Contro il Villarreal pensavo fosse necessario marcare stretto Riquelme, il miglior giocatore. Non l'ho fatto e mi sono pentito. Un giocatore importante va sempre limitato.[3]
L'abbraccio con Mourinho? Ci siamo salutati con una stretta di mano, come si fa con ogni collega. Non è avvenuto niente di particolare. José è un grande allenatore e un grande personaggio. La sua Inter? La squadra era già forte e si è ancora rinforzata, anche quest'anno sarà la compagine da battere.[4]
Molti la chiamano Inter, io preferisco chiamarla Internazionale: un nome, un obiettivo.[5]
Complimenti per lo stadio. La Juve, come sempre, arriva prima degli altri. È un grande vantaggio, era ora di vedere un impianto decente anche in Italia.[6]
[Rispondendo alla domanda: «Che cosa farebbe dello scudetto 2006?»] Non so, non sono parte in causa e mi tiro fuori. Ci sarà ben qualcuno che prima o poi deciderà. E comunque senti tuoi gli scudetti che vinci sul campo.[6]
[Riferito a Massimo Moratti] [...] per un campione non può esserci un presidente migliore, perché non solo tifa per te ma ti concede qualcosa più del normale (nel tempo c'è chi se ne è un po' approfittato).[7]
[Su Mario Balotelli nel 2013] È migliorato, ma non penso che possa cambiare del tutto. I suoi errori li farà sempre, anche quando avrà 30 anni, ma questo è normale, l'importante è che capisca che deve dare sempre il massimo in campo.[8]
[Sulla Juventus Football Club] L'avversaria più forte e, insieme, una patente di grandezza. Se la affronti con possibilità di vittoria concrete – e io sono stato fortunato, mi è successo di prevalere più di una volta – vuol dire che il tuo valore è elevato. È automatico.[9]
Giocare contro l'Italia è dura, perché c'è sempre ed è tosta da affrontare.[10]
[Su Mario Balotelli] Mario è un ragazzo a cui voglio bene. È un bravo ragazzo e anche un gran calciatore. Sono d'accordo con chi dice che deve fare la prima punta. Anche a me è capitato di farlo giocare esterno d'attacco. Ma è una punta che ha tiro, ha fisico, è forte di testa.[10]
[Su Francesco Totti] Si tratta di un giocatore tecnicamente straordinario e questo gli consente di fare quelle cose che sta facendo anche alla sua età. [...] Mi sono sempre rivisto in Totti, ci siamo assomigliati molto come calciatori.[11]
Penso che un giocatore italiano meriti di giocare in nazionale, mentre chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti, credo non lo meriti. È la mia opinione.[12]
Lo amo come giocatore per quello che mette sul campo. Se avessimo tutti Medel con quel cuore vinceremmo ogni partita. Tutti Medel? Facciamo 24 Medel e un Messi.[13]
[Gaffe] Quando giocavo con la Roma e con la Lazio, conobbi Marco Mezzaroma.[14][15]
[Maurizio Sarri] È un razzista, uomini come lui non devono stare nel calcio. Ha usato parole razziste, ha inveito contro di me poi mi ha urlato frocio e finocchio, sono orgoglioso di esserlo se lui è un uomo. Da uno come lui che ha 60 anni non lo accetto, si deve vergognare. Il quarto uomo ha sentito e non ha detto niente. Non voglio parlare della partita, non mi interessa niente. Uno di 60 anni che si comporta così è una vergogna, si può anche litigare, ma non così, sono andato a cercarlo e mi ha chiesto scusa negli spogliatoi, ma io gli ho detto di vergognarsi. In Inghilterra non metterebbe più piede in campo.[16]
Il calcio è fatto di cervello, non solo di tecnica o qualità.[17]
Io non guardo nulla, non leggo i giornali, non sento le radio e non guardo i canali privati, se non qualche porno…[18]
[Ultime parole famose sulla qualificazione della nazionale italiana ai mondiali 2022] Noi al Mondiale andremo, di questo sono sicuro.[19]
Mancini, tre motivi per credersi invincibili
Intervista di Matteo Dalla Vite, Guerin Sportivo nº 31 (1157), 31 luglio – 6 agosto 1997, pp. 20; 28.
Chi sono oggi? Un giocatore che avrebbe potuto disputare quattro Mondiali e che alla fine non ne ha vissuto uno, nemmeno per un minuto.
[«Da uno a dieci quanto ti è scocciato il "non ritiro" della maglia sampdoriana?»] Undici. [«Brutto episodio, comunque»] Spiacevole. [«Però la differenza con Baresi c'è: lui ha chiuso nel Milan, tu no»] Te la dico io la differenza: Baresi è stato messo nelle condizioni di chiudere nel Milan. Io, no. [«Perché aveva un bel supporto dietro...»] So che vuoi arrivare a Enrico Mantovani. Il rapporto ha avuto anche momenti-no ma non ne voglio più parlare. [«Insomma, perché dovevano ritirare la maglia?»] Per quel che ho vinto e dato, per il rapporto con la maglia e con la gente, per quel che ero per suo padre [Paolo Mantovani, ndr] e per quello che nessun altro probabilmente riuscirà a fare con quella maglia. Per questo, e non mi sembra poco.
[«Si va davvero verso un calcio meno muscolare, meno robotizzato, meno schematico?»] Credo ci sia stata una controtendenza, è vero, e questo non può che esaltare me e chi come me ama un certo tipo di libertà. [...] Non parlo di anarchia individuale, ma di estro e fantasia collegati alla coralità.
[«[...] Mancio, il più brasiliano dei calciatori italiani...»] Sì, che però non ha mai vissuto un minuto di Mondiale in campo. Nell'82 avevo 18 anni, sembrava che mi portassero in Spagna come premio ma non se ne fece nulla. Nell'86 niente, nel 90 guardai le giocate altrui perché Vicini mi diceva "Tranquillo, ti conosco, mi verrai utile più avanti" e non mi fece giocare nemmeno un minuto. E nel '94, beh, mi tirai fuori dal gruppo di Sacchi.
Ad ogni rinnovo di contratto, Mancini propone a Mantovani: "...Se mi fa capitano rinuncio a cinquanta milioni...". E Mantovani gode. (Renzo Parodi)
Ci sono tecnici, li conosco, che si presentano pensando alla campagna acquisti generosa, chiedendo sempre e comunque il meglio, convinti che qui all'Inter si possa ottenere tutto. Mancini, invece, è un allenatore preparato, ha un metodo di lavoro e le sue richieste sono sempre state proiettate su giocatori utili al suo modo di giocare. È un allenatore che privilegia il talento. E questo a me piace. (Massimo Moratti)
Da lui ho imparato il lavoro sul campo perché Mancio in questo è il migliore di tutti. All'Inter, da suo assistente, io curavo la fase difensiva, lui quella offensiva. Se sono diventato un allenatore, lo devo a Roberto e per questo lo ringrazio. Non dimentico mai ciò che ha fatto per me, anche quando giocavamo insieme. A volte abbiamo litigato perché se subivamo un gol, lui dava sempre la colpa a noi difensori e io mi arrabbiavo di brutto. Alla fine però eravamo e siamo come fratelli. (Siniša Mihajlović)
Il bel calcio ce l'ha nel dna, non a caso è partito subito con grandi squadre. Lui e Montella sono i due veri allenatori italiani che potrebbero arrivare al livello di Ancelotti. (Teo Teocoli)
Io e Mancini abbiamo litigato una sola volta. Il giorno dopo, per me era tutto normale; lui invece è più permaloso e ha smaltito l'arrabbiatura in una settimana. (Gianluca Vialli)
L'unico limite di Mancini è la scarsa capacità di concentrazione. Impossibile per lui restare con la testa nella partita per 90 minuti. Mezz'ora da fenomeno, quindi un sonnellino. Poi, ops, la sveglia e altri 20 minuti da brividi. (Vujadin Boškov)
La svolta all'Inter c'è stata con l'arrivo di Mancini. Prima c'erano grandissimi giocatori, ma non una leadership come in Juve o Milan: l'ha portata lui. Abbiamo avuto un rapporto ottimo. Abbiamo litigato, ma anche festeggiato e ci siamo emozionati. E ora mi sembra ancora più maturo, prima si sentiva ancora calciatore. (Nicolás Burdisso)
Lui è stato un gran giocatore, ha visto grandi campioni, lui per primo lo è stato e per questo gradisce giocatori tecnici. Quando ero infortunato e non in forma forse l'ho deluso, ma mi ha fatto piacere che la sua idea sia rimasta sempre quella di un calcio di qualità. L'essenza del suo calcio è la qualità della giocata. (Hernanes)
Mancini? Per non vederlo più alla Sampdoria deve succedere qualcosa: o muore; o smetto io; o smette lui. (Paolo Mantovani)
Mancini è un allenatore che lavora moltissimo sulla tattica, oltre che sugli altri aspetti. È più che altro uno con la cultura del lavoro, a cui piace lavorare. (Leandro Paredes)
Mi manca Mancini? Un po' sì, perché Pellegrini è un brav'uomo, ha anche vinto un titolo, ma è un po' noioso. Anche Mancini è un brav'uomo, ha vinto il titolo, ma è decisamente uno con gli attributi: si agita, grida, combatte. Sì, un po' mi manca. Se potessimo unire Mancini e Pellegrini sarebbe fantastico. È più probabile che Mancini torni al City piuttosto che gli Oasis si riuniscano. (Noel Gallagher)
Se non gioca Mancini non vado allo stadio. Non mi diverto. (Paolo Mantovani)
Un ringraziamento a Roberto Mancini: la fiducia che ha sempre manifestato, la rivoluzione nell'impostazione del gioco, l'accurata preparazione di ogni partita. Grazie, grazie davvero Mancini. (Sergio Mattarella)
Veramente Mikhailichenko lo conoscevo poco e non ho mai spinto col presidente. Roberto invece si era innamorato. Lui sì che spingeva... (Gianluca Vialli)
Vorrei avere l'inventiva di Baggio, i piedi di Mancini, la potenza di Vialli. (Attilio Lombardo)
Era un giocatore di intelligenza impareggiabile, che vedeva cose sul campo che nessun altro vedeva. In allenamento era un leader aperto anche ad ascoltare nuove idee. Voleva essere coinvolto in tutto. Prima delle partite era capace di chiamare il magazziniere per appurare che i calzini di tutti fossero messi in maniera corretta sulle panchine. A volte mi faceva perdere la testa: appena mi vedeva arrabbiato, veniva a chiedermi scusa. Tutti lo amavano.
Mancini è certamente uno che si fa sentire. Tecnicamente sappiamo chi è, non lo devo dire io. Tatticamente è uno che sa ragionare in velocità, sa dare profondità in un attimo perché pensa in movimento e pensa "al" movimento. E mette il suo talento al servizio dei compagni.
[«Come si fa ad andare d'accordo con Mancini?»] Non è difficile, lui è un bravo ragazzo, uno che sa stare al mondo. Ogni tanto bisogna lasciarlo parlare. Quando si è sfogato ritrova la tranquillità, la testa si libera dei cattivi pensieri e lui torna a giocare alla grande.
Rompipalle è una delle parole italiane che preferisco. Un rompipalle è una persona estremamente esigente, ma viene detta in modo affettuoso. Alla Sampdoria, avevamo il più grande rompipalle che io abbia mai conosciuto. Roberto Mancini era un grandissimo rompipalle. E lo dico con tutto l'affetto del mondo.
↑ Striscione esposto dalla tifoseria bianconera in occasione della sfida Juventus-Inter del 27 gennaio 2016, valevole per la semifinale di andata della Coppa Italia 2015-2016. Tale striscione fa riferimento all'episodio avvenuto il 19 gennaio precedente, in cui Roberto Mancini, tecnico dell'Inter, era stato oggetto di insulti omofobi da parte dell'allenatore del Napoli Maurizio Sarri, in occasione della sfida dei quarti di finale della stessa competizione tra partenopei e nerazzurri.