Comprende specie cespugliose, sarmentose, rampicanti, striscianti, arbusti e alberelli a fiore grande o piccolo, a mazzetti, pannocchie o solitari, semplici o doppi, frutti ad achenio contenuti in un falso frutto (cinorrodo); le specie spontanee in Italia sono oltre 30, di cui ricordiamo la R. canina (la più comune), la R. gallica (poco comune nelle brughiere e luoghi sassosi), la R. glauca (frequente sulle Alpi), la R. pendulina o R. alpina (comune sulle Alpi e l'Appennino settentrionale) e la R. sempervirens.
Il nome generico deriva dal latino rosa, con tradizione dotta o semidotta (assenza di dittongo ascendente -uo- e pronuncia sonora della -s- anche nella parlata toscana), forse perché la tradizione della coltivazione di rose si era interrotta nell'Alto Medioevo ed era iniziata di nuovo in età carolingia[3]. Il latino rosa non è di origine indoeuropea, anche se ci sono collegamenti con il greco antico Ϝρόδον wródon e l'iranico *wr̻d- (cfr. persianogul)[4], da cui[5] l'armenovard[4]. È probabile un'origine mediterranea della parola[4], da una forma approssimativa wr(o)d(ya)-[5]. Rosa è poi passato al celtico insulare (irlandeserós) e al germanico (anglosassoneróse, alto tedesco anticorosa)[3].
(EN)
«What does a name mean? The thing we call a rose would smell just as sweet if we called it by any other name»
(IT)
«Che cosa significa un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa avrebbe lo stesso dolce profumo se fosse chiamata in qualsiasi altro modo»
Rose che crescono spontanee, quasi sempre non rifiorenti. Producono molti polloni dando vita a cespugli aggrovigliati, con rami lunghi e flessibili. I fiori sono nelle tonalità del bianco e del rosa, solo nelle Foetida possono essere anche gialli.[6] Tra le specie più note:
Le rose antiche vengono classificate in base a parametri storici, botanici e genetici, con talvolta risultati discordanti a causa dell'origine spesso incerta. Le denominazioni indicate per i gruppi sono quelle utilizzate da Edward A. Bunyard in Old Garden Roses, del 1978, mentre tra parentesi è indicato il nome della specie capostipite[7]. I colori delle rose antiche vanno dal bianco a tutte le tonalità di rosa, fino al cremisi e violetto. Spesso la fioritura è unica, ma opulenta.
1867: nasce la prima «rosa moderna», il primo Ibrido di Tea, 'La France'; questa data si considera, per convenzione, una sorta di spartiacque tra le rose antiche e quelle moderne.[8] I colori delle rose moderne abbracciano tutti quelli dello spettro, tranne il blu scuro[9]. La rifiorenza di solito è prolungata fino all'autunno inoltrato.
Piatta: fiore aperto, singolo o semidoppio, con petali appiattiti.
A forma di coppa: fiore aperto, da singolo a completamente doppio, con petali ricurvi verso l'alto.
A punta: fiori semidoppi o completamente doppi e consistenti, appuntiti, tipici della rosa Tea.
A forma di vaso: da semidoppi a completamente doppi, con apice appiattito e petali incurvati.
A rosetta: fiori appiattiti, doppi o completamente doppi, con molti petali disposti in modo disordinato.
A quarti di rosetta: fiori appiattiti, doppi o completamente doppi, con petali disposti in quattro settori.
A coppa profonda. Fiori doppi o completamente doppi, con petali grandi sovrapposti a forma di boccia.
A pompon: fiori piccoli e rotondi, doppi o completamente doppi, con piccoli petali.
I cinorrodi
Il cinorrodo della rosa è chiamato anche frutto, ma in realtà si tratta di un falso frutto, poiché deriva dall'ingrossamento del ricettacolo del fiore invece che dall'ovario. I veri frutti della rosa sono gli acheni, contenuti all'interno del cinorrodo.[10]
I cinorrodi, con forme, dimensioni e colori anche molto diversi da una specie all'altra, sono un elemento distintivo dal valore ornamentale.
Le spine, o aculei, possono avere forme e colori diversi a seconda della varietà e dell'età.
Rosa canina
Rosa rubiginosa
Rosa rugosa
Rosa sericea omeiensis pteracantha
Rosa spinosissima
Ibrido di tea
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Giardinaggio
Come pianta ornamentale nei giardini, per macchie di colore, bordure, alberelli, le sarmentose o rampicanti per ricoprire pergolati, tralicci o recinzioni, le specie nane dalle tinte brillanti e con fioriture prolungate per la coltivazione in vaso sui terrazzi o nei giardini rocciosi.
Industrialmente si coltivano le varietà a fusti eretti e fiori grandi, per la produzione del fiore reciso, che occupa in Italia circa 800 ettari, localizzati per oltre la metà in Liguria, il resto in Toscana, Campania e Puglia.
Uso in medicina
I petali vengono utilizzati per le proprietà medicinali, per l'estrazione dell'essenza di Rosa e degli aromi utilizzati in profumeria, nell'industria essenziera, nella cosmetica, pasticceria e liquoristica. È una delle basi immancabili più utilizzate in profumeria.
Come pianta medicinale si utilizzano oltre ai petali con proprietà astringenti, anche le foglie come antidiarroico, i frutti ricchi di vitamina C diuretici, sedativi, astringenti e vermifughi, i semi per l'azione antielmintica, e perfino le galle prodotte dagli insetti del genere Cynips ricche di tannini per le proprietà diuretiche e sudorifere.
Sono vari gli utilizzi delle rose in cucina, sia come elemento decorativo che come alimento, ma è importante che le piante non siano state trattate chimicamente.
Ad esempio, le giovani foglie delle rose spontanee servono per la preparazione di un tè di rosa, i petali possono essere consumati in insalata o utilizzati per la preparazione dello sciroppo di rose[12], i frutti della rosa sono impiegati nella preparazione di confetture.
Tisana alle erbe miste.
Enchiladas in salsa di petali di rosa, ripieni di spezzatino, accompagnati da riso bianco.
L'olio di rose è usato da tempo antichissimo, tanto che è ricordato nell'Iliade quando Afrodite cura le ferite di Ettore, ed era ottenuto tramite macerazione.
La distillazione ha origine principalmente in Persia, già nella prima metà del sec. IX d. C., fu introdotta nell'Europa occidentale da arabi e crociati.
La separazione dell'essenza di rose dall'acqua distillata fu eseguita per la prima volta in Europa, circa nel 1580, da Rossi e Della Porta.[13]
Si adatta a qualunque tipo di terreno purché lavorato in profondità, ben concimato con stallatico maturo.
Le piante vengono collocate a dimora in autunno o alla fine dell'inverno nelle zone con forti geli, la concimazione si effettua all'inizio della ripresa vegetativa, incorporando nel terreno letame maturo.
La potatura delle piante è importantissima per una buona fioritura.
Le varietà rifiorenti non destinate alla forzatura si potano alla fine dell'inverno o inizio primavera, togliendo i rami vecchi e accorciando quelli nuovi e lasciando da 2 a 6 gemme per ramo a seconda del vigore e varietà; generalmente le potature energiche favoriscono la fioritura ad esclusione delle varietà molto vigorose per cui vale la regola contraria.
Nelle specie rifiorenti si eliminano man mano i rametti che hanno già fiorito per stimolare la produzione di nuovi fiori.
Le rose Polyantha vanno potate a fine inverno, dopo la prima fioritura di maggio e nelle fioriture successive fino all'autunno.
Le 'rose sarmentose' non rifiorenti, come gli ibridi di R. wichuraiana che hanno forti cacciate, lunghe anche alcuni metri, richiedono l'eliminazione dei rami di 3 anni, la curvatura delle cacciate di 1 anno, che fioriranno nell'anno successivo.
Le 'rose rampicanti' rifiorenti, vanno potate in base al vigore vegetativo, asportando i rami vecchi (legno vecchio) e raccorciando i rami nuovi.
La moltiplicazione avviene di norma per talea di getti dell'anno già lignificati e piantati in cassone a fine estate, o per innesto ad occhio vegetante in primavera estate.
Nelle coltivazioni industriali con le varietà coltivate per il fiore reciso, viene praticato l'innesto su soggetto R. indica var. major che fornisce al nesto il giusto vigore.
Per avere piante resistenti alla siccità o al gelo si utilizza come soggetto la R. canina ottenuta con la semina, ottenendo però oggetti poco vigorosi e a scarso sviluppo.
Afide grande - adulti e neanidi di Macrosiphum rosae attaccano le parti più tenere della pianta, in special modo i boccioli
Bianca rossa - la specie Chrysomphalus dictyospermi attacca in numerose colonie rami e foglie, insediandosi lungo le nervature della pagina inferiore delle foglie causandone il disseccamento e la caduta.
Ceroplaste - adulti e larve di Ceroplastes rusci provocano grave deperimento di rametti e foglie con vistosi cali produttivi.
Cicalina - gli adulti di Typlocyba rosae determinano con le loro punture macchie disseccate
Cicalina verde - la femmina di Cicadella viridis danneggia i rametti incidendoli per l'ovideposizione
Cocciniglia - le piante dalla chioma troppo fitta vengono facilmente attaccate dalle femmine di Eulecanium corni che ricopre totalmente rami, getti e talvolta anche le foglie
Cocciniglia bianca - gli adulti di Aulacaspis rosae ricoprono quasi totalmente i rami
Cocciniglia gialla della Camelia - le femmine di Hemiberlesia camelliae ricoperte da uno scudetto giallastro, vive sulle foglie e sul fusto
Cocciniglia di S. Josè - la specie Quadraspidiotus perniciosus infesta tutte le parti della pianta con una predilezione per i rami, che ricopre con una crosta fittissima di scudetti; le sue punture provocano macchioline rossastre sulla parte colpita, e un progressivo deperimento della pianta.
Cocciniglia violetta - nelle regioni meridionali d'Italia la Parlatoria oleae si fissa sugli organi epigei della pianta rivestendoli di scudetti di 1–2mm
Iceria - vengono attaccati da Icerya purchasi la pagina inferiore delle foglie e i giovani rametti
Lecanio a barchetta - gli adulti di Eulecanium persicae infesta le parti meno soleggiate della chioma, disponendosi in lunghe file lungo i rami.
Pulvinaria - le larve di Pulvinaria vitis invadono foglie e giovani rametti, mentre gli adulti preferiscono i rami più grossi
Agrilo verde - le larve di Agrilus viridis scavando numerose gallerie nel fusto portano ad un rapido deperimento della pianta; mentre gli adulti si cibano di foglie e fiori
Bostrico - le larve e gli adulti di Sinoxylon sex-dentatum scavano gallerie in ogni direzione che possono interessare tutto lo spessore del ramo che facilmente si spezza
Buprestide - gli adulti di Coroebus rubi rodono le foglie mentre le larve scavano gallerie nel fusto e nelle radici
Bombice antico - le larve pelosissime di Orgyia antiqua di colore grigio-brunastro rodono le foglie e i frutti
Bombice dispari - la larva di Lymantria dispar si nutre del lembo fogliare e delle gemme
Brotolomia - le larve di Brotolomia meticulosa attacca le foglie
Crisorrea - le larve nerastre di Euproctis chrysorrhoea vivono gregarie a spese delle foglie e dei fiori
Portesia - le larve nerastre di Porthesia similis si nutrono delle foglie
Tortricide - le larve di Agryrotoxa bergmananani riuniscono con fili sericei le foglie dei germogli costruendo dei nidi nei quali si cibano del parenchima fogliare
Megachile - la femmina di Megachile centuncularis taglia porzioni circolari di foglia per la costruzione di nidi scavati nel terreno
Monofadno - le femmine di Monophadnus elongatulus depogono le uova alla base dei nuovi getti primaverili, producendo nel punto di introduzione un rigonfiamento, le larve maturando scavano gallerie per nutrirsi del midollo, risalendo verso l'alto, lasciandosi poi cadere al suolo per l'imbozzolamento
Rodite - la Rhodites rosae provoca ammassi di piccole galle rotonde, a volte anche di notevole dimensione, dure, legnose, che avvolgono il ramo come un manicotto, che presenta all'esterno lunghi filamenti muscosi di colore verdastro con sfumature rossastre
Tentredine - le larve grigio-verdastre di Arge rosae vivono gregarie sulle foglie divorandole, danneggiano anche i giovani rami; dannose anche le ferite prodotte dalle femmine all'atto dell'ovideposizione
Tentredine arrotolatrice - le larve di Blennocampa pusilla arrotolano il lembo fogliare erodendolo all'interno
Tentredine minatrice - le larve di Ardis brunniventris penetrano nei getti e scavano gallerie verso il basso, aprendo successivamente un foro per lasciarsi cadere sul terreno, provocando il disseccamento della porzione di ramo al di sopra della galleria
Tentredine nera - la larva di Cladius pectinicornis divora la pagina inferiore delle foglie, lasciando solo le nervature più grosse
Antracnosi - le foglie attaccate da Sphaceloma rosarum presentano macchie circolari di colore brunastro o porpora, con i margini più chiari, successivamente cadono
Cancro bruno - il fusto colpito da Cryptosporella umbrina presenta delle tacche brune al centro e porpora-scuro ai margini; anche le foglie colpite mostrano macchie più o meno grandi di colore porporino
Cancro comune dei rami - la Leptosphaeria coniothyrium provoca sui rami lesioni giallastre con sfumature rossastre che nel tempo si approfondiscono screpolandosi e schiarendosi
Cancro d'innesto - il punto d'innesto colpito dal Cylindrocladium scoparium presenta la corteccia di aspetto edematoso, con possibile morte della parte superiore
Cercosporiosi - i tessuti interessati dall'attacco di Cercospora rosicola presentano macchie bruno-giallognole rotondeggianti isolate che col tempo confluiscono assumendo una colorazione giallo-ocra, cosparse di puntini nerastri fuligginosi; successivamente i tessuti disseccano
Maculatura nera - le foglie attaccate da Diplocarpon rosae presentano macchie nere tondeggianti o rotonde, isolate o confluenti, sfrangiate, con la caduta precoce delle foglie e la compromissione della vegetazione e fioritura
Marciume dei boccioli - i boccioli attaccati dalla Sclerotinia libertiana si ricoprono copiosamente di muffa grigia, che ricopre petali, calice e pedicello floreale, con conseguente imbrunimento e piegatura dei boccioli; l'infezione è favorita dal clima umido
Marciume dell'innesto - la Chaloropsis thielavioides danneggia gli innesti ricoprendo la superficie del taglio con uno strato fungino inizialmente bianco-grigiastro che nel tempo assume un colore olivastro e infine nero; a volte danneggia le radici delle rose stoccate nei magazzini
Marsonina - le foglie attaccate da Marssonina rosae presentano macchie nerastre tondeggianti, isolate o confluenti, sfrangiate, con la caduta precoce delle foglie e la compromissione della fioritura e vegetazione
Oidio - l'attacco di Sphaerotheca pannosa provoca malformazioni delle foglie che presentano aree clorotiche, spesso ricoperte da una polvere biancastra; dei nuovi getti che presentano sviluppo stentato ricoperti da uno spesso feltro miceliale.
Peronospora - l'infezione di Peronospora sparsa causa macchie a forma variabile di colore bruno con orli più scuri, sulla pagina superiore delle foglie, e in corrispondenza sulla pagina inferiore si sviluppa una muffa bianca che può espandersi sul peduncolo e i boccioli, facendo disseccare rapidamente i sepali, con una vegetazione stentata e fioritura compromessa
Ruggine - l'attacco di Phragmidium subcorticium provoca sulla lamina fogliare macchie gialle dai contorni netti, spigolosi e confluenti, con comparsa sulla pagina inferiore di pustoline giallastre che via via imbruniscono con un aspetto polverulento; su rami e germogli provoca invece macchie larghe, bollose di colore giallo-rossastro
Mal della striscia - causa strisce giallastre sinuose sulla lamina fogliare, provoca frequentemente anche una maculatura clorotica irregolare o uno scolorimento dei tessuti clorenchimatici adiacenti alle nervature.
Nella religione cattolica la rosa è simbolicamente una componente della corona del santo Rosario, essendo il fiore molto vicino alla Vergine Maria insieme al quale è stata in molte occasioni rappresentata. Nella storia si riporta che Beato Angelico ebbe una visione mentre era per strada recitando il Rosario; vide apparire la Santa Vergine in compagnia di uno stuolo di angeli che cantavano e lodavano la Vergine intrecciando una corona di rose. Meravigliato per quella visione, interruppe la preghiera, e gli angeli si fermarono, quando riprese a pregare vide che ad ogni Ave gli angeli inserivano una rosa nella corona da offrire a Maria.
La Madonna del Rosario è una delle tradizionali raffigurazioni nelle quali la Chiesa cattolica venera Maria: la Vergine è rappresentata con una veste azzurra e una corona del Rosario tra le mani.
La rosa: la Vergine Maria, le iconografie cattoliche
Nelle litanie lauretane Maria è definita anche Rosa mistica.
In molti luoghi di culto compare la denominazione della rosa: Madonna del Roseto, Madonna delle Rose, Santa Maria della Rosa, e simili.
Le rose scolpite sui confessionali sono simbolo del sacro vincolo della segretezza che ogni sacerdote deve mantenere nei riguardi dei penitenti che si rivolgono a lui nella confessione, infatti la locuzione latina “sub rosa” aveva appunto il significato di una cosa rivelata in assoluta segretezza e confidenza[14].
Omero disse che Aurora, dea del mattino, con "dita di rosa" dipinge di colore il mondo ad ogni alba.
È il fiore di Venere (con serti di rose e mirto si cingevano le sue statue) e, secondo le antiche fonti, il suo colore era bianco, diventato rosso per intervento divino.
Nell'antica Roma, Marte, il dio della guerra, nacque da una rosa.
"Una rosa con un altro nome avrebbe il medesimo profumo", scrisse Shakespeare.
Dante paragonò l'amore paradisiaco al centro di una rosa, la Candida Rosa dei beati.