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Di seguito è riportata la lista dei reggimenti veneziani raggruppati per territori. In ciascun territorio spiccava un rettore con poteri maggiori e autorità sugli altri.
Il Dogado era il territorio immediatamente contiguo a Venezia (in particolare le lagune), coincidente con l'antico Stato veneto.
In periodi d'emergenza, il dogado venne amministrato da un unico Provveditore o Provveditore Generale con vari magistrati.
L'entroterra compreso tra il Bergamasco e il Friuli costituiva i Domini di Terraferma.
Entrata a far parte dei domini veneziani dal 1404, Bassano - che già sotto i Visconti aveva ottenuto lo status di «terra...de per se»[2] - divenne una «podesteria autonoma» con proprio distretto non dipendente da alcun altro capoluogo (era direttamente sottoposta a Venezia): «sit ipsa terra exempta et separata a quacumque civitate et iurisdictione cuiuscumque civitatis»[3]. Infine, nel 1760 ebbe riconosciuto dal Doge veneziano il titolo di "Città" poi riconfermato dal governo austriaco ed italiano.
La podesteria comprendeva la città di Bassano e le ville di Cismon, Cartigliano, Pove, Primolano, Rossano, Solagna. A queste si aggiunsero poi Tezze e Rosà (su terreni precedentemente di Bassano) e Cassola (su terreni precedentemente di Pove e Solagna). Il distretto confinava con il trentino a nord, il trevigiano ad est, il padovano a sud ed il vicentino ad ovest, ma comprendeva il fiume Brenta lungo entrambe le rive, per tutta la sua lunghezza da Primolano a Tezze. Ciò consentiva alla Repubblica un controllo più diretto sulla via d'acqua e di terra che dava accesso ai mercati del nord Europa.
Bergamo e le valli bergamasche si sottomisero spontaneamente a Venezia sul finire del 1427, venendo cedute dal Ducato di Milano con la Pace di Ferrara. Questo territorio rappresentava l'estremità occidentale della Repubblica di Venezia. Esso era diviso in numerosi distretti, al centro dei quali era la città di Bergamo: qui alcuni Rettori erano eletti dal consiglio nobile e in più occasioni fu posto a reggere Bergamo e il Bergamasco un unico Provveditore (talvolta un Provveditore Generale).
Giovanni Da Lezze ricorda alla fine del XVI secolo la presenza di un consiglio delle valli bergamasche, nel quale si annoveravano sei tesorieri provenienti dalle varie vallate; Val Seriana Superiore e Val Brembana Superiore, entrarono a far parte di questo organismo nel 1645.[4]
Giusdicenti di nomina cittadina erano ubicati a: Urgnano, Cologno, Lovere, Val Gandino, Val Seriana inferiore, Valle San Martino, Val Brembana oltre la Goggia, Val Brembana superiore, in Val Brembana inferiore e Valle Imagna.[4]
Anche Valle di Scalve e valle di Gandino avevano Rettori nominati dal consiglio nobile di Bergamo. Dal 1478 la Val Seriana ebbe il privilegio di nominare da sé il proprio rettore, seppur scegliendolo tra i patrizi veneti. Analogamente, ma con libertà di scelta, potevano fare la Valle di Averara, la Val Taleggio e la Valtorta.
Vicari approvati dalla città su nomina locale: Val Averara, Valtorta e Val Taleggio.
I distretti di pianura facevano riferimento alla giustizia della città di Bergamo: le quadre d'Isola, di Mezzo, di Calcinate, di Val Cavallina e di Val Trescore.[4]
Val Calepio (famiglia omonima), Malpaga (Martinengo) e Carpeneto (vescovo di Bergamo e monaci di Pontida) avevano amministrazione feudale.
A Treviglio tra il 1500 ed il 1509 vi fu un Provveditore, poi Podestà; similmente a Caravaggio tra il 1500 ed il 1509 vi fu un Provveditore, poi Podestà, Castellano. Tra il XV e il XVI secolo queste città furono contese tra il ducato di Milano e la Serenissima. Venezia vi rinunciò definitivamente dopo la battaglia di Agnadello.
Crema, già parte del Ducato di Milano, si diede a Venezia il 16 settembre 1449 come riconosciuto con la Pace di Brescia. Rappresentava un'enclave della Repubblica di Venezia nei territori milanesi: ad essa si accedeva tramite la "strada cremasca" o "lo steccato", fonte continua di contrasti con lo Stato di Milano[5].
Durante le emergenze Crema e il Cremasco furono retti da un Provveditore.
A Gabiano, Chieve, Bagnolo, Trescor, Ripalta Nuova, Offanengo e in altri centri minori erano insediati Rettori nominati dal consiglio nobile di Crema.
Cremona entrò a far parte della Terraferma Veneziana nel 1499 con la Battaglia di Novara[7], ma fu restituita al Ducato di Milano dopo la sconfitta di Agnadello.
«Ma per seguir ordinatamente il mio ragionamento passerò nella Lombardia. In questa parte Vostra Serenità possiede alcune città che ogn'una di loro passeria per un ducado, tra le quali Brescia è principalissima per la nobiltà e ricchezza de' cittadini, come per la grandezza, bellezza et fertilità del suo territorio.»
La città di Brescia si diede a Venezia nel 1426, comportando una guerra contro Milano vinta grazie alla battaglia di Maclodio la quale trascinò anche Bergamo nello stesso destino. L'intero territorio bresciano rimase sotto la Repubblica di Venezia fino al 1797, eccetto per il periodo tra il 1509 ed il 1516. Brescia e il Bresciano rappresentavano la provincia più vasta e ricca della terraferma veneziana; essi furono talvolta retti da un unico Provveditore o Provveditore Generale.
Il territorio, molto vasto e geormofologicamente differente ebbe un assetto istituzionale che prevedeva particolari forme di autonomia per la riviera di Salò, la Val Sabbia, la Val Trompia e la Val Camonica.[8]
Il bresciano era suddiviso fiscalmente in quadre, eccetto per la Val Camonica dove vi era una suddivisione in pievatici.[8]
Il potere amministrativo e giuridico si suddivideva in 7 podestarie e 14 Vicariati.[8]
Le 4 podestarie maggiori:
Le 3 podestarie minori:
I Vicariati maggiori erano: Iseo, Montichiari, Rovato, Gottolengo, Calvisano, Quinzano e Pontevico.[9]
I Vicariati minori erano: Gavardo, Manerbio, Ghedi, Gambara, Pontoglio, Castrezzato e Pompiano.
Le comunità della Val Trompia e della Val Sabbia potevano eleggere da sé i Rettori, mentre a Rocca d'Anfo vi era un Provveditore.
Verola Alghise, Pralboino, Urago d'Oglio, Gaiano, Pavone, Orzivecchi, Motella, Padernello, Oriano, Marochino, Meano, Burgo, Mezullo, Zurlengo, Colere, Milzano, Castelletto, Corvioni, Breda Maggia e Breda Gambara avevano amministrazione feudale (prevalentemente famiglie Gambara e Martinengo).
La Serenissima prese il controllo del Trentino meridionale, da cui i milanesi si erano ritirati in conseguenza della perdita di Brescia, nel corso del XV secolo ma, dopo la sconfitta di Agnadello, dovette cederlo all'arciducato d'Austria.
La spontanea dedizione di Verona a Venezia avvenne nel 1405, quando le milizie milanesi di Jacopo dal Verme si arresero e la sortita di Francesco Novello da Carrara era miseramente fallita. Si veda inoltre quanto già detto per il Bergamasco.
Nei vicariati di Sermione, Ca' di Campagna, Bussolengo, Valeggio, Villafranca, Isola della Scala, Nogara, Sanguinetto, Bovolone, Cerea, Isola Porcarizza, Minerbe, Bevilacqua, Valle Polesella, Val Patena, Valle d'Illasi, Montagne, Tregnago, Lazise, Garda, Torri, Caprino, Montorio, Soave, Peschiera erano insediati vicari nominati dal consiglio di Verona.
Vicenza si sottomise spontaneamente a Venezia nel 1404 in conseguenza dei disordini interni del Ducato di Milano dopo la prematura morte di Gian Galeazzo Visconti. Si veda inoltre quanto già detto per il Bergamasco.
Nei vicariati di Orgiano, Barbarano, Camisano, Thiene, Schio, Malo, Valdagno, Arzignano, Montecchio Maggiore, Montebello e Brendola erano insediati Rettori nominati dal consiglio nobile di Vicenza.
La Federazione dei Sette Comuni ebbe il privilegio di nominare da sé i propri Rettori.
Diversamente dalle altre città venete, Padova osteggiò tenacemente le mire espansionistiche veneziane, ma si piegò infine nel 1405, quando il suo Signore Francesco Novello da Carrara fu catturato e ucciso. Si veda inoltre quanto già detto per il Bergamasco.
Nei vicariati di Conselve, Anguillara, Teolo, Arquà, Mirano e Oriago erano insediati Rettori nominati dal consiglio nobile di Padova.
Treviso fu una delle prime città a darsi volontariamente a Venezia, nel 1338, a cui rimarrà sempre assoggettata (salvo la breve parentesi 1381-1388). Si veda inoltre quanto già detto per il Bergamasco.
Collalto e San Salvatore (Collalto), Valmareno (Marin Falier, Ercole da Camino, il Gattamelata e infine i Brandolini), Mel (Zorzi e Loredan, poi Gritti), Cesana (varie famiglie), Cordignano (Rangoni, poi Mocenigo), San Donato (Trevisan, poi Corner e Contarini), San Polo (Pasqualigo e Gabrielli) avevano amministrazione feudale.
Feltre, la cui diocesi era collegata a quella di Belluno, si diede come quest’ultima a Venezia nel 1404 in conseguenza dei disordini interni del Ducato di Milano dopo la prematura morte di Gian Galeazzo Visconti.
Nei colmelli di Rocchetta, Chiusa[13], Castello della Scala[12], Covolo[14], Primiero, Valsugana, Lamon e Cismon erano insediati quattro Sindaci a vita nominati dal consiglio di Feltre.
Belluno si diede a Venezia nel 1404, in conseguenza dei disordini interni del Ducato di Milano dopo la prematura morte di Gian Galeazzo Visconti. Si ricorda che il Cadore era in origine assoggettato al patriarcato di Aquileia e rappresentò un territorio autonomo compreso nel Friuli.
Nei capitaniati di Agordo, Zoldo[15], Gardona[16] Casamata[17] e Rocca di Piettore erano insediati Capitani nominati dal consiglio nobile di Belluno.
La cosiddetta Patria del Friuli (veneziana dal 1420), era amministrata anche da un Parlamento a cui partecipavano feudatari, ecclesiastici e rappresentanti delle comunità presieduti dal Luogotenente di Udine. Il Corpo Villatico, cioè l'insieme delle 455 ville del Friuli, era rappresentato da otto sindaci diretti sempre dal Luogotenente. In alcune occasioni il territorio era amministrato da un Provveditore o da un Provveditore Generale che aveva poteri maggiori rispetti al Luogotenente.
Cordovado (vescovo di Concordia), Summaga (badia con commenda), Moggio (badia con commenda), Rosazzo (commenda dell'arcivescovo di Udine), Sesto (badia con commenda), Brugnera e Porcia (Porcia), Spilimbergo (famiglia omonima), Valvasone (conti di Cucagna), Prata (Floridi), Polcenigo (famiglia omonima), Osoppo (Savorgnan), Tarcento (Frangipani), Codroipo (conti di Lagliano), Cucagna, Zucco e Partistagno (conti di Cucagna), Zoppola (Panciera), Colloredo (famiglia omonima) e altri territori avevano amministrazione feudale.
Meduna, Venzone, Gemona, Aviano (Gabrielli), Fagagna, Separate, San Vito, San Daniele del Friuli (patriarca di Aquileia fino al 1751), Latisana (vari patrizi veneti), Castelnuovo e Belgrado (Savorgnan), Sedegliano (Manin), Tricesimo erano comunità libere, in parte infeudate.
Aggiunti al Friuli ma con amministrazione autonoma erano:
Rovigo fu sotto doppia amministrazione veneziana-ferrarese tra il 1395 e il 1438[19]; il Polesine fu definitivamente veneziano dopo la guerra del Sale condotta contro gli Estensi; la città di Adria - facente parte del Dogado - solamente dopo il 1509[20]. Provveditore Generale di tutto il Polesine era il Podestà e Capitano di Rovigo.
In Emilia furono istituiti i seguenti Reggimenti, attivi solo durante brevissime occupazioni.
Venezia prese il controllo della Romagna all'inizio del XVI secolo, ma nel giro di un decennio, con la guerra della Lega di Cambrai, dovette cederla allo Stato Pontificio. Ravenna e Cervia furono rioccupate tra il 1527 e il 1530, durante la guerra della Lega di Cognac.
Lo Stato da Mar era costituito dai domini marittimi, dall'Istria alla Grecia.
Alcune città della costa pugliese furono veneziane fino al 1530, quando furono restituite al Regno di Napoli.
Si tratta di territori in cui la presenza della Repubblica fu storicamente importante, ma mai duratura. Trieste e l'Istria erano state ridotte a protettorato tra il X secolo e il 1150. Nel XIV secolo Trieste era stata momentaneamente sottomessa ma, insofferente al dominio veneziano, si diede presto agli Asburgo. Si ebbe infine una breve occupazione tra il 1508 e il 1509.
Protettorato veneziano sin dal X secolo, il processo di definitiva dedizione si poté dire concluso attorno alla metà del Trecento.
Barbana (Loredan), Visinada e San Vincenti (Grimani), Piemonte (Contarini), Momiano (Rota), Pietra Pelosa (Gravisi), Raziza (Boltrestaia), Orsera (vescovo di Parenzo) avevano amministrazione feudale.
Analogamente all'Istria, anche la Dalmazia fu inizialmente sottomessa come protettorato (X secolo), ma l'annessione definitiva avvenne tra il 1409 e il 1420. Durante il periodo del protettorato, si trovano Rettori veneziani in tutte le città dalmate, compresa Ragusa che, in realtà, rimase una repubblica indipendente.
La massima autorità civile e militare era il Provveditore Generale di Dalmazia e Albania, da cui dipendevano altre cariche quali il Provveditore Generale della Cavalleria e il Provveditore alle Isole della Dalmazia. Durante le guerre contro i Turchi tra Cinque e Seicento il Provveditore Generale era affiancato da alcuni patrizi veneti con il titolo di "Nobili in Dalmazia".
Perasto, Dobrota, Perzagno, Teodo, Lessetane, Stolivo, Zuppa Superiore e Zuppa Inferiore, Cartolle, Lustiza, Risano, Crivoscia, Marigno, Ledinizze, Pastrovichio alle bocche di Cattaro e la Poglizza eleggevano da sé i propri rappresentanti
Curzola (Zorzi) ebbe amministrazione feudale dal 1254 al 1357.
Le isole Jonie erano amministrate dal Provveditore Generale da Mar, con poteri sia civili che militari e con sede a Corfù. Egli aveva peraltro il supremo comando della flotta militare. Questa istituzione comparve nella prima metà del XVI secolo: in precedenza esistevano solo i Rettori delle varie isole. In situazioni particolari era nominato un Provveditore Generale delle Tre Isole.
Venezia ottenne il controllo stabile della Morea con la guerra del 1684-1699. I poteri civile e militare erano amministrati dal Provveditore Generale delle Armi con sede a Napoli di Romania. Nei primi tempi era affiancato anche da due Provveditori Straordinari e tre Sindaci e Catasticatori.
Alcuni centri erano già stati veneziani in passato.
Governata dai Veneziani tra il XIII secolo e il XV secolo, l'isola fu poi conquistata dai Turchi che continuarono a controllarla anche dopo la Guerra del Peloponneso.
Si tratta di conquiste effimere: Atene fu controllata per un periodo con l'annesso Ducato; Salonicco fu ceduta dai Bizantini, ma venne presa da Murad II dopo qualche anno.
L'isola di Cerigotto costituì una signoria feudale autonoma della nobile famiglia Viaro dal 1207 al 1655 e successivamente passò per via ereditaria alle nobili famiglie Giustinian e Foscarini fino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797.
Acquistata dal marchese del Monferrato nel 1204, rimase alla Serenissima sino al 1669, al termine della guerra di Candia. Le tre isole fortificate di Suda, Spinalonga e Grabusa rimasero sotto il controllo della Repubblica sino al 1718.
I vari Reggimenti e Consigli cittadini eleggevano inoltre giudici, esattori, funzionari e castellani.
Si contavano inoltre numerosi feudi tenuti da nobili veneziani e cretesi.
Ceduta da Caterina Cornaro nel 1489, fu veneziana sino al 1571 (guerra di Cipro). In realtà, sin dal 1474 la regina era assistita da rettori veneziani.
Si contavano inoltre numerosi feudi tenuti da nobili veneziani e ciprioti.
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