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comune italiano, capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Liguria Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Genova (IPA: /ˈʤɛnova/, localmente /ˈʤeːnova/, Zêna[5] o Zena[6] in ligure /ˈzeːna/[6]) è un comune italiano di 563 869 abitanti,[1] [7] capoluogo dell'omonima città metropolitana, della regione Liguria[8] e cuore di una vasta area urbana che include il territorio centrale ed i comuni rivieraschi della regione, nonché l'Oltregiogo. È il più grande e popoloso comune ligure,[9] il terzo del Nord Italia e il sesto del Paese.
,Genova comune | |
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Una foto panoramica di Genova: si vedono Lanterna, Corte Lambruschini, il centro e il Porto. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Liguria |
Città metropolitana | Genova |
Amministrazione | |
Sindaco | Pietro Piciocchi (vicesindaco f.f.) (centro-destra) dal 6-11-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 44°24′25.87″N 8°56′02.34″E |
Altitudine | 18 m s.l.m. |
Superficie | 240,29 km² |
Abitanti | 563 869[1] (31-10-2024) |
Densità | 2 346,62 ab./km² |
Frazioni | vedi Quartieri e frazioni di Genova e Municipi di Genova |
Comuni confinanti | Arenzano, Bargagli, Bogliasco, Bosio (AL), Campomorone, Ceranesi, Davagna, Masone, Mele, Mignanego, Montoggio, Sant'Olcese, Sassello (SV), Serra Riccò, Sori, Tiglieto, Urbe (SV) |
Altre informazioni | |
Lingue | Italiano, Ligure |
Cod. postale | 16121–16167 |
Prefisso | 010 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 010025 |
Cod. catastale | D969 |
Targa | GE |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 435 GG[3] |
Nome abitanti | genovesi |
Patrono | san Giovanni Battista |
Giorno festivo | 24 giugno |
Soprannome | La Superba, La Dominante[4] |
Cartografia | |
Posizione del comune di Genova nell'omonima città metropolitana | |
Sito istituzionale | |
Affacciata sul Mar Ligure, Genova è stata la capitale di una delle repubbliche marinare dall'XI secolo al 1797. In particolare, dal XII al XV secolo, la città ha svolto un ruolo di primo piano nel commercio in Europa, diventando, all'epoca, una delle più grandi potenze navali del continente e considerata tra le città più ricche del mondo.[10][11] Fu anche soprannominata la Superba da Francesco Petrarca.[12]
Genova è uno dei maggiori centri economico-produttivi d'Italia (insieme a Milano e Torino componeva il triangolo industriale negli anni del boom economico), nonché uno dei principali poli universitari, scientifici, culturali, artistici, musicali, enogastronomici, fieristici, turistici e sportivi del Paese. Il suo porto è per molte ragioni il più grande, importante e famoso d'Italia e rappresenta la maggiore industria genovese nonché uno dei più importanti scali a livello mediterraneo ed europeo.[13][14] La città vanta, anche, una lunga tradizione in numerosi settori industriali come ad esempio quelli dell'industria pesante, della cantieristica navale, della subacquea e dell'industria alimentare. Genova è, inoltre, un affermato polo crocieristico, editoriale, bancario-assicurativo e delle tecnologie delle comunicazioni. Patria dei jeans, culla della prima società calcistica italiana, il suo nome è legato a quello di personaggi storici di importanza mondiale e a diversi prodotti simbolo del Made in Italy come il basilico, il pesto, la focaccia, la farinata e la nautica.
Sede nel 1992 dell'Expo e nel 2001 del G8, nel 2004 è stata capitale europea della cultura.[15] La sua università ha una storia che risale al XV secolo e dal 2006 parte del suo centro storico, le Strade Nuove e il sistema dei palazzi dei Rolli di Genova, è compreso tra i siti Patrimonio mondiale dell'umanità tutelati dall'UNESCO. Infatti, il suo centro storico è uno dei più estesi e densamente popolati d'Europa, in particolar modo l'area medievale.[16] Simbolo "fisico" della città è il suo faro, conosciuto come la Lanterna, mentre viene tradizionalmente rappresentata dalla Croce di San Giorgio, negli stemmi sorretta da due grifoni.
Nel 2023 è Capitale italiana del libro e nel 2024 è Capitale europea dello sport.[17][18]
La città trova collocazione nella parte centrale e interna dell'omonimo golfo che si affaccia sul mar Ligure. È situata tra la costa e i rilievi dell'Appennino ligure-genovese,[19] che ha un'altezza media di circa 1200 m. s.l.m. ed è formato da rocce facilmente erodibili, con cime arrotondate e versanti ripidi, incisi da valli scoscese. Nelle valli che si sviluppano in maniera prevalentemente longitudinale, scorrono i torrenti come il Polcevera e il Bisagno e, fuori dal territorio comunale, il Lavagna, che per la brevità del versante marittimo non raggiungono mai lunghezze di rilievo. L'ineguale distribuzione delle piogge, il carattere impermeabile del suolo e il dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio urbano, sono fattori che hanno contribuito a rendere irregolare il regime di questi corsi d'acqua, che alternano piene improvvise e violente con periodi di magra. I rilievi che cingono la città, bloccando parzialmente i venti freddi provenienti da nord, permettono di avere inverni soleggiati e luminosi, con temperature meno basse che a Milano o a Torino, ed estati calde e non afose grazie alle brezze marine e alle piogge che sfiorano i 1000 mm annui.[20]
Il territorio del comune di Genova si estende per 240,29 km² al centro dell'omonimo golfo e si sviluppa su una fascia litoranea lunga circa trenta chilometri, da Voltri a Nervi, con uno sviluppo quasi uguale da ponente a levante, alle cui spalle si ergono rilievi, anche di notevole altezza, in immediata prossimità del mare. Il territorio, con il suo golfo, la costa e le alture, vede l'alternarsi di diversi paesaggi naturali e caratteristiche ambientali.
La zona costiera del ponente, ora fortemente urbanizzata e al servizio dell'industria e del porto, in epoca preindustriale presentava le principali spiagge dell'attuale territorio comunale: Sestri, Cornigliano e Sampierdarena.[21]
Il territorio urbano, oltre che lungo la costa, si inoltra verso l'interno lungo i solchi della val Polcevera a ponente e della val Bisagno, a levante, formando una sorta di Pi greco rovesciato. La prima più ampia, quasi rettilinea e perpendicolare alla costa, la seconda con un percorso orientato dapprima a ponente, tra Struppa e Molassana e poi a sud-ovest sino alla Foce.
Nel percorrere le vallate del Polcevera e del Bisagno o la costa occidentale da Sampierdarena a Voltri, disseminate di complessi abitativi e industriali, o quella orientale da Albaro a Nervi, anche se più scarsa e frammentaria a causa di una diversa situazione orografica, si percepisce ancora la presenza di centri urbani culturalmente autonomi, corrispondenti ai comuni inglobati nel 1926 nella Grande Genova ma ancora ben distinguibili nel tessuto della moderna conurbazione amministrativa.[22]
Si delinea una suddivisione del territorio comunale in cinque zone: il centro, la val Polcevera, la val Bisagno, il ponente e il levante.
Il territorio comunale presenta un'orografia piuttosto complessa, con numerose vallate che scendono verso il mare dallo spartiacque ligure-padano o di suoi contrafforti, separate da crinali con rilievi montuosi a quote tra 400 e 1200 metri di altezza che distano tra i 6 e i 10 chilometri dal mare. L'Istat classifica il comune come appartenente alla zona altimetrica "montagna litoranea" (zona con presenza di rilievi con altitudini superiori ai 600 m).[19]
I rilievi più significativi si trovano nella zona di ponente, in particolare sul versante destro della valle del torrente Cerusa, contornato dal monte Reixa, che con 1182 metri s.l.m. è il punto più alto del territorio comunale e dal Bric del Dente (1107 m).[19]
Un altro importante sistema montuoso è, sempre a ponente, quello lungo il crinale tra la val Varenna e le valli dei torrenti Branega e Acquasanta, alle spalle del litorale Pegli, Pra' e Voltri, che culmina nell'altopiano del monte Penello (996 m) e nella punta Martin (1001 m). Si tratta di un'area caratterizzata da ripide vallette rocciose che culminano lungo i crinali in ampie praterie con affioramenti rocciosi. Alla testata della val Varenna il monte Proratado (928 m) sorge sul crinale con la val Polcevera.[19]
Altro rilievo del ponente è il monte Gazzo (419 m), che domina l'abitato di Sestri Ponente e sulla cui sommità sorge il Santuario di Nostra Signora del Gazzo. Il monte è stato oggetto di una notevole attività estrattiva di pietra calcarea che ha pesantemente modificato il suo aspetto originario, distruggendo anche molte delle grotte che si aprivano nei suoi fianchi.
Le valli del Polcevera e del Bisagno hanno alla loro testata rilievi prossimi o superiori ai 1100 m (monte Taccone e monte Leco) ma il territorio di Genova ingloba solo la parte inferiore di queste valli, con rilievi di altezza più contenuta posti sulle dorsali laterali. Anche il monte Figogna (804 m), sul quale sorge il Santuario di Nostra Signora della Guardia, interamente compreso nella val Polcevera, che caratterizza il paesaggio dell'intera vallata, si trova nel comune di Ceranesi. Lungo la dorsale di ponente, tra Polcevera e Chiaravagna, i rilievi maggiori compresi nel comune di Genova sono i monti Teiolo (660 m) e Rocca dei Corvi (582 m). Dopo quest'ultimo la dorsale scende rapidamente di quota, toccando Borzoli per concludersi con le colline di Colombara, Coronata e degli Erzelli, affacciate su Cornigliano.
La dorsale tra le due valli maggiori si distacca dallo spartiacque appenninico in corrispondenza del monte Alpe (800 m), compreso nel comune di Genova solo dal versante della val Bisagno. Il rilievo maggiore in questo tratto, il monte Diamante (672 m), su cui sorge l'omonimo forte, fa parte del comune di Sant'Olcese, mentre è nel comune di Genova il monte Spino (622 m), contrafforte rivolto verso la val Polcevera, su cui sorge il forte Fratello Minore. Il crinale scende gradualmente di quota fino al monte Peralto (489 m), dove si trova il forte Sperone. Da questa altura, che costituisce il punto più alto dell'anfiteatro collinare che racchiude il centro storico di Genova, si dipartono le due dorsali, coronate dalle mura seicentesche. Quella polceverasca, a ponente, con i forti Begato, Tenaglia e Crocetta, termina con i colli di Belvedere e degli Angeli, che un tempo proseguiva con quello di San Benigno, completamente sbancato nella prima metà del Novecento, che chiudeva a mare la cerchia delle mura in corrispondenza della Lanterna.
La dorsale rivolta verso la val Bisagno, con il forte Castellaccio e l'altura del Righi, scende anch'essa gradualmente fino alla piana del Bisagno e si conclude con il colle di Carignano, affacciato sul porto e sulla zona della Foce.
L'intero comprensorio che si estende intorno alle cinte murarie seicentesche convergenti sul forte Sperone costituisce il “Parco urbano delle Mura”.
Per quanto riguarda la val Bisagno, nella zona di Struppa il territorio comunale raggiunge lo spartiacque appenninico, con il colle di Creto (603 m), che conduce in Alta valle Scrivia, e alcuni rilievi significativi, come il già citato monte Alpe, il monte Alpesisa (989 m) e il monte Lago (941 m). Sul versante opposto, che divide la val Bisagno dalla valle Sturla, il rilievo principale è il monte Ratti (560 m), con l'omonimo forte. Questo crinale, con una serie di fortificazioni collinari, non collegate però da una cortina muraria (forte Richelieu, forte Quezzi e torre Quezzi, forte Santa Tecla, forte San Martino) digrada gradualmente verso la collina di Albaro e termina a mare con il forte San Giuliano e costituisce con la sua parte non urbanizzata il “Parco urbano dei Forti”.
L'insieme delle fortificazioni collinari comprese nell'ambito dei due parchi urbani connota l'immagine di Genova da diversi punti di vista e rappresenta un importante valore storico e paesaggistico.[19]
Il levante genovese è caratterizzato dallo sfondo del monte Fasce (834 m), all'origine delle vallate dei diversi torrenti della zona. Nelle zone più alte il territorio si presenta aspro, con versanti ripidi e affioramenti rocciosi. I versanti esposti a sud mostrano praterie aride e sono oggi privi di insediamenti, mentre isolati resti di piccole costruzioni testimoniano un antico uso agricolo di questi territori marginali. I versanti digradano rapidamente con una serie di contrafforti fino al mare. Tra questi il più conosciuto è il monte Moro (412 m), appena sopra l'abitato di Nervi, dove si trovano i resti di una batteria che faceva parte del sistema di difesa costiera durante la seconda guerra mondiale.[19]
Il territorio e le vallate della città sono percorsi da torrenti con bacini di diversa rilevanza. I più grandi scorrono lungo le omonime valli e sono il Polcevera, a ovest del centro, con un bacino allargato e un percorso rettilineo sino al mare e, a est, il Bisagno dal bacino più stretto e andamento più tortuoso. La città si è sviluppata urbanisticamente in queste due valli con quartieri residenziali, insediamenti produttivi e infrastrutture.
Nella val Bisagno il principale affluente è il Fereggiano, che attraversa Quezzi e Marassi, ma numerosi sono gli affluenti minori: sulla destra orografica Canate, Torbido, Geirato, Trensasco, Cicala e Veilino, sulla sinistra, oltre al Fereggiano, Lentro, Mermi e Noce, quest'ultimo interamente coperto.[23]
Nella val Polcevera sono invece pochi gli affluenti compresi nel territorio genovese (si possono citare il Burba e il Geminiano a Bolzaneto, il Pianego a Borzoli, il Torbella e il Maltempo a Rivarolo), mentre gli affluenti principali (Verde, Riccò e Secca) scorrono quasi interamente al di fuori del territorio comunale.[24]
Nel ponente cittadino si trovano il Chiaravagna a Sestri Ponente, il Cerusa e il Leira a Voltri, il Branega e il San Pietro a Pra', il Varenna a Pegli e Multedo.[25][26][27][28][29]
Nel levante i principali torrenti sono lo Sturla nella cui valle sono compresi i quartieri di Bavari, San Desiderio, Borgoratti e Sturla e il Nervi che attraversa l'omonimo quartiere, oltre ai rii minori Vernazza, Priaruggia, Castagna e Bagnara.[30][31]
L'area del centro storico, quasi completamente urbanizzata, è divisa tra i bacini di numerosi ma brevi corsi d'acqua che scendono dalle colline retrostanti. I principali di questi rivi sono San Bartolomeo, San Lazzaro, San Teodoro, Lagaccio, Sant'Ugo, Santa Brigida, Carbonara, Sant'Anna e Rio Torbido, che scorrono tombinati sotto le vie dei vari quartieri, con l'eccezione dei tratti a monte del rio Lagaccio e del rio San Lazzaro.[31]
La classificazione sismica, colloca il territorio in zona 3 e 4 a sismicità bassa e molto-bassa.[32] In qualche cronaca del passato (Il Cittadino, Giornale del popolo, 24 febbraio 1887) si trova notizia di episodi sismici di rilievo, come quello del 23 febbraio 1887.[33]
Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Genova, nella sua fascia costiera, appartiene alla zona Cfa e Csa,[34][35] ossia al clima mediterraneo, con estate calda e temperatura media superiore a +22 °C, precipitazioni inferiori a 30 mm durante il mese estivo più caldo. A levante e sull'interno, nelle vallate e nella maggior parte del territorio si passa alla zona climatica Cfsa con Clima temperato di transizione al mediterraneo, in cui le precipitazioni sono superiori a 30 mm. Oltre i 500 m di quota, la zona climatica passa alla Cfsb con Clima temperato a estate tiepida, con una temperatura media inferiore a +22 °C.[19] Secondo la classificazione climatica, che regolamenta l'accensione degli impianti di riscaldamento, è nella zona climatica D, 1435 GG.(accensione dal 1º novembre al 15 aprile, con 12 ore giornaliere).[32]
Grazie alla posizione ambientale, al centro del golfo, sul mare, riparata dai monti e esposta a mezzogiorno, gode di un clima mediterraneo e favorevole. L'escursione termica tra la temperatura massima diurna e la minima notturna è contenuta, mediamente intorno a 6 °C per tutto l'anno.
La morfologia del territorio e la distanza dalla costa possono far variare la temperatura da zona a zona di alcuni gradi, con temperature più miti sulla costa. Circa le caratteristiche del clima, a seconda degli anni, si verificano in media tre o quattro grandinate all'anno e, più raramente, alcune nevicate, specialmente nelle aree interne o collinari. Nonostante il clima invernale genovese sia mite, grazie al fenomeno della "tramontana scura" le rare nevicate possono essere anche relativamente copiose, con accumuli che non è raro superino i 30 cm nelle vallate interne, mentre più modesti sono in genere in città. La neve comunque si scioglie di solito nell'arco di uno o due giorni con il rialzo delle temperature, a volte anche nell'arco di qualche ora. Il vento, in media ha una velocità di 2,5 m/s e rende la città ventilata. L'umidità è minore durante l'inverno, mentre il mese mediamente più umido risulta essere quello di giugno. Circa la piovosità, ricade nella media dei climi mediterranei. Nel corso degli anni, si sono registrati però fra settembre e novembre improvvisi episodi temporaleschi di forte entità, che con la loro intensità e durata hanno provocato eventi alluvionali in diverse parti della città. È una città soleggiata, con una media di 13,8 MJ/m e una media di 16 giorni di cielo sereno in un mese.[36]
Per le temperature registrate vanno ricordate le giornate del 13 febbraio 1929, con -7,0 °C e dell'8 gennaio 1985, con -6,0 °C per le minime e per la massima del 7 agosto 2015 con 38,7 °C (DICCA Stazione Meteo Villa Cambiaso).[36][37]
Genova-Sestri[38] | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11 | 12 | 14 | 17 | 21 | 24 | 27 | 27 | 24 | 20 | 15 | 12 | 11,7 | 17,3 | 26 | 19,7 | 18,7 |
T. min. media (°C) | 5 | 6 | 8 | 11 | 14 | 18 | 21 | 21 | 18 | 14 | 9 | 6 | 5,7 | 11 | 20 | 13,7 | 12,6 |
Precipitazioni (mm) | 106 | 95 | 106 | 85 | 76 | 53 | 27 | 81 | 99 | 153 | 111 | 81 | 282 | 267 | 161 | 363 | 1 073 |
Umidità relativa media (%) | 61 | 63 | 61 | 70 | 71 | 71 | 67 | 66 | 66 | 66 | 64 | 64 | 62,7 | 67,3 | 68 | 65,3 | 65,8 |
L'origine del nome "Genova", derivante dal latino Genua, viene fatto risalire a una radice indoeuropea geneu- ("ginocchio") oppure da genu- ("mascella, bocca"); genu- sarebbe un'allusione alla foce ("bocca") di uno degli antichi corsi d'acqua del sito o la forma dell'insediamento sul mare. A corroborare questa evidenza è il fatto che molti linguisti considerino Genua e Genaua (Ginevra) varianti dello stesso nome.[39] Il ritrovamento di un villaggio dell'età del bronzo in piazza Brignole, la palafitta del 5000 a.C. in piazza della Vittoria e la necropoli etrusca all'Acquasola hanno confermato che i primi insediamenti di Genova sorsero lungo la sponda destra del torrente Bisagno, e secondo l'archeologo Filippo Maria Gambari, ciò proverebbe l'origine del nome della città da Genaua, termine celtico-ligure dell'età del ferro[senza fonte] con il significato di "bocca", proprio perché nacque come porto fluviale.[40]
Durante il Medioevo il toponimo fu alterato in Ianua, latino per "porta di ingresso", "passaggio"[39] e ciò ha fatto nascere la leggenda che vuole la città prendere il nome dal dio romano Giano, protettore delle porte, perché proprio come il Giano bifronte, Genova ha due facce: una rivolta al mare, l'altra oltre i monti che la circondano.[41] La leggenda di Giano è ripresa da un'epigrafe situata nella cattedrale di San Lorenzo sotto una testa di Giano, con la scritta Janus, primus rex Italiae de progenie gigantum, qui fundavit Genuam tempore Abrahae (ossia: Giano, primo re dell'Italia della razza dei Giganti, il quale fondò Genova nel tempo di Abramo) mescolando leggende e antichità di origine diversa.[42]
Secondo altre teorie l'origine del nome potrebbe essere riconducibile a una parola etrusca, ritrovata su un coccio di vaso, contenente la scritta Kainua, che in lingua etrusca significherebbe "città nuova",[43] oppure derivante dal greco Xenos (Ξένος), "straniero", inteso come luogo di ritrovo di stranieri, caratteristica di una città portuale.[44]
Le più antiche tracce finora ritrovate nella zona della città riguardano un piccolo insediamento di epoca neolitica (nella zona di Brignole) del V e IV millennio a.C. e sistemazioni dell'età del bronzo antico (un muro a secco di terrazzamento presso la foce del Bisagno).[45] La città di Genova fu probabilmente fondata dai Liguri e si originò dal più antico insediamento dell'oppidum detto "di Castello" (Sarzano), sul colle che domina l'antico porto (oggi piazza Cavour), fondato agli inizi del V secolo a.C..[46] In questo periodo l'oppidum genovese, abitato dai Liguri "Genuati", era considerato "l'emporio dei Liguri", per il suo forte carattere commerciale. Legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti erano alcuni dei prodotti liguri di scambio commerciale.[47][48]
La storia di Genova è la storia dei suoi abitanti che furono (o furono definiti), al tempo stesso, signori del mare, mercanti e guerrieri capaci, se del caso, di inaudita ferocia. Seppero dare vita, in epoca di dominanze, a una propria repubblica, la Repubblica di Genova, nata dal libero comune, che si resse in otto secoli su diverse forme di governo: dalla forma consolare a quella dogale a quella, infine, oligarchica. La sua politica si fondò comunque sempre su un disegno di dominio regionale, studiato e portato avanti sin dagli albori, basata, soprattutto sull'influenza delle potenti famiglie che traevano la propria potenza dalle disponibilità economiche tratte dall'attività mercantile.[49]
Il dominio sulla riviera ligure e la costruzione di un'imponente flotta, al tempo stesso militare e mercantile, fu di vitale importanza per dare impulso alla nascita di uno Stato che per oltre quattrocento anni basò la propria esistenza sulla diplomazia e sulla neutralità, oltre che sul commercio. Via terra la città cercò, non sempre con successo, di mantenere il controllo dei territori dell'Oltregiogo, che garantivano la comunicazione, anche commerciale, con i territori della pianura padana e i regni ivi presenti.
Il detto "Genuensis, ergo mercator" ("Genovese quindi mercante") - di autore anonimo - fu mirabile sintesi di quel mercanteggiare così famoso nel mondo sul quale i Genovesi basarono un impero coloniale fondato su colonie d'oltremare che andava dall'Iraq alle Isole Canarie, dall'Inghilterra alla Palestina (raggiunta fin dalla Prima crociata), racchiudendo nel proprio pugno tutto il mar Mediterraneo occidentale e il mar Nero, definito il Lago genovese, e tenendo testa quando non ponendo sotto il proprio controllo tre imperi: quello svevo, quello bizantino e quello asburgico, del quale ultimo i genovesi controllavano l'economia e il commercio. Caffa, Solcati, Tana, Chio, Focea, Mitilene, Pera non sono che alcune fra le tante Genova che i mercanti della Superba fecero risplendere nei commerci. I banchieri genovesi fornirono al poco maneggevole Asburgo un credito fluido e entrate regolari e affidabili. In cambio le spedizioni meno affidabili di argento americano furono rapidamente trasferite da Siviglia a Genova, per fornire capitali per ulteriori iniziative. Il commercio di Genova, tuttavia, rimase strettamente dipendente dal controllo dei sigillanti del Mediterraneo e la perdita di Chio a favore dell'Impero Ottomano (1566) inferse un duro colpo.[50] Per far fronte alla situazione, Panama nelle Americhe fu data in concessione dall'Impero spagnolo a Genova.[51] I genovesi incontrarono noci di cocco provenienti dalle Filippine, piantate lì dai marinai malesi prima dell'arrivo della Spagna.[52] Il governatore spagnolo di Panama, Don Sebastian Hurtado de Corcuera salpò verso ovest dalle Americhe e usò i peruviani e i genovesi di Panama nella sua conquista delle aree musulmane delle Filippine che sottomise sotto il presidio cristiano di Zamboanga.[53]Curiosamente, la lingua creola chavacano di Zamboanga ha vocabolario italiano e affini.[54]
Il suo solido settore finanziario risale al Medioevo. Il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407, è la più antica banca di deposito statale conosciuta al mondo e ha svolto un ruolo importante nella prosperità della città dalla metà del XV secolo.[55]
Perso il proprio potere sui mari, ma non sui mercati del mondo, nel 1797 l'onda lunga della Rivoluzione francese investì anche la repubblica che pagò la sua condizione di neutralità con insostenibili pressioni esterne che la portarono all'occupazione nel 1805 e alla successiva annessione all'impero napoleonico. Durante l'occupazione francese, diverse opere d'arte presero la via della Francia[56] a causa delle spoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l'art français del 1936,[57] delle 9 opere d'arte provenienti da Genova, solo 6 fecero ritorno in Italia dopo il Congresso di Vienna. Interessante un aneddoto avvenuto durante il rimpatrio del Martirio di Santo Stefano di Giulio Romano alla città di Genova, quando Vivant Denon, direttore del Louvre, sostenne che l'opera era stata "offerta in omaggio al governo francese dal consiglio comunale di Genova" e che il trasporto avrebbe messo a rischio la fragilità dell'opera, ben sapendo che l'opera era stata sostanzialmente confiscata come tributo culturale e dando contestualmente ordine al ministero degli interni francese di bloccare alla dogana l'opera senza menzionarne né la fragilità né criticare la legittimità delle istanze piemontesi.
Nel 1814, a seguito della capitolazione di Parigi, Genova fu assediata e occupata dalla marina britannica che formò un Governo provvisorio, paventando un ritorno allo status quo ante. Nel 1815, invece, le potenze europee, in gran parte debitrici dell'antico Banco di San Giorgio, decisero la soppressione della repubblica e l'annessione al Regno di Sardegna, malgrado i disperati tentativi del ministro degli esteri Antonio Brignole Sale a Vienna per mantenere l'indipendenza.
Nell'aprile del 1849, approfittando della sconfitta piemontese nella prima guerra d'indipendenza, la città tentò di riconquistare la propria indipendenza. A sedare la rivolta con estrema durezza fu mandato il generale Alfonso La Marmora.[58]
L'area di influenza di Genova, pur non essendo istituzionalizzata ufficialmente, si estende, per ragioni storiche, linguistiche, culturali, economiche e infrastrutturali, oltre che a tutta la città metropolitana di Genova e a parte di quelle liguri limitrofe della Spezia e Savona, alla pianura alessandrina, alle aree dell'Oltregiogo (Novi Ligure), del Basso Piemonte e al circondario di Bobbio (in provincia di Piacenza).
Nella sua opera Istoria del blocco di Genova nell'anno 1800, Angelo Petracchi, cronista dell'assedio della città, fornisce una dettagliata descrizione di Genova e delle sue difese nel periodo della Repubblica Ligure:[59]
«La Città di Genova è situata sul dorso di un monte, che appoggia le sue falde sulla riva del mare Ligustico. Ha essa dalla parte di terra un doppio circondario di mura, l'uno de'quali interno, che rinchiude quasi esattamente l'abitato, e che forma una specie di figura ovale. È questo munito di alcuni baluardi, che non essendo stati di alcun uso in quest'assedio, è inutile dettagliare. È l'altro esterno, ed innalzandosi dalle due punte marittime sale sino ad una grand'altezza del monte. Questo secondo circondario rende la città della figura quasi di un triangolo; mentre terminando in punta sulla cima dell'altura, scende d'ambe le parti a formar quasi i due lati che vengono chiusi e riuniti dal mare. Vari forti guarniscono questo giro di mura. Sulla cima vi è quello dello Sperone; verso il lato di Ponente, più al di sotto della metà, vi è l'altro detto delle Tenaglie, ed alla fine del medesimo ve n'è un altro chiamato di S. Benigno. Ciò produce, che da quella parte la città di Genova è quasi imprendibile; tanto più che la località combina così propiziamente a difenderla, che poca o niuna speranza dà agli assediatori di prenderla. Non è il medesimo dalla parte di Levante, ove essendo dominata al di fuori da alcune alture, è stato creduto inutile di alzarvi degli altri forti. In mancanza di ciò si è fatto al di fuori una specie di parallela, o per meglio dire un cammino coperto che fortificando quelle medesime alture, che dominano la città, suppliscono a tal difetto; bisogna perciò a chi difende Genova tener questa linea esteriore, e quelle fortificazioni, che sono il monte dei Ratti, sulla cui sommità è il Forte di Quezzi; il Forte Richelieu, che fu fatto fabbricare dal celebre Maresciallo di tal nome quando occupò Genova; quello di S. Tecla, e la Madonna di Albaro. Più in alto dello Sperone, e quasi perpendicolare al medesimo vi è il forte del Diamante, che domina lo Sperone medesimo, sebbene da taluni credesi che ne sia un poco troppo distante; anch'esso però è di una estrema importanza per gli assediati, sostenendo moltissimo le operazioni delle altre fortificazioni esterne. Fra il Diamante, e lo Sperone vi è il monte de' due Fratelli, che fa due diverse punte: questa situazione è assai rimarchevole, perché produce la riunione fra gli assedianti, e potrebbe prender alle spalle le opere esterne della linea di Levante; ma siccome ivi temesi l'incrociatura dei fuochi dello Sperone e del Diamante, è assai difficile d'impadronirsene, quantunque siavi un certo sito che dicesi immune dall'artiglieria di ambo i forti. Dalla parte di mare, molte e belle batterie difendono la città, ed il porto, non che le mura marittime assicurate anche dalla Natura. Tali batterie rimontate ultimamente toglievano ogni pena da quella parte. Le più belle sono quelle della Strega, della Cava, di ambo i Moli, e della Lanterna. Dalla parte di Ponente vi è il fiume della Polcevera; dalla parte di Levante quel di Bisogno. Albaro è un piccolo, e delizioso borgo, che da questa parte è vicino a Genova quasi di un solo miglio, come dall'altra parte si è quello vaghissimo egualmente di S. Pier d’Arena»
Lo stemma della città è sempre stato legato alle vicissitudini politiche di Genova: nell'ultimo periodo della Repubblica lo stemma consisteva in uno scudo crociato con corona regia sorretto da due grifoni con code ritte, ma essendo allora assoggettata al potere francese, dopo la rivoluzione giacobina del 1797 venne decretata la distruzione delle antiche insegne e quindi anche le due figure araldiche dello stemma della città vennero abolite. Con l'annessione al Regno di Sardegna, su richiesta del Consiglio generale del Corpo cittadino, nel 1816, Genova ottenne da re Vittorio Emanuele I l'insegna municipale « [...] con croce rossa in campo bianco collo scudo ornato di grifoni [...] con le code tra le zampe», in segno di sottomissione. Questo stemma restò in uso fino al 1897, anno in cui la Giunta municipale chiese e ottenne da Umberto I di Savoia il 21 marzo 1897, il diritto a esibire l'attuale stemma con la coda dei due grifoni posizionata verso l'esterno, a ricordo della dignità passata. Dopo più di un secolo e un'accurata indagine storica, l'Amministrazione civica ha modificato le code dei grifoni in modo da posizionarle ritte. Inoltre la base dello stemma si fregia da ciascun lato del rostro bronzeo di nave romana a testa di cinghiale, pescato nel 1597 nel porto di Genova e trattenuto presso l'Armeria Reale di Torino.[60]
La bandiera di Genova, o Croce di San Giorgio è costituita da una croce rossa su campo bianco, e nell'antichità era simbolo dei pellegrini che si recavano presso i luoghi santi del Cristianesimo e che dopo il 1095, anno di conquista di Gerusalemme da parte dei Turchi selgiuchidi, mossi in gran parte (in un primo momento) da spirito sincero di missione, decisero di prendere la croce e armarsi per liberare la terra ove nacque e visse Gesù, in risposta ai ripetuti attacchi subiti dai Turchi, decisi - soverchiati gli Arabi - a spingersi alla conquista dell'impero bizantino.
La simbologia del "Salvifico vessillo della vera croce" - come Jacopo da Varazze indicò la croce di San Giorgio - determinò in epoca contemporanea, per i pellegrinaggi armati, l'appellativo di crociati. L'uso del vessillo da parte dei genovesi pare risalire a epoche remote, quando l'esercito bizantino stanziava nella città e il vessillo della guarnigione (una croce rossa in campo bianco) veniva portata in omaggio nella piccola chiesa di San Giorgio, prospiciente l'antica piazza del mercato, di origine romana.[61] Si è soliti raccontare che nel 1190 Londra e l'Inghilterra chiesero e ottennero la possibilità di utilizzare sulle proprie navi la bandiera crociata genovese, per avere la protezione e il rispetto che godeva la flotta genovese nella zona che controllava, nel Mar Mediterraneo e in parte del Mar Nero, sottraendosi così ai numerosi attacchi di pirateria; per questo privilegio il monarca inglese corrispondeva al Doge della Repubblica di Genova un tributo annuale.[62] Tuttavia, lo storico medievista Antonio Musarra fa notare come questa nozione non sia suffragata da nessun documento storico o archivistico e sia in palese contrasto con altri eventi storici, come ad esempio il fatto che la figura del Doge di Genova sia nata nel 1339, e che la bandiera con la croce rossa in campo bianco è citata negli Annali di Genova solo a partire dal 1242.[63][64] L'Inghilterra, la città di Londra e la Royal Navy issano la bandiera di San Giorgio, e l'insegna fa parte dell'Union Jack, la bandiera nazionale britannica.
Erroneamente lo storico Francesco Maria Accinelli indica lo stemma milanese come derivazione di quello genovese: « [...] E mandati dalla Repubblica 500 balestrieri con la suddetta insegna in soccorso dei Milanesi nel 1247, espugnata col loro valore la città Vittoria nuovamente fabbricata da Federico II vicino a Parma, vollero i Milanesi per maggiore onore assumersi dello stendardo de' Genovesi l'insegna», che invece risale al 1066, quando l'effigie venne consegnata ufficialmente dal papa Alessandro II (il milanese Anselmo da Baggio) a Erembaldo, capitano del Popolo di Milano in rivolta contro l'Impero.[61]
Dal 2014 la città ha un nuovo logo per la promozione della propria immagine: "Genova More Than This", che nasce dal progetto europeo Urbact-CityLogo.[65]
Genova è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione perché è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale:[66]
A Genova si trovano diverse decine di chiese, le principali e più antiche delle quali si trovano nel centro storico. In diversi casi esse sorsero come cappelle gentilizie delle principali famiglie cittadine ed erano quindi un modo per mostrare il proprio prestigio. Tra gli edifici più significativi vi sono:[69]
Nel quartiere di Staglieno si trova l'omonimo cimitero monumentale, realizzato a partire dal 1835 su progetto dell'architetto Carlo Barabino, che ospita le sepolture di molti genovesi illustri del XIX e XX secolo e che conserva notevoli esempi di arte cimiteriale del XIX secolo.[88]
Il centro storico di Genova è uno tra i più densamente abitati d'Europa,[89] con una struttura urbanistica, nella parte più antica, articolata com'è in un dedalo di piazzette e stretti caruggi. Esso unisce una dimensione medioevale a successivi interventi cinquecenteschi e barocchi (piazza San Matteo e la vecchia via Aurea, poi diventata via Garibaldi).
Resti delle antiche mura sono visibili nei pressi della cattedrale di San Lorenzo, luogo di culto per eccellenza dei genovesi.
Simboli della città sono la Lanterna (alta 117 m) antico e svettante faro visibile in distanza dal mare (oltre 30 km), e la monumentale fontana di Piazza De Ferrari, restaurata, cuore pulsante e vera e propria agorà cittadina.
Meta turistica per eccellenza è anche l'antico borgo marinaro di Boccadasse, con le pittoresche barche multicolori, posto come a sigillo dell'elegante passeggiata che costeggia il Lido d'Albaro, e rinomato per i suoi famosi gelati.
Fuori dal centro, ma ancora parte dei trentatré chilometri di costa compresi nel territorio comunale, si trovano Nervi, naturale porta d'accesso alla Riviera di Levante, e Vesima, naturale porta d'accesso alla Riviera di Ponente.
La nuova Genova ha basato la sua rinascita soprattutto sul recupero delle aree verdi dell'immediato entroterra (fra cui quella del Parco naturale regionale del Beigua) e sulla realizzazione di opere infrastrutturali come l'Acquario al porto antico - il più grande d'Italia e uno dei maggiori in Europa - e la relativa Marina (il porticciolo turistico in grado di accogliere centinaia di imbarcazioni da diporto). Tutto questo all'interno della ristrutturata Area Expo predisposta per le Celebrazioni colombiane del 1992.
Il ritrovato orgoglio ha restituito alla città la consapevolezza di essere una città in grado di guardare al futuro senza scordare il proprio passato: la ripresa di numerose e rigogliose attività artigianali, da tempo assenti dai caruggi del centro storico, ne è una testimonianza diretta.
A contribuire a tutto questo sono state anche le opere di restauro compiute fra gli anni ottanta e novanta su numerose chiese e palazzi cittadini, fra cui, sulla collina di Carignano, visibile quasi da ogni parte della città, la rinascimentale Basilica di Santa Maria Assunta.
Il totale recupero del Palazzo Ducale - un tempo sede di dogi e senatori e ora luogo di eventi culturali - e del porto antico e la riedificazione del Teatro Carlo Felice, distrutto dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale che risparmiarono solo il pronao neoclassico dell'architetto Carlo Barabino, sono stati altri due punti di forza per la realizzazione di una nuova Genova.
Un altro monumento di rilevante importanza riportato a nuovo splendore è il Cimitero monumentale di Staglieno, nel quale riposano le spoglie di molti personaggi noti, fra i quali Giuseppe Mazzini, Fabrizio De André e la moglie di Oscar Wilde.
Con la sua caratteristica skyline che per chi proviene dal mare la fa apparire come un'insormontabile fortezza, contraddistinta com'è dalla sua fitta rete di fortificazioni collinari su ampie mura che in antiche epoche belliche l'hanno resa inespugnabile sia agli attacchi dal mare quanto da quelli via terra - Genova non poteva rinunciare, specialmente a partire dagli anni sessanta, a un proprio rinnovamento e ammodernamento, che doveva necessariamente passare, al pari di quanto avvenuto in tante altre metropoli, attraverso la realizzazione di grandi complessi abitativi di tipo popolare, la cui qualità, utilità e funzionalità è stata ed è peraltro ancora oggetto di discussione (e talvolta di contestazione) da parte dei cittadini residenti.
A tal proposito, si citano ad esempio i casi rappresentato dal cosiddetto "biscione", complesso edilizio a forma, appunto, di lungo serpentone, situato sulle alture del popoloso quartiere di Marassi, dal gruppo di case dette "Le lavatrici", nel quartiere di Pra', e dalle cosiddette 'Dighe' di Begato progettate da Piero Gambacciani.
Per altre soluzioni architettoniche che l'hanno contraddistinta, Genova è peraltro diventata da qualche decennio una sorta di capitale dell'architettura moderna italiana, se non europea. Questo si deve principalmente all'opera dell'architetto Renzo Piano, che dalla fine degli anni ottanta si è occupato della ristrutturazione di alcune fra le più conosciute città del mondo.
Il nome di Piano ha acquisito notorietà a partire soprattutto dal 1992, quando Genova accolse per le Celebrazioni colombiane del 1992 (Colombiadi) i visitatori nel porto antico, il waterfront dell'angiporto completamente restaurato per l'occasione e simboleggiato dal Grande Bigo stilizzato (sorta di marchio di fabbrica dell'attività portuale genovese).
Oltre a un completo restyling dell'area, l'antica zona portuale situata nei pressi del varco del Mandraccio, a Porta Siberia, è stata arricchita scenograficamente dallo stesso Piano con una grande sfera in metallo e vetro installata nelle acque del porto, non lontano dall'Acquario e inaugurata nel 2001 in occasione del G8 svoltosi in città, ricordato storicamente anche per una serie di fatti di cronaca nera avvenuti in contemporanea. La sfera (chiamata dai genovesi anche Bolla di Piano o "Biosfera"), dopo essere stata impiegata per un'esposizione di felci da parte dell'Orto Botanico di Genova, ospita ora al suo interno la ricostruzione di un ambiente tropicale, con numerose piante, piccoli animali e farfalle.
Piano ha inoltre progettato per la Superba anche le stazioni della metropolitana e, nella zona collinare della città, progettato e incominciato la costruzione - in collaborazione con l'UNESCO - di Punta Nave, sede del "Renzo Piano Building Workshop". Il Viadotto Genova San Giorgio, progettato da Piano e inaugurato nel 2020, che sostituisce il primo viadotto Polcevera improvvisamente collassato nel 2018 provocando 43 vittime, è accompagnato dal Parco del Polcevera e il Cerchio Rosso pensato da Stefano Boeri nel 2019 ancora in costruzione.[90]
Soprattutto per chi transita per il centro di Genova lungo la strada sopraelevata, magari per imbarcarsi al vicino terminal traghetti, è visibile nelle vicinanze del porto antico il cosiddetto Matitone, controverso quanto singolare grattacielo a forma di lapis, che affianca il gruppo di torri del WTC, cuore del complesso edilizio di San Benigno, sede anche di parte dell'amministrazione comunale e di numerose aziende.
Antichi presidi fortificati, vecchi e nuovi sono posti nei parchi collinari, subito a ridosso della città. Oltre a dare un importante testimonianza della storia della "Dominante dei Mari", alcuni di essi vengono occasionalmente utilizzati per concerti, feste ed eventi vari. Viceversa molti altri non sono per nulla valorizzati, in particolare numerosi bunker e batterie risalenti alla seconda guerra mondiale sono lasciati incustoditi e al degrado, invece di essere ripristinati e riportati in uno stato decoroso in funzione storico-turistica.
Genova è ricca di parchi e giardini fruibili al pubblico, a picco sul mare o sulle alture su cui si arrampica la città, il più grande complesso naturale di Genova, con 876 ettari è il parco Urbano delle Mura, che ingloba il parco del Peralto, dove si trova Forte Sperone, il vertice della cinta muraria seicentesca a difesa della città.
I parchi maggiori, oltre al parco delle Mura, sono i Parchi di Nervi, dove tre ville storiche formano con i loro tre parchi collegati l'un l'altro (9 ettari di estensione), un complesso verde di rara bellezza in un ambiente naturale d'eccellenza, raggiungibile dalla bellissima Passeggiata Anita Garibaldi ricavata dagli scogli sul mare.
Nei quartieri centrali si trovano numerosi piccoli parchi e giardini storici, come il parco di villa Croce, che ospita durante tutto l'anno mostre d'arte contemporanea, Villetta Di Negro, il parco dell'Acquasola, progettato dall'architetto Nicolò Barabino, i giardini di Palazzo Bianco e Palazzo Doria-Tursi, il parco del Castello d'Albertis, che fu la residenza del capitano Alberto d'Albertis (1846-1932), navigatore, esploratore e studioso, sede del museo delle culture del mondo.
Nel ponente cittadino si estende il parco di villa Duchessa di Galliera, di 25 ettari, collegato al palazzo Brignole-Sale, a Pegli il parco della villa Durazzo-Pallavicini, che ospita il museo di archeologia ligure e l'orto botanico creato nel 1794 da Clelia Durazzo Grimaldi, sempre a Pegli il parco della villa Doria Centurione e a Sestri Ponente quello della villa Rossi Martini.
Le alture del Ponente urbano sono in parte comprese nel parco naturale regionale del Beigua[91] il più vasto parco regionale della Liguria affacciato sul mare, e in parte nel Parco urbano del monte Penello e punta Martin.
A levante oltre i già citati parchi di Nervi, sorgono altre ville, quali villa Gambaro, villa Carrara, che offre un particolare affaccio sul mare, e villa Quartara.
Sulle alture di Quinto al Mare si snoda il parco urbano di monte Fasce e monte Moro, dove sono i resti di una batteria costiera posta a difesa della città durante la seconda guerra mondiale.[92]
Tra le 14 città metropolitane d'Italia, il capoluogo ligure è terzo per superficie, sesto per popolazione comunale e della sua agglomerazione, nonché la quinta città del Paese per movimento economico.[93]
La sua vasta area metropolitana è invece la settima del Paese per popolazione e la quarta per estensione, determinando così una bassa densità di popolazione, dovuta essenzialmente alla presenza di rilievi appenninici tra la costa e il retroterra metropolitano. Per sopperire a questa discontinuità urbana, sono stati appositamente creati enti a tutela delle aree verdi appenniniche (ad esempio il Parco Regionale del Beigua), che hanno trasformato lo status di queste aree in parco metropolitano.
Al 31 dicembre 2011 il Comune di Genova contava, secondo l'ufficio statistico locale, 606 978 abitanti, di cui 285 337 maschi e 321 641 femmine,[94] rappresentando circa il 76% dell'intera area urbana genovese di oltre 800 000 abitanti. La popolazione è prevalentemente di origine italiana. È in crescita la presenza di immigrati (nel 2003 il numero di immigrati è tornato a essere maggiore rispetto a quello degli emigrati, mantenendosi tale fino a oggi, con l'eccezione degli anni 2006 e 2007): al 31 dicembre 2011 vi erano infatti tra i residenti 54 521 stranieri (25 455 maschi e 29 066 femmine), pari al 9% del totale dei residenti.[94] Gruppo maggioritario quello degli ecuadoriani, passati dai 3 048 del 2000 ai 17 436 del 2011 (anno in cui rappresentano il 32% degli stranieri residenti).[94]
Dopo una crescita contenuta nella seconda metà del XIX secolo, periodo in cui numerosi genovesi emigrarono verso le Americhe, la città ha vissuto per buona parte del XX secolo un'esplosione demografica legata alla crescente espansione del porto e dell'industria metalmeccanica. A una prima fase di immigrazione dalle vallate del genovese e del basso Piemonte, seguì, dopo la prima guerra mondiale, un afflusso considerevole di veneti e friulani.
Negli anni cinquanta, sessanta e settanta l'esplosione demografica è stata enfatizzata dall'immigrazione interna prevalentemente dal meridione d'Italia (in particolari di residenti della Sicilia e della Sardegna), che ha provocato difficoltà urbanistiche a causa della mancanza di spazi edificabili pianeggianti, con la conseguente urbanizzazione massiccia delle aree collinari alle spalle del centro cittadino e degli sbocchi litoranei.
La crescita demografica si è progressivamente arrestata sino a trasformarsi in una regressione. Gli abitanti sono infatti passati dagli oltre 816 000 del 1971 ai circa 610 000 del 2001: Genova ha perso un quarto della popolazione in 30 anni. Complice di tale situazione è anche l'età media dei residenti, che soprattutto in alcuni quartieri è decisamente elevata, il che comporta un numero di morti superiore a quelle delle nascite (nel 2011 si sono registrate 4 411 nascite contro 8 190 decessi[94]).
Confrontando i dati della popolazione del censimento del 1981 con quello del 2001, la popolazione di Genova è variata da 762 895 a 610 307 abitanti, per un decremento di 152 588 unità, pari a una variazione negativa di circa il 20%. Al contrario della maggior parte delle altre città densamente popolate che hanno avuto una diminuzione dei residenti negli stessi anni, dove a una perdita di popolazione del capoluogo è corrisposto un aumento medio della popolazione dei comuni della stessa provincia, in grado di compensare la prima se non addirittura superarla, nel caso di Genova anche la somma della popolazione degli altri 66 comuni della provincia è diminuita, passando dai 282 214 abitanti del 1981 ai 267 775 abitanti del 2001, per un decremento di 14 439 unità, pari a una variazione negativa di circa il 5,1%.[95] Tuttavia, attraverso il fenomeno della rapallizzazione turistica lungo la costa di levante, e dell'espansione edilizia legata alle attività dei porti industriali di Genova, Savona e Vado Ligure, in collegamento tra loro, la città si è saldata con i comuni costieri in un unico agglomerato urbano di oltre 800 000 abitanti, riconfermando la sua realtà metropolitana al di là dei suoi confini comunali.
L'età media dei genovesi (al 31/12/2010) è di 47,2 anni, con un picco di 48,8 anni nel municipio (ex circoscrizione) Medio Levante.[96] L'indice di vecchiaia (rapporto tra gli over 65 e gli under 15) cittadino è di 233 (ovvero vi sono 233 persone di 65 anni e oltre per ogni 100 giovani sotto i 15 anni), con estremi nei municipi Val Polcevera (199) e Bassa Valbisagno (263); nel 2001 l'indice di vecchiaia cittadino era di 245.[96]
A Genova il numero medio di componenti per famiglia al 31/12/2010 si attestava a 1,99 e vi erano 302 656 nuclei familiari[96] Tra le famiglie il 43,9% era composto da un solo componente (132 960 famiglie), il 27,5% da due persone (83 314 famiglie), il 16,9% da tre persone (51 141 famiglie), il 9,4% da quattro persone (28 522 famiglie) e il restante 2,2% (6 719 famiglie) con cinque o più componenti.[96]
Nel 2011 sono stati celebrati 1 534 matrimoni (570 con rito religioso e 964 con rito civile),[94] 28 in più rispetto al 2010 (+1,9%); a partire dal 2007 (quando le unioni furono 2 087) vi è stato un forte calo nel numero complessivo di matrimoni, nonostante la popolazione residente nel periodo sia variata di poco. Il numero annuale medio di matrimoni per decennio era comunque in calo da tempo (4380 negli anni settanta, 3075 negli '80, 2551 nei novanta e 1928 nel primo decennio del nuovo secolo[96]), ma questo era in parte attribuibile al calo della popolazione generale. I matrimoni tra divorziati nel 2011 rappresentavano il 42,3% dei riti civili e il 26,5% del totale dei matrimoni.[94] Dal 2004 il numero di matrimoni civili è superiore a quello dei matrimoni religiosi (principalmente per via dell'aumento di matrimoni in cui almeno uno dei due coniugi è divorziato).[97]
Al 31 dicembre 2011, dai dati comunali, il municipio più popoloso era I Centro Est, con 90 098 residenti e una densità di popolazione di 127 abitanti per ettaro, mentre quello a maggiore densità di popolazione era II Centro Ovest, con 141 abitanti per ettaro, per un totale di 68 378 residenti.[94]
Il territorio del comune di Genova assunse l'attuale estensione nel 1926 con l'accorpamento di 19 comuni circonvicini. Al censimento del 1931 (il primo successivo all'annessione) la popolazione fu calcolata in 590 736 unità, superiore a quella dell'ultimo censimento del 2011, alla presentazione del quale la popolazione era di 586 180 abitanti.[98]
Abitanti censiti[99]
Secondo i dati Istat al 1º gennaio 2021, i cittadini stranieri residenti a Genova erano 60 706,[100] pari al 10,7% della popolazione, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative:
Sebbene la città sia nota per le sue passate simpatie socialiste e comuniste e per essere stata una città di sinistra (fu a Genova che nacque il primo agglomerato nel 1892 che si chiamerà Partito dei Lavoratori Italiani, a Reggio nell'Emilia nel 1893 Partito socialista dei Lavoratori Italiani e poi a Parma nel 1895 Partito Socialista Italiano), è sempre esistito un equilibrio tra poteri locali e curia cattolica che, dal canto suo, ha espresso personalità forti, come quella del cardinale Giuseppe Siri.
La stessa sinistra genovese ha raramente assunto posizioni anticlericali e la convivenza tra queste due anime ha talvolta portato a compromessi fra entrambe le parti, come nel caso delle mediazioni del cardinale Giuseppe Siri tra i camalli e l'Autorità Portuale Genovese. Verso la fine della seconda guerra mondiale, lo stesso cardinale, quando ancora era vicario generale dell'arcivescovo Boetto, aveva svolto il ruolo di mediatore tra la cittadinanza e l'amministrazione di occupazione tedesca, salvando di fatto il porto di Genova dalla distruzione, prima dell'abbandono delle forze tedesche.[101]
Genovesi erano papa Benedetto XV e il cardinale Siri, mentre l'arcivescovo Angelo Bagnasco è nato in provincia di Brescia da una famiglia genovese. Conosciuti a livello nazionale sono stati don Gianni Baget Bozzo, politologo, per un periodo vicino alla corrente craxiana del Partito Socialista Italiano (per il quale fu europarlamentare dal 1989 al 1994) e tra i fondatori di Forza Italia, e don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto e vicino al movimento no-global.
Vi sono numerosi santi e beati di nascita genovese o genovesi di adozione, testimoni della fede cristiana a Genova e in Liguria, tra questi: Caterina Fieschi Adorno, Francesco Maria da Camporosso, Agostino Roscelli, Eugenia Ravasco, Tommaso Reggio, Benedetta Cambiagio Frassinello, Gianna Beretta Molla, Luigi Orione, Virginia Centurione Bracelli, Paola Frassinetti.
Diversi santuari mariani sono presenti sul territorio municipale, mentre quello più conosciuto, tradizionale meta di pellegrinaggi nell'area genovese, il Santuario di Nostra Signora della Guardia sul monte Figogna, si trova nel vicino comune di Ceranesi. Infine va anche menzionato il Santuario di Nostra Signora della Vittoria, eretto dalla Repubblica di Genova nei pressi del Passo del Pertuso, nel comune di Mignanego, in ricordo della vittoria conseguita dai genovesi il 10 maggio 1625 sull'esercito del duca di Savoia Carlo Emanuele I. L'insperata vittoria, ottenuta con l'apporto di numerosi volontari polceveraschi, fu attribuita all'intercessione della Madonna.
La prima gazzetta a stampa apparsa in Italia è considerata quella pubblicata a Genova dal 22 luglio 1639, chiamata Genova. Era stata pubblicata dal novellista Michele Castelli, che aveva ottenuto dal doge Agostino Pallavicini il privilegio di pubblicare. A causa delle difficoltà politiche, chiuse nel 1646.[102] Un secondo periodico, anch'esso con titolo Il Genova, iniziò le pubblicazioni a cadenza settimanale nel 1642. Il tipografo era Giovanni Maria Farroni, fino al 25 novembre 1656 allorquando fu rinchiuso in carcere; gli subentrò dal 12 gennaio al 26 ottobre del 1658 la coppia formata da Pier Giovanni Calenzani e da Francesco Meschini.[103] Le pubblicazioni si interruppero nel 1684.
Il primo quotidiano di Genova, e uno dei più antichi di Italia, è stato il Corriere Mercantile, chiuso nel luglio 2015.
Nel 1886 nacque Il Secolo XIX, tuttora il principale quotidiano di Genova, con sede in piazza Piccapietra. A Genova nacque anche Il Lavoro nel 1903, poi parte del Gruppo Editoriale L'Espresso e supplemento locale de La Repubblica.
Le emittenti televisive situate a Genova sono Telegenova, Primocanale, Telenord e Antenna Blu; le principali emittenti radio sono invece Radio Babboleo (una delle prime radio libere d'Italia e la più ascoltata in Liguria), Radio Nostalgia e Radio 19, di proprietà del Secolo XIX.
Alla città è stato assegnato il titolo di Capitale europea della cultura per il 2004.
Esistono inoltre numerose biblioteche di quartiere.
Sono scarse le informazioni sull'attività musicale nei primi anni della storia della città. E anche successivamente, la potente Repubblica di Genova, per molti anni, ha sempre rivolto maggiore attenzione ai commerci e al mantenimento delle proprie colonie.
Una discreta presenza, degna di essere evidenziata, si registra comunque ai tempi dei troubadors e uno dei personaggi più rappresentativi risponde al nome di Lanfranco Cigala (morto nel 1258 circa), uomo di legge, buon conoscitore della lingua occitana a lui familiare per i frequenti viaggi in Provenza quale rappresentante diplomatico della Repubblica di Genova.
È intorno alla sua persona che si riunisce un gruppo di borghesi, anch'essi per la maggior parte giuristi (Bonifacio Calvo, Lucchetto Gattilusio, Percivalle e Simone Doria), che danno vita a un cenacolo trobadorico tra i più importanti d'Italia. Si incontravano in casa di Lanfranco, loro indiscusso vate, per discutere, leggere e ispirarsi alle rime dei più famosi esponenti della lirica provenzale.
Negli anni successivi, riferimenti sulla vita musicale a Genova sono reperibili solo consultando archivi ecclesiastici in quanto tale attività è sostenuta e favorita dalla Chiesa e dalla nobiltà locale. I musicisti citati però provengono soprattutto da regioni limitrofe: Franchino Gaffurio (Lodi, 1451-1522), sacerdote e teorico musicale al servizio della famiglia Adorno;[107] Vincenzo Ruffo (Verona, 1510-1587), compositore, maestro di cappella nei Duomo di Verona e Milano, a Genova al servizio di Andrea Doria.
Verso la fine del Cinquecento la vita musicale della città registra un grande impulso grazie alle iniziative della Cattedrale di San Lorenzo che si organizza assumendo cantori e strumentisti fino a costituire un imponente organico musicale composto da un coro di 65 elementi e 34 orchestrali.
In questo periodo si distinguono i due maestri di cappella, ambedue genovesi, Giovanni Battista Dalla (Della) Gostena (1558 circa-1593), autore anche di madrigali e opere per liuto e il nipote Simone Molinaro (1565-1615), i cui temi musicali sono stati utilizzati da Ottorino Respighi per una parte delle Antiche Arie e Danze, Suite numero 1. Un altro organista importante della Cattedrale è stato Michelangiolo Rossi (1601/2-1656) uno dei migliori allievi di Frescobaldi.
Non è un caso se Niccolò Paganini (1782-1840), il più illustre musicista genovese, abbia tenuto i suoi primi concerti in diverse chiese della città. Acclamato violinista di eccezionale virtuosismo, Paganini è stato anche un compositore innovativo che ha scritto importantissime opere per il suo strumento (tra cui 24 Capricci, Variazioni, Concerti, 'Moto Perpetuò Sonate à mouvement perpetual 1831-1835). I suoi insegnanti furono Giacomo Costa, e Francesco Gnecco.
La sua prodigiosa tecnica è arrivata sino ai giorni nostri attraverso i musicisti che l'hanno tramandata: la catena incomincia con Camillo Sivori (1815-1894) suo unico allievo, che a sua volta insegnò a Francesco Sfilio e quest'ultimo a Giuseppe Gaccetta.
Per volontà di Gaccetta, nel 2000, è stata costituita una fondazione intitolata a Francesco Sfilio. Il ricordo di Paganini viene tenuto vivo dall'Istituto di Studi Paganiniani, di cui è stata grande animatrice Alma Brughera Capaldo, editore dei Quaderni. Il Comune di Genova, dal canto suo, organizza ogni due anni il Premio Paganini, concorso internazionale di violino con lo scopo di premiare nuovi giovani talenti. Dalla sua fondazione ha laureato artisti importanti, tra i quali György Pauk, Gérard Poulet, Salvatore Accardo, Gidon Kremer, Il'ja Grubert e, in tempi più recenti, Massimo Quarta, Giovanni Angeleri, Leōnidas Kavakos, Ilja Gringol'c e Shoji Sayaka. Nella serata conclusiva il vincitore del Premio ha l'onore di suonare il violino con cui si esibiva Paganini: un Guarneri del Gesù del 1743 detto "il Cannone di Paganini".
Tra i tanti violinisti genovesi degni di citazione si ricordano Giovanni Antonio Guido che in Francia, dove era emigrato, ottenne un notevole successo con l'opera Scherzi armonici sopra le quattro stagioni dell'anno, op. 3 (a imitazione di quelle di Vivaldi); Cesare Pugni, oltre che violinista virtuoso anche compositore di opere, musica strumentale e balletti. Non c'è stata grande ballerina del periodo romantico che non si sia esibita in coreografie sulla musica di Pugni.
Genova è sempre stata anche un approdo di molti importanti musicisti. Punto aggregante il Teatro del Falcone (di proprietà della Famiglia Adorno) inaugurato nel 1652. Da questo teatro sono passati: Cavalli, Lotti, Monteverdi, Galuppi, Cimarosa, ecc. Nella seconda metà del Seicento si stabilisce a Genova Alessandro Stradella, figura importante del medio barocco italiano, compositore di melodrammi, personalità estroversa altalenante tra una vita dedita alla composizione e una vita scioperata.
Molti sono gli artisti che, nati a Genova, hanno trovato importanti riconoscimenti nei diversi settori del mondo musicale lavorando soprattutto all'estero: Carlo Emanuele Barbieri, compositore di numerose opere teatrali e balletti, direttore molto considerato nel campo operistico e dal 1862 direttore del Teatro Nazionale di Budapest; Michele Novaro, secondo tenore e maestro dei cori del Teatro Regio di Torino, compositore di numerosi inni tra cui l'inno nazionale italiano su testo di Goffredo Mameli; Margherita Carosio, uno dei più grandi soprani dei suoi tempi con una carriera di quasi cinquant'anni in tutti i più importanti teatri del mondo; Piero Guelfi, baritono operante intorno alla metà del XX secolo; Giuseppe Barzizza, conosciuto come Pippo Barzizza, direttore d'orchestra e compositore, autore anche di un trattato sull'orchestrazione moderna nella musica leggera; Angelo Francesco Lavagnino, ottimo violinista e compositore di musica da camera, sinfonica sacra e teatrale e di numerosissime colonne sonore di film; Natalino Otto, iniziatore del genere swing in Italia, un innovatore nel campo della musica leggera; Giancarlo Acquisti studioso del periodo barocco (direttore dell'Antologia Monografica dal Barocco ai Tempi Nostri) e compositore.
Negli anni sessanta a Genova nasce un movimento che, seppur in altri termini, forme e consistenza musicale, sembra ricalcare la filosofia del cenacolo trobadorico di Lanfranco Cigala: un gruppo di giovani, di provenienze ed esperienze diverse nel campo poetico e musicale, trova a Genova un ideale punto d'incontro. L'influsso degli chansonnier d'oltralpe, in alcuni di loro, è evidente. Nell'immaginario collettivo vengono definiti cantautori. I genovesi di nascita sono tre: Umberto Bindi, Fabrizio De André e Ivano Fossati.
Bindi, musicalmente il meglio preparato, si propone con una melodia raffinata e articolata. Il suo Arrivederci (1959) ha un notevole connotato di rinnovamento della canzone italiana. De Andrè primeggia per la sua vena poetica e la grande attenzione che pone nella scelta delle storie e argomenti che affronta. Il suo melodiare semplice ed efficace lo rende facilmente comprensibile al popolo. Dopo un inizio stentato, tanto da fargli meditare l'abbandono, ottiene un improvviso, inatteso successo con La canzone di Marinella che segna la svolta alla sua carriera. Ivano Fossati, uno dei più colti artisti della scena musicale italiana, più musicista che cantautore, autore di memorabili canzoni scritte anche per altri, nasce e vive nella città ligure.
Gli altri cantautori hanno provenienze diverse come diverse sono le loro attività iniziali. Gino Paoli è nato a Monfalcone: originariamente pittore grafico, senza specifiche conoscenze musicali, si dedica alla canzone in modo casuale, ma ciò non gli impedisce di inanellare una lunga serie di successi da Il cielo in una stanza a Sapore di sale, Senza fine, ecc. Luigi Tenco è nato a Cassine ma la famiglia si trasferisce a Genova quando lui ha circa dieci anni. In lui, più che in altri, si avverte l'influsso degli chansonnier: Prévert, Kosma (la loro Feuilles mortes aleggia in Mi sono innamorato di te), Brassens, Brel. Bruno Lauzi, nato ad Asmara ma cresciuto a Genova, autore, fra i tanti brani, di quel Il Poeta che potrebbe essere considerato il "manifesto" di questo gruppo di creativi. Ironico, malinconico, realista, nonostante le numerose canzoni di successo, sconta una certa indifferenza da parte dei critici e dei discografici. È infine cresciuto e ha studiato a Genova Angelo Branduardi, detto il Menestrello, celebre per le sue contaminazioni con la musica classica, rinascimentale, celtica e bretone.
Negli anni settanta la città si afferma come uno dei principali centri del rock progressivo italiano grazie a band quali New Trolls, Delirium, Garybaldi, Latte e Miele e Picchio dal Pozzo.
Altri gruppi genovesi affermatisi nel corso del tempo sono i Matia Bazar, i Dirty Actions, i Necrodeth, i Meganoidi, gli Ex-Otago e gli Ianva.
Canto polivocale popolare tipico di Genova è il trallalero.
Fu a Genova che nel 1574 si costituì la prima Corporazione dei Pastai con un proprio statuto (Capitoli dell'arte dei Fidelari). Oltre alla rivendicata paternità del pesto, della focaccia genovese, dei jeans e del gioco del lotto, Genova lega il suo nome anche alla nascita, insieme con altre città, dell'usanza dell'aperitivo.
Nella concezione di area metropolitana estesa, il territorio comprende interamente la Città metropolitana di Genova e la Provincia di Savona, il cordone urbano costituito dai comuni costieri della Riviera dei Fiori in Provincia di Imperia e della Riviera Spezzina in Provincia della Spezia, e i territori dell'Ovadese e del Novese, al di fuori dei confini regionali, e appartenenti amministrativamente al Piemonte (Provincia di Alessandria), per un totale di 4 836,84 km² e 1 539 669 abitanti.
La fascia costiera è frequentemente urbanizzata; scarsi elementi antropologici si riscontrano solo in prossimità del Parco naturale regionale di Portofino e di alcune porzioni di litorale, in particolare nelle Cinque Terre, tra Deiva Marina e Framura, nei pressi di Punta Mesco, Punta Manara e Punta Baffe, intorno a Zoagli, nell'area di Vesima, nella località Piani d'Invrea e in prossimità del promontorio di Celle Ligure, nel Finalese e presso Punta Murena; l'hinterland si estende invece lungo l'Appennino Ligure, la cui sommità è raggiunta dal Monte Maggiorasca con i suoi 1.809 m. Lungo i rilievi sono state istituite diverse aree protette come il Parco naturale regionale del Beigua, il Parco naturale regionale dell'Antola, il Parco naturale regionale dell'Aveto, il Parco naturale regionale di Bric Tana, il Parco naturale regionale di Piana Crixia, il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo.
I principali corsi d'acqua sono: il Letimbro, il Sansobbia, la Cerusa, la Leira, il Polcevera, il Bisagno, l'Entella, il Petronio e la Vara che sfociano nel Mar Ligure; la Bormida, lo Stura, l'Orba, il Lemme, lo Scrivia e il Trebbia che sono subaffluenti del Po. Numerosi sono i piccoli laghi appenninici, molti dei quali artificiali. Uno dei più rilevanti è il Lago del Brugneto.
Sebbene l'area metropolitana non sia un concetto istituzionalizzato, a differenza della città metropolitana, essa nel caso genovese risulta formata dalla continuità di alcuni territori, connessi tra loro per ragioni geografiche, urbanistiche, socio-culturali, economiche, linguistiche, e storiche.
Il territorio si estende anche oltre i confini amministrativi regionali e abbraccia praticamente tutta la regione, eccetto i comuni non costieri della province di Imperia e di La Spezia. Si individuano così cinque grandi comprensori, due centrali all'area metropolitana (Città metropolitana di Genova e Provincia di Savona) e tre periferici (Riviera dei Fiori, Riviera Spezzina e Oltregiogo). Di questi tre, due rappresentano il corridoio metropolitano costiero, e il terzo ne è il naturale retroterra.
Area | Comprensori | Regione | Provincia | Superficie | Popolazione |
---|---|---|---|---|---|
Città metropolitana di Genova | Genovesato; Tigullio | Liguria | Città metropolitana di Genova | 1.833,79 | 851.987 |
Provincia di Savona | Riviera delle Palme; Montenotte; Ingauno | Provincia di Savona | 1.546,29 | 279.754 | |
Riviera dei Fiori | Solo i comuni costieri | Provincia di Imperia | 263,22 | 180.049 | |
Riviera Spezzina | Solo i comuni costieri, inclusi quelli delle Cinque Terre, escluso quello di Sarzana | Provincia della Spezia | 202,09 | 124.071 | |
Oltregiogo | Novese; Ovadese | Piemonte | Provincia di Alessandria | 991,45 | 103.808 |
Area metropolitana di Genova | Città Metropolitana di Genova; Provincia di Savona; Riviera dei Fiori; Riviera Spezzina; Oltregiogo | Liguria; Piemonte | Città metropolitana di Genova; Provincia di Savona; Provincia di Imperia; Provincia della Spezia; Provincia di Alessandria | 4.836,84 | 1.539.669 |
Fino alla metà del XIX secolo il territorio urbano di Genova rimase quello delimitato dalla cerchia muraria del Seicento, le cosiddette Mura Nuove, suddiviso in sei rioni, detti sestieri. L'espansione urbanistica del comune, motivata dalla necessità di ampliare i confini cittadini per far spazio a nuove infrastrutture e zone residenziali, ebbe inizio nel 1874, quando vennero accorpati i limitrofi comuni della bassa val Bisagno Foce, Marassi, San Francesco di Albaro, San Fruttuoso, San Martino di Albaro e Staglieno.[108]
Il processo di costituzione della "Grande Genova" fu portato a compimento nel 1926 con uno dei più vasti ampliamenti territoriali condotti in Italia in quel periodo. Negli stessi anni il regime fascista aveva provveduto ad analoghe operazioni di accorpamento in molte grandi città italiane, ma il caso genovese si distinse per l'entità dell'incremento territoriale e demografico, che vide coinvolti, accanto a piccoli comuni rurali, vere e proprie cittadine connotate da una forte identità, quali Sampierdarena e Sestri Ponente.[109]
Con questo ampliamento i confini della città vennero portati a ovest sino a Voltri, a est sino a Nervi, a nord sino a Pontedecimo e Struppa, raggiungendo una notevole estensione e portando la popolazione del comune da 335 000 a 580 000 abitanti.[108] Gli storici comuni inglobati del comune di Genova, all'epoca chiamati "delegazioni" e ora inglobati nei nove municipi cittadini, conservano ancora in gran parte inalterata l'originaria struttura di piccole città, con propri centri e periferie, culture e tradizioni.
Durante il boom economico degli anni sessanta vennero ampliati tutti i quartieri con nuove costruzioni e costruiti nuovi quartieri popolari come Ca' Nuova e il Biscione.
Non è difficile osservare come gli abitanti dei rioni periferici guardino al centro cittadino come a una città differente, usando la locuzione andare a Genova per riferire l'intenzione di recarsi al centro della città. Tale insieme di località diverse, fuse in un'unica realtà urbana e suburbana, rende la città affascinante e unica, simile per certi versi a certi agglomerati urbani industriali dell'Inghilterra.
La città di Genova è suddivisa in nove grandi aree, denominate Municipi, istituite nel 2007 dal consiglio comunale di Genova.[110] Ogni Municipio conta in media circa 65 000 abitanti e i due più popolosi sono il Centro-Est e la Bassa Val Bisagno.
# | Municipio | Popolazione al 31/12/20[111] |
% sul totale | Ex circoscrizioni |
---|---|---|---|---|
I | Centro-Est | 86 210 | 15,2% | Prè-Molo-Maddalena, Oregina-Lagaccio, Castelletto, Portoria |
II | Centro-Ovest | 65 296 | (11,5%) | Sampierdarena, San Teodoro |
III | Bassa Val Bisagno | 71 807 | (12,6%) | Marassi-Quezzi, San Fruttuoso |
IV | Media Val Bisagno | 53 397 | (9,4%) | Staglieno, Molassana, Struppa |
V | Valpolcevera | 57 486 | (10,1%) | Rivarolo, Bolzaneto, Pontedecimo |
VI | Medio Ponente | 58 545 | (10,3%) | Sestri Ponente, Cornigliano |
VII | Ponente | 56 715 | (10,0%) | Voltri, Pra', Pegli |
VIII | Medio Levante | 58 031 | (10,2%) | Foce, San Martino, Albaro |
IX | Levante | 61 512 | (10,8%) | Valle Sturla, Sturla-Quarto, Nervi-Quinto-Sant'Ilario |
Nel Medioevo Genova vantava il primato di essere la prima città a reintrodurre in chiave moderna l'oro nella monetazione occidentale, coniando il Genovino, subito copiato da Firenze nel peso e nel titolo e, ancor più tardi da Venezia. Il primato economico genovese ha il suo apogeo sul finire del secolo XIII, quando Pisa è sconfitta e i commerci sono al massimo splendore.
Genova è stata sede dei primi movimenti operai e sindacali del Novecento e della cooperativa di lavoratori portuali dei camalli (diretta derivazione della Caravana).
La sua economia e il suo mondo del lavoro hanno subito negli ultimi decenni notevoli mutamenti, passando da una connotazione prettamente industriale fondata sull'industria principale, quella del porto, a una più moderna basata sui servizi (terziario avanzato, turismo, commercio, ecc.).
In questo senso vanno considerati i recuperi di aree degradate nelle valli dei due principali torrenti cittadini, Bisagno e Polcevera. Genova è anche sede del Salone nautico, che si svolge nella zona fieristica della città, la principale esposizione europea di nautica da diporto.
L'attività portuale è in netta ripresa, sebbene sia sempre frenata da un'insufficiente rete infrastrutturale di supporto, soprattutto ferroviaria. In questo senso si ritiene che la progettata linea ferroviaria ad Alta Velocità-Alta Capacità Tortona/Novi Ligure-Genova ("terzo valico dei Giovi"), che unirà Genova a Rotterdam), possa risolvere, se portato a compimento, parte di tali problemi.
Un altro fattore nuovo di Genova è la ricerca tecnologica. A fianco dei già presenti centri di ricerca (tra cui spicca l'ospedale pediatrico Gaslini) si è affiancato da poco l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Inoltre sulla collina degli Erzelli sono in corso i lavori per la costruzione d'un parco scientifico tecnologico, che tra l'altro prevede il trasferimento sulla collina dell'ex Facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova.
Genova è città industriale in chiave moderna con importanti aziende e multinazionali quali "Porto di Genova" (che comprende al suo interno una ventina di aziende-terminal tra cui la VTE), Leonardo, Ansaldo Energia, Ansaldo STS, ERG, Piaggio Aerospace, Costa Crociere, RINA, Cantiere Navale di Genova Sestri Ponente; è anche città di sviluppo scientifico-tecnologico e città d'arte, cultura e turismo (il centro storico è ricco di monumenti, quali Porto Antico, Palazzo Imperiale, Palazzo Reale, Palazzo Ducale, Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, Acquario, Fiera Internazionale, oltre a moltissimi musei, castelli, ville e palazzi nobiliari, parchi, borghi storici come Boccadasse e i litorali balneari dell'estremo Ponente e del Levante cittadino).
Dall'estate 2017 si è riscoperta nella città a forte valenza turistica, come dimostrano i dati pubblicati dalla Regione Liguria che citano 7,6 milioni di presenze nella stagione estiva 2017.[112]
Il forte traino del turismo è rappresentato[non chiaro] dall'Acquario di Genova, dai borghi marinari limitrofi e dal centro storico medioevale più grande d'Europa[senza fonte], caratterizzato da strade strette e ripide denominate Caruggi di Genova.
Il Nodo di Genova è il sistema stradale di scorrimento veloce che svolge funzione di tangenziale esterna e interna alla città. Esso è costituito dall'interscambio delle autostrade dei Giovi (A7 Milano - Genova), dei fiori (A10 Genova - Ventimiglia), azzurra o tirrenica (A12 Genova - Roma) e dei trafori (A26 Genova - Gravellona Toce),[113] che percorrono l'interno e cingono a monte i quartieri costieri della città. La rete autostradale è connessa alla rete stradale di scorrimento veloce da Sestri Ponente fino a Nervi, attraverso la continuità di varie arterie, dotate di propri svincoli cittadini, che permettono l'attraversamento rapido della città (strada a scorrimento veloce "Guido Rossa", Lungomare "Giuseppe Canepa", sopraelevata Aldo Moro, Viale delle Brigate Partigiane e Viale Brigata Bisagno, Pedemontana Corso Europa).
La città è servita da diverse strade statali e provinciali:
Fanno parte del sistema viario di Genova alcune arterie urbane di attraversamento quali le strade di circonvallazione "a mare" e "a monte", oltre che l'asse viario costiero realizzato negli anni parallelamente al primitivo tracciato della Via Aurelia.
La città è servita da due importanti stazioni nazionali, quella di Genova Piazza Principe e quella di Genova Brignole.
Nell'ambito del territorio comunale, oltre alle stazioni principali, sono comprese anche venti fra stazioni e fermate destinate al traffico regionale che servono capillarmente i quartieri genovesi.[114]
Da Genova si sviluppano cinque direttrici ferroviarie, la linea costiera verso ponente Genova-Ventimiglia, la linea costiera verso levante Genova-Pisa, la linea Genova-Ovada-Acqui Terme (parte della storica Genova-Asti) verso l'Ovadese e l'Acquese, la succursale del Giovi e la ferrovia Torino-Genova. Le due direttrici verso il Nord Italia, entrambe realizzate nella seconda metà dell'Ottocento, sono vitali per lo smaltimento delle merci del porto di Genova. Per ottimizzare lo smistamento delle merci in arrivo al porto di Genova e velocizzarne il trasferimento verso le loro destinazioni nel nord Italia e nell'Europa centro-meridionale, è in fase di realizzazione fra Genova e Tortona una nuova linea prevalentemente in galleria storicamente denominata "terzo valico".
Genova è inoltre collegata con la località di Casella (sul versante padano degli Appennini) con una ferrovia a scartamento ridotto metrico, a vocazione prevalentemente turistica; tale ferrovia, chiusa all'esercizio dal 2013 per consentire importanti lavori e riaperta il 21 maggio 2016, congiunge piccoli borghi nella campagna, superando infine di poco il crinale spartiacque tra il versante del Mar Ligure e la Pianura Padana.
La società cui è affidata la gestione dei servizi pubblici della città è l'Azienda Mobilità e Trasporti (AMT). Dagli anni novanta del Novecento l'offerta tariffaria è contraddistinta dalla integrazione tra mezzi gestiti da AMT e dai treni che circolano nelle stazioni in ambito cittadino[115] Ciò permette l'utilizzo dei bus e dei treni del trasporto regionale utilizzando il medesimo biglietto. L'azienda gestisce 142 linee autobus e filobus con 2498 fermate, i servizi Volabus e Drinbus, 6 linee Taxibus, 17 linee integrative, 1 servizio a chiamata riservato ai disabili, 12 ascensori pubblici, la metropolitana, le 2 funicolari, la ferrovia a cremagliera, la ferrovia a scartamento ridotto e il navebus.
Dal 1990 è attiva nel capoluogo ligure una linea di metropolitana leggera in prevalenza sotterranea. La linea è stata progressivamente allungata con grandi ritardi e vari aumenti della spesa preventivata. La Metropolitana di Genova conta 8 stazioni e collega il centro cittadino con il quartiere periferico di Certosa (stazione Brin).
In passato la città era servita da un'estesa rete tranviaria urbana, la cui ultima linea fu soppressa nel 1966.
L'offerta di trasporto pubblico metropolitano a Genova è strutturata mediante 9 linee urbane dotate di 53 stazioni disseminate sul territorio comunale e ripartite sui seguenti servizi:
Le quattro linee ferroviarie urbane proseguono il loro tragitto, nelle rispettive direzioni, servendo la città e l'area metropolitana. Completano questo i seguenti servizi marittimi:
Il Porto di Genova comprende il porto commerciale e quello passeggeri. Il complesso portuale ha specifiche connotazioni per le diverse funzionalità e i servizi portuali. In esso sono presenti e sviluppate molteplici attività quali la commerciale dello scambio delle merci, la petrolifera, l'industriale e quelle delle attività retro portuali e della cantieristica e delle riparazioni navali, della mobilità portuale e ferroviaria e quindi tutta la complessa attività legata al trasporto dei passeggeri e turisti.[117] I numeri, riferiti al 2008, sono di un totale movimentato di 55,66 milioni di tonnellate, con un traffico commerciale di 50,64 milioni di tonnellate e un traffico passeggeri di 3,26 milioni.[117] È previsto un ulteriore sviluppo delle aree e il loro ridisegnamento, il cosiddetto Waterfront[118] con il quale verranno realizzate nuove aree portuali e infrastrutture e riqualificati alcuni degli spazi esistenti.[117]
Realtà a sé sono i porti turistici:[118] quello di Sestri Ponente (porto commerciale 2ª categoria, I classe); il Porto storico (porto commerciale 2ª categoria, I classe); il Duca degli Abruzzi (porto commerciale 2ª categoria, I classe); quello alla Fiera del Mare (porto turistico non classificato) e quello di Nervi (porto pubblico 2ª categoria, IV classe).
L'Aeroporto di Genova-Sestri "Cristoforo Colombo" è situato su una penisola artificiale realizzata nello specchio d'acqua antistante Sestri Ponente. È il principale della Liguria e il traffico generato in termini di passeggeri, seppur minore rispetto ad altri aeroporti, porta comunque a circa un milione e mezzo di passeggeri all'anno. Marginale risulta invece la movimentazione annuale di merci, con totale di circa 25 00 tonnellate fra merci e posta.[119]
Le destinazioni raggiungibili da Genova con voli diretti sono 15 e sono le seguenti:
Italia:
Europa:
Oltre alle infrastrutture esistenti, a Genova vi è una serie di infrastrutture attualmente in costruzione o pianificate per una futura realizzazione:
A Genova hanno sede i seguenti consolati:[120]
Risale al 1958 il primo gemellaggio formale, per vicinanza geografica e culturale, con la città francese di Marsiglia, la rivale di sempre nel titolo di primo porto del Mediterraneo. Oltre l'oceano Atlantico la seconda, con Columbus negli Stati Uniti nel 1964, a cui sono seguiti diversi gemellaggi con altre città europee ed extra-europee.[121]
Genova ha stretto accordi di "collaborazione e amicizia" e di "intesa sulla collaborazione turistica" con molte città sia italiane sia straniere, tra le quali alcuni importanti centri commerciali e turistici internazionali come Barcellona, Belém, Atene, La Paz, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Kiev, Valparaíso, Santo Domingo, Hebron e Lione, assieme a collaborazioni con molte altre città minori.[125]
Il 24 ottobre 2019 Genova è stata designata Capitale europea dello sport per il 2024.[126]
«A Genova non si può giocare bene al calcio perché c'è la macaia»
La città ospita due importanti squadre di calcio che militano rispettivamente in Serie A e in Serie B, il Genoa e la Sampdoria. Il Genoa, fondato nel 1893, è riconosciuta come la squadra di calcio più antica d'Italia, e vinse il primo campionato italiano del 1898, aggiudicandosi complessivamente nove campionati nazionali tra il 1898 e il 1924 e una Coppa Italia nel 1937. A riconoscimento di tale primato, nel 2011 il Genoa è stato inserito nell'International Bureau of Cultural Capitals (IBOOC) - una sorta di patrimonio sportivo storico dell'umanità - su richiesta di Xavier Tudela, presidente dell'IBOOC.[128] Nel 2013 inoltre il Genoa è stato ammesso nel Club of Pioneers, associazione che raggruppa i club di calcio più antichi del mondo.[129] L'altra squadra cittadina è la Sampdoria, fondata nel 1946 dalla fusione delle storiche società Sampierdarenese (1899) e Andrea Doria (1895), che vanta tra le squadre liguri il record di presenze in massima serie e nelle competizioni europee, ha vinto il campionato di Serie A e la Supercoppa italiana nel 1991, l'edizione di Coppa delle Coppe 1989-1990[130] e 4 coppe Italia. Le due squadre nella loro storia si sono affrontate diverse volte in quello che è riconosciuto come il derby della Lanterna. Numerose altre squadre cittadine militano in campionati a livello dilettantistico, tra le più antiche, con militanze in passato in categorie di rilievo, vanno annoverate la Sestrese, Rivarolese e il Molassana Boero.
La città di Genova si fregia dello straordinario primato di vantare la prima squadra ad aver vinto un campionato di calcio maschile (il Genoa, nel 1898) e la prima squadra ad aver vinto un campionato di calcio femminile (il Genova, nel 1968).
Genova è stata sede della cosiddetta "Grande Partenza" del Giro d'Italia in tre occasioni:
In totale, la città è stata sede di tappa della "Corsa Rosa" in ottantacinque occasioni (quarantaquattro partenze e quarantuno arrivi).[131] Pertanto, Genova si colloca al quinto posto nella classifica delle sedi di tappa più ricorrenti nella storia della corsa.[132]
Gli ultimi cinque arrivi di tappa del Giro d'Italia a Genova sono stati i seguenti:
Nella delegazione di Pontedecimo, viene inoltre organizzato dal 1934 il Giro dell'Appennino, una delle classiche italiane.
Tra le società che hanno sede nel comune che si dedicano alle varie discipline della ginnastica si possono ricordare la Società Ginnastica Raffaele Rubattino, fondata nel 1894, la Società Ginnastica Andrea Doria, fondata nel 1895, e la Unione Sportiva Sestri Ponente 1897. Nella Nazionale di Ginnastica Artistica sono attualmente presenti due ginnaste genovesi che hanno iniziato la loro carriera nella Società Ginnastica Andrea Doria, Asia D'Amato e Alice D'Amato, entrambe campionesse europee e medaglie mondiali.
Il 5 agosto 2024 Alice D'Amato si laurea campionessa olimpica alla trave, a distanza di sei giorni dall'argento vinto con la squadra azzurra, diventando la prima atleta ligure a ottenere due medaglie nella storia delle Olimpiadi. Contestualmente, sarà anche l'atleta italiana più medagliata dell'edizione.
Nel 2002 si svolsero a Pra' i campionati mondiali di canottaggio giovanile, per l'occasione venne costruito il rowing center antistante la stazione di Genova Prà, primo polo federale periferico del canottaggio italiano[133]
Dal settembre 2003 a Genova si disputa annualmente il Genoa Open Challenger, torneo tennistico internazionale.
Il Genoa Cricket and Football Club Waterpolo è stata la sezione pallanuotistica della polisportiva Genoa Cricket and Football Club, che nella sua storia si è aggiudicata i primi quattro campionati italiani maschili di pallanuoto.[134] Gli altri due sodalizi genovesi che hanno vinto il massimo campionato italiano sono: la Società Ginnastica Andrea Doria per otto volte e la Sportiva Sturla una volta. Attualmente, però, la società con maggior rilievo nel panorama genovese è lo Sporting Club Quinto, militante in Serie A1.
Il Rally della Lanterna, è una manifestazione automobilistica, che si svolge a Genova e nel suo entroterra. Un'ulteriore gara è il Rally delle Valli Genovesi.[135]
Hanno sede nel comune il CUS Genova Rugby che milita in Serie A e l'Amatori Rugby Genova.
L'Igo Genova Volley è stata una squadra di pallavolo maschile fondata nel 1979 e sciolta nel 2010, le attività pallavolistiche da tale data vengono svolte dalla società Pallavolo Genova che ne ha acquisito i diritti.
Nell'hockey su prato Genova vanta un'ottima tradizione, tra le squadre locali si citano: CUS Genova Hockey, Hockey Club Genova, Hockey Club Superba e Genova Hockey 1980. È presente inoltre una squadra di hockey su ghiaccio.[136]
Tra le società che hanno sede nel comune si ricordano: il CUS Genova, e il Trionfo Ligure.[137]
A Genova è presente una forte tradizione nella pratica della Boxe Francese (savate), testimoniata dalla presenza di numerose associazioni sportive di livello nazionale e internazionale. La città ha dato anche il suo contributo nell'evoluzione della disciplina, tanto che alcuni colpi, benché poco usati, vengono chiamati in "stile genovese".[138]
Il gioco del Tamburello era molto seguito nel passato. Il Campionato italiano di tamburello è stato più volte vinto da squadre genovesi: dodici volte dalla società Barabino-Sampierdarenese, quattro dalla Sestrese, mentre la Rivarolese e la società Palazzo Genovese hanno vinto il titolo una volta.
Genova è un'importante attrattiva per velisti a livello internazionale, è sede dello Yacht Club Italiano, il più antico club velico del Mediterraneo, fondato nel 1879. Dal nome della città deriva Genoa jib cioè il fiocco di Genova, unica vera invenzione italiana nella storia della vela da diporto, una vela triangolare simile al fiocco usato per la prima volta in regata da Raimondo Panario nel 1926.[139] Nel 2004 fu candidata a ospitare l'edizione dell'America's Cup 2007, poi svoltasi a Valencia.
Genova ospita diverse associazioni sportive di pallacanestro. Alcune di queste hanno avuto successi a livello nazionale (Basket Pegli) Altre società importanti sono: PGS auxilium, my basket, ASD polisportiva santa Caterina (SCAT) e la Virtus basket Genova.
Lunga è la tradizione della pratica del tiro con l'arco nel comune di Genova. L'Associazione Genovese Arcieri, nota in tutta Italia con l’acronimo AGA, è stata fondata a Genova nel 1964. Da allora ha conquistato più di cento titoli italiani, potendosi quindi fregiare della stella di diamante al merito sportivo nel 2019.[senza fonte] Gli arcieri dell'AGA svolgono la loro preparazione presso le strutture, sia al coperto che all’esterno, situate nel territorio comunale di Genova.
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