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avvocato, politico, scrittore, oratore e filosofo romano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Marco Tullio Cicerone, in latino Marcus Tullius Cicero (106 a.C. – 43 a.C.), filosofo, oratore, politico e scrittore romano.
È vero che tu, o figlio Marco, già da un anno scolaro di Cratippo, e in Atene, devi essere di gran lunga fornito di precetti e principi filosofici per la grande rinomanza del maestro e della città, l'uno dei quali ti può accrescere il credito col suo sapere, l'altra con le istituzioni; tuttavia, come io congiunsi sempre per mio profitto le lettere latine alle greche, non solo nello studio della filosofia, ma anche nell'esercizio dell'eloquenza, così penso che tu debba fare la stessa cosa, per essere ugualmente esperto nell'uso dell'una e dell'altra lingua.
"O Tito, se io ti porgo un aiuto o ti allevio la pena che ora, confitta nel cuore, ti angustia e tormenta, qual premio ne avrò?". Sì, a me è lecito rivolgermi a te, o Attico, con quei medesimi versi coi quali si rivolge a Flaminino "quell'uomo non ricco d'averi, ma pieno di lealtà e di fede". Veramente, io so con certezza che tu non puoi "travagliarti così, o Tito, le notti e i giorni" come Flaminino: conosco, infatti, la misurata e pacata serenità del tuo spirito, e ben comprendo che tu hai riportato da Atene non solo il soprannome, ma anche raffinata cultura e squisita saggezza. Nondimeno, io sospetto che qualche volta tu ti affligga fortemente per quelle medesime cose per le quali anch'io mi affliggo; se non che il dar conforto a tali inquiteudini è impresa alquanto difficile e da differirsi a miglior tempo. Per ora, m'è parso bene scrivere per te qualche cosa intorno alla vecchiezza.
[Zanichelli, traduzione di Dario Arfelli]
Concedi, Attico, di rivolgermi a te con i medesimi metri, che Ennio poeta, meno eminente per ricchezze che per animo sensibile alla schietta amicizia, rivolgeva a Tito Quinzio Flamminino, comunque io menomamente non ti creda la mente giorno e notte così agitata, siccome a quel personaggio. Sono a me troppo noti il senso e la mitezza tua, portando io ferma opinione che tu prendesti il soprannome da Atene non, che nel puro tuo accento greco, per l'amenità dei costumi e la giudiziosa fermezza.
Tuttavia suppongo te dagli stessi casi profondamente commosso, che me pure talvolta tengono turbato, a confortarci de' quali da noi soli non bastiamo, ed unico sollievo possiamo aspettarlo dal tempo.
[Marco Tullio Cicerone, Il Catone Maggiore, ovvero Dialogo intorno alla vecchiezza fra Catone, Scipione e Lelio, dedicato a Tito Pomponio Attico, traduzione di Michele Battaglia, in "Elogio della Vecchiaia" di Paolo Mantegazza, Franco Muzzio Editore, 1993. ISBN 8870216535]
Quinto Mucio augure era solito raccontare, con fedele memoria e piacevolmente, molte cose di suo suocero C. Lelio e non esitava a chiamarlo, in ogni discorso, sapiente: io, poi, presa la toga virile, da mio padre ero stato accompagnato da Scevola, in modo che, finché potessi e fosse lecito, non mi allontanassi mai dal fianco di quel vecchio. E così mi scolpivo nella mente molte cose da lui saggiamente discusse, ed anche molte dette in modo conciso ed elegante e mi sforzavo di diventare più dotto grazie alla sua esperienza. Ma di lui parlerò un'altra volta: ora torno all'augure.
[Marco Tullio Cicerone, L'amicizia, traduzione di Emma Maria Gigliozzi, Newton, 1993. ISBN 8879830589]
Prima di dirvi ciò che penso sulla situazione della repubblica, onorevoli senatori, accennerò alle ragioni per cui, dopo aver lasciato Roma, ho deciso di ritornarvi.
[dalla "Prima Filippica contro M. Antonio", citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]
Essendo io, o in tutto, o in maggior parte, talora liberato dalle fatiche delle difensioni, e degli uffici del Senato, mi sono rivolto, specialmente per tuoi conforti, o Bruto, a quegli studi, i quali, ritenuti nell'animo, e lasciati per tempi, e per lungo spazio di tempo intermessi, ho rivocati.[59]
Fino a quando abuserai, Catilina, della nostra pazienza? Per quanto tempo ancora cotesta tua condotta temeraria riuscirà a sfuggirci? A quali estremi oserà spingersi il tuo sfrenato ardire? Né il presidio notturno sul Palatino né le ronde per la città né il panico del popolo né l'opposizione unanime di tutti i cittadini onesti né il fatto che la seduta si tenga in questo edificio, il più sicuro, ti hanno sgomentato e neppure i volti, il contegno dei presenti?[62]
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