v. U. Aldrovandi v. A. Raimondi (2 ingressi) v. di Porta Pinciana (2 ingressi) P.le S. Paolo del Brasile p.le Flaminio p.le Cervantes p.le P. Picasso (v. di Valle Giulia)
Il nucleo della tenuta era già di proprietà dei Borghese nel 1580, sul sito del quale è stata identificata anche la posizione dei giardini di Lucullo (o horti luculliani).
Il possedimento fu ampliato con una serie di acquisti e acquisizioni dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V e futuro patrono di Gianlorenzo Bernini, con l'intento di crearvi una "villa di delizie" e il più vasto giardino costruito a Roma dall'antichità. Nel 1606 la realizzazione degli edifici fu affidata dal cardinale agli architetti Flaminio Ponzio e, dopo la morte del predecessore, a Giovanni Vasanzio (Jan van Santen); gli architetti furono affiancati dal giardiniere Domenico Savini da Montelpulciano e dall'intervento anche di altri artisti, quali Pietro e Gianlorenzo Bernini. La villa fu completata nel 1633.
Nel 1766 lavori di trasformazione furono intrapresi dal principe Marcantonio IV Borghese (1730-1809), nel "Casino nobile" (ora sede della Galleria Borghese) e nel "Casino dei giuochi d'acqua" (attuale "Aranciera" e sede del Museo Carlo Bilotti), e soprattutto nel parco, con la sistemazione del "Giardino del lago", ad opera degli architetti Antonio Asprucci ed il figlio Mario. Tutto il giardino venne ornato di fontane e piccole fabbriche che permettevano di godere di scorci prospettici suggestivi.
Il complesso - caso unico tra le grandi ville patrizie della città, i cui parchi furono tutti assoggettati a lottizzazione, e anche le ville raramente salvate - fu acquistato dallo Stato italiano nel 1901 e ceduto al comune di Roma nel 1903 per essere stabilmente aperto al pubblico, proprio mentre iniziava la lottizzazione della confinante Villa Ludovisi sui cui terreni stava sorgendo l'omonimo quartiere. La villa fu acquistata per 3 milioni di lire dell'epoca (equivalenti a circa 10 milioni di euro attuali), e denominata ufficialmente "Villa comunale Umberto I già Borghese". I romani non smisero mai di chiamarla villa Borghese.
Descrizione
Riepilogo
Prospettiva
Il grande parco contiene diversi edifici ed ha 9 ingressi: tra i più frequentati quello di porta Pinciana, quello dalla scalinata di Trinità dei Monti, quello dalle rampe del Pincio a piazza del Popolo quello monumentale di piazzale Flaminio e quello dalla stazione Spagna della linea A. Il "giardino del Pincio" (corrispondente al colle Pincio), nella parte sud del parco, offre un noto panorama su Roma.
Ingresso della stazione Spagna adiacente a Villa Borghese
La villa ospita anche lo zoo di Roma, sul finire del XX secolo trasformato in Bioparco, con il Museo civico di zoologia, mentre la "Casina delle Rose" è oggi la sede della Casa del Cinema. Nei pressi di quest'ultima si trova il Cinema dei Piccoli, la sala cinematografica più piccola al mondo.
Il compositore bolognese Ottorino Respighi, amante della città di Roma, dedica un brano ai "Pini di Villa Borghese" nel suo noto poema sinfonico intitolato I pini di Roma.
È sito in viale David Lubin. In una planimetria del 1828 era indicato come casa dipendente degli Orti Giustiniani ed in una incisione del 1840 disegnata da G.H. Busse come Casale Giustinani. Le facciate e il portico ospitano dei lacerti di affreschi che rappresentano delle sculture e prospettive a trompe l'œil. Attualmente ospita un'associazione culturale.[2]
Casino del Graziano
È sito in viale del Giardino Zoologico ai confini della Valle dei Platani. Nel 1616 fu comprato dal cardinale Borghese per farvi una mostra di quadri e statue, ma principalmente fu usato come casino di delitia e riposo dopo le battute di caccia. All'interno vi sono degli affreschi.[3] Originariamente, prima dell'acquisto del Cardinale Borghese, il Casino era di un certo Stefano Graziani, personaggio di cui si ignora la biografia, ma certamente non fu lui il committente della costruzione dell'edificio, in quanto la costruzione risale al secolo precedente[4].
L'edificio consta di tre piani: nei primi due vi sono due stanze e un corridoio centrale, mentre al terzo è una stanza loggiata. Il palazzo ha un muro di cinta, due cortili quadrati con fontana centrale decorata a roccaglie, resti di decorazioni a stucco[4].
Secondo Montelanici in una delle due fontane era una statua di Venere e nei giardini erano aiole ornate di mortella[4].
Al pian terreno vi sono decorazioni cinquecentesche a grottesche, tra cui degno di menzione è il "Ratto di Europa" richiamante lo stile di Prospero Fontana[4].
Al piano superiore un fregio rappresentante un paesaggio incorniciato da puttini è posto lungo il perimetro superiore di una delle due stanze[4].
Durante la residenza dei Borghese vi erano arredi pregevoli, quadri e statue provenienti da scavi nelle proprietà di famiglia[4].
Casina delle Rose - Casa del Cinema
È sita in piazzale Marcello Mastroianni. Dal 1748 fu parte di villa Manfroni, in seguito fu acquistata dai Borghese e ristrutturata da Luigi Canina.[5]
Casa del CinemaIl Museo Bilotti
Questo edificio viene rappresentato in una cartina di Roma realizzata da Nolli nel 1748 come parte della suindicata villa Manfroni. La villa fu acquistata dai Borghese nel 1833 insieme a una villa più antica[6].
Questo complesso viene descritto nell'atto di vendita come villetta sita fuori Porta del Popolo e Porta Salaria, confinante da un lato con la strada delle mura, dall'altro con la villa dei Principi Borghese, composta di vigne e di alberi da frutto, di vari viali, un casino nobile, un fienile, una casetta rurale presso il casino nobile, un tinello, un giardino con un'uccelliera, una grotta, una neviera e un pozzo[6].
L'area fu decisamente trasformata, in modo da non rendere riconoscibile l'aspetto e l'assetto originario, con l'inaugurazione di una strada carrozzabile e con l'inserimento dell'ingresso verso la Porta Pinciana; anche la Casina fu modificata[6].
Una rappresentazione successiva è la litografia del 1842 di Landesio e Rosa[6].
L'edificio consisteva in due corpi di fabbrica, divisi mediante un cortile interno[6].
L'edificio più arcaico era sito verso Porta Pinciana. Consisteva in un loggiato con quattro archi corrispondente a una loggia coperta al piano superiore. Questa costruzione era circondata da un giardino[6].
Oltre il cortile vi era un edificio rustico, costituito da un fienile e dalla residenza dell'addetto alle vigne[6].
Nel 1849 la Casina fu colpita dai bombardamenti. Fu restaurata nel 1854[6] e destinata a vaccheria[5][6].
Quando fu restaurata, il cortile interno fu chiuso per creare nuovi locali e la zona rustica fu rimodellata secondo gli chalet alpini[6].
In seguito la Casina fu trasformata in dancing[5][6] e successivamente in punto di ristoro[6].
È sita nel Giardino del Lago in via dell'Aranciera. Trattasi di un piccolo chalet risalente agli anni venti del XX secolo. Attualmente, al suo interno vi è la caffetteria del Museo Carlo Bilotti.[7]
Come descritto da documenti seicenteschi[9], la Casina era utilizzata dal giardiniere come abitazione[8].
Nel Settecento[9], sotto la direzione degli Asprucci, vi fu inserito un porticato[8], trasformazione attribuita a Nicola Fagioli che sicuramente inserì l'orologio; di questo periodo è la struttura con basamento a bugnato, interrotto da vari portali con archi anch'essi bugnati[9].
L'edificio è a due piani, sormontato da una torretta con quattro orologi e coronamento a piccolo tempio circolare a cupola, sorretta da otto colonne doriche. La torre ospita tre campane; nel suo apice è posta una banderuola[9].
Dopo questa trasformazione, terminata nel 1791[9], l'edificio divenne museo con il materiale di scavo proveniente da Gabii[8][9] e fu chiamato "Casino di Gabi"[9]. Il museo fu smantellato nel 1807 e il materiale che vi era esposto venne trasferito al Museo del Louvre[8]. Della destinazione dell'edificio a museo rimangono due iscrizioni, sovrastate da due statue[9].
Nella seconda metà del XIX secolo, l'edificio ospitò varie mostre di acquerelli di artisti romani[9].
In seguito, quando la villa passò al comune di Roma, non si fa menzione della destinazione d'uso della Casina[9].
È sita tra via del galoppatoio e via San Paolo del Brasile[10]. Anticamente era di proprietà di Giuseppe Doria Pamphilj[11], al momento dell'acquisto di Giuseppe Doria Pamphilj, il podere era formato da una vigna[12], poi fu trasformato in un giardino all'inglese da Francesco Bettini dal 1785 al 1790[11]. Questo giardino all'inglese era composto da piante esotiche secondo la moda dei giardini inglesi[12]. Tra le piante sono da menzionare[12]:
Non vi erano molti edifici, i quali erano rustici escluso il casino di Raffaello, con gli affreschi in stile raffaellesco attribuiti a Girolamo Siciolante da Sermoneta[12].
Le attrazioni della villa erano le fabbriche[12], di cui ricordiamo[12]:
Nel 1798 Giuseppe Doria Pamphilj vendette la proprietà, trasportando alcune delle opere nella villa del fratello. Nel 1831 la villetta Doria venne acquistata dai Borghese[12].
La zona fu bombardata dai francesi nel 1849, bombardamento che distrusse anche il casino di Raffaello[11], ma i Borghese riuscirono a trasportare gli affreschi nel Casino Nobile della villa[12].
Nella seconda metà dell'Ottocento fu utilizzato come galoppatoio[11][12]. Ogni ricordo storico fu distrutto negli anni settanta del XX secolo per realizzare un parcheggio seminterrato[11], tuttavia il nome (galoppatoio) e l'uso ne rimangono tuttora[12].
Fu creata da Carlo Rainaldi successivamente all'Uccelliera[13] per chiudere in maniera monumentale il terzo giardino segreto, al posto di un piccolo edificio rurale raffigurato nella piantina di Simone Delfico[14].
Viene chiamata anche seconda uccelliera poiché richiama il prospetto del giardino interno[13][14].
La facciata verso l'ingresso al parco dei Daini è più semplice, con lesene alternate a porte, che corrispondono ai piani superiori a nicchie e a finestre[14].
L'edificio ospita il centro informazioni e il centro di documentazione della villa[13].
Fu realizzata in concomitanza del Casino Nobile come completamento della facciata del secondo giardino segreto[15].
La fabbrica è a pianta rettangolare, costituita da due vani e da un passaggio con copertura a volta che li unisce[14].
Lo stabile aveva affreschi. Le finestre hanno lesene e cornici. La facciata verso la meridiana è meno ricca di decorazioni, tuttavia lesene e cornici delle finestre contenevano busti poggianti su piedistalli[14].
Alcuni documenti narrano che nel quadriennio 1616-19 i visitatori potevano vedere uccelli rari e costosi all'interno dell'Uccelliera[14][15].
È sito al confine con via Pinciana. L'edificio è antecedente alla proprietà dei Borghese. Nel periodo di realizzazione della villa, fu utilizzato come magazzino e laboratorio per il restauro dei pezzi da adibire agli edifici o ai giardini; questo verosimilmente le diede il nome. L'edificio, attualmente in restauro, è adibito a scuola materna; conserva all'interno alcuni pezzi che testimoniano la sua passata utilizzazione.[17]
I recinti
Il primo recinto
Le peculiarità di questa zona sono l'abbondanza di alberi che davano l'impressione di un fitto bosco e gli arredi, tra cui fontane e statue. La zona è percorsa da nove viali, di cui sei con direzione nord-sud e tre con direzione est-ovest. Tutta la zona di questo recinto era ripartita in 23 riquadri.
Nei pressi del Casino Nobile erano 2 boschi di lauri, un boschetto di lecci e abeti con siepi in alloro, qualche cipresso e olmo; presso il Viale degli Olmi erano parecchi pini che attorniavano l'abitazione del custode del parco, che veniva chiamato "Casino del pineto", edificio distrutto nel 1849. Il vialone di confine tra il primo e il terzo recinto era attorniato da melograni e terminante in una piccola ragnaia (piccolo bosco con una rete, detta ragna, per la cattura di uccelli), sita presso il terzo recinto e ampia circa un ettaro, con al centro un canale in peperino ove scorreva l'acqua. I frutti e l'acqua attiravano gli uccelli, che venivano predati in battute di caccia mediante la chiusura della zona mediante delle reti. La ragnaia, così come la più ampia ragnaia del terzo recinto, erano opera verosimilmente del giardiniere Domenico Savino, che con le ragnaie ha dato alla villa un'impronta tipicamente toscana.
Il primo recinto, con l'abbattimento dei muri di cinta nel Settecento, ha mantenuto la suddivisione in riquadri e il sistema viario; tuttavia la ragnaia già nel XIX secolo risulta scomparsa e, successivamente, scomparvero anche gli olmi colpiti dalla grafiosi, che negli anni trenta del XX secolo ha portato alla scomparsa della specie nella villa. Ciò nonostante, il primo recinto è quello che ha avuto meno ritocchi rispetto agli altri due e ancora presenta un aspetto neoclassico.[18]
Il secondo recinto
Il retro del Casino Nobile si affacciava su un grande piazzale, da cui ci si poteva immettere nel secondo recinto, che oggi corrisponde al Parco dei Daini, chiamato così perché, oltre alle gazzelle, vi erano daini che venivano lasciati liberi nel lecceto.
Il secondo recinto era zona riservata al principe: era possibile accedervi solamente dal Casino Nobile ed era cinto di mura che lo dividevano dalla campagna circostante.
Pochi edifici adornavano il secondo recinto, tra essi: l'edificio detto gli "Uffici", poi in parte demolito per l'ampliamento della strada e attualmente utilizzato come asilo; l'edificio anticamente utilizzato come fienile e in seguito totalmente demolito; il più recente serbatoio dell'Acqua Marcia di Raffaele de Vico.[19]
Terzo recinto
Questa sezione della villa era la più grande (misura circa 40 ettari) e i suoi confini si perdevano nella campagna romana. Tra le zone del recinto erano: il cosiddetto "Piano bello", una pianura con ottocento lecci che fu poi trasformata nel Giardino del Lago; un grande prato (la zona dell'attuale Bioparco di Roma); la Valle del Graziano, con una grande peschiera rustica, al cui centro era un'isoletta con due platani usata come rifugio per anatre e altri uccelli acquatici, e con in fondo il casino che conserva l'aspetto originario; la Valle di Piazza di Siena, in cui erano la ragnaia grande, il Gallinaro o Fortezzuola (usato anticamente come rifugio di struzzi e pavoni), il Casino dell'Orologio, la Casina di Raffaello, un altro palazzo scomparso detto "Serraglio dei Leoni".
Oltre alla ragnaia, vi erano lepri, daini, cervi e caprioli usati per battute di caccia per tutta la zona di questo recinto.
Un altro edificio del recinto è il Casino dei Giochi d'Acqua o Aranciera, più volte modificato nel corso del tempo.
Il terzo recinto è quello che ha avuto maggiori modifiche: il Piano dei Licini è stato trasformato in giardino all'inglese, la grande ragnaia in piazza di Siena, la peschiera della valle dei Platani è stata prosciugata e nel grande prato attualmente è il Bioparco[20]
Gli accessi al giardino sono in via Madama Letizia e in viale Pietro Canonica. Trattasi di un giardino all'inglese, trasformato da Piano dei licini da Marcantonio IV Borghese al termine del Settecento in un giardino alla moda. Assieme agli Asprucci come direttori dei lavori, si alternarono tra giardinieri e artisti persone come Jacob More. Caratteristico è il lago in cui si specchia il tempio di Esculapio.[21]
Le prime fonti storiche che attestano dei lavori al Piano dei Licini risalgono al 1784, lavori che terminarono nel 1790 con direttore Mario Asprucci. Furono inseriti, oltre al suddetto tempio di Esculapio, il tempio di Antonino e Faustina e il tempio di Diana, tutti in stile neoclassico, opere immerse in un giardino in stile inglese, anche se la presenza di viali rettilinei e l'uso di arredi classicheggianti erano piuttosto lontani dai giardini alla moda dell'epoca in Francia e in Inghilterra. Di questi arredi rimane ben poco: oltre ai tre templi, il sarcofago di Fetonte, una colonna, qualche olla e una statua. Ma le citazioni dell'epoca suggeriscono che la zona era disseminata di statue. Il gruppo statuario più recente è quello in bronzo con i satiri che giocano col loro piccolo, del 1929.[22]
Giardino Piazzale Scipione Borghese o Giardino posteriore del Casino Nobile
Originariamente vi era la fontana del Narciso (Vedi la sezione fontane) attorniata da statue antiche, degli arredi e da quattro erme forse di Pietro e Gian Lorenzo Bernini. Il giardino, come lo vediamo oggi, è un'elaborazione novecentesca con la sostituzione della fontana precedente con quella di Venere (Vedi la sezione fontane) con attorno un giardino classico.[31]
Giardini Segreti
Sono siti in Viale dell'Uccelliera[32], al confine tra il primo ed il secondo recinto[33].
Originariamente erano posti ai due lati del Casino Nobile[32]. Il primo era detto dei melangoli, mentre il secondo dei fiori. Risalgono al periodo del cardinale Scipione[32][33]. Ve ne sono altri due risalenti all'incirca al 1680 siti tra i padiglioni dell'Uccelliera e della Meridiana. Erano adibite a piantagioni di fiori rari ed esotici, principalmente a bulbo[32][33]. Uno di questi giardini aveva dei filari di agrumi presso i muri di cinta lunghi ed a fiori nei viali centrali. Nei libri mastri del 1610 vi sono dei mandati di pagamento per piante a bulbo[33]. Il quarto giardino, o giardino di propagazione, è utilizzato come vivaio per le piante da utilizzare per gli altri tre giardini segreti[32].
Questi giardini sono di derivazione dell'hortus conclusus del medioevo, del rinascimento e dell'epoca barocca. In questi periodi i giardini segreti sono sempre cinti da mura[33].
Successivamente ai giardini più antichi vennero poste delle fontane marmore con la funzione di pilo[33].
Nel XIX secolo i giardini segreti risultano devastati dai bombardamenti francesi[33].
Agli inizi del XX secolo con l'apertura al pubblico, una nuova risistemazione riassettò le piante togliendo tutti i vegetali ritenuti allora impropri e la risistemazione fu più semplice e lineare e suddivisa in quattro aiole site attorno alle fontane centrali. Verso l'inizio della prima guerra mondiale si progettò già un nuovo intervento ai primi tre giardini segreti con la sistemazione di due gazebi per gli ospiti, ma già nel dopoguerra tali gazebi non esistevano più così come la fontana detta del Narciso lasciando il piazzale spoglio e vuoto. Indi furono inserite nuove aiole che furono distrutte durante la seconda guerra mondiale, tuttavia, dopo svariate trasformazioni nel corso dei secoli, poco rimane dell'impianto originale dei giardini segreti[33].
È possibile ottenere delle visite guidate ai Giardini Segreti[32].
È sito in via P. Raimondi. Il giardino era una riserva del principe ed era cinto da alcune erme di Pietro e Gian Lorenzo Bernini. Attaccato al muro di confine vi era la "Prospettiva del Teatro", del 1615, con decorazioni a rilievo. Il nome deriva dal fatto che nel parco, fino alla fine dell'Ottocento, vi erano dei daini e delle gazzelle[35].
Al margine del Parco dei Daini, in angolo tra via Pinciana e via Pietro Raimondi, è situata la "Caserma Villa Umberto", sede della squadra a cavallo della Polizia di Stato[36].
Flora del parco dei Daini:
Ulteriori informazioni Nome comune pianta, Nome scientifico pianta ...
Valle dei Platani in Villa Borghese in un mattino di dicembreÈ sita in Largo P. Picasso. È rimasta più o meno immutata dal Seicento ed è conosciuta anche col nome di "Valle dei cani", perché adibita ad area gioco per i cani. Consta, tra l'altro, di platani piantati dal cardinale Scipione.[38]
Flora della Valle dei Platani:
Ulteriori informazioni Nome comune pianta, Nome scientifico pianta ...
Era sito davanti al Casino Nobile. Era stato disegnato da Flaminio Ponzio nel 1606. Anticamente era suddiviso in 23 zone suddivise da siepi, che ospitavano le varie specie di alberi e degli arredi del tipo le Fontane Oscure (Vedi la sezione fontane) e la Grotta dei Vini. Allo stato attuale è percepibile la suddivisione con le siepi, ma la vegetazione all'interno di esse è stata variata con altre piante.[41]
Flora attuale del Giardino Boschereccio:
Ulteriori informazioni Nome comune pianta, Nome scientifico pianta ...
La Fontana del Peschiera, detta anche Fontana ovale
Le fontane di Villa Borghese furono costruite tra l'inizio del XVII e gli inizi del XX secolo. Le fontane si dividono in vari tipi: fontane usate come decorazione, fontane usate come punto di sosta e di refrigerio e fontane minori come elementi naturali.[43]
Le fontane sotto elencate sono le principali, con cui quest'elenco vuole ripercorrere la collocazione originaria delle primitive fontane nel parco ideato da Flaminio Ponzio su commissione del cardinaleScipione Borghese Caffarelli, nipote di papa Paolo V. Nel 1610 fu affidato a Giovanni Fontana la costruzione dell'acquedotto dell'Acqua Felice e le fontane della villa. Alla morte di Flaminio Ponzio l'incarico di cura dell'abbellimento del parco fu affidato a Jan van Santen e successivamente da Girolamo Rainaldi. Durante il periodo di Marcantonio IV Borghese si iniziano nuovi ampliamenti ed abbellimenti della villa. Tali lavori furono affidati a Antonio e Mario Asprucci. In questo periodo fu realizzato il Giardino del Lago, rinnovando l'interesse per le fontane, che furono collocate secondo un nuovo schema e nuovi gusti, diventando costituenti essenziali dei lavori che proseguirono nei primi anni dell'Ottocento e del Novecento, quando Villa Borghese venne unita al Pincio. Raffaele De Vico costruì il serbatoio dell'Acqua Pia Antica Marcia, che approvvigionava l'acqua destinata alle fontane e ai laghetti della villa, ora fornita dal Peschiera.[43]
Ulteriori informazioni Nome fontana, Periodo costruzione ...
Fu progettata da Luigi Canina e realizzata successivamente tra il 1830 ed il 1834 per via dei lavori di ricongiungimento tra i terreni dei Borghese e Piazza del Popolo. La fontana si compone di una vasca con dei pezzi a roccaglia. È sormontata da un arco classico con una statua di Esculapio in restauro.[45]
Fu progettata dal pittore Cristopher Unterberger su un modello preesistente.[46] La realizzazione è di Vincenzo Pacetti.[45] Sostituisce nel settecento la precedente fontana del Mascherone distrutta insieme ai suoi recinti di delimitazione.[45] La fontana è sita al centro di una piazza sita a sua volta presso un quadrivio. La fontana consta di una grande vasca circolare che è sorretta da quattro ippocampi.[46]
Trattasi di due fontane site ai lati del viale che li ospita. Anticamente erano dette "Fontana rotonda" e "Fontana ovale". Sono dette fontane oscure per via delle ombre create dagli alberi che le attorniano.[45]
Verosimilmente la statua ha sostituito una statua con dei cavalli marini. La vasca in granito pare provenire dalla preesistente del Narciso anticamente posta al giardino dietro al Casino Nobile. Le statue dei putti e dei delfini sono state rubate nel 1983.[45]
Esedra Petar II Petrovic Njegos, Esedra Giulio Carlo Argan[47]
Queste due fontane poste sulla scalinata dei giardini di Valle Giulia sono del 1910, di Cesare Bazzani, e furono costruite per l'esposizione nazionale del 1911. Nel 2004 furono eseguiti restauri sia alle statue che alle piazze circostanti.[45]
L'Acqua Felice fu portata a Villa Borghese da Giovanni Fontana nel 1910. Della struttura originaria attualmente rimane solo la mostra, costruita nel XVIII secolo da Antonio Asprucci, costituita da una lastra di un sarcofago sostenuta da due grifi e sormontata da un leone, in mezzo a due fontanelle a forma di conchiglia.[45]
Questa fontana è a pianta ottagonale. In uno dei lati consta dello stemma del cardinale Rangoni. Originariamente era sita in uno dei vari chiostri demoliti della basilica di Santa Maria in Aracoeli poi posto nel giardino dei Fiori, tra l'Uccelliera e la Meridiana a Villa Borghese, poi, nel 1960 fu posta nell'attuale sistemazione, in seguito fu restaurato. Nel restauro furono tolte le croste nere dovute a fattori biologici e le chiazze rossastre di ruggine. Il restauro, inoltre, tolse le stuccature di cemento ed infine si coprì la fontana con un materiale idrorepellente per riparare la fontana dalle piogge e dalle variazioni di temperatura.[48]
Parete orientale del cortile del museo Canonica[48]
Il mascherone è in marmo bianco. L'acqua che fuoriesce dalla bocca del mascherone cade in una vasca in travertino avente la forma di una conchiglia che poggia su un basamento anch'esso in marmo bianco, però con decorazioni imitanti foglie di acanto. Nel restauro fu tolto il calcare ed il pitting. Dopo il restauro fu posto sulla superficie della fontana uno strato di protettivo idrorepellente.[48]
Chiudi
Monumenti
Riepilogo
Prospettiva
Accanto ai vari monumenti disseminati per la villa, vanno segnalati anche i numerosissimi busti posti lungo i suoi viali dal XIX secolo ad oggi.
Ulteriori informazioni Monumento, Epoca di costruzione ...
Venne realizzata su disegno di Flaminio Ponzio. Fu utilizzata per organizzare feste, banchetti e cantina. Nella volta vi sono degli affreschi posti tra decorazioni in stucco con temi mitologici pagani disegnati da Archita Ricci.
È stato realizzato da Valentino Casali in marmo di Carrara. È stato donato da Guglielmo II di Germania. Alla base della statua vi sono tre gruppi di sculture inerenti tre fasi della poetica di Goethe rappresentanti[57]:
È stato progettato ed iniziato da Davide Calandra nel 1914 e completato da Edoardo Rubino. In seguito fu inaugurato nel 1926. Il basamento è in porfido che sorregge la statua equestre bronzea del re. Due bassorilievi raffigurano il Valore e la Pietà regale. Una statua raffigura l'Italia con il capo velato che piange la morte del re.[58]
Viale Pietro Canonica, davanti all'ingresso del museo Museo Canonica
Nel 1940Pietro Canonica dona la statua bronzea de "L'umile eroe" raffigurante il mulo Scudela che fu decorato nel primo dopoguerra con una medaglia al valore. Successivamente, nel 1957 fu aggiunta la statua dell'alpino.[59]
È stato realizzato da Czeslaw Dźwigaj. È stato realizzato per volere dell'Arciconfraternita degli arcieri di Cracovia. Con il patrocinio dell'ambasciata polacca è stato collocato al posto di un'altra statua di Henryk Sienkiewicz.[61]
In deposito momentaneo al Museo Canonica, anticamente nel Giardino del Lago[65]
Fu realizzato da Giuseppe Ceracchi per i Paesi Bassi. Fu acquistato dai Borghese nel 1835 che la suddivisero nelle sue quattro parti eliminando ogni rapporto tra di loro. Le quattro sezioni del monumento rappresentano: il giurista Cappellen de Poll in abbigliamento romano, le allegorie della Temperanza e della Giustizia, un'allegoria della Fortezza rappresentato da un leone.[65]
La statua venne realizzata da Pietro Canonica e originariamente si trovava in uno slargo della via Flaminia (oggi piazzale Manila). Il monumento venne spostato nel 1960 e venne collocato davanti all'Accademia britannica.[66]
Fu progettato da Cristoforo Unterperger su commissione di Marcantonio Borghese. È stato realizzato mediante delle rovine antiche atte a rappresentare un rudere secondo una moda inglese. Ai due lati vi sono due altari con delle iscrizioni in greco.
La porta è ad arco decorata con stemmi. Fu costruita da Flaminio Ponzio in qualità di ingresso principale. Successivamente, tra il 1910 ed il 1912 il portale venne posto più indietro per consentire un ampliamento della via Pinciana stessa.
La sua costruzione è attribuita a Flaminio Ponzio. Delle originarie decorazioni rimangono la protome a forma di leone sopra la chiave di volta. Dà accesso al Parco dei Daini.
Termina in un timpano e con lo stemma del drago della famiglia Borghese. Attualmente dà accesso ad una scuola materna sita nell'ex Casino degli Uffizi.
Tra gli insetti xilofagi, infine, è da citare il Cerambicide (Cerambix cerdo) visibile in tarda primavera verso il tramonto sui tronchi degli alberi.[73]