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Gambarare

frazione del comune italiano di Mira (Italia) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Gambarare (Le Gambarare in veneto) è una frazione del comune italiano di Mira, nella città metropolitana di Venezia, in Veneto.
Fu comune autonomo fino al 1867.

Dati rapidi Gambarare frazione, Localizzazione ...
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Origini del nome

L’origine del toponimo deriva dall’esistenza in età medievale di un canale, oggi scomparso, denominato “Fossa Gambaria” o “Fossa Gambararia”[2]. A sua volta, tale nome derivava dal latino “fossa” (canale) unito all’aggettivo “gambaria”, probabilmente derivante dal verbo latino medievale “gambarare” o “gamberdare” (pescare gamberi)[3]. L’uso di tale verbo è attestato sia nel Friuli che nel Veneto medievale[4].
Il nome dell’area venne utilizzato per secoli al plurale, identificando il territorio come “le Gambarare[5].
Originariamente il sito su cui attualmente sorge la chiesa parrocchiale era specificamente denominato "Balladello" o "Balello", dal latino vallatellum ossia “luogo rinforzato” o “alto” ma tale nome cadde progressivamente in disuso.

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Storia

Età antica

Il territorio di Gambarare fu certamente abitato fin dall’epoca romana, come testimoniato dai numerosi ritrovamenti archeologici. Negli anni Sessanta del Novecento vennero alla luce in località Bastiette due pozzi romani collocati a lato di un antico selciato in cotto; inoltre, nei pressi di tale sito vennero rinvenute una testa in marmo, anfore, lucerne ed altro materiale ceramico[6]. Anche in località Ca’Ballo è documentato il ritrovamento di reperti ceramici e frammenti di oggetti in vetro[7].
Altri rinvenimenti sono stati registrati in località Porto Menai, subito a sud di Gambarare, dove agli inizi del Novecento venne rinvenuta una testa femminile in marmo del II secolo d.C. che si trovava sul fondo del canale Novissimo. Anche negli anni Cinquanta avvennero in questa località rinvenimenti casuali di mattoni romani con bollo e reperti ceramici[8].
Reperti romani vennero rinvenuti anche nelle località Curano e Giare, dove già alla fine dell’Ottocento, venne documentata la presenza di lapidi romane e mattoni bollati[9]. A questi si aggiungono i reperti venuti alla luce casualmente in località Dogaletto e Malcontenta[10].

Il medioevo e il dominio veneziano

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Cippo di confine tra il Dogado e la podesteria di Padova.

Sin dai primi tempi della Serenissima, il territorio “delle Gambarare” fece parte del Dogado. Originariamente, il distretto di Gambarare era retto da un gastaldo ducale, sostituito nel XIII secolo da un podestà; il distretto comprendeva, oltre al centro abitato omonimo, anche i territori di Ducaletto (Dogaletto), S. Ilario, Anconetta (Malcontenta) e Bottenigo (Marghera)[11].
Nei primi secoli Gambarare rappresentò il centro dei vasti possedimenti dell'abbazia di Sant'Ilario, i cui monaci vi costruirono una sede apposita (la Bassìa) per la rappresentanza e la cura degli interessi economici del monastero.
Nel 1290 l’abate Prando del monastero di Sant’Ilario ordinò la ricostruzione della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista “di Balladello” in Gambarare che, infine, venne consacrata il 20 giugno 1306.
Tra il 1372 ed il 1373, Gambarare fu il fronte della “guerra dei confini” tra la Repubblica di Venezia e la signoria di Padova che si concluse con la divisione di Gambarare tra i due contendenti, secondo una linea di confine segnata dall’erezione di numerosi cippi confinari.
La tensione tra le due signorie, però, tornò ben presto a crescere e nel 1378 il signore di Padova ordinò di edificare numerose fortificazioni, dette bastìe, tra cui anche la “bastia di Sant’Elero” (Sant’Ilario) anche detta “delle Gambarare”. Il conflitto riprese in più fasi fino a quando Venezia e Padova stipularono un trattato di pace nel 1399 per una nuova definizione dei reciproci confini. Nel 1401, in esecuzione al trattato, furono edificati nuovi cippi confinari, uno dei quali è ancora parzialmente visibile a Gambarare in località Piazza Vecchia[12]. Il comune di Gambarare risultava dunque diviso, con una parte del territorio sottoposta alla podesteria di Piove di Sacco (ed alle leggi padovane) ed un'altra parte sottoposta ancora al Dogado (ed alle leggi veneziane)[13].
La guerra tra la Serenissima e i Carraresi riprese, però, nel 1404. La riconquista di Gambarare e della sua bastia, fu una delle prime azioni intraprese dall’esercito veneziano: dopo aver corrotto il capitano della bastia di Gambarare con seimila ducati d'oro, il 19 luglio 1404 i veneziani entrarono nella piazzaforte e innalzarono la bandiera marciana. L'esercito padovano pose rapidamente sotto assedio la fortezza, ricorrendo anche all'uso di bombarde ma senza riuscire a riconquistare la posizione perduta[14]. Grazie alla conquista della bastia fu possibile ai veneziani invadere il territorio di Piove di Sacco e di lì giungere a Padova che, infine, cadde sotto il controllo della Serenissima il 21 novembre 1405.

Nel 1508 Papa Giulio II attribuì ai capi famiglia di Gambarare lo jus patronato sulla chiesa di San Giovanni Battista.
Nel 1516 il Maggior Consiglio eresse Gambarare a provveditoria e nominò, quale primo provveditore, il patrizio Vincenzo Venier[15]: la sede della provveditoria di Gambarare[16] venne posta in località Bosco Grande, lungo la Riviera del Brenta[17]. Nello stesso periodo si unì al comune di Gambarare il piccolo comune di Porto (attuale Porto Menai), formando così un unico comune ed un'unica provveditoria[18].
All’epoca l’unica piazza del paese, poi denominata Piazza Vecchia, si trovava a sud della chiesa di San Giovanni Battista, nei pressi dell’antico edificio abbaziale che i monaci dell'Abbazia di Sant’Ilario avevano eretto nel medioevo per meglio amministrare i loro possedimenti nel territorio: la cosiddetta Bassìa o Ca’ dell’Abatte (Casa dell’Abate)[19].
Nel 1539, il provveditore Giovanni Francesco Pizzamano trasformò lo spazio antistante alla provveditoria nella “piazza nuova” di Gambarare, deputata ad ospitare un mercato settimanale da tenersi ogni martedì: la piazza assunse il nome, dunque, di Piazza del Mercato (attuale “Piazza Mercato” nel Comune di Mira)[20]. La nuova piazza sarà poi rappresentata in una celebre stampa settecentesca di Giovanni Francesco Costa, intitolata “Veduta della Piazza del mercato alle Gambarare”.

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G.F.Costa, Veduta della Piazza del Mercato alle Gambarare, 1750

Inoltre, nel corso del XVI secolo si consolidò la ripartizione del territorio di Gambarare in Quarti: Quarto Villa (o Giare), Quarto Bastie, Quarto della Mira, Quarto Bosco (poi diviso in Bosco Grande e Bosco Piccolo) e Quarto Bottenigo[18].
Tra il 1609 e il 1611, il territorio di Gambarare venne interessato dall’escavazione della Seriola Veneta[21], canale che garantiva il rifornimento di acqua potabile alla città Venezia: l’acqua era prelevata dal Brenta in territorio di Dolo ed era poi convogliata, dopo un percorso di 13 chilometri, fino a Fusina[22].
Nel 1797, con la caduta della Serenissima, la provveditoria di Gambarare venne abolita.

L'occupazione francese e l’età napoleonica (1797-1815)

Nell'estate 1797, in seguito all’occupazione francese della Repubblica di Venezia, a Gambarare venne istituita la Municipalità giacobina[23]: su disposizione del governo democratico di Venezia i territori della municipalità di Gambarare vennero estesi anche sulla sponda sinistra del Naviglio comprendendo anche Oriago. La municipalità cambiò così il nome in municipalità delle Gambarare ed Oriago[24].
L'unione delle municipalità durò solo pochi mesi: in seguito al Trattato di Campoformio del 17 ottobre 1797, che attribuiva i territori veneziani all'Arciducato d'Austria, i comuni di Gambarare e Oriago tornarono separati e autonomi[25].
Nel 1806, con l’annessione dei territori veneziani da parte del Regno d’Italia napoleonico, il nuovo governo riconobbe Gambarare come Comune autonomo all’interno del Dipartimento dell’Adriatico. Il Comune era retto da un podestà di nomina regia, scelto dal sovrano in base ad una terna di nomi proposta dal consiglio comunale[26].
L'anno seguente il comune istituì quattro scuole elementari nel territorio (Piazza Vecchia, Piazza Mercato, Taglio e Botteghino)[27].
Nel 1809, il viceré d’Italia Eugenio di Beauharnais istituì il Consorzio di Bonifica di Gambarare per il risanamento ed il miglioramento fondiario del territorio[28].
Successivamente nel 1810 lo stesso Viceré stabilì la fusione dei Comuni di Gambarare, Mira (Mira Vecchia) e Oriago nell'unico comune di Gambarare[29].

La dominazione austriaca (1815-1866)

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Lapide dedicatoria del comune di Gambarare all'Arciduca Ranieri d'Asburgo

Nel 1815 il Comune di Gambarare passò, alla pari di tutti gli altri territori veneziani, al Regno Lombardo-Veneto sottoposto alla corona austriaca e venne ricompreso nella neoistituita Provincia di Venezia.
Nel 1816 il governo austriaco divise nuovamente il comune di Gambarare dai comuni di Mira ed Oriago, che tornarono indipendenti[30]. All’epoca il territorio comunale di Gambarare risultava suddiviso in Quarti: Quarto di Mira, Quarto Bosco Grande, Quarto Bosco Piccolo, Quarto Bottenigo, Quarto Bastie e Quarto Giare.
Nel 1832 la sede comunale di Gambarare venne trasferita definitivamente dal Quarto Bosco Grande, dove vi era l’antico palazzo della provveditoria affacciato sulla Piazza del mercato, al Quarto di Mira. Le ragioni del trasferimento furono dettate dalla maggiore salubrità del luogo e dall’incremento demografico che aveva portato il Quarto di Mira ad essere la frazione maggiormente popolosa del Comune[31].
Nel 1833 il Comune di Gambarare realizzò il primo ponte girevole sul Naviglio del Brenta, di fronte alla chiesa di San Nicolò: per la prima volta si garantiva uno stabile collegamento tra le due rive del Brenta, nonché tra il Comune di Gambarare ed il limitrofo Comune di Mira (Mira Vecchia). Il ponte venne decorato con una lapide nella quale il comune di Gambarare dedicava la struttura all'Arciduca d'Austria Ranieri d'Asburgo, Viceré del Regno Lombardo - Veneto[32].
Nel 1848 Gambarare registrò una significativa partecipazione della popolazione ai moti risorgimentali. Celebre è l’episodio di don Eugenio Bortoloni (all’epoca cappellano di Gambarare) che, in quell’anno, si pose alla testa di 400 uomini armati e li condusse fino a Mira Taglio: lì giunti, dapprima pretese che gli affari comunali fossero discussi nella pubblica piazza e successivamente prese in ostaggio il commissario locale quando questi cercò di sedare l’insurrezione[33]. In seguito, il sacerdote si giustificò dicendo di aver compiuto tale azione in quanto convinto che il pontefice, Papa Pio IX, fosse a capo del movimento insurrezionale[34].
Altra vicenda è quella del sacerdote liberale Ambrogio Lambruschi il quale trovandosi in data 16 giugno 1848 a Gambarare, nel quarto Bottenigo, sparò dal suo oratorio contro gli austriaci i quali, successivamente, lo fucilarono[35].
Superati i moti del '48, il comune di Gambarare proseguì la realizzazione di infrastrutture necessarie al territorio: così nel 1855 venne realizzato il ponte della Piazza del Mercato, chiamato "Aureliano" in onore del patriarca di Venezia Aurelio Mutti[32] e nel 1863 fece erigere il ponte girevole dinanzi alla sede municipale in località Mira Taglio, su progetto dell'ingegnere Carlo Bragato[32].

L’Unità d’Italia (1866 - oggi)

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Monumento ai caduti

Nel 1866 il Veneto venne annesso al Regno d’Italia. L’anno seguente, il Comune di Gambarare venne unito con i Comuni di Mira ed Oriago nell’unico Comune di Mira, in virtù di regio decreto n. 4131 del 28 novembre 1867 di re Vittorio Emanuele II, con validità decorrente dal 1° gennaio 1868.
Da allora Gambarare è divenuta frazione del Comune di Mira.
In seguito alla Prima Guerra Mondiale venne eretto, nei pressi della chiesa parrocchiale, il Monumento ai Caduti. Inoltre, nel 1921 venne iniziata la realizzazione dell'asilo "San Giuseppe" che fu poi inaugurato nel 1923[36].
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, Gambarare venne compresa nella Repubblica Sociale Italiana (anche nota come Repubblica di Salò). La caduta del regime fascista e la Liberazione venne proclamata a Gambarare il 29 aprile 1945 dal campanile della chiesa parrocchiale[37].
In seguito al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, venne proclamata la nascita della Repubblica italiana. Il secondo dopoguerra portò a Gambarare la realizzazione di un'importante infrastruttura quale la SS 309 Romea. Successivamente il territorio venne interessato dalla progettazione dell'Idrovia Padova - Venezia: l'infrastruttura fu costruita solo parzialmente ma portò alla realizzazione, nei primi anni Settanta del Novecento, nei pressi della località Piazza Vecchia di Gambarare, della conca di navigazione "Giuliano Gusso" (o "Romea") connessa all'ultimo tratto del canale navigabile sfociante in laguna[38].

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Monumenti e luoghi d'interesse

Riepilogo
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Parrocchiale di San Giovanni Battista

Lo stesso argomento in dettaglio: Duomo di San Giovanni Battista (Gambarare).

La chiesa parrocchiale di Gambarare, dedicata a San Giovanni Battista, ha origini medievali e venne consacrata il 20 giugno 1306.

Edificio Abbaziale (la Bassìa)

Il palazzo è posto in località Piazza Vecchia e venne realizzato tra il XIII ed il XIV secolo dai monaci del monastero di Sant’Ilario per la gestione dei vasti possedimenti abbaziali nel territorio di Gambarare. È ancora visibile lo stemma della famiglia Paruta, nobile famiglia veneziana alla quale appartennero alcuni abati di Sant’Ilario. Oggi è proprietà del Comune di Mira.

Cippo confinario del Dogado

Al centro di Piazza Vecchia sono visibili i resti del cippo confinario medievale che segnava nel 1401 il confine tra il Dogado di Venezia e la signoria di Padova.

Oratorio di San Gaetano

Sito in località Piazza Vecchia, l’oratorio di San Gaetano è un edificio realizzato nel XVIII secolo. L’esterno presenta una facciata a capanna arricchita da un timpano sostenuto da lesene doriche. L’interno è a navata unica. Il presbiterio, coperto da volta a botte, ospita l’altare dedicato al santo titolare[39].

Porto Menai

La località Porto Menai, situata in direzione della frazione Sambruson di Dolo fu in passato sede di un importante scalo commerciale situato vicino all'Abbazia di Sant'Ilario (da identificare con lo scalo ad Portum citato da vari documenti antichi).[40] Attualmente è un sobborgo di terraferma attraversato dal canale Novissimo.
Edificio di interesse storico-paesaggistico è Villa Gidoni Paluello Minio, del XVI secolo. Degno di nota è anche il Portale dell'Oratorio Bettoni Grassi: posto sulla riva del Novissimo, è ciò che resta di un oratorio del XVII secolo che venne demolito in ragione dei danni subiti dall'esondazione del Novissimo del 1880.

Simboli

Lo stemma dell'antico comune di Gambarare era costituito da un gambero rosso in campo azzurro. La sua prima raffigurazione, tra quelle ad oggi pervenute, risale ad una miniatura del 1524[41].

Cultura

Tradizioni

Festa patronale

Il patrono di Gambarare è San Giovanni Battista, celebrato il 24 giugno.

Festa della Madona dei cavai

L'8 dicembre si celebra tradizionalmente la festa della Madona dei cavai (Madonna dei cavalli). In seguito ad una solenne celebrazione nel Duomo, un carro trainato da cavalli bardati a festa porta in processione la statua della Madonna tra le vie del paese. Il carro è accompagnato da figuranti in abito storico che procedono a piedi e a cavallo. Molte case del paese espongono sulle finestre drappi colorati in occasione del passaggio del corteo.

Nell'arte

Nel 1797 Giovanni Kreglianovitz pubblicò la farsa teatrale Il Podestà delle Gambarare che riscosse un discreto successo nella Venezia giacobina[42].

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Economia

L'economia del paese è tradizionalmente basata sull'attività agricola. A partire dagli anni Sessanta, però, la costruzione della SS Romea e la vicinanza al Porto di Venezia hanno favorito lo sviluppo di numerose attività commerciali oltre che di attività produttive artigianali e industriali. Lo sviluppo dell'area, unito alla vicinanza con Venezia, ha peraltro portato alla nascita di attività ricettive e di ristorazione.

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Infrastrutture e trasporti

Strade

A livello autostradale Gambarare è servita dal casello di Mira - Oriago dell'autostrada A57. Inoltre, il territorio è attraversato dalla SS Romea.

Ferrovia

La stazione di Mira-Buse è posta sulla ferrovia Adria-Mestre ed è servita da treni regionali da/per Venezia.

Mobilità urbana

I trasporti urbani e interurbani vengono svolti con autoservizi di linea gestiti da ACTV.

Note

Altri progetti

Collegamenti esterni

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