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Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

diocesi della Chiesa cattolica in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola
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La diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola (in latino Dioecesis Fanensis-Forosemproniensis-Calliensis-Pergulana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Pesaro appartenente alla regione ecclesiastica Marche. Nel 2023 contava 134.500 battezzati su 142.300 abitanti. È retta dal vescovo Andrea Andreozzi.

Fatti in breve Suffraganea dell', Regione ecclesiastica ...
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Facciata della concattedrale di Fossombrone.
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Veduta aerea della concattedrale di Cagli; per dimensioni è la chiesa più grande della diocesi.
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Facciata della concattedrale di Pergola.
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Il monastero di Fonte Avellana è uno dei luoghi religiosi più importanti della diocesi.
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La basilica minore di San Paterniano a Fano.
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Territorio

Riepilogo
Prospettiva

La diocesi comprende la parte meridionale della provincia di Pesaro e Urbino coincidente in buona parte con la valle del fiume Metauro, ed una piccola porzione della provincia di Ancona. Essa si estende su 23 comuni: Apecchio, Arcevia (in provincia di Ancona, per le frazioni di Palazzo e Nidastore[1]), Barchi, Cagli, Cartoceto, Fano, Fossombrone (esclusa la frazione di Calmazzo[2]), Fratte Rosa, Frontone, Isola del Piano (per la sola frazione di Castelgagliardo[3]), Mombaroccio (per la sola frazione di Montegiano[4]), Mondavio, Mondolfo (esclusivamente per la parte nord della frazione di Marotta[5]), Montefelcino (escluse le frazioni di Monteguiduccio e Fontecorniale[6]), Montemaggiore al Metauro, Orciano di Pesaro, Pergola, Piagge, Saltara, San Costanzo (esclusa la frazione di Stacciola[7]), San Giorgio di Pesaro, San Lorenzo in Campo, Sant'Ippolito, Serra Sant'Abbondio, Serrungarina.

La diocesi confina a nord con l'arcidiocesi di Pesaro, a nord-ovest con l'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado, a ovest con le diocesi di Gubbio, di Fabriano-Matelica e di Città di Castello, a sud con la diocesi di Senigallia.

Sede vescovile è la città di Fano, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Maggiore. La diocesi ha tre concattedrali: a Fossombrone Sant'Aldebrando, a Cagli Santa Maria Assunta, a Pergola Sant'Andrea. Nel territorio sorgono anche tre basiliche minori: San Paterniano a Fano, San Lorenzo a San Lorenzo in Campo e la basilica della Santa Croce nel monastero di Fonte Avellana.

Vicarie e parrocchie

Il territorio si estende su 1.100 km² ed è suddiviso in 73 parrocchie, raggruppate in 5 vicarie: Fano, Valle del Metauro, Fossombrone, Cagli e Pergola.

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Storia

Riepilogo
Prospettiva

L'odierna diocesi nasce nel 1986 dall'unione di quattro precedenti sedi episcopali.

Diocesi di Fano

Incerte sono le origini della diocesi. Secondo la tradizione, riportata dallo storico fanese Amiani, l'evangelizzazione di Fano è dovuta la passaggio in città dell'apostolo san Pietro, di sant'Apollinare e di un vescovo di nome Tolomeo. Storicamente, i primi dati certi risalgono alla fine del V secolo[8] con il vescovo san Vitale che nel 499 fu presente al sinodo romano voluto da papa Simmaco e che firmò i decreti con il titolo di vescovo di Fano; similmente sant'Eusebio, poco più tardi, firmò quelli del sinodo del 6 novembre 502. In linea con queste fonti possiamo affermare senza dubbio che la diocesi di Fano risale almeno alla fine del V secolo, anche se la leggenda vuole che sia stata fondata nel I secolo.

La diocesi di Fano fin dall'antichità era immediatamente soggetta alla Santa Sede, status che mantenne fino al 1986.[9] Tra i primi vescovi di Fano si ricordano Fortunato, destinatario nel 596 di una lettera di Gregorio Magno; Scolastico, che prese parte al concilio lateranense del 649 dove fu condannata l'eresia monotelita; Domenico, che nel 680 figurò tra i vescovi che rinnovarono questa condanna nel concilio indetto da papa Agatone; e poi ancora Amato, Mauro e Agriperto, che parteciparono ai concili romani, rispettivamente nel 743, nel 769 e nell'826.

Tra il 755 e il 774 il centro religioso di Fano fu donato dai Franchi di Pipino e Carlo Magno alla Chiesa. Pur essendo questo territorio sotto il dominio diretto dei papi, mantenne una discreta autonomia. Nel 1335 papa Benedetto XII incaricò la signoria dei Malatesta di assumere il vicariato della città. Tuttavia essi restarono fino al 1463 in seguito a ribellioni popolari dei fanesi nei confronti di Sigismondo Malatesta. Tali rivolte erano mirate a ottenere un governatorato del tutto ecclesiastico: perciò, a partire da quella data, la Chiesa mise a capo del territorio un governatore pontificio.

Nel Cinquecento la sede fanese fu occupata da uno dei più illustri teologi del secolo, il cardinale domenicano Pietro Bertani, che prese parte al concilio di Trento; fu anche nunzio apostolico presso l'imperatore Carlo V d'Asburgo; a Fano favorì diverse opere pubbliche, tra cui la fontana di Piazza Maggiore e la chiesa di San Paterniano.[10]

I successivi vescovi fanesi si impegnarono in particolare per l'attuazione dei decreti di riforma stabiliti al concilio tridentino. Al vescovo Francesco Rusticucci si deve la fondazione del seminario vescovile nel 1575. Giulio Ottinelli (1587-1603) celebrò il primo sinodo diocesano, curò il neoeretto seminario, fece arrivare in diocesi i Minimi, ed accolse in città papa Clemente VIII, nativo di Fano.

In questo stesso periodo, ai vescovi di Fano furono spesso affidati incarichi diplomatici per conto della Santa Sede. Oltre al già citato Pietro Bertani, si possono ricordare Ippolito Capilupi, nunzio a Venezia dal 1561 al 1565; Giulio Ottinelli, nunzio presso i Savoia fino al 1592; Tommaso Lapis (1603-1622), che per brevi periodi fu nunzio in Polonia e poi in Spagna; Giulio Cesare Sacchetti (1626-1635), legato pontificio a Ferrara e a Bologna; Angelo Maria Ranuzzi, che nel 1683 fu inviato nunzio straordinario a Parigi.

Durante il periodo napoleonico, la diocesi visse momenti difficili e a farne le spese furono soprattutto i loro vescovi. Antonio Gabriele Severoli fu esiliato dai francesi a Castrocaro, mentre il successore Francesco Paolucci Mancinelli soffrì il carcere e l'esilio dal 1809 al 1814. Spettò a Nicola Serarcangeli (1817-1833) risollevare le sorti della diocesi dopo questo turbolento periodo: «Visitò più volte la diocesi, riportò in vita il seminario, introdusse per primo l'istituto delle Maestre Pie Venerini, riaprì monasteri di monache, curò i beni della mensa vescovile, cui aggiunse una casa di campagna, dotò la cattedrale di un nuovo organo…»[11]

Dopo l'unità il vescovo Vespasiani fu processato e incarcerato il giovedì santo 17 aprile 1862, per aver difeso i diritti della Chiesa contro i soprusi dello Stato unitario.[12]

Su istanza del vescovo Vincenzo Franceschini (1896-1916), papa Pio X istituì a Fano il seminario regionale delle Marche. Il successore Giustino Sanchini (1916-1937) fondò il "Bollettino Ufficiale della Diocesi".

Diocesi di Fossombrone

Il nome dell'antica città di Fossombrone sembra derivare dal latino Forum Sempronii, ossia dal triumviro Gaio Sempronio Gracco, che era giunto in questo luoghi, attorno al 133 a.C., per l'attuazione della riforma agraria.

Il vangelo di Cristo fu portato in questa zona da san Feliciano di Foligno, attorno al III secolo. Durante l'impero di Diocleziano si ebbero i primi martiri locali. Ancora oggi le spoglie mortali dei martiri Marenzo, Fravita, Urbano, Vincenzo e Martiniano sono conservate nella cattedrale, mentre quelle dei martiri Aquilino, Gemino, Gelasio, Magno, Donato e Timoteo sono conservate nella chiesa di san Filippo.

Molti di questi santi sono menzionati nel Martyrologium Hieronymianum[13], cosa che attesterebbe l'antichità della presenza cristiana nel territorio. Secondo lo storico locale Augusto Vernarecci[14], uno di questi martiri, Timoteo, sarebbe stato il primo vescovo di Fossombrone, ed avrebbe subito il martirio sotto l'imperatore Diocleziano.

Dal punto di vista storico, la diocesi di Fossombrone è attestata con certezza durante il pontificato di papa Simmaco (498-514); tra i vescovi che presero parte ai concili del 499 e del 502 figura anche Innocenzo, episcopus ecclesiae Forosemproniensis. Verso la metà del VI secolo è noto il vescovo Paolino, che nel 559 è documentato in una lettera di papa Pelagio I per essersi rifiutato di sottoscrivere la condanna dei Tre Capitoli.

Nel V secolo le scorribande barbariche ad opera dei Goti devastarono la città. Dopo la battaglia vinta dal bizantino Narsete, Fossombrone passò sotto l'Esarcato di Ravenna e fece parte della Pentapoli Annonaria insieme a Urbino, Cagli, Gubbio e Jesi. Nell'VIII secolo la città fu distrutta dai Longobardi guidati da Liutprando e successivamente ricostruita. In questo periodo turbolento, non si hanno notizie sicure di vescovi di Fossombrone, fino al IX secolo, quando è documentata la presenza di vescovi forsempronesi ai concili romani dell'826, dell'853 e dell'869.

Nel 1057 papa Vittore II per sovvenire alla povertà del vescovo di Fossombrone, distaccò dalla diocesi di Senigallia la Massa di Sorbetolo e l'attribuì alla mensa vescovile di Fossombrone con tutti i diritti ecclesiastici e feudali: così Loretello, Nidastore, Montesecco, San Pietro e Palazzo divennero parte integrante della diocesi di Fossombrone. Il vescovo di Senigallia non accettò questa ampia sottrazione della sua diocesi e le liti con Fossombrone, durarono per quasi duecento anni.

Nel 999 l'imperatore Ottone III fece dono della città a papa Silvestro II e, verso il 1200, con papa Innocenzo III divenne un feudo di Azzo VI d'Este. Con bolla di papa Onorio III del 19 maggio 1224 furono definiti i confini della diocesi; e con atto di infeudazione del 12 luglio 1228 Azzo VII concesse per tre anni in feudo al vescovo Monaldo II la città di Fossombrone e tutti i castelli, le ville e gli abitanti del contado. Successivamente la città passò sotto la signoria riminese dei Malatesta. Galeazzo Malatesta la vendette per 13.000 fiorini d'oro a Federico da Montefeltro, il quale la cedette alla nobile casata dei Della Rovere.

Nella prima metà del XIII secolo la sede vescovile fu occupata da sant'Aldebrando (circa 1230-1250), canonico di Santa Maria di Porto presso Ravenna, preposito della cattedrale di Rimini, e predicatore contro i patarini riminesi; eletto vescovo di Fossombrone probabilmente verso la metà del 1230, si occupò principalmente di ricostruire la cattedrale, distrutta dai fanesi, e di riordinare la situazione patrimoniale della sua diocesi. È venerato come santo protettore di Fossombrone.

Il 4 giugno 1563 la diocesi, fino ad allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Urbino.

Nel 1581 ebbe origine il seminario diocesano grazie all'opera del vescovo Ottavio Accoramboni, che lo aprì nel proprio palazzo nobiliare; esso fu in seguito ampliato dal vescovo Giambattista Zeccadoro. Allo stesso Accoramboni si deve la celebrazione dei primi sinodi sulla scia delle indicazioni del concilio di Trento.

Con risoluzione pontificia del 15 novembre 1632, che pose fine ad una vecchia controversia, alla diocesi di Fossombrone furono unite le parrocchie e i territori, noti come Ravignana, che fino a quel momento dipendevano dal monastero di Classe di Ravenna, ossia i castelli di Fratte Rosa, Torre San Marco, Montevecchio, Monterolo e San Vito sul Cesano. In cambio ai monaci di Classe fu donata in Fossombrone la chiesa di Santa Francesca Romana con il terreno circostante per l'edificazione di un monastero (mai costruito).[15]

La seconda metà del XVII secolo vide il più lungo episcopato nella storia della diocesi, quello di Giambattista Zeccadoro, vescovo dal 1648 al 1696 (48 anni).

Durante l'epoca napoleonica, il vescovo Giulio Maria Alvisini (1808-1823) si rifiutò di prestare giuramento di fedeltà a Napoleone Bonaparte e per questo fu mandato in esilio per sei anni.

Dopo l'Unità d'Italia il vescovo Filippo Fratellini (1851-1884) fu processato per aver risposto ad una circolare ministeriale ingiuriosa nei confronti dell'episcopato.[12]

In un bollettino diocesano risalente al 1932, circa la raccolta delle offerte parrocchiali, si elencano i seguenti comuni e frazioni, appartenenti a quella data alla sede forsempronese: Fossombrone, Bellaguardia, Cartoceto di Pergola, Caspessa, Castelgagliardo, Fratte Rosa, Isola di Fano, Lastreto, Loretello, Montalto, Montefelcino, Montemontanaro, Montesecco, Montevecchio, Monterolo, Nidastore, Palazzo, Reforzate, Sant'Anna del Furlo, San Gervasio, Sant'Ippolito, Santa Maria della Valle, San Martino Casalduca, San Martino dei Muri, San Pietro in Musio, San Vito sul Cesano, Sorbolongo, San Bartolo, Torre San Marco, Torricella, Villa del Monte.

Al momento della plena unione con le diocesi di Fano, Cagli e Pergola, la diocesi di Fossombrone comprendeva 16 parrocchie:[16]

  • 2 nel comune di Arcevia: Santi Pietro e Stefano in Palazzo, e Santa Maria Assunta in Nidastore;
  • 1 nell'ex comune di Barchi: San Maurizio;
  • 6 nel comune di Fossombrone: Santi Aldebrando e Agostino (cattedrale), Sant'Antonio abate, Santi Gabriele dell'Addolorata e Martino, Santi Giovanni Battista, Michele e Vitale in Isola di Fano, Santa Maria Ausiliatrice, San Martino;
  • 1 nel comune di Fratte Rosa: Santi Giorgio e Marco;
  • 2 nel comune di Montefelcino: Santi Pietro, Paolo, Marco e Severo, e San Giuseppe lavoratore;
  • 1 nel comune di Pergola: Santi Pietro e Lucia in Pergola;
  • 2 nel comune di Sant'Ippolito: Sant'Ippolito, Santa Maria del Rosario;
  • 1 nel comune di San Lorenzo in Campo: San Vito in San Vito sul Cesano.

Diocesi di Cagli

La regione posta in una posizione favorevole lungo la via Flaminia, fu facile zona di evangelizzazione fin dai primi anni delle comunità cristiane. Municipium in epoca romana «si estendeva dal Candigliano al Cesano, da Punta Cale del Furlo al spartiacque appenninico»[17].

Secondo Louis Duchesne,[18] la diocesi di Cagli, storicamente accertata solo dall'VIII secolo, deriva dall'antica sede di Pitinum Mergens, a 8 km. circa da Cagli, di cui sarebbe noto un vescovo, Romano, che prese parte al concilio romano indetto da papa Simmaco nel 499.[19]

La tradizione ha attribuito alla diocesi altri due vescovi, Greciano, presente al concilio di Rimini del 359, e Vaticano, presente a Roma nel 502 ad un altro sinodo indetto da papa Simmaco. Tuttavia è incerta la loro attribuzione, perché le lezioni dei manoscritti non rendono certa la loro appartenenza a Cagli. Questa difficoltà emerge anche per molti degli altri vescovi attribuiti a Cagli nel primo millennio cristiano.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente la diocesi vide l'arrivo dei barbari; venne tuttavia risparmiata da incendi e da distruzioni, grazie anche all'ubicazione favorevole. In seguito questo territorio fu dominato dai Goti, dai Bizantini e poi dai Longobardi. Infine papa Stefano II (752-757), grazie all'aiuto di Pipino, re dei Franchi, riuscì a strappare ai Longobardi il territorio cagliese.

A partire da quest'epoca sono attestati con certezza i primi vescovi di Cagli: Gioviano, che figura tra i padri del concilio lateranense indetto da papa Stefano III nel 769 per deporre l'antipapa Costantino II; Adelfredo che, secondo lo storico Tarducci, fu presente a Roma nel 774 quando in città arrivò il re franco Carlo Magno; Passivo, Andrea e Martino, che presero parte ai concili romani, rispettivamente nell'826, nell'853 e nell'861.

La seconda metà del XII secolo è segnata dalla presenza sulla cattedra vescovile di Cagli di san Rainerio, amico di sant'Ubaldo, vescovo di Gubbio; Rainerio fu vescovo cagliese dal 1160 al 1175, anno in cui fu trasferito alla sede arcivescovile di Spalato, dove morì, ucciso per aver difeso i beni della Chiesa, nel 1180.

Il 4 giugno 1563 la diocesi, fino ad allora immediatamente soggetta alla Santa Sede, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Urbino.

Il vescovo Giovanni Battista Torleoni (1565-1567) fu il primo ad applicare in diocesi i decreti di riforma promulgati dal concilio di Trento attraverso l'indizione di due sinodi diocesani. Si deve invece a Pacifico Trani l'istituzione del seminario vescovile nel giugno del 1644.

Nel corso del XVII secolo fu rifatta l'antica cattedrale cagliese; i lavori di ricostruzione, iniziati dal vescovo Trani nel 1646, furono portati a termine da Andrea Tamantini, che consacrò solennemente il nuovo edificio il 10 ottobre 1677.

Durante l'episcopato di Lodovico Agostino Bertozzi, la città di Cagli fu colpita da un tremendo terremoto, il giorno di Pentecoste, 3 giugno 1781, e lo stesso vescovo si salvò per miracolo dal parziale crollo della cattedrale, durante la celebrazione liturgica, che causò la morte di settantacinque persone. Bertozzi di impegnò in prima persona a raccogliere i fondi necessari per a ricostruzione della cattedrale e degli edifici distrutti della città.[20]

Dal 18 gennaio 1819 la diocesi di Cagli fu unita aeque principaliter alla diocesi di Pergola, eretta con territori sottratti alla sede cagliese.

Nel 1984 la diocesi acquisì le parrocchie nel comune di Apecchio fino ad allora appartenute alla diocesi di Città di Castello.[21]

Al momento della plena unione con le diocesi di Fano, Fossombrone e Pergola, la diocesi di Cagli comprendeva 13 parrocchie:[22]

Diocesi di Pergola

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Il piazzale antistante la basilica di Fonte Avellana; sulla sinistra l'entrata al chiostro e sulla destra lo scriptorium.

Agli inizi dell'Ottocento i territori della futura diocesi di Pergola vivevano una situazione giuridica abbastanza complessa, essendo sottoposti alla giurisdizione di diversi enti ecclesiastici:

  • la maggior parte della città di Pergola e del suo territorio appartenevano alla diocesi di Gubbio;
  • il territorio a destra del fiume Cesano andando verso il mare, dalla sua sorgente nel Catria, compreso il convento degli Zoccolanti, la chiesa della Madonna in Cotano a Valrea[23], quella delle Tinte, la Madonna del Ponte, Serralta, Colgodeccio, la Pantana di là del Cesano e Sant'Onofrio, facevano parte della diocesi di Nocera Umbra; questi territori era ciò che restava dell'antico ducato longobardo di Spoleto e del gastaldato di Nocera;
  • inoltre l'abbazia territoriale di Nonantola esercitava la sua giurisdizione sulla parrocchia di San Marco la cui chiesa era dentro le mura della città con intorno il suo quartiere e gran parte del territorio fuori le mura,
  • l'abate di Sitria aveva giurisdizione sulla parrocchia di Santa Maria sulla Piazza Grande, mentre quello di Fonte Avellana sulla parrocchia di Sant'Andrea;
  • infine la diocesi di Cagli si incuneava nel quartiere delle Conce con la parrocchia di San Biagio.

Papa Pio VII volle unire tutti questi territori pergolesi alla diocesi di Cagli; l'intento fu raggiunto una volta superata l'opposizione del vescovo di Gubbio (a cui concesse in cambio l'esenzione dalla giurisdizione metropolitica dell'arcivescovo di Urbino) con la bolla Romani Pontifices del 31 gennaio 1818. Il 25 maggio successivo Carlo Monti, trasferito dalla diocesi di Sarsina, fu nominato vescovo dell'ampliata diocesi di Cagli.

Tuttavia, su istanza degli abitanti di Pergola, la città ed il suo antico territorio, con l'aggiunta di una porzione di territorio sottratta a Cagli, furono elevati a diocesi dal medesimo papa con la bolla Commissa tenuitati del 18 gennaio 1819; contestualmente la nuova diocesi di Pergola fu unita aeque principaliter alla diocesi di Cagli.

La diocesi ebbe una propria cattedrale, nella grande chiesa di Sant'Agostino, ristrutturata con i finanziamenti di papa Gregorio XVI e portata a termine nel 1841. Gli Agostiniani furono trasferiti nell'imponente chiesa di San Francesco, abbandonata dai Francescani Conventuali; il palazzo vescovile fu ricavato nel convento di Sant'Agostino, assieme al seminario con una ventina di alunni. All'inizio del Novecento il vescovo Ettore Fronzi (1908-1918) decise di chiudere il seminario di Pergola e di trasferire i seminaristi nell'unico seminario di Cagli.

L'8 luglio 1836, con il breve Bonum pastorem,[24] papa Gregorio XVI soppresse l'abbazia nullius di San Lorenzo in Campo e incorporò il suo territorio alla diocesi di Pergola.

Nel 1984 la diocesi acquisì la parrocchia di San Bartolomeo Martire di Percozzone, frazione di Pergola, fino ad allora sottomessa ai vescovi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino.[25]

Al momento della plena unione con le diocesi di Fano, Fossombrone e Cagli, la diocesi di Pergola comprendeva 7 parrocchie:[26]

Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

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La chiesa basilicale dell'abbazia benedettina di San Lorenzo in Campo.

Il 1º giugno 1973 Costanzo Micci fu nominato vescovo di Fano e di Fossombrone e, il 15 gennaio 1977, vescovo di Cagli e Pergola: in questo modo le diocesi si trovarono unite in persona episcopi, restando Cagli e Pergola unite aeque principaliter.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, è stata stabilita la plena unione delle diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale: primo vescovo della nuova diocesi, suffraganea dell'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado, è stato Mario Cecchini.

Nel 1990 due parrocchie del comune di Piobbico (San Donato e Santa Maria) vengono annesse all'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado.[27]

Il 2 marzo 2000 la diocesi è entrata far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Pesaro.

Il 14 dicembre 2013 è stato inaugurato, nei locali dell'ex seminario pontificio regionale marchigiano di Fano, il "Museo diocesano" costituito da due sezioni: la sezione lapidaria, costituita da una serie di reperti epigrafici, ornamentali e figurativi, nella maggior parte di ignota provenienza; e la sezione museale, con opere di notevole e vario interesse storico, artistico e liturgico.[28]

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Cronotassi dei vescovi

Riepilogo
Prospettiva

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Fano

Vescovi di Fossombrone

La tradizione locale, a partire dal XVI secolo, ha integrato la cronotassi di Fossombrone con nomi di vescovi non documentati storicamente, anticipando la fondazione della diocesi al I secolo. I vescovi sono: Settimio (109), Fabiano (127), Adriano (222), Innocenzo (231), Andrea (310), Alessandro (409), Carlo (435). Secondo Francesco Lanzoni questi vescovi sono nomi di fantasia.[47]

Vescovi di Cagli

Incerta e controversa è la cronotassi dei vescovi di Cagli per il primo millennio, a causa dell'omonimia tra i nomi latini di Cagli (Calliensis), di Calvi (Calvensis o Calensis) e di Gallese (Gallensis), cosa che ha indotto gli autori ad assegnare a questa o a quella diocesi i vescovi documentati dalle fonti.

  • Greciano ? † (menzionato nel 359)[59]
  • Romano ? † (menzionato nel 499)[19]
  • Vaticano ? † (menzionato nel 502)[60]
  • Donato ? † (? - 721 deceduto)[61]
  • Passivo I (o Podio) ? † (721 - ?)[61]
  • Anastasio ? † (menzionato nel 731)[62]
  • Rodolfo † (menzionato nel 761)[63]
  • Gioviano † (menzionato nel 769)[64]
  • Adelfredo † (menzionato nel 774)
  • Passivo II † (menzionato nell'826)[65]
  • Andrea † (menzionato nell'853)[66]
  • Martino I † (menzionato nell'861)[67]
  • Giovanni I † (menzionato nell'881)
  • Odolardo † (menzionato nell'887)
  • Martino II † (menzionato nell'898)
  • Giovanni II ? † (prima del 967 - dopo il 968)[68]
  • Liutolfo † (? - 1045 dimesso)[69]
  • Ugo I † (prima del 1058 - dopo il 1062)[70]
  • Giovanni III (Morigi ?) † (menzionato a luglio 1068)[71]
  • Ugo II (Siccardi ?) † (prima di maggio 1070 - dopo il 1093)[72]
  • Ambrogio † (menzionato nel 1106 o 1116)[73]
  • Quirico (o Quinico o Giumeo) † (menzionato nel 1154)
  • San Rainerio † (prima del 1160 - 1175 nominato arcivescovo di Spalato)
  • Alloderico (o Alloderio) † (1176 - circa 1211 deceduto)
  • Andronico † (1211 - ?)
  • Anselmo † (menzionato nel 1217)
  • Alberto † (menzionato nel 1229)
  • Egidio, O.S.B. † (1233 - 1259 deceduto)
  • Morando, O.P. † (1259 - 4 ottobre 1265 nominato vescovo di Fano)
  • Ugolino Acquaviva † (22 settembre 1266 - circa 1269 deceduto)
    • Iacopo o Ugolino † (prima dell'8 settembre 1270 - 1276 deceduto) (amministratore apostolico)
  • Rinaldo Siccardi † (1276 - ? deceduto)
  • Guglielmo Mastini † (21 luglio 1285 - 28 marzo 1295 nominato vescovo di Aquino)
  • Ottavio, O.S.B. † (2 gennaio 1296 - 1296 deceduto)
  • Agnolo o Angelo da Camerino, O.E.S.A. † (17 dicembre 1296 - 22 aprile 1298 nominato vescovo di Fiesole)
  • Lituardo Cerruti o Cervati † (22 aprile 1298 - 1301 ?)
  • Pacifico † (menzionato nel 1301)
  • Giovanni † (menzionato nel 1304)
  • Rogerio Todini, O.F.M. † (menzionato nel 1315)
  • Pietro I † (25 febbraio 1319 - 25 gennaio 1326 deposto)
  • Alberto o Roberto Sicardi, O.F.M. † (14 marzo 1328 - 1342 deceduto)
  • Guido Luzi o Guidone Spini † (4 marzo 1342 - 13 settembre 1347 deceduto)
  • Pietro II, O.P. † (prima del 30 aprile 1348 - 1353)
  • Tommaso Sferrato, O.F.M. † (6 novembre 1353 - 29 gennaio 1378 nominato vescovo di Marsico Nuovo)
  • Agostino, O.E.S.A. † (15 febbraio 1378 - 12 novembre 1395 nominato vescovo di Gaeta)
    • Agostino, O.E.S.A. † (14 novembre 1395 - agosto 1397 deceduto) (amministratore apostolico)
  • Niccolò Merciario o Marciari † (7 luglio 1398 - 3 novembre 1413 dimesso[74])
  • Giovanni Buono Luzi † (3 novembre 1413 - 1429 deceduto)
  • Genesio o Senesio † (27 dicembre 1429 - 1439 deceduto)
  • Antonio Severi o Severini † (14 dicembre 1439 - 15 luglio 1444 nominato vescovo di Gubbio)
  • Simone Paolo Crispigni o Grespigni † (14 ottobre 1444 - ottobre 1460 deceduto)
  • Consoluccio o Consoluto Mastini † (18 ottobre 1460 - 11 marzo 1474 dimesso)
  • Pierantonio Mastini † (11 marzo 1474 - 1478 deceduto)
  • Guido Bonclerici o Boncheri † (9 settembre 1478 - febbraio 1484 deceduto)
  • Barzio o Barozio Barzi † (29 marzo 1484 - 15 maggio 1494 deceduto)
  • Bartolomeo Torelli, O.P. † (23 luglio 1494 - 1496 deceduto)
  • Gaspare Golfi, O.F.M. † (5 marzo 1498 - gennaio 1503 deceduto)
  • Ludovico de Lagoria, O.P. † (8 marzo 1503 - 23 febbraio 1504 nominato vescovo di Lavello)
  • Bernardino De Lei † (23 febbraio 1504 - 6 gennaio 1506 deceduto)
  • Antonio Crastini (o Castriani), O.F.M. † (17 marzo 1506 - 21 maggio 1507 nominato vescovo di Montefeltro)
  • Giorgio Benigno Salviati, O.F.M. † (21 maggio 1507 - circa marzo 1513 nominato arcivescovo di Nazareth)
  • Tommaso Albizi (o Albini), O.P. † (1513 - 10 febbraio 1525 nominato vescovo titolare di Betlemme)
  • Cristoforo Guidalotti Ciocchi del Monte † (10 febbraio 1525 - 27 giugno 1550 nominato vescovo di Marsiglia)
  • Giovanni Ciocchi del Monte † (27 giugno 1550 - 10 agosto 1554 deceduto)
  • Cristoforo Guidalotti Ciocchi del Monte † (9 marzo 1556 - 27 ottobre 1564 deceduto) (per la seconda volta)
  • Giovanni Battista Torleoni † (7 febbraio 1565 - 20 luglio 1567 deceduto)
  • Paolo Maria Della Rovere † (8 ottobre 1567 - 12 giugno 1591 deceduto)
  • Ascanio Libertano (Libertani) † (19 luglio 1591 - 10 marzo 1607 deceduto)
  • Timocrate (Democrate) Aloigi † (14 maggio 1607 - 17 febbraio 1610 deceduto)
  • Filippo Bili (Bigli), C.R. † (17 maggio 1610 - 24 agosto 1629 deceduto)
  • Giovanni Francesco Passionei † (3 dicembre 1629 - 27 novembre 1641 nominato vescovo di Pesaro)
  • Pacifico Trani (Trasi), O.F.M. † (24 marzo 1642 - 31 dicembre 1659 o 1º gennaio 1660 deceduto)
  • Castracane De' Castracani † (5 maggio 1660 - 17 ottobre 1669 deceduto)
  • Andrea Tamantini † (6 ottobre 1670 - marzo 1685 deceduto)
  • Giulio Giacomo Castellani, C.R.S.A. † (1º aprile 1686 - gennaio 1694 deceduto)
  • Benedetto Luperti † (19 aprile 1694 - 23 settembre 1709 deceduto)
  • Alfonso De' Belincioni † (7 aprile 1710 - 12 giugno 1721 deceduto)
  • Gianfrancesco De' Bisleti † (24 settembre 1721 - 9 dicembre 1726 nominato vescovo di Segni)
  • Girolamo Maria Allegri, O.S.M. † (9 dicembre 1726 - 1744 deceduto)
  • Silvestro Lodovico Paparelli † (7 settembre 1744 - 7 ottobre 1754 deceduto)
  • Lodovico Agostino Bertozzi † (16 dicembre 1754 - 20 settembre 1802 deceduto)
    • Sede vacante (1802-1806)
  • Alfonso Cingari † (31 marzo 1806 - 14 giugno 1817 deceduto)
  • Carlo Monti † (25 maggio 1818 - 18 gennaio 1819 nominato vescovo di Cagli e Pergola)

Vescovi di Cagli e Pergola

Vescovi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

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Persone legate alla diocesi

Santi

Beati

Altri

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Statistiche

Riepilogo
Prospettiva

La diocesi nel 2023 su una popolazione di 142.300 persone contava 134.500 battezzati, corrispondenti al 94,5% del totale.

Ulteriori informazioni anno, popolazione ...
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Note

Bibliografia

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Voci correlate

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Collegamenti esterni

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