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Torri costiere del Regno di Napoli

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Torri costiere del Regno di Napoli
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Le torri costiere del Regno di Napoli costituivano il sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia costiera del regno di Napoli. Furono costruite per arginare le frequenti incursioni saracene[1] e corsare.

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La suddivisione per province nel 1454

Da ogni torre era possibile scrutare il mare e vedere di solito le due adiacenti, con la possibilità di inviare segnali luminosi e di fumo per trasmettere un messaggio o richiedere soccorso.

Le torri costellano gran parte delle coste dell'Italia meridionale e sono spesso interessanti dal punto di vista architettonico; si svilupparono più o meno contemporaneamente a quelle che venivano fatte costruire negli altri stati della penisola italiana, tuttavia, essendo il Regno di Napoli la parte più protesa nel Mediterraneo e la più esposta alle scorrerie, qui si trovano una enorme quantità e varietà di esempi.

Lungo la costa del Cilento se ne contano almeno cinquantasette.[1][2]

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Vicende storiche

Riepilogo
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Le origini

Sin dall'antichità furono costruite sui litorali marittimi torri costiere con funzioni di avvistamento contro la pirateria, ma dobbiamo arrivare al X-XI secolo perché esse abbiano una connotazione più specificamente antisaracena. In diverse località dell'Italia meridionale vennero edificate torri di vedetta a difesa dei porti e delle principali città. Furono gli Angioini a pensare a un sistema permanente e completo di difesa e di segnalazione con fumo e fuochi dall'alto di torri collocate in promontori e in vista una dell'altra. Tale sistema fu realizzato solo in minima parte, anche a causa dei continui cambiamenti politici e finì per passare sotto il controllo dei feudatari e delle famiglie che intendevano proteggere i propri territori, piuttosto che le popolazioni dei centri abitati. Nel 1480 nessun preavviso arrivò ai cittadini di Otranto che subirono una delle più feroci incursioni turche della storia.

Le ordinanze di Pietro di Toledo (1532)

Lo stato di continua belligeranza in Europa e in particolare in Italia, con le contese tra Spagna e Francia, non consentirono la riuscita del progetto. Con l'avvento del governo spagnolo al Regno di Napoli (1501), l'idea di un sistema permanente e continuo era stato ripreso, ma solo con il viceré don Pietro di Toledo ci si preoccupò veramente della fortificazione del territorio oltre che della costruzione di fortezze nelle principali città. Gli equilibri politici europei si spostavano infatti portando la Francia a nuove e preoccupanti relazioni diplomatiche e alleanze con l'impero ottomano di Solimano I il Magnifico. Pietro di Toledo emanò già nel 1532-33 delle ordinanze rivolte alle singole Università, imponendo loro di proteggersi da eventuali attacchi saraceni con la costruzione a proprie spese di torri di avvistamento marittimo. La ripresa del conflitto franco-spagnolo rallentò la realizzazione del progetto che gravava interamente sulle spalle dei singoli comuni, impoveriti dalle guerre e impossibilitati a sostenere spese.

Le ordinanze di Pedro Afan de Ribera (1563)

Nuovi ordini di costruzione generale delle torri marittime per conto e sotto la direzione dello Stato vennero nel 1563: in quest'anno il viceré don Pedro Afán de Ribera duca d'Alcalà emanò precise istruzioni ai governatori provinciali. Nelle disposizioni del 1563 era previsto che la costruzione delle torri era decisa dalla Regia Corte; che le fortificazioni esistenti ritenute di pubblica utilità venivano espropriate dietro indennizzo; che regi ingegneri avrebbero individuati le località adatte alla costruzione di una catena ininterrotta di torri per tutto il Regno; che le spese della costruzione sarebbero state imputate alle Università cointeressate in proporzione alla popolazione.[3]

I governatori delle provincie si mossero immediatamente con gli ordini di progettazione e di costruzione di numerose nuove torri; in realtà poche vennero effettivamente realizzate subito, a causa del criterio di ripartizione delle spese: molte università, infatti, ritenevano che lo Stato dovesse farsi carico per buona parte dell'esborso; altre lamentavano che le proporzioni erano falsate da censimenti superati e talvolta mendaci. Nel 1567 quindi si decise di imporre una tassa di 22 grana per tutti i fuochi del Regno, escludendo le città distanti oltre 12 miglia dalla costa. In tal modo nel giro di pochi anni la fabbricazione delle torri progettate si poteva dire in buona parte avviata e in parte completata.

Per gli equipaggiamenti necessari, gli stipendi ai torrieri, per la manutenzione e il restauro di torri rovinate, la Regia Camera impose nel 1570 una nuova imposta di 22 grana.

La fine del progetto

La progettazione e la costruzione di nuove torri, per quanto necessarie e richieste dalle popolazioni, ebbe però un arresto. Solo con una nuova imposizione si riuscì a realizzare altre torri negli anni ottanta.

Una relazione del 1590 elenca 339 torri nel Regno, ma queste, oltre a non costituire quel sistema continuo previsto per la mancata realizzazione di alcune, presentavano già i primi segni di cedimento: per la cattiva esecuzione da parte di fabbricatori sleali, per l'incauta collocazione alla foce di fiumi che ne minavano le fondamenta, per l'incuria dei torrieri e dei cavallari malpagati e persino per le incursioni saracene. D'altro canto la Regia Corte non aveva previsto di dover affrontare delle spese così ingenti di gestione.

La nuova imposizione del 1594 consentì la costruzione di altre torri rimaste in sospeso e solo col secolo seguente il progetto poté coinsiderarsi ultimato.

Un inventario del 1748 ci dà un numero complessivo di 379 torri, così suddivise:

  • Abruzzo Utra e Citra 13
  • Capitanata 25
  • Terra di Bari 16
  • Terra d'Otranto 80
  • Basilicata 13
  • Calabria Citra 36
  • Calabria Ultra 60
  • Principato Citra 93
  • Terra di Lavoro 43
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Lista delle torri costiere

Riepilogo
Prospettiva

Le torri ed i fortini costieri sono elencati secondo un ordine geografico, nella sequenza in cui essi compaiono lungo la costa, seguendo il senso orario, dalla foce del Tronto alla foce del Garigliano.

Nelle tabelle sottostanti vengono indicati i seguenti dati:

  • Censimenti: si riportano le date dei censimenti effettuati durante il Viceregno nei quali ciascuna torre è segnalata come esistente.
  • Denominazione: si riporta la denominazione attuale ed eventualmente quella storica, quando differiscono.
  • Epoca di costruzione: si riporta l'anno di costruzione, se conosciuto dai documenti a disposizione; dal confronto con censimenti e altra documentazione storica è solitamente possibile ascrivere ciascuna torre ad una delle quattro fasi di costruzione che gli studiosi individuano: I fase (prima del 1532); II fase (tra il 1532 e il 1563); III fase (tra il 1563 e il 1594); IV fase (dopo il 1594).
  • Tipologia: furono costruite: torri a pianta quadrata del tipo del Viceregno, tipo A (dimensioni medio-piccole e 3 o 4 caditoie per lato); torri a pianta quadrangolari, denominate "a masseria", tipo B (dimensioni grandi); torri cilindriche; torri con pianta a stella a quattro punte.
  • Condizioni e utilizzo: le torri possono sussistere tuttora, integre, restaurate o ridotte a rudere; di alcune si è persa ogni traccia; alcune sono utilizzate altre sono abbandonate.
  • Comune e località: si indica la contrada, il comune di appartenenza e la sigla della provincia.

Abruzzo Ultra

Lo stesso argomento in dettaglio: Torri costiere d'Abruzzo.
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Abruzzo Citra

Lo stesso argomento in dettaglio: Torri costiere d'Abruzzo.
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Capitanata

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Terra di Bari

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Terra d'Otranto

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Basilicata (litorale ionico)

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Calabria Citra (litorale ionico)

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Calabria Ultra

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Calabria Citra (litorale tirrenico)

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Basilicata (litorale tirrenico)

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Principato Citra

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Terra di Lavoro

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= Arcipelago del Golfo di Napoli =

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Note

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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