ultime parole attribuite a una persona prima della sua morte Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
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Raccolta delle ultime parole pronunciate da personaggi illustri, realmente o secondo la tradizione, in punto di morte.
Citazioni in ordine temporale.
Io sto per essere riunito ai miei antenati: seppellitemi presso i miei padri nella caverna che è nel campo di Efron l'Hittita, nella caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre, nel paese di Cànaan, quella che Abramo acquistò con il campo di Efron l'Hittita come proprietà sepolcrale. Là seppellirono Abramo e Sara sua moglie, là seppellirono Isacco e Rebecca sua moglie e là seppellii Lia. La proprietà del campo e della caverna che si trova in esso proveniva dagli Hittiti. (Giacobbe)
XVII secolo a.C. Secondo la Genesi, sarebbero le ultime parole del patriarca Giacobbe ai suoi figli dopo averli benedetti, prima di ritrarre i piedi nel letto e spirare.
Te beato, Israele! Chi è come te, | popolo salvato dal Signore? | Egli è lo scudo della tua difesa | e la spada del tuo trionfo. | I tuoi nemici vorranno adularti, | ma tu calcherai il loro dorso. (Mosè)
XII secolo a.C. Secondo il Deuteronomio, sarebbero le ultime parole di Mosè al termine delle benedizioni da lui rivolte agli israeliti, prima di ritirarsi sul monte Nebo per morirvi.
Tira fuori la spada e uccidimi, perché non si dica di me: L'ha ucciso una donna! (Abimelech)
XIII secolo a.C. Secondo il Libro dei Giudici, sarebbero le ultime parole del re di Sichem, Abimelech, figlio di Gedeone. Dopo aver assediato Tebes, Abimelech voleva incendiare la torre della città, dove si erano rifugiate molte persone, ma una donna gettò un pezzo di macina giù dalla torre e gli ferì gravemente la testa, allora Abimelech chiamò in fretta il proprio scudiero e gli chiese di essere ucciso, ricevendo così da lui il colpo di grazia.
XII secolo a.C. Riportate nel Libro dei Giudici, sarebbero le ultime parole dell'eroe israelita, il quale, premendo contro le colonne, fece crollare la casa dentro cui si trovava per morire insieme ai propri nemici.
Sfodera la spada e trafiggimi, prima che vengano quei non circoncisi a trafiggermi e a schernirmi. (Saul)
1007 a.C. Questa frase è riportata nei Libri di Samuele e costituirebbe le ultime intenzioni del re, nelle fasi finali della battaglia di Ghilboa. Saul chiese allo scudiero di ucciderlo ma, siccome questi esitava, il re dovette uccidersi di propria mano. Nel capitolo successivo dei Libri di Samuele è contenuta una seconda versione delle ultime parole del re, «Gettati contro di me e uccidimi: io sento le vertigini, ma la vita è ancora tutta in me», tuttavia questa seconda versione è riportata nel discorso di un Amalecita che si vanta di aver ucciso Saul per ottenere una ricompensa, mentre la prima versione è riportata come oggettiva dal narratore dei Libri di Samuele.
Oracolo di Davide, figlio di Iesse, | oracolo dell'uomo che l'Altissimo ha innalzato, | del consacrato del Dio di Giacobbe, | del soave cantore d'Israele. | Lo spirito del Signore parla in me, | la sua parola è sulla mia lingua; | il Dio di Giacobbe ha parlato, la rupe d'Israele mi ha detto: | Chi governa gli uomini ed è giusto, | chi governa con timore di Dio, | è come la luce del mattino | al sorgere del sole, | in un mattino senza nubi, | che fa scintillare dopo la pioggia | i germogli della terra. | Così è stabile la mia casa davanti a Dio, | perché ha stabilito con me un'alleanza eterna, | in tutto regolata e garantita. | Non farà dunque germogliare quanto mi salva | e quanto mi diletta? | Ma gli scellerati sono come spine, | che si buttano via a fasci | e non si prendono con la mano; | chi le tocca usa un ferro o un'asta di lancia | e si bruciano al completo nel fuoco. (Davide)
970 a.C. Queste parole sono riportate nei Libri di Samuele e rappresenterebbero le ultime del re, rivolto al figlio e successore Salomone.
Vedi, figlio, quanto ha fatto Nadab al padre adottivo Achikar. Non è stato egli costretto a scendere vivente sotto terra? Ma Dio ha rigettato l'infamia in faccia al colpevole: Achikar ritornò alla luce mentre invece Nadab entrò nelle tenebre eterne, perché aveva cercato di far morire Achikar. Per aver praticato l'elemosina, Achikar sfuggì al laccio mortale che gli aveva teso Nadab, Nadab invece cadde in quel laccio, che lo fece perire. Così, figli miei, vedete dove conduce l'elemosina e dove conduce l'iniquità: essa conduce alla morte. Ma ecco, mi sfugge il respiro! (Tobi)
VII secolo a.C. Secondo quanto riportato nel Libro di Tobia, Tobi, padre di Tobia, prima di spirare si rivolge al figlio citando la vicenda del proprio nipote Achikar.
Non vogliate pensare, o figli miei dilettissimi, che nel lasciare questo mondo, io cessi di essere in mezzo a voi e rientri nel nulla. Anche nel corso della mia vita non fu mai da voi veduta l'anima mia, tuttoché quanto fu da me operato fosse per voi argomento di credere che essa abitasse questo corpo. Persuadetevi della di lei esistenza anche se vi è invisibile. Per verità sarebbero inutili gli onori resi alle mute ceneri dei trapassati, se alla nostra pietà non venissero chiesti dal voto delle anime di essi, cui torna dolce di vedere conservata la propria memoria. Non crederò mai che l'esistenza dell'anima sia vincolata al corpo, e che spengasi nell'uscirne, e molto meno che inerte rimanga nel disgiungersi dall'inerte materia. Bensì che sciolta una volta dalla sostanza corporea, l'anima ritorni alla limpidezza e semplicità primitiva. In allora soltanto scintillerà il lampo della suprema intelligenza. E siccome in morte la natura dell'uomo cade in dissoluzione, ed ogni di lei elemento vediamo ritornare alla sua origine, ed ogni cosa ridursi ai principi da cui derivò: l'anima sola sì nell'atto di vestire che d'abbandonare la fragile spoglia terrena, sfugge ai nostri sensi. Osservate la morte; nulla più del sonno le rassomiglia. E tuttavia dormendo l'anima palesa la propria divina essenza, a tale punto che nella libertà dei sogni talora udiamo predire l'avvenire. Da ciò è permesso di immaginare cosa sia per divenire una essenza così sottile disciolta da ogni terreno legame. Se dunque l'anima è aspettata da tanto destino, venerate la mia quale partecipe della divinità. Se poi perisse con il corpo, voi però devoti agli Dei, che presiedono a così mirabile prodigio, non cessate di serbarmi pia ed onorata memoria. (Ciro II di Persia)
529 a.C. Queste parole sono riportate da Cicerone in Cato Maior de Senectute e rappresenterebbero le ultime dell'imperatore, rivolto ai suoi figli.
Agosto/settembre 490 a.C. Queste parole sono riportate da Luciano di Samosata in Pro lapsu inter salutandum. Secondo la leggenda il comandante dell'esercito di AteneMilziade, dopo la vittoria contro i Persiani nella battaglia di Maratona, incaricò Fidippide di arrivare fino ad Atene per dare la buona notizia ai concittadini. La distanza tra Atene e Maratona era di 42 km e Fidippide percorse l'intero tragitto correndo, senza mai fermarsi. Una volta giunto in città, Fidippide annunciò la vittoria sui Persiani con queste parole ai suoi concittadini e quindi cadde al suolo morto, stremato dallo sforzo. La maratona, una delle più famose specialità dell'atletica leggera e delle Olimpiadi, è una rievocazione sportiva di questo evento epico.
Ricordate, o monaci, queste mie parole: tutte le cose composte sono destinate a disintegrarsi! Dedicatevi con diligenza alla vostra propria salvezza! (Gautama Buddha)
429 a.C. Come riporta Plutarco in Vita di Pericle, il condottiero pronunciò queste parole in punto di morte rivolgendosi a coloro che, seduti intorno a lui, ne decantavano le gesta.
Non ce n'è bisogno, la via per gli Inferi è sempre la stessa. (Anassagora)
Nihil necesse est, undique enim ad inferos tantundem viae est.
428 a.C. Il filosofo era ormai giunto al termine della propria vita e si trovava a Lampsaco, lontano dalla sua terra. Gli amici, riuniti al capezzale, gli chiesero se, una volta morto, volesse essere seppellito a Clazomene, la sua patria, e questa fu la risposta di Anassagora; citato da Cicerone nelle Tusculanæ Disputationes.
404 a.C. Stando a quanto riportato da Senofonte, queste sarebbero le ultime parole di Teramene, dopo aver bevuto la cicuta e gettato per terra l'ultima goccia come si faceva nel gioco del cottabo.
Critone, siamo in debito d'un gallo ad Asclépio; offriteglielo; non ve ne dimenticate. (Socrate)
399 a.C. Attribuita da Platone nel Fedone. Per approfondire vedi qui.
Ho vissuto abbastanza, perché muoio non mai vinto. (Epaminonda)
Satis vixi, invictus enim morior.
362 a.C. Queste sono le ultime parole del generale greco, riportate da Cornelio Nepote in Epaminondas.
Se ho fatto qualcosa di buono, questo sarà il mio monumento; se no, a che scopo commissionare statue su statue a scalpellini che non valgono nulla? (Agesilao II)
360 a.C. Il re morente avrebbe pronunciato queste parole, riportate da Plutarco negli Apophthegmata Laconica, dopo aver detto che non voleva né statue né dipinti che lo rappresentassero.
Niuno; salvo che l'uomo disprezza e gitta molti piaceri a causa della gloria. Ma non così tosto incomincia a vivere, che la morte gli sopravviene. Perciò l'amore della gloria è così svantaggioso come che che sia. Vivete felici, e lasciate gli studi, che vogliono gran fatica; o coltivategli a dovere, che portano gran fama. Se non che la vanità della vita è maggiore che l'utilità. Per me non è più tempo a deliberare: voi altri considerate quello che sia più spediente. (Teofrasto)
Atene, 287 a.C. Secondo Diogene Laerzio queste furono le ultime parole di Teofrasto, proferite dopo che i discepoli gli avevano domandato se avesse un ultimo ammonimento per loro.
264 a.C. Scrive Diogene Laerzio (Vite dei filosofi, VII, 28): «La sua morte avvenne così: nell'uscire di scuola inciampò e si ruppe un dito, battette la mano sulla terra e citò il verso della Niobe: "Vengo: perché mi chiami?"». Il riferimento sarebbe alla Niobe di Timoteo (e non di Eschilo).
Buon uomo, cessa di piangermi; seppur perisco in questo modo infame e ingiusto, sono migliore di questi che mi uccidono. (Agide IV) oppure Non piangere per me, amico: proprio una morte così ingiusta e illegale mi rende superiore ai miei carnefici.
241 a.C. Stando a quanto riportato da Plutarco, queste sarebbero le ultime parole di Agide. Il sovrano le avrebbe rivolte a una guardia che piangeva di compassione mentre egli veniva condotto sul patibolo.
Noli turbare circulos meos. oppure Ti scongiuro, non guastare ciò.
Noli, obsecro, istum disturbare.
212 a.C. Queste, riportate da Valerio Massimo, sarebbero le sue ultime parole. I Romani, dopo aver espugnato Siracusa, compirono un vero e proprio massacro. Un soldato romano si imbatté in Archimede che in quel momento era intento a tracciare disegni matematici sulla sabbia, tutto assorto nei suoi calcoli. Secondo Tito Livio e Plutarco, Archimede si limitò a chiedergli di risparmiare i suoi disegni e fu trafitto a morte dal soldato. Marcello, che aveva da sempre ammirato il matematico greco, deplorò il suo assassino e gli fece dare sepultura onorevole.
Il Signore, cui appartiene la sacra scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell'anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui. (Eleazaro)
Tra il 167 e 160 a.C. Queste le ultime parole dell'ebreo Eleàzaro, colpito a morte per essersi rifiutato di mangiare la carne suina imposta dal re Antioco Epifane. Benché gli fosse stato proposto di fingere soltanto di mangiarla, egli preferì il martirio onde evitare che i giovani pensassero che avesse tradito la fede ebraica.
Figli, siate valorosi e forti nella legge, perché in questa sarete glorificati. Ecco qui vostro fratello Simone, che io so uomo saggio: ascoltatelo sempre, egli sarà vostro padre. Giuda Maccabeo, forte guerriero dalla sua gioventù, sarà capo del vostro esercito e condurrà la battaglia contro i pagani. Voi, dunque, radunate intorno a voi quanti praticano la legge e vendicate il vostro popolo; rendete il meritato castigo ai pagani e applicatevi all'ordinamento della legge. (Mattatia)
165 a.C. Secondo il Primo libro dei Maccabei, sono le ultime parole rivolte dal sacerdote ebraico Mattatia ai propri figli, i quali avrebbero continuato la ribellione da lui iniziata contro il dominio del re pagano Antioco Epifane.
Tu quoque, Brute, fili mi? oppure Anche tu, figlio mio?
Kαὶ συ, τέκνον?
15 marzo 44 a.C. Queste sono le ultime parole attribuite a Giulio Cesare. Egli avrebbe pronunciato tali parole dopo aver scorto anche Marco Giunio Bruto tra i congiurati che lo avevano assalito nel Senato. La seconda frase, in greco, è riportata da Gaio Svetonio Tranquillo in De Vita Caesarum. Per approfondire vedi qui.
7 dicembre 43 a.C. Queste sono parole di Cicerone riportate da Tito Livio e citate da Seneca il Retore. Cicerone, non potendo fuggire da Gaeta a causa del mare in tempesta, viene colto dal desiderio di suicidarsi.
O virtù miserabile, eri una parola nuda, e io ti seguiva come tu fossi una cosa; ma tu sottostavi alla fortuna. (Marco Giunio Bruto)
23 ottobre 42 a.C. Secondo lo storico Cassio Dione (Storia romana, XLVII, 49) sono le ultime parole di Bruto, che cita quelle di Ercole in una tragedia greca di autore ignoto. Sconfitto a Filippi col suo esercito dai triunviri, si fece uccidere da un astante dopo averle declamate.
12 agosto 30 a.C. Dopo la vittoria di Ottaviano Augusto, Cleopatra decise di uccidersi con il morso di un aspide. Plutarco fornisce più versioni della dinamica del suicidio. In una di queste versioni, l'aspide viene nascosto sotto un cumulo di foglie tra i fichi e Cleopatra, dopo averlo trovato, pronuncia queste parole. La regina avrebbe poi scoperto il braccio in modo che l'aspide potesse morderla.
19 agosto 14 d.C. Queste sono le ultime parole dell'imperatore, riportate da Svetonio in Vite dei Cesari.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Gesù)
Eloi, Eloi, lema sabactàni?
26-36 d.C. Queste sarebbero secondo i Vangeli di Marco e Matteo le ultime parole di Gesù prima di morire (già presenti nei Salmi). La lingua è l'aramaico.
32 d.C. Stefano, il primo martire cristiano, mentre fu lapidato pregò Gesù e pronunciò queste ultime parole di perdono verso i propri carnefici, come riportato da Luca evangelista negli Atti degli Apostoli.
42 d.C. L'imperatore Claudio aveva ordinato a Cecina Peto di uccidersi dal momento che aveva partecipato alla congiura di Scriboniano. Siccome il marito si mostrava esitante al momento di compiere l'atto, la moglie Arria gli tolse il pugnale dalle mani, e si ferì a morte, pronunciando queste ultime parole, proprio per dimostrare al marito che la ferita del pugnale non faceva poi tanto male. L'episodio viene narrato da Plinio il Vecchio nelle sue Epistole.
Marzo 59. Secondo lo storico Tacito tutte le fonti riportano che Agrippina, già colpita da una bastonata in testa per mano di uno dei carnefici assoldati dal figlio Nerone, pronunciò queste parole porgendo il grembo a un altro che impugnava la spada.
23 giugno 79. Queste sono le ultime parole che Svetonio gli attribuisce prima della morte.
O piccola anima, errabonda, scherzosa, | ospite e compagna del corpo, | dove andrai ora, | pallida, fredda, ignuda, | priva dei consueti sollazzi? (Adriano)
Animula, vagula, blandula, | Hospes, comesque corporis, | Quæ nunc abibis in loca | Pallidula, rigida, nudula | Nec, ut soles, dabis iocos.
10 luglio 138. Questi i versi che Adriano avrebbe composto in punto di morte, secondo quanto riportato dallo storico romano Elio Sparziano.
O anime di mia madre e di mio padre, accoglietemi benigne. (Peregrino Proteo)
Olimpia, 165. Parole dette prima di gettarsi nel fuoco.
Procurate di accordarvi tra di voi; arricchite i soldati, gli altri tutti sprezzate. (Settimio Severo)
4 febbraio 211. Parole attribuitegli da Sparziano e riportate da Cassio Dione. Settimio Severo le avrebbe rivolte prima di morire ai figli Geta e Caracalla, suoi successori alla guida dell'impero e in contrasto tra loro.
Mogontiacum, 235. Parole che, secondo fonti riportate dallo storico Elio Lampridio, l'imperatore romano disse a uno dei soldati in rivolta introdottisi nella sua tenda per assassinarlo.
Cercate di ricondurre il divino che è in noi al divino che è nell'universo. (Plotino)
270. Secondo Porfirio, queste sarebbero state le ultime parole del filosofo, rivolte ai suoi discepoli.
26 giugno 363. Secondo la tradizione, queste sarebbero le ultime parole dell'imperatore, dopo essere stato ferito a morte in una imprudente spedizione contro i Persiani. Il galileo a cui fa riferimento è ovviamente Gesù. Giuliano infatti è stato l'ultimo imperatore ad aver tentato, invano, di restaurare la religione pagana nell'Impero Romano.
Io vi lascio liberi dall'uno e dall'altro uomo. (San Marino)
366. Sarebbero, secondo la tradizione, le ultime parole di S. Marino ai discepoli accolti intorno a lui sul monte Titano. Ab utroque homine: intendi, dal papa e dall'imperatore, ossia dal vescovo e dal conte.
Non sarà grande chi reputa gran cosa il fatto che cadono le costruzioni in legno e in pietra e che i mortali muoiono. (Agostino d'Ippona)
28 agosto 430. Secondo la testimonianza di Possidio, queste sarebbero state le ultime parole pronunciate dal filosofo prima di morire, durante l'assedio d'Ippona. Esse ricordano il pensiero di Plotino; Agostino infatti restò un suo ammiratore per tutta la vita.
E questi Tuoi servi che sono convenuti per uccidermi, con lo zelo della Tua religione e con il desiderio di guadagnarsi i Tuoi favori, perdonali, o Signore, e abbi pietà di loro; perché in verità, se Tu avessi rivelato loro ciò che Tu hai rivelato a me, essi non avrebbero fatto ciò che hanno fatto; e se Tu mi avessi tenuto nascosto ciò che hai tenuto nascosto a loro, io non avrei dovuto soffrire questa tribolazione. Sia gloria a Te qualsiasi cosa Tu faccia, e gloria a Te qualsiasi cosa Tu desideri. (al-Hallaj)
922. Prima di essere giustiziato perché considerato blasfemo, il mistico sufi Mansur al-Hallaj pronunciò una preghiera che terminava con queste parole.
Amai la giustizia e odiai l'iniquità, perciò muoio in esilio. (Papa Gregorio VII)
Dilexi justitiam, et odivi iniquitatem, propterea morior in exilio.
25 maggio 1085. Queste le sue ultime parole.
Muoia l'anima mia della morte dei filosofi. (Averroè)
Moriatur anima mea morte philosophorum.
1198. Sono, secondo la leggenda, le ultime parole di Averroè, parodiate dal motto biblico di Balaam: Moriatur anima mea morte justorum.
3 agosto 1530. Questa frase fu pronunciata durante la Battaglia di Gavinana da Ferrucci al soldato di ventura Fabrizio Maramaldo quando, ormai ferito gravemente, il condottiero fiorentino fu portato al cospetto del Maramaldo e questi, per vendicarsi delle sconfitte subìte in passato, lo uccise a sangue freddo.
6 luglio 1535. Queste sarebbero state le sue ultime parole prima di essere giustiziato. Egli le pronunciò spostando la propria barba in modo che non venisse scalfita nella decapitazione, dal momento che essa non aveva compiuto nessun crimine o offesa contro il re Enrico VIII.
Signore, apri tu gli occhi al Re d'Inghilterra! (William Tyndale)
Lord, open the King of England's eyes!
6 settembre o 6 ottobre 1536. Queste le sue ultime parole prima di essere messo al rogo.
Me ne vado in cerca di un grande forse.
Je vais quérir un grand peut-être. oppure Tirate il sipario, la farsa è finita. (François Rabelais)
Tirez le rideau, la farce est jouée.
9 aprile 1553. Queste sono, secondo la tradizione, le sue ultime parole. Giuseppe Fumagalli riporta due possibili versioni; la prima sembrerebbe anche la più probabile: Rabelais avrebbe scritto tali parole sul letto di morte al Cardinal de Châtillon. Quanto alla seconda versione, secondo alcune fonti Rabelais avrebbe rivolto queste parole, ridendo, ai suoi amici sul letto di morte. Secondo altri, invece, egli avrebbe indirizzato queste parole al paggio del Cardinale di Bellay. Tra l'altro la seconda frase era già stata pronunciata in greco da Demonatte.
Stia tranquillo, maestro Ridley, e si comporti da uomo. Per grazia di Dio oggi accenderemo una candela in Inghilterra così luminosa che [credo] non sarà mai estinta. (Hugh Latimer)
Be of good comfort Master Ridley, and play the man. We shall this day light such a candle by God's grace in England, as [I trust] shall never be put on.
16 ottobre 1555. Queste le sue ultime parole, prima che lui e Nicholas Ridley venissero bruciati al rogo per eresia.
Ho un lungo viaggio da affrontare, e devo congedarmi dalla compagnia. (Walter Raleigh)
I have a long journey to take, and must bid the company farewell.
29 ottobre 1618. Queste le sue ultime parole.
Passo da un mondo corruttibile ad uno incorruttibile, dove c'è pace, tutta la pace possibile. (Carlo I d'Inghilterra)
I go from a corruptible to an incorruptible Crown, where no disturbances can be, no disturbances in the world. o secondo altre fonti Ricordatevi.
Remember.
30 gennaio 1649. Queste sarebbero le ultime parole del sovrano, pronunciate sul patibolo, un momento prima di piegare il collo sul ceppo, rivolgendosi al vescovo Juxon che lo aveva assistito negli ultimi momenti.
Non intendo né bere né dormire, ma andarmene più in fretta che posso. (Oliver Cromwell)
It is not my design to drink or to sleep, but my design is to make what haste I can to be gone.
3 settembre 1658. Queste le sue ultime parole, rispondendo a chi gli offriva qualcosa da bere o a chi gli consigliava di dormire.
Sto per intraprendere il mio ultimo viaggio, un grande salto nel buio. (Thomas Hobbes)
I am about to take my last voyage, a great leap in the dark.
8 marzo 1702. Queste le sue ultime parole prima della morte; Guglielmo le pronunciò in risposta al dottore che gli aveva appena diagnosticato un brutto male.
24 marzo 1773. Queste le sue ultime parole, rivolte al figlioccio Dayrolles.
Mi spiace solo di non avere che una vita da dare al mio paese. (Nathan Hale)
I only regret that I have but one life to give my country.
22 settembre 1776. Nathan Hale, considerato da molti la prima spia americana, pronunciò questa frase prima di essere impiccato dai Britannici dopo la battaglia di Long Island.
La montagna è oltrepassata, adesso sarà più facile andare avanti. (Federico il Grande)
Der Berg ist überschritten, jetzt wird leichter gehen.
Jag känner mig sömnig, några ögonblicks vila skulle göra mig gott.
29 marzo 1792. Queste le sue ultime parole sul letto di morte. Il 16 marzo era stato vittima di una cospirazione ed era stato ferito, nonostante questo, il re era riuscito a salvarsi. Tuttavia la ferita si infettò e Guglielmo morì qualche giorno dopo.
Muoio innocente di tutti i crimini di cui mi accusano; perdono coloro che hanno causato la mia morte e spero che il mio sangue non debba mai ricadere sulla Francia. (Luigi XVI di Francia)
21 gennaio 1793. Queste le ultime parole di essere ghigliottinato.
16 ottobre 1793. Queste parole erano rivolte al boia, al quale aveva pestato un piede sul patibolo.
Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna, se hanno quello di salire al patibolo. (Olympe de Gouges)
3 novembre 1793. Parole che ella pronunciò sul carro che la conduceva alla ghigliottina, citando l'articolo X della sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina e ribadendo così le proprie idee in favore dell'uguaglianza tra uomini e donne.
8 novembre 1793. Queste, attribuite, sarebbero le sue ultime parole. Marie-Jeanne le pronunciò dopo essere stata condotta sul patibolo dai rivoluzionari del Terrore, davanti alla gigantesca statua della libertà, ai cui piedi si levava la ghigliottina.
Non lasciate che la maldestra squadra spari su di me. (Robert Burns)
Don't let the awkward squad fire over me.
21 luglio 1796. Queste le sue ultime parole poco prima di morire.
Gran Dio, e voi testimoni della mia morte, ho vissuto da filosofo e muoio da cristiano. (Giacomo Casanova)
Grand Dieu, et vous témoins de ma mort, j'ai vécu en philosophe, et je meurs en chrétien.
4 giugno 1798. Detto dopo aver ricevuto i sacramenti.
Scopro, quindi, di non essere altro che un cattivo anatomista. (Theobald Wolfe Tone)
I find, then, I am but a bad anatomist.
19 novembre 1798. Queste le sue ultime parole. Mentre era in carcere, in attesa di essere giustiziato, Tone provò a suicidarsi tagliandosi la gola, ma recise la trachea al posto della giugulare e soffrì per alcuni giorni prima di morire.
Seppellitemi in modo decente, ma non lasciate che il mio corpo venga riposto in una tomba meno di due giorni dopo la mia morte. (George Washington)
Have me decently buried and do not let my body be into a vault in less than two days after I am dead.
14 dicembre 1799. Queste le sue ultime parole prima di morire.
4 luglio 1826. John Adams pronunciò queste parole conscio di essere vicino alla morte. Egli non sapeva che quello stesso giorno, qualche ora prima, Jefferson era deceduto a Monticello.
Macht doch den zweiten Fensterladen auch auf, damit mehr Licht hereinkomme. o secondo altre fonti Più luce!
Mehr licht!
22 marzo 1832. Secondo Fumagalli le ultime parole pronunciate da Goethe sarebbero «Apri anche l'altra imposta per fare entrare un poco più di luce.». Tuttavia nel corso degli anni la versione che si è maggiormente diffusa è «Più luce!». Secondo Fumagalli questo sarebbe un esempio di come "la traduzione si compiaccia di abbellire le frasi dei grandi uomini".
Il mostro è divenuto troppo grande per me. (Kaspar Hauser)
17 dicembre 1833. Queste furono le sue ultime parole. Morì tre giorni dopo essere stato pugnalato.
Aprimi quella finestra... fammi veder la luce. (Giacomo Leopardi)
14 giugno 1837. Parole rivolte alla sorella di Antonio Ranieri.
Questa, questa è la fine del mondo. Sono contento. (John Quincy Adams)
This, this is the end of earth. I am content.
23 febbraio 1848. Queste furono le sue ultime parole, quando venne colpito da un'emorragia cerebrale nel Senato. Morì due giorni dopo.
9 marzo 1857. Morto a quattordici anni di malattia e successivamente santificato dalla Chiesa cattolica, Domenico Savio pronunciò queste ultime parole, che furono intese come una testimonianza della sua entrata in paradiso.
6 giugno 1861. L'amico Michelangelo Castelli riporta le parole della prima versione così come Luigi Carlo Farini le aveva intese al capezzale. Mentre la seconda versione viene riportata dal Massari: Cavour avrebbe rivolto tali parole al frate, riprendendo una citazione che aveva già pronunciato altre volte nel corso della vita (per esempio nel corso di un discorso al Parlamento). Tuttavia Vittorio Emanuele Taparelli d'Azeglio, in un articolo del 20 febbraio 1890 pubblicato sulla Gazzetta Piemontese, riporta la testimonianza della marchesa Giuseppina Benso di Cavour Alfieri di Sostegno, sua cugina e nipote di Cavour, secondo la quale lo statista in punto di morte avrebbe pronunciato solamente frasi incoerenti.
Let us cross over the river, and rest under the shade of the trees.
10 marzo 1863. Queste le sue ultime parole.
Non potrebbero colpire nemmeno un elefante a questa distanza. (John Sedgwick)
They couldn't hit an elephant at this distance.
13 settembre 1864. Queste le sue ultime parole prima di essere ucciso dal fuoco nemico nella battaglia di Spotsylvania durante la guerra di secessione americana.
11 novembre 1880. Secondo la tradizione queste sarebbero state le ultime parole del fuorilegge australiano sul patibolo, ma numerose prove smentiscono tale tesi.
14 maggio 1881. Queste le ultime parole di suor Maria Domenica Mazzarello, fondatrice con Don Bosco della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice e in seguito proclamata santa.
Muoio col dolore di non vedere redente Trento e Trieste. (Giuseppe Garibaldi)
2 giugno 1882. Queste le ultime parole dell'Eroe dei due mondi secondo la testimonianza di Francesca Armosino, sua ultima moglie.
11 giugno 1882. Queste le ultime parole di suor Paola Frassinetti, fondatrice della congregazione delle Suore di Santa Dorotea e in seguito proclamata santa.
13 febbraio 1883. Queste sono state le sue ultime parole dopo che l'orologio gli era scivolato dalla tasca.
Vai fuori di qui! Le ultime parole vanno bene per gli sciocchi che non hanno detto abbastanza in vita. (Karl Marx)
Los raus hier – letzte Worte sind für Narren, die nicht genug gesagt haben.
14 marzo 1883. Questa frase è stata attribuita a Marx. Il filosofo avrebbe pronunciato queste parole poco prima di morire, rivolgendosi alla sua governante che lo esortava a dire le ultime parole in modo che lei potesse appuntarle.
Mio buon Giuseppe mi sento che muojo. Mi renderete un sacro servigio presso i miei amici e parenti, dicendo loro che il mio ultimo pensiero fu per loro, specialmente il giudice, Lord Northbrook e Lord Carlingford. Non trovo parole abbastanze per ringraziare i miei buoni amici per tutto il bene che mi hanno sempre fatto. Non ho risposto alle loro lettere perché non potevo scrivere, perché appena prendevo la penna in mano che mi sentivo morire (Edward Lear)
29 gennaio 1888. Lo scrittore riferì queste parole al domestico Giuseppe Orsini nel letto di morte.
3 dicembre 1894. Parole pronunciate dopo un colpo apoplettico e riportate dal figliastro Lloyd Osbourne, che cita la testimonianza della propria madre e della propria sorella.
29 luglio 1900. Il re Umberto I era in visita a Monza, quando durante un attentato venne ferito a morte da tre colpi di pistola da Gaetano Bresci. Queste le sue ultime prima di accasciarsi al suolo.
O se ne va questa carta da parati o me ne vado io! (Oscar Wilde)
Either this wallpaper goes, or I do!
30 novembre 1900. Questa frase è stata attribuita a Wilde. Lo scrittore irlandese avrebbe pronunciato queste parole in punto di morte, riferito alla carta da parati della stanza in cui si trovava.
17 dicembre 1901. Consumato da una lunga malattia, Padre Manyanet morì pronunciando questa giaculatoria che già tante volte aveva ripetuto nel corso della vita. Verrà in seguito proclamato santo dalla Chiesa cattolica.
Così poco di fatto, e tanto da fare. (Cecil Rhodes)
So little done, so much to do.
26 marzo 1902. Queste le sue ultime parole.
Grazie, Gesù! Grazie, Maria! Ora muoio contenta! (Laura Vicuña)
22 gennaio 1904. Morta a dodici anni di malattia e successivamente beatificata dalla Chiesa cattolica, Laura Vicuña pronunciò queste ultime parole dopo che sua madre le promise di riabbracciare la fede. Poche ore prima la bambina le aveva detto: «Sì mamma, sto morendo... Io stessa l'ho chiesto a Gesù e sono stata esaudita. Sono quasi due anni che gli offrii la mia vita per la tua salvezza, per la grazia del tuo ritorno. Mamma, prima di morire non avrò la gioia di vederti pentita?».
15 luglio 1904. Čechov era malato di tubercolosi. Quella notte si svegliò ansimando e fece chiamare un dottore. Alle due arrivò il medico e Čechov gli disse piano: «Ich sterbe» (Io muoio). Il dottore gli fece un'iniezione di canfora e volle procurarsi dell'ossigeno, ma lo scrittore lo fermò: «È inutile». Così venne ordinato lo champagne e Čechov, dopo averlo sorseggiato, pronunciò queste parole – le sue ultime – distendendosi poi sul fianco.
Fate ogni giorno un maggior e migliore apprezzamento del tempo, preoccupatevi di acquistare le virtù perché al momento della morte tutto è nulla… Mi sembra di non aver vissuto nient'altro che un secondo. (Maria Francesca di Gesù)
6 agosto 1904. Suor Maria Francesca di Gesù, al secolo Anna Maria Rubatto, fondatrice delle Suore cappuccine di Madre Rubatto, negli ultimi istanti chiamò attorno al letto quante più consorelle le fu possibile e diede loro questa raccomandazione. Fu in seguito proclamata santa dalla Chiesa cattolica.
Sì, salvare la propria anima, salvare la propria anima, è tutto, è tutto! (Michele Rua)
6 aprile 1910. Queste le ultime parole di Don Michele Rua, successore di Don Bosco nella guida dei Salesiani e in seguito beatificato.
Accendete le luci; non voglio andare a casa al buio. (O. Henry)
Turn up the lights; I don't want to go home in the dark.
5 giugno 1910. William Sydney Porter pronunciò le sue ultime parole, citando la canzone I'm afraid to come home in the dark (1902) di Harry Williams.
Svignarsela! Bisogna svignarsela! (Lev Tolstoj) o secondo altre fonti La verità... Io amo tanto... come loro...
6 novembre 1910. Queste le ultime parole di Tolstoj nella stazione ferroviaria di Astàpovo, dov'era giunto con la febbre alta, accompagnato dal dottor Makovickij e dalla figlia Aleksandra, dopo esser fuggito di casa, a ottantadue anni, in seguito all'ennesimo litigio con la moglie Sonja, la quale gli fu accanto negli ultimi istanti, quando lo scrittore non era più in grado di pronunciare altre parole. Per approfondire vedi qui e qua.
Sano di corpo e di spirito, mi uccido prima che la vecchiaia impietosa, che mi tolse a uno a uno i piaceri e le gioie dell'esistenza e mi spogliò delle risorse fisiche e intellettuali, paralizzi la mia energia e spezzi la mia volontà facendomi diventare un peso per me stesso e per gli altri. Da molto tempo mi sono ripromesso di non superare i settant'anni; ho stabilito la stagione dell'anno per il mio distacco dalla vita e ho predisposto la modalità di esecuzione della mia volontà: un'iniezione ipodermica di acido cianidrico. Muoio con la suprema gioia della certezza che in un prossimo futuro la causa alla quale mi sono votato da quarantacinque anni trionferà. Viva il Comunismo. Viva il Socialismo Internazionale! (Paul Lafargue)
25 novembre 1911. Parole scritte in una lettera.
Sto solo uscendo e magari ci resto un po'. (Lawrence Oates)
I am just going outside and may be some time.
17 marzo 1912. Oates fece parte della spedizione britannica, capitanata da Robert Falcon Scott, per la conquista del Polo Sud. Durante la marcia di ritorno, dopo che un membro della spedizione (Edgar Evans) era già morto, Oates si ammalò e iniziò a sentire un forte dolore ad una gamba per via di vecchie ferite di guerra. Rendendosi conto che non ce l'avrebbe mai fatta ad arrivare fino al campo base e che in quel modo stava solo rallentando i suoi compagni di spedizione, supplicò ripetutamente invano di venire abbandonato da loro. La mattina del 17 marzo 1912, giorno del suo 32° compleanno, durante una tempesta di neve, pronunciò queste parole e uscì nella tormenta. I suoi compagni non lo rividero più e il suo corpo non fu mai ritrovato.
29 marzo 1912. Poscritto all'annotazione finale del suo diario.
Che ci vedremo in paradiso. Viva Cristo Re! Viva Santa Maria di Guadalupe! (José Sánchez del Río)
28 marzo 1913. Quattordicenne giustiziato durante la rivoluzione messicana per non aver rinnegato la propria fede, pronunciò queste parole dopo essere stato torturato, in risposta al capo dei soldati che, prima di ucciderlo, gli aveva chiesto se volesse mandare un messaggio a suo padre. Il ragazzo è stato in seguito proclamato santo dalla Chiesa cattolica.
28 giugno 1914. Queste le parole dell'arciduca prima di esalare l'ultimo respiro in seguito al famigerato attentato di Sarajevo (il casus belli che diede inizio alla prima guerra mondiale), durante il quale lui e sua moglie Sofia furono colpiti a morte dalla pistola di un rivoluzionario bosniaco.
Avanti, figli d'Italia, è bello di morire per la Francia! (Lamberto Duranti)
En avant, fils de l'Italie!, il est beau de mourir pour la France! oppure, come riportato da Camillo Marabini in La rossa avanguardia dell'Argonna. Diario di un garibaldino alla guerra franco-tedesca Venite a vedere come muore un garibaldino. Ah... muoio... muoio per la repubblica.
5 gennaio 1915. Le due citazioni sono due versioni diverse delle ultime parole del luogotenente Duranti prima di morire. Duranti era uno dei garibaldini dell'Argonne in Francia durante la prima guerra mondiale e morì nel corso di una battaglia il 5 gennaio 1915. Secondo la versione riportata da Souchon (la prima delle due), Duranti pronunciò le sue ultime parole e quindi uscì per primo dalla trincea caricando il nemico. Secondo la versione riportata da Marabini, grande amico di Duranti, invece, il luogotenente uscì dalla trincea dicendo «Venite a vedere come muore un garibaldino», dopodiché fu ferito al cuore e, riportato in trincea, disse: «Ah... muoio... muoio per la repubblica.». Secondo il Fumagalli, la versione riportata da Marabini sarebbe molto più verosimile.
Non voglio monumenti o statue, desidero solo che gli uomini amino il loro paese e che lo servano anche a costo della loro vita. (Gopal Krishna Gokhale)
19 febbraio 1915. Queste le ultime parole del leader politico indiano Gokhale, a letto malato, ai membri della Servants of India Society presenti con lui.
6 agosto 1916. Queste le sue ultime parole dopo essere stato ferito mortalmente in battaglia. Dopo la terza pallottola al petto, Toti lanciò la sua stampella contro il nemico.
Questo è morire? Che dolce è morire nella vita religiosa! Sento che la Vergine è al mio fianco, che Gesù mi ama e io lo amo. (María Antonia Bandrés y Elósegui)
27 aprile 1919. Suora ventunenne, morì di malattia e fu successivamente beatificata dalla Chiesa cattolica.
Ora possiamo attraversare le sabbie mobili insieme. (Lyman Frank Baum)
Now we can cross the shifting sands together.
6 maggio 1919. Queste furono le ultime parole dello scrittore, prima di perdere conoscenza.
24 novembre 1922. Queste furono le sue ultime parole, rivolte al plotone di esecuzione.
O caro amico, ci vedremo ancora, | ché sempre nel mio cuore tu rimani. | Ormai di separarsi è giunta l'ora, | ma promette un incontro per domani. | O caro amico addio, senza parole, | senza versare lacrime o sorridere. | Morire non è nuovo sotto il sole, | ma più nuovo non è nemmeno vivere. (Sergej Aleksandrovič Esenin)
28 dicembre 1925. Questi versi attribuiti a Esenin sono considerati il suo ultimo componimento poetico (Congedo) nonché le sue ultime parole. Si suppone siano stati scritti dal poeta con il suo stesso sangue. Quella stessa notte (tra il 27 e il 28 dicembre) il poeta si sarebbe poi impiccato nella sua camera d'albergo a Leningrado.
28 agosto 1936. Sacerdote cappuccino, fu giustiziato con altri religiosi dai miliziani durante la rivoluzione spagnola. Prima dell'esecuzione esortò i compagni a gridare assieme a lui la stessa frase. Aurelio e i compagni sono stati in seguito beatificati dalla Chiesa cattolica.
Che Dio vi perdoni come io vi perdono di tutto cuore, e che questo sia l'ultimo sangue che versate. (Diego Ventaja Milán)
30 agosto 1936. Vescovo di Almería, fu giustiziato con altri religiosi durante la guerra civile spagnola. Come per Aurelio da Vinalesa e i suoi compagni, anche Diego Ventaja Milán e compagni sono stati in seguito beatificati dalla Chiesa cattolica.
Estrema raccomandazione: siate rassegnati alla mia sorte, non fate recriminazioni. Non guastatemi le uova nel paniere. (Angelo Fortunato Formiggini)
29 novembre 1938. Poscritto alla lettera indirizzata alla moglie e al figlioccio prima di suicidarsi gettandosi dalla torre del duomo di Modena per protesta contro le leggi razziali (egli era israelita) e le nefaste conseguenze che per esse aveva patito.
Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so... Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe... Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi. (Virginia Woolf)
28 marzo 1941. Queste parole sono tratte dalla Lettera di addio al marito che Virginia scrisse prima di suicidarsi.
14 agosto 1941. Secondo quanto riferisce la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe avrebbe riferito ad Hans Bock, delinquente comune, capoblocco dell'infermeria dei detenuti di Auschwitz, queste parole, quando gli eseguì l'iniezione mortale nel braccio.
Прощайте, товарищи! Боритесь, не бойтесь! С нами Сталин! Сталин придёт!
29 novembre 1941. Ultime parole pronunciate prima di essere impiccata dalle truppe naziste durante l'occupazione dell'Unione Sovietica.
Lunga vita al Partito Comunista e ai partigiani! Combattete, gente, per la vostra libertà! Non arrendetevi ai malfattori! Sarò uccisa, ma c'è chi mi vendicherà! (Lepa Radić)
Long live the Communist Party, and partisans! Fight, people, for your freedom! Do not surrender to the evildoers! I will be killed, but there are those who will avenge me!
8 febbraio 1943. Ultime parole pronunciate prima di essere impiccata a un albero dalle truppe naziste durante l'occupazione della Jugoslavia da parte della Germania nazista.
4 settembre 1943. Dopo la resa dell'Italia nella Seconda guerra mondiale, nel Salernitano il maggiore tedesco von Alvensleben, scortato da soldati e mezzi corazzati, intimò agli italiani di consegnare le armi. Secondo le testimonianze, Ferrante si rifiutò estraendo la pistola dalla fondina e gridando queste ultime parole, prima di essere freddato dai mitra tedeschi.
28 aprile 1945. Le ultime parole pronunciate poco prima di essere fucilato, secondo due diverse fonti.
Qual è la risposta? [Nessuna risposta] In tal caso, qual è la domanda? (Gertrude Stein)
What is the answer? [...] In that case, what is the question?
27 luglio 1946. Queste parole, rivolte alla sua compagna Alice B. Toklas, vengono riportate da Donald Sutherland in Gertrude Stein: A Biography of Her Work. Le parole sono riportate anche in What Is Remembered, autobiografia della stessa Toklas, ma non viene specificato se si tratti o meno delle ultime parole della Stein.
Spero che la mia esecuzione sia l'ultimo atto della tragedia della Seconda Guerra Mondiale e che il mondo impari da questa guerra come la pace e la comprensione debbano esistere fra i popoli. Credo nella Germania. (Arthur Seyss-Inquart)
I hope that this execution is the last act of the tragedy of the Second World War and that the lesson taken from this world war will be that peace and understanding should exist between peoples. I believe in Germany.
16 ottobre 1946. Queste le sue ultime parole prima dell'impicaggione decisa dal processo di Norimberga.
Nel complesso, preferirei trovarmi a Filadelfia. (W. C. Fields)
8 febbraio 1947. Ex schiava in Africa, Bakhita fu liberata e divenne in Italia una suora canossiana. Morta in convento e successivamente santificata dalla Chiesa cattolica, pronunciò sorridendo queste ultime parole, che furono intese come una testimonianza del suo incontro con la Madonna in paradiso.
Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi. Cesare Pavese. (Cesare Pavese)
27 agosto 1950. Queste sono le sue parole d'addio, riportate sul frontespizio di una copia dei Dialoghi con Leucò, ritrovata su un tavolino accanto al suo corpo senza vita. Pavese si suicidò con una dose letale di barbiturici in una camera al terzo piano dell'Hotel Roma in piazza Carlo Felice, a Torino.
Quel ragazzo dovrà pur fermarsi... Ci vedrà! (James Dean)
That guy's gotta stop... He'll see us.
30 settembre 1955. Riferito a una Ford Custom che procedeva in direzione opposta e che si era immessa sulla corsia di Dean, il quale stava viaggiando a bordo di una Porsche. Queste parole furono pronunciate poco prima dell'impatto. L'incidente fu fatale per Dean, che probabilmente morì dieci minuti dopo.
13 ottobre 1955. Queste le sue ultime parole, dopo oltre trent'anni di malattia e paralisi vissute nella fede. Verrà poi beatificata dalla Chiesa cattolica.
Tutto è fatto. Sono pronta ad andare. (Fernanda Riva)
28 aprile 1962. Dopo aver portato avanti la sua quarta gravidanza nonostante un fibroma all'utero ed essersi raccomandata che «Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo», Gianna Beretta Molla morì a una settimana dal parto, pronunciando negli ultimi istanti queste parole.
Voi potete uccidermi, ma il mio nome resterà legato alla storia del popolo iracheno. (Abd al-Karim Qasim)
Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria. (Papa Giovanni XXIII)
3 giugno 1963. Queste le sue ultime parole sul letto di morte, rivolte al segretario in lacrime.
Fermi! Non agitatevi. Calma, fratelli! (Malcolm X)
Hold it! Don't get excited. Let's cool it, brothers!
21 febbraio 1965. Queste le sue ultime parole rivolte ai suoi assassini.
Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi. (Luigi Tenco)
27 gennaio 1967. Questa frase era riportata su un biglietto ritrovato accanto al suo corpo nella sua camera d'albergo a Sanremo, dopo il suicidio. La paternità del biglietto è tuttora discussa.
Chi è che mi ha sparato questa fucilata al cuore? Adesso basta, lasciatemi morire. (Totò)
15 aprile 1967. Parole dette ai medici, la notte prima della morte.
17 settembre 1967. Queste le ultime parole della mistica svizzera, al termine della sua vita terrena. Per approfondire vedi qui.
Addio figli miei, Aleida, Fidel fratello mio. (Che Guevara) o secondo altre fonti, di fronte all'esitazione del suo assassino: Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo.
9 ottobre 1967. Queste le ultime parole prima del Che, prima della sua esecuzione. Per approfondire vedi qui.
Grazie per le patate di montagna del tre gennaio. Erano buonissime. (Kōkichi Tsuburaya)
9 gennaio 1968. Frase riportata sul biglietto di addio lasciato ai familiari prima di suicidarsi.
Vecchio mio, non dimenticare stasera di cantare Il signore sia lodato, e soprattutto di cantarlo bene! (Martin Luther King)
4 aprile 1968. Queste sono state le ultime parole di King rivolte al pastore Branch, poco prima di essere freddato da un proiettile, come riportato dallo stesso Branch.
La vita umana è breve, ma io vorrei vivere sempre. (Yukio Mishima)
25 novembre 1970. Frase riportata sul biglietto di addio, prima del suicidio rituale.
10 gennaio 1971. Queste le ultime parole rivolte alla sua cameriera in punto di morte.
Caro Mondo, ti lascio perché sono annoiato. Sento di aver vissuto abbastanza a lungo. Ti lascio con le tue preoccupazioni in questa dolce fogna. Buona fortuna. (George Sanders)
Dear World, I am leaving because I am bored. I feel I have lived long enough. I am leaving you with your worries in this sweet cesspool. Good luck.
8 aprile 1973. Queste sono le ultime parole rivolte ai familiari che lo assistevano nel letto di morte.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento. (Salvador Allende)
Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores! Estas son mis últimas palabras y tengo la certeza que por lo menos será una lección moral que castigará la felonía, la cobardía y la traición.
11 settembre 1973. Allende parlò a Radio Magellanes prima di morire. Anche se le circostanze della sua morte non sono ancora chiare, sembrerebbe che dopo il discorso Allende si uccise pur di non arrendersi a Pinochet.
11 dicembre 1974. Carmelitana scalza, Madre Maravillas morì in tarda età pronunciando queste parole. Verrà in seguito proclamata santa dalla Chiesa cattolica.
20 febbraio 1979. Queste furono le ultime parole di Rocco, rivolte al figlio. L'allenatore ripeteva spesso questa frase al suo vice quando le partite erano agli sgoccioli.
26 gennaio 1980. Queste le sue ultime parole rivolte al fratello Eduardo due ore prima di morire, ma per un'altra fonte la frase sarebbe stata rivolta al figlio Luigi.
Nessuno sa come va a finire. Una persona dovrebbe morire per sapere esattamente cosa accade dopo la morte, nonostante i cattolici abbiano le loro speranze. (Alfred Hitchcock)
One never knows the ending. One has to die to know exactly what happens after death, although Catholics have their hopes.
29 aprile 1980. Queste le sue ultime parole.
Ognuno deve morire, è vero, ma io ho sempre pensato che sarebbe stata fatta un'eccezione nel mio caso. E ora, che succede? (William Saroyan)
Everybody has got to die, but I have always believed that an exception would be made in my case. Now what?
18 maggio 1981. In punto di morte Saroyan chiamò l'Associated Press per rilasciare queste parole.
Sono un sacerdote, parliamo! [viene crivellato di colpi] Vi perdono. (Ezechiele Ramin)
24 luglio 1985. Prete e missionario cattolico in Brasile, rivolse queste ultime parole ai suoi sicari, incaricati di ucciderlo a causa del sostegno che offriva ai piccoli agricoltori e agli indios nella lotta contro i latifondisti locali.
Non sopporterei di morire due volte. È una cosa così noiosa. (Richard Feynman)
14 aprile 2004. Queste sono state le ultime parole di Quattrocchi prima di essere ucciso dai guerriglieri iracheni che lo avevano rapito.
Spero che resterete uniti e vi metto in guardia: non date fiducia alla coalizione iraniana, questa gente è pericolosa. (Saddam Hussein)
30 dicembre 2006. Queste sono le ultime parole pronunciate dal rais pochi istanti prima della sua esecuzione.
Con il cuore colmo di gratitudine verso tutto ciò che esiste di buono a questo mondo, ora poso la penna. Vogliate scusarmi, ora devo andare. (Satoshi Kon)
28 dicembre 2016. Queste le sue ultime parole; il riferimento è alla figlia, anch'ella attrice, Carrie Fisher, deceduta appena il giorno precedente.
Slobodan Praljak non è criminale di guerra e col disprezzo rigetto la vostra condanna. (Slobodan Praljak)
29 novembre 2017. Dopo aver pronunciato queste parole innanzi al Tribunale dell'Aia, che lo aveva condannato definitivamente a vent'anni di carcere per crimini di guerra, Praljak bevve una fiala di cianuro.
Oh. Oh. Non riesco a respirare. Non riesco a respirare. Ah! Mi uccideranno. Mi uccideranno. Non riesco a respirare. Non riesco a respirare. Ah! Ah! Ti prego. Ti prego. Ti prego. (George Floyd)
Come on, man. Oh, oh. I cannot breathe. I cannot breathe. Ah! They'll kill me. They'll kill me. I can't breathe. I can't breathe! Ah! Ah! Please. Please. Please.[1]
25 maggio 2020. Queste le ultime parole di George Floyd, immobilizzato dall'agente di polizia Derek Chauvin, che premette per nove minuti il ginocchio sul suo collo, impedendone la respirazione. Il video dell'omicidio avvenuto a Minneapolis ebbe vasta diffusione nei media internazionali e portò a molte manifestazioni di protesta.
31 dicembre 2022. Sono state queste le ultime parole pronunciate, in italiano, dal Papa emerito prima di spegnersi.
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– Cristo! – Secondo le statistiche quella è la seconda parola più usata dalla gente prima di morire. Merda è la numero uno. (Strange Days)
– Dovresti almeno lasciare che pronuncino le loro ultime parole prima di ammazzarli. – Oh, ma così mi toccherebbe aspettare! (Sword Art Online: Lost Song)
– È assurdo pretendere che le ultime parole di una persona siano profonde e significative, insomma perché dovrebbero? – Esatto! In realtà le "ultime parole famose" sono tutte inventate di sana pianta. Come la frase di quell'eroe patriottico, Nathan Hale che abbiamo studiato alle elementari. – Il mio unico rimpianto è che ho soltanto una vita da sacrificare per il mio amato Paese! – Sai cosa disse davvero sul patibolo? – Me la sto facendo nei pantaloni! – Questa è la storia vera! – Vedi, il fatto è che spesso le ultime parole sono sopravvalutate. (How I Met Your Mother)
Ho sempre avuto una pessima opinione delle «ultime parole», le ho sempre considerate come l'ultimo petalo della margherita che viene sfogliata alla ricerca di una risposta: «sì, no, sì, no». I sopravvissuti attribuiscono all'ultimo sì o no il significato di un riassunto definitivo, sebbene la sua importanza dipenda esclusivamente dall'essere l'ultimo, a volte solo per mancanza di tempo o altro. (Frigyes Karinthy)
In fin di vita si dicono parole senza senso, Lord Stark. Noi crediamo che siano importanti ma sono insignificanti come i vagiti di un neonato. (Il Trono di Spade)
Le belle frasi in punto di morte le hanno sempre pronunciate i posteri. (Roberto Gervaso)
Un uomo illustre dovrebbe far attenzione alle sue ultime parole... scriversele su un pezzo di carta e farle giudicare dai suoi amici. Certo non dovrebbe lasciare una cosa del genere all'ultima ora della sua vita. (Mark Twain)
Questa è una voce in vetrina, il che significa che è stata identificata come una delle migliori voci prodotte dalla comunità. È stata riconosciuta come tale il giorno 25 febbraio 2014. Naturalmente sono ben accetti suggerimenti e modifiche che migliorino ulteriormente il lavoro svolto.