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poema sinfonico per orchestra di Ottorino Respighi. Prima rappresentazione nel 1924 presso Teatro Augusteo, Roma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pini di Roma è un poema sinfonico composto nel 1924 da Ottorino Respighi.
Pini di Roma | |
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Compositore | Ottorino Respighi |
Tipo di composizione | poema sinfonico |
Epoca di composizione | 1924 |
Prima esecuzione | Teatro Augusteo, Roma, 14 dicembre 1924 |
Durata media | 20 min circa |
Organico | orchestra sinfonica (vedi sotto) |
Movimenti | |
quattro (vedi sotto)
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È uno dei capolavori della cosiddetta trilogia romana insieme a Fontane di Roma e Feste romane. Ciascun movimento descrive l'ubicazione di un gruppo di pini di Roma, nel corso delle ore della giornata.
La prima esecuzione avvenne al Teatro Augusteo di Roma il 14 dicembre 1924, sotto la direzione di Bernardino Molinari. Il 14 gennaio 1926 avvenne la prima americana, diretta da Arturo Toscanini, al suo debutto con la New York Philharmonic; Toscanini diresse i Pini anche nel suo ultimo concerto con quest'orchestra, nel 1945. Lo stesso Respighi, giunto oltre oceano nel dicembre 1925 per una tournée, diresse i Pini con la Philadelphia Orchestra, due giorni dopo la prima diretta da Toscanini.[1][2]
Il primo movimento, chiamato "I pini di Villa Borghese", descrive dei bambini rumorosi che giocano ai soldati e marciano nella pineta della Villa Borghese. Il secondo movimento, "Pini presso una catacomba" è una nenia maestosa, che rappresenta una pineta nei pressi di una catacomba nella campagna romana. Gli strumenti dei timbri bassi dell'orchestra, più il pedale d'organo a 16' e 32', vogliono descrivere la caratteristica sotterranea della catacomba, mentre i tromboni vogliono ricordare il canto dei preti. Il terzo tempo, un notturno, "I pini del Gianicolo", è ambientato di notte, presso un tempio del dio Giano dell'antica Roma, sulla collina del Gianicolo. Giano bifronte spalanca porte e portoni, segnando l'inizio di un nuovo anno. Si ode il canto di un usignolo, che Respighi utilizza per descrivere la vita reale ed i suoni degli uccelli, qualcosa di mai fatto fino ad allora. Lo spartito dà menzione di una registrazione realizzata su di un fonografo: il Brunswick Panatrope. L'ultima sezione, "I pini della via Appia", raffigura i pini lungo l'antica consolare romana Via Appia. In un'alba nebbiosa, una legione avanza lungo la via Appia nel fulgore del sole appena sorto. Respighi voleva far sentire la terra tremare sotto i passi del suo esercito e diede all'organo il compito di descrivere, utilizzando, nella tonalità di Si bemolle, i registri all'8', 16' e 32' del pedale. Il pezzo richiede l'impiego della buccina - antiche trombe attualmente rappresentate dal flicorno. Il pezzo si conclude con un trionfo di trombe delle legioni sul Campidoglio.
La composizione richiede l'impiego di una grande orchestra:
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