilizzato uno scudo partito di uno e troncato di due: il 1° di Novara (di rosso, alla croce d'argento); il 2° di Vercelli (d'argento alla croce di rosso); il 3° di Biella (d'oro, all'olmo al naturale, terrazzato di verde, all'orso al naturale, passante alla base dell'olmo); il 4° di Pallanza (troncato: di sopra d'oro, all'aquila al naturale al volo spiegato; di sotto, d'argento, all'albero al naturale); il 5° di Borgosesia (d'azzurro, all'aquila posata su due cime, il tutto al naturale); il 6° di Domodossola (di rosso, alla croce d'argento, caricata in cuore di una stella di rosso, e accantonata da quattro stelle d'argento. Erano rappresentate le armi dei principali centri compresi nel territorio. Nel 1927, avendo la provincia ceduto Vercelli, Biella e Borgosesia, lo stemma risultò inadeguato e fu sostituito da quello attuale.
Il gonfalone è un drappo di azzurro. La bandiera è azzurra, caricata dello stemma, con la corona, senza serto di fronde; sotto lo stemma, la scritta (talora omessa) "Provincia di Novara", in caratteri maiuscoli d'oro.
A gennaio 2021 la provincia di Novara contava 362 925 abitanti. Il saldo demografico rispetto al gennaio 2011 risulta in passivo con una perdita di 9 938 abitanti.
Al contrario a gennaio 2021 la popolazione straniera regolarmente residente nella provincia risultava essere composta da 38 218 individui[8], un numero più che quadruplicato se confrontato con il dato del 2001 quando gli stranieri registrati risultavano essere 9 375[9].
La popolazione è concentrata maggiormente nel capoluogo, nei paesi prossimi al confine lombardo segnato dal fiume Ticino, quali Trecate, Galliate, Cameri, Bellinzago Novarese, Oleggio e Castelletto sopra Ticino, e sulle sponde del Lago Maggiore e del Lago d'Orta nelle località di Arona e Borgomanero. L'occidente della provincia è invece principalmente dedito all'agricoltura e scarsamente popolato.
Secondo il dossier annuale sulla qualità della vita in Italia de Il Sole 24 Ore la provincia di Novara nel 2023 è al 42º posto[10]. La migliore posizione registrata dalla provincia in questa classifica risale al 2000 (15º) mentre la peggiore risale al 2014 (66º). Nella classifica 2023 dei "Comuni Ricicloni", le agenzie di raccolta e riciclo rifiuti del medio e basso novarese si collocano rispettivamente al 16º e 19º posto tra i consorzi di gestione rifiuti sopra i 100000 abitanti[11].
La provincia si configura come un interessante incontro geo-economico fra l'industrializzazione e terziarizzazione lombarda, e la trainante produzione agricola piemontese.
L'agricoltura è praticata specialmente nell'ovest e sud della provincia, tra il capoluogo ed il fiume Sesia, mentre l'attività industriale e terziaria è maggiormente sviluppata nella zona orientale confinante con la Lombardia, oltre che intorno a Novara e ad altre città come Borgomanero ed Arona.
Anche il turismo ha un ruolo significativo nell'economia del territorio ed è sviluppato soprattutto nelle località sulle rive del Lago Maggiore e del Lago d'Orta.
L'agricoltura intensiva si concentra nelle zone di pianura (82% della superficie agricola utilizzata). La coltura principale è quella del riso con circa 35000 ha di superficie coltivata, distribuiti principalmente nell'ovest e nel sud della provincia ed intorno al capoluogo; la provincia di Novara rappresenta il terzo polo risicolo italiano dopo le province di Vercelli e Pavia. La seconda coltura più diffusa è il mais con oltre 12000 ha coltivati soprattutto nella medio-alta provincia, al di sopra della pianura irrigua. La superficie seminata a frumento si attesta a poco meno di 3000 ha; in misura minore sono presenti anche soia, orzo, avena, segale e triticale.
Altra coltura importante è quella della vite, coltivata nella zona delle colline novaresi su una superficie complessiva di quasi 700 ettari. Dai vitigni del territorio si producono importanti vini a Denominazione di Origine Controllata ed il Ghemme DOCG. Ulteriori 90 ettari circa sono sfruttati per la coltivazione di uva da tavola.
Lungo la sponda del lago Maggiore ha grande rilevanza il settore della floricoltura. Piccole superfici agricole sono inoltre utilizzate per l'orticoltura e la frutticoltura, con produzione principalmente di mele.
L'allevamento è soprattutto di suini e bovini, praticato prevalentemente in pianura. È presente anche una delle più importanti aziende italiane nel campo dell'allevamento bufalino. Il latte bovino è utilizzato per la produzione di un altro prodotto tipico gastronomico: il gorgonzola DOP, del quale la provincia è ormai patria e maggiore produttrice nazionale. Il gorgonzola novarese è anche considerato il più pregiato.
Un ruolo importante e ben radicato è ricoperto dall'apicoltura che ha la sua eccellenza nella produzione di miele d'Acacia.
Il territorio della provincia di Novara è ricco di castelli, se ne contano circa 110 ancora esistenti (in 77 degli 87 comuni) tra torri, fortificazioni, ricetti e castelli di varie dimensioni. Questa sorta di primato ha fatto nascere nel 2008 un progetto denominato "Parco Ludovico il Moro – I Cento Castelli di Novara" (Interreg IV A Italia Svizzera 2007-2013) allo scopo di valorizzare e promuovere questa ricchezza territoriale. Tra i sostenitori del progetto vi è anche il critico d'arte Vittorio Sgarbi.[12][13]
Tra gli esempi più significativi si ricordano[14]:
Nel territorio sono presenti numerose chiese ed edifici storici; alcuni di questi sono stati risanati nel corso degli anni, mentre altri sono in stato di semi abbandono o di rovine (es. il Castello di Monticello, sulla collina sotto il torrente Neralo).
L'elemento architettonico più significativo di Novara è la sua maestosa cupola, alta 121 metri, progettata dall'architetto-ingegnere Alessandro Antonelli, assurta a simbolo della città e segno distintivo del suo panorama, osservabile da tutte le arterie stradali che conducono in città.
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo e Gaudenzio di Borgolavezzaro (XIX secolo), progettata nel 1858 dall'architetto Alessandro Antonelli e terminata nel 1862, si trova nella piazza al centro del borgo. In stile neoclassico, ha una sola navata ed è preceduta da un pronao con quattro colonne in granito e capitelli corinzi che sostengono un architrave con timpano. Il campanile è antecedente e risale al seicento.
Il duomo di Novara, assieme agli altri edifici sacri ad esso connessi, si trova nel cuore della città, in Piazza della Repubblica, dove sorgeva una precedente cattedrale romanica dell'XI-XII secolo, abbattuta dall'Antonelli per fare posto al nuovo edificio
Tra il 1600 ed il 1700 si registrò da una parte l'ampliamento della rete irrigua e dall'altra l'organizzazione delle terre agricola in grandi proprietà strettamente legate alle più importanti famiglie novaresi.
Di estremo interesse sono le terre dell'Abbazia di San Nazzaro Sesia, dei Gautieri, dei Lodi Cusani e dei Tornielli.
Sovrastante l'abitato di Orta, il Sacro Monte venne edificato alla fine del Cinquecento su progetto del frate Cappuccino Cleto da Castelletto Ticino. L'insieme delle cappelle si affaccia sul Lago d'Orta con aspetti paesistici altamente scenografici e suggestivi. Nel 2003 il Sacro Monte di Orta è stato inserito nella Lista del Patrimonio dell'Umanità, insieme ad altri sei Sacri Monti del Piemonte e due della Lombardia.
Il complesso è dedicato a san Francesco, riproposto in chiave di imitatore di Cristo. Per questa sua specificità – l'essere dedicato ad un santo anziché alla vita di Cristo o di Maria – si differenzia nettamente dagli altri Sacri Monti.
In provincia di Novara è presente una varietà linguistica e dialettale notevole, troviamo infatti:
La religione maggiormente praticata è quella cattolica; gli stranieri invece sono in prevalenza musulmani. Sulla zona sono presenti anche diversi nuclei di Testimoni di Geova: nel comune di Novara sorge un centro di ritrovo chiamato Sala del Regno che attrae numerose persone anche dalle province vicine.
Il capoluogo è sede di Tribunale e di Procura della Repubblica (si è avanzata l'ipotesi di aprirvi anche una sede di Corte d'Appello). Da Arona compresa fino all'estremo nord della provincia, il territorio è sotto la giurisdizione del Tribunale di Verbania. Oltre a Novara, vi sono Giudici di Pace a Borgomanero e ad Arona (un tempo Pretori).
Vi sono in provincia sedi dell'Agenzia delle Entrate, oltre che nel capoluogo, anche a Borgomanero e ad Arona.
Il Piemonte è la regione italiana con il maggior numero di chilometri di ferrovie. In particolare le principali ferrovie della provincia di Novara sono:
La provincia di Novara ha un sistema di strade molto antico, probabilmente realizzato originariamente dai Romani, ampliato nel medioevo: all'incirca 700 km (considerando solo la rete ormai asfaltata).
Il sistema stradale si basa, essenzialmente, su una griglia principale a tela di ragno, incentrata sul capoluogo, dove l'importante arteria ex Strada statale 11 Padana Superiore, (ora Regionale), che attraversa l'intera pianura, incontra il corridoio Genova-Svizzera, comprendente l'ex Statale 211 della Lomellina, (ora Provinciale), che va da Novi Ligure fino a Novara, e poi i quattro rami principali che si dipartono verso nord: la Statale 32 Ticinese, che a Castelletto Ticino si collega alla Statale 33 del Sempione, la Statale 229 del Lago d'Orta, che conduce verso il Sempione passando dal lago d'Orta, la Strada statale 299 di Alagna, che conduce in Valsesia e, infine, la Statale 341 Gallaratese, che arriva fino a Varese; le restanti strade, perlopiù provinciali, formano una fittissima rete di interconnessione.
Strade Regionali (strade ex Statali divenute Regionali in seguito al decreto legislativo n. 112 del 1998):
Questo è l'attuale patrimonio stradale della provincia; l'attuale numerazione proviene da un piano di strade "provincializzabili" richiesto di redigere all'amministrazione provinciale entro la fine del 1958: questo piano andava da 1 a 95, strade che vennero pian piano provincializzate fra il 1960 e il 1964; da lì proseguirono ulteriori strade provincializzate. Ora risulta pesantemente incompleta a causa di numerose strade cedute alla neonata Provincia del Verbano Cusio Ossola, nonché molte altre declassificate a comunali, o Statalizzate (come la Provinciale 1, Statalizzata nel 1959, ora ex Strada statale 229 del Lago d'Orta). Sono inoltre in gestione alla provincia le 4 ex Statali ora Regionali passanti sul territorio della provincia (Vedi Sopra o nell'elenco sotto).
Appartengono alla provincia di Novara i seguenti 87 comuni:
Di seguito è riportata la lista dei comuni più popolosi della provincia[15]:
Pos. | Stemma | Comune | Popolazione (ab) |
Superficie (km²) |
Densità (ab/km²) |
Altitudine (m s.l.m.) |
---|---|---|---|---|---|---|
1° | Novara | 101 257 | 103 | 983 | 162 | |
2° | Borgomanero | 21 188 | 32 | 657 | 307 | |
3° | Trecate | 20 510 | 38 | 537 | 136 | |
4° | Galliate | 15 587 | 29 | 531 | 154 | |
5° | Oleggio | 14 215 | 37 | 376 | 232 | |
6° | Arona | 13 694 | 15 | 903 | 212 | |
7° | Cameri | 10 856 | 39 | 274 | 161 | |
8° | Castelletto sopra Ticino | 9 820 | 14 | 671 | 226 | |
9° | Bellinzago Novarese | 9 407 | 39 | 240 | 192 |
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