Quando i casi della vita mi pongono di fronte a una cartuccia stereo 8 di Fausto Papetti, mi guardo intorno cercando negli altri uno sguardo di complicità. Ma il mio entusiasmo per l'importante rinvenimento di un reperto trash è puntualmente raffreddato poiché trovo sempre il nulla, la meraviglia, l'ignoranza e l'inesattezza. Spesso trovo anche una domanda: «Che cos'è il trash?».
Ogni volta che mi pongono questa domanda sono preso dal panico. Per me, che recepisco gli eventi trash non attraverso la mediazione culturale ma lungo i canali di una misteriosa telepatia, non è stato facile arrivare a dare una forma il più possibile razionale a questo universo in cui la materia più diffusa è l'irrazionalità. Temevo soprattutto che, descrivendo il trash, sarei dovuto ricorrere proprio a quelle mediazioni che, alla fine, l'avrebbero ucciso.
Di solito gli osservatori credono di raggiungere precisione e imparzialità ponendosi in orbita geostatica sull'oggetto del loro studio, avvertendo nel frattempo della loro totale non-appartenenza all'ambiente che analizzano. lo invece non mi trovo sopra, ma dentro al trash. Lo osservo e lo difendo attivamente dagli attacchi dei suoi molti nemici.
Citazioni
- Il pregiudizio estetico è come un torrente impetuoso, inarrestabile, che con la sua forza cerca di convogliare a valle il consenso di ogni essere pensante. Ed ecco che sulle rive di quel fiume avviene la nostra trasformazione. Siamo ritti sulla sponda e osserviamo il flusso dell'acqua. Possiamo restare lì e continuare a chiamarci osservatori, ascetici e al di fuori di ogni corrente. Possiamo gettarci in quel turbinio e farci comodamente trasportare nell'esaltazione del consenso collettivo. O infine, ed è ciò che vi invito a fare, possiamo sì gettarci in acqua ma, trasformati in Giovani Salmoni del Trash, dobbiamo essere pronti a risalire questo fiume ribollente di boria e ignoranza, dobbiamo raggiungerne le fonti e renderle aride. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 1. Come nasce un Giovane Salmone, p. 8)
- Ai Giovani Salmoni piacciono le cose brutte, basse e sottoculturali che brutte, basse e sottoculturali però non sono realmente, ma tali vengono ritenute dai misoneisti, soprattutto da quelli che vedono costantemente intaccato il proprio ruolo dominante. Per esempio, ai Giovani Salmoni piace guardare la televisione, non solo per fare un dispetto alla scrittrice Susanna Tamaro e ai suoi lugubri conniventi, ma proprio perché a loro piace. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 2. Come agisce un Giovane Salmone, p. 9)
- Insomma, ai Giovani Salmoni piace fare tante cose che le menti eccelse dell'estetica established, se conoscessero il vero senso dell'espressione, definirebbero trash. Ma a loro piacciono senza condizioni né limiti e, quello che più conta, piacciono spontaneamente. Non è mai affettazione di un gusto degenerato. Se un Giovane Salmone dice che gli piace ascoltare technorave, la drum che pompa, le urla campionate, i giri tanto banali da cadere nel campo gravitazionale del pianeta Pace-Panzeri-Pilat, lo dice perché è vero che gli piace. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 2. Come agisce un Giovane Salmone, p. 9)
- Si potrà osservare che questa è una libertà condizionata, poiché, dicono, le masse sono controllate, il loro gusto è gestito dall'alto e i loro rappresentanti non posseggono alcuna facoltà di discernimento. Ma questo non è quasi mai vero. Anzi, è vero il contrario. Sono gli intellettuali a essere rigorosamente controllati e gestiti da se stessi e dall'immagine che si sono autocostruiti. Sono gli intellettuali, vero popolo bue, a non avere alcuna facoltà di discernimento, ad accettare tutto ciò che viene porto loro con lo sviante timbro di “evento culturale” e a rifiutare platealmente il resto. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 3. I cinque pilastri del trash, p. 10)
- All'apparire del trash, infatti, scattano in certi individui componenti di inaccettabile e ingiustificata superiorità. La delegittimazione di questi comportamenti deve costituire uno degli impegni di ogni Giovane Salmone. Il fallimento del tentativo di emulazione e il paragone di questo con il modello originario spingono molti a ridere del trash altrui, tacendo del proprio. Tutti ridiamo del trash e tutti sbagliamo, poiché non siamo mai motivati nella presa in giro. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 5. Territorial Pissing, p. 14)
- I cani, per segnare i limiti del territorio di cui si sentono padroni, orinano lungo i confini e lungo le caricellate delle ville cui sono messi a guardia. Poveri cani: ignorano che i veri padroni di quello spazio non sono loro, ma quelle persone che preparano loro le ciotole e li portano a spasso con il guinzaglio. Questo è il territorial pissing canino. L'uomo, per segnare i limiti del territorio estetico o sociale in cui si sente dominante, non orina, ma fa di peggio: ride, compassiona o distrugge con la critica, creando così una barricata virtuale (a volte, però, addirittura fisica, come nel caso della già vista invisibilità della Gialappa's Band) dietro la quale crede di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 5. Territorial Pissing, p. 15)
- Quando ci si accorge del Favoloso Universo del trash è ormai troppo tardi per poterne fare ancora parte. Quando si è trash non si sa mai di esserlo. Non appena, però, nasce un primo fugace bagliore di rivelazione, quando ci si comincia a porre domande sulla struttura degli eventi estetici che costellano la nostra vita, ecco che si abbandona all'istante la Rutilante Galassia del trash. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 7. Trash, Camp & Kitsch, p. 17)
- Ed ecco cos'è il camp: il trash che si è rivelato a se stesso, ma che, spintosi troppo in là nel gioco, non è più trash, poiché non è più spontaneo. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 7. Trash, Camp & Kitsch, p. 18)
- Kitsch non è il risultato ottenuto ma, il processo con il quale lo si ottiene, è l'atto che Kundera, in Nesnesitelnà Lehkos Bytì, definisce come letterale eliminazione della merda dalla propria vita. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 7. Trash, Camp & Kitsch, p. 19)
- E il cartone animato viene banalizzato con motivetti-fotocopia ammiccanti e pseudo-attualizzati, veri e propri crimini contro l'infanzia, concepiti da Alessandra Valeri Manera e perpetrati da Cristina d'Avena. Potremmo mai perdonare a costoro la kitschiazzazione di Lupin III, eseguita abolendo l'affascinante valzer musette che ne apriva e chiudeva gli episodi? (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 7. Trash, Camp & Kitsch, p. 20)
- Lo stesso si è verificato con i tanti cantantucoli d'après Zucchero (quindi vertiginosamente sottoprodotti di un sottoprodotto), derivati da un presunto modello rock tutto birra e barbe incolte. Qui, in fondo, le basi per un tuffo nel trash ci sarebbero, soprattutto il massimalismo: l'idea-rock sulla quale si sono basati i produttori per sintetizzare questi cantanti è estremamente nebulosa e mescola nello stesso calderone gli U2 con Sting e Bruce Springsteen. Il risultato sta al rock come lo skai sta al vero cuoio. Ma queste operazioni sono con una tale base monetaria che non diventano mai ridicole. Sono solo infami. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 13. Il bakismo, pp. 33-34)
- Il trash in sé non esiste. È solo un'apparenza che si rivela quando qualcuno vuole negarlo. (Parte prima: Giovani salmoni del trash. 14. Trash and Zen, p. 36)
- Ecco un caso di emulazione talmente spontanea e talmente lampante che a volte mi ritrovo a pensare il contrario. Ossia, che Elvis abbia sempre copiato Little Tony. (Parte seconda: il trash e il suo doppio. Elvis Presley e Little Tony, p. 40)
- Il successo di Dylan Dog ha reso possibile l'apparizione di un vero capolavoro trash: Dick Drago, ovvero l'emulazione fallitissima e ai limiti del plagio. [...] A sistemare le cose provvede però il disegno di Dick Drago: un tratto così incerto e inabile non si è mai visto nemmeno su Corna Vissute. (Parte seconda: il trash e il suo doppio. Dylan Dog e Dick Drago, p. 42)
- Il mio desiderio più grande, quello che ogni volta torno a esprimere segretamente mentre spengo le candeline sulla torta del compleanno, è la scomparsa dei pregiudizi che, utilizzati in maniera erronea come criteri di valutazione, portano alla creazione di scale di valori tra gli artisti e tra le cose. (Parte terza: agiografie non autorizzate. Premessa, p. 46)
- La Weltanschauung di Warolh [sic] era la stessa dei seguaci del primo Jovanotti, riconducibile alla formula lavoro-paga-discoteca-sesso. (Parte terza: agiografie non autorizzate. Andy Warhol era un coatto, p. 49)
- Per prima cosa: sono un Revisionista Estetico e non Etico. Non mi interessa il giudizio morale che si può dare sulla pornografia. Con la mia azione non voglio scandalizzare, non voglio pubblicizzare la pornografia. Anzi, preferirei non rompere mai l'aura di intimità, segretezza, riservatezza che circonda la visione e il godimento di materiali X-rated. Svelare a tutti il mistero racchiuso nella protezione in cellofan significherebbe distruggere il 90 per cento della potenzialità estetica di un prodotto porno. (Parte terza: agiografie non autorizzate. L'Eros celeste is not dead!, p. 51)
- La vita non è mai schematica, le cose non sono mai racchiudibili in categorie. Estasiarsi spiritualmente soltanto davanti a un'opera d'arte ed eccitarsi o scandalizzarsi soltanto davanti a una foto pomo? No. Le parti possono, devono essere scambiate. Il piccolo Mishima (grande revisionista inconscio) non si eccitava di fronte a una riproduzione del San Sebastiano di Guido Reni? Così io raggiungo l'estasi sciamanica davanti a una pagina di Caballero del 1977. (Parte terza: agiografie non autorizzate. L'Eros celeste is not dead!, p. 51)
- Raramente ho provato una sensazione di coinvolgimento più totale e vicina all'hysteria lacrymosa di quando, alla Contemporanea Internazionale d'Arte Moderna di Milano del 1989, mi trovai di fronte il Desinare al Gianicolo di Riccardo Tommasi Ferroni. Caddi in ginocchio dinanzi alla tela e mi dovettero portar via a forza. (Parte terza: agiografie non autorizzate. Picnic revisionista, p. 59)
- [Su Gian Carlo Mangini detto El Cubano] Molti rifiutano El Cubano, definendolo pornografico. Facile accusa. È con rabbia che mi chiedo: perché El Cubano scandalizza ed Egon Schiele no? Ma diciamo la verità: Schiele deprime, El Cubano diverte. Tra la violenza stuproistigatrice di certi fumetti erotici e l'enorme noia di erotic comics come la soporifera Valentina, El Cubano genialmente traccia la Terza Via alla Camera da Letto, quella che passa per l'umorismo. (Parte terza: agiografie non autorizzate. Contro il fumetto reso colto, p. 62)
- [...] a fine gennaio 1992, Il Venerdì di Repubblica chiese a un po' di personaggi, i soliti, che cosa pensassero del Festival di Sanremo. Mi è rimasta impressa nella memoria, a lettere di fuoco, la risposta di tale Lidia Ravera che, per fare la colta kitsch, disse di disprezzare le canzoni e di ascoltare solo Mozart e Beethoven. Mozart e Beethoven, ripeto. Non Ligeti o Xenakis. Ma Mozart e Beethoven. Ossia, la signora Ravera sostituiva la melodia delle canzoni non con una ricerca intellettuale, con l'interesse nell'atonalità o nella stocastica, ma con la KV 550 (solo il primo movimento, per carità) o con la Für Elise... Chissà, magari ai vertici della hit parade che la Ravera cela in fondo al suo cuore c'è Titti Bianchi, ma questo non si può dire a un giornale. (Parte terza: agiografie non autorizzate. Musica leggera e letteratura pesante, p. 69)