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ammiraglio ottomano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Piyale Paşa, traslitterato anche come Pialì Bassà, Piyale Pascià e Piyale Pasha (Pelješac, 1515 – Istanbul, 21 gennaio 1578), è stato un ammiraglio ottomano, comandante in capo (Kapudanpaşa) della flotta ottomana all'epoca dei sultani Solimano il Magnifico, Selim II e Murad III.
Piyale Paşa | |
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Busto di Piyale Paşa al museo navale d'Istanbul. | |
Nascita | Pelješac, 1515 |
Morte | Istanbul, 21 gennaio 1578 |
Dati militari | |
Paese servito | Impero ottomano |
Forza armata | Marina ottomana |
Anni di servizio | 1553 - 1567 |
Grado | Ammiraglio |
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È ricordato come lo stratega delle incursioni e delle conquiste della flotta ottomana lungo tutte le coste del Mediterraneo cristiano dalla metà del XVI secolo alla Battaglia di Lepanto.
Nato a Viganj, un villaggio nella peninsola di Sabbioncello, era di origini croate[1][2][3], sebbene una controversa leggenda narra che fosse un neonato ritrovato su un vomere di aratro alla periferia di Belgrado, in Serbia.
Fu catturato nel 1526 durante la battaglia di Mohács e divenne un soldato ottomano sotto Turgut Reis[4].
Piyale Paşa fu portato a Istanbul dove riuscì a distinguersi sufficientemente per essere allevato come ghazi del Sultano. Ricevette la sua educazione formale presso la accademia imperiale (Scuola dell'Enderûn), ottenendo il titolo di Kapıcıbaşı.
Nominato inizialmente governatore Sanjak Bey della penisola di Gallipoli, fu promosso a Bahriye Beylerbeyi (primo ammiraglio) ottenendo il comando della flotta ottomana alla età di soli 39 anni.
Nel 1554 catturò l'Isola d'Elba e la Corsica, grazie ad una imponente flotta e alla partecipazione degli ammiragli Turgut Reis e Salih Reis. L'anno successivo il sultano Solimano il Magnifico gli assegnò il compito di aiutare la Francia contro la Spagna su richiesta della madre del re Francesco II di Francia. Piyale Paşa partì con la sua flotta il 26 giugno 1555, per riunirsi con le forze francesi a Piombino e respingere gli spagnoli.
Negli anni successivi si impiegò per numerose incursioni e terribili saccheggi di molte città (per cui è menzionato in diverse Memorie Storiche), tra cui Amalfi, le Isole Eolie, Massa Lubrense, Cantone, Sorrento, Torre del Greco e Piombino. Nel 1558 la sua flotta assalì le coste spagnole e Minorca.
Secondo alcuni storici, potrebbe essere stato lui, attorno al 1553-4 a mettere a morte per tradimento l'ammiraglio ottomano Piri Reìs, autore di discusse carte geografiche delle Americhe.
I continui suoi successi militari spinse il re Filippo II di Spagna a formare una "santa alleanza" con le Repubbliche di Venezia e Genova, lo Stato Pontificio il Ducato di Savoia e i Cavalieri di Malta, la cui flotta si scontrò con quella ottomana il 11 maggio 1560 presso l'isola di Gerba, al largo di Algeri e Tripoli, nella Battaglia di Gerba. Le potenze cristiane furono pesantemente sconfitte.
Piyale Paşa tornò Istanbul in trionfo con un gran numero di prigionieri, tra cui il comandante del forte di Gerba Alvaro de Sandi e gli ammiragli di Sicilia e di Napoli Sancho de Leyva e Berenguer de Requenses. Solimano il Magnifico gli diede in sposa Sultana Gevher Han, sua nipote e figlia di Selim II, che diverrà il successivo sultano.
La flotta a comando di Piyale Paşa riprese ben presto l'attività di conquista e razzia dei porti cristiani. Nel 1563 prese Napoli spagnola su commissione dei francesi, che la occuparono brevemente prima di esserne sloggiati dagli spagnoli.[senza fonte]
Nel 1565 Solimano il Magnifico incaricò Piyale Pasha, assieme ai generali Lala Kara Mustafa Pascià e Turgut Reis, di eliminare l'Ordine ospedaliero di San Giovanni e conquistare Malta. Il lunghissimo scontro, noto come il 'grande assedio di Malta', vide la strenua difesa dei cavalieri e dei maltesi obbligò gli ottomani a desistere dopo quasi quattro mesi.
In 1566 Piyale Pasha conquistò l'isola di Chio ponendo fine alla presenza genovese nel mar Egeo. Successivamente si dedicò a devastare le coste pugliesi, molisane e abruzzesi. A tal proposito, il Tria, riferendo di quanto scrive un certo Tommaso Costo[5] che, trattando delle cose avvenute nel Regno nel 1566, così scrive:
«Era già il Mese di Agosto di quest'anno 66, quando l'Armata Turchesca guidata da Pialì Bassà scorse fino al Golfo di Venezia; e come fu al dritto di Pescara, luogo famoso, e forte dell'Abruzzo, fece alto. Di poi dato di nuovo de' remi in acqua, assaltò quella riviera, ove per trascuraggine del Governatore di quella Provincia si era fatto poco provvedimento, e pose a sacco, e a fuoco alcune Terre, cioè Francavilla, Ortona, Ripa di Chieti, S. Vito, il Vasto, la Serra Capriola, Guglionesi, e Termoli, menando via e di robba, e di gente quanta ne poté mettere su Galee, guastando, e rovinando tutto il resto... ».
Pialì Bassà, tentò poi di assaltare, ma invano, il Monastero di S. Maria a Mare nelle isole Tremiti.»
In Abruzzo furono particolarmente danneggiate o distrutte le città di Ortona e Casalbordino. La fortezza di Pescara venne incendiata, mentre il 1 agosto dell'anno veniva assediata Ortona, con la distruzione della chiesa longobarda di San Marco, e l'incendio della Cattedrale di San Tommaso Apostolo. Furono, procedendo a sud, saccheggiate anche l'Abbazia di San Giovanni in Venere e il Monastero di Santo Stefano in Rivomare a Casalbordino. Anche Vasto fu presa d'assedio, con la simbolica distruzione della Cattedrale di San Giuseppe, di cui si conservò solo la facciata. La città di Termoli, il giorno di Ferragosto, ricorda il suo assalto al Borgo vecchio con degli spettacolari fuochi artificiali. Le scorrerie si protrassero fino alla Terra d'Otranto in Puglia; ragion per cui Carlo V si impegnò in un progetto di fortificazione, a base di torri costiere sull'Adriatico.
Nel 1567 lasciò la carica di Kapudanpaşa e il comando supremo della flotta a Müezzinzade Alì Pascià, per essere promosso nel 1568 a Vizir, diventando il primo ammiraglio nella storia dell'impero ottomano a raggiungere tale carica.
Il 15 maggio 1570 la flotta ottomana salpò per Cipro, allora in possesso alla Repubblica di Venezia, raggiungendola il 1º luglio. Il 22 luglio il generale Lala Kara Mustafa Pascià iniziò l'assedio di Nicosia, che capitolò il 9 settembre. Le altre città furono conquistate in rapida successione tranne Famagosta che, dopo un lungo assedio, cadde il 4 agosto 1571.
Nel 1571, la flotta ottomana fu pesantemente sconfitta alla Battaglia di Lepanto. Il comandante il capo, Müezzinzade Alì Pascià perse la vita e Piyale Paşa fu brevemente chiamato al comando della flotta ottomana, finché al suo posto fu nominato Uluç Alì Pascià. Le cronache di Katib Celebi e di Mustafa Selaniki, contemporaneo degli eventi, riferiscono che Paşa si dimise poco tempo dopo la disfatta di Lepanto.[7]
In meno di un anno gli ottomani ricostruirono la flotta in un numero pari quanto era prima della dello scontro a Lepanto e ripresero le azioni di guerra, sebbene con scarso successo. Nel 1574, con la battaglia di Tunisi riconquistò la Tunisia dalla Spagna e dai suoi vassalli Hafsid.
L'ultima spedizione navale di Piyale Paşa fu nel 1573 in Puglia.[senza fonte]
Piyale Paşa morì il 21 gennaio 1578 e fu seppellito a nella Piyale Paşa Camii, moschea a lui intitolata, edificata negli ultima anni della sua vita da Mimar Sinan.
Il 17 agosto 1562 sposò Gevherhan Sultan, figlia del futuro sultano Selim II e Nurbanu Sultan e nipote del sultano Solimano il Magnifico.
Insieme ebbero due figli e tre figlie:
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