club calcistico italiano di Torino Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Questa è una voce tematica: trovi la fonte di ogni citazione nella voce dell'autore.
Citazioni sulla Juventus Football Club e sugli juventini.
A parte quello che ho vinto, essere stato alla Juventus è un'esperienza che ti rimane dentro, diventa stile di vita. (Stefano Tacconi)
A volte questa mentalità sorprende chi viene alla Juve. La Juventus è qualcosa di diverso dalle altre squadre, è uno stile di vita che parte dal modo con cui ci si allena, sempre al massimo, sempre con la concentrazione altissima, e arriva anche al comportamento fuori dal campo. Alcuni giocatori vengono a dirci: adesso capisco perché la Juventus vince sempre, da fuori è difficile capire certi meccanismi, quando sei dentro tutto appare chiaro. (Pavel Nedvěd)
Ai miei tempi a Torino si diceva così: "Fuoco di Vesta la Juve sempre in testa". (Maria Sole Agnelli)
All'Università ho studiato, invece, diritto penale motivo per cui posso parlare a pieno titolo della Juventus.[1] (Paolo Bonolis)
Alla Juve è come andare in fabbrica, ognuno rispetta il suo ruolo e il clima è rigido. Alla fine però nel calcio conta vincere e lì lo fanno. In altre piazze ho riscontrato più passione. (Marco Borriello)
Alla Juve ho imparato una cosa: il rispetto dei ruoli. La Juve ti fa sentire importantissimo e centrale fino all'ultimo giorno. Non ti fa mai mancare la fiducia, per un tecnico è fondamentale. La società è lo scudo protettivo irrinunciabile, se non tiene meglio lasciarsi subito. (Carlo Ancelotti)
Alla Juve ho trovato una mentalità che si vede in pochi altri club, dietro ai successi c'è una cura maniacale del particolare. Niente è lasciato al caso. Una società incredibile. (Angelo Ogbonna)
Alla Juve ho visto passare grandi giocatori e nemmeno uno andato fuori delle righe. In tal caso, infatti, si veniva subito richiamati all'ordine. E se non volevi capire, venivi messo sulla lista dei calciatori in vendita per il mercato successivo. Questa è la cultura dei grandi club. (Jonathan Zebina)
Alla Juve non basta la classe, ci vogliono le palle d'acciaio. (Giuseppe Furino)
Alla Juve si acquisisce una abitudine mentale di sacrificio che non c'è da altre parti. Alla Juve ti insegnano che la partita più importante è sempre quella che deve venire. Alla Juve ti insegnano ad avere sempre «fame» di vittorie, a non accontentarti mai. Non è un caso che le fortune della Nazionale siano sempre coincise con la larga presenza di bianconeri in azzurro. (Claudio Gentile)
Alla Juve vogliono uomini veri che sanno che rappresentano una grande società con milioni di tifosi sparsi per il mondo. Io quando giocavo nella Juve se arrivavo vestito in jeans venivo rimproverato. Era importante anche l'immagine, non solo il talento. Se vai alla Juve vai lì per vincere perché c'è una mentalità diversa, unica. E lo dice uno che in cuor suo è rimasto granata. (Pasquale Bruno)
Alla Juventus il concetto di squadra è il primo valore che viene inculcato. Il concetto del Noi che prevale sull'Io. La squadra non è fatta solo da chi scende in campo, ma da tutti coloro che ogni mattina si svegliano e si mettono al servizio di quei colori: il bianco e il nero. (Leonardo Bonucci)
Alla Juventus [...] mi sembra di essere in Germania. Tutto viene gestito con precisione e puntualità. (Sami Khedira)
Alla Juventus mi sentivo un numero. Non mi sono mai abituato al taglio dei capelli imposto dalla società, alle telefonate di controllo alle 10 di sera. Mi sembrava di stare in un campo di concentramento. (Gianfranco Zigoni)
Aristocratica per lunga tradizione, fredda per educazione e tendenza, depositaria di uno stile che tutti le invidiano e a nessuno riesce di imitare, la Juventus è anche una formazione calcistica alla quale tutto è lecito chiedere e nulla, o pochissimo, perdonare. Deve battersi sempre per il primato, inseguire senza tregua vittorie e scudetti e casacche azzurre, distribuire lezioni agli avversari sconfitti, essere se stessa o non essere nulla. Una terribile situazione di privilegio, cui società e squadra fanno fronte con larghi mezzi e consapevole coscienza.[fonte 1] (Alfredo Toniolo[3])
Arturo Vidal è senza dubbio un buon giocatore. Voglio congratularmi con lui, ha scelto il miglior club che gli conviene. Visto il successo nello sport e le questioni legali della Juve negli ultimi anni, come tutti dicono.[4] (Karl-Heinz Rummenigge)
[Nel 2006] Avevo avuto il coraggio di gridare quello che pensavo.[5] Quando si giocava contro la Juve si sapeva che si partiva con l'handicap. E adesso, a sei anni di distanza, tutto sta venendo a galla. (Dino Baggio)
Bisogna arrivare a Venaria, perché la Juve è la squadra di Venaria e dobbiamo trovare il mezzo idoneo per arrivare in periferia, perché la Juve è una squadra di periferia rispetto a noi che giochiamo in mezzo alla città di Torino. (Piero Chiambretti)
C'è una battutaccia che si fa in negativo: giocatori e allenatori passano, ma la società resta. Vale anche per la Juventus, ma in positivo. (Massimo Mauro)
Chi arriva, non ha bisogno di sentirsi fare tanti discorsi [...] guarda i giocatori che sono qui da più tempo. È accaduto anche a me e anche se non si è abituati a certi ritmi, ci si adegua, perché questo è il mondo Juve. (Andrea Barzagli)
Chi firma [per la Juve] gioca per vincere. Chi entra nella Juve pensa solo al successo. Lo respiri dal primo momento in cui entri nella sede. (Eugenio Corini)
Ci sono due cose che mi hanno colpito: l'amore, che troviamo in qualsiasi parte d'Italia, e l'odio che riesci a trovare in qualsiasi posto d'Italia. Lo capisci solo se alleni la Juve [...]. Quando sei così attaccato all'esterno ti leghi all'interno. (Maurizio Sarri)
Ciò che distingue la Juve dalle altre squadre è soprattutto la mentalità: non abbassare mai l'attenzione, non mollare e lottare tutti i giorni per vincere. Un conto è dirlo, un conto è essere qua e vedere come tutte le persone che lavorano intorno a noi hanno una disciplina veramente importante e una mentalità che ha portato la Juve a vincere così tanto. (Tomás Rincón)
Ciò che mi ha subito colpito positivamente è stata la mentalità vincente. Qui è come se ti impiantassero un chip appena arrivato [...]. Capisci subito che si gioca sempre per vincere [...]. Alla Juve c'è grande comunicazione e un ambiente molto unito. Dai compagni al tecnico e allo staff, mi hanno tutti aiutato a inserirmi rapidamente. Ci si parla tanto e c'è un costante confronto, fondamentale per crescere. (Alex Sandro Lobo Silva)
[Sugli ambienti di lavoro nella Juventus e nel Milan] Come ambienti più o meno sono simili, due città [Torino e Milano] che ti lasciano vivere tranquillo, senza troppe pressioni. I metodi di allenamento sono diversi perché in base ad ogni allenatore le cose cambiano. Il resto più o meno è lo stesso, sono due grandi società con le stesse ambizioni, la stessa voglia di vincere, quindi siano le, penso, le due più grandi società italiane più conosciute anche in giro per il mondo. Quindi non ci sono tante cose diverse. (Andrea Pirlo)
Come dicono a Torino? "Vincere non è importante: è l'unica cosa che conta"[6]. Dovrebbero aggiungere: "E non ci interessa tanto come". (Morgan De Sanctis)
– Come il giocatore della Juve? – Scusa, Alice – si intromise Massimo. – Va bene che siamo al bar, ma anche alle volgarità c'è un limite. Certe parole qui preferirei che tu non le dicessi. (Marco Malvaldi)
– Comunque sarà forte la tua Juventus, va... – Cos'hai da dire sulla mia Juve? – Ah, io niente. Non ho niente da dire io! Il tempo mi darà ragione: è una squadra senza futuro. (Il Grande Torino)
Con la Juventus ho imparato a vincere. Non so come è successo, è qualcosa che si respira nell'aria dello spogliatoio, sono concetti che vengono tramandati da giocatore in giocatore, è il sentimento che ti trasmettono milioni di tifosi e non c'è club nel mondo che ti faccia lo stesso effetto. (Edgar Davids)
Con la Juventus sono cresciuto, lì ho passato gli anni più belli della mia vita. Ho dato il meglio di me, e a volte sono andato oltre... La Juventus è uno stile, un grande insegnamento di vita. (Antonio Cabrini)
Con le buone o con le cattive vincono sempre. Le immagini parlano chiaro. Tutta Italia dovrebbe dire questo. La Juve dovrebbe giocare un campionato a parte, ogni anno è così. Tanto arriveremo ancora secondi. (Francesco Totti)
Contro la Juve avevi sempre rispetto per la squadra e per i giocatori che avevano e quando si diceva che loro vincevano con un aiuto, ti dico la verità, forse potevano vincere lo stesso anche senza queste cose. I giocatori sul momento non pensano che se fischiano qualcosa o succede qualcosa di particolare sia per un motivo, quando giochi non ti rendi conto di questo. Lo capisci dopo, quando è venuto fuori quello che succedeva, che chiudevano gli arbitri e altre cose. Poi, ognuno sa bene cosa ha fatto bene e cosa ha sbagliato. (Álvaro Recoba)
[Una volta a Pietro Secchia] Cos'ha fatto ieri la Juve? [...] E tu pretendi di fare la rivoluzione senza sapere i risultati della Juve? (Palmiro Togliatti)
Credo che il tifoso della Juventus, quando metti cuore e anima in mezzo al campo, te lo riconosce e ti vuole bene: la dimostrazione siamo io, Giaccherini, Padoin e non solo. Giocatori che ovviamente, se consideri che alla Juventus sono arrivati campioni [come] Zidane, Del Piero, Trezeguet e tanti altri, non sono paragonabili a livello tecnico, però la Juventus ha avuto sempre nella sua storia un'identità ben precisa, nel senso che a fianco a Zidane giocavano Porrini, Torricelli, Pessotto, Birindelli... mentre in quegli anni lì, al fianco di Pirlo a Tevez, io e altri eravamo quelli chiamati a mettere quello spirito e quella voglia a supporto. (Simone Pepe)
Da avversario la Juve è sempre stata una squadra difficile da affrontare. Si tratta di un club che ha vinto tantissimi titoli ed è molto rispettata da tutte le avversarie, in Italia e in Europa. (Ángel Di María)
Da esterno, ho sempre detto che della Juventus mi colpiva la mentalità con la quale i bianconeri affrontavano ogni partita. Ora che sono qui, mi sono accorto di cosa c'è dietro, delle ore di lavoro costante, dello spirito di sacrificio e della voglia di vincere e arrivare lontano. Credo che sia questo a fare la differenza tra la Juve e le altre squadre. (Federico Bernardeschi)
[«Avete delle squadre rivali in Italia?»] Della Juventus? Tutte! [ride, ndr] (Pauline Peyraud-Magnin)
Dire che la Juve ruba è come dire che rubano i politici, può essere vero ma non basta. E infatti la teoria sull'appropriazione indebita di scudetto prende regolarmente vigore a marzo, e al termine di un processo temporale costante. Ad agosto sono tutti campioni d'Italia. A settembre sono fiduciosi e in rodaggio. A ottobre basta recuperare un paio d'infortunati e ci siamo. A novembre il distacco dalla vetta è serio, ma ce la giochiamo fino in fondo. A dicembre c'è ancora lo scontro diretto e la Champions porta via energie, e avanti così fino a marzo, quando la Juve è avanti di quindici punti, e allora ruba. (Mattia Feltri)
È evidente che nel rapporto tra la Juventus e i media – ma in generale tra la Juventus e gli italiani (o almeno gli italiani non juventini, ovvero la netta maggioranza della popolazione) – c'è qualcosa che non va. L'anti-juventinismo, che da decenni è divenuto un connotato rilevante del costume degli italiani (se non della loro antropologia) sta ormai assumendo tratti patologici. I media alimentano in modo poco responsabile questo "sentimento popolare" [...] pur di blandire la parte maggioritaria delle platee. Eppure la Juventus dovrebbe costituire un motivo di vanto per il nostro Paese: è infatti, oggettivamente, una delle autentiche eccellenze italiane. Dall'Italia del Nord, per essere precisi. Un'eccellenza settentrionale che ha saputo dare lustro all'intera nazione, tanto da venire "adottata" da milioni di italiani del Sud: un lustro che deriva dalla quantità di successi; dal numero di calciatori – superiore a qualsiasi altra squadra – forniti alla Nazionale; da tutti i campioni che della Juve hanno indossato la maglia. E da tanti altri motivi. (Giuseppe Pollicelli)
[«Tifoso della Juventus sin da piccolo, cosa vuol dire poter indossare la maglia bianconera?»] È il coronamento di un sogno. Sin dai primi calci che tiri al pallone sogni di diventare professionista e di indossare quella maglia. Un sogno difficile da realizzare, ma proprio per questa ragione, ancora più emozionante quando si avvera. (Massimo Carrera)
[«La Juve ruba»] è il solito ritornello di chi non vince. Ma non ci faccio più caso. Se, come la Juve, abitui tutti a vincere, è normale che al minimo errore ogni cosa venga ingigantita dagli altri, soprattutto da chi non vince. (Sebastian Giovinco)
[«Cosa significa la Juve per te?»] È il grande amore che si trova solo una volta nella vita. (Martina Rosucci)
È pur sempre la Juventus e contro i bianconeri non esistono partite facili. (Alex Ferguson)
È sempre stata una società strutturata, organizzata, moderna. La prima ad avere un organo di stampa. Quando l'intreccio con la famiglia Agnelli si è fatto stretto si è desuta la modernità che derivava dalla cultura industriale della famiglia. La Juventus è sempre stata nel calcio italiano, con gli alti e bassi sportivi, un po' più avanti della contemporaneità. (Walter Veltroni)
[Dopo le polemiche scaturite in seguito all'arbitraggio di uno Juventus-Bologna 1-1 del 27 agosto 2023] È una storia che si trascina da 25 anni. Quando mi dicono 'Pagliuca ce l'ha con la Juve, è un anti-juventino', confermo di esserlo. Lo sono diventato per forza di cose. Se metto in fila i fatti come faccio a non essere anti-juventino? (Gianluca Pagliuca)
[Sulla frase «la Juve ruba» nel 2016] È una fesseria da bar e la lascio volentieri ai bar da dove proviene. Seriamente, non posso accettare una frase di questo genere e non sono tifoso, non mi piace fare il tifoso e non voglio mai fare il tifoso. Come si fa, di fronte a una squadra che vince con il record di punti o da imbattuta, tirare fuori un concetto del genere se non per gelosia? La Juventus che giocava in Serie B o faticava negli anni successivi provocava molte meno polemiche, questo significa che il problema non è che "la Juve ruba", ma che "la Juve vince" e vince tanto, quindi diventa antipatica e innesca ragionamenti distorti come questo. (Graziano Cesari)
Entrambi, Juventus e [l'azienda automobilistica] Jeep, cominciano con la J: in America è usata per insegnare ai bambini la lettera, allo stesso modo in cui viene usata la Juventus in italiano. (Sergio Marchionne)
Essere alla Juventus, anche per un anno, è una fortuna troppo grande, per mentalità, educazione e dedizione. Ti crei un bagaglio che porterai con te per tutta la vita. (Fabio Paratici)
Essere juventino voleva dire un favore, un onore; voleva dire garbo, senso dell'ognuno, lealtà e, naturalmente, cultura. (Giuseppe Hess)
[La juventinità] è senso di appartenenza, condivisione dei valori. È saper accettare le vittorie e anche le sconfitte, questo vale per i giocatori e anche per i tifosi. (Giuseppe Furino)
Facile venire allo stadio e applaudire quando tutto va bene. Il vero tifoso applaude quando il momento è difficile per aiutare la squadra. La Juventus sono quelli che scendono in campo, quelli che vanno in panchina, quelli che vengono allo stadio e quelli che sono a casa davanti alla TV, il motto della Juve è fino alla fine e fino alla fine bisogna essere uniti. Credere nella Juventus, nella squadra e nel progetto. (Leonardo Bonucci)
Fin dalla prima volta in cui sono entrato nello spogliatoio della Juventus, vedendo i volti dei miei compagni, ho capito una cosa: "Qui bisogna vincere e basta". (Rodrigo Bentancur)
Fondamentalismo juventino, l'unico a cui sono fiero di appartenere. (Pietro Sermonti)
[Negli anni trenta del XX secolo] Gente di poche parole, dura a morire, negata agli scoppi dello entusiasmo, alle vittorie maramalde, con punteggi troppo pesanti. Ha la passione di vincere, e conosce l'arte di perdere bene. (Carlo Bergoglio)
[Nel 2012] Gentile John Elkann, Le scrivo da appassionato di calcio, ma soprattutto da juventino che aveva appena smesso di vergognarsi di esserlo dopo la dipartita di Moggi & C. grazie allo scandalo di Calciopoli. Ora, se possibile, gli juventini perbene, che hanno iniziato a tifare ai tempi di Boniperti, Trapattoni, Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Tardelli, Platini, e anche di Conte, quando la società indossava un certo "stile", sono costretti a vergognarsi ancor più di prima. Mai infatti, nemmeno negli anni bui di Calciopoli, la Juventus si era spinta a tanto: manipolava arbitri e campionati, ma non negava alla giustizia sportiva il diritto di fare il suo dovere. (Marco Travaglio)
Gli arbitri sbagliano con tutti, ma quando lo fanno con la Juve la gente pensa male per quello che è successo in passato. Chi deve arbitrare la Juventus ha addosso molta più pressione degli altri. (Júlio César Soares Espíndola)
Grazie Juventus per avermi insegnato a vincere! (Enzo Maresca)
Ho allenato qua [a Torino] due anni, mi sono trovato molto bene con la tifoseria, con una parte della tifoseria, con la società. Ho imparato moltissimo in questa società, poi ho avuto dei problemi con alcuni tifosi, ma cosa posso dire? I due anni che ho passato qui mi hanno aiutato moltissimo a crescere. (Carlo Ancelotti)
Ho rifiutato tre volte il passaggio alla Juventus. Lì vogliono solo i soldatini, sul binario, sempre dritti. (Antonio Cassano)
Ho avuto la fortuna di far parte di questa grande famiglia e grande club, che ha un dna unico come altre squadre. Difficilmente cambierà. Può essere modellato, ma non cambiato. Il dna di ogni società va rispettato. (Massimiliano Allegri)
[In riferimento ad episodi arbitrali] Ho sempre detto che la Juve è la più brava in assoluto, se gli altri sono bravi a 360, la Juve lo è a 361 gradi. (Davide Ballardini)
Ho sempre pensato che la Juventus avesse una marcia in più, anche prima, quando ci giocavo contro e adesso lo sento sulla mia pelle, il motto "Fino alla fine" è ciò che ci rappresenta, quindi anche quando le cose non girano perfettamente sappiamo che abbiamo molta forza e determinazione per rialzarci. (Agnese Bonfantini)
Ho subito odiato la Juve ancor prima di capire di calcio. I motivi c'erano: Togliatti era per la Juve, i missini erano per la Juve e così i romagnoli. Tutti schierati dalla parte del più forte perché come diceva Flaiano l'italiano è sempre il primo a soccorrere i vincitori. (Carlo Laurezi)
I grandi tornei si vincono con grandi difensori, bisogna prendere esempio dalla Juventus, dove la difesa è un'arte. (Hugo Broos)
I Juventini non ammollano mai, | pure che stiamo pieni pieni di guai, | noi sappiamo aspettare, | di tornare a sognare, | di tornare a rubare, | il cuore dei Fansi. (Checco Zalone)
I Juventini siamo piccoli eroi, | gli unici martiri i capi spiatoi, | perché siete gelosi, | siete gente invidiosi | di una squadra gloriosi | come noi. || I Juventini non ammollano mai, | pure che stiamo pieni pieni di guai, | noi sappiamo aspettare, | di tornare a sognare, | forza Vecchia Signora, | dacci tanti trofei. (Checco Zalone)
[Sul presunto trasferimento al Valencia in una lettera ai dirigenti del club spagnolo] I soldi non valgono l'amore per una maglia e io ne ho due, una bianconera e una azzurra. (Umberto Caligaris)
Il gioco del calcio in Italia senza la Juventus sarebbe impensabile. (Giorgio Bocca)
Il palmarès dei bianconeri sarà forse ricco di trofei, ma in quanto a baldoria, lì sono veramente pessimi! Bisognava giocare, vincere e basta! Ogni tanto avevo l'impressione di andare al lavoro in fabbrica. (Zbigniew Boniek)
Il problema non è tanto l'imperativo categorico della vittoria, sempre e in ogni partita, quanto il fatto che ogni successo duri lo spazio di una doccia. Usciti dallo spogliatoio, quelli della Juventus devono già pensare alla partita successiva. Da vincere. E se alla fine di tutte arriva un trofeo, viene sistemato nella bacheca del Museum un paio di giorni dopo il giro con il pullman scoperto (quando si fa) e poi via a pensare come riuscire ad alzare il successivo. Certe cose si respirano subito e all'inizio può mancare il fiato, ma la Juventus è questa, anzi anche questa, perché sono tante le zavorre che fanno pesare quella maglia.[fonte 2] (Guido Vaciago[3])
Il punto forte di questa squadra è proprio essere come una famiglia: si soffre e si gioisce insieme. Se giochi, sai che gli altri fanno il tifo per te, se non giochi fai il tifo per gli altri e sei contento se fanno gol. Alla Juve funziona così. (Álvaro Morata)
[Nel 2005] In 108 anni di vita la Juventus ha centrato vittorie importanti, momenti emozionanti, ha regalato moltissime gioie e qualche dolore, ma ha sempre fatto sentire i suoi tifosi al centro del mondo così come i suoi campioni: Boniperti, Sivori, Charles, Bettega, Rossi, Platini, Baggio, Vialli, Del Piero, Zidane, Trezeguet, Nedvěd e Ibrahimović... sono solo alcuni dei campioni che hanno fatto sognare l'immaginario collettivo del popolo bianconero. È grazie al lavoro di tecnici straordinari come Carniglia, Trapattoni, Lippi, Capello... la bacheca juventina può essere considerata giustamente tra le più ricche e prestigiose d'Europa. E dietro 100 anni di successi bianconeri c'è un marchio di fabbrica che non tradisce mai, quello della famiglia Agnelli, da sempre garanzia di qualità e continuità![fonte 3]
[Nel 2023] Indossare la Maglia Bianconera è stato un privilegio senza eguali. Ho vissuto trionfi incredibili, sollevando trofei di Serie A e coppe con una squadra straordinaria, piena di campioni indimenticabili. Oltre ai successi sul campo, giocare per la Juventus significava far parte di una famiglia. Il tutto è stato possibile grazie al grandissimo lavoro della famiglia Agnelli che in questi 100 anni hanno creato successo e trasmesso lo Stile Juve, trasformandolo in un simbolo di Storia e tradizione. Quegli anni sono stati il capitolo più bello della mia carriera, un'esperienza indimenticabile. Sono grato per aver fatto parte di questa società storica, una parte della mia vita che porterò sempre nel cuore. (David Trezeguet)
Io alla Juve? Più facile che nevichi a Ferragosto a Salerno. (Eugenio Fascetti)
Io amo l'Inter e apprezzo la Juve, a modo mio. Credo che «le due squadre siano necessarie alla reciproca fama», come ha scritto Gianni Riotta (interista). Per questo non ho mai tifato contro i bianconeri. Io voglio che la Juve esista e continui a sorprendermi. Mi piace vedere come ogni stagione riesca a pasticciare una maglia che non è mai stata entusiasmante. (Beppe Severgnini)
[Nel 2011] Io oggi passo per nemico dei bianconeri, ma 30 anni fa ero tifoso della Juventus. Per me quella bianconera è una formazione storica del campionato italiano. Il problema è che qualche volta con la Juve hanno lavorato dirigenti che hanno fatto fare brutte figure alla società. (Zdeněk Zeman)
[Nel 2017] Io sono contro la Juve, prima di arrivare a Cagliari odiavo la Juve a prescindere [...]. Ti dico solo che io odio la Juve, se potessimo aver vinto col Cagliari contro la Juve avrei dato alcuni di miei coglioni per vincere la partita perché odio la Juve. Quando stavo a Cagliari non ho mai perso allo Juventus Stadium col Cagliari, mai perso solo pareggiato. Mai perso. Hanno vinto solo lo scudetto quando hanno giocato a Trieste, allo Juventus Stadium mai perso. Odio la Juve perché hanno sempre vinto per un rigore, per una punizione... Io sono venuto alla Roma perché volevo vincere [...] volevo vincere contro la Juve che aveva sempre avuto quest'aiuto. (Radja Nainggolan)
Io sono anti-juventino per antonomasia: l'anti-juventinismo è una malattia da cui non si guarisce, si ha fin da bambino. Se fanno una cura per guarirla, sarò il primo paziente! (Andrea Pucci)
Io tifo Juventus e nessun giocatore potrà mai dirle di no. Ripeto, nessun giocatore al mondo può rifiutare una loro offerta. La Juve è una delle squadre più grandi al mondo e quando ti fanno squillare il telefono, non puoi pensarci più di tanto. Devi accettare il più velocemente possibile! Indossare quei colori significa lasciare il sangue ad ogni allenamento e ad ogni partita. Perché la Juventus è una famiglia, una squadra di guerrieri, una squadra nata per essere campione sempre ogni anno. (Douglas Costa)
Juventus e FIAT sono esempi dell'eccellenza italiana nel mondo e, oltre alla popolarità, condividono alcuni valori fondamentali: l'importanza della squadra e delle persone, l'ambizione di puntare a risultati eccellenti, lo spirito competitivo e la coscienza che il successo non è mai permanente, ma va conquistato ogni giorno. (Sergio Marchionne)
[Nel 2014] L'abito, si sa, fa l'intonaco. Ma, nel caso della Juventus, l'abito fa spesso anche lo stronzo. Se ne contano a centinaia di casi. Non si capisce perché. Sta di fatto che la Vecchia Signora, soprattutto da quando accomoda le chiappe nel bollore erotico del nuovo stadio, somiglia sempre più alla mamma di Psycho. È come se un logos malefico riprogrammasse le menti, tipo plagio. Arrivi a Corso Galileo Ferraris 32 che sei una persona normale e, dopo un po', diventi Bettega o Giraudo. Se sei già Moggi in natura, sei facilitato, non c'è problema. E, cioè, un mostro d'arroganza, un pitbull pronto a sbranare le creature a Parco Valentino, che va in giro ostentando t-shirt, tweet e cazzate da machoman del tipo: "Per noi conta solo vincere". (Giancarlo Dotto)
L'amore del Sud per la Juventus scaturisce dal gioco dei contrasti: La Juventus del Quinquennio ha caratterizzato l'evoluzione del calcio italiano e ha dominato per lungo tempo il campionato, ha dato esempio di rigorosa organizzazione, di equilibrio tecnico, di elevato spirito sportivo, proprio nel periodo più oscuro del calcio meridionale, allorché nel Sud il football era ancora in una fase pionieristica e confusa, e ancora non si intravedono i segni del suo sviluppo... Mancano nel Sud, nei confronti della Juventus, quelle venature di asperezza, di invidia, di risentimento che scaturiscono dalla rivalità. Genova si sentiva ferita... Milano e Bologna vedevano nella Juve un'antagonista... Nel Sud, no. Non c'erano motivi di contrasto, non esistevano ambizioni rivaleggianti. (Gino Palumbo)
L'anima juventina è un complesso modo di sentire, un impasto di sentimenti, di educazione, di bohemien, di allegria e di affetto, di fede alla nostra volontà di esistere e continuamente migliorare. (Enrico Canfari)
L'avversaria più forte e, insieme, una patente di grandezza. Se la affronti con possibilità di vittoria concrete – e io sono stato fortunato, mi è successo di prevalere più di una volta – vuol dire che il tuo valore è elevato. È automatico. (Roberto Mancini)
[La Juventus rappresenta] l'emanazione dello spirito che fa quadrato per vincere, anche contro ogni previsione. (Edi Rama)
L'odio viscerale e irrazionale per la Juventus ha due cause. La prima è l'incurabile campanilismo degli italiani. L'italiano medio è un provinciale e quindi la Juventus, che ha la "colpa" di vincere molto essendo al contempo la squadra italiana meno vincolata a un territorio, diviene il bersaglio privilegiato delle frustrazioni di chi, essendo "periferico" si arrocca nella sua marginalità e sfoga il proprio livore su chi da tale marginalità non è afflitto. [...] La seconda causa consiste nel fatto che, nell'essere una delle poche vere eccellenze italiane, la Juve risulta per paradosso un'entità pochissimo italiana. La capacità di programmare e raggiungere gli obiettivi, la serietà dell'ambiente, uno stile di comunicazione rivendicato e riconosciuto (malgrado qualche inevitabile caduta) in tutto il mondo sono caratteristiche talmente rare, in Italia, da generare invidia e rancore: costringono infatti l'italiano medio a un confronto, e dato che l'esito del confronto è impietoso, la reazione sono le calunnie, le sistematiche accuse di furto, il doppiopesismo nella valutazione degli episodi di gioco, la completa indisponibilità a riconoscere il merito. (Giuseppe Pollicelli)
La cosa più importante qui è vincere, la voglia della squadra e della società è impressionante e permette a un calciatore di crescere. (Miralem Pjanić)
[«Cos'è secondo te che differenzia la Juventus da tutte le altre squadre nel mondo?»] La fame per la vittoria. Un'eredità senza precedenti. Il più importante contributo in termini di giocatori donati alle vittoriose nazionali italiane. Una sorta di maledizione con le finali di Champions League, qualcosa che mi permetto di connettere alla natura esoterica di Torino e all'eterna dinastia della famiglia Agnelli. (Carlo Pastore)
La gente deve sapere che nella Juve non è facile. C'è una cultura del lavoro diversa rispetto all'estero. Io sono stato al Manchester: sembrava di essere in vacanza. Qui si lavora tanto, perché tutti gli scudetti non è che li abbiamo rubati: è il lavoro, fino alla fine. (Paul Pogba)
[«Cos'ha imparato alla Juve?»] La gestione delle sconfitte: tre finali di Champions, uno scudetto sfumato sotto la pioggia a Perugia due mesi prima dell'Europeo svanito al golden gol. Ma noi non abbiamo mai pianto. Ecco, alla Juve ho vinto tanto e ho imparato a perdere. (Mark Iuliano)
La Juve di Lippi e quella di Capello? Erano squadre fortissime, abituate a vincere con giocatori straordinari ed era la squadra da battere in Italia. (Andrea Pirlo)
La Juve è davvero diversa. C'è un'ossessione per la vittoria, sempre, l'ossessione di rimettersi sempre in gioco, non c'è mai tempo per la soddisfazione, per festeggiare perché davanti c'è sempre la prossima sfida da vincere. Al mio arrivo ho visto dei guerrieri, dei giocatori con questa mentalità e ho capito perché è questo il club che vince. (Miralem Pjanić)
La Juve è l'unica squadra i cui tifosi sono distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio, mentre I'Inter, per esempio, riunisce in particolare quelli del Nord Italia. È anche la squadra i cui tifosi sono divisi tra destra e sinistra, al contrario della Fiorentina, i cui sostenitori sono essenzialmente di sinistra o del Milan [di proprietà di Silvio Berlusconi], i cui tifosi sono maggiormente orientati al centro-destra. La Juve è diventata una sorta di partito nazionale popolare, così come l'erano la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano al loro tempo. Con la scomparsa dei partiti di massa, è l'unico fattore di integrazione che va aldilà dell'appartenenza locale. (Ilvo Diamanti)
La Juve è la Juve. Insieme all'Inter è l'avversario di sempre. Abbiamo avuto anche il Napoli alla fine degli anni Ottanta, poi un po' le romane, però alla fine la lotta si è sempre fatta soprattutto con la Juventus per quanto riguarda i campionati, e con l'Inter per la rivalità storica della città. Quindi, la Juve rimane sempre la Juve. Più si va avanti con la carriera e più speri di giocare questo tipo di partite. Sono queste le partite che danno qualcosina in più, non devi andare a cercare nel fondo del barile le emozioni, perché escono naturalmente. [...] È una società ambiziosa per tutto quello che ha vinto, per la storia, per il passato e credo anche per quello che potrà essere il futuro... (Paolo Maldini)
La Juve è la Juve da più di cento anni e potrà sempre sperare di avere un futuro dalla sua parte. (Paulo Sousa)
La Juve è qualcosa di più di una squadra, non so dire cosa, ma sono orgoglioso di farne parte. (Gaetano Scirea)
La Juve è sempre la Juve, ci sono squadre che hanno la vittoria nel DNA e la Juventus è tra queste. (Emilio Butragueño)
La Juve è storia, tradizione, è un pezzo del Paese, è un'immagine dell'Italia nel mondo. Ciò comporta una grande responsabilità, perché ogni giorno devi rispettare il nome che porti. Ma la Juve è di più: è un valore ideale e morale, è quello stile che deve tantissimo alla classe degli Agnelli. Molto del consenso intorno a noi è il risultato dei successi nazionali e mondiali, nei quali inserisco anche i giocatori dati alla nazionale. Dalla nascita sulla panchina di Corso Re Umberto, la Juve è stata al centro della vita sociale, civile e culturale del Novecento. È interclassista: aristocrazia sabauda e immigrati che negli anni '60 arrivavano a Torino. È bipartisan: i comunisti e i monarchici. (Vittorio Caissotti di Chiusano)
La Juve è un club con una storia ben precisa, con un'idea e un'identità ben precisa, e quindi indipendentemente dal periodo a noi giocatori spetta dare il massimo e far di tutto per vincere. È una questione di responsabilità, di attaccamento alla maglia. (Fabio Miretti)
La Juve è un fenomeno da studiare, ma non solo per il ruolo da collezionista di trionfi che si è guadagnata sul campo. Ha saputo trasferire al calcio italiano, attraverso la sua strabiliante evoluzione, anche un concetto di autentica modernità. (Alessandro Vocalelli)
La Juve è una donna, un'amante che torna all'innamorato dopo l'adulterio di una sconfitta. (Jean Cau)
[Nel 2017] La Juve è una squadra prepotentemente italiana, arrogantemente sabauda, provincialmente vincente. Tutto qui. A Cardiff come a Berlino. Ad Atene come a Monaco di Baviera: in Grecia una squadra composta da campioni del mondo si afflosciò contro l'Amburgo di Magath mentre in Germania la Juve campione in carica venne umiliata da un Borussia di reduci e di scarti. E poi tutte le altre finali, vergognosamente perse per mancanza di hybris, cioè di quel senso epico che ti fa dire che sei davvero leggendario, capace di sovvertire il volere degli dei. Altro che Coppa maledetta, la maledizione è dentro di noi: la Juve, ne ho preso coscienza la scorsa notte, non potrà mai avere quella forza epica perché è una squadra costruita dal potere e nel potere. Solo che è un potere locale. Un potere che ci fa vincere 33 scudetti; gli ultimi sei di fila e per questo si scomoda l'espressione LE6END, leggenda. Un potere che ci fa pensare superbamente di averne vinti 35 sul campo, roba che se anche fosse vero non lo direi perché tre stelle e solo due Coppe dalle Grandi orecchie in bacheca allora sei davvero un eroe perdente. Peggio di Ettore. (Gianluigi Paragone)
[Nel 2018] La Juve ha costruito il suo grattacielo [...] seguendo una logica imprenditoriale che rappresenta la sua prima marcia in più, il valore assoluto che la separa dalla concorrenza. Un dominio che nasce da una società strutturata con i meccanismi di un'azienda. Ogni mossa ha un significato, una ragione scientifica. (Alessandro Vocalelli)
[Nel 2023] La Juve ha sempre avuto giocatori straordinari, ma ha avuto sempre l'anima che è quella di Torino e della sua proprietà, ovvero essere pratica ed efficace. [...] I 100 anni di presidenza Agnelli? [...] si festeggia qualcosa di incredibile: in un mondo fatto di fondi e sceicchi credo che la sua storia sia quello che rende la Juventus diversa da tutte le altre. (Giorgio Chiellini)
La Juve ha tutto per rendere molto gelosa una gran parte dell'Italia. Gioca a Torino, una città del nord con una reputazione d'austerità e che ha dato numerosi intellettuali e uomini di stato alla Penisola. È di proprietà della famiglia Agnelli, i Kennedy made in Italy. La FIAT è il simbolo del capitalismo transalpino... Per tutti questi motivi, allo stesso tempo si può rilevare che questa squadra è odiata da molti italiani che non si riconoscono in tale modello. [...] È quasi una sorta di anti-Italia. Non per niente si chiama La Vecchia Signora. [...] Non c'è amore per la Juve, ma solamente il rispetto per una persona anziana e degna. (Franco Ferrarotti)
La Juve infatti è la città di Torino, è la famiglia Agnelli, è il genio italiano che impediva al capitalismo più ricco e potente di diventare arrogante e meschino, è il campione fuori dagli schemi, è la valorizzazione di tutto ciò che non è scontato, è la distrazione colta e di talento, è l'unità d'Italia, sono gli emigranti meridionali che solo il pallone rendeva aggraziati e ben fatti, goffi nella vita ma bellissimi in campo, uomini generosi che per conquistarsi il diritto di esserci carezzavano la palla e usavano i piedi come due mani di pianista. (Francesco Merlo)
La Juve non perde perché non si disperde. (Bruno Roghi)
La Juve o la ami o la odi, gli altri la odiano e chi la ama siamo solo noi juventini. (Manuel Locatelli)
La Juve può cambiare tutto, schieramento e uomini, ma la sostanza non cambia mai. Ha successo perché è umile davanti alla vittoria. (Paolo De Paola)
[Nel 2008 rispondendo a chi chiedeva: «Ricordi d'Italia?»] La Juve, soprattutto. Addosso ho ancora i segni di Ciro Ferrara. Per un attaccante affrontare un'italiana resta il top, la vera prova del nove. Ferrara, Montero, Bokšić, Del Piero: dopo sapevi di aver giocato al massimo. (Ryan Giggs)
La Juve ti resta dentro. Lo stile Juve lo vedi invece nel parlare, nel vestire, nel comportarti. È una scuola di vita. Scherzando, posso dire che è come un servizio militare. Non si può sgarrare. (Fabrizio Ravanelli)
La Juve vince perché è più forte, la Juve vince perché ha più carattere, la Juve vince perché è più organizzata, la Juve vince perché ha uno stadio sempre pieno, la Juve vince perché non si lamenta, la Juve vince perché insegue la realtà e non i sogni, la Juve vince perché dimentica di aver vinto. (Paolo De Paola)
La Juve vince tutto e qualcuno non capisce perché. Vada a prendere un caffé insieme con Scirea o Cabrini e parli loro cinque minuti. Bastano per scoprire che sono uomini veri, cos'hanno dentro. Con questi campioni si vince, con i campioni del mondo, d'Europa, di tutto, che non si stancano di migliorare, che sono fuoriclasse e guadagnano meno di tanti altri loro colleghi inferiori come bravura, però restano dove sono perché vivono bene e trasmettono a chiunque questi valori. E la Juve vince. Capito? (Luigi Radice)
La Juventus arrivando prima degli altri, diventa in fretta modello per gli altri, anche se non è l'unica. Alla Juventus c'è una riflessione su sé stessa, che ci porta anche ad altre considerazioni. La società bianconera rifiuta completamente l'identificazione con una città. Uno di loro scriveva in una tesi che la società che rappresenta Torino, sia chiaro, è il Torino, la Juventus è rappresentata su scala planetaria. (Felice Accame)
La Juventus ci ha portato via anche il medico: eppure nella provincia di Torino di dottori ce ne sono almeno novemila. (Ernesto Pellegrini)
[Nel 1990] La Juventus è adorata dai tifosi che ne sono gelosi, la sorvegliano passo passo, ne conoscono tutti i pregi ma sono pronti a rimproverarle impietosamente i minimi difetti, la obbligano ad essere bella e sempre giovane malgrado gli ottant'anni e più, criticano appena delude ma cadono in ginocchio appena, dopo l'adulterio della sconfitta, ritorna verso di loro con la vittoria. Insomma la Juve è una donna, un'amante e una madre tutto assieme. È Venere che qualche volta ti mette le corna ed allo stesso tempo è la Madonna sempre vergine. Pagana e cattolica. (Jean Cau)
[Nel 2014] La Juventus è ancora la razza padrona, contano poco gli organici. I campionati si vincono anche nei corridoi, per telefono, mica solo in campo. (Aldo Agroppi)
La Juventus è continuità nel tempo. Il segreto più semplice e anche il più difficile da mantenere per ambire a realizzare grandi progetti. (Sara Gama)
La Juventus è il più grande pilastro dell'organizzazione calcistica italiana, la società che ha vinto il maggior numero di scudetti. I suoi giocatori hanno vinto tutto anche con la maglia della Nazionale italiana. La famiglia Agnelli si identifica da sempre con la Juventus. Andrea ha un grande ruolo ed una grande responsabilità, suo padre è stato presidente della FIGC. (Franco Carraro)
La Juventus è la società più strutturata tra quelle dove ho giocato. Dalla dirigenza ai tifosi, tutti hanno chiaro il ruolo. E i giocatori sanno di venire dopo l'istituzione. È una forza che permette al club di restare ai vertici. (Patrick Vieira)
La Juventus è qualcosa di diverso da tutto il resto. Quando sei fuori da quel mondo, senti sempre parlare della loro mentalità. Ti sembra un discorso finto, poi ci entri e capisci cosa vuol dire: è la storia che si tramanda. Devi vincere perché quelli prima di te lo hanno fatto e quelli dopo lo faranno. (Simone Pepe)
La Juventus è stata un esempio per il mio Manchester United. Facevo vedere ai miei giocatori le videocassette della squadra di Lippi e dicevo: non guardate la tattica o la tecnica, quella ce l'abbiamo anche noi, voi dovete imparare ad avere quella voglia di vincere. (Alex Ferguson)
La Juventus è stata una delle ragioni della mia vita. Amo questa squadra, questa società e questi colori. (Roberto Bettega)
La Juventus è storia, passione, orgoglio, sacrificio e vittoria. La Juventus è famiglia. La Juventus è più grande di tutto, di tutti, per sempre. (Giorgio Chiellini)
La Juventus è un'istituzione come nessun'altra nel mondo del calcio; la Vecchia Signora è un'icona nazionale dell'Italia in un modo che non ha eguali in tutta Europa. In Spagna, questa iconografia è complicata dalla rivalità tra il Madrid in Castiglia e il Barcellonacatalano; in termini inglesi, si potrebbe solo paragonare la Juventus a un'entità che combina il Liverpool e il Manchester United con l'Aston Villa di un tempo. Il Bayern Monaco, pur essendo stato fondato nel 1900, non ha tale storia, avendo vinto il titolo tedesco solo una volta prima del 1969. (Ed Vulliamy)
La Juventus è un altro mondo. [...] Ricordo che l'Avvocato mi diceva: "Mister, noi come Juve abbiamo il dovere di essere protagonisti, ma non l'obbligo di conquistare ogni volta lo scudetto". La Juventus è la Juventus. Ha uno stile e un equilibrio. A volte non ha comprato il giocatore perché non voleva offendere i cassaintegrati della Fiat. (Giovanni Trapattoni)
La Juventus è un avversario scomodo. È un mito del calcio europeo, è come il Real Madrid, ha storia e tradizione. (Jupp Heynckes)
La Juventus è un club abituato a vincere e la vittoria di un trofeo, anche se importante, viene subito archiviata. (Angelo Peruzzi)
La Juventus è un colpo di forbice, un taglio netto e profondo sulla pelle del tifo. O con lei o contro di lei. Solleva passioni, alleva rancori, semina invidie: che, non di rado, sono un tributo al merito. (Roberto Beccantini)
La Juventus è un grande club che onora l'Italia calcistica da sempre, in tutto il mondo, quindi è un fiore all'occhiello del calcio italiano.[fonte 4] (Antonello Valentini[7])
[Nel 1986] La Juventus è un po' come la Democrazia Cristiana: anche quando gioca male, sempre al vertice, un po' più in basso, un po' più in alto, ma è sempre al vertice. (Carlo Donat-Cattin)
La Juventus è un po' nel mio DNA, quindi la conosco bene. È come un drago a sette teste, gliene tagli una ma ne spunta sempre un'altra. Non molla mai, e la sua forza è nell'ambiente: il Piemonte è ancora un'isola felice, senza le tensioni di Milano e Roma, e i giocatori possono prepararsi al meglio (Giovanni Trapattoni).
La Juventus è uno stile di vita che ha attraversato, attraversa e continuerà ad attraversare i confini non solo di Torino, ma dell'Italia e dell'Europa, per emozionare i cuori di milioni di persone, anche nei momenti più difficili perchè è proprio in questi casi che si vede chi è davvero bianconero. Chi gioca per questa maglia deve amare questi colori, lottare per loro, essere pronto, se serve, a soffrire, puntando a una sola cosa. Sempre. La vittoria. (Fabrizio Ravanelli)
La Juventus è una società solida, incredibilmente forte con un DNA preciso: lì impari a capire, sin dal primo giorno, il significato della parola vittoria; rinnovando ad ogni allenamento la fame e la voglia di non mollare mai. (Emerson Ferreira da Rosa)
La Juventus è una società storica, non solo per quello che è stato nel suo palmarès e dei risultati fatti, perché così, a memoria d'uomo adesso [...] probabilmente un altro caso in giro per il mondo ci sarà, ma non sicuramente di questa importanza: questa incredibile appartenenza ad una stessa famiglia, col passare degli anni, delle generazioni e con, sempre, esponenti anche della famiglia [Agnelli] esposti in prima persona anche nei momenti magari più complicati sia della città di Torino, sia di famiglia; la FIAT, tutto ciò che ho enumerato, e ce n'è atto: questa è una storia più unica che rara. Insomma, è una eccellenza del Paese e non solo del calcio, questo potrebbe essere sicuro. (Giovanni Malagò)
La Juventus è universale, un patrimonio non soltanto calcistico, ma culturale e sociale. La Juventus è una storia infinita, sempre sospesa tra mito e modernità. La Juventus è il caleidoscopio dei suoi assi e delle sue conquiste, i presidenti e gli allenatori, le donne e gli uomini che, giorno dopo giorno, lavorano per costruirne i trionfi. La Juventus è il cuore dei suoi milioni di tifosi, sparsi in Italia e nel mondo. (Darwin Pastorin)
La Juventus era una squadra che non avevo mai amato e che probabilmente non amerò mai, [...]. La Juventus era un ambiente totalmente nuovo per me. Diverso. Non mi sono mai sentito a casa, mi sembrava di essere l'ingranaggio di una grande azienda. Per il sentimento, prego rivolgersi altrove. Sul lavoro tutto bene, fuori zero contatti. (Carlo Ancelotti)
La Juventus ha 10 milioni di amici su Facebook. La particolarità è che sono tutti arbitri. (Gene Gnocchi)
La Juventus ha significato per me cose grandiose, che mi pare persino di non poter mettere sulla carta. Vorrei che fosse chiara una cosa: noi calciatori siamo legati al nostro mestiere, che è poi la nostra vita. Chi segna il nostro mestiere con esperienze e insegnamenti, è legato a noi per la vita. (Umberto Colombo)
[Nel 1986] La Juventus ha vinto sempre, è il partito della maggioranza relativa, la squadra che ha più consenso, partito di governo. (Virginio Rognoni)
La Juventus mi ha dato tutto. Qui ho acquistato la mia mentalità vincente, quella che ti fa dire che ogni partita è una battaglia. Ho imparato ad essere esigente con me stesso e come affrontare e superare le difficoltà. (Pavel Nedvěd)
La Juventus non deve temere nessuno, devono essere gli avversari a temerla. Lo impone il nome, il peso della maglia bianconera non ha eguali nel mondo. (Stefano Tacconi)
La Juventus non è solo una squadra che vince tantissimo, è anche un movimento di pensiero, trasversale a tutte le classi sociali.[fonte 5] (Fabrizio Bocca)[3]
La Juventus non è soltanto una squadra di calcio, ma un modo di intendere la vita. (Italo Pietra)
La Juventus per me credo che rappresenti un punto fermo. Come la musica, come le amicizie, come i film belli. (Fabri Fibra)
[Nel 2023] La Juventus per me è l'insieme di identità, dedizione e vicinanza continue nel tempo per scrivere pagine di sport uniche. Ho l'onore e il privilegio di esserne il Capitano dall'inizio dell'avventura femminile, alzare trofei è il nostro unico obiettivo, seguendo e mettendo in campo sempre i tre valori cardine elencati. (Sara Gama)
La Juventus rispecchia il mio modo di pensare e vivere, Nonostante giocassi in una delle squadre più forti del mondo, la caratteristica dominante era il low profile: non eccedere nell'entusiasmo, non esagerare, nel bene e nel male. (Gianluca Pessotto)
La Juventus? Vincere gli scudetti in questo modo qui non è appagante a livello sportivo. Tanti campioni se ne sono andati e ora capisco perché. Mi fanno un po' pena, devono vincere aiutati. Non si tratta di un furto, vogliono vincere comunque senza fare gli sportivi. Non vogliono confrontarsi ad armi pari. Questa è una mentalità mafiosa per arrivare a qualcosa non attraverso la strada normale ma attraverso scorciatoie. (Oliviero Toscani)
La Juventus vuole dire vittoria. Ecco il modo più semplice per spiegare la Juve, l'ho detto tante volte in Inghilterra quando mi chiedevano di raccontare il mio periodo italiano e io non avevo tanta voglia di parlare. È semplice, dicevo, alla Juventus si vince. (John Charles)
La maledizione di essere juventini. [...] Perché sarà una maledizione? E da quando? In realtà da sempre, o da quasi sempre. Accade spesso che la Juventus abbia vinto partite all'ultimo minuto, e che le abbia vinte su rigore; e che il rigore dai tifosi della squadra avversaria sia fortemente contestato è la quasi normalità [...]. C'è chi prende a pretesto ogni fischio, compreso quello del capostazione, per invocare «rigore per la Juve». Non si sentono che fischi. Tutti i fischi hanno un'unica destinazione, un senso unico: assegnare la vittoria alla Juventus ad ogni costo. C'è qualcosa di paradossale su questa ironica o furiosa reazione: c'è sempre stata, ora ha raggiunto un diapason. Tifare per la Juve è diventato difficile, quasi impossibile. Vista dal di fuori la faccenda è anche buffa, il tifoso bianconero — per sfuggire agli sfottò — dovrebbe andare in giro travestito, nascondersi, non pronunciarsi. Non dovrebbe andare allo stadio, di sicuro non in quelli delle avversarie. (Franco Cordelli)
[«Cosa ti ha colpito di più alla Juve?»] La mentalità vincente che si respira. Quando sei dentro lo percepisci a pieno. Te ne rendi conto subito. A livello di professionalità e di organizzazione, poi, è tutto di una perfezione inaudita e di alto livello. (Daniele Rugani)
La mentalità vincente dei bianconeri è una delle altre cose immutabili e, in fondo, quello che noi romanisti gli abbiamo sempre invidiato. (Paulo Roberto Falcão)
La mia Juventus. I migliori anni della nostra vita. Accogliente, severa, esigente e orgogliosamente unica. Un tempo indimenticabile, come i suoi protagonisti. Che nostalgia dell'ironia raffinata dell'Avvocato che con una battuta riusciva a ridarti coraggio e del rigore affettuoso ma inflessibile di Boniperti padre giusto e duro. Una famiglia che non ti abbandona anche quando decidi di volare altrove. (Marco Tardelli)
La odio ma solo perché è stata la squadra che mi ha fatto impazzire di più in Italia. Non riuscivo quasi mai a batterla e questa cosa mi ha fatto impazzire. (Júlio César Soares Espíndola)
La prima volta che da ragazzino sono andato in sede alla Juventus, che era situata in piazza San Carlo al di sopra del caffè Torino, ho avuto il piacere di incontrare i fondatori del club. Uno di loro, il commendatore Zambelli, si è avvicinato dicendomi che dovevo alzarmi in piedi e salutarlo in maniera più formale. Questo fa capire come era la Juve in quegli anni, prima di tutto veniva l'educazione. (Carlo Dell'Omodarme)
La società più società, la squadra più squadra. (Carlo Mazzone)
La sudditanza psicologica esiste. Sulla Juve occorre fare una valutazione generale: tutto quello che ha vinto nel calcio italiano non è proporzionale a quello che ha vinto all'estero. Ed è un qualcosa che fa riflettere... (Morgan De Sanctis)
La Vecchia Signora è uno dei più grandi club d'Europa, è più di un club, se preferite. Io uso molto la Juventus quando parlo ai giocatori, allo staff, a miei amici per chiarire un concetto. «Sì», dico, «il calcio è uno sport, ma alla Juventus è uno sport per uomini». (Slaven Bilić)
Lasciando perdere le passioni, se la Juventus sta bene il calcio italiano sta bene. (Marino Bartoletti)
Lascio la sede [...] dopo aver respirato per l'ennesima volta l'atmosfera bianconera, piena del fragrante profumo del successo, che è il succo della filosofia del club e che, insieme con lo stile, è il distintivo che la Signora non si toglie mai. (Angelo Caroli)
Lo dice la storia: non può essere Juventus senza Agnelli, non c'è Agnelli senza Juventus. (Mario Pennacchia)
Loro come noi, due gambe e undici giocatori in campo. Più di noi hanno solo le Fiat. (Vujadin Boškov)
Mentre le rivali ricostruiscono stagione dopo stagione, la forza dei bianconeri è quella, invece, di aggiungere qualità. La continuità è difficile da trovare e quando la trovi fa aumentare inevitabilmente il divario. (Paolo De Ceglie)
Mi hanno insegnato che un giocatore deve sempre pensare alla vittoria. Quando sei in un'altra squadra magari sei portato alcune volte ad accontentarti, alla Juve non puoi. (Marco Marchionni)
Mi mancano le sfide con la Juventus. Mi sono sempre piaciute, non importa con che maglia la affronti quando giochi contro la Juventus ci sono sempre motivazioni speciali, giochi contro la storia, la tradizione, milioni di tifosi... (Ronaldo)
Molti scudetti juventini sono dipesi dalle prodezze dei fratelli Hansen e di Praest, di Charles e Sívori, di Platini e Boniek. Ma dietro di loro c'erano solide difese tutte italiane, le dure fatiche di umili, ma indispensabili gregari come Emoli, Colombo o Furino, le geniali ispirazioni a centrocampo di Boniperti, o addirittura un blocco di sette giocatori capaci di vincere in maglia azzurra la Coppa del Mondo in Spagna. E, dunque, chi tifava Juventus, trepidava e gioiva per una squadra di buon tessuto italiano, con il fiore all'occhiello di un paio di campioni stranieri, e godeva per uno scudetto che, per nove undicesimi, era il prodotto di un lavoro autoctono. Anche per questo la squadra bianconera è diventata "la fidanzata d'Italia", oltre che un simbolo di Torino, quanto e talvolta perfino più della Fiat, e un valore aggiunto dell'immagine della famiglia Agnelli. (Paolo Garimberti)
Nei miei anni di Juve ci sono dentro tantissime emozioni ma se devo indicare un momento, non posso che ricordare l'Inaugurazione dello stadio. Ho visto e sentito tutta la storia della Juventus passata e presente. Ho provato un'emozione unica, che mi è rimasta dentro, un senso di responsabilità nel vestire questa maglia. Ho sentito la storia di una famiglia. (Andrea Barzagli)
[Sulla Juventus della seconda metà degli anni 1990] Nella mia carriera non ho mai trovato un avversario così superiore a noi. Non ho mai visto una squadra così forte. (Louis van Gaal)
[Rispondendo a chi chiedeva nel 1999: «La Juve degli anni Novanta ha provato a imitarvi?»] No, no. Loro vincevano, e tanto, anche prima di noi. Diciamo che con l'avvento di Berlusconi siamo riusciti a portarci sugli alti livelli e ci siamo rimasti a lungo. La Juve è sempre stata un esempio per tutti. Le qualità che mantiene nel tempo sono la serietà e la continuità nei successi, altrimenti non avrebbe collezionato 25 scudetti nella sua lunga storia. (Franco Baresi)
Non ci son stati aiuti o cose che si vuol far passare, la Juve era talmente più forte delle altre che vinceva gli scudetti indipendentemente da tutto. (Antonio Cassano)
Non sono solo un tifoso mi sento un suo amante. Con la Juve sono cresciuto, lì ho passato gli anni più belli della mia vita. Ho dato il meglio di me e a volte, con grande incoscienza, sono anche andato oltre. (Antonio Cabrini)
[Cosa le viene in mente sentendo la parola "Juventus"?] Notti incredibili, campioni unici. Per anni questa era "la" partita in Europa: Zidane vs Beckham, Del Piero vs Giggs. Ho un rimpianto: ho segnato a moltissime squadre, ma mai alla grande Juve! Ferguson la trattava con rispetto incredibile. A casa mia ho tante di quelle maglie bianconere: da Torricelli a Conte e Montero. A proposito, la prima volta al Delle Alpi, nel 1996, Sir Alex mi disse di concentrarmi su di lui, Montero: dovevo farmi prendere a calci, così Cantona avrebbe avuto spazio. Non funzionò: 1-0 per loro, gol di Bokšić. Oggi mia figlia tifa Juve per un semplice motivo: Andrea Pirlo... (Ole Gunnar Solskjær)
Orgoglio infinito, la Juventus è la mia patria. (Enrico Canfari)
[Sulla Juventus allenata da Marcello Lippi durante la seconda metà degli anni 1990] Per me è, insieme al Milan di Arrigo Sacchi dei primi anni '90 e allo United che vinse il double nel 1993-94, la squadra che ha avuto il maggior influsso su come credo che il gioco debba essere praticato. (Gary Neville)
Per noi juventini vincere in Europa ha sempre un sapore speciale, cresciuti come siamo con l'incubo di essere i padroni in casa e dei nessuno fuori. (Linus)
[Se la Juve fosse uno scrittore, forse sarebbe Ariosto] perché è una squadra classica, e se occorre non poco furiosa.[fonte 6] (Paolo Bertinetti[8])
Personalmente sono molto riconoscente alla Juventus. Quando andai dal medico l'ultima volta, lui mi parlò a lungo dello scudetto appena conquistato e del futuro roseo che l'attendeva. Ricordò le prodezze di Galderisi, la sicurezza di Scirea, l'eleganza di Bettega, la sapienza di Furino, l'aggressività di Gentile, le gesta di Tardelli, la dolcezza di Paolo Rossi. Insomma mi vasectomizzò senza che me ne accorgessi. (Beppe Viola)
[«Se la Juve fosse un film, che genere sarebbe secondo te?»] Probabilmente un film d'avventura. Quel tipo di avventura che ti dà la carica e la motivazione, ti mantiene vivo e predisposto a fare sempre un passo in più. Se sei un club come la Juve, crei attese nei tifosi, per questo devi spingerti sempre oltre. Così si tagliano i grandi traguardi. (Daniel Alves)
Qual è la prima cosa che ho percepito nello spogliatoio della Juventus? La mentalità del lavoro. Penso che è questa l'impressione che ho avuto. Qua si lavora tanto a 360 gradi, puntando sulla prestazione al massimo. Quindi è quella la mentalità che c'è in questo ambiente. (Hernanes)
Qualsiasi cliché che ogni nuovo giocatore della Juve racconta sulla cultura della vittoria è vero! Dall'allenatore, al fisioterapia, al personale della cucina... tutti vogliono solo vincere. Questo è tutto. È un'ossessione. Ed è così anche per me adesso. (Federico Bernardeschi)
Qualsiasi cosa accada mi sentirò sempre juventino. Ho i colori bianconeri nel sangue. (Pietro Rava)
Quando abbiamo giocato per la prima volta la Champions League loro erano la squadra migliore, loro erano quelli che aspiravamo a essere. (Ryan Giggs)
Quando arrivai a Torino ero convinto di essere pronto, invece trovai una realtà non uno, ma tre livelli superiori a quanto mi aspettassi. Per concentrazione, professionalità e dedizione al lavoro erano troppo avanti. Adesso è normale trovare queste componenti nei grandi club, ma la Juve ce le aveva già vent'anni fa. Ferrara e Conte, ad esempio, avevano fatto la storia, eppure erano sempre in discussione. Vedevi la loro mentalità nel volersi riconfermare ogni giorno, con il sorriso sulle labbra. Grazie a loro, alla Juventus, ai suoi principi, nei futuri momenti di difficoltà continuai ad allenarmi in un certo modo e a reagire. Non a caso, quando per il calcio italiano ero ormai finito, da Bologna in poi feci altri 7 anni ad altissimo livello. (Marco Di Vaio).
[Nel 2009] Quando la Juve era gestita da Moggi non mi è mai piaciuta, l'ho detto pubblicamente e ho avuto ragione, purtroppo. Un club di rango non meritava la B. Ora con i nuovi dirigenti, soprattutto con Blanc, c'è molta cordialità e amicizia. (Karl-Heinz Rummenigge)
Quando penso alla Juventus, questo mi riporta subito alla mente ricordi appassionati, che inducono a riflettere, del mio tempo al Manchester United durante la metà degli anni 1990, quando stavamo crescendo come squadra ed imparando tutto su come ottenere successo in Champions League. La Juventus era il punto di riferimento in virtù delle tre finali consecutive raggiunte dalla squadra di Marcello Lippi in quel periodo, e li abbiamo affrontati ben otto volte nel giro di sette anni. Ci siamo misurati contro di loro e considero ancora la squadra di Alessandro Del Piero, Zinedine Zidane, Alen Boksic e Didier Deschamps come la migliore che abbia mai affrontato. Avevano tutto quello che mi piacerebbe avere nella mia squadra. (Gary Neville)
Quando sei abituato a vincere, appena cadi ti fai male. [...] Noi siamo la Juventus e il nostro obiettivo deve sempre essere quello di giocare per vincere e quando non ci riesci devi rimboccarti le maniche e continuare a lavorare. (Cristiana Girelli)
Quando sei la Juve del secondo o terzo posto non te ne fai nulla. (David Trezeguet)
Quando si arriva alla Juventus, è la Juventus a sceglierti, e non viceversa. (Wojciech Szczęsny)
Quando si dice «il giocatore viene preso dalla Juventus» significa anche caricarlo di responsabilità. Quando si dice «la maglia della Juventus è pesante» significa capire che dietro quella maglia c'è una storia fatta di un palmarès ricco di successi e, quindi, questo giocatore deve essere uno degli interpreti per arrivare ancora a riportare ad ulteriori successi. (Giuseppe Marotta)
Quando sono arrivato alla Juve, ero arrivato in un posto dove volevo essere, che non è una squadra di calcio, è un'azienda. [...] È difficile avere nel mondo del calcio un approccio così. C'è la società, ci sono i ruoli. E chi non li rispetta o non si adegua deve subire le sanzioni dai superiori. A me questo tipo atteggiamento piace molto, perché tutti devono rispettare le regole. (Hernanes)
Quando vinceva la Juve vinceva la storia. (Mario Soldati)
Questa è una cosa che mi ha sorpreso tanto quando sono arrivato qui: alla Juventus non c'è nessuno nello spogliatoio che si sente più importante, neppure chi è stato campione del mondo ed è una leggenda del calcio. Qui vai a mangiare con tutti, parli con tutti, fanno una vita normale. (Álvaro Morata)
Questa è una squadra che non molla, questa è una squadra che ci crede sempre anche quando sembra essere tutto contro, anche quando i giocatori non sono in forma [...]. Se questa squadra non è una grande squadra io mi domando quali siano le grandi squadre! È una squadra che quando sente l'odore del sangue azzanna la preda, non le concede scampo. (Francesco Repice)
[Nel 2014, «cosa rappresenta oggi la Juve?»] Quella che è sempre stata, un misto di arroganza, potere, di forza da tirare fuori sempre al momento giusto. (Aldo Agroppi)
Quello dei soldatini è un marchio che ha sempre avuto la Juve e forse è anche vero. Però bisogna vedere che connotazione si dà alla cosa. Sicuramente la Juve crede sia giusto fare così per ottenere il massimo, per altri può essere un fatto negativo. Io, per esempio, non ho voluto fare il soldatino e sono andato via.[9] (Fabrizio Miccoli)
Quello della Juventus è stato il primo grande mito fuori del campo politico, sociale, ecc. che il Nord abbia offerto, oltre che a sé stesso, anche al Mezzogiorno: un tipo di mito attinente ai giusti e al costume di una moderna società di massa, per cui il Mezzogiorno era solito guardare fino allora alle cronache e al cinema americano. (Giuseppe Galasso)
Qui alla Juve c'è un'unità di intenti difficile da spiegare. C'è e basta. La percepisci subito, al tuo arrivo. (Stefano Sturaro)
Qui bisogna lottare sempre e quando sembra che tutto sia perduto, crederci ancora, la Juve non si arrende mai. (Omar Sívori)
Qui ho trovato una società speciale: ti viene spiegato che devi lavorare sempre, per l'obiettivo della vittoria, e anche per i tuoi compagni. Questa mentalità vincente, e il sacrificio per la squadra sono cose molto belle, perché vedo che tutti noi siamo pronti a dare una mano, a lavorare per il gruppo e il collettivo. (Juan Cuadrado)
Ricordo me bambina al Delle Alpi a farmi sventolare gli occhi di bianco e nero. Ricordo una telefonata in cui mi si chiede: "vuoi giocare nella Juventus" ed io sconvolta e incredula che domando: "ma la Juve quella vera?" Mi hanno detto di aver segnato il primo gol della storia della Juventus Women, ma io non me ne sono accorta perché quando ho visto la maglia appesa in spogliatoio col mio nome non ci ho capito più nulla. La Juventus è il presente che continua a farsi strada, facendomi innamorare ogni istante come fosse la prima volta. Far parte della Juventus vuol dire avere l'ambizione di essere ogni giorno la migliore versione di se stessi. Ed io posso esserlo solo se ho la Juventus con me. (Martina Rosucci)
Sapevo che la Juventus era un grande club con una tradizione fantastica alle spalle, ma finché non lo vivi non ti rendi conto di quanto l'organizzazione sia perfetta e di quanto la mentalità e il temperamento siano unici. (Mario Mandžukić)
Se è vero che il calcio è una trasposizione della religione o della politica e fa dunque riferimento comunque a una fede trascendente o laica che sia, la Juve è la religione più diffusa o il partito di maggioranza.[fonte 7] (Fabrizio Bocca)[3]
[Nel 1986] Se scriviamo Juventus, intendiamo la squadra di calcio sorta nel 1897 a Torino, città incubatrice delle più grandi novità del costume italiano, dall'automobile al cinema al pallone. Promotori, alcuni studenti del ginnasio D'Azeglio, classe terza e quarta. La società nacque su una panchina di corso Re Umberto (le panchine sono sempre cariche di destino, nelle vicende del calcio), luogo di riunione di questi ragazzi della buona borghesia torinese che, affascinati dell'esotico gioco appena importato dall'Inghilterra, racimolarono le sessanta lire, cifra vertiginosa, necessarie per acquistare un pallone. Poi discussero sul nome da dare al club. I classicheggianti proposero un nome che fosse anche un blasone culturale, Juventus [...]. Per dare maggiore specificità alla ragione sociale, Sport Club fu mutato in Football Club Juventus, e da quasi novant'anni questo latino ogni domenica riempie i cuori e le bocche di milioni di tifosi, e ne manda in bestia altrettanti, segno, direbbe l'autore del Cinque Maggio «d'inestinguibil odio / e d'indomato amor». (Cesare Marchi)
Se una squadra di calcio vince tutto per settant'anni e ha alle spalle un gigante industriale, non ha bisogno di chiedere dei favori perché tutti sono pronti a farglieli, si crea un tale incantamento che i tifosi, la gente comune se ne fa un'immagine diversa e migliore di quella reale, un'immagine superiore persino alla lotta di classe, con il Togliatti juventino, e il siciliano Anastasi diventato l'idolo degli operai piemontesi del Lingotto. Ma la fame dell'oro era già forte nella Juventus del quinquennio dei cinque campionati consecutivi vinti. Ricordo un allenatore austriaco, Sturmer, mi pare, che quando andai a Torino per fare un provino alla Juventus si informava del mio rapporto con il denaro, mi metteva in guardia dal diventare avido come il terzino Rava o come i sudamericani Monti e Cesarini, ma io non capivo di che parlasse: la Juventus per un ragazzo di provincia era un sogno, una riunione di tutte le virtù sportive e civili. (Giorgio Bocca)
Senza [la famiglia] Agnelli non puo essere mai la Juve. (Enrico Craveri)
Si avverte immediatamente la voglia di vincere che c'è nell'ambiente Juventus. È una mentalità che ti pervade, sin dai primi giorni in cui entri a far parte del gruppo. (Mattia De Sciglio)
Si consolava pensando che quando andava all'università, a Pisa, un suo amico siciliano, del quale tutto si poteva dire tranne che facesse distinzioni razziste, in un momento di ebrietas aveva tracciato «l'identikit del perfetto idiota»: e tra le altre caratteristiche fondamentali, che Massimo non ricordava, doveva essere ingegnere, juventino e calabrese. (Marco Malvaldi)
[Sul ruolo della Juventus nel calcio italiano] Siamo tipo il meridiano di Greenwich. Pure i punti in classifica si contano a partire dallo JCS (Juventus Current Score). [...] Se finisci il campionato a +1JCS hai comunque vinto. (Andrea Sarubbi)
Significa emozione, orgoglio, voglia di combattere, identificazione con una storia. La Juve si sceglie, non è la squadra del gonfalone, del municipio, della città. È un innamoramento che dura nel tempo. (Pierluigi Battista)
Sono stato a contatto con campioni dallo spessore tecnico e umano con pochi eguali, da cui ho imparato soprattutto cosa significhi "dover vincere". La Juventus è uno stato mentale. (Mattia Perin)
Stare alla Juve era come lavorare alla FIAT. Risultati, ordine, disciplina. (Dino Zoff)
Stare alla Juventus è come fare parte di una famiglia, e lo si vede soprattutto in campo da come si lotta per la squadra. Non ho mai visto nessuno tirarsi indietro, c'è coesione anche al di fuori del campo. (Juan Cuadrado)
Torino è stata casa mia, la Juve è stata una scuola di vita che mi ha insegnato tanto. (Carlo Dell'Omodarme)
Tutti nasciamo spontaneamente virtuosi, intelligenti, liberali e juventini. Taluni, poi, crescendo si corrompono e diventano imbecilli, interisti o milanisti. (Luigi Einaudi)
Tutti si lamentano con la Juve? Perché sembra che è quella che comanda più di tutti. Per me resta un riferimento, ha una sua storia personale e la si deve rispettare. Ha sempre fatto cose importanti, gradite e non gradite. Quelli che ne parlano male lo fanno perché so' invidiosi... (Carlo Mazzone)
[La Juventus rappresenta] un esempio di conduzione aziendale, una squadra e società con un DNA vincente. (Giuseppe Bruscolotti)
Un paio di anni fa sono quasi andato alla Juve. La gente mi aveva parlato di Torino e aveva detto questo e quest'altro e che Milano sarebbe più piacevole. Ho detto: io non vado per i dannati negozi; me ne vado perché si tratta della Juventus. (Roy Keane)
Una grande tradizione. Una società straordinaria. È sicuramente uno dei top club al mondo. Queste sono le prime cose che mi vengono in mente pensando alla Juventus. Un club che ha avuto tantissimi grandi giocatori nel corso degli anni, molti vincitori di Coppe dei Campioni e Champions League. È in generale una delle migliori squadre al mondo. (Gary Lineker)
Una società che ha fatto la storia di tutti badando soprattutto alla sua. (Roberto Beccantini)
Uno dei club più ammirati e cari perché, senza alcun dubbio, la Juventus è sinonimo di grandezza, di tradizione, di successi e d'orgoglio. (Florentino Pérez)
Va bene diventare sportivi, si capisce, ma sempre nella speranza che la Juve perda. (Mario Giordano)
Vedere un gruppo sempre positivo, che ha voglia di arrivare a grandi obiettivi, al di là del fatto di poter giocare o meno, ti trascina. [...] Qualsiasi giocatore che indossi la maglia della Juventus preferisce giocare meno partite ma vincere alla fine dell'anno, piuttosto che giocarle tutte ma non vincere nulla. (Claudio Marchisio)
[Nel 2003] Ventisette motivi per cui un interista deve accettare la Juventus. 1 Perché c'è. 2 Perché, se non ci fosse, bisognerebbe inventarla. Altrimenti chi potremmo invidiare/detestare/sospettare (a seconda delle circostanze)? [...] 5 Perché quelle due Coppe Campioni sono state così malinconiche (1985 e 1996, entrambe dal dischetto del rigore) che adesso potrebbe anche vincere una come si deve. [...] 8 Perché, senza la Juventus, ogni saga calcistico-letteraria risulterebbe incompleta. Ricapitolando. La Juve è Voldemort (l'Inter Harry Potter, il Milan Draco Malfoy). La Juve è Sauron (l'Inter Frodo Baggins, il Milan l'elfo Legolas). La Juve è il Lato Oscuro della Forza (l'Inter Obi-Wan Kenobi, il Milan Joda, che deve avere l'età di Rivaldo). 9 Perché indossa una divisa carceraria, ma lo fa con noncuranza. [...] 16 Perché, insieme al cioccolato e a Macario, la Juve è una delle poche cose che riesce a far sorridere certi piemontesi. 17 Perché ha riempito l'Italia di tifosi (dieci milioni!). Dicono che ce ne sia qualcuno anche a Torino, ma la notizia è in attesa di conferma. [...] 24 Perché Scirea era Scirea. (Beppe Severgnini)
Vivere la Juventus è un'emozione che si rinnova ogni giorno, da anni. Per me è sempre stato un onore e un responsabilità guidare questi colori, vedere crescere giovani talenti, raggiungere gli obiettivi in campo, vincere trofei e regalare gioie ai tifosi. Un'esperienza che ti segna per la vita, in cui la Famiglia Agnelli ha sempre saputo far sentire la sua presenza, discreta ma costante. (Massimiliano Allegri)
[Sul legame tra la Juventus e la famiglia Agnelli nel 2012] A me quello che fa piacere ricordare è pensare a come la storia di questa società si intreccia con la storia della mia Famiglia: dal 1923 è con la nostra Famiglia questa società e ne fa il più vecchio franchise posseduto dalla Famiglia di qualsiasi sport, in tutto il mondo.
Chi lavora per la Juventus deve avere ben presente che noi gioiamo solo al raggiungimento dell'obiettivo finale, e quindi il risultato finale e quindi il trofeo, non la singola partita; la singola partita è una mentalità che non ci deve appartenere.
È celebre una frase dell'Avvocato in passato: «Forse uno dei fattori che ha aiutato la Juventus a diventare la squadra più tifata in Italia, è il fatto che al suo nome non avesse legato il nome di una città, permettendole automaticamente di non essere legata, e di raggiungere un gruppo che non deve sentirsi necessariamente legato ad un territorio». A me però piace ricordare l'opposto: che quando andiamo in Europa, quando si parla di Juventus, si parla di Juventus Turin, quindi si lega automaticamente quello che è il nome della squadra al nome della città. Quindi quello che per noi è importante è portare più in alto possibile il nome della nostra società che è comunque profondamente legato al nome della città. Poi da ultimo, quale che sia l'effetto, quale che sia la riconoscibilità, quando alla fine conquistiamo un trofeo, questo trofeo a Torino deve venire, quindi questo ci lega alla città.
Juventus è conosciuta come "la fidanzata d'Italia". È probabilmente la donna con cui ognuno vorrebbe stare.
Juventus e FIAT sono le due maggiori proprietà che abbiamo. [...] Juventus e FIAT sono i comuni denominatori della storia della [nostra] famiglia.
L'emozione Juventus è sempre rivolta al domani, la gioia più bella è quella che deve venire.
[Nel 2021] [...] un significato della vita del quale mi sono imbattuto di recente, che è stata una definizione di Oriana Fallaci, [è] che secondo lei i sensi della vita sono quattro, e secondo me si rispecchiano perfettamente nelle persone che operano per la Juventus e fanno questo mestiere, e sono amare, lottare, soffrire e vincere. Dobbiamo amare la Juventus, dobbiamo lottare per la Juventus, sappiamo che dobbiamo soffrire per la Juventus ma, soprattutto, sappiamo che dobbiamo vincere per la Juventus.
La Juventus è più grande di ogni uomo che la potrà mai guidare.
[Rispondendo a Carlo Genta nel 2020] Vorrei solo eliminare un principio: non è chi vuol vincere è allegriano, chi vuol vincere è juventino [...] Il dogma juventino, vincere.
È abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società.
[Nel 1986] I risultati ottenuti dalla Juventus sono dovuti sopratutto all'organizzazione, a un severissimo lavoro di ricerca e di selezione di talenti giovani più che a colpi di mercato audaci.
Io considero di essere stato per il passato... non mi piace la parola «mecenate», infine un supporter della Juventus che ha avuto la possibilità d'aiutarla.
Juventus vuol dire gioventù. Gioventù vuol dire essere proiettati verso il futuro. Il suo passato è ricco di gloria, ma con il nome che porta è al futuro che si deve guardare.
La Juventus è la compagna della mia vita, soprattutto un'emozione. Accade quando vedo entrare quelle maglie in campo. Mi emoziono persino quando leggo sul giornale la lettera J in qualche titolo. Subito penso alla Juve.
La Juve è per me l'amore di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d'amore.
La Juventus rappresenta, per chi ama la Juventus, una passione, uno svago... e qualche cosa la domenica. Noi abbiamo cercato di dare a loro il migliore spettacolo possibile e anche molte soddisfazioni.
Nei momenti difficili, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, e questo è il motivo per cui la Juventus ha vinto anche oggi.
Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda. Una leggenda che è sorta in un liceo di Torino e che ha finito per conquistare nove, dieci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all'estero con un nome, una maglia e dei colori conosciuti in tutto il mondo.
[Rispondendo a chi chiedeva: «Vinca la Juve o vinca il migliore?»] Sono fortunato, spesso le due cose coincidono.
È sempre un'emozione quando mi chiedono di parlare della Juventus. Perché significa non solo ripensare ai tanti successi sportivi, ma è ripercorrere un viaggio nella memoria, sul filo di tanti ricordi personali e della mia famiglia che si intrecciano da 75 anni con la storia di questa squadra di calcio. La società bianconera ha un modo particolare di leggere la storia: una storia di cambiamenti radicali e profondi, che investono la città in cui nasce e vive la Juventus, Torino, i suoi abitanti e milioni di tifosi in Italia e nel mondo, storia di costume e di abitudini. E poi di emozioni. Perché, la Juventus è stata, è e sarà sempre una squadra di calcio. Ed è un piacere immenso ricordare che tutto «il meglio» del calcio è passato dalla Juve, rivedere le tante partite «storiche» per rivivere, così, l'emozione di quegli attimi.
La Juventus appartiene all'Italia proprio perché appartiene a Torino. Crescendo, da torinese la Juventus è diventata italiana, ha trovato e conquistato ovunque tifo, affetto, credibilità.
La Juventus è un modo di essere, di esprimersi e di emozionarsi, vivere insieme a tanti altri la stessa passione per il calcio, possibilmente per il bel calcio. Una passione che ha unito e unisce persone di città, condizione sociali, fedi politiche diversissime... Ieri in Italia, oggi in tutto il mondo.
Cara Signora, mi tolgo il cappello | il suo nome è una stella nella curva del cielo | il suo nome rimbomba della terra alla luna. | Mi vesto a festa, lancio i coriandoli | il suo nome è un nome | che si legge anche Torino. | Il suo nome è una montagna | di tanti scudetti, | agli altri la manfrina, una lacrima, un peto. | Il suo nome è il migliore, il suo nome è il più forte. | Tu dici: sono gob. E gli altri: sono morto. | Il suo nome si allunga, | si contorce in un lamento | ma resta l'idea in tutte le genti. | Si restringe, si allunga, fa eco rotondo | che perda che vinca tra i primi del mondo. | Juventus, gridano, | o Goba o Madama, | sei forte, sei cattiva, fai girare le scatole. | Ma un'altra non c'è | e nessuno è stanco | di soffrire e cantare il tuo nero e il tuo bianco.
Come la Mole Antonelliana o la Tour Eiffel, come l'Arco di Tito o la milanese piazza del Duomo, la Juve è, a suo modo, un monumento che deve saper mantenere intatta la propria identità.
JUVE, JUVE La Vecchia Signora, la Madama, la Signora Omicidi, Juve primo amore, la Fidanzata d'Italia, l'ambasciatrice d'Italia, il miglior «sponsor» per Torino e l'entità piemontese: sono soltanto i più noti nomignoli e definizioni che hanno etichettato il Football Club Juventus, una realtà sportiva, sociale e umana di ormai quasi centenaria storia, una «identità» di stile e di opere che non trova riscontri nella Penisola.
Mille società sportive, piccole e grandi, si cancellano a vicenda perché il loro modo di essere era dilettantesco fin dalle origini, viveva d'emotività, di risultati, di traguardi miracolosamente raggiunti, di sfide occasionali. La Juventus: mai. Gioca nel tempo. Il suo «valore» non è in un titolo in più o in meno, ma nella durata.
Quando dici Juventus sei conosciuto da Helsinki a Melbourne, dal Canada al Pakistan. Ed è questa 'identità' che diventa biglietto da visita internazionale...
Si scrive Juventus si pronuncia scudetto. «Vincere sempre, e con classe» è l'imperativo categorico della Signora. Nata come seleção della borghesia torinese, via via è assurta a modello: una riserva dov'è vietato illudersi, dove giocare fa rima con lavorare, dove la vocazione ha il sigillo della professione. È un carattere di ferro la fidanzata d'Italia. Dentro lo stile, c'è lo stiletto.
[La Juventus è] un complesso di forze vestito d'eleganza. È come una struttura. Certe volte sembra una scultura di quelle infinitamente moderne con qualunque tocco liberty.
Fin dalla sua fondazione la Juventus è stata depositaria di un'estetica assai particolare, in campo e fuori, capace di sintetizzare la componente aristocratica e quella elitaria, la nobiltà con il popolare, il portamento signorile al sudore proletario.
E poi, a ben vedere, in diversi casi l'undici bianconero dimostra palesi coincidenze con gli accadimenti del tempo: non è stata forse beat, imprevedibile e senza leader la Juve di Heriberto Herrera, vittoriosa nel 1967, quasi un anticipo estetico del '68? E l'italianissima e muscolare compagine del Trap, vittoriosa a Bilbao nel 1977, una Juventus resistente e tenace, come era necessario in quegli anni tragici? Oppure, lo straordinario gruppo di fenomeni messo insieme dopo i mondiali del 1982, sulla strada della globalizzazione e del superamento delle frontiere, che prese il via proprio negli anni Ottanta?
Un vecchio luogo comune vorrebbe la nostra squadra meno amata nella sua città, così come un'altrettanta abusata diceria coniuga il tremendismo atletico e agonistico all'altra squadra, carattere forse presente un tempo, non certo negli ultimi vent'anni, quando invece grinta e determinazione in campo, di non mollare, di giocarsela fino all'ultimo istante, sono tipici tratti della juventinità. A Torino, invece, si respira Juventus un po' dovunque: la panchina di corso Re Umberto, il Liceo d'Azeglio, le varie sedi (Galleria San Federico, piazza Crimea e ora corso Galileo Ferraris), gli stadi (da Piazza d'Armi al Comunale, dal Campo Combi al Delle Alpi che in molti cominciamo a rimpiangere), e poi le strade, i quartieri, da Mirafiori alla collina, da San Paolo alla Crocetta, c'è tanta Juve nella storia della capitale sabauda, un percorso che attraversa, decennio dopo decennio, l'arte e la cultura del Novecento.
C'è un'eleganza che non è deliberata, ma che si acquisisce o s'interpreta una volta che viene indossata quella meravigliosa divisa [bianconera].
[Nel dicembre 1976] Ci sono un odio e una gelosia nei nostri riguardi che mi spaventano, e che mi fanno riflettere sul divario fra la passione folkloristlca di ieri e la rabbia devastatrice di oggi.
[Nel giugno 1977] I tempi sono cambiati. La Juventus non è più la squadra dell'aristocrazia, tifano per la Juventus anche gli operai della Fiat.
Juventini si nasce: il mio è stato il primo distintivo bianconero circolato a Barengo quand'ero ancora un ragazzino e giocavo nel Momo. Ma juventini si può anche diventare: quando si decide che non si vuole più soffrire troppo!
[Sul «pragmatismo» della Juventus] La Juve degli Agnelli e della FIAT: di qui il concetto di fabrica, di produzione, assemblare e vincere l'utile preposto al dilettevole. Un marchio che, credo, ho contribuito a imporre.
La Juve è una fede che continua a essermi appiccicata addosso. Sono da compatire quelli che tifano per altri colori, perché hanno scelto di soffrire. Sembrava una battuta, invece lo pensavo e lo penso tutt'ora.
La Juve, il sogno della mia vita. La sognavo davvero. Perché io, che portavo all'occhiello il distintivo bianconero, avevo in quegli anni un solo desiderio: giocare una partita di serie A con la maglia bianconera. Me ne sarebbe bastata una, ero sicuro, per essere felice per sempre. È andata meglio: in campionato ne ho giocate 444. Ho fatto la mia parte senza sacrifici. Perché ho dato quello che avevo dentro. Sono un uomo felice.
La Juve non è soltanto la squadra del mio cuore. È il mio cuore.
[«Perché la Juve è così antipatica»] Lo è adesso, lo era quando la dirigevo io, lo sarà in futuro. L'invidia rappresenta una medaglia al valore. E comunque se mezza Italia tifa Juve, ci andrei piano con le etichette. Di sicuro, è una società che divide. O con lei o contro di lei. La sua forza, il suo fascino.
Questa è la Juve, arrivare secondi è una tragedia.
Il calcio italiano non può fare a meno di una Juventus di vertice. Il resto è favola.
Io credo che uno dei segreti dei successi juventini, sia proprio questa «demonizzazione» che dei bianconeri fanno le tifoserie avversarie. La Juve può essere battuta [...] se la si affronta senza complessi. Ma quando è lei a vincere, non si può liquidare la questione, dicendo che era tutto prestabilito nelle alte sfere.
L'unica reale colpa della Juventus sta nei suoi [...] scudetti vinti, nell'abituale leadership esercitata sui campionati, sicché quella che per ogni altra squadra di vertice è una normalissima pausa di riflessione, un'annata di transizione fra vecchi e futuri successi, nel caso della Juventus diventa un'accusa infamante. Condannata a vincere sempre e comunque – salvo poi ad essere crocefissa dalla critica per questa sua tendenza razziatrice – la Juventus non può concedersi un solo attimo di respiro È il destino dei forti, e la Juve serenamente lo accetta.
[La Juventus] non è una squadra, è un fenomeno sociale. La nobiltà le viene dagli anni, più giovane di poco ad altri club di Torino troppo esclusivi per non morire di solitudine. Il Duca degli Abruzzi esprimeva plus-calore con altri nobili che presto si vergognarono dei propri slanci plebei. Il calcio squalificava socialmente in Gran Bretagna e Scandinavia, dove era localizzabile l'élite della nuova religione sportiva. Borghesi ancora ignari unirono i propri estri snobistici chiamando pedissequamente Juventus la loro prima collusione pedatoria.
La gentile Torino spasimava per le rozze grandigie d'un popolo artigiano e contadino che inglesi ed europei centro-nordici stavano riportando all'industria. La Juventus fu sempre vagamente odorosa di privilegio sociale. Gli aristòcrati si beavano del Torino plebeo (esattamente come al Milan): a mezzo fra loro e la plebe usavano profondere slanci plus-calorici i borghesi colpevoli della retorica Juve.
Uno scudetto vinto da altre è sempre perso dalla Juventus: e proprio questo è il fascino del campionato.
È l'alibi migliore per chi non vince; dire che la Juve è davanti perché si comporta in maniera scorretta è una giustificazione da dare ai tifosi. La Juve è come il maggiordomo: sempre colpevole.
La Juve stata la mia vita calcistica, ho dei ricordi bellissimi di una crescita sia dal punto di vista umano che sportivo. L'universo Juve manda a soqquadro le tue certezze, però nel momento in cui riesci a farlo tuo non ti mollerà mai.
[Nel 2023] La Juventus, forgiata dal genio calcistico e dalla visione di tanti campioni, ha trovato nella famiglia Agnelli un faro costante di guida. Con ogni trionfo e sfida, la famiglia ha dimostrato un amore incondizionato per i colori bianconeri, trasformando sogni in realtà. Un viaggio di un secolo, intrecciato di passione, dedizione e vittorie senza tempo.
Possono cambiare gli uomini, possono cambiare i dirigenti, però quello che ha di forte questa società sono i giocatori cui è stata tramandata una voglia di vincere, di primeggiare, che non è pari in nessuna altra squadra.
Una vita di successo, lotta ed impegno. È una famiglia in cui sono cresciuto e ha aiutato gli altri a crescere. È una sorta di vita scelta, un modo di vita.
La Juventus per un poveraccio è qualcosa di più di un hobby domenicale, di una ragione di tifo, ma può ipostatizzare un'intera vita, l'illusione di una vita.
Qualunque sia la situazione sociale, storica, il ruolo della Juventus non può cambiare. Ruolo perennemente vincente, ruolo glorioso.
Questa è la Juve che raccontai per anni, squadra superiore a tutte nel momento in cui finivano le chiacchiere e cominciavano i fatti.
[Nel 2023] Che emozione la prima maglia juventina! Giocare davanti all'Avvocato, che aveva un fascino pazzesco, e poi l'emozione del primo Scudetto... A proposito: per me gli Scudetti sono 38, li abbiamo vinti, dominando, tutti insieme. Forza Juve!
Ci sono squadre dove tu vai e respiri la mentalità vincente. La Juventus ha questa mentalità.
[Nel 2003] È una squadra che non m'interessa. Apprezzo la società, ma il mio è un discorso personale. Dico certe cose forse anche per l'età che ho, perché per quello che ti permette di fare chiunque vorrebbe andarci, ma io no. Poi è già ben allenata.
[Nel 2004] Il fatto che io non vada ad allenare la Juve non significa che non mi abbiano cercato. Rispetto la società, ma a me non interessa andare lì: sono scelte di vita
Chi affronta la Juve fa sempre la partita della vita. Per noi è normale amministrazione.
[Nel 2023] Famiglia Agnelli-Juve un legame indissolubile, una storia epica. Un lungo, affascinante, e vincente romanzo di vita e di sport, che non smette mai di emozionare e stupire. È un grande orgoglio fare parte di questa storia.
Io so cosa rappresenta la Juventus in Italia, non c'è bisogno che lo dica anche oggi, ogni volta. In Italia o si è juventini o si è contro. Quindi noi siamo sempre soli contro tutti. Magari per loro è un fatto sporadico pensarlo, per noi è un fatto sistematico. È stato sempre così, sarà ancora così, finché la Juventus vince sarà sempre sola contro tutti.
Juventus, Juventus, | la squadra dei grandi sei tu | che non tramonta più.
La gioventù, di cui portiamo il nome, | ci pulsa appien nei muscoli e nel cuor | sappiam goder ma pur sappiamo come | si debba oprar sui campi dell'onor.
Miei cari amici difendiam con gioia | i colori nostri e il gioco del foot-ball. | I rammolliti fiacchi per la noia | ne dican pur tossendo tutto il mal.
La Juve è da sempre la più forte anche per come si nutre di antagonismo, per come distilla l'odio e lo trasforma in nettare. Ben più degli arbitri, il segreto della Juve è la Juve con il suo senso estremo di tutto [...]. La Juventus, si dice in piemontese, è una "bestia grama", una creatura solo in apparenza del Male: è invece una macchina mostruosa che si alimenta di cattiveria non soltanto agonistica, ma che sa rinascere da ogni sua piccola morte apparente [...]. Mezza Italia la odia, invece dovrebbe imitarla anche nello sporcarsi le mani, nel saper soffrire. Non è rubare, è ferocia. È una vocazione.
[Nel 2007, sulla mostra Juventus. 110 anni a opera d'arte] Squadra anche fisica, la Juve lo è sempre stata. Non si sospettava che fosse anche metafisica.
Una squadra di controbalzo. La Juve addomestica i palloni, li blandisce e non li giudica mai perduti. Adora le carambole sghembe e l'impossibile. E chi crede nell'impossibile, qualche volta lo raggiunge.
L'anti-juventinismo è un lavoro, un mestiere che paga. Nei media la Juventus fa audience a prescindere: puoi parlarne bene e puoi parlarne male. Così c'è chi si è creato un personaggio.
L'anti-juventinismo militante si basa su mille contraddizioni. Ha attraversato il culmine nel momento di Calciopoli, quando non c'erano nemmeno prove reali a sostegno di quelle accuse. Si è poi attenuato negli anni in cui la Juve arrivava settima. Nel momento in cui la Juventus è tornata forte è risorto l'anti-juventinismo d'accatto, quello di professione, il più becero. Questa altalena dimostra che per placare questa sindrome la Juve dovrebbe tornare sesta o settima. Vi sembra normale tutto ciò?
Si parla del "potere della Juventus" che viene identificata con la Fiat e la famiglia Agnelli che, peraltro, non era l'unica famiglia depositaria del potere, ma poi mancano le prove. Certo, avere dietro la Fiat dà potere economico e questo rende forte la squadra, però dov'è il reato? Allora anche il Real Madrid o il Bayern Monaco hanno "potere"… Sento in continuazione dei teoremi sui furti della Juventus, che poi vengono smentiti dai fatti.
Ho sentito dire [...] che "la Juve è uguale a ogni altra squadra e società", che "la Juve è odiatissima". Da giornalista che non tifa Juventus ma sa quanto valga la Signora sul piano editoriale, quale sia il suo peso presso la pubblica opinione, vorrei precisare che la Juve non è affatto come ogni altra squadra o società perché [...] ha vinto più di tutti, è non è "odiatissima", bensì la squadra più amata dagli italiani. Gli odiatori sono tanti – soprattutto i tifosi delle squadre dirette concorrenti – ma tantissimi anche gli italiani che, tifando per la squadra di città, amano la Juve in seconda battuta. [...] Ciò spiega – fra l'altro: e lo dico, a titolo personale, con tutta sincerità – il fervore critico che accompagna la Juve-che-perde; tutti [...] preferiscono la Juve vincente a quella che si dibatte in polemiche di basso livello che ne limitano spesso il potenziale tecnico.
La Juventus non è solo un club come tanti, è una famiglia il cui umore solidale si estende – a volte con dibattito, spesso con amore – alla squadra.
Mi convinco, con il tempo, che rappresentare la Juve non è facile; per mia memoria, ci riuscirono bene tre personaggi [...]: Boniperti, con uno straordinario repertorio di mosse fascinose e furbe, diciamo giochi di... prestigio; Trapattoni, con l'esaltazione del lavoro e delle regole, diciamo giochi... in famiglia; e Scirea, per il quale non ho bisogno di parole: spendo solo un pensiero – quando ne scrivo – e una preghiera.
Chi conosce la Juventus, sa che dopo che si è vinto, bisogna rivincere. E rivincere ancora.
[Cosa c'è di speciale nello spogliatoio bianconero che consente di trovare le motivazioni per alzare l'asticella ogni anno di più?] Faccio un elenco? Mentalità, qualità, ambizione, struttura. Alla Juve si volta pagina giorno dopo giorno, vittoria dopo vittoria, e si costruisce il successo seguente.
La Juve è casa mia. Così come lo è Torino, tutt'e due parti di un processo graduale e inesorabile che mi ha portato a sentirmi figlio di entrambe. Il legame con la Juve però è antecedente a quello con la mia città, e sconfina in quel territorio mitico dell'infanzia, di poster e sogni di gloria che cullavo, da bambino perennemente attaccato al pallone qual ero. Con questa squadra ho vinto tutto, assaporando la sensazione di tornare a Torino con la coppa più ambita in mano, e ho perso tutto, magari all'ultimo minuto, all'ultimo rigore, con in bocca l'amaro di aver lavorato, lottato, sudato per un anno intero per niente... Momenti di gioia incredibile, in cui ti senti sul tetto del mondo, ma anche momenti di scoraggiamento, di delusioni bruciate, di incredulità.
La Juve è dentro la sua storia, che è fatta di vittorie e di mentalità vincente: questa è la sua forza. È una squadra che vince perché ha imparato a soffrire quando non vinceva.
Quando diciamo che la Juve è la squadra più amata e più odiata d'Italia, sveliamo una profonda verità. Su questa verità si sono costruiti oltre cent'anni di successi, perché sapersi amati e odiati dà una carica incredibile. È il famoso "peso della maglia": rendi più di quello che sei, giochi meglio perché sei della Juve. Vale pure per gli avversari, che contro i bianconeri sentono di dover giocare la partita della vita. Dunque, essere juventini è molto difficile, ti trovi sotto una continua pressione, è logorante ma esaltante.
Se giochi nella Juve nell'arco dell'anno devi migliorare, non puoi essere lo stesso giocatore di quando sei arrivato, questa è la Juve.
Sono come la Juve: non pongo limiti nemmeno a me stesso.
Sono orgoglioso di essere juventino, di essere una «bandiera», come mi definite spesso, ma in realtà io sono solo una piccola parte di una grande bandiera bianconera, che cresce col passare degli anni e se ognuno di voi guarda con attenzione ci trova scritto anche il proprio nome...
[Sul legame con la Juventus] Ho cambiato completamente pianeta, anche se avevo avuto una buona anticipazione al [Olympique] Marsiglia. Ma la Juve è la Juve, uno dei più grandi club a livello europeo e mondiale. [...] Un grande club dal punto di vista dell'organizzazione, dal magazziniere al presidente, tutti orgogliosi di essere a servizio del club. Questo non dà ai giocatori alcuna scusa quando arriva la partita. Quando la Juve pareggia è una catastrofe, se perde è uno tsunami. C'è un grande professionismo.
[Sulla Juventus allenata da Marcello Lippi durante la seconda metà degli anni 1990] La voglia di lottare che aveva la nostra squadra era qualcosa di diverso e inimitabile. E arrivava immediatamente dopo aver vestito quella maglia: era come se infondesse coraggio, grinta e un unico desiderio: superare l'avversario.
Se allenassi un club, imposterei il mio lavoro seguendo la scuola Juve. Lì ci si allena tanto a livelli altissimi per ottenere risultati.
[Nel 2023] C'è un doppio filo di continuità che unisce la nostra famiglia alla Juventus dal 24 luglio del 1923 a oggi: un amore viscerale, perché legato a momenti di vita in famiglia e a ricordi indelebili. E poi la responsabilità di costruire il futuro innovando e adattandosi ai tempi. Come diceva mio nonno: "Juventus vuol dire gioventù". Gioventù vuol dire essere proiettati verso il futuro. Il suo passato è ricco di gloria, ma con il nome che porta è al futuro che si deve guardare.
[Nel 2023] Fin da quando nel 1923 mio bisnonno divenne presidente, nella Juventus la tradizione sta nell'innovazione.
[Nel 2023] La Juve è stata storicamente l'ossatura del calcio italiano, ne è parte integrante. Ha dato la struttura alle nazionali che hanno vinto i titoli mondiali. E sul piano economico con le operazioni di mercato ha speso mezzo miliardo di euro negli ultimi anni per acquistare giocatori in Italia, contribuendo in modo significativo a sostenere i bilanci delle squadre di serie A e serie minori. Siamo sempre stati una forza positiva per il calcio italiano e vogliamo continuare ad esserlo, rimanendo aperti al dialogo e alla collaborazione con le istituzioni.
La Juventus è la squadra italiana più amata e seguita: rappresenta il nostro calcio nazionale [...] La Juventus non è il problema, ma è, e sarà sempre, parte della soluzione.
La Juventus ha sempre avuto una storia molto forte con l'Italia ed è sempre stata la spina dorsale della nostra Nazionale. Se guardiamo i grandi successi dell'Italia, questi sono anche dei grandi successi juventini.
[Nel 2023] La Juventus ha sempre sentito un forte senso di responsabilità: noi come famiglia [Agnelli] l'abbiamo da 100 anni e siamo partecipi all'evoluzione del nostro Paese. È anche un modo per contribuire, come la Juventus ha sempre fatto, al miglioramento dell'Italia e anche all'esempio che la Juventus dà e ha dato.
[...] Siamo prima di tutto dei tifosi. Ci sono squadre di calcio che sono legate ad un'azienda, ne sono storicamente l'emanazione, come è stata il PSV Eindhoven con la società olandese Philips. La Juventus no. Non è mai stata l'emanazione di una società come la Fiat. È sempre stata la squadra di una famiglia, non di un'azienda.
Chi gioca nella Juve lo fa per vincere il campionato. Chi indosserà questa maglia il prossimo anno lo farà per vincere la Champions. Questo è l'obiettivo. Significa guardarsi allo specchio e chiedersi: sei scarso o sei all'altezza? Ora abbiamo fatto solo il nostro lavoro. Non è presunzione, ma vincere lo scudetto qui è una cosa normale.
L'obiettivo della Juventus, a inizio stagione, è sempre quello di vincere [...]. La vera Juve è quella che vince i campionati [...]. L'avversario più pericoloso per noi è la Juventus: non è arroganza, lo penso veramente.
La mentalità della Juve è molto diversa. Ti controllano tutto, ti costringono a mangiare in un certo modo e devo dire che ho imparato moltissimo, anche tatticamente. [...] È stata una delle sfide più difficili della mia vita ed è per questo che sono così orgoglioso di aver trascorso due anni e mezzo con loro.
Per me la Juventus rappresenta veramente la cultura di vincere tutte le partite.
Per questo club ho un rispetto incredibile, mi sto attaccando molto a questa maglia. Chissà, dev'esserci un angelo, perché mi sembra di aver trovato un'altra casa.
[Somiglia allo United?] Tanto. Quando arrivi a Manchester ogni sconfitta è un dramma, perché devi rispettare la storia [...] Sono magliette pesanti, c'è grossa pressione. E se prima ancora del talento, hai personalità, è già un passo avanti.
Da avversario, sai che è la Juve il rivale da battere [...]. Ora che sono qua, mi accorgo di come sia società che compagni lottino e lavorino ogni giorno per continuare a vincere: nonostante le numerose vittorie, qua c'è ancora tanta fame, tanta voglia di fare ancora di più!
Da fuori dici sono forti, hanno fatto 25 vittorie di fila, eccetera. Poi arrivi qui e dici: cazzo [...]. Ci sono giocatori che hanno vinto tanto eppure ancora hanno questa fame di vincere ancora. È una cosa che ti contagia e ti dà la voglia di migliorare ancora.
Nel Real Madrid e nella Juve si lotta per arrivare in fondo a ogni competizione. Entrambi i pubblici sono esigenti e carini. Sono due mondi che si assomigliano abbastanza da questo punto di vista [...]. La Juve è nata per vincere, lo dice la sua storia. Qui è l'unica cosa che conta e ti preparano per quello, ti trasformano in una macchina da guerra. La Juventus lo dimostra da anni, vincendo scudetti con 3-4 giornate d'anticipo. Quello vuol dire qualcosa. Tra Torino e Madrid cambia magari il modo di giocare, ma la mentalità è la stessa: devi vincere tutto.
Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta: non è una frasetta, ma l'esempio più chiaro dell'essenza di questa squadra. Arrivi in un modo, e non è che ti cambiano, ma cercano di migliorare il tuo punto debole. E poi ci sono tanti collaboratori, che non sbagliano mai, e tu devi solo preoccuparti di giocare: è una cosa fondamentale.
[Nel 2013] Come la Ferrari (anch'essa proprietà degli Agnelli), o Gucci o un delizioso ristorante [italiano] all'angolo, la Juventus punta a qualcosa di molto difficile: essere l'eccellenza in un paese in decadenza.
La Juventus non è una società che va subito nel panico. Prima di tutto vuole vincere, questa è la cosa più importante, ma si questo non avviene nell'immediato non si stravolgono i piani per ricominciare da capo. Questa è una cosa rara nel calcio a causa dell'atenzione mediatica e della pressione quotidiana. Pochi club sono in grado di resistere e mantenere la propria posizione.
Molti club italiani portano il nome della loro città e sono legati a sentimenti di appartenenza locale, ma la Juventus spazia l'intera nazione. Gianni Agnelli disse: «Non avere il nome di una città ci ha portato grande popolarità. Ci ha resi nazionali». Poche istituzioni in una Italia sempre divisa in fazioni possono farsi lo stesso vanto.
Giocare nella Juventus significa non accontentarsi mai. Vinto lo scudetto? Bene, c'è la Champions. Vinta la Champions? Bene, c'è l'Intercontinentale. Vinta l'Intercontinentale? Bene, c'è da rivincere lo scudetto. C'è sempre poco tempo per festeggiare.
[Alla Juventus] gli anni più belli della mia vita professionale, persone fantastiche, risultati fantastici...
Intanto, voglio dire che la Juventus non è mai morta, dunque chi la dà per spacciata non la conosce. La Juve in un certo senso è immortale, soprattutto quando la feriscono.
Io so di essere un tecnico segnato. Non si può stare tanto tempo come me alla Juventus e non finire per farne profondamente parte. La verità è che io sono ormai juventino nei cromosomi, dovunque mi capitasse di andare.
La forza della Juventus è che quando vinci una partita, per quanto importante, per quanto bella, per quanto spettacolare, il giorno dopo viene cancellata e si pensa sempre a quella successiva. All'inizio è frustrante, ma poi capisci che è il segreto del successo.
La Nazionale e la Juventus sono state due grandi storie d'amore nella mia vita di allenatore.
Alla Juventus il risultato arriva prima di ogni altra cosa; l'obiettivo è quello di vincere, sempre!
[Nel 2023] Cento anni di proprietà [degli Agnelli alla Juventus] rappresentano qualcosa di unico. Personalmente non riesco a immaginare la Juventus senza gli Agnelli.
Cosa abbiamo in più noi della Juve? La voglia di giocare, di vincere. I grandi campioni ci sono dappertutto [...]. Quello che fa la differenza è, appunto, la voglia. [...] Siamo la Juve, non una squadra qualsiasi.
[«Ma cosa vuol dire giocare nella Juventus?»] È il massimo. Ti senti uno di famiglia da subito. E poi quella maglia è una corazza.
È una scuola, ti insegna a vivere, a comportarti e a dare importanza ai giusti valori. Insomma, per me è stata una vera famiglia.
La Juventus è tutto ciò che la parola famiglia racchiude: unione, sacrificio, aiuto a crescere. Amore. E non c'è ombra di retorica.
Per me la Juve è famiglia. L'ho sempre sentita e vissuta così. Ieri, oggi e sempre.
Sai che ti dico? Non so se la Juve sarebbe così forte se non fosse tanto odiata. Altro che simpatia.
Sono diventato juventino il primo giorno che sono arrivato a Torino, quando mi sono reso conto quanto la Juventus fosse odiata dal resto delle tifoserie d'Italia. Il loro odio io l'ho trasformato in amore per la Juventus. Contro tutto e tutti.
Al di là delle colorazioni di parte, la Juve è la più amata dagli italiani. Non esiste, da Bolzano a Pantelleria, una squadra che abbia un tale seguito, numerico e passionale, come la Juve. Ha tifosi al Nord, dove è di casa, ed ancor più al Sud, dove imparano ad amarla a distanza, attraverso le cronache o le immagini televisive. Come e perché questa squadra colpisca la fantasia ed il cuore dei tifosi, si sa da tempo: [...] l'identificazione col potere del Nord, la voglia di integrazione dei meridionali del Nord, la smania di partecipare ai successi che è la molla di ogni attività umana.
La Juve, nei secoli, è stata la più amata dagli italiani. Dalle Alpi a Pantelleria, non c'è zona dove il tifo bianconero non abbia profonde radici. La Juve è stata, ed è, simbolo di integrazione e di riscatto per i meridionali del nord e un trepido amore per quelli nati e cresciuti tra le nebbie. Intrecci sportivi e sociologici hanno spiegato quella che è più di una passione. Gli italiani, si sa, scelgono sempre chi vince e i tifosi proletari della Juve hanno persino dimenticato i rancori di classe: Agnelli, per loro, non è mai stato il padrone, ma soltanto il benefattore che regalava felicità domenicali.
Si sa, la Juve è la fidanzata d'Italia: dalle Alpi a Pantelleria, da sempre battono cuori bianconeri. [...] come mai uno del profondo Sud trova affinità elettive con la Vecchia Signora torinese anziché, mettiamo, col Napoli, la squadra della capitale del vecchio regno dei Borboni? La Juve è stata, in passato, la squadra che più ha eccitato l'immaginario collettivo: vinceva, e l'identificazione col vincitore è sempre stato lo sport preferito da noi italiani. Era la squadra dei padroni ma, in nome del calcio, venivano superate anche le barriere sindacali. Per i meridionali, arrivati a Torino con la valigia di cartone, inseguendo il sogno, o il miraggio, del miracolo economico, la Juve è stato il modo per integrarsi con un ambiente quasi sempre ostile.
La Juventus è l'unica donna della nostra vita che non c'ha mai tradito.
La squadra che un italiano su tre considera la sua "fidanzata" ideale e mentre gli altri due italiani su tre la reputano invece il Male Assoluto.
[Nel 2015] Una squadra che è tornata ad essere l'orgoglio del calcio italiano alla faccia di tutti i club "Juve merda" disseminati per lo stivale. Una squadra che è una scuola del carattere, uno stemma, un brand. L'unico brand italiano del 1930 tuttora in voga.
Ho avuto due fortune nella vita: non essere nato donna afghana a Kabul e tifoso della Juventus a Torino.
In una storia lunga più di un secolo tante cose belle ha insegnato la Juventus al calcio italiano, concentrando e limitando apprendimento e frequentazione di quelle brutte ad un periodo corto, gli anni appunto Calciopoli. Il club che ha "fondato" uno stile, che ha riempito di giocatori la Nazionale, che ha vinto più scudetti di ogni altro.
La Juventus è da sola una parte enorme del nostro calcio. C'è perché sennò non c'era proprio niente alla «j» o «i lunga», e se è vero che non c'è niente neppure alla «y» o «i greca», è anche vero che da quelle parti del dizionario non si trova la più importante squadra d'Italia e – dicono – del mondo.
[Gli] Agnelli e Juventus non sono soltanto il calcio, sono una istituzione.
Con la maglia bianconera ho vissuto i momenti più belli della mia carriera: due scudetti, una Coppa dei Campioni (in una serata tristissima), una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale in cinque stagioni. Sono successi che un calciatore può raggiungere solo se gioca in una grandissima squadra. Ma non è soltanto per i trofei conquistati che sono orgoglioso di aver coronato la mia carriera giocando nella Juventus: è anche la consapevolezza di appartenere, per tutta la vita, ad uno dei pochi miti dello sport. Per me Juventus vuol dire storia del calcio. Una storia fatta da squadre indimenticabili e da giocatori che con il loro agonismo e la loro genialità hanno scritto alcune delle pagine più belle ed importanti nel libro del calcio mondiale. Juventus vuoi dire cultura e stile che distinguono i dirigenti, gli allenatori ed i giocatori juventini. Infine Juventus vuoi dire passione e amore: la passione che unisce i milioni di tifosi in tutta Italia, in tutto il mondo; l'amore per la maglia bianconera che esplode nei momenti di trionfo e non diminuisce in periodi meno felici.
[Nel 2023] Credo che per gli Agnelli la Juventus sia stata e sia ancora storia, passione, immagine, una specie di bolla nella quale osservare la propria tradizione secolare, un caso unico, mondiale [...] nel senso che altrove ho conosciuto presidenti e imprenditori proprietari di un club di calcio ma gli Agnelli non erano solo questo, erano e sono una famiglia legata al calcio non per interessi esclusivamente finanziari.
Ho cominciato a giocare nella squadra più forte della Lorena, continuato nella squadra più forte di Francia, e finito nella più forte del mondo.
Non conoscevo la storia della famiglia Agnelli, in Francia seguivo le partite delle squadre italiane ma nulla sapevo dei presidenti. Quando arrivai a Torino scoprii una realtà che non riguardava soltanto la Juventus e le sue vittorie ma chi l'aveva condotta per anni con uno stesso cognome: Agnelli. La conoscenza dell'Avvocato e di suo fratello Umberto, mi fece comprendere l'importanza e il significato di una dinastia unica legata al club, una storia affascinante vissuta con personaggi di grande carisma e competenza, nel rispetto della tradizione di famiglia. Per me, anni bellissimi e indimenticabili.
[Nel 2011] Se continuo a ricevere premi e se sono entrato nella Hall of Fame del calcio italiano lo devo a una società che mi ha acquistato e mi ha aiutato a diventare un calciatore vincente. La Juve mi ha insegnato tanto e io sono rimasto molto affezionato a questa società e alla squadra di quei fantastici anni.
Certe volte la gente per strada mi chiede di non parlare solo contro il Milan, ma anche contro la Juventus. E rispondo: «Ben volentieri, ma quando c'è l'occasione. Non posso dire 'porca Juventus': sarebbe una cretinata inutile».
Se stringo la mano a un milanista mi lavo le mani, se stringo la mano a uno juventino mi conto le dita.
La Juventus è come una malattia che uno si trascina dall'infanzia. Alla lunga ci si rassegna.
[Sul "caso Iuliano-Ronaldo" in Juventus-Inter 1-0 del 26 aprile 1998] Il rigore dello juventino su Ronie? Non è furto. Quando c'è la Juve è sempre ricettazione. Gli juventini a volte confessano i furti ma mai la refurtiva.
Dobbiamo essere sempre i migliori. I campioni sono tali perché vogliono essere sempre i migliori e noi tutti dobbiamo assorbire questo DNA dai nostri. Quando vedrò tutta la squadra dare tutto fino all'ultimo allora potrò dire che avranno capito cosa significa essere la Juventus. Vale a dire non rilassarsi dopo aver vinto una partita. Noi non possiamo permettercelo, perché siamo la Juve. Io stesso non sono arrivato qui per grazia ricevuta. Mi sono guadagnato tutto giorno per giorno. E noi giorno per giorno dobbiamo lavorare per migliorare.
La società bianconera è strutturata in maniera importante, è bella, quadrata: ognuno è al suo posto, sanno quello che devono fare, programmano il futuro, per cui credo sia importante vedere anche come loro lavorano, non solo la squadra in campo.
Stare alla Juventus significa voler essere i numeri uno e non accontentarsi mai.
La Juve, a tutti i livelli, è un esempio di squadra che moltiplica le qualità dei singoli.
La Juventus è l'esaltazione della qualità, dell'organizzazione e della potenza.
La Juventus è la squadra di adulti. Non sei mai sicuro di vincere contro di loro finché non muoiono.
La volontà, il dare tutto, la generosità e la serietà della Juve dovrebbero essere un esempio per tutti i club. La cultura della vittoria fa parte da sempre del DNA dei bianconeri: si trasmette ai giocatori facendone dei protagonisti. La storia di questo club, a parte qualche piccola pausa, è sempre stata caratterizzata da una sete di vittorie senza pari. Forse non sempre la Juventus ha convinto, forse non sempre è stata bellissima, ma sicuramente è sempre stato un avversario con una determinazione feroce, uno straordinario orgoglio e un grande senso pratico.
[Sulla Juventus allenata da Massimiliano Allegri, nel 2016] Noi al Milan coniugavamo tre verbi: vincere, convincere, divertire. La Juventus ne coniuga uno: vincere. È una debolezza. Si dirà: ma in Italia continua a vincere. E io dirò: anche il Rosenborg vince sempre lo scudetto in Norvegia. Ma cosa conta è la Champions League e in Europa la Juventus fatica.
[Nel 2016] Alla fine vince sempre la Juve [...] perché da novant'anni ha la stessa proprietà, la stessa famiglia alla guida, quindi una grande esperienza e un portafoglio in grado di sopportare i tempi. La continuità migliora tutti e non lascia alibi ai giocatori. Sei in mezzo al meglio e te lo devi meritare. Questo spiega perché quasi qualunque giocatore, anche il più eccentrico, diventi alla Juve qualcosa di diverso, improvvisamente placato e saggio. Perché oltre la Juve non c'è niente, se non te ne accorgi non sei da Juve. [...] Non ha una città alle spalle, una piazza che chieda continuamente spiegazioni. Ha il sentimento algido di una grande azienda, si può far solo quello che serve, senza dare spiegazioni al popolo. [...] La Juve è sempre presente, ma lontana, nessuno arriva a toccarla. [...] La Juve, in sostanza, è l'unica società più forte della propria gente.
La Juve è l'unica squadra nazionale, esattamente come la FIAT è stata l'unica industria nazionale.
La Juventus è una macchina straordinaria che ogni giorno fa salire a bordo quindici milioni di suoi tifosi.
[Nel 2020] La società è fondamentale, e la Juventus è un modello praticamente unico nel mondo. Non solo per anzianità di servizio dei proprietari, ma anche come modello: non è guidata dalla proprietà, ma da un membro della famiglia della proprietà [...]. Dal punto di vista del valore societario siamo venti-trent'anni avanti nel caso della Juve: non è una casualità che gli altri grandi club rivali della Juve abbiano la proprietà straniera [...]. A Torino c'è una dinastia di regnanti, che ha dimostrato di essere al di sopra di qualsiasi critica.
La Juve è la squadra più amata ma anche più odiata: in tutti i campi quando arrivavamo giocano con i coltelli tra i denti. Quando ne sono entrato a far parte ho percepito di appartenere a qualcosa di diverso: sei tu contro tutto il resto, ti dà tanto ma chiede anche tanto.
Per me la Juve è stata una pagina importantissima: ero e sono ancora un tifoso della Juve e per me allenarmi al Comunale, dove andavo a vedere la Juve da tifoso, era il massimo. La Juve è una grande famiglia, una grande società con valori fortissimi e ti inculcano nella testa la mentalità vincente.
[«Come ci si sente a vestire la maglia della Juventus?»] Pesa un quintale. Ti trasmette l'anima vincente e ti fa sentire una grande pressione. La Juventus è la tradizione del calcio.
[Sullo juventinismo] Una cosa che prende i tifosi, la squadra e la società e li rende un blocco unito contro tutto e tutti. E che si esprime nella voglia di vincere sempre, di essere i più forti sapendo di ricevere in cambio odio da ogni altro elemento esterno al mondo Juve. Un odio che nutre la fame di vittorie, e che rende i nostri successi ancora più belli. Prima di diventare un calciatore bianconero ero un semplice tifoso, all'interno dello spogliatoio ho capito meglio il senso della Juve. All'inizio non capivo le facce dei compagni quando si pareggiava, mi dicevo che in fondo avevamo fatto un punto. Poi ho capito che se giochi nella Juve, il pareggio equivale a una sconfitta. Conta unicamente il successo, esattamente come dice Boniperti.
[A Claudio Ranieri e Jean-Claude Blanc nel 2008] Non preoccupatevi di dare una nuova immagine della Juventus, recuperate piuttosto quella che ha sempre avuto: la storia dice che è quella giusta. Si può essere gentiluomini anche immersi nell'odio sportivo di mezza Italia, come hanno ben dimostrato Boniperti o l'avvocato Agnelli, e le Fiat le hanno sempre comprate anche i tifosi dell'Inter o della Fiorentina. Nulla viene a mancare, nell'integrità di un galantuomo, se i tifosi avversari ti fischiano e ti insultano. Anzi, questo è diventato nel tempo l'alimento principe della dieta bianconera: l'odio degli avversari, il livore, il rancore, gli insulti.
[Nel 2008, in occasione al ritorno della Juventus in Champions League] Per un vecchio tifoso bianconero come me, in effetti, veder partire una stagione senza la Juve in serie A, o senza la Juve tra le favorite, o senza la Juve nelle coppe europee, com'è successo negli ultimi due anni, è stato come ritrovarsi in un posto veramente lontano, straniero, assurdo: in Alaska, in Patagonia. Sì, si può dire che a questo punto noi tifosi juventini siamo tornati a casa. Insieme a noi sono tornati a casa i nostri fuoriclasse, Del Piero, Nedved, Buffon, Camoranesi, Trezeguet, Chiellini, [Cristiano] Zanetti, che non hanno abbandonato la barca in difficoltà ma sono rimasti a soffrire e hanno puntato la carriera su questo ritorno. E un simile binomio tifosi-campioni, questo grumo di passione e di forza, di amore e di classe, di quantità e di qualità, rappresenta effettivamente la Juventus – la sua storia, la sua tradizione. Dunque, quando si parla di ritorno a casa si parla di una cosa vera, reale: perché la casa della Juventus è la battaglia per la vittoria.
Per venire amati da me non è mai stato necessario essere dei campioni, se si giocava in difesa nella Juve [...] È il fatto stesso che loro difendessero ad appassionarmi, perfino a commuovermi: là davanti un nuvolone di gloria, coi più forti attaccanti del mondo che si danno il cambio a gonfiare la rete [...]; a centrocampo uno scroscio continuo di genio, estro e furia agonistica [...]; in porta, vabbe', è stata quasi solo leggenda [...]; ma è in difesa che si è sempre costruita la supremazia della Juventus, in questa scuola di vita fatta di attenzione, tempismo, corsa, fatica e sacrificio che non può tramontare mai, perché chiunque abbia osato contraddirla, concependo un calcio solo offensivo, è sempre stato spazzato via.
Quasi cinquant'anni dopo mi ritrovo a festeggiare questo ennesimo scudetto [2012/13] con la stessa gioia del primo (1967), e come sempre il passato riaffiora tutto insieme nello stesso momento, e si mescola al presente, ricreando il formidabile tutt'uno che è la patria che mi sono scelto: la zebra che corre nella savana mentre Haller mi prende in collo in Versilia e Vidal fa il cuore con le mani; le punizioni di Pirlo che coincidono con quelle di Platini, di Baggio e di Del Piero; Pogba che danza, Cabrini che si sgancia, Furino che copre; Bettega che incorna, Vialli che ritorna; Marchisio e Zidane che si passano la palla, Ibra che si fa rimbalzare addosso i difensori; Nedved che cambia passo, l'Avvocato che sorride, Barzagli che anticipa, Tardelli che contrasta, Montero che picchia, Scirea che si sgancia, Buffon che esce, Zoff che vola, Vucinic che fa l'assist, Inzaghi che la mette dentro, Rossi che la mette dentro, Vieri che la mette dentro, Trezeguet che la mette dentro; Lippi che alza le braccia; Conte che sventola la bandierina del corner...
[A Claudio Ranieri e Jean-Claude Blanc nel 2008] Rendetevi conto, voi che avete preso in mano la società nel momento peggiore della sua storia, che la Juve non è stata odiata per più di un secolo a causa dell'antipatia dei suoi dirigenti o giocatori; che non è mai stata una questione personale; che la Juve è stata semplicemente un incubo infinito per qualunque avversario, perché vinceva, o lottava fino all'ultimo per vincere, ogni anno, e questo deve tornare a essere.
Alla Juventus la vittoria non dà felicità, ma sollievo. È il completamento di un dovere, non il raggiungimento di una vetta.
Cosa si mangia di speciale a Torino? Esiste un ambiente di lavoro molto particolare, sei contagiato: un'atmosfera che serve nella vita e in panchina. La principale caratteristica alla Juve è la testa bassa. L'umiltà rispetto a quello che si vince, che è sempre tanto. Il club ti insegna l'importanza degli oneri: ti mette nelle condizioni giuste per dimostrare quanto vali, ma poi tu devi dare il massimo. A quel punto vinci e ti godi gli onori. Ma per poco perché devi rivincere subito dopo. Ecco, il successo è spesso un sollievo più che una gioia [...]. Certo, al Barcellona prediligono l'estetica, la bellezza o anche solo il divertimento, mentre la Juventus è meravigliosamente pratica. Confesso che nei miei anni in bianconero non è mai entrato un dirigente a dirci: "Mi raccomando, oggi giochiamo bene". Più e più volte, la frase era: "Mi raccomando, oggi vinciamo".
La Juve è una filosofia. Può piacere o non piacere ma è qualcosa di unico. Per me è stato un privilegio far parte della storia di quella società. Non è una società perfetta ma ha un DNA vincente. Quando indossi quella maglia, ne senti il peso.
[«Com'è giocare nella Juve?»] Un onore, e un onere. Senti il peso della maglia, il dovere di riconsegnarla piegandola per bene e riponendola un po' più in alto di dove l'avevi presa.
La passione dei tifosi [del club] è incredibile. Vestire la maglia [della] Juventus è la cosa più bella che mi sia mai capitata e quando entri al campo di gioco capisci quale sia la posta in gioco e quante siano le aspettative nei tuoi confronti.
La paura non è un sentimento che puoi avere quando giochi con la maglia della Juventus.
Quando si è in un club come la Juve si deve sempre competere per vincere.
Mi dispiace che una squadra come la Juve che considero una delle migliori in Europa sia costretta a sporcarsi le mani con traffici mafiosi. [...] La Juve ha vinto la metà dei suoi scudetti con la benevolenza e i pasticci arbitrali.
Mi piacerebbe vincere uno scudetto: come sempre però molto dipenderà anche dagli altri. La Juventus da sempre fa la padrona e solo lei sa quanto ha vinto grazie ai signori in giacchetta nera. Da quelle parti è dai tempi dei Savoia che vogliono comandare.
[Nel 2015] Se non si sogna, si muore ragazzi. Si deve sognare. Io ho ancora quello di vedere la Juve in B. La Juventus è stata la regina di un certo modo di fare calcio, lo sapevamo tutti. E anche se sono anti Juve a vita, devo riconoscere che in qualche modo questa squadra ha contribuito allo spettacolo calcistico.
[Nel 2006 durante la conferenza stampa in cui annunziò il suo ritiro dalla attività calcistica] Ho giocato in due dei più grandi club del mondo. Ce ne sono altri, ma è difficile che eguagliano il palmarès della Juve o del Real Madrid.
La mentalità vincente l'ho imparata alla Juve. Soltanto lì ho capito che vincere era un obbligo, fare parte di uno dei più grandi club del mondo ti pone l'imperativo del risultato. Quando perdevamo, era un dramma. Il calcio è semplice: quando lo si pratica ad alto livello, ogni tre giorni c'è una nuova partita. E questo ti fa scendere in fretta con i piedi per terra dopo una vittoria. E quando perdi, sei obbligato a lavorare più duramente.
Per me l'Italia è Torino. La Juve mi ha fatto diventare un grande calciatore e una grande persona, la porto sempre nel cuore.
Quando sei della Juve lo sei per sempre.
Tante emozioni: come non pensare all'Avvocato, sempre attento a me, alle sue telefonate all'alba dopo una partita vinta, alle sue apparizioni agli allenamenti... il mondo si fermava! La Juve è stata più di una famiglia, è stata un luogo in cui ho imparato davvero cosa significava "competitività" come giocatore, e che mi ha spinto anche nella mia vita di uomo e in famiglia.
↑ Nel settembre 2015, rispondendo a Giampiero Mughini: «Agli interisti con tanta simpatia dico che all'Università ho sostenuto tre esami di letteratura dedicando meno tempo alla Divina Commedia di quanto se ne stia dedicando alle quattro partitine dell'Inter in questo avvio di campionato.»
↑ Dopo un rigore concesso ad Alessandro Del Piero la domenica precedente, durante la partita Juventus-Genoa 3-2 (14 febbraio 2010).
↑ Riferendosi al mancato acquisto di Arturo Vidal da parte del Bayern Monaco nel 2011, nonostante un presunto accordo raggiunto tra club e il calciatore. Vidal, infatti, in quella stessa sessione di mercato si trasferì dal Bayer Leverkusen alla Juventus. Quattro anni dopo l'accaduto e le dichiarazioni di Rummenigge, nell'estate del 2015, Vidal viene ceduto dalla Juventus al Bayern Monaco. Cfr. Vidal, quando Juve e Bayern litigavano per lui. E Marotta disse a Rummenigge..., Gazzetta.it, 15 luglio 2015.
↑ Riferito in particolare a un episodio durante l'incontro Parma-Juventus disputatosi il 9 gennaio 2000, in quell'occasione Baggio venne espulso e in segno di protesta mimò all'arbitro Stefano Farina il gesto dei soldi.
↑ In riferimento alla frase di Giampiero Boniperti: «Vincere non è importante: è la sola cosa che conti.»
↑ In riferimento alle dichiarazioni di Antonio Cassano che aveva definito come «soldatini» i giocatori della Juventus.
↑ Coro intonato dalla tifoseria del Notts County Football Club, società britannica gemellata con la Juventus, quando la squadra offre una prova di rilievo.
↑ Slogan juventino, semplificazione del grido da guerra intuonato dalla tifoseria organizzata: «Fino alla Fine Forza Juventus!».
↑ [orig. in lingua latina]Non coronabitur nisi legitime certaverit. Motto juventino riportato sul primo stemma del Foot-Ball Club Juventus. La frase è tratta dalla Seconda lettera a Timoteo 2, 5.
↑ Messaggio della Curva Nord pubblicato allo Stadio Olimpico di Torino il 12 maggio 2007 prima della gara Juventus FC 3-1 Bologna FC 1909.
↑ Striscione esposto dalla Curva Fiesole (settore occupato da alcune frange della tifoseria organizzata della ACF Fiorentina) e rivolto agli juventini il 4 dicembre 2005 in occasione di Fiorentina-Juventus.
↑ Striscione esposto dalla Curva Scirea (settore occupato da alcune frange della tifoseria organizzata della Juventus) durante la partita Juventus-Piacenza del 26 gennaio 2003, due giorni dopo la scomparsa dello storico presidente Gianni Agnelli.
↑ Striscione esposto dalla tifoseria organizzata del Nantes nel secondo tempo della gara FC Nantes 0-3 Juventus FC del 23 febbraio 2023, valevole per il ritorno dei play-off di UEFA Europa League; le due squadre si ritrovavano contrapposte in una competizione confederale per la prima volta dalle semifinali di UEFA Champions League 1995-1996, quando il club bianconero aveva prevalso su quello francese.
↑ Messaggio della Curva Scirea, pubblicato allo Stadio Olimpico di Torino durante i festeggiamenti del 109° anniversario di fondazione istituzionale della società torinese il 1° novembre 2006 prima della gara Juventus 2-0 Brescia Calcio.
↑ Striscione esposto dalla tifoseria bolognese e rivolto a quella juventina, durante la partita Bologna-Juventus del 6 dicembre 2013.
Fonti
↑ Da Juventus e Torino; citato in Torino 1961. Ritratto della città e della regione, a cura di Ernesto Caballo, ed. Piemonte Artistico Culturale, Torino, 1961, p. 705.
↑ Citato in Ecco perché pesa la maglia della Juve, Tuttosport, 23 gennaio 2016, p. 6.
↑ Dal documentario Grande Storia della Juventus, Rai Trade, Corriere della sera e La Gazzetta dello Sport, 2007, EAN 8032807021621
Questa è una voce in vetrina, il che significa che è stata identificata come una delle migliori voci prodotte dalla comunità. È stata riconosciuta come tale il giorno 13 febbraio 2017. Naturalmente sono ben accetti suggerimenti e modifiche che migliorino ulteriormente il lavoro svolto.