San Potito (Ovindoli)
frazione del comune italiano di Ovindoli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
San Potito è una frazione del comune di Ovindoli (AQ), in Abruzzo.
San Potito frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Abruzzo |
Provincia | L'Aquila |
Comune | Ovindoli |
Territorio | |
Coordinate | 42°07′16.61″N 13°30′53.68″E |
Altitudine | 1 094 m s.l.m. |
Abitanti | 111[1] (2011) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 67046 |
Prefisso | 0863 |
Fuso orario | UTC+1 |
Targa | AQ |
Nome abitanti | sampotitesi |
Patrono | Madonna della Neve |
Giorno festivo | 3-5 agosto |
Cartografia | |
Geografia fisica
Il borgo è situato a 1 094 m s.l.m. alle pendici dei monti della Magnola su un colle dominato dal Pizzo di Ovindoli (1 181 m s.l.m.). Nel territorio sottostante nelle località di piano dei Santi, colle Bernardo e Pago sono presenti dei siti d'interesse archeologico come i resti della villa romana di epoca imperiale.
Il territorio di San Potito ricade nell'area del parco naturale regionale Sirente-Velino[2].
Dista circa 1,8 chilometri dal capoluogo comunale[3].
Storia
Riepilogo
Prospettiva

Nell'area di San Potito venne edificata la villa imperiale attribuita a Lucio Vero[4], risalente con ogni probabilità al I secolo d.C. in occasione dei lavori per il prosciugamento del sottostante lago Fucino. Attorno ad essa nel corso dei secoli successivi vennero costruiti i casali e i ricoveri degli abitanti del luogo[5].
Nel 1073 Enrico figlio di Bonomo (o Buonuomo) donò all'abbazia di Farfa alcuni beni del patrimonio territoriale familiare, tra cui una porzione della riva del Fucino inclusi i diritti di pesca e di esazione delle tasse per i pescatori non residenti oltre alla sesta parte della chiesa di San Vittorino[6]. Nel 1074 e nel 1079 Bonomo e Nerino, signori del borgo, donarono all'abbazia farfense altri beni situati a valle e a monte come le chiese scomparse di San Potito e di Sant'Andrea[7].
Il borgo contemporaneo, posto in altura alle pendici del monte denominato "Pizzo di Ovindoli", venne costruito intorno al castello edificato tra l'XI e il XII secolo[8]. La fortezza, di cui restano i ruderi, era circondata da mura e svolse un ruolo di controllo del territorio diventando un punto strategico per il successivo allineamento visivo con le strutture militari dell'area, in particolare con la torre di Santa Jona e con i castelli di Celano, Ovindoli e Rovere. Il borgo è citato nelle bolle di Papa Pasquale II del 1115[9] e di Papa Clemente III del 1188[10].
Nel 1807 fu incluso nel governo di Celano fino a far parte dal 1811 del comune di Ovindoli insieme al limitrofo centro di Santa Jona[11]. Nel censimento del 1868 a San Potito risultò una popolazione residente pari a 306 unità[12]. Danneggiato gravemente dal terremoto della Marsica del 1915 venne gradualmente ricostruito. A cominciare dal secondo dopoguerra subì, come quasi tutti i centri dell'Abruzzo montano, il fenomeno dell'emigrazione.
Monumenti e luoghi d'interesse


Architetture religiose
- Chiesa della Madonna della Neve, risalente al XIII secolo venne edificata appena fuori le mura del castello-recinto di San Potito. Danneggiata dal sisma del 1915 venne successivamente restaurata e dotata di un campanile a vela[13].
- Chiesa del Santissimo Salvatore, dedicata anche a san Potito, venne edificata alla fine degli anni sessanta[14].
Architetture militari
- Castello di San Potito
- Edificato nell'XI secolo sul colle Antonino[15] alle pendici del Pizzo di Ovindoli in un luogo strategico per il controllo delle vie di passaggio tra la Marsica fucense e l'altopiano delle Rocche risultò in collegamento visivo con il castello di Celano e la torre di Santa Jona con cui formò il sistema difensivo dell'area. Appartenuto nell'anno 1074 ai feudatari longobardi Nerino Bonomo e Bonomo di Erimanno passò sotto il controllo dei benedettini farfensi insieme alla sottostante chiesa intitolata a san Potito. Nel XIII secolo appartenne ai conti dei Marsi, detentori della contea di Celano. Abbandonato almeno dal periodo dell'eversione feudale e già in fase di avanzata decadenza subì gravi danni a causa del terremoto del 1915. Del castello dalla particolare forma a nido d'aquila restano i ruderi della torre e delle mura che lo circondavano integralmente[16].
Siti archeologici

- Villa imperiale
- I resti della villa romana di epoca imperiale attribuita a Lucio Vero[4] sono situati in località Piano dei Santi[17]. Gli scavi, effettuati a partire dal 1983, hanno riportato alla luce le tracce di quella che fu una grande villa, sorta nel I secolo d.C. a seguito dei lavori voluti dall'imperatore Claudio per il prosciugamento del sottostante lago Fucino attraverso la realizzazione di emissario e cunicoli. La villa era dotata di preziosi pavimenti a mosaico[18][19].
Aree naturali
- Sirente-Velino
- Parco naturale regionale Sirente-Velino
- Piano dei Santi
- Fonte Capo la Maina
Società
Tradizioni e folclore
Tra il 3 e il 5 agosto si svolgono annualmente le feste in onore di sant'Antonio di Padova e san Potito e la festa patronale della Madonna della Neve[24].
Infrastrutture e trasporti
Strade
La strada statale 696 del Parco Regionale Sirente-Velino collega la Marsica fucense all'altopiano delle Rocche e alla conca aquilana.
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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