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capitolare franco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Capitulare de villis vel curtis imperii, comunemente noto come Capitulare de villis (in italiano: "Decreto sulle ville"), è un capitolare emanato negli ultimi anni del regno di Carlo Magno, verso la fine dell'VIII secolo, per disciplinare le attività rurali, agricole e commerciali delle aziende agricole dell'impero o ville.
Capitulare de villis manoscritto | |
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Capitulare de villis vel curtis imperii - Capitolo LXX | |
Opera | capitolare |
Autore | Carlo Magno |
Epoca | fine VIII-inizi IX secolo |
Lingua | latina |
Provenienza | Germania |
Ubicazione | Herzog August Bibliothek |
Il manoscritto non è datato, ma gli storici considerano che la sua stesura risalga ad un periodo compreso tra il 770 e l'813.[1]
Assieme ad altri 254 manoscritti custoditi presso la Herzog August Bibliothek in Germania, è uno dei pochi documenti amministrativi sopravvissuti del regno di Carlo Magno e rappresenta un importante documento per la comprensione della cultura materiale e dell'amministrazione statale in epoca Carolingia.[2][3]
Nel capitolo 70 del capitolare vengono nominati 73 ortaggi e 16 alberi che Carlo Magno voleva fossero coltivati nelle sue terre:[4][5][6]
«Vogliamo che nell'orto sia coltivata ogni possibile pianta, cioè: il giglio, le rose, il fieno greco, la balsamita, la salvia, la ruta, l'abrotano, i cetrioli, i meloni, le zucche, il fagiolo, il cumino, il rosmarino, il cumino dei prati, i ceci, la scilla, il gladiolo, il dragoncello, l'anice, i coloquintidi, la calendula, la visnaga, la sedanina, la lattuga, il cumino nero, la rughetta, il nasturzio, la bardana, la menta poleggio, il macerone, il prezzemolo, il sedano, il levistico, il ginepro, l'aneto, il finocchio, la cicoria, il dittamo, la senape, la santoreggia, il sisimbrio, la menta, il mentastro, il tanaceto, l'erba gattaia, la camomilla, il papavero, la barbabietola, il nardo selvatico, la malva muschiata, l'altea, la malva, le carote, le pastinache, il bietolone, gli amaranti, il cavolo-rapa, i cavoli, le cipolle, l'erba cipollina, i porri, il rafano, lo scalogno, la cipolla d'inverno, l'aglio, la robbia, i cardi, le fave, i piselli, il coriandolo, il cerfoglio, l'euforbia, l'erba moscatella. E l'ortolano faccia crescere sul tetto della sua abitazione la barba di Giove. Quanto agli alberi, vogliamo ci siano frutteti di vario genere: meli cotogni, noccioli, mandorli, gelsi, lauri, pini, fichi, noci, ciliegi di vari tipi. Nomi di mela: gozmaringa, geroldinga, crevedella, spiranca, dolci, acri, tutte quelle di lunga durata e quelle da consumare subito e le primaticce. Tre o quattro tipi di pere a lunga durata, quelle dolci, quelle da cuocere, le tardive.»
«Volumus quod in horto omnes herbas habeant, id est: lilium, rosas, fenigrecum, costum, salviam, rutam, abrotanum, cucumeres, pepones, cucurbitas, fasiolum, ciminum, ros marinum, careium, cicerum italicum, squillam, gladiolum, dragantea, anesum, coloquentidas, solsequiam, ameum, silum, lactucas, git, eruca alba, nasturtium, parduna, puledium, olisatum, petresilinum, apium, leiusticum, savinam, anetum, fenicolum, intubas, diptamnum, sinape, satureiam, sisimbrium, mentam, mentastrum, tanazitam, neptam, febrefugiam, papaver, betas, vulgigina, mismalvas, malvas, caruitas, pastenacas, adripias, blidas, ravacaulos, caulos, uniones, britlas, porros, radices, ascalonicas, cepas, alia, warentiam, cardones, fabas majores, pisos mauriscos, coriandrum, cerfolium, lacteridas, sclareiam.»
Il capitolare disciplina anche il mondo del vino introducendo nuove regole per la vinificazione, come la pulizia dei vasi vinari e l'introduzione della torchiatura dell'uva per mezzo del torchio al posto della pigiatura con i piedi[7].
Qui di seguito si elencano le essenze orticole citate nel capitolare con il corrispondente nome comune e nome scientifico.
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