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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Mignànego (Mignanego in ligure[4]) è un comune italiano sparso di 3 535 abitanti[1] della città metropolitana di Genova in Liguria. La sede comunale è situata nel centro abitato di Ponteacqua.
Mignanego comune | |
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Panorama del territorio mignaneghese | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Liguria |
Città metropolitana | Genova |
Amministrazione | |
Sindaco | Michele Malfatti (lista civica di centro-sinistra Tu sei Mignanego) dal 10-6-2024 |
Data di istituzione | 1861 |
Territorio | |
Coordinate | 44°31′40.17″N 8°54′54.67″E |
Altitudine | 137 m s.l.m. |
Superficie | 16,27 km² |
Abitanti | 3 535[1] (31-7-2023) |
Densità | 217,27 ab./km² |
Frazioni | Fumeri, Giovi, Montanesi, Paveto, Vetrerie |
Comuni confinanti | Busalla, Campomorone, Fraconalto (AL), Genova, Savignone, Serra Riccò, Voltaggio (AL) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 16018 |
Prefisso | 010 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 010035 |
Cod. catastale | F202 |
Targa | GE |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 962 GG[3] |
Nome abitanti | mignaneghini o mignaneghesi |
Patrono | san Giovanni Battista |
Giorno festivo | 24 giugno |
Cartografia | |
Posizione del comune di Mignanego nella città metropolitana di Genova | |
Sito istituzionale | |
Il territorio comunale è situato in alta val Polcevera, nella valle del torrente Riccò, che più a valle, a Pontedecimo, si unisce con il torrente Verde, formando il Polcevera.
Tra le vette del territorio il monte Poggio (848 m), la Croce di Garzo (747 m), il Bric Montaldo (654 m), il monte Pesseise (363 m).
I principali centri abitati si sono sviluppati lungo la strada statale 35 dei Giovi, nel tratto che da Pontedecimo porta al passo dei Giovi (472 m s.l.m.).
Il comune di Mignanego ha origini antichissime; era attraversato dalla via Postumia, che raggiungeva il passo della Bocchetta (772 m s.l.m.) percorrendo il crinale tra le valli dei torrenti Riccò e Verde. La strada romana tanto importante per lo spostamento di truppe e merci verso il nord non seguiva l'attuale tragitto, ma sul passo della Bocchetta deviava a destra percorrendo il tracciato attuale che giunge alla zona denominata Pian di Reste e proseguendo sulla costa raggiunge l'abitato alessandrino di Fraconalto, l'antica Fiaccone. Fraconalto ebbe notevole importanza appunto nel periodo medievale e studiosi hanno trovato documenti secondo i quali si dice che vi fossero quasi 100 forni[5] in grado di soddisfare le esigenze dell'imponente traffico verso la pianura Padana. Non esistono certezze sul numero esatto dei forni, ma il numero indicato indica di certo una grande attività in zona. Si ricorda inoltre la presenza di un monastero poco oltre i pianori di Pian di Reste, centro di culto e assistenza ai viandanti. Negli anni sessanta e settanta del XX secolo alcuni scavi hanno portato alla luce tracce di questa presenza e cocci di una certa importanza.
Di particolare importanza storica la piccola frazione di Costagiutta, l'antica Costaiota, e Paveto nominata in alcuni documenti come Paverio. Pare che già nell'XI secolo vi fosse traccia di questa frazione con poche abitazioni, ma già con una chiesa e un prelato. Invece attorno all'Ottocento pare che una prima scuola fosse attiva a Costagiutta.
La maggior parte dell'attuale territorio comunale (corrispondente al versante destro della valle del torrente Riccò), secondo le più accreditate ricostruzioni, era compreso nell'area indicata dalla Tavola bronzea di Polcevera, ricadendo in parte nell'agro privato dei Langenses e in parte nell'agro pubblico. In particolare l'agro privato comprendeva la zona dove ora sorgono i centri principali del comune (Vetrerie, Ponteacqua e Paveto).
Importanti per l'economia locale erano i pascoli che da Paveto, Costagiutta e Fumeri giungevano a nord sulla via Postumia verso Fraconalto e verso gli antichi agglomerati adesso chiamati Freccia e Tegli. Questi pascoli erano importanti e favoriti dal clima propizio derivante dall'aria marina che comportava temperature favorevoli. Una situazione di questo tipo provocò nei secoli vari scontri tra i locali di Mignanego e gli abitanti confinanti di Busalla e altri centri più a nord, meno privilegiati dal clima. Documenti attestano di scontri violenti e tutto lascia pensare che quanto narrato fosse vero, considerando le difficoltà dell'agricoltura e della pastorizia locale.
Sino alla fine degli anni cinquanta del Novecento i terreni in quota, attualmente diventati zone boscate, erano destinate completamente a prato con due sfalci annuali e la pulizia attenta dei boschi nei quali venivano raccolte le foglie secche dei castagni. Il fieno veniva trasportato alle stalle con carri trainati da buoi o con teleferiche, alcune delle quali di grande lunghezza. Le foglie invece erano usate per "fare il letto" ai bovini delle stalle, ossia per coprire il fondo pietroso sul quale si coricavano gli animali. In questo modo il letame, importante per la concimazione dei terreni, aveva come componente principale appunto la foglia di castagno. Questa situazione è documentata con fotografie e ricordi storici sino alla fine degli anni cinquanta, nonostante si verificasse una vera fuga verso l'industria della città in tumultuoso sviluppo.
Un'analisi sociologica mostra come a partire dalla seconda metà dell'Ottocento si verificasse in val Polcevera un forte sviluppo industriale, in particolare con un gran numero di colorifici - tra i quali la ditta Brignola collocatasi proprio a Mignanego, in un primo tempo a Ponteacqua per la produzione della biacca, materiale innovativo per i tempi - ma vi erano anche fabbriche di sapone, lavorazione di grassi e oli commestibili, ferriere di varie dimensioni tra le quali si ricordano a Bolzaneto l'antica ILVA e la Bruzzo, stabilimenti per i refrattari poi diventati SANAC, e altro ancora. Mignanego non poteva non risentire dell'attrazione che proveniva dal fiorire di attività che partendo da Sampierdarena saliva verso Rivarolo e Bolzaneto per giungere sino a San Quirico e Pontedecimo.
Anche le nascenti ferrovie ebbero il loro effetto promuovendo l'occupazione anche a tempo parziale in determinati tempi dell'anno. In questo modo i contadini avevano la possibilità di curare le attività proprie dell'agricoltura e nello stesso tempo avere entrate economiche aggiuntive, sicure, a tempi determinati e precisi, soprattutto con moneta contante, fatto inusuale per quei tempi.
La collocazione del comune, su alcune delle principali vie di comunicazione tra Genova e la Pianura Padana, spiega come esso sia stato centro di eventi storici fondamentali per Genova e abbia avuto un ruolo importante nelle guerre che hanno coinvolto la Liguria, dalla discesa di Carlo Emanuele I di Savoia nel 1625, alla guerra di successione austriaca del 1746-1747, fino alla lotta di liberazione (1943-1945).
Le cronache raccontano che nel 722 passò dalle strade di Mignanego il pellegrinaggio che trasportava a Pavia le ceneri di sant'Agostino. Nel 1613 il territorio di Mignanego fu compreso nelle pievi che formavano i sette quartieri della val Polcevera.
Tra gli eventi storici più importanti, la battaglia combattuta il 10 maggio 1625 al passo del Pertuso, che vide la vittoria delle milizie volontarie locali guidate dal parroco di Montanesi sull'armata del duca Carlo Emanuele I di Savoia. A seguito di quest'episodio fu eretto, in segno di rendimento di grazie, il santuario di Nostra Signora della Vittoria. La zona fu nuovamente teatro di combattimenti negli anni 1746-1747, durante la guerra di successione austriaca, dove tra i difensori della Repubblica di Genova si distinse il reggimento comandato dal colonnello Carlo Francesco Bembo. Altri combattimenti avvennero ancora nel 1800, con la vittoria del generale austriaco Hohenzollern sulle truppe francesi.
Con la dominazione francese di Napoleone Bonaparte, il 2 dicembre 1797 il territorio di Mignanego rientrò nel dipartimento del Polcevera, con capoluogo Rivarolo, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, divenne capoluogo del XII Cantone della giurisdizione della Polcevera e dal 1803 centro principale del II Cantone della Polcevera nella giurisdizione del Centro. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel dipartimento di Genova.
Nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, così come stabilito dal congresso di Vienna del 1814, e successivamente nel Regno d'Italia dal 1861. Dal 1859 al 1926 il territorio fu compreso nel XIV mandamento di Pontedecimo del circondario di Genova dell'allora provincia di Genova.
Durante la seconda guerra mondiale, nel corso della lotta di liberazione (1943-1945), questa zona vide contrapposte le forze di occupazione tedesche alle brigate partigiane della Divisione d'assalto Garibaldi "Mingo". Gli abitanti aiutarono anche la fuga di prigionieri inglesi, polacchi e sudafricani, nascondendoli sulle alture tra i Giovi e la Bocchetta, nutrendoli e facendoli poi allontanare verso siti più sicuri in modo che potessero riprendere la fuga verso la Francia e la Svizzera.
La valle, un tempo prevalentemente abitata da contadini e piccoli artigiani, ebbe un notevole sviluppo con la realizzazione della strada statale 35 dei Giovi (ora SP 35). Questa fu progettata e realizzata a cominciare dall'epoca napoleonica, a partire dal 1802 (tra le varie consulenze tecniche vi fu anche quella di Gaetano Cantoni), e fu definitivamente portata a termine sotto il Regno Sardo, attorno al 1821. I centri più importanti del Comune divennero allora quelli posti lungo il tracciato, e la sede comunale fu stabilita nella località di Ponteacqua attorno al 1805. Altre infrastrutture importanti per il paese furono le due linee ferroviarie: la Torino-Genova realizzata tra la fine degli anni quaranta dell'Ottocento e il 1853 e l'altra, detta Succursale dei Giovi, aperta nel 1889.
La costruzione delle due ferrovie diede impulso alle capacità economiche della zona; infatti giunsero molte maestranze per i lavori, manovali, operai e tecnici, nonché carrettieri che avevano l'incarico di cercare e trasportare pietre prelevandole dai rivi interni alle vallate. I lavori diedero quindi impulso all'economia locale dando spazio anche ai contadini che potevano lavorare per la realizzazione delle strade ferrate. A sera, terminati i turni di lavoro, i contadini avevano tempo per seguire la propria attività agricola. Una simile situazione portò un benessere inaspettato alla popolazione abituata da secoli a vivere con poco, solo curando pastorizia, allevamento di qualche bovino e i frutti dell'agricoltura locale. Le frazioni collinari di Mignanego come Paveto, Fumeri e Montanesi iniziarono e svilupparono specifiche produzioni agricole come fichi, mele e soprattutto pesche. Le pesche di Mignanego, o meglio quelle di Paveto in prevalenza, ebbero grande fama sino ai primi degli anni cinquanta. Quindi, usando un termine molto usato ai nostri tempi, le nuove "infrastrutture" diedero impulso all'economia locale. Molti giovani poi iniziarono a trovare lavoro all'interno delle ferrovie e poi nel porto del capoluogo.
L'apertura della strada e delle due linee ferroviarie, favorendo l'accesso ai vari paesi della valle, spinse molti benestanti, anche stranieri, a costruirvi le proprie case di villeggiatura. Nella zona del passo dei Giovi sorsero anche strutture ricettive e pure, nei pressi della località Ponterosso, una stazione idrominerale che sfruttava una sorgente di acqua solforosa (l'edificio, ancora esistente, è oggi un'abitazione privata, dopo aver ospitato per un certo periodo la sede del locale distaccamento dell'arma dei Carabinieri). Si dice anche che in estate fosse attivo un casinò nelle vicinanze del Passo e questo lascia intendere quale fosse il livello dei villeggianti.
Dal 1973 al 31 dicembre 2008 ha fatto parte della Comunità montana Alta Val Polcevera e, con le nuove disposizioni della Legge Regionale nº 24 del 4 luglio 2008[6], ha fatto parte fino al 2011 della Comunità montana Valli Genovesi Scrivia e Polcevera.
«Drappo di azzurro…[7]»
Lo stemma è stato concesso con il regio decreto del 27 luglio 1928 e registrato con leggi patenti del 6 dicembre 1928.[7] I monti raffigurati nello stemma simboleggiano il passo dei Giovi, mentre le cinque stelle d'oro equivalgono all'antica divisione del territorio comunale in cinque parti.
Tra la metà dell'Ottocento e gli anni trenta del Novecento la zona del passo dei Giovi fu meta di villeggiatura estiva della borghesia genovese. Vennero costruiti numerosi edifici, ville e villini di varia ispirazione architettonica, circondati da parchi e giardini ben armonizzati con l'ambiente circostante. Alcuni di questi edifici per le loro dimensioni riprendono il modello autocelebrativo delle antiche dimore patrizie.[10]
Abitanti censiti[13]
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2022, i cittadini stranieri residenti a Mignanego sono 180[14]:
La Pubblica Assistenza Croce Bianca di Mignanego, strutturata nelle due sezioni di Ponterosso e Vetrerie, fu fondata il 1º aprile del 1923; operò per diversi anni godendo del sostegno di tutta la popolazione, ma durante il fascismo, nel 1934, fu incorporata nella Croce Rossa Italiana, perdendo così in parte la sua identità. Fu ricostituita nel 1946, a 23 anni esatti dalla fondazione originaria.
Il territorio comunale è formato, oltre alla sede comunale di Ponteacqua, dalle frazioni storiche di Fumeri, Giovi, Montanesi, Paveto e Vetrerie[15] e da altre località, per un totale di 16,27 km2.
Confina a nord con il comune di Fraconalto (AL) e Busalla, a sud con Genova e Serra Riccò, ad ovest con Campomorone e Voltaggio (AL) ad est con Savignone.
L'economia del comune si basa principalmente sull'attività industriale (chimica, metalmeccanica, alimentare).
Il territorio di Mignanego è attraversato principalmente dalla strada statale 35 dei Giovi che gli permette il collegamento stradale con il quartiere genovese di Pontedecimo, a sud, e con Busalla in valle Scrivia. Attraverso la strada provinciale 47 del Santuario di Nostra Signora della Vittoria è possibile il collegamento con il centro di Savignone e l'omonimo santuario.
Il territorio comunale è attraversato dalle due linee ferroviarie che collegano Genova con la pianura Padana, la linea storica Torino-Genova e la cosiddetta Succursale dei Giovi, lungo la quale è presente la stazione di Mignanego, che dal 13 dicembre 2015 non ha nessun servizio passeggeri o merci.
Dal comune di Genova un servizio di trasporto pubblico locale gestito dall'AMT garantisce quotidiani collegamenti bus con Mignanego e per le altre località del territorio comunale.
Inoltre Mignanego è, assieme a Campomorone, una delle località della val Polcevera in cui si pratica il "calcio anormale"[16], ossia un tipo di calcio misto maschile/femminile. Da citare nella frazione di Paveto, la locale Unione Sportiva Paveto che è stata fondata nel 1973 e tuttora è molto attiva in special modo durante i mesi primaverili ed estivi.
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