Già altre volte prima di questa, riflettendoci su, mi sono stupito, e forse non cesserò mai di stupirmi, perché mai avvenga che, quantunque l'Ellade sia posta tutta sotto lo stesso cielo e i Greci siano tutti educati similmente, pure noi non abbiamo tutti la stessa costituzione morale.[3]
[Teofrasto, I caratteri, traduzione di Giorgio Pasquali, Rizzoli, 20149.]
Citazioni
- La simulazione adunque si potrebbe dire in sostanza che non fosse altro che un fingere in parole e in opere a fin di male. E la qualità e lo andamento del simulatore sono dell'infrascritto modo. Questo tale andrà, ponghiamo caso, ad un suo nimico, e farà sembiante di non odiarlo, anzi di averlo caro. Loderà presenzialmente uno al quale di nascosto cercherà nuocere; e intervenendo a questo medesimo alcun sinistro, farà vista di contristarsene. Mostrerà di perdonare a chi parlerà male del fatto suo, e di non si curare di quello che sarà detto contro di se. E a coloro a chi esso fa ingiuria e che si risentono, userà modi e parole dolci e tranquille. Tavolta che uno sarà venuto e avrà fretta di favellargli, esso manderagli significando di dover tornare, scusandosi di essere arrivato a casa poco dianzi, e che l'ora è tarda, o ch'ei si sentirà male. Qualsivoglia cosa che questo cotale faccia, non confessa di farla, ma dice che sta deliberando o che ha intenzione. (I[4])
- La cafoneria parrebbe essere ignoranza screanzata, e il cafone un tale che bevuto il ciceóne se ne va all'assemblea, e dice che il profumo non ha odore più soave della cipolla, e porta scarpe più grosse del piede, e parla a voce alta. Ed è diffidente con gli amici e con quei di casa, ma si consiglia coi servi sugli affari più gravi; e alle opere che lavorano a soldo da lui in campagna racconta tutto quel che ha sentito dire all'assemblea. E si mette a sedere tirando la veste sopra il ginocchio così da quasi mostrar le pudenda e di nessun'altra cosa per le strade si meraviglia o resta stupito, ma se vede un bue, un asino o un caprone si ferma e li guarda. E se poi prende qualche cosa dalla credenza la mangia con voracità e beve alla botte, e procura che non lo venga a sapere la serva che fa il pane, ma poi insieme con lei prepara per tutti quelli di casa e per sé il macinato che gli bisogna. (IV[5])
- La lingua sta nell'umido. (VII, 9, Il chiacchierone)
- Εν υγρώ εστιν η γλώττα.