scrittore, drammaturgo e saggista giapponese Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Yukio Mishima, pseudonimo di Hiraoka Kimitake (1925 – 1970), scrittore, drammaturgo e poeta giapponese.
La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre.
Human life is limited but I would like to live forever.[1]
Nella fervida speranza che possiate risorgere come uomini e come guerrieri. (nell'atto di uccidersi, il 25 novembre 1970; citato in Lydia Origlia, Nota a La voce degli spiriti eroici, 1998, p. 91)
Quando pensiamo all'altrui felicità, affidiamo agli altri, e sogniamo a nostra insaputa, una nuova forma di realizzazione dei nostri desideri e ciò può renderci più egoisti di quando pensiamo alla nostra felicità personale. (da Colori proibiti)
Quella sera, arrivato a casa nei sobborghi, contemplai seriamente il suicidio per la prima volta nella mia vita. Mentre però vi riflettevo, la prospettiva divenne fastidiosa oltre ogni sopportazione, e finii col concludere che sarebbe stata una faccenda grottesca. Rifuggivo, per indole dall'ammettere una sconfitta. E poi, mi dissi, non c'è nessun bisogno ch'io prenda un'iniziativa così radicale per conto mio, no davvero, quando mi attornia un così largo stuolo dei più svariati tipi di morte: morte durante un'incursione aerea, morte nell'adempimento del proprio dovere, morte sotto le armi, morte sul campo di battaglia, morte per investimento di un veicolo, morte per malattia... Certo il mio nome è già stato segnato nell'elenco di uno di questi tipi [...] No... per qualunque verso mettessi la questione, il momento non appariva propizio. Meglio semmai aspettare che qualcosa mi usasse il favore di uccidermi.
La personalità romantica è pervasa di sottile sfiducia nell'intellettualismo, e questo sentimento sfocia di frequente in quell'atto immorale che va sotto il nome di sogno a occhi aperti. Contrariamente a quanto si crede, il sognare a occhi aperti non è un processo intellettuale, ma piuttosto un mezzo di evasione dall'intellettualismo.
Ripetei quel nome fra me a ogni oscillazione del treno. Risuonava indicibilmente misterioso. E a ogni rintocco il mio cuore si sentiva più greve, a ogni palpito del suo nome una spossatezza tagliente, inesorabile, mi affondava sempre più nelle viscere.
Quando non si è mai conosciuta la felicità non si ha il diritto di disprezzarla. Ma io do un'impressione di esser felice in cui nessuno potrebbe scoprire la benché minima incrinatura, e quindi ho il diritto di disprezzarla né più né meno di chiunque altro.
Nonostante avessi il cuore colmo d'inquietudine e d'una pena indicibile, atteggiai la faccia a un sorriso sardonico, sfrontato.
Non esiste virtù nella curiosità. Anzi, c'è caso che sia addirittura la voglia più immorale che un uomo può racchiudere in sé.
Nulla mi pungolava a procedere fuorché il mio senso di irrequietezza, identico a quello di un bambino impaziente di avere la merenda.
Tutt'a un tratto mi assalì quel dolore acerbo che deriva dal fissare troppo a lungo un oggetto. Il dolore proclamava: Tu non sei umano. Sei un essere incapace di rapporti col prossimo. Non sei nient'altro che un animale, inumano e in certo qual modo stranamente patetico.
Ammesso che la passione umana abbia la virtù d'innalzarsi al di sopra di ogni assurdo, come si può sostenere che non abbia anche quella d'innalzarsi al disopra dei propri assurdi?
L'anno successivo lo passai cullandomi in vaghi sentimenti ottimistici. C'era lo studio della legge, che sbrigavo svogliatamente, e c'erano le gite macchinali di andata e ritorno fra casa mia e l'università... Non mi curavo di nulla, e nulla d'altronde si curava di me. Avevo imparato a atteggiare le labbra al sorriso di chi la sa lunga sulle vicende del mondo, un sorriso simile a quello di un giovane sacerdote. Avevo il senso di non essere né vivo né morto. Pareva che il mio antico desiderio del suicidio naturale e spontaneo sotto forma della morte in guerra fosse stato divelto radicalmente e seppellito. Il dolore genuino può maturare soltanto a grado a grado. Somiglia strettamente alla tubercolosi, in quanto il male è già progredito e ha raggiunto lo stadio critico prima che il paziente si sia reso conto dei suoi sintomi.
Le emozioni non hanno simpatia per l'ordine fisso.
Un giorno che a scuola si venne a parlare della guerra russo-giapponese, Kiyoaki Matsugae domandò a Shigakumi Honda, il suo più caro amico, che cosa riuscisse a ricordarsene. I ricordi di Shigekuni erano vaghi.
Citazioni
"Sarebbe meraviglioso", pensò, "se potessimo unire così saldamente l'essenza del mondo con quella del nostro cuore!"
Cavalli in fuga (A briglia sciolta)
Possano gli Dei credere alla mia profonda devozione.
In fin dei conti, nella vita umana non vi sono misteri. Il mistero permane solo nell'arte, e il motivo di ciò è che il mistero è necessario all'arte. (p. 1172, ed. I Meridiani Mondadori)
I sogni spesso combinano i simboli di più alto livello con i più volgari pensieri. (p. 1201, ed. I Meridiani Mondadori)
Lo specchio degli inganni (La decomposizione dell'angelo)
I calzoni stazzonati della politica erano un grosso guaio, ma dopotutto la cosa che importanza aveva?
In quella ragazza laida e folle, che aveva cinque anni più di lui, ravvisava una creatura che condivideva la sua solitudine. Il loro status esistenziale non differiva gran che. Gli piacevano coloro che rifiutavano di riconoscere l'esistenza del mondo. (p. 23)
"Nell'istante della mia morte, tutto scomparirà," si era detto Honda. Quel pensiero alimentò in lui una sorta di appagamento, simile a quello di una vendetta consumata. Smantellare il mondo alle radici, affondarlo nel nulla, non avrebbe comportato alcuna difficoltà. Gli bastava morire, tutto qui. (p. 56)
Coloro che sono nati con il lieto auspicio degli dei; Hanno il dovere di morire in bellezza; Senza disperdere i doni ricevuti. (p. 150)
Per me, la vita intera essendo un dovere, un simile dovere non esiste. Non ho coscienza infatti di avere ricevuto beneficio alcuno. (p. 150)
Ma Honda, dopo aver nutrito la speranza di non avere più nulla da perdere in termini di onore e di prestigio, comprese, perdendoli, che in realtà onore e prestigio esistevano ancora.
La bellezza della carne, la bellezza spirituale, tutto ciò che concerne la bellezza nasce solo dall'ignoranza e dalle tenebre. Non è consentito sapere e conservare la bellezza. (2006, p. 1572)
Per tutto ciò non vi è rimedio. Non vi è ospedale. Sarà scritto da qualche parte nella storia della razza umana in minuscoli caratteri dorati, sarà scritto che io ero il male. (2006, p. 1659)
Tōru, completamente cieco, non disse quasi nulla. Poi, con l'inizio del nuovo anno, Honda gli chiese di restituirgli il diario dei sogni di Kiyoaki. "L'ho bruciato prima di prendere il veleno" rispose laconicamente il giovane. Quando gli fu chiesto di fornire una spiegazione di quel gesto, la sua risposta apparve del tutto logica: "Perché non sogno mai". (2006, p. 1717)
"Sono venuto" pensò Honda "nel luogo del nulla, dove ogni ricordo è cancellato." (2006, p. 1748)
Mio padre mi aveva parlato spesso del Padiglione d'oro, fin da quando ero bambino.[2]
Citazioni
Ecco come posso definire in una sola frase il cosiddetto amore: è l'illusione di poter congiungere il fenomeno con la realtà.
La mia solitudine cresceva diventando sempre più obesa, come un maiale.
Nell'altra tasca le mie dita urtarono contro le sigarette. Ne presi una e l'accesi. Mi sentivo come chi, ultimato un lavoro, si siede a tirare una meritata boccata di fumo. Volevo vivere.
Non è esagerato dire che il primo problema che affrontai in vita mia fu quello della bellezza.[3]
Ognuno è un testimone. Se nessuno esistesse, la vergogna non avrebbe dimora nel mondo.
La sua unica preoccupazione era trovare un uomo che potesse darle l'amore più forte e più profondo possibile. Una donna con simili aspirazioni è una creatura terrificante.
Solo gli uomini sono davvero capaci di rinunciare a tutto ciò che posseggono.
"Il mondo di certo finirà in rovina, però prima che ciò avvenga per alcuni attimi si materializzeranno splendide movenze che in un altrettanto breve intervallo scompariranno" pensò. (p. 1252)
La genialità era un tipo di destino, e il destino era spesso il nemico della vita borghese. (p. 1261)
"Credere che si debba essere felici per il solo fatto di vivere, pur conducendo un'esistenza orrenda, è un modo di pensare da schiavi; pensare che sia piacevole avere una vita ordinaria e confortevole, è il modo di provare emozioni degli animali; gli uomini, però, diventano ciechi pur di non vedere che non vivono e non pensano da esseri umani. La gente si agita davanti a un muro buio e sogna di comprare lavatrici elettriche e televisori, aspetta con ansia il domani anche se esso non porterà a niente. Ed è lì che compaio io, e per il solo fatto che mostro la realtà nella sua crudezza, si scatena un gran trambusto, tutti si terrorizzano, si ammazzano o compiono un doppio suicidio. Io mostro la forma esatta del tempo, come le vendite rateali o le assicurazioni, soltanto che di sicuro sono più gentile; e poi metto in evidenza il tempo che rotola, quello obliquo, quello accelerato, vale a dire il tempo reale; invece gli addetti alle vendite rateali mostrano il tempo del finto perbenismo, quello piatto, quello edulcorato." (p. 1444)
Nel mare che circonda il Giappone circola ancora il sangue. Il sangue versato da schiere di giovani forma il nucleo delle maree. Non l'avete mai veduto? Noi lo distinguiamo chiaramente sulla superficie, nelle notti di luna. Il sangue versato invano tinge i neri flutti. Ondeggia una rossa corrente, vaga intorno a queste piccole isole ululando tristemente come una belva. (cap. II, p. 25)
Lacrime di dolore per la sincerità dei nostri sentimenti, lacrime di dolore per la nostra morte rigano le guance del Volto di Drago! La morte ci visita in forma di felicità suprema... (i ribelli; cap. IV, p. 42)
Non era quello il cuore di una Divinità | poiché odiava la violenza come un essere umano. [...] L'Imperatore, come un essere umano, | disprezza la dilagante, disperata | povertà del popolo | e l'animo stoltamente sincero | dei giovani ufficiali. [...] | Sua Maestà, come un essere umano, ha | distolto il viso | da quelle ingenue, pure anime. | Perché un Divino Imperatore | ha voluto farsi uomo? (cap. IV, p. 45)
Dovevamo togliere al futuro ogni cenno di vita possibile. Sarebbe bastata una seppur piccola commistione di vita per togliere efficacia alla nostra morte. (i kamikaze; cap. VI, p. 59)
Ma sebbene il loro sentimento fosse purissimo, il Vento Divino non soffiò. Perché mai? [...] E avrebbe dovuto alzarsi anche durante il nostro assalto, testimoniando così che il nostro è un paese Divino. Ma entrambe le volte – sì, entrambe le volte – il vento non soffiò. Perché? [...] Sia i nostri fratelli che noi abbiamo rappresentato la fine terribile e vana di un grande mondo di cristallo ridotto in frantumi. Noi non siamo ricordati per la gloria cui ambivamo, ma come simbolo di una fine. Proprio noi, che anelavamo ardentemente a essere l'alba, la luce del mattino, l'inizio. Perché? (cap. VII, pp. 67 sgg.)
Ma in quei momenti, in entrambi quei momenti, Sua Maestà fu un essere umano e, in quanto tale, la prima volta annientò lo spirito dell'esercito, la seconda volta lo spirito della nazione. Il governo dell'Imperatore fu tinto da due colori: rosso sangue fino al termine della guerra, e dopo iniziò l'epoca del languido grigio cenere. L'Impero fu realmente inondato di sangue dal giorno in cui Sua Maestà abbandonò alla loro sorte i nostri fratelli maggiori, e si ricoprì di vana cenere il giorno in cui dichiarò la sua umanità, il giorno in cui definì tutto ciò che era accaduto "una concezione immaginaria". [...] L'immortalità della nostra morte fu profanata... (cap. VII, p. 73)
Le parole di un principe sono come il sudore. [Cioè irrevocabili.] (cap. VII, p. 75)
Generalmente s'inizia a dedicarsi all'arte dopo aver vissuto. Ho l'impressione che a me sia accaduto il contrario, che io mi stia dedicando alla vita dopo avere iniziato la mia attività artistica.
Citazioni
Lo dimostra con efficacia ciò che accadde all'Università di Tokyo, quando un gruppo di studenti del club di ginnastica fece irruzione brandendo spade giapponesi, e venne subito disarmato e sopraffatto. Sembra incredibile che costoro si siano lasciati togliere le spade senza neppure scalfire gli avversari. Probabilmente le avevano snudate non per uccidere, ma soltanto per minacciare. Questo è un obbiettivo estraneo alla natura delle spade giapponesi, e quando un'arma viene usata per uno scopo diverso da quello per cui è stata forgiata, perde istintivamente la sua forza. (introduzione alla filosofia dell'azione)
Ma più potere acquisiamo, più ci separiamo dalla nostra forza fisica.
Non sappiamo sino a qual punto sia sincera la nostra riluttanza a compiere certe azioni.
Viviamo in una società angusta, tentando di non entrare in conflitto tra noi, di armonizzare i nostri egoistici interessi per vivere piacevolmente. E tuttavia nel nostro animo vive una segreta insofferenza per questo tipo di morale, soprattutto nei periodi in cui la pace dura da lungo tempo a causa di un governo democratico.
Più un'azione è giusta e solitaria e più è attenta all'opinione popolare.
Avrebbero allora capito che non esiste azione più efficace del terrorismo, che si propone risultati molto più radicali e si basa sul sacrificio individuale. Ma è impossibile ad un essere umano concepire un vantaggio individuale che oltrepassi i limiti della propria morte.
Penso che l'essenza di un'azione pura consista nel raggiungere lo scopo dopo aver sfiorato l'abisso dello scacco.
La vita è una danza nel cratere di un vulcano: erutterà, ma non sappiamo quando.
Il valore di un uomo si rivela nell'istante in cui la vita si confronta con la morte.
La vita umana è strutturata in modo tale che soltanto guardando in faccia la morte possiamo comprendere la nostra autentica forza e il grado del nostro attaccamento alla vita. [...] Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte per esserne sfregiata e spezzata, forse non è altro che un fragile vetro.
Non posso continuare a nutrire speranze per il Giappone del futuro. Ogni giorno si acuisce in me la certezza che, se nulla cambierà, il "Giappone" è destinato a scomparire. Al suo posto rimarrà, in un lembo dell'Asia estremo-orientale, un grande Paese produttore, inorganico, vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto. Con quanti ritengono che questo sia tollerabile, io non intendo parlare.
Proclama
Abbiamo visto come il Giappone del dopoguerra per seguire l'infatuazione della prosperità economica, abbia dimenticato i grandi fondamenti della nazione; lo abbiamo visto perdere lo spirito nazionale e correre verso il futuro, senza correggere il presente; lo abbiamo visto piombare nell'ipocrisia e precipitare nel vuoto spirituale.
Abbiamo assistito stringendo i denti, al gioco della politica interna a dissimulare le contraddizioni, mentre sprofondava nell'ipocrisia e nella bramosia di potere. Abbiamo assistito alla difesa dei particolarismi e degli interessi personali. Abbiamo visto affidare a Paesi stranieri i piani riguardanti i prossimi cento anni della Nazione; abbiamo visto l'umiliazione della disfatta nascosta per non essere cancellata, e gli stessi nostri connazionali profanare la storia e le tradizioni del Giappone. Abbiamo sognato di vedere i veri Giapponesi e lo spirito dei veri samurai sopravvivere nel Jieitai. Tuttavia è chiaro che secondo la legge il Jieitai è incostituzionale e che la difesa, problema fondamentale per un paese, è stata dimenticata con opportunistiche interpretazioni legali.Proprio in questa circostanza, perché c'è un esercito che non porta questo nome, è da ricercare la causa fondamentale della degenerazione morale e del decadimento spirituale dei giapponesi.
Ci siamo convinti che il Giappone dormiente si sveglierà solo quando il Jieitai si sveglierà. Siamo assolutamente certi che dobbiamo adoperarci al massimo, pur nei limiti delle nostre umili energie, come cittadini di questa Nazione, per far sì che un giorno, con un emendamento alla Costituzione, il Jieitai assurga al suo significato originale di nucleo su cui costruire un esercito, e poi diventi un autentico esercito nazionale. Quattro anni fa, entrai come volontario nello Jieitai, avendo ben chiaro questo proposito. L'anno dopo, fondai la Tate-no Kai. Alla base di questa Associazione sta la risoluzione di sacrificare la vita, per far destare il Jieitai, per farlo diventare un esercito nazionale, un esercito con una propria dignità. Se un emendamento alla Costituzione in tal senso è ormai impossibile, la sola e unica possibilità è un'azione che mobiliti l'ordine pubblico. Noi intendiamo offrire la vita per diventare l'avanguardia di questa mobilitazione, ci proponiamo di diventare una piccola pietra su cui fondare l'esercito nazionale. L'esercito protegge la Nazione, la polizia difende la struttura politica.
Quando giunge il momento in cui le forze di polizia non riescono più a difendere la struttura politica, la Nazione si sente protetta grazie all'azione delle forze armate e queste riacquistano il loro valore originario. Tale principio fondamentale, consiste esclusivamente nel "difendere la storia, la cultura e le tradizioni del Giappone fondate sull'Imperatore". Noi, pur essendo pochi, ci siamo addestrati e ci siamo offerti volontari per rettificare i principi fondamentali della Nazione che sono stati travisati e distorti.Cosa è accaduto il 21 ottobre dell 44° anno dell'era Showa (1969)? Una dimostrazione, l'ultima prima del viaggio in America del Primo Ministro, è stata soffocata dalle forze schiacciati della polizia. Questo giorno resti impresso nella vostra memoria! Il 21 ottobre del 44° anno dell'era Showa è stato per il Jieitai il giorno della tragedia.
È giorno il giorno in cui questa organizzazione, che da vent'anni, sin dalla sua fondazione, attendeva ansiosamente un emendamento alla Costituzione, ha visto tradire in maniera definitiva ogni sua speranza. In quel giorno l'emendamento alla Costituzione è stato escluso dal programma politico. In quel giorno il Jiminto (Partito Liberale Democratico) ed il Kyosanto (Partito Comunista), che insistono sull'importanza della politica parlamentare, hanno spazzato via ogni possibilità di ricorrere a metodi non parlamentari.Così, come conseguenza logica, il Jieitai, che fino ad allora era considerato un figlio illegittimo della Costituzione, da quel giorno fu riconosciuto come "Esercito di Protezione della Costituzione". Può esistere un paradosso più grande di questo? Da quel giorno noi abbiamo cominciato ad osservare attentamente il Jieitai. Se nel Jieitai, come avevamo sognato, sopravviveva lo spirito del samurai, come potevano i suoi membri tollerare questa situazione? Se siete uomini la vostra, fierezza virile, come può permettere tutto questo?Quando, continuando a sopportare, si oltrepassa anche l'ultima linea, che si dovrebbe difendere, è da uomo, da samurai, ribellarsi assolutamente.
Voi dite che non potete fare niente senza ordine. Ma, ahimè, i compiti che vi sono stati assegnati, non provengono dal Giappone.Si dice che il controllo civile sia la principale caratteristica di un esercito democratico. Ma in Inghilterra e in America, il controllo civile riguarda solo l'amministrazione finanziaria dell'esercito. Non consiste, come in Giappone, nell'essere soggiogati e maneggiati dai politici, che mutano col mutare delle stagioni, e nell'essere strumentalizzati da interessi di partito. Il Jieitai si è lasciato sedurre dalle lusinghe dei politici e percorre un sentiero che lo conduce all'autoinganno e all'autodissacrazione più profonda. Si è forse corrotto il suo spirito? Dov'è finito lo spirito dei samurai!? Il Jieitai è diventato un enorme arsenale privo di anima.Dove vuole andare?
E della restituzione di Okinawa che ne dite? E della responsabilità della difesa del territorio nazionale? È evidente che l'America non desideri che un esercito giapponese veramente autonomo difenda il territorio del nostro paese. Se il Jieitai non riacquisterà la propria autonomia entro due anni, rimarrà per sempre, come afferma la sinistra, mercenario dell'America. Abbiamo aspettato quattro anni. L'ultimo anno con ansia. Ora non possiamo più aspettare! Non possiamo più aspettare qualcuno che continua a rinnegare se stesso.Tuttavia aspetterò ancora trenta minuti. Gli ultimi trenta minuti! Insorgeremo insieme e moriremo insieme per la giusta causa.
Dobbiamo morire per restituire al Giappone il suo vero volto! È bene avere così cara la vita da lasciare morire lo spirito? Che esercito è mai questo che non ha valori più nobili della vita? Ora testimonieremo l'esistenza di un valore superiore all'attaccamento alla vita. Questo valore non è la libertà! Non è la democrazia! È il Giappone! È il Giappone, il Paese della storia e delle tradizioni che amiamo. (prima del suicidio, il 25 novembre 1970)[4]
Non c'è nessuno tra voi che desideri morire per sbattere il proprio corpo contro quella Costituzione che ha evirato il Giappone? Se c'è, che sorga e muoia con noi! Abbiamo intrapreso questa azione spinti dall'ardente desiderio che voi, che avete uno spirito puro, possiate tornare ad essere veri uomini, veri samurai!
Ali
I due s'incontrarono spesso alla villa della nonna: una volta alla settimana, infatti, Yoko andava a portarle dei dolci fatti in casa o un piatto speciale.
Morte di mezza estate
La spiaggia di A, vicino all'estremità meridionale della penisola di Izu, per i bagni non è ancora perduta.[2]
Stella meravigliosa
In una serena notte di novembre, a ora tarda, dal garage di una grande villa della cittadina di Hannō, nella prefettura di Saitama, uscì velocemente una rombante Volkswagen del '51. Il motore emetteva un terribile frastuono a causa del freddo e indugiava a partire, mentre i passeggeri volgevano qua e là sguardi inquieti.
L'antica dimora era stata dotata da poco tempo di un garage e di una vecchia auto. Oltre al recinto di sasaragi che incominciava a marcire, v'era la porta del garage dipinta con vernice verde. Era evidente che, dopo un lungo periodo di quiete, la casa era nuovamente animata da un'insolita attività. Tuttavia erano in pochi a sapere in che consistesse tale attività. Presumibilmente qualcosa di assai differente da quella, aperta e comprensibile a tutti, esercitata dagli avi, che avevano fatto fortuna con il commercio ed erano diventati i più grandi venditori di legno a Hannō.