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storico, oratore e senatore romano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Publio Cornelio Tacito (55 – 120), oratore, politico, scrittore e storico romano.
Urbem Romam a principio reges habuere; libertatem et consulatum L. Brutus instituit. Dictaturae ad tempus sumebantur; neque decemviralis potestas ultra biennium neque tribunorum militum consulare ius diu valuit. Non Cinnae, non Sullae longa dominatio, et Pompei Crassique potentia cito in Caesarem, Lepidi atque Antonii arma in Augustum cessere, qui cuncta discordiis civilibus fessa nomine principis sub imperium accepit.
[Publio Cornelio Tacito, Annali, in Id., Tutte le opere, Newton Compton, 2013. ISBN 978-88-541-5869-6.]
La città di Roma nei primi tempi l'ebbero in mano i re; poi L. Bruto istituì, con la libertà, il consolato. Il potere dittatoriale veniva assunto per un periodo limitato e l'autorità dei decemviri non andò oltre i due anni, né poté durare a lungo il potere consolare affidato ai tribuni dei soldati. Breve fu il dominio di Cinna, come pure quello di Silla. La potenza di Pompeo e di Crasso passò ben presto a Cesare e le forze armate di Lepido e di Antonio si concentrarono nelle mani di Augusto, il quale accolse sotto il suo dominio, col nome di "principe", il mondo intero spossato dalle guerre civili.
[Publio Cornelio Tacito, Gli annali, traduzione di Luigi Annibaletto, Garzanti, 1974]
Da principio, la città di Roma fu possesso di re; L. Bruto vi introdusse, col consolato, la libertà. Le dittature si assumevano temporaneamente; il potere dei decemviri durò non oltre un biennio, e nemmeno i tribuni militari mantennero a lungo l'autorità consolare. Non fu durevole il dispotismo di Cinna né di Silla, e la potenza di Pompeo e di Crasso passò presto nelle mani di Cesare, le armi di Lepido e di Antonio in quelle di Augusto; il quale, col titolo di principe, ridusse in suo potere lo Stato, stanco delle lotte civili.
Roma da principio ebbe i re: da Lucio Bruto la libertà, e 'l consolato. Le dettature erano a tempo. La podestà de dieci non resse oltre due anni: ne molto l'autorità di Consoli ne' Tribuni de' Soldati. Non Cinna, non Silla signoreggiò lungamente. La potenza di Pompeo, e di Crasso tosto in Cesare, e l'armi di Lepido, e d'Antonio caddero in Augusto. il quale trovato ognuno stracco per le discordie civili, con titolo di Principale si prese il tutto.
[G. Cornelio Tacito, Annali, in Opere, traduzione di Bernardo Davanzati, Pietro Nesti, 1637.]
Primi i re tennero in Roma il potere. Libertà e consolato istituì Lucio Bruto. La dittatura assumevasi temporanea; non oltre due anni si mantenne la potestà dei decemviri, né fu per molto tempo in vigore quella dei tribuni militari con autorità consolare. Neppure lungamente durò il dominio di Cinna e non quello di Silla.
[Publio Cornelio Tacito, Gli annali, traduzione di Camillo Giussani, Mondadori, 1942]
Ai primordi, Roma appartenne ai re. Lucio Bruto introdusse la libertà e il consolato. Le dittature venivano assunte temporaneamente, il potere dei decemviri mai per più di due anni né più a lungo il potere consolare dei tribuni militari.
La dominazione di Cinna e di Silla non ebbe lunga durata; la signoria di Crasso ben presto passò a Cesare, le forze armate di Lepido e di Antonio ad Augusto; questi, con il titolo di principe, assunse il potere supremo dello Stato, stremato dalle guerre civili.
Germania omnis a Gallis Raetisque et Pannoniis Rheno et Danuvio fluminibus, a Sarmatis Dacisque mutuo metu aut montibus separatur; cetera Oceanus ambit, latos sinus et insularum immensa spatia complectens, nuper cognitis quibusdam gentibus ac regibus, quos bellum aperuit.
L'intera Germania è separata dai Galli, dai Reti e dai Pannoni per mezzo dei due fiumi Reno e Danubio, e dai Sarmati e dai Daci per mezzo del vicendevole timore o dei monti; le altre parti sono bagnate dall'Oceano, che abbraccia vaste penisole ed isole di smisurata estensione, perché se ne sono di questi tempi conosciuti alcune genti e alcuni re, che ci ha rivelati la guerra.
Initium mihi operis Servius Galba iterum Titus Vinius consules erunt. Nam post conditam urbem octingentos et viginti prioris aevi annos multi auctores rettulerunt, dum res populi Romani memorabantur pari eloquentia ac libertate; postquam bellatum apud Actium atque omnem potentiam ad unum conferri pacis interfuit, magna illa ingenia cessere; simul veritas pluribus modis infracta, primum inscitia rei publicae ut alienae, mox libidine adsentandi aut rursus odio adversus dominantis; ita neutris cura posteritatis inter infensos vel obnoxios.
Comincerò quest'opera dal consolato di Servio Galba, console la seconda volta, e di Tito Vinio. Poiché, dalla fondazione dell'Urbe, molti autori narrarono gli ottocentrent'anni della passata età, e, finché si raccontavan le imprese del popolo Romano, con eloquenza pari alla libertà; ma dopo la battaglia di Azio, quando il conferire ad un solo tutto il potere fu interesse della pace, quei grandi ingegni disparvero: insieme, la verità fu in più modi infranta, in primo luogo per ignorar le cose di uno Stato che era come d'altri, e poi per ismania di adulare o, all'incontro, per odio contro i dominanti: talché, fra nemici e servi, nessuno si prese cura della posterità.
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