Storia di Avezzano
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La storia di Avezzano spazia dal Paleolitico inferiore fino ai nostri giorni[1].
La prova della presenza dei cacciatori nomadi a cominciare dal Paleolitico inferiore e dello stanziamento a carattere continuativo delle popolazioni durante il Paleolitico superiore, circa 18-14.000 anni fa[2], si hanno con una serie di testimonianze[3]. La più vicina è quella delle grotte di Ciccio Felice, Afra e La Difesa, alle pendici orientali del monte Salviano. Si tratta di insediamenti preistorici individuati nei pressi della strada Circonfucense, in corrispondenza di strada 6 del Fucino, in cui sono emerse le tracce risalenti ai periodi del paleolitico, eneolitico e dell'età del ferro. Resti più consistenti giungono dalle numerose grotte presenti attorno all'alveo dell'ex lago Fucino[1][4].
Insediamenti di epoca romana sono tornati alla luce nelle località di Cretaro-Brecciara, valle Solegara, Colle Sabulo nei pressi di Santa Maria in Vico, nel sito della collegiata di San Bartolomeo e nella villa romana lungo il tracciato dell'antica via Tiburtina Valeria, alle porte della città[5].
In questi luoghi, durante il periodo italico, a cominciare dall'età del ferro, tra le rive nord-occidentali del Fucino correva la linea di confine tra i popoli italici di origine indoeuropea dei Marsi e degli Equi che detennero il controllo territoriale. Rispetto alla contemporanea Avezzano, i Marsi, da cui deriva il nome della Marsica, erano stanziati perlopiù sul territorio montano del Salviano e sulle cime che sovrastano la contemporanea frazione di Paterno[6].