Ho "rubato" qualcosa a ciascuno dei tecnici che ho avuto. Da Parola la capacità di responsabilizzare i giovani, da Trapattoni la capacità di tenere unito lo spogliatoio, da Marchesi la serenità. E da Bearzot quella straordinaria umanità che è la base di ogni successo.[1]
La Juve è qualcosa di più di una squadra, non so dire cosa, ma sono orgoglioso di farne parte.[2]
[Rimproverando i giocatori in seguito a un fallo, in un Fiorentina-Juventus] Le vostre mogli vi guardano![3]
A Scirea, studente a Coverciano, un collega aveva chiesto qualche mese fa un'occhiata sul futuro. Mi basta continuare a essere quello che sono e chiedo solo un po' di salute. Tutto questo non ha più senso, solo il dolore ha un senso. Tutti noi, che abbiamo frequentato Scirea per lavoro, l'abbiamo amato e rispettato, il contrario era impensabile. Domani ci sarà, sui campi, un minuto di silenzio per ricordarlo. Un minuto è poco, ma vorrei che fosse davvero di silenzio. Senza applausi, senza cori: a lui non sarebbe piaciuto, Gaetano non era di quelli che battono le mani ai morti. Avrebbe abbassato la testa, come si usa nei paesi, ancora, e avrebbe pianto. E solo questo per lui possiamo fare, ed è poco, nulla per la sua vita così bella e chiara, per la sua morte così brutta e assurda. (Gianni Mura)
A volte mi chiedo come mi vedono i ragazzi, i bambini. E penso che vorrei mi vedessero come io vedevo lui. Parlo dell'uomo, non solo dello straordinario giocatore. Perché questo, per me, vuol dire entrare nel cuore della gente, lasciare qualcosa che vada oltre i numeri. [...] Il mio nome è vicino a quello di Scirea, bellissimo. (Alessandro Del Piero)
Arrivò a Torino che era ancora giovanissimo, mentre io ero lì già da anni. Si può dire che l'ho visto crescere: ragazzo, fidanzato, marito, padre modello. Era timido e buono, forse persino troppo. Spesso gli dicevo di reagire, di essere un po' più cattivo con gli avversari: quella sua serenità mi faceva incavolare. E lui sa che cosa mi rispondeva sempre? "Non ci riesco". Lo diceva con il sorriso sulle labbra, ed era disarmante. Non l'ho visto una sola volta arrabbiarsi, diceva che non ne valeva la pena, e a posteriori devo ammettere che aveva ragione lui. Abbiamo passato insieme i migliori anni della nostra vita, vinto tanto, condiviso gioie bellissime. Quando sono andato via dalla Juve siamo comunque rimasti molto legati. Era impossibile non volergli bene, era impossibile parlare male di lui. Gli volevo molto bene. (Franco Causio)
Ci ho giocato insieme solo alcune partite in Nazionale ma mi sarebbe piaciuto davvero avere molte più possibilità di essere accanto a lui. Era un grande, grandissimo giocatore. Di suprema intelligenza, sempre al posto giusto pur non essendo velocissimo. Per le caratteristiche opposte e complementari che avevamo saremmo stati proprio una grande coppia di centrali difensivi. Scirea era eleganza applicata al calcio, una lettura della palla e di come si sarebbe svolta l’azione semplicemente perfette. (Pietro Vierchowod)
Con Gaetano ho condiviso soltanto gioie: insieme abbiamo vinto tutto quello che c'era da vincere. Negli annali del calcio siamo solo in cinque ad aver conquistato tutti i tornei internazionali: Blind dell'Ajax, Brio, Cabrini, Gaetano ed io. È un motivo di orgoglio aver scritto insieme quelle pagine ed essere stato suo amico. A Torino vivevamo a due passi l'uno dall'altro, spesso andavamo ad allenarci insieme. Una volta mi sono dimenticato di passare a prenderlo e l'ho fatto arrivare in ritardo per la prima e ultima volta in vita sua. Quando è arrivato al Combi mi si è avvicinato e mi ha detto sornione: "bravo, bravo", ma si vedeva che mi aveva già perdonato. Il venerdì sera, con lui e Zoff, avevamo il rito scaramantico di andare a cena sempre nello stesso ristorante, ma in realtà era una scusa per passare del tempo insieme. Gli sarò sempre grato perché è stato uno di quelli che mi hanno aiutato di più nel periodo nero in cui ero finito in panchina. Mi diceva di insistere, e alla fine mi sono ripreso il posto. Come al solito aveva ragione lui. (Stefano Tacconi)
È inutile spendere parole su un uomo che si è illustrato da solo per tanti anni su tutti i campi del mondo, che ha conquistato un titolo mondiale con pieno merito e che era un campione non soltanto di sport ma soprattutto di civiltà. (Sandro Ciotti)
È stato un modello per me personalmente, un fuoriclasse. Nel nostro ambiente ci sono i giocatori, i giocatori forti, i top e i fuoriclasse. Lui era un fuoriclasse, sia come giocatore, sia come persona e uomo. (Massimo Briaschi)
Era uno dei giocatori più forti del mondo, ma era troppo umile per dirlo o anche solo per pensarlo. Il suo essere silenzioso e riservato forse gli toglieva qualcosa in termini di visibilità, ma certamente gli faceva guadagnare la stima, il rispetto e l'amicizia di tutti, juventini e non. Questo non significa che fosse un debole o che non avesse niente da dire: al contrario, era dotato di una grande forza interiore e sapeva parlare anche con i suoi silenzi. Io e lui avevamo caratteri completamente opposti, ma stavamo bene insieme. Una volta venne a trovarmi al mare e giocammo insieme a nascondino. Una cosa strana per dei professionisti di serie A, invece faceva parte del nostro modo di stare insieme e di divertirci in maniera semplice. Nel calcio d'oggi credo che si sarebbe trovato un po' spaesato, ma solo a livello personale. Calcisticamente era uno molto competente e avrebbe saputo rendersi anche autorevole. Diciamo che personaggi con il suo carattere, al giorno d'oggi, nel mondo del calcio non ce ne sono più. (Marco Tardelli)
Feci da cronista i mondiali dell'82, ti chiedevi se fosse vero. Una persona incredibilmente squisita, era sempre un signore sia dentro il campo dove doveva anche intervenire duramente che fuori. (Mario Sconcerti)
Gaetano era soprattutto un uomo speciale: umile, per bene, buono. È il ragazzo a cui ogni padre sarebbe felice di dare in sposa la propria figlia. [...] Avevamo un sincronismo perfetto, bastavo uno sguardo per capirci. (Sergio Brio)
Il mio fuoriclasse era Scirea. Parlava poco, eppure aveva carisma. Era un piacere stare con lui e in qualsiasi occasione, non soltanto sul campo, ti faceva fare bella figura. Il giorno in cui ho preso Scirea, per la prima e unica volta, Achille Bortolotti mi ha detto: «Gaetano te lo porto io a Torino. Perché questo ragazzo è diverso da tutti gli altri». Quando Gai ha smesso di giocare io volevo che diventasse un punto fermo della Juventus. Prima come osservatore, poi come allenatore, ma lo vedevo benissimo anche come uomo di pubbliche relazioni. Aveva qualità fuori dal comune e la sua splendida carriera ne era la conferma. Li riconosci subito i giocatori che hanno qualcosa in più: li vedi da come si muovono in campo e da come leggono il gioco un secondo prima degli altri; se poi sono dotati di spessore umano e pulizia morale hai davanti agli occhi un fuoriclasse anche nella vita. E Scirea lo era. Io gli volevo bene. (Giampiero Boniperti)
Il mio idolo era Gaetano Scirea, che per me è stato un personaggio di classe per come si comportava. (Joe Montemurro)
In Italia, il libero di fama internazionale che ha gettato via la scopa con la quale si spazzava l'area, che ha abbandonato le caverne per mettersi a giocare, è stato Gaetano Scirea. Uomo del gioco tranquillo, Scirea ha aperto nuovi orizzonti a un ruolo che era nato per essere essenzialmente difensivo. [...] Giocatore silenzioso, sereno e pudico, passò la vita a schivare inutili stridori ma, senza far rumore, portò a casa sette scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA, una Supercoppa e un Mondiale. (Jorge Valdano)
La cosa che mi colpiva di più era la sua eleganza palla al piede. Si vede che aveva origini da centrocampista e non le aveva dimenticate. (Alessio Tacchinardi)
Nessuno è stato grande come Gaetano, perché gli altri, compresi i sommi Beckenbauer e Baresi, erano difensori che avanzavano, lui era difensore in difesa, centrocampista vero a centrocampo, attaccante vero in attacco. (Luigi Garlando)
Purtroppo non ho potuto conoscere Scirea come persona, ma solo come tifoso. L'ho visto sollevare la Coppa del Mondo e anche per questo era un mio mito. In questi anni ho cercato spesso di imitarlo e sono onorato che qualcuno mi paragoni a lui. (Alessandro Del Piero)
Scirea è sempre stato Scirea, in campo e fuori, mai espulso, eppure comandava le barricate, mai un gesto che non fosse normale, quasi noioso. Aveva quel naso a prua che gli indicava la rotta, si sganciava spesso [...], non snobbava i taccuini: semplicemente, non era così ruffiano, così «figliodi», da intortarli. La riservatezza, a volte, arma il coraggio. (Roberto Beccantini)
Un cavaliere, un grande avversario. La sua morte mi ha dato molto, molto dolore. (Diego Armando Maradona)
Una volta in uno scontro con Scirea mi ruppi il naso. Quando mi risvegliai all'ospedale, dopo l'operazione, la prima faccia che vidi, oltre a quella di mia moglie, era di Scirea. Un grande, Gaetano. (Paolo Pulici)
[Nel 2003] Ventisette motivi per cui un interista deve accettare la Juventus. [...] 24 Perché Scirea era Scirea. (Beppe Severgnini)
La prima volta che [Gaetano Scirea] stette in ritiro con me, a Lisbona con l'under 23, dissi che un ragazzo così era un angelo piovuto dal cielo. Non mi ero sbagliato. Ma lo hanno rivoluto indietro troppo presto.
Se mai c'è stato uno per cui bisognava ritirare la maglia, era Gaetano Scirea, grandissimo calciatore e grandissima persona.
Un modello da tutti i punti di vista: tecnico, stilistico, comportamentale.
Ero rimasto allo stadio più degli altri per le interviste e tornai in albergo non con le guardie del corpo, come succede oggi, ma sul furgoncino del magazziniere. Gaetano mi aspettava. Mangiammo un boccone, bevemmo un bicchiere, ci sembrava sciocco festeggiare in modo clamoroso: mica si poteva andare a ballare, sarebbe stato come sporcare il momento. Tornammo in camera e ci sdraiammo sul letto, sfiniti da troppa felicità. Però la degustammo fino all' ultima goccia, niente come lo sport sa dare gioie pazzesche che durano un attimo, e bisogna farlo durare nel cuore. Eravamo estasiati da quella gioia, inebetiti. [...] Gaetano torna sempre. Lo penso a ogni esagerazione di qualcuno, a ogni urlo senza senso. L' esasperazione dei toni mi fa sentire ancora più profondamente il vuoto della perdita. Gaetano mi manca nel caos delle parole inutili, dei valori assurdi, delle menate, in questo frastuono di cose vecchie col vestito nuovo, come canta Guccini. Mi manca tanto il suo silenzio. (Dino Zoff)
Gaetano? Un uomo straordinario e un calciatore straordinario. Un esempio di stile e classe sia in campo che fuori. Con lui abbiamo condiviso tanti momenti, in ritiro stavamo sempre nella stessa stanza. Ricordo che durante i Mondiali di Spagna Tardelli non riusciva a prendere sonno la notte prima delle partite. Per rilassarsi veniva in camera nostra; la chiamava la "Svizzera" perché era il posto più tranquillo del ritiro. Nel nostro modo di stare insieme, del resto, non avevamo bisogno di troppe parole, quasi sempre bastava uno sguardo. Sarebbe stato un ottimo allenatore, se ne avesse avuto l'opportunità: sapeva convincere, gli piaceva insegnare. Il calcio di oggi gli sarebbe piaciuto, anche se non era il tipo da rincorrere miraggi di protagonismo. Non sarebbe mai diventato un "personaggio" da copertina, ma avrebbe saputo farsi ascoltare da tutti. Il suo erede? Fino a ieri Paolo Maldini, oggi non saprei. (Dino Zoff)
Mi fa incazzare il fatto che abbia ricevuto gli onori "giustamente" solo dopo la sua morte. Prima non compariva mai sui giornali. L'avevano dimenticato. Vuole sapere qual è la verità? Il buono, il corretto, l'uomo vero è banale. [...] Ma allo stesso tempo mi riempie di gioia sapere che c'è una maggioranza silenziosa che ogni giorno gli fa visita, gli porta un fiore, raccoglie l'esempio.
Senza Gaetano mi sento più povero.
Un uomo che non ha mai avuto abbastanza da parte di nessuno.
↑ Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport, 15 maggio 1989.