dirigente sportivo, allenatore di calcio e calciatore francese (1955-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Michel François Platini (1955 – vivente), ex calciatore, allenatore e dirigente sportivo francese.
Citazioni in ordine temporale.
Ho cominciato a giocare nella squadra più forte della Lorena, continuato nella squadra più forte di Francia, e finito nella più forte del mondo.[1]
J'ai d'abord joué dans le plus grand club de Lorraine, puis dans le plus grand club de France, enfin dans le plus grand club du monde.[2]
[Ultime parole famose, nel 1990] Voglio allenare [...]. Non mi interessa la carriera da dirigente. Non sono tipo da ufficio.[3]
Con la maglia bianconera ho vissuto i momenti più belli della mia carriera: due scudetti, una Coppa dei Campioni (in una serata tristissima), una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale in cinque stagioni. Sono successi che un calciatore può raggiungere solo se gioca in una grandissima squadra. Ma non è soltanto per i trofei conquistati che sono orgoglioso di aver coronato la mia carriera giocando nella Juventus: è anche la consapevolezza di appartenere, per tutta la vita, ad uno dei pochi miti dello sport. Per me Juventus vuol dire storia del calcio. Una storia fatta da squadre indimenticabili e da giocatori che con il loro agonismo e la loro genialità hanno scritto alcune delle pagine più belle ed importanti nel libro del calcio mondiale. Juventus vuoi dire cultura e stile che distinguono i dirigenti, gli allenatori ed i giocatori juventini. Infine Juventus vuoi dire passione e amore: la passione che unisce i milioni di tifosi in tutta Italia, in tutto il mondo; l'amore per la maglia bianconera che esplode nei momenti di trionfo e non diminuisce in periodi meno felici.[4]
[Ultime parole famose, prima della vittoria dell'Italia] Noi abbiamo impiegato 80 anni a battere l'Italia. E adesso tocca a voi aspettare 80 anni per batterci. L'ultima volta è stato nel '78 in Argentina e allora dovete avere pazienza fino al 2030 o 2040.[5]
È sempre stata la mia definizione: che cos'è un buon allenateur? Un buon allenateur è un allenateur con buoni giocateur.[6]
Domenech è stato pessimo, soprattutto dopo l'europeo del 2008: le sue dichiarazioni hanno irritato tutta la Francia. Lui lo sa, ha riconosciuto di avere fatto una scemenza.[7]
Oggi sembra che se non canti la Marsigliese non ami la Francia. Io nemmeno ho mai cantato la Marsigliese, e invece la Francia la amo. È un inno guerriero, che non ha niente a che vedere con il gioco, con la gioia del calcio. Gli 11 che abbiamo di fronte, in campo, non venivano a sgozzare i nostri figli e le nostre compagne, volevano soltanto prenderci la palla...[8]
[Sull'esclusione di Boniek dal Cammino delle stelle dello Juventus Stadium] È una sciocchezza, Zibì ha dato molto alla Juventus, le sue critiche ai dirigenti non c'entrano con tutto quello che lui ha saputo dare e fare per la squadra.[9]
L'esposto presentato all'Uefa per Calciopoli?[10] Beh, Andrea Agnelli avrebbe fatto meglio a risparmiare i soldi del francobollo.[11]
[Il fair play finanziario] È una cosa importantissima. In un momento economico così difficile per tutti non capisco come possano esserci società di calcio che producono 1,4 miliardi di debiti all'anno in Europa. Le squadre non devono spendere più soldi di quanto incassano. C'è la volontà di dire basta su quello che succede oggi alle finanze del calcio. Non possiamo continuare così, le banche non possono continuare a prestare soldi a milionari quando la gente muore di fame. Dobbiamo essere un esempio per tutti.[12]
Io sono contro la tecnologia nello sport e nel calcio in particolare. Tutti quelli che vedono le gare in tv pensano che la giustizia nel calcio viene solo dalla tecnologia, io penso di no. Gli arbitri vanno aiutati a prendere buone decisioni, con l'International Board abbiamo provato a mettere due arbitri dietro le porte e a livello di Champions va benissimo, non sta creando problemi.[12]
Del Piero e Juve? Eh, si sa che gli italiani hanno problemi a uscire dal calcio... Spero solo che una bandiera come lui non finisca la carriera lontano da Torino.[13]
Da molto tempo Sepp è nel mondo della comunicazione, ma non sono sicuro che creda in tutto quello che dice. Prima affermava che era contro la tecnologia, adesso vuole far vedere di essere moderno, ma in fondo penso che lui sia ancora contrario al suo uso.[15]
Sono assolutamente contrario, la moviola in campo uccide il calcio. Ma la mia sarà una battaglia persa. Siamo destinati alla minoranza, e sarà la fine. I droni sostituiranno l'arbitro. Pensate a una gara in cui il gioco venga fermato ogni 10'. Andremo a rivedere tutte le azioni e gli arbitri non si prenderanno più responsabilità. Noi, con Collina, facciamo un lavoro capillare sugli arbitri. Abbiamo aggiunto 4 occhi in campo. Il gioco ha bisogno di fluidità, oppure trasformiamolo in Playstation.[16]
Tavecchio ha fatto una cazzata. Quando gli ho parlato al telefono stava quasi piangendo. Però molti ci hanno speculato su. Conosco Carlo da una vita.[16]
Una star è un calciatore capace di fare molti gol e non so se Pogba potrà mai arrivare ai livelli di Messi e Ronaldo che segnano 50 reti a stagione. Poi c'è da notare che alla Juventus quando perde palla Pogba, subito la squadra lo sgrida.[17]
La finale della Coppa dei Campioni all'Heysel nel 1985? Sul campo non l'ho vissuta. Ho provato a vincere la partita, nessuno in campo e negli spogliatoi sapeva quello che succedeva e davanti a noi c'era il Liverpool che voleva vincere. Mi sono sempre chiesto cosa avrei fatto da presidente dell'Uefa giocare fu giusto. Non solo per la gara, ma per salvare tante altre vite. Sono tornato a Bruxelles il giorno dopo per far visita ai feriti in ospedale.[18]
[Rispondendo alla domanda: «[...] Čeferin ha detto che per lui Agnelli non esiste più. Può un presidente dell'UEFA fare una dichiarazione così grave?»] [...] So che Agnelli e la Juventus esistono e continueranno ad esistere sempre. Čeferin passa.[19]
Non conoscevo la storia della famiglia Agnelli, in Francia seguivo le partite delle squadre italiane ma nulla sapevo dei presidenti. Quando arrivai a Torino scoprii una realtà che non riguardava soltanto la Juventus e le sue vittorie ma chi l'aveva condotta per anni con uno stesso cognome: Agnelli. La conoscenza dell'Avvocato e di suo fratello Umberto, mi fece comprendere l'importanza e il significato di una dinastia unica legata al club, una storia affascinante vissuta con personaggi di grande carisma e competenza, nel rispetto della tradizione di famiglia. Per me, anni bellissimi e indimenticabili.[20]
[Gli] Agnelli e Juventus non sono soltanto il calcio, sono una istituzione.[21]
Credo che per gli Agnelli la Juventus sia stata e sia ancora storia, passione, immagine, una specie di bolla nella quale osservare la propria tradizione secolare, un caso unico, mondiale [...] nel senso che altrove ho conosciuto presidenti e imprenditori proprietari di un club di calcio ma gli Agnelli non erano solo questo, erano e sono una famiglia legata al calcio non per interessi esclusivamente finanziari.[21]
[Sulla Coppa Intercontinentale 1985] Tokyo era il punto di arrivo di una generazione di giocatori che avevano vissuto insieme anni bellissimi. Avevamo vinto tutto e ci mancava solo di conquistare la Coppa del mondo per club. Quel giorno c'era a Tokyo anche il figlio dell'Avvocato, Edoardo. Era una partita decisiva. Arriva un arbitro che mi annulla quel gol. Quel gol: palla fatta passare sulla testa del difensore e tiro al volo nell'angolo. L'avrei ammazzato. Quel gesto era un atto di disperazione. Che faccio: gli vado addosso, gli rifilo due sberle, lo ammazzo, lo strangolo? Mi faccio espellere e lascio la squadra in dieci? Ma come, mi annulli un gol così, nella finale della Coppa del mondo? Sono quei gol che già se ti vengono in allenamento... Ma in una finale... Come quello di Van Basten nella partita decisiva dell'Europeo 1988. Sono reti che girano il mondo, che restano nella storia. Quel giorno faccio un gol così bello e tu me lo annulli per un fuorigioco passivo segnalato da un guardialinee di Singapore? Era da ammazzarlo. Mi sono sdraiato a terra, mi sono appoggiato su un gomito, l'ho guardato. Era un gesto di protesta non violenta. Non era per la televisione, era pura disperazione.[22]
[Su Andrea Pirlo] Quando gira lui, gira la squadra.
Gli allenatori si credono depositari del verbo, ma ormai giocano tutti con una punta.
Le ho provate tutte. Sono sinceramente preoccupato. In passato, era la Coppa del Mondo a far conoscere il calcio e i suoi interpreti. Dopo la Bosman, i Mondiali sono diventati quasi un'appendice. Ci vorrebbe più coraggio nelle scelte.
Gli allenatori e la critica: troppo legati ai risultati. Ci sono tecnici che si ostinano ad adeguare i giocatori alle loro tabelle. Sbagliato.
Dall'intervista di Luca Calamai, La Gazzetta dello Sport, 6 dicembre 2011, p. 5; disponibile in it.scribd.com.
L'Avvocato, il grande Gianni Agnelli mi ha insegnato a vivere; da Boniperti ho imparato a spendere i soldi; Trapattoni, invece, mi ha insegnato ad attaccare e Prandelli... Beh, il mio amico Cesare mi ha insegnato a giocare a carte.
Se continuo a ricevere premi e se sono entrato nella Hall of Fame del calcio italiano lo devo a una società che mi ha acquistato e mi ha aiutato a diventare un calciatore vincente. La Juve mi ha insegnato tanto e io sono rimasto molto affezionato a questa società e alla squadra di quei fantastici anni.
[Sull'inserimento al Hall of Fame del calcio italiano] Se non fossi nato in Francia forse non avrei vinto questo premio, però sarei diventato campione del mondo nel 1982...
Citazioni non datate
[Alla domanda di Gianni Agnelli nell'intervallo di una partita: «Ma come Michel? Un atleta come lei fuma nell'intervallo?»] Avvocato, l'importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve correre. Io sono Platini.[23]
Non solo ammiro Johan: è il mio idolo; lo è stato fin da quando ero ragazzo. Per me è stato semplicemente il più forte giocatore che abbia mai visto in vita mia: era il più completo, organizzatore, realizzatore... il più carismatico di tutti.[25]
Palla lunga e pedalare
L'importante è essere sempre sinceri con se stessi. Io sul campo non ce la facevo più. Perciò ho lasciato. (p. 23)
La politica dovrebbe essere come la Nazionale: dovrebbero sempre giocare i migliori. Ma non è mai così, in nessuna parte del mondo. (p. 23)
La vita è un gioco e va giocata sapendo che si può perdere. Ma che senso ha non giocarla? (p. 23)
Perché la gente ama il calcio? Perché non ha nessuna verità, nessuna legge. (p. 23)
Se Dio non mi avesse dato il pallone, sarei un salariato di basso livello. (p. 23)
Anche Einstein, intervistato tutti i giorni, farebbe la figura del cretino. (p. 41)
[Gianni] Agnelli e Platini? Certo che parlano tra loro: da proprietario di giocattolo a giocattolo che può parlare. (Tony Damascelli)
Anche perché loro, in quel ruolo, avevano un certo Platini. Questo è un nome che nessun interista pronuncia volentieri. Michel Platini era un giocatore di Tipo A Extralusso. Era epico, lirico e accademico: riassumeva le tre caratteristiche del «giocatore musicale» di Vladimir Dimitrijevic (La vita è un pallone rotondo, Adelphi). (Beppe Severgnini)
È stato un calciatore fantastico, l'orgoglio di Francia. I suoi titoli parlano da soli. (Kenny Dalglish)
Era un giocatore di notevolissima classe, però non valeva una gamba di Pelé e nemmeno di Cruyff. Il suo dinamismo era scarso. Potendo muoversi con qualche comodità, così da non cadere in debito di ossigeno, il suo cervello si conservava estremamente lucido, il piede destro si dimostrava capace di virtuosismi balistici quali soltanto un vero campione si poteva permettere. Povero invece il suo spirito agonistico. Intelligente e astuto, egli riusciva quasi sempre a truccare questa lacuna: io però non l'ho mai visto eccellere quando il clima della contesa aumentava: ogni suo gesto doveva essere meditato: nulla o quasi veniva espresso da lui seguendo l'istinto. (Gianni Brera)
Ero juventina da bambina. Tifavo Platini e quindi Juve. Poi l'ho conosciuto: antipatico e supponente. Basta Juve. (Afef Jnifen)
Gran livello, un fenomeno. In Italia ha vinto tutto, ma mi ha sempre dato l'impressione di non divertirsi giocando a calcio. Era molto freddo, troppo. (Diego Armando Maradona)
In quanto al discorso dei centrocampisti goleador bisogna intenderci: Platini, per esempio, che cosa diavolo è? Un attaccante in incognito o un centrocampista col numero sbagliato? (Marino Bartoletti)
In un'epoca fiorente, Platini, con la sua straordinaria classe, ha portato la Juve in cima al mondo e ha contribuito in modo significativo a rendere la storia della società ancora più prestigiosa. Il ricordo è legato alle sue prestazioni eccezionali in campo, ma anche alla finezza e all'intelligenza che ha mostrato al di fuori. (Andrea Agnelli)
Innanzitutto una persona intelligente [...]. In campo è uno dei giocatori più forti mai visti in Italia. Tecnica, tattica, astuzia. Nei momenti di difficoltà sapeva sempre trovare il modo di uscirne. Un vero leader. (Sergio Brio)
Michel era un personaggio anche fuori dal calcio. Noi gli dicevamo che era più italiano di un italiano. Capiva immediatamente la situazione in campo e fuori. E prima degli altri sapeva cosa doveva fare. (Antonio Cabrini)
Michel Platini è sicuramente uno dei migliori stranieri di ogni epoca, approdati in Italia. Lo è, naturalmente, in una visione moderna, aggiornata e professionalizzata del calcio. È la somma di molti illustri modelli ed è anche la fusione di diverse esigenze di comportamento (non soltanto sul campo). Il regista sconfina nell'uomo da gol; la spontanea attitudine al comando nella umiltà e nella gioia di un «servizio» in favore di altri. Ne vien fuori un senso di completezza che di Platini è forse la espressione più vera e più rassicurante. E poi c'è la pasta dell'uomo che ha saputo procurarsi ammirazione sì, ma anche stima e affetto. Non è facile. (Candido Cannavò)
Perché vuoi avere l'antipatia dei tifosi napoletani, che sono sei milioni in Italia e tantissimi all'estero. Non so, cosa può pensare Platini? Come andrà a dormire, fai una preghiera. Ma che credibilità puoi avere? Ciao Platini, sogni d'oro.[26] (Aurelio De Laurentiis)
Platini era più un uomo squadra, a volte lo dovevi andare a prendere nella sua metà campo, istruiva da dietro il gioco della Juventus. (Salvatore Vullo)
Platini gli davi la palla e sapeva sempre cosa fare, era tranquillizzante giocare con lui. (Luciano Favero)
Platini: il nome dalle conseguenze incalcolabili. Individuato, opzionato, praticamente nostro, aspettavo con ansia la riapertura delle frontiere: poi, nell'estate del 1982, lo vidi finire alla Juve. Come sarebbe stata diversa la mia vita, in una fase decisiva per lo sviluppo della personalità, se quel fenomeno fosse arrivato davvero. Immagino le differenze, l'inevitabile iniezione di ottimismo. Sarei una persona più equilibrata, felicemente inserita nella società. (Rudi Ghedini)
Platini non subiva mai fallo perché dava via la palla in fretta; quelli che subiscono i falli sono quelli che aspettano. (José Altafini)
Il fuoriclasse freddo e sublime, che sa far tutto, che può dominare tutto, divertendosi nella sofferenza generale.
Platini non è né regista né punta, è semplicemente Platini. Sa far bene tutto ma non chiedetegli di fare meglio una cosa.
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, la testimonianza che la classe a livello pedatorio non è più un fatto... terrestre, occorrono cultura e finezza, Platini sembra essere un acquatico, sembra possedere le ali, si libra sulle miserie quotidiane, il suo calcio rapsodico fa pensare a Hirzer oppure a Sivori, il gol di Platini è la quintessenza di una strabiliante capacità visionaria. Platini prevede le situazioni. È smarcato dove gli altri si affannano a correre. È libero come una rondinella dove gli altri sono gravati da some e faticano a sbrigliare la corsa. Platini ha portato [...] l'eccellenza del fatto virtuosistico ma forse ha ucciso il collettivo.
↑ In risposta a un giornalista rispetto alla sua carriera nel AS Nancy-Lorraine, nel AS Saint Étienne e nella Juventus FC e alla sua fedeltà alle squadre in cui ha giocato.
↑ De Laurentiis fa riferimento alla gara Napoli-Dnipro 1-1 del 7 maggio 2015, valevole per la semifinale di andata di UEFA Europa League, dove il Napoli ha subìto il gol in fuorigioco; nella conferenza stampa post partita De Laurentiis ha accusato Platini, presidente dell'UEFA, di sfavorire il Napoli tramite gli arbitraggi.