Portici
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pòrtici (Puórtece /ˈpwortə(t)ʃə/ in napoletano[5]) è un comune italiano di 51 817 abitanti[2] della città metropolitana di Napoli in Campania. È il secondo per densità di popolazione in Italia (dopo Casavatore).
Portici comune | |
---|---|
La Reggia di Portici | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Campania |
Città metropolitana | Napoli |
Amministrazione | |
Sindaco | Vincenzo Cuomo (PD) dal 12-6-2017 |
Territorio | |
Coordinate | 40°49′11″N 14°20′28″E |
Altitudine | 29 m s.l.m. |
Superficie | 4,52[1] km² |
Abitanti | 51 625[2] (30-6-2024) |
Densità | 11 421,46 ab./km² |
Frazioni | Bellavista |
Comuni confinanti | Ercolano, Napoli, San Giorgio a Cremano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 80055 |
Prefisso | 081 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 063059 |
Cod. catastale | G902 |
Targa | NA |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[3] |
Cl. climatica | zona C, 1 028 GG[4] |
Nome abitanti | porticesi |
Patrono | san Ciro |
Giorno festivo | 31 gennaio e prima domenica di maggio |
Cartografia | |
Posizione del comune di Portici nella città metropolitana di Napoli | |
Sito istituzionale | |
Portici si estende su una piccola area di circa 4 chilometri quadrati e mezzo, lungo la costa del Golfo di Napoli. Confina a nord con il comune di San Giorgio a Cremano e con i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio e Barra; a sud e a est con Ercolano, mentre a ovest è lambita dal Mar Tirreno. È situata ai piedi del versante occidentale del Vesuvio. La città possiede un piccolo golfo, il Granatello (Ranatiéllo, in napoletano): il nome deriva dal fatto che nel Settecento in quella zona c'erano molte piante di melograno (Ranato[6], in napoletano). Il termine "granato" è spesso associato al melograno (Punica granatum), chiamato così per i suoi semi rossi che ricordano il colore della pietra granato.
Il comune fa parte della cosiddetta "zona rossa", quella cioè più vicina al Vesuvio e quindi più a rischio in caso di eruzione. Secondo il piano più recente della Protezione Civile, se dovesse essere necessario l'esodo, gli abitanti della cittadina campana sarebbero ospitati in Piemonte, a Torino e ad Alessandria.[7]
Portici è un comune di antiche origini, il cui nome, secondo alcuni autori, deriverebbe dai portici del foro dell'antica Ercolano. Una leggenda sostiene invece che Portici sia stata fondata dai Romani attorno alla villa di Quinto Ponzio Aquila, un nobile romano coinvolto nella congiura contro Cesare e caduto nella battaglia di Modena del 43 a.C. Un reperto raffigurante un’aquila, rinvenuto sotto gli scavi di Palazzo Mascabruno e recante le iniziali "Q.P.A.", rafforza questa tradizione ed è oggi simbolo dello stemma comunale.[8] Si può supporre che abbia avuto origine come villaggio o area di castagneti, con qualche nucleo di abitazioni nella parte più alta.[9]
Nell'anno 728 i Saraceni giunsero dalla Spagna per assediare Napoli. Dopo essere stati respinti dalla città, si ritirarono in un luogo chiamato Castagnola o Castenetur, noto anche come locus qui vocatur Portici.[10]
Il casale di Portici si ingrandì sotto il regno di Carlo II d'Angiò, lo prova il fatto che ai tempi degli Angioini pagó una tassa governativa maggiore di quella di ogni altro villaggio o casale vicino.[11]
Nel 1415 fu assegnato dalla regina Giovanna II di Napoli a Sergianni Caracciolo, nobile e avventuriero napoletano, come compenso per il denaro fornito alla corte, insieme ad altri territori vesuviani. Nel 1454, da tenuta divenne capitania, e infine feudo nel 1638, quando la porticese Anna Carafa, già capitana e viceregina, acquisì i casali vesuviani messi in vendita dal re.[12]
Verso il 1520, Bernardino Martirano di Cosenza, segretario del Regno di Napoli sotto Carlo V, fece costruire a sue spese una villa e un palazzo sontuosi tra i casali di Portici e San Giovanni, a cui diede il nome di Leucopetra, dal greco da leucos petra ossia "pietra bianca". Antichi documenti riportano la presenza di una grossa pietra bianca sulla strada regia, posta forse ai tempi dei Goti ma su cui venne incisa la data 1539 da Porzia Carafa, per segnare un confine, in contrapposizione alla "pietra arsa", cioè scura.[13] Purtroppo questa villa non esiste più e al suo posto c'è una costruzione chiamata Villa Nava, sulla cui facciata prospiciente il corso Giuseppe Garibaldi è rimasta la lapide originale che testimonia la visita di Carlo V nel 1535: di ritorno dall’Africa, l’imperatore si fermò tre giorni a Leucopetra prima di entrare trionfalmente a Napoli, dedicandosi ad ogni sorta di svago e principalmente alla caccia e alla pesca.[14]
Il periodo feudale fu difficile, specialmente durante il dominio dei fratelli Troise, che ottennero in affitto i feudi vesuviani dalla famiglia Carafa tra il 1671 e il 1674. La situazione fu aggravata dalla devastante eruzione del Vesuvio del 1631, che causò migliaia di vittime umane e animali. In memoria di questa tragedia, uno studioso gesuita chiamato Padre Orso, fu incaricato di redigere due lapidi commemorative: una di queste è stata spostata all’imbocco dell’attuale via Gianturco.[8]
Alla fine del Seicento, Portici riuscì a sottrarsi al regime feudale grazie a un’alleanza con i limitrofi Resina e Torre del Greco: il 17 dicembre 1698, gli abitanti avanzarono il diritto di prelazione sull’acquisto dei propri territori, raccogliendo i fondi necessari per il riscatto. Il 18 maggio 1699, don Michele Vargas Maciucca, presidente della Regia Camera della Summaria, decretò ufficialmente la liberazione dal vincolo feudale.[15]
L’epoca d’oro di Portici ebbe inizio con Carlo III di Spagna, che nel 1738 decise di costruirvi la sua residenza estiva, la Reggia di Portici. Attorno al palazzo reale, l’aristocrazia napoletana edificò numerose ville, dando vita al fenomeno architettonico delle "Ville Vesuviane del Miglio d'oro".[8]
In particolare, la costruzione della Ferrovia Napoli-Portici nel 1839, la prima linea ferroviaria d’Italia, rappresentò un simbolo della modernizzazione e del progresso economico del Regno delle Due Sicilie, portando Portici al centro della storia dei trasporti nazionali.[16]
Dopo l’Unità d’Italia, Portici ha visto progressivamente ampliarsi le sue infrastrutture, grazie allo sviluppo di un’importante rete ferroviaria che ha facilitato i collegamenti con Napoli e con altri comuni vesuviani.[17]
Nel XX secolo, la città ha subito i cambiamenti legati alla crescente industrializzazione del territorio vesuviano. Tuttavia, le esigenze del dopoguerra hanno portato a una rapida urbanizzazione e a un'espansione edilizia, che hanno trasformato l’antico paesaggio agricolo e residenziale in un ambiente urbano più denso.[18]
Sono stati fatti anche investimenti nell'istruzione e nella ricerca scientifica, grazie ai quali Portici oggi ospita importanti istituzioni accademiche, tra cui la Facoltà di Agraria dell'Università Federico II, situata dal 1935 nel Palazzo Reale. Questo polo universitario è divenuto un punto di riferimento per gli studi in scienze agrarie e ambientali e ha contribuito a ridefinire l’identità culturale e intellettuale della città.[19]
Lo stemma comunale di Portici presenta un’aquila che stringe tra gli artigli le lettere "Q.P.A.", un dettaglio che la tradizione associa a Quinto Ponzio Aquila. Secondo una leggenda, la città sarebbe stata fondata dai Romani intorno alla villa di questo personaggio, un nobile romano che partecipò alla congiura contro Cesare e morì nella battaglia di Modena del 43 a.C. L’aquila, simbolo imperiale e di forza, pare sia stata trovata negli scavi sotto Palazzo Mascabruno, e rappresenta oggi il simbolo ufficiale della città. Questa leggenda non è però confermata da fonti storiche certe, e potrebbe essere in parte frutto di tradizioni locali arricchite nel tempo, anche se il simbolo dell’aquila è ormai profondamente legato all’identità di Portici come emblema cittadino.[20][21]
A Portici sorgono numerose costruzioni che fanno parte del cosiddetto Miglio d'oro del Settecento napoletano, tutte edificate da ricchi nobili partenopei che scelsero la zona per la bellezza dei paesaggi e per la salubrità dell'aria.[23]
Villa Leucopetra, era una prestigiosa residenza rinascimentale costruita nel XVI secolo. Il suo nome, scelto dall'umanista Bernardino Martirano, deriva dal greco e significa "pietra bianca". Questo nome richiamava non solo un materiale locale utilizzato per costruire ma evocava anche un luogo mitologico legato ai Giochi Istmici e alla ninfa Leucopetra. La villa fu pensata come un luogo di cultura e bellezza, con un ninfeo e splendidi giardini, e fu frequentata da artisti e intellettuali illustri come Luigi Tansillo.[24]
Villa Leucopetra è legata alla visita di Carlo V nel 1535, reduce dalla campagna africana. Una lapide commemorativa, ancora oggi visibile, ricorda questo evento: l'imperatore soggiornò nella villa per tre giorni e concesse privilegi agli abitanti dei dintorni, come l'esenzione dai dazi per il trasporto di frutta secca.[25]
Nel tempo, la proprietà passò attraverso numerosi proprietari, tra cui nobili famiglie come i Duchi di Airola e i Principi di Torella. Nel XIX secolo, la villa originale fu completamente rifatta dall'architetto Nicola Stessano su commissione di Claudio Gausher. Da questa trasformazione nacque Villa Nava, che conserva pochi dettagli dell'antica Villa Leucopetra, tra cui alcune strutture e un Cristo ligneo scolpito da Giovanni Merliani, ora custodito in una chiesa di Portici.[24]
Palazzo Mascabruno è un edificio storico che risale al XVI secolo, sebbene abbia subito significativi rimaneggiamenti nel XVIII secolo. Originariamente acquistato dai Borbone, fu trasformato in "Regie Scuderie" (il Galoppatoio reale, uno dei due esistenti in Europa) e ristrutturato tra il 1740 e il 1754, sotto la direzione dell'architetto Tommaso Saluzzi. Si caratterizza per una facciata quadripartita con quattro ingressi e numerosi cortili interni. Nonostante oggi la struttura sia in condizioni di degrado, conserva elementi architettonici di pregio, come una scala settecentesca con arcate. Nel tempo ha avuto vari usi, e attualmente parte della sua area è adibita a sede della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. È anche un esempio della grande architettura barocca della zona e un'importante testimonianza della storia nobiliare della città;[26]
Villa d'Elboeuf fu costruita nel 1711 per volere del duca d'Elboeuf, su progetto di Ferdinando Sanfelice. È la prima, in ordine cronologico della data di costruzione, delle 122 ville vesuviane del Miglio d'oro. Situata lungo la costa vesuviana, si affaccia sul mare con due portali e una scala ellittica in marmo, originariamente circondata da un giardino con piante esotiche e decorata con reperti archeologici di Ercolano. Nel 1742 la villa fu acquistata da Carlo di Borbone, che la usò come dépendance della Reggia di Portici. Con l’arrivo della ferrovia Napoli-Portici nel 1839, la villa perse l’unità architettonica, segnando l’inizio di un lungo periodo di abbandono e degrado. Venduta più volte, fu saccheggiata e divenne fatiscente. Nel 2013 fu acquistata da imprenditori per il restauro, interrotto nel 2014 dal crollo di un muro sulla linea ferroviaria. I lavori di recupero sono ripresi nel 2019, con l’obiettivo di preservare il valore storico dell'edificio.[27][28][29][30]
Villa Caposele è una delle storiche dimore nobiliari della città, appartenuta alla famiglia dei Borbone. È legata alla storia dell’aristocrazia napoletana: Re Ferdinando II d'Aragona ne fece un possedimento reale, destinato poi a suo figlio Francesco II di Borbone. Nonostante fosse una proprietà privata della famiglia reale, con l'unità d'Italia, la villa e molte altre residenze borboniche furono vendute per fare cassa, un evento che creò risentimento tra i Borbone, che consideravano l'operazione un esproprio non legittimo. Villa Caposele ha vissuto diverse vicende storiche, dai restauri ordinati dai Borbone alle alterazioni avvenute nel tempo. Il Fondo Ambiente Italiano (FAI) ha incluso questa villa tra i "Luoghi del Cuore",[31] un'iniziativa volta a valorizzare i luoghi di interesse storico e artistico italiani, e a raccogliere voti per la sua conservazione. Oggi la villa è ancora simbolo della ricca tradizione architettonica di Portici e del patrimonio storico lasciato dalla famiglia reale borbonica in Campania.
Palazzo Ruffo di Bagnara venne edificato a partire dal 1720 su commissione del principe Paolo Ruffo, duca di Bagnara, e progettato dall'architetto Ferdinando Sanfelice. Questo palazzo, tra i primi edifici settecenteschi della città, è noto per le sue imponenti dimensioni e il caratteristico stile sanfeliciano, con una facciata lunga circa 100 metri, scandita da paraste ioniche e ornata con lo stemma della famiglia Ruffo sopra l’ingresso principale. Il piano nobile è arricchito da timpani e lesene corinzie, mentre l'ingresso principale è decorato da colonne ioniche su piedritti elevati. La struttura originaria comprendeva un ampio giardino che si estendeva fino al mare e includeva una sorgente di acqua minerale dalle presunte proprietà terapeutiche, molto apprezzata anche da Ferdinando IV di Borbone. Parte del giardino fu lottizzata e venduta nel corso del Novecento, mentre un finto castello rustico, costruito nel parco, venne demolito durante la Seconda Guerra Mondiale per fare spazio a una batteria contraerea. Di notevole interesse architettonico e storico, Palazzo Ruffo di Bagnara conserva alcune decorazioni di gusto classico e una cappella gentilizia dedicata all’Assunta, costruita nel 1707.[32][33]
Villa Maltese, originariamente nota come Villa Caravita, fu edificata intorno al 1730 per Domenico Caravita, principe di Sirignano, e progettata da Domenico Antonio Vaccaro. L’architettura della villa è un significativo esempio di stile tardo-barocco, caratterizzata da un prospetto a cinque sezioni con una struttura monumentale di avancorpi che si assottigliano verso i lati. Il re Carlo di Borbone, amico di Caravita, ricevette la villa come dono; alla morte del principe, tuttavia, l'edificio rimase nelle mani degli eredi della famiglia Caravita. Villa Maltese conserva tutt'oggi numerosi dettagli originari, come le ricche decorazioni in stucco e le finestre sormontate da oculi rettangolari. Il giardino era un tempo molto vasto, estendendosi sino alla Reggia di Portici e includendo statue e una grande vasca ottocentesca. Nei secoli successivi, l’edificio ha subito diversi restauri e ristrutturazioni, tra cui aggiunte in stile liberty, come la veranda rivolta verso il mare e decorata con elementi floreali. Oggi, la villa rimane un’importante testimonianza del patrimonio storico e architettonico di Portici, anche se è adibita prevalentemente a residenza privata.[34]
La Reggia di Portici è una residenza reale situata vicino al Vesuvio, costruita nel XVIII secolo per volontà del re Carlo di Borbone e della regina Amalia di Sassonia. È circondata da vasti giardini e da un parco che originariamente si estendeva fino al mare. La reggia era il fulcro di una serie di ville nobiliari della zona vesuviana del Miglio d'Oro, destinate a ospitare l'aristocrazia napoletana. L'edificio presenta una facciata in stile barocco, e al suo interno si trovano affreschi, dipinti e decorazioni raffinate, con ambienti sontuosi e ricchi di dettagli. La reggia ospita il Museo Ercolanense, istituito per ospitare reperti archeologici provenienti dagli scavi di Ercolano e Pompei, scoperti proprio durante il regno di Carlo, e il Dipartimento di Agraria dell'Università degli studi di Napoli "Federico II", che utilizza anche i giardini per attività di ricerca botanica.[35]
Villa Zelo è una villa risalente al Settecento, precisamente edificata nel 1740 per volere di Don Giuseppe Siniscalco, secondo il progetto dell'architetto Maurizio Nauclerio. Inizialmente, la villa era parte di un complesso più ampio che comprendeva un giardino, due casini e una masseria dedicata alla coltivazione di agrumi. La villa era dotata di una cappella consacrata alla Beata Vergine dei Sette Dolori, utilizzata fino al 1835, quando venne costruita una nuova chiesa nelle vicinanze per far fronte all'aumento della popolazione locale. Nel 1825, la villa passò nelle mani del barone Gennaro Zelo, che la ristrutturò, mantenendo però il suo aspetto originale. Durante la prima metà del XIX secolo, la villa divenne un luogo di incontro per intellettuali e nobili, inclusi figure come il poeta Giacomo Leopardi e il suo amico Antonio Ranieri. Si racconta che Villa Zelo fosse anche un punto di riferimento per riunioni massoniche, dato l'orientamento progressista del barone Zelo e la sua opposizione al regime borbonico. Un evento significativo nella storia della villa fu la visita privata di Papa Pio IX nel 1850, durante il suo esilio a Napoli. Inoltre, si narra che il cane di Leopardi, Medoro, possa essere stato sepolto nei giardini della villa.[36][37]
Il Palazzo Landriani è un edificio storico che risale al XVIII secolo. Originariamente costruito nel 1748 su commissione di Don Giuseppe Maria di Lecce, passò poi alla famiglia Vella, e successivamente agli Orsini di Gravina, che vi apposero il loro stemma. Con il passare dei decenni, il palazzo assunse una funzione religiosa e scolastica, divenendo proprietà dei padri scolopi nel 1837 e trasformandosi in collegio per la formazione educativa fino al XX secolo. Dal punto di vista architettonico, Palazzo Landriani si distingue per la sua facciata maestosa su tre piani, decorata con paraste ioniche e oculi al piano terra, e il cortile con due grandi scalinate. La cappella annessa, dedicata alla Santa Croce, presenta decorazioni di rilievo, tra cui tele settecentesche di Lorenzo De Caro. Secondo la tradizione, dal balcone del palazzo la regina Maria Carolina d'Austria avrebbe esclamato "che bella vista", dando così origine al nome della contrada Bellavista di Portici.[38][39]
Costruita nel 1751 per volontà di Domenico Viola, all'epoca presidente del Tribunale di Napoli, Villa Gallo esprime l'eleganza dell’architettura tardobarocca vesuviana. L’edificio presenta un’imponente facciata decorata da cornici e timpani e custodisce al suo interno un cortile ottagonale contornato da eleganti esedre. Questo cortile ospitava busti decorativi nelle nicchie, che nel tempo sono andati perduti. La proprietà della villa passò alla famiglia Gallo nella seconda metà dell’Ottocento, come testimonia lo stemma ancora visibile sopra il portale d’ingresso. Dopo un periodo di abbandono, l’edificio è stato frazionato in appartamenti residenziali e ha subito diverse modifiche strutturali che hanno alterato il disegno originario del giardino. Recentemente, sono iniziati i lavori di restauro per riportare la villa al suo splendore originale, in accordo con le autorità di conservazione locali, che sovrintendono agli interventi architettonici e stilistici.[40][41]
Villa Bideri a Portici è un palazzo signorile di origine settecentesca, caratterizzato da un'architettura di pregio che riflette lo stile tardo-barocco vesuviano. Situata lungo il Corso Garibaldi, la villa presenta un'imponente facciata rosso pompeiano arricchita da decorazioni classiche, tra cui un portale con colonne doriche che sorreggono un architrave sopra il quale si apre un balcone al piano nobile. Questo elemento architettonico è reso ancora più interessante da una finestra centrale ornata con colonne corinzie e sormontata da un timpano semicircolare, un dettaglio tipico dello stile del celebre architetto Ferdinando Sanfelice. Gli interni sono caratterizzati da volte a botte e dettagli decorativi che conferiscono un'atmosfera scenografica.[40]
Villa Mascolo a Portici è un edificio storico costruito nel XVIII secolo, di cui si conosce poco riguardo al committente e all'architetto. Originariamente di proprietà dei fratelli Giovanni e Gennaro Mascolo, la villa è stata gravemente danneggiata nel corso degli anni da atti vandalici e necessità di restauro. Attualmente, è oggetto di un progetto di recupero che la destinerà a museo multimediale interattivo, parte di un ambizioso piano di riqualificazione urbana.[42]
La villa, che presenta un'architettura particolare rispetto alle altre ville settecentesche, si distingue per il suo ingresso che si affaccia su un giardino e un'area agricola. Caratterizzata da un aspetto asimmetrico e da decorazioni in stucco, è dotata di una scala con balaustra in piperno e di un affresco che si conserva nell'androne.[43]
Il futuro museo promette di offrire un'esperienza culturale interattiva, con programmi educativi e attività rivolte a diverse fasce d'età. Questa iniziativa è vista come una rinascita non solo per la villa, ma anche per l'intera comunità, contribuendo a rivitalizzare la zona e a promuovere il turismo culturale.[42][43]
Villa Savonarola, costruita intorno al 1850 per volontà di Luigi Corsi, direttore del vicino complesso ferroviario di Pietrarsa, è un esempio di architettura neoclassica che oggi si distingue tra le storiche "Ville Vesuviane" situate lungo il Miglio d’Oro a Portici. Nonostante non sia una delle più imponenti o antiche tra le ville nobiliari della zona, Villa Savonarola ha una storia di rilievo che l’ha vista cambiare nome e proprietà nel tempo. Dal 1949, la villa prese il nome in onore del frate domenicano Girolamo Savonarola. Attualmente, la struttura ospita la biblioteca comunale e l’assessorato alla cultura del comune di Portici. All'interno della biblioteca, i lettori possono esplorare un vasto patrimonio librario di oltre 13.000 volumi, tra cui alcuni testi storici preziosi risalenti al Settecento e alla storia borbonica. La villa è organizzata in sale tematiche dedicate a diverse aree di studio, offrendo uno spazio culturale e di ricerca molto frequentato dagli studenti e dai cittadini di Portici.[40][44][45]
Villa Scocchera è una villa storica che risale alla metà del XIX secolo. L'edificio fu costruito per volere di una famiglia nobiliare e rappresenta uno dei tanti esempi di architettura residenziale nobiliare del "Miglio d'Oro". La villa ha subito vari passaggi di proprietà e ristrutturazioni nel corso degli anni. Originariamente, fu associata a famiglie aristocratiche, con documenti che ne attestano l'esistenza nel contesto della vita sociale e culturale dell'epoca. Negli anni, la villa ha mantenuto alcuni elementi di pregio architettonico, come le decorazioni interne e gli ampi giardini, che testimoniano il suo antico splendore. Nel corso del tempo, Villa Scocchera è diventata un luogo di ritrovo per eventi e celebrazioni, continuando a rappresentare un importante patrimonio storico e culturale della zona. Attualmente, la villa è utilizzata anche per attività culturali e iniziative locali, contribuendo così alla valorizzazione della storia e delle tradizioni di Portici.[32][40]
Villa Fernandes, in via Armando Diaz, è un edificio storico dei primi del Novecento, confiscato a un clan camorristico e riconvertito a centro di aggregazione sociale e culturale: grazie infatti a un’ampia collaborazione con enti del Terzo Settore, la villa è stata trasformata in un simbolo di legalità e sviluppo sociale, ospitando varie attività di supporto per la comunità. Il progetto è sostenuto dalla "Fondazione CON IL SUD" e dalla "Fondazione Peppino Vismara", coinvolgendo diverse realtà locali per promuovere iniziative culturali, imprenditoriali e di inclusione sociale, con l’obiettivo di creare nuove opportunità lavorative e di rafforzare il tessuto comunitario locale.[46][47][48]
Abitanti censiti[50]
Al 31 dicembre 2023, la popolazione straniera è di 803 persone, pari all'1,52% degli abitanti.[51]
L'economia di Portici si basa su una combinazione di turismo, commercio e servizi locali. Il settore turistico è trainato principalmente dal patrimonio artistico e architettonico, come il Miglio d'Oro, un tratto di strada famoso per le ville settecentesche costruite dall'aristocrazia napoletana. Inoltre, la Reggia di Portici è tra le principali attrazioni turistiche e contribuisce significativamente all'afflusso di visitatori.[52]
A livello agricolo, Portici mantiene una produzione locale legata ai prodotti tipici del territorio vesuviano. Inoltre, la città ospita la Facoltà di Agraria dell’Università Federico II.[53]
A Portici sono presenti l'Istituto di Istruzione Superiore "Carlo Levi", il liceo scientifico "Filippo Silvestri", e il liceo classico "Quinto Orazio Flacco".
Nella zona portuale del Granatello, a pochi minuti dalla stazione ferroviaria, è ubicato il Centro Ricerche ENEA di Portici. L'area circostante è parte di un polo di ricerca che comprende il Distretto per l’Ingegneria dei Materiali Polimerici e Compositi e Strutture e l’Istituto per i Materiali Compositi e Biomedici del CNR. Questi enti si dedicano a ricerca, valorizzazione, trasferimento tecnologico e formazione nei settori dei materiali polimerici e biomedici.[54]
Nella medesima area si trova anche il Centro Ricerche Tartarughe Marine della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli (MIUR). Il Turtle Point, ospitato nell'ex-macello comunale, è un centro di riabilitazione e conservazione per questa specie animale. La struttura, concessa dal Comune, comprende 600 m² coperti e 7000 m² scoperti, con laboratori avanzati, ambulatori, sale multimediali e spazi espositivi. I visitatori possono esplorare acquari tematici, modelli realistici di vertebrati marini e osservare le tartarughe in riabilitazione. Il centro, esempio di riqualificazione urbana, unisce ricerca, conservazione e didattica per promuovere la tutela degli ecosistemi marini del Mediterraneo.[55]
Nella Reggia ha sede Il Dipartimento di Agraria dell'Università degli studi di Napoli "Federico II". Nel 1871, la Reggia fu acquistata dall'Amministrazione Provinciale di Napoli per ospitare la Scuola Superiore di Agricoltura, la prima nel sud Italia. La scuola, inizialmente triennale, divenne un Istituto Superiore Agrario nel 1924 e poi Facoltà di Agraria nel 1935; dal 2013 è diventata il Dipartimento di Agraria.[56]
Il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, ubicato fra il quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli e i comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano, è uno dei principali musei ferroviari d'Europa e rappresenta un'importante testimonianza della storia industriale italiana. Fondato nel 1989, si trova all'interno delle ex Officine Borboniche, create nel 1840 da Ferdinando II di Borbone per la costruzione di locomotive e altri mezzi di trasporto. Il museo ospita una vasta collezione di locomotori a vapore, carrozze storiche e altri veicoli ferroviari, nonché una serie di padiglioni che riflettono l'evoluzione tecnologica delle ferrovie italiane.[57]
Le esposizioni comprendono una replica della storica locomotiva Bayard, che ha trainato il primo convoglio inaugurale della Napoli-Portici nel 1839, e una carrozza del Treno Reale utilizzata per le nozze di Umberto II di Savoia. Oltre alle locomotive e ai carri, il museo ha subito un significativo restauro che ha migliorato gli spazi espositivi e le aree esterne, creando anche nuove esperienze interattive per i visitatori, come l'uso di tecnologie di realtà aumentata.[57][58]
Il paese è attraversato da una importante autostrada: la A3 Napoli-Salerno.
Lungo la ferrovia Napoli-Pompei-Poggiomarino sorgono le fermate ferroviarie di Portici Bellavista e Portici Via Libertà, servite da treni regionali EAV (Circumvesuviana).
Il trasporto su gomma nel comune è garantito da diverse autolinee. Le circolari "Verde" e "Arancione" e la linea Portici-Torre del Greco sono gestite dall'EAV, mentre la CTP offre la linea M54 (Portici-Pomigliano D'Arco). L'ANM gestisce cinque linee: quattro autoviarie con capolinea nel comune (5, 158, 176 e 177) e una filoviaria (254). Dal 12 settembre 2018, in risposta alla riduzione delle linee ANM, il Comune ha avviato un servizio privato di navette-bus interne, su tre linee circolari: rossa, verde e azzurra, per migliorare i collegamenti all'interno della città.
Fra il 1879 e il 1958 la città era inoltre collegata a Napoli mediante la tranvia Napoli-Portici-Torre del Greco che proprio a Portici si diramava, all'incrocio tra corso Garibaldi e via Diaz, per servire le zone di Bellavista e Pugliano, nel comune di Resìna.
La stazione ferroviaria di Portici, inaugurata il 3 ottobre 1839, è strettamente legata alla creazione della prima linea ferroviaria italiana tra Napoli e Portici. Questo progetto, fortemente voluto da Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie, segnò un passo fondamentale nell'industrializzazione del sud Italia e nello sviluppo dei trasporti ferroviari italiani. La linea di 7,2 chilometri fu progettata dall'ingegnere francese Armand Joseph Bayard, che completò l’opera in circa tre anni, consentendo di trasportare fino a 258 passeggeri per viaggio su un treno che viaggiava a 50 km/h, una velocità notevole per l'epoca. L'inaugurazione della linea vide un’importante celebrazione, con Ferdinando II che salì sul primo treno trainato dalla locomotiva "Vesuvio". Questo treno coprì il percorso in circa dieci minuti, un'impresa all'epoca considerata straordinaria.
La Napoli-Portici, oltre a rappresentare un evento simbolico, diede impulso allo sviluppo di ulteriori infrastrutture ferroviarie e alla nascita dell'industria ferroviaria italiana, come le Officine di Pietrarsa, che in pochi anni divennero uno dei principali poli per la costruzione e riparazione di locomotive nel Regno delle Due Sicilie. La stazione stessa, situata a Portici, fu costruita con grandi spazi per accogliere passeggeri e merci, e divenne un punto di riferimento per il commercio locale. Sebbene oggi l'antica struttura sia in disuso, essa rappresenta un'importante testimonianza del passato industriale italiano, conservata attraverso la memoria storica e i musei ferroviari come quello di Pietrarsa, che celebrano l'eredità della Napoli-Portici e il ruolo innovativo di questa linea ferroviaria per l'intero paese. Oggi la stazione si trova lungo la ferrovia Napoli-Salerno.[59][60][61]
Elenco dei sindaci eletti direttamente dai cittadini aventi diritto in base alla Legge 25 marzo 1993, n. 81
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
21 giugno 1993 | 25 novembre 1995 | Emilio Parrella | lista civica di sinistra | Sindaco | |
25 novembre 1995 | 24 giugno 1996 | Paola Basilone | Commissario | ||
24 giugno 1996 | 24 febbraio 2000 | Leopoldo Spedaliere | PDS / DS | Sindaco | |
24 febbraio 2000 | 1º maggio 2000 | Pietro Troiano | Commissario | ||
1º maggio 2000 | 10 settembre 2002 | Leopoldo Spedaliere | DS | Sindaco | |
10 settembre 2002 | 14 giugno 2004 | Gioacchino Ferrer Sergio Di Martino Gaetano Piccolella |
Commissione straordinaria |
[62] | |
14 giugno 2004 | 8 ottobre 2012 | Vincenzo Cuomo | DL / PD | Sindaco | |
8 ottobre 2012 | 28 maggio 2013 | Pasquale Manzo | Commissario | ||
28 maggio 2013 | 6 luglio 2016 | Nicola Marrone | lista civica di centrosinistra | Sindaco | |
6 luglio 2016 | 12 giugno 2017 | Roberto Esposito | Commissario | ||
12 giugno 2017 | in carica (riconfermato) | Vincenzo Cuomo | PD | Sindaco |
Nel comune di Portici hanno sede diverse associazioni sportive. Tra le squadre calcistiche si annoverano l'Associazione Sportiva Dilettantistica Portici 1906, che milita in Eccellenza Campana, e l'Associazione Sportiva Dilettantistica Atletico Portici 2009, militante in terza categoria. Per l’atletica leggera, sono attive l’ASD Budokan Portici e l'ASD Atletica Leggera Portici. Nel settore della pallacanestro si distinguono lo Sporting Portici, fondato nel 1972 e attualmente in serie C, il Portici 2000, istituito nel 1999 e partecipante al campionato regionale di serie C2, la Virtus Portici, impegnata nel campionato regionale maschile di Promozione, e l'ASD Città Vesuviana; per la pallacanestro femminile, la squadra principale è la Pegaso Portici, che compete in serie B. A Portici è presente anche la Rugby Vesuvio, che partecipa al campionato regionale di serie C. Nel campo della pallavolo è attiva l'ASD Polisportiva Portici. Inoltre, la città ospita l'associazione dilettantistica Club Scherma Portici.[64]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.