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attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense (1931-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Robert Selden Duvall[1] (San Diego, 5 gennaio 1931[2][3]) è un attore, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense.
Considerato uno dei migliori attori statunitensi di tutti i tempi,[4] nel corso della sua carriera ha vinto un Premio Oscar per l'interpretazione in Tender Mercies - Un tenero ringraziamento (1983)[5] e ha ricevuto altre sei candidature per Il padrino (1972),[6] Apocalypse Now (1979),[7] Il grande Santini (1980),[8] L'apostolo (1997),[9] A Civil Action (1998)[10] e The Judge (2014).[11] Ha inoltre vinto quattro Golden Globe[12], due Emmy[13], uno Screen Actors Guild Award[14] ed un BAFTA.[15]
Ha cominciato a lavorare in teatro nel 1952 e successivamente ha recitato in diversi film e serie televisive di successo tra cui Ai confini della realtà, The Outer Limits, Il buio oltre la siepe, L'uomo che fuggì dal futuro, Joe Kidd, M*A*S*H, Quinto potere, Il Grinta, La conversazione, Il migliore, Colors - Colori di guerra, Un giorno di ordinaria follia, John Q e Crazy Heart.
Robert Duvall | |
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Nascita | San Diego, 5 gennaio 1931 |
Dati militari | |
Paese servito | Stati Uniti d'America |
Forza armata | United States Army |
Anni di servizio | 1953-1954[16] |
Grado | Soldato scelto |
Guerre | Guerra di Corea |
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Robert Duvall è nato a San Diego, in California, il 5 gennaio 1931, figlio di William Howard Duvall (1903-1984), un ammiraglio della marina statunitense[17][18] e di Mildred Virginia Hart, un'attrice dilettante, discendente di Robert Edward Lee, il famoso generale confederato all'epoca della Guerra di secessione di cui lui ha vestito i panni nel film Gods and Generals.[18] La sua famiglia è composta dai fratelli William Jr. e John (1934-2000).[19]
Negli anni cinquanta, si è arruolato nell'Esercito degli Stati Uniti e ha servito il proprio paese dal 19 agosto 1953 al 20 agosto 1954 partecipando anche alla guerra di Corea.[16] Successivamente si è diplomato in storia e politica. Nell'inverno del 1955 ha frequentato corsi d'arte drammatica presso la Playhouse School of Theatre, di New York[20] e ha avuto come compagni di classe i futuri divi Dustin Hoffman (con cui ha condiviso un appartamento[21]), Gene Hackman e l'amico James Caan.[22]
Duvall ha iniziato la sua carriera di attore professionista nel Gateway Playhouse, un teatro all'aperto situato a Bellport, Long Island. Il suo debutto sul palcoscenico è avvenuto nel 1952, quando ha interpretato il pilota nella piece Laughter In The Stars.[23] Dopo due anni di assenza (era impegnato con l'esercito degli Stati Uniti)[16], è tornato al Gateway nella stagione estiva del 1955, interpretando Eddie Davis in Time Out For Ginger, Hal Carter in Picnic (luglio 1955), Parris ne Il crogiuolo (agosto 1955),[24] Charles Wilder ne The Cat and the Canary[25] e John in Dark of the Moon (settembre 1955). L'anno successivo durante la sua terza stagione al Gateway, è stato impegnato nell'interpretazione di Max Halliday in Dial M For Murder (luglio 1956), Virgil Blessing in Bus Stop (agosto 1956) e Clive Mortimer in I Am A Camera (agosto 1956).
Nel 1957 è apparso in Witness for the Prosecution,[24] Thieves Carnival (luglio 1957), e il ruolo che una volta ha descritto come il "catalizzatore della sua carriera" ovvero il ruolo di Eddie Carbone in Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller (dal 30 luglio al 3 agosto 1957 e diretto da Ulu Grosbard, che era ormai un regista ricorrente al Gateway Theatre) e lo stesso Miller ha partecipato ad uno dei suoi spettacoli. Nel 1958 ha preso parte a La professione della signora Warren[26] e nel corso dell'anno successivo è apparso quasi sempre in ruoli da protagonista come Stanley Kowalski in Un tram che si chiama Desiderio (luglio-agosto 1959), Maxwell Archer in Once More With Feeling, Igor Romanoff in Romanoff e Giulietta, e Joe Mancuso in The Happiest Millionaire (tutti nel mese di agosto 1959).
I suoi altri primi ruoli off-Broadway includono Doug nella prima di Call Me by My Rightful Name il 31 gennaio 1961[27] e l'interpretazione di Bob Smith in The Days and Nights of BeeBee Fenstermaker.[28] La sua più importante interpretazione off-Broadway, per il quale ha vinto un Obie Award nel 1965, è stata la riproposizione di A View from the Bridge di Arthur Miller, diretto da Ulu Grosbard, che ha portato in scena dal 28 gennaio 1965 all'11 dicembre 1966.[29][30]
Il 2 febbraio 1966 ha fatto il suo debutto a Broadway nel ruolo di Harry Roat Jr. in Wait Until Dark all'Ethel Barrymore Theatre.[31] La sua ultima interpretazione in teatro risale al 1977 dove è apparso in American Buffalo di David Mamet.[32] Per la sua interpretazione ha ricevuto una candidatura al Drama Desk Award come miglior attore protagonista.[33]
Ha debuttato in televisione nel 1959, prendendo parte a due episodi della serie Armstrong Circle Theatre. Nel corso del 1960 è apparso regolarmente in serie d'azione, drammatiche e poliziesche tra cui Alfred Hitchcock presenta, La città in controluce, Gli intoccabili, Route 66, Ai confini della realtà, The Outer Limits, Il fuggiasco, The Lieutenant, Viaggio in fondo al mare, Combat!, Kronos - Sfida al passato.
Il suo esordio al cinema arriva con Il buio oltre la siepe (1962), dove interpreta il ruolo di un malato di mente.[34] L'anno seguente interpreta un pilota timoroso in Capitan Newman e nel 1969 gira il suo primo film con Francis Ford Coppola, Non torno a casa stasera con James Caan e Shirley Knight. Il regista Robert Altman lo chiama per interpretare il Maggiore Frank Burns in M*A*S*H (1970), sempre nello stesso anno viene scelto come protagonista nel futuristico L'uomo che fuggì dal futuro esordio registico di George Lucas.
Con gli anni settanta arriva il successo internazionale grazie a film come Il padrino (1972) e Il padrino - Parte II (1974) di Francis Ford Coppola, basati sull'omonimo best seller di Mario Puzo, dove interpreta il ruolo di Tom Hagen, figlio adottivo e consigliere mafioso di Don Vito Corleone (Marlon Brando). Benché interpreti la parte del figlio adottivo di Don Vito, tra lui e Marlon Brando in realtà vi erano solo sette anni di differenza.
L'anno seguente prende parte in Killer Elite (1975) al fianco di James Caan, Quinto potere (1976) di Sidney Lumet, Il grande Santini (terza candidatura all'Oscar) e soprattutto in Apocalypse Now (1979), dove grazie all'interpretazione del tenente colonnello William Kilgore ottiene un Golden Globe e la quarta candidatura al premio Oscar. La frase pronunciata da Duvall ("Mi piace l'odore del napalm al mattino") si è classificata al 12º posto tra le cento frasi più celebri del cinema secondo l'American Film Institute.[35]
Nei primi anni ottanta si dedica a ruoli più complessi e impegnati, vincendo il premio Pasinetti alla 38ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia per la parte del detective Tom Spellacy in L'assoluzione (1981) a fianco a Robert De Niro.[36] Nel 1984 vince un premio Oscar per il ruolo di Mac Sledge, un cantante country alcolizzato sulla via del declino in Tender Mercies - Un tenero ringraziamento. Sempre nel 1983 debutta alla regia con Angelo, amore mio, di cui scrive anche la sceneggiatura. Tornerà dietro la macchina da presa nel 1997 con L'apostolo, premiato con due Independent Spirit Awards e l'ennesima candidatura all'Oscar. Dopo Il migliore (1984) alla fine degli anni ottanta viene diretto da Dennis Hopper in Colors - Colori di guerra.
Negli anni novanta lo vediamo in molti film variando dai film d'azione alle commedie come Giorni di tuono (1990, con Nicole Kidman e Tom Cruise), Ricordando Hemingway (1993). Un'altra grande performance in Un giorno di ordinaria follia (1993) poliziotto ad un passo dalla pensione antagonista di un pazzo armato, interpretato da Michael Douglas, poi Cronisti d'assalto (1994), Qualcosa di cui... sparlare (1995), La lettera scarlatta (1995) remake dell'omonimo film di Victor Sjöström, Conflitto d'interessi (1998) e A Civil Action (1998) con cui ottiene la sesta candidatura all'Oscar.
Con il nuovo millennio si cimenta in Fuori in 60 secondi (2000), Il sesto giorno (2001) con Arnold Schwarzenegger), John Q (2002) al fianco di Denzel Washington e James Woods. Sempre nel 2002 è la volta di Assassination Tango che lo vede impegnato nel ruolo da protagonista ma anche come regista, sceneggiatore e produttore.
Negli ultimi anni accetta ruoli minori essendo impegnato nell'ambito della produzione cinematografica, ma non delude nelle interpretazioni di Broken Trail - Un viaggio pericoloso (2006) (miniserie tv dove vince 2 Emmy Award e candidatura al Golden Globe). Offre buone performance in Terra di confine - Open Range (2003) di Kevin Costner, Thank You for Smoking (2005) con Aaron Eckhart, Le regole del gioco e I padroni della notte (2007) con Joaquin Phoenix, la commedia natalizia Tutti insieme inevitabilmente (2008), The Road con Viggo Mortensen e Crazy Heart (2009) da lui prodotto con Jeff Bridges vincitore del premio Oscar al miglior attore protagonista. Nel 2010 ritorna protagonista con The Funeral Party di Aaron Schneider con Bill Murray e Sissy Spacek che riceve ottime critiche e che gli fa vincere (ex aequo con Murray) il premio al miglior attore al Torino Film Festival.[37][38][39][40]
Sempre nel 2010 il regista Terry Gilliam annuncia che Robert Duvall interpreterà Don Chisciotte della Mancia nel film The Man Who Killed Don Quixote, affiancato da Ewan McGregor, film che salvo problemi finanziari - che avevano portato nel 2002 ad un primo abbandono del progetto da parte dello stesso Gilliam e che infatti si ripresentarono - sarebbe dovuto uscire nelle sale nel 2011. Il 5 settembre 2010 la rivista Variety riportò le dichiarazioni di Terry Gilliam, il quale aveva rivelato poco tempo prima che a causa della mancanza di fondi la produzione era collassata ad agosto, poche settimane prima dell'inizio di riprese, provocando quindi il rinvio a tempo indeterminato della lavorazione.[41].
Nel 2011 è protagonista del film indipendente Seven Days in Utopia con Lucas Black e Melissa Leo[42] e nel 2014 è coprotagonista insieme a Robert Downey Jr. del film The Judge diretto da David Dobkin, ruolo che gli vale la settima candidatura sia agli Oscar che ai Golden Globe.[43][11]
Duvall è un sostenitore del partito repubblicano statunitense e si identifica come libertariano e conservatore.[44] È stato personalmente invitato all'elezione del presidente repubblicano George W. Bush nel 2001 e dallo stesso Bush nel 2005 ha ricevuto la National Medal of Arts.[45]
Nel settembre 2007, ha annunciato il suo supporto per il candidato presidenziale repubblicano Rudy Giuliani.[46] Duvall ha tenuto un discorso al convegno nazionale del GOP 2008 ed è stato il narratore dei video del convegno. Nel settembre 2008, è apparso a sostegno di John McCain e Sarah Palin sul palco del raduno del partito repubblicano in Nuovo Messico.[47] Nel 2012 ha sostenuto il candidato repubblicano Mitt Romney nella corsa alla Casa Bianca.[48] Tuttavia, durante un'intervista del 13 marzo 2014 al Daily Beast, ha rivelato che probabilmente diventerà un indipendente, definendo il Partito Repubblicano di oggi "un pasticcio"[49].
Nel 2001, insieme alla moglie Luciana Pedraza ha fondato il Robert Duvall Children's Fund per assistere le famiglie nel nord dell'Argentina attraverso la ristrutturazione di case, scuole e strutture mediche[50]. I due sono stati sostenitori attivi di Pro Mujer, un'organizzazione di beneficenza senza scopo di lucro dedicata ad aiutare le donne più povere dell'America Latina[51].
Robert Duvall si è sposato quattro volte: con la ballerina Barbara Benjamin dal 1964 al 1975,[52] con l'attrice Gail Youngs dal 1982 al 1986,[52] poi con la ballerina Sharon Brophy dal 1991 al 1996.[52] Dal 1997 ha una relazione con l'attrice Luciana Pedraza che ha sposato nel 2005.[53][54] Nonostante i quattro matrimoni, non ha mai avuto figli e secondo quanto dichiarato nel 2007 dall'attore la probabile causa è una sua infertilità.[55]
Tra le sue amicizie si annoverano il collega James Caan[56] e Francis Ford Coppola[57] ed è cugino dell'attore Wayne Duvall.[58] In Virginia, è diventato proprietario del ristorante The Rail Stop.[59][60]
Duvall pratica il brazilian jiu-jitsu.[61]
Nelle versioni in italiano dei suoi film, Robert Duvall è stato doppiato da:
Da doppiatore è sostituito da:
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