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comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pordenone (IPA: [pordeˈnone][5], , Pordenon in veneto e in friulano[6]) è un comune italiano di 52 483 abitanti[2] del Friuli-Venezia Giulia.
Principale città del Friuli occidentale, sorta sulla sponda occidentale del fiume Noncello (il cui breve corso termina poco oltre nel fiume Meduna, principale affluente del Livenza), al centro di un'area urbana di circa 86 000 abitanti costituita con il comune di Cordenons, a est, e quello di Porcia, a ovest, la sua passata vocazione portuale si evidenzia nel nome Portus Naonis (in latino "porto del [fiume] Naone" [o "Noncello"]).
Il territorio di Pordenone si trova nella bassa pianura friulana della Pianura padano-veneta, a Sud delle Prealpi Carniche. La collocazione del primo insediamento non è casuale: si trovava infatti su un percorso alternativo alla via Postumia, detto "stradalta"[7], che metteva in comunicazione le città romane di Opitergium (Oderzo) e Iulia Concordia (Concordia Sagittaria) con Bellunum (Belluno) e Iulium Carnicum (Zuglio) e la regione del Norico.
Come tutta la bassa pianura friulana, la zona è caratterizzata da abbondanza di acque e dal fenomeno delle risorgive.[8]
Pordenone appartiene alla zona climatica E.
In epoca romana il nucleo urbano era situato nell'alto corso del fiume Noncello, pressappoco nel luogo dove oggi sorge la frazione di Torre. Le origini romane della città trovarono conferma nelle scoperte avvenute nel ventesimo secolo. Il conte Giuseppe di Ragogna, aristocratico possidente del castello di Torre, rinvenne, a seguito di una campagna di scavi (1940-1948, 1950-1952), i resti di una villa romana, adibita anche a sito di lavorazione e stoccaggio di prodotti agricoli e merci (la ricchezza dei reperti ritrovati, quali lacerti di affreschi di mano sapiente e materiale musivo di raffinata fattura, rispecchiano l'elevata agiatezza dei committenti). Il luogo venne scelto probabilmente per la presenza, più a nord, di un ampio guado fluviale, raggiungibile facilmente a piedi dalla "villa", presso la quale probabilmente esisteva anche un piccolo approdo fluviale.[9]
Con l'inizio del periodo alto-medievale (dal VI secolo) le vie fluviali assunsero maggiore importanza e il nucleo della città si spostò, di conseguenza, verso valle, in una posizione che permettesse l'approdo di barche di stazza maggiore. La città si sviluppò quindi sulla sponda destra del fiume Noncello, presso una insenatura che approfittava di una motta (collinetta, terrapieno) circondata a ovest dalla roggia Codafora e a nord-est da quella dei Molini.
Come il resto del Friuli fu parte del Ducato del Friuli longobardo e successivamente della Marca del Friuli, anche se tutto il periodo che va dall'epoca romana fino a circa il X secolo è, comunque, poco documentato. Recenti ritrovamenti nell'area del duomo di San Marco, e in particolare nell'area antistante il municipio e sotto il Palazzo Ricchieri[10], mostrano che Pordenone fu abitata, all'incirca sotto il regno di Berengario, da popolazioni provenienti dalla Carinzia, che all'epoca era di cultura slava (Carantani). Il primo probabile riferimento all'abitato di Pordenone si ha nel 1204 nel diario di viaggio di Wolger, vescovo di Passau, che sarebbe diventato patriarca di Aquileia.[11]
Per un breve periodo in cui la città fu parte integrante della Patria del Friuli, all'inizio del XIII secolo, probabilmente dopo il 1221, i Babenberg, duchi di Austria e di Stiria e già signori di Cordenons, ottennero dai signori di Castello, vassalli del Patriarca, il dominio su Pordenone.[12] È curioso osservare che i reali di Spagna, da ultimo Filippo VI di Spagna, si fregiano tutt'oggi del titolo di signori di Pordenone[13][14], duca di Carinzia e Stiria. I Babenberg diedero in concessione a signori locali, tra cui i signori di Ragogna, i compiti di amministratori ed esattori.[11] Con l'estinzione nel 1246 della famiglia dei Babenberg, i loro possedimenti tornarono all'imperatore Federico II.[12]
Pordenone venne conquistata da re Ottocaro II di Boemia durante la sua occupazione dei ducati d'Austria, di Stiria, Carinzia e Carniola tra il 1257 e il 1270.[12] Nel 1270 Ottocaro si proclamò "dominus Portusnaonis", sottolineando l'importanza che dava al dominio pordenonese.[12] Quando nel 1276 Ottocaro, sconfitto, fu costretto a restituire all'imperatore Rodolfo I d'Asburgo tutte le terre austriache e i domini vicini, anche Pordenone torna in mani imperiali[12], tanto che nel 1282 Pordenone divenne patrimonio personale della Casa d'Austria, rappresentando de facto un'enclave dell'arciducato d'Austria nel territorio del patriarcato di Aquileia.
Il castello di Torre e il piccolo territorio circostante, dopo le incursioni di Gregorio da Montelongo nel 1262, divennero invece proprietà dei patriarchi di Aquileia, che, successivamente, li concedono in feudo ai nobili di Prata e poi permutati con i signori di Ragogna.
Il villaggio di Vallenoncello appartenne per un lungo periodo al vescovo di Salisburgo.
Tra il XIII e il XIV secolo la frammentazione politica della zona si accentuò ulteriormente perché Corva (attuale frazione di Azzano Decimo) venne data ai di Prata che acquisiranno anche alcune parti di Fiume Veneto.
Nel 1291 il duca Alberto I d'Asburgo concede alla città un primo statuto[12] che rimase in vigore fino al 1438, quando fu steso un nuovo statuto più adeguato alle nuove necessità del comune.[15] Questo secondo testo rimase in vigore fino all'inizio del Cinquecento.[15] Nel XIV secolo l'insediamento di Pordenone si ingrandì notevolmente grazie ai fiorenti traffici commerciali fluviali e, nel 1314, le venne conferito lo status di città.[16] Il 23 agosto 1318 un furioso incendio devastò la città che fino ad allora era costruita quasi completamente in legno. Dopo questo disastro fu presa la decisione di ricostruire la città con edifici in pietra.[12] Nel 1347 fu inaugurato il campanile[17], edificato accanto al duomo di San Marco. Il pordenonese rimase sempre un territorio di interesse per i Patriarchi, che più volte tentarono di conquistarlo.[18] L'attuale stemma della città venne concesso all'inizio del 1400 da Guglielmo I d'Asburgo. Lo stemma è quasi uguale a quello che era stato concesso in precedenza da Ottocaro.[19]
Durante l'invasione veneziana del 1420 che portò all'annessione dello stato patriarcale di Aquileia alla repubblica di Venezia i possedimenti asburgici non verranno toccati.[19] Pordenone continua quindi a essere un'enclave austriaca. Nel 1499 il Friuli subì la peggiore invasione turca della sua storia. I turchi (che erano in realtà soprattutto bosniaci) seminarono morte e devastazione anche nei dintorni di Pordenone, mentre la città stessa riuscì a salvarsi grazie alle sue mura. I turchi infatti non erano in grado di sostenere un assedio.[20]
La città subì - come quasi tutte le città del tempo - anche molte pestilenze ed epidemie (nel 1444, 1485, 1527, 1556 e 1576), la peggiore delle quali avvenne nel 1630, quando morì quasi la metà della popolazione.
Il 20 aprile 1508 il capitano di ventura Bartolomeo d'Alviano "guida le armi venete alla conquista di Pordenone"[21], togliendola agli Asburgo per conto della Repubblica di Venezia. Venezia mantenne la città solo per un biennio poiché nel 1509 la perse nuovamente per conto delle truppe asburgiche. Tuttavia, nel 1514, lo stesso Bartolomeo d'Alviano la riportò definitivamente sotto il controllo della Serenissima. Il passaggio definitivo dagli Asburgo a Venezia, tuttavia, avvenne solo con la Dieta di Worms del 3 maggio 1521.[22] Nonostante ciò, Venezia non governò direttamente la città, poiché preferì concedere la città in feudo a Bartolomeo d'Alviano, il quale la resse come piccola signoria[23]. Alla sua morte, avvenuta nel 1515, gli succedette la consorte Pantasilea Baglioni, sorella del capitano di ventura Giampaolo Baglioni, e quindi il figlio Livio (notevole il suo presunto ritratto a opera del Pordenone nel duomo della città), morto in battaglia nel 1537. In quell'anno Pordenone e i territori limitrofi passarono sotto il diretto controllo della Repubblica di Venezia e vi rimasero per più di due secoli e mezzo. La Serenissima mantenne gli statuti della città e ne riconobbe, per lo meno su carta, i privilegi già acquisiti durante la signoria degli Asburgo; provvide inoltre a riattivare l'economia pordenonese realizzando un nuovo porto fluviale e potenziando le attività manifatturiere. Pordenone divenne, inoltre, un centro di produzione lignea: i territori limitrofi alla città erano ricchi boschi che producevano la legna necessaria per la costruzione di navi. La produzione lignea veniva trasportata in laguna grazie al fiume Noncello.
Situata tra Udine e Venezia, collegata alla linea ferroviaria e stradale Venezia-Pordenone-Udine e Gorizia, Pordenone nei secoli diciottesimo e diciannovesimo trovò un perfetto equilibrio fra una cultura conservatrice tradizionale di impianto veneto e un soffio innovatore arrivato dal mondo francese e da quello austro-ungarico: il fronte dei conservatori, pur ammiccando al progresso di altre Nazioni, manteneva uno stretto rapporto sociale e culturale con Venezia e il mondo della tradizione tramandato, mentre dal lato opposto i progressisti cercavano di staccarsi dal passato per abbracciare le nuove idee arrivate in particolare con la campagna napoleonica del 1797.[24] Nello stesso anno della campagna napoleonica in Italia, a Pordenone giunsero le truppe francesi, le quali abbatterono le mura storiche che circondavano la città.
Con la caduta di Venezia, Pordenone subì un primo ritorno all'Austria, seguito dalla parentesi napoleonica. A seguito della capitolazione di Bonaparte e delle decisioni prese nel congresso di Vienna la città ritornò a fare parte dell'Impero d'Austria e fu aggregata con il resto del Friuli e del Veneto al regno Lombardo-Veneto: fu così inclusa dagli austriaci nella provincia del Friuli che aveva come capoluogo Udine. La realizzazione della strada Pontebbana e della linea ferroviaria (1855) Venezia-Pordenone-Udine condusse, da una parte, a un'inesorabile decadenza del porto e del percorso fluviale, ma, dall'altra parte, diede inizio all'affermarsi dell'industria. A partire dagli anni 1840 sorsero numerosi cotonifici che affiancarono le già numerose cartiere e la fabbrica della Ceramica Galvani.
Dopo l'annessione al regno d'Italia, avvenuta nel 1866, l'introduzione dell'energia elettrica nel 1888 consentì la modernizzazione degli impianti e un incremento nella produzione industriale[25]. Dal 1º novembre 1915 la città ospitò la sede del Gruppo comando supremo che, il 15 aprile 1916, divenne IV Gruppo e che poi restò fino al maggio 1917.Il 10 aprile 1917 nacque anche l'XI Gruppo che rimase fino alla battaglia di Caporetto.
Le distruzioni arrecate dalla prima guerra mondiale e la crisi del 1929 trascinarono il settore cotoniero in un lento declino da cui non si sarebbe più ripreso. In aggiunta a ciò subentrano i danni della seconda guerra mondiale, i quali colpirono il pieno centro della città: il centro storico, infatti, venne bombardato più volte causando la distruzione di via Calderari (a sud del municipio storico della città, dove oggi sorge piazza Calderari), ovvero la via dove si concentravano i palazzi più signorili e più ricchi; altri danni si presentarono anche nel corso Vittorio Emanuele II, dove i bombardieri distrussero un palazzo. Dopo la seconda guerra mondiale la Zanussi (ora facente parte della multinazionale svedese Electrolux), sino ad allora soltanto una piccola azienda di produzione di cucine economiche con alimentazione a legna o gas, divenne un colosso europeo nel campo degli elettrodomestici, arrivando a occupare molti degli abitanti della città. Il grande decollo dell'industria Zanussi, negli anni 60 del ventesimo secolo, diede un impulso alla crescita demografica cittadina e così Pordenone triplicò il numero di abitanti, grazie a un'immigrazione proveniente in particolare dalla provincia di Treviso e dal sud Italia.
Nel 1968 Pordenone diventò capoluogo di provincia. Sino ad allora il Friuli occidentale faceva parte della provincia di Udine[26]. Dal 1974 è anche sede vescovile della diocesi di Concordia-Pordenone. Già dal 1919 a Pordenone era ubicato il seminario vescovile, con la scuola di teologia. Recentemente la città è divenuta sede di un consorzio universitario che ospita corsi universitari organizzati dall'Università di Udine, dall'Università di Trieste e dall'ISIA di Roma. Inoltre dal 2002 è attivo il polo tecnologico per promuovere la cultura dell'innovazione nelle imprese del territorio.
Lo stemma del comune di Pordenone ha la seguente descrizione araldica: "Di rosso alla fascia d'argento, nella punta il mare, dal quale si innalza un portale di pietra naturale, merlato alla guelfa di tre pezzi, con battenti d'oro aperti, fiancheggiato in ognuno degli angoli superiori del campo da una corona d'oro".[28] Si ritiene che Ottocaro II di Boemia diede il primo stemma a Pordenone, poiché lo stesso è in tutto simile ad altri che il re aveva concesso a città poste sotto il suo dominio. Secondo alcuni storici questo stemma concesso dal re, che è verosimilmente quello odierno, sostituiva uno più antico che raffigurava tre cocuzzoli (forse le cime del monte Cavallo). Non c'è però una conferma documentale e perciò bisogna tenere questa ipotesi come curiosità[29].
Il gonfalone della città di Pordenone ritrae il medesimo stemma su uno sfondo recante i colori della bandiera della città in fasce orizzontali, con la fascia centrale bianca di minore spessore rispetto alle altre.
La bandiera di Pordenone è composta da tre bande verticali di eguali dimensioni; bianca quella centrale e rosse le due laterali. Per formato e colore è sostanzialmente identica alla bandiera nazionale del Perù.
Altri simboli o elementi simbolici e rappresentativi del comune di Pordenone sono:
«Pordenon è bellissimo, pieno di caxe,
con una strada molto longa
si intra per una porta e si ensse per l'altra; va in longo.»
La città presenta molteplici palazzi e palazzetti, sia lungo l'antica Contrada maggiore, oggi Corso Vittorio Emanuele II, sia nel Corso Garibaldi. Qui di seguito un elenco dei più importanti dal punto di vista architettonico e artistico:
LATO EST (da Loggia del Municipio a Piazzetta Cavour):
LATO OVEST (dalla Loggia del Municipio a Piazzetta Cavour):
LATO EST
LATO OVEST
Si possono osservare altri edifici storici di qualche pregio in altri calli o vicoli interni. Da ricordare:
Inoltre, con riguardo all'architettura del diciannovesimo e ventesimo secolo, nonostante la presenza di uno sviluppo edilizio disordinato e poco armonico, possono considerarsi di un certo interesse le seguenti costruzioni:
Nella città sono presenti nove edifici tutelati dall'Istituto Regionale Ville Venete.[45] Degne di nota sono:
Il conglomerato urbano di Pordenone è caratterizzato dalla presenza delle rovine delle industrie risalenti al diciannovesimo secolo, esempi di archeologia industriale.[46]
Questi sono i principali edifici cittadini che ospitano manifestazioni teatrali e di spettacolo (per quanto riguarda gli enti e le associazioni teatrali si veda la sezione Cultura/Teatro):
Abitanti censiti[68]
Gli stranieri residenti nel comune sono 7 329, ovvero il 14,3% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[69]:
A Pordenone si parla prevalentemente la lingua italiana. L'influenza culturale della Serenissima ha comportato l'instaurarsi del dialetto pordenonese, una variante della lingua veneta vicina al dialetto veneziano. Pordenone si può quasi definire un'isola linguistica poiché nei territori circostanti si sono mantenuti dei dialetti friulani di tipo concordiese, pur fortemente venetizzati[70].
Il friulano è in parte presente nel territorio comunale ed è tutelato dalla Legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29 "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana"[6]. Inoltre, negli ex uffici provinciali e ora uffici dell'EDR è stabilito il bilinguismo, soprattutto per la popolazione residente nei numerosi comuni friulanofoni all'interno della ex provincia (36 su 50)[71].
A Pordenone aveva sede la Provincia di Pordenone, ora soppressa. Dal 2016 al 2020 ha ospitato la sede dell'Unione Territoriale Intercomunale del Noncello (Comuni di Pordenone, Cordenons, Porcia, Fontanafredda, Zoppola, Roveredo in Piano e San Quirino). Oggi sono presenti alcuni uffici della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, la sede dell'Ente di Decentramento Regionale di Pordenone, e l'Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia (IRSE).
La città ospita inoltre il Comando di Polizia Locale "Distretto del Friuli Occidentale", la Questura, il Comando Provinciale dei Carabinieri, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, il Comando Provinciale della Polizia Penitenziaria (con sede nelle carceri del Castello di Pordenone), la Prefettura, la Casa Circondariale della Provincia di Pordenone, il Tribunale e la Camera di Commercio. A Pordenone vi è il quartier generale della 132ª Brigata corazzata "Ariete".
Le strutture ospedaliere della città sono:
Le tradizioni e il folclore della città di Pordenone sono indissolubilmente legate alla religione cristiana. Nella stagione primaverile, oltre ai riti religiosi della settimana santa, vi è la festa del patrono San Marco. Il 25 aprile è anche la giornata dedicata alla gita fuori porta ed è usanza mangiare la cosiddetta "fortaja", una frittata fatta in casa con differenti ingredienti. Un tempo ci si recava nella campagna della Comina, oggi la festa cittadina si svolge presso il parco pubblico del San Valentino. Il mese di maggio è caratterizzato dalle processioni religiose, che si snodano lungo le strade cittadine, dedicate a Maria Ausiliatrice e al Corpus Domini. La stagione estiva in tempi non molto lontani era segnata dalla antica festa del 24 giugno di San Giovanni. I giovani innamorati, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, ponevano sui balconi delle finestre un bicchiere d'acqua con all'interno un albume d'uovo. L'indomani gli innamorati osservavano quale forma avesse l'albume rappresosi. E, nel caso in cui l'albume sembrasse una piccola barca, si credeva che la prua di questa potesse indicare la provenienza dell'innamorato. Il giorno dell'8 settembre si festeggia la seconda festa patronale dedicata alla commemorazione della natività di Maria. I fedeli si recano in pellegrinaggio al Santuario della Beata Vergine delle Grazie e nello spiazzo davanti al Palazzo del Municipio si svolge la popolare tombola cittadina. La stagione invernale non è solo legata ai riti del Natale cristiano (degno di menzione è il rito della Messa di Mezzanotte del 24 dicembre), ma è caratterizzata anche dai falò di inizio anno di Epifania[74]. Infine nel giovedì di mezza Quaresima ha luogo il Processo e rogo della vecia e il fantoccio della vecchia, simbolo di tutti i mali dell'anno passato, viene portato in processione e infine processato e bruciato[75].
È nota nella città anche la vicenda di Angioletta delle Rive, che fu una popolana pordenonese processata dall'Inquisizione per stregoneria nel XVII secolo.
Pordenone si è attestata nel corso degli anni in posizioni medie e buone nelle classifiche sulla qualità della vita stilate da Legambiente. Nello stesso tempo la cittadina non risulta esente da taluni aspetti critici. Da un lato il parametro attinente alla capacità di depurazione - % di popolazione residente servita da rete fognaria delle acque reflue urbane - del rapporto ecosistema urbano (Legambiente) 2016 è uno dei peggiori in Italia (la città si colloca nella penultima posizione, dopo Venezia e prima di Catania, con il 65%)[76]. Dall'altro lato, per quanto concerne lo smog e la qualità dell'aria, la città, secondo il rapporto di Legambiente 2021, è la peggiore della regione Friuli Venezia Giulia e, per rispettare i parametri di legge, sarebbe necessaria una riduzione del 32 per cento delle emissioni delle polveri sottili pm10, del 69 per cento delle polveri sottilissime pm2,5 e del 62 per cento del biossido d’azoto[77].
Comune riciclone 2011: un importante riconoscimento di Legambiente che premia Pordenone come primo capoluogo di provincia del Nord Italia, per la raccolta differenziata dei rifiuti.[78] Il comune di Pordenone si è continuato ad attestare tra le prime posizioni nella sezione "capoluoghi di provincia area nord" anche nelle edizioni 2012 e 2013 e nel 2014 viene considerato come il primo comune capoluogo per raccolta differenziata nella regione Friuli Venezia Giulia.[79]
Nel 2019 la città di Pordenone, grazie agli impegni profusi per una nuova strategia di mobilità sostenibile integrata al piano regolatore e per il programma triennale delle opere pubbliche di riconversione anche energetica del patrimonio comunale, vince il premio per lo sviluppo sostenibile - Ecomondo 2019.[80]
Sono presenti in città le seguenti scuole pubbliche: nove scuole dell'Infanzia, dodici scuole primarie, quattro scuole secondarie di primo grado, un Istituto Professionale Settore dei Servizi (Servizi commerciali, Servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, Servizi socio-sanitari) dedicato a "Federico Flora", un Istituto Professionale Settore Industria e Artigianato con il nome "Lino Zanussi", un Istituto Tecnico Settore Economico (Amministrazione, finanza e marketing) "Odorico Mattiussi", due Istituti Tecnici Settore Tecnologico (il "J.F. Kennedy" e il "Sandro Pertini") e infine il Liceo scientifico e linguistico "Michelangelo Grigoletti" e il Liceo classico, scientifico e delle scienze umane "Leopardi - Majorana".[81] Alle suddette scuole pubbliche si affiancano alcuni istituti privati, soprattutto nell'ambito delle scuole materne.
In città ha sede il Consorzio Universitario di Pordenone, il quale supporta i corsi di laurea triennali e magistrali attivati dalle Università di Udine, di Trieste, di ISIA Roma Design e della Fondazione ITS Kennedy.[82] Il Polo universitario pordenonese dispone di una residenza universitaria, sita in Via Prasecco, progettata dall'architetto giapponese Toyo Ito.[83] In particolare, i corsi attivi sono i seguenti:
Presso il Seminario diocesano ha sede lo Studio Teologico "Card. Celso Costantini", istituto accademico affiliato alla Facoltà Teologica del Triveneto e approvato dal Dicastero per la cultura e l'educazione.
Il museo ha sede nell'antico Palazzo Ricchieri ed è luogo importante per la conoscenza della produzione artistica veneto friulana. In esso sono custodite opere di vari pittori, quali il Pordenone, Pomponio Amalteo, Varotari, Pietro Della Vecchia, Odorico Politi e Michelangelo Grigoletti.[84] L'istituzione museale conserva una raccolta di circa 170 disegni. Degni di menzione sono un Gesso nero su carta azzurrina "Figura di sgherro colto da tergo" di Antonio da Pordenone e un disegno seicentesco di Palma il Giovane raffigurante "l'Estasi di Santa Teresa d'Avila".[85]
I depositi del Museo civico d’arte ospitano anche pregevoli dipinti della collezione Zacchi-Ruini (vi figurano opere di Mario Sironi, Renato Guttuso, Corrado Cagli, Alberto Savinio, Filippo de Pisis, G. Zigaina, A. Pizzinato e numerosi altri).
Intitolato alla naturalista Silvia Zenari ospita, nelle stanze del cinquecentesco Palazzo Amalteo, la più importante raccolta di minerali dell'Alpe Adria[86] e collezioni di vertebrati, insetti e altre.
Il museo, allestito dal 2006 nell'antico castello di Torre, ultima residenza del conte Giuseppe di Ragogna, illustra il patrimonio archeologico della provincia di Pordenone. Di particolare rilevanza sono i reperti provenienti dalle Grotte di Pradis e dal sito palafitticolo Palù di Livenza. Pregevoli i lacerti di affreschi della Villa romana di Torre[87].
Situato nel Centro Attività Pastorali, progettato dall'architetto Othmar Barth (1988), conserva dal 1991 un notevole patrimonio artistico proveniente da chiese ed edifici religiosi della diocesi di Concordia-Pordenone[88]. Di particolare interesse le opere di Gianfrancesco da Tolmezzo, Alvise Casella, Pomponio Amalteo e Giovanni Martini[89].
La struttura culturale, definita da uno dei suoi fondatori, il fumettista Giulio De Vita, come un "non-museo", ha sede presso Villa Galvani. Si tratta, da un lato, di un luogo volto a divulgare la conoscenza della "letteratura disegnata", dall'altro lato il PAFF! è uno spazio aperto al confronto con tutte le arti.
Sede distaccata del Science centre immaginario scientifico di Trieste.
Fondata nel 1965 custodisce lavori di importanti artisti della produzione veneto friulana del Novecento, nonché opere di artisti di fama internazionale come Carlo Carrà e Dino e Mirko Basaldella[90].
Quotidiani, redazioni di Pordenone:
Periodici
Redazioni di Pordenone:
Questi sono gli enti e le associazioni teatrali principali della città (per quanto riguarda gli edifici si veda la sezione Monumenti e luoghi di interesse/Teatri):
Di seguito un elenco succinto dei principali eventi che si svolgono nella città con cadenza regolare, ordinato per stagioni:
Fino al 2016 il comune era suddiviso in quattro circoscrizioni: Rorai-Cappuccini, Centro, Torre, Sud (comprendente i quartieri di Borgomeduna, Villanova, Vallenoncello e San Gregorio).
La città ha inglobato come quartieri, dal secondo dopoguerra fino agli anni settanta, alcuni borghi limitrofi (attualmente contigui nel tessuto urbano) come Torre (l'insediamento più antico nel territorio comunale risalente all'epoca romana), Rorai Grande, Vallenoncello e Villanova di Pordenone (questi ultimi tutti di epoca medioevale). È di epoca più recente (XIX secolo) la località di Borgomeduna, un insediamento agricolo privo, fino agli anni 1970, di chiesa parrocchiale (Borgocampagna). A nord si trova il quartiere della Comina, sede di un'importante aerocampo.
Precedentemente all'inclusione, dopo l'annessione allo stato unitario italiano (1866), questi nuclei abitativi costituivano quartieri e località (Torre, Borgomeduna, Rorai Grande, Villanova) del comune di Pordenone o comuni autonomi (Vallenoncello[112]).
Per quanto riguarda l'artigianato Pordenone è rinomata soprattutto per la produzione di ceramiche e di terrecotte.[113]
Sotto il profilo economico la città di Pordenone, da sempre territorio agricolo, si sviluppa notevolmente nell'Ottocento nel settore tessile, in parallelo con la rivoluzione industriale (viene definita "la piccola Manchester italiana"[114] o la "piccola Manchester"[115] del Friuli). Ma l'evento eccezionale, che trasforma la città, e destinato a renderla nota in tutto il mondo, è lo sviluppo industriale che si accompagna al secondo dopoguerra. Spicca, tra i nomi di “capitani di industria” come i Galvani, i fratelli Moro, i Locatelli, i Savio, il nome dell'imprenditore Lino Zanussi che, ereditata la fabbrica dal padre Antonio (di poche decine di dipendenti), la ingrandisce, facendone in soli trent'anni la seconda realtà metalmeccanica italiana dopo la FIAT (stabilimenti di Porcia), con più di tredicimila dipendenti negli anni '60. Questo impetuoso sviluppo industriale, che porta la vicina città di Porcia a produrre e a esportare più lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi dell'intera Germania, conduce negli anni '60 alla trasformazione della città di Pordenone in provincia (la quarta del Friuli Venezia Giulia)[116]. La crescita del settore del bianco porta la città, che si sviluppa in parallelo al boom industriale italiano seguito al dopo guerra, ad avere un livello di qualità della vita tra i più alti d'Italia e d'Europa, e a fare di Pordenone una delle città più dinamiche di tutto il Nord Est (settori della carpenteria, del mobile, della coltelleria, metalmeccanici, tessile). In seguito alla morte dell'imprenditore Lino Zanussi, l'impresa diviene, sotto la presidenza di Lamberto Mazza, un gruppo multinazionale, ma la logica espansiva "non sorretta da un'adeguata strategia industriale"[117] conduce, nel 1985, alla successiva cessione agli svedesi della Electrolux[118]. L'acquisizione della proprietà da parte di una industria estera porta, con il passare del tempo, a una disattenzione crescente, da parte della stessa, per la realtà industriale del territorio[119]. In seguito alla crisi finanziaria mondiale del 2007, Pordenone conosce una crisi economica crescente. Inoltre diversi fattori, quali, da un lato, "la non-competitività del Paese, il costo del lavoro, le infrastrutture carenti, l'energia troppo cara, l'assenza di finanziamenti all'innovazione"[120] e, dall'altro lato, la disattenzione della politica[121], spingono, nel 2013, ai progetti di dismissione dell'industria di Porcia[122], con la previsione di migliaia di licenziamenti (casi Ideal Standard[123] e Electrolux[124]), sì che nel 2014 la città di Pordenone e il suo territorio sono il simbolo della crisi economica attraversata dall'intero Paese (la città nel 2014 ha ospitato il corteo nazionale del primo maggio[125][126]). Il declino della città viene fronteggiato dal fatto che Pordenone presenta settori industriali diversificati, suddivisi in distretti industriali (Brugnera, Maniago, San Vito al Tagliamento), composti da piccole e medie imprese capaci, con l'innovazione e l'intraprendenza, di fronteggiare la crisi ed essere artefici del rilancio del territorio.
Pordenone è servita dall'Autostrada A28 e dalla Strada statale 13 Pontebbana (SS13).
La città dispone della stazione di Pordenone, posta lungo la ferrovia Venezia-Udine e gestita da Rete Ferroviaria Italiana.
La mobilità urbana di Pordenone è garantita dagli autoservizi gestiti dall'azienda di trasporto pubblico locale ATAP S.p.A., che opera con proprie vetture in tutto il territorio della provincia.[127]
Lista dei sindaci dall'Unità d'Italia a oggi.[128]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
1866 | 1873 | Vendramino Candiani | Sindaco | ||
1873 | 1876 | Giacomo Di Montereale Mantica | Sindaco | ||
1876 | 1878 | Valentino Galvani | Sindaco | ||
1879 | 1882 | Francesco Varisco | Sindaco | ||
1882 | ? | Edoardo Marini | Sindaco facente funzioni | ||
1888 | 1893 | Enea Ellero | Sindaco | ||
1893 | 1897 | Antonio Querini | Sindaco | ||
1898 | 1898 | Vincenzo Policreti | Sindaco | ||
1898 | 1899 | Pompeo Ricchieri | Sindaco | ||
1899 | 1901 | Vittorio Marini | Sindaco | ||
1902 | 1903 | Antonio Polese | Sindaco | ||
1904 | 1905 | Gasbarri | Commissario regio | ||
1904 | 1905 | Ernesto Cossetti | Sindaco | ||
1905 | Bevilacqua | Commissario regio | |||
1905 | 1908 | Luigi Domenico Galeazzi | Sindaco | ||
1908 | 1910 | Ernesto Cossetti | Sindaco | ||
1910 | 1913 | Antonio Querini | Sindaco | ||
1914 | 1919 | Carlo Policreti | Sindaco | ||
1920 | 1922 | Guido Rosso | Sindaco | ||
1923 | ? | Antonio Cattaneo | Sindaco/Podestà | ||
1934 | Nello Marsure | PNF | Podestà | ||
1934 | Napoleone Aprilis | Commissario prefettizio | |||
1935 | 1943 | Enrico Galvani | PNF | Podestà | |
1945 | Giuseppe Asquini | CLN | Sindaco | ||
1946 | 1956 | Giuseppe Garlato | DC | Sindaco | |
1956 | 1967 | Gustavo Montini | DC | Sindaco | |
1967 | 1975 | Giacomo Ros | DC | Sindaco | |
1975 | 1979 | Glauco Moro | DC | Sindaco | |
1979 | 1983 | Giancarlo Rossi | DC | Sindaco | |
1983 | 2 aprile 1993 | Alvaro Cardin | DC | Sindaco | |
2 giugno 1993 | 21 giugno 1993 | Ilario Marone | - | Commissario prefettizio | |
21 giugno 1993 | 12 maggio 1997 | Alfredo Pasini | Lega Nord | Sindaco | |
12 maggio 1997 | 28 febbraio 2001 | Alfredo Pasini | Lega Nord | Sindaco | |
26 giugno 2001 | 10 aprile 2006 | Sergio Bolzonello | centrosinistra | Sindaco | |
12 aprile 2006 | 31 maggio 2011 | Sergio Bolzonello | centrosinistra | Sindaco | |
31 maggio 2011 | 20 giugno 2016 | Claudio Pedrotti | PD | Sindaco | |
20 giugno 2016 | 5 ottobre 2021 | Alessandro Ciriani | Destra | Sindaco | |
5 ottobre 2021 | 28 giugno 2024 | Alessandro Ciriani | Destra | Sindaco |
La principale società sportiva cittadina è il Pordenone Calcio fallita nel 2023, e rifondata nel 2024 militando in Promozione.[129]
Altra società sportiva cittadina è il Pordenone Calcio a 5, squadra di futsal, che attualmente milita in serie A2.
Ogni anno, a Pasqua, si svolgono i tornei internazionali giovanili Trofeo Memorial Gallini di calcio e il Memorial Ferruccio Cornacchia di pallavolo.
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